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P. Girolamo Golubovich O. F. M.
BIBLIOTECA BIO - BIBLIOGRAFICA
DELLA TERRA SANTA
DELL' ORIENTE FRANCESCANO
— Q^^Bt^' —
Tomo I.
(1213-1300)
QuARACXJHi presso Firenze
Tipografia del CJollegio di S. Bonaventura
1906.
Proprietà riservata
JAN 91960
AL POVERELLO DI DIO
FRANCESCO D'ASSISI
CHE PSDiO PREDICÒ L' UMILE CRISTO
" NELLA PRESENZA DEL SOLDAN SUPERBA „
QUESTE PAGINE LE QUALI ILLUSTRAN LA GENTE POVERELLA
IfANDATA DA LUI IN ORIENTE
CONSACRANO DEVOTI
ISTEIi SETTIIMiO OE3SrTEISr-A.iaiO
DELLA SUA CONVERSIONE
(1206-1906)
I MINORI DI TERRA SANTA
— ■^t»--
PREFAZIONE
A Sua Eccellenza
MoNs. AURELIO BRIANTE
GIÀ CUSTODE DI TERRA SANTA
ED ORA ARCIVESCOVO DI CIRENE
VICARIO E DELEGATO APOSTOLICO D'EGITTO ED ARABIA
Eccellenza Reverendissima,
A Vostra Eccellenza, meglio che ad ogni altra persona,
si conviene la presentazione di questo libro, monumento in-
signe di quanto hanno operato in Oriente i Minori, nel primo
secolo della lor vita. Ella, Custode di Terra Santa, pose l' oc-
chio sopra il P. Girolamo Golubovich, allora giovane ed
oscuro operaio nella vigna del Signore, e diedegli il primo
impulso a questi studi, commettendogli il libro, Serie crono-
logica dei Reverendissimi Superiori di Terra Santa, ossia dei
Provinciali, Custodi e Presidenti della medesima (Gerusalemme,
tipografia del Convento di San Salvatore, 1898); libro degna-
mente onorato di medaglia d'oro alla mostra universale di
Torino, dell'anno medesimo. A proseguire in questo genere
di studi, a cui lo splendido saggio mostrava nell'autore
l'ingegno e la volontà felicemente disposti, incoraggiavalo
con autorità amorevole e con quella larghezza di mezzi che
la povertà francescana poteva consentire. Le pubblicazioni
posteriori attestarono indovinata la designazione dell' erudito
ed operoso illustratore dei fasti serafici di Terra Santa; ed
oggi il volume che egli, memore di quel moltissimo che deve
VI PREFAZIONE
alla Vostra Eccellenza, Le presenta per mezzo mio, è il frutto
maturo e sostanziosissimo di tante e sudate ricerche, e raduna
in tal copiosa abbondanza il materiale per la storia gloriosa
dell'antichissima fra le missioni cattoliche, che ormai poco
manca più che distenderla. A rilevarne il merito veramente
non ordinario, basti notare che non sono or molti anni, un
dotto palestinografo, vissuto in Terra Santa, Religioso nostro,
potè per la scarsezza e ambiguità di documenti veduti, con-
cepir dubbi se San Francesco avesse visitato i Luoghi Santi;
e i dotti al dubbio e al dubitatore fecero plauso. Mettiamo
pure a conto il risveglio quasi miracoloso degli studi pale-
stinesi e francescani di questi ultimi anni ; ma non è da ma-
ravigliare la raccolta di ventisette testimonianze. De adventu
Divi Francisci ad partes Cypri, Syriae et Aegypti, che in fitta
stampa, si leggono disposte per ordine in quasi cento pagine
di questo volume ? E di quanta luce s' illumina la storia stessa
del Serafico Patriarca, cronologicamente ordinata! Quanti
nomi e quanti fatti ora pigliano rilievo e vita, e acquistano
per la storia dell'Ordine e della Chiesa importanza per lo in-
nanzi non sospettata! Quanti nomi, quanti fatti o ignorati
del tutto, e avuti per leggendari, oggi qui ricompariscono
vestiti e corredati dì que' sussidi senza dei quali il nostro
secolo miterino sdegna tenerli in qualche considerazione ! Ep-
pure nel secolo decimoterzo correvano per le bocche di tutti,
e fornivano, con colori presi dal vero, materia a sermoni, con-
forme si vede nella raccolta dello stesso Serafico Dottore San
Bonaventura da Bagnorea. Certamente non tutti i documenti
hanno lo stesso valore, e fra le molte gemme v' ha dello scarto :
ma anche questo scarto non si poteva, né si doveva trascu-
rare da un erudito coscienzioso, il quale sa che anche dalla
fanghiglia, che gli scioli schifiltosi getterebbero via, potrà
il diligente storico cavare il glutine che leghi le perle. Ne
chiameremo raccolta completa, quella a cui lo stesso racco-
glitore arrivato in fondo al volume, apri un paragrafo di ad-
denda molto importante, e, seguitando, aggiungerà i corrigenda.
Chi in tali materie esigesse la compiutezza e l'infallibilità,
darebbe a vedere di non aver idea di questo genere di stadi.
PREFAZIONE VH
Il raccolto però è già moltissimo, scelto e ricco; tale, da co-
stituire un vero tesoro per la Storia della Palestina e del-
l' Ordine nostro.
Altri eseguirà la parte che fino da antico giudicavasi fa-
cile, cioè inventis addere. Intanto io non temo di errare asse-
rendo, che questo volume, del quale la compiacenza del-
l' amico autore, ha voluto dare a me l' onore grande e dav-
vero non meritato di esserne all'Eccellenza Vostra presenta-
tore, formerà la pietra angolare degli studi nostri d' Oriente,
e sarà indispensabile a quanti vorranno occuparsi di queste
materie. Esso è, in gran parte, cosa di Vostra Eccellenza, che
son certo s'allieterà di riceverlo, e plaudendo all'opera ed
all' autore, avrà un benigno riguardo al poverello, travagliato
da tanti dolori, che previo il bacio del sacro anello, implora
la pastorale benedizione,
Livorno 9 Settembre 1906.
P. Teopilo Domenichelli dei Minori
COUMISSABIO DI TeBBA SaNTA
Al Lettore. — Presentando al pubblico anche questa mia modesta compila-
zione, son Inngi dal pretendere di aver raccolto e indicato per la nostra storia del sec. XIII
in Oriente tatto quanto il materiale noto o ignoto fin qui; mi lusingo però di aver non
poco contribuito a schiarire e correderò molti fotti, e aggiunte molte pagine o ignote o
trascurate da altri.
Chiunque getti una semplice occhiata su queste pagine, tosto ne comprenderà il piano
da me seguito e V utilità, e fors' anco le lacune e i molti difetti a me sfuggiti ; ma del
buono e utile mi dispenso qui dal farne io il rilievo, per naturale timore di esagerare il me-
rito delle mie povere fatiche. Noterò soltanto, che, nelle prime pagine (1-104), ho raccolte
e vagliate tutte le fonti de' secoli XIII-XV che trattano del viaggio di S. Francesco in
Oriente, senza trascurare i racconti anche puramente leggendari; perchè, se non altro, belli
di poesia popolare. — In un abbondante articolo a parte (n. 20 p. 85-104), ho rifetio un
Regesto cronologico de 'principali fatti della vita di S. Francesco e specialmente del suo
itinerario in Oriente, persuaso di aver chiarito alquanto meglio questo punto quasi trascu-
rato dagli storici del Santo. — Dopo questi articoli, come preliminari al mio libro, entro
nel campo della storia bio-bibliografica, etn(^rafica e geografica dell' Oriente francescano pel
secolo Xm, ove, sempre cronologicamente, principiando dal primo Minorità che percorse
l'Oriente, il 6. Egidio (1215-19), dispongo e dilucido tutte quelle notizie e documenti che
ho potuto trovare in molti Codici e in più di 500 autori da me consultati.
Quaracchi (Firenze) 18 Sett. 1906.
P. G. GOLUBOTICH 0. F. M.
PR. DIONYSIUS SCHULER
MINISTER GENERALIS TOTIUS ORDINIS FRATRUM MINORUM
DECRETUM.
Cum Opus, cui titulus Biblioteca Bio-hihliografica della
Terra Santa e delV Oriente Francescano j a V. A. P. Hieronymo
Golubovich, Missionario Apostolico Custodiae Terrae Sanctae,
concinnatum, revisor cui id commissum fuit examinaverit,
omnique commendatione judicaverit dignum, Nos, vigore
praesentium, libenter concedimus facultatem ut praelaudatum
opus, servatis de jure servandis, typis mandetur.
Datura Romae, e Collegio S. Antonii, die 4 Septembris
1906.
Fr. losEPHUs Kaufmann
Delegatus Generalis.
IMPRIMATUR
Dat. Florentiae ex Curia Archiepiscopali
die 17 Septembris 1906.
Can. Alex. Ciolli Vie. Gen.
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Biblioteca Bio-bibliografica
DELLA Terra Santa e dell'Oriente Francescano.
Testimonia Historica de adventu Divi Prancisci ad partes Oyprl, Syriae
et Aegypti, ordine chronologico disposita ab anno 1220 ad an. 1608 no-
tisque illustrata.
Con questo articolo preliminare, che illnstra il viaggio di S. Francesco in Oriente, noi
apriamo la numerosa serie delle fonti storiche sulle gesta dell' apostolato evangelico e
civile di S. Francesco e di migliaia de' suoi discepoli, sparsi per tutto 1' estesissimo Oriente,
e specialmente nella pr ivincia della Terra Santa, d' onde, come da prima stazione d' origine,
si diramarono ed ebbero vita le altre numerosissimo stazioni sparse successivamente per tutto
il resto dell' Oriente greco e maomettano.
Da Francesco, che fti il primo tra gì' italiani, e primo tra i santi fondatori di Ordini
religiosi che ideò, fondò ed ingiunse le missioni tra gV infedeli dettando uno speciale capitolo
nella Begolà De euntihus Inter saracenos et alios infideles (cap. 12); da Francesco, che
fa anche il primo a darne 1' esempio, ritentando per ben tre volte il viaggio nel 1212,
nel 1213-14, e nel 1219 quando infatti toccò 1' Oriente, noi iniziamo uno studio speciale
sulle varie fonti che ci parlano di lui e delle sue azioni in Oriente.
Alle sìngole fonti storiche, cronologicamente disposto, premetteremo alcuni dati critici
suir epoca e valore de' rispettivi scrittori che ci parlano del viaggio del Santo in Oriente.
Daremo quindi il testo genuino del racconto, che noi cercheremo di illustrare con delle note
ed osservazioni opportune, per viepiù far risaltare e coordinare certe particolarità dai più
degli storici antichi e moderni trascurate, e da molti ignorate. E dallo studio serio, e .dalla
disposizione cronologica e critica de' singoli documenti, risulterà più chiaro il racconto delle
primarie fonti contemporanee e del sec. XIII ; risulterà quanto 1' uno o l' altro degli storici
volle 0 seppe raccontare de visu o per relazione avuta ; e risulterà puR^diiara per le fonti
del sec. XIV la successione, la dipendenza e le relazioni di una fonte con' altra, sì che la
storica verità spunterà nella vera sua luce, spoglia della leggenda che un popolo e un secolo
meravigliosi rivesti la fama del più grande eroe del secolo XIII.
Per esempio : il dotto bollandista Suyskens (e dopo lui altri), stentò a credere al Sanuto
che il Santo siasi fermato a Damiata sino alla caduta di questa città (5 nov. 1219); e pre-
feri dirlo partito per l' Italia verso la fine del 1219, senza Curio rivedere la Siria, per farlo
BibUot. — Tom. I. 1
BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTOEICA
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intervenire a tempo ad un preteso capitolo generale de' 17 maggio 1220, capitolo gen. non
mai esistito (1). Dal Waddingo risulterebbe che il Santo era già ritornato nei primi mesi
del 1220, poiché ce lo fe percorrere le principali città superiori dell' Italia, e intervenire
in un altro preteso cap. gen. che si dice celebrato parimenti in Assisi il 29 sett. 1220 (2).
E il Sabatier, basato su più plausibili ragioni, protrasse 1' assenza del Santo dall' un' estate
all'altra: giugno 1219 - luglio 1220 (3). Laddove noi vedremo passo passo, con più pre-
cisione, che Francesco, dopo aver visitato il Soldano, cui e alla cui corte predicò per
dies aliquot (Yitry Histor.) ; e dopo aver fatto lo stesso negli accampamenti saraceni muUis
diebm (id. Epist), vedremo che ^11 si fermò in Egitto, non solo fino alla caduta di Damiata
(5 nov. 1219), ma fino all'ingresso solenne che vi fecero i Crociati n«l 2 febbraio 1220.
Da lì lo rivedremo ritornare in Siria, e ivi fermarsi per un pezzo di tempo (Éracles),
prima di far vela per l' Italia col famoso fr. Elia e con altri compagni ; lo vedremo quindi in
Oriente certo fino quasi alla fine del 1220, .e cx)n tutta probabilità indicheremo il suo ritorno
in Italia entro il marzo o entro 1' aprile del 1221 ; sì da v-eder prolungato il suo soggiorno
in Oriente per molti mesi più che non gli dettero altri. — Vedremo inoltre con quanta certezza
storica abbiamo potuto asserire che Francesco predicò non solo alla presenza del famoso
Melek-el-Eamel soldano d' Egitto, ma ben ancora alla presenza del fratello suo Corradino,
il terrìbile soldano di Damasco, e degli altrì magnati saraceni scesi a tempo colle loro
truppe per soccorrere il pericolante trono d' Egitto. — Vedremo se con fondamento storico
abbiamo potuto sostenere che Francesco, alla squisita accoglienza avuta dal Soldano, dovette
aver chiesto ed ottenuto facilmente un indispensabile rescrìtto sovrano, per avere quella
libertà che lui e i suoi ebbero nel predicare, percorrere e stabilirsi nelle terre de' saraceni. —
E per non dilungarci qui più del dovere, lo studioso vedrà in ultimo, che la pretesa decantata
conversione e battesimo del soldano Eamel, per opera di due frati Minori, non è altro che una
graziosa leggenda popolare che ebbe il suo fondo vero nella munifica ed eccezionale bontà
che quel maomettano monarca avea usata in modo sì straordinario col Poverello di Crìsto.
Dodici saranno i documenti storici del sec. XIII che noi studieremo ed interrogheremo
con preferenza; dieci quelli del sec. XIV, di rispettabile autorità, e tre soli del sec. XV,
senza curarci de' più recenti che non sono in grado di illuminarci sur un passato troppo
remoto. In calce poi a questi documenti aggiungiamo un distinto articolo che diremo Begresto
Oronologioo de' principali fatti della vita e del viaggio del Santo in Oriente, il quale ci
servirà come g^ùda per seguire passo passo Francesco lungo la sua vita e tracciare vie
meglio la serie cronologica del suo itinerario orientale.
TESTIMONIA SAEOULI XIII.
1220-21. — lacobi de Vitriaco. — Libri duo quorum prior Oiientalis alter
Ocddentalis historiae nomine insoribitur, stadio Fr. Moschi. Duaci ex officina Balthazaris
Bellori 1597, in 16. pp. 480.
Il primo nella serie degli storici contemporanei che conobbero il Santo Patriarca, è il
celebre lacobus de Vitry o de Vitriaco, cosi denominato dal luogo natale Vitry-sur-Seine,
boi^o situato sulla riva sinistra della Senna. Fu egli parroco in Àrgenteuil, presso Parigi,
(1) Acta SS. 4 oct. t. II p. 619 n. 384-87. In seguito citeremo quanti e quali siano stati
i Capitoli generali autentici ai quali non mancò mai d' intervenire il Santo.
(2) Wadding Annales ad an. 1220.
(3) Vie de 8. Franf. 1894, p. 258-272; Speculum PerfecHonii p. 71 in nota.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE.
e canonico di Oignies nella diocesi di Namur. Venne a Perugia nel luglio del 1216, ove trovò
morto Papa Innocenzo III ; e poco dopo dal successore di lui Onorio III fu consacrato ve-
scovo di Tolemaide o Acri. Partì quindi presto per la sua diocesi, d'onde accompagnò i Crociati
all' assedio di Damiata (mag. 1218), restandovi sino alla conquista della città (5 nov. 1219),
come pure sino alla perdita della medesima, e allo sgombro totale dall' Egitto, effettuato dai
Crociati nell' ottobre del 1221. Subito dopo questi infausti disastri egli ritornò a Roma per
domandar soccorsi al Papa, e poi di nuovo rivide la sua diocesi. Nel 1225 lo rivediamo a
Eoraa, e nel 1228 promosso al Cardinalato e vescovato di Frascati (1).
Quando era ancora in Oriente, o meglio dire quando era a Damiata (nov. 1219 —
giug. 1221), principiò e probabilmente quivi terminò di scrivere i suoi tre libri sulla
storia d' Oriente e d' Occidente. Nella Prefazione, omessa dall' editore de' suoi libri, e più
tardi pubblicata dai Canisio-Basnage (2) e Bongars (3), dopo aver egli decantata la conquista
di Damiata, e lamentato che i Crociati si davano all' ozio « non valentes pauci contra multos
ad ulteriora procedere, nec audentes relinquere civitatem » , egli, per uccider 1' ozio, e « causa
recreationis » , si mise al lavoro, approfittando dei Codici latini, greci ed arabi, i quali, ei
dice « casu in manus nostras devenerunt » , Divise la sua storia in tre libri :
« Opus tribus conclusi libellis. In primo libro Historiam Hierosolymitanam breviter
perstringendo... In secundo libro modernam Occidentalium historiam snt) compendio per-
transiens, de bis quae Dominus in partibus Occidentis diebus istis novissimis operatus est,
et praecipue de diversis tam regularium quam saecularium Ordinibus pertractavi... In
tertio libro ab Occidente in Orientem regrediens, de his quae post generale Concilium
Lateranense Domijius in populo suo et in exercita Christianorum nsque ad captionem Da-
mlatae operari dignatus est, sicut propriis oculis vidi, tractare coepi... » .
Il I e II libro videro la luce prima a Helmstadt nel 1587, e poi a Donai nel 1597
editi dal Mosche senza la citata prefazione; e il III fu pnblicato dal Bongars (4). Un
terzo libro edito dai Martene « Dnrand (5) è meritamente detto spurio dagli Orientalisti
e critici moderni.
H Sabatier(6) e gli editori degli Analecta Franciscana (IH. 23 n. 1) con altri,
basandosi sulla vita premessa dal Moscbo alle Historiae del Yitriaco, lo dissero morto ai
30 apr. 1244; ed altri con Eubel (7) nel 1241. Il Papebrochio invece prova che il Vi-
triaco morì il 1 maggio 1240 (8). La stessa data tiene il Potthast (9), il Kirclienlexikon
(VI. 1176), come pure il Du Cange-Rey (10) ; questi però erra nel dire il Vitriaco appar-
tenuto all' Ordine de' Predicatori, indotto forse in errore dal saperlo esser egli stato pre-
dicatore neir esercito de' Crociati.
n Vitriaco dunque ci lasciò le più belle pagine che cronisti estranei all' Ordine ab-
biano scritte su S. Francesco. Anzi, come si esprime il Sabatier sni racconto del Vitriaco
(1) Wetzer et Welte, KircJienlexikon VI. 1176.
(2) Thesaur. Monum. IV. 27-28.
(3) Gesta Dei per Franco» p. 1047.
(4) In Gesta Dei per Francos p. 1125-1145.
(5) Thesaur. nov. Anecdot. III. 267 ss.
(6) Vie de S. Frani;. 1894, p. CXXU.
(7) Hierarchia Cath. I. 6. 66.
(8) Acta SS. t. IV lun. p. 635, ed. 1-.
(9) Bm. Hist. I. 633.
(10) FamiUes d^outre-tner 779.
BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTORICA
« il n'est pas un seul passage chez les biographes franciscains qui donne une idée plus
vivante de V apostolat du Poverello (1) ».
Più volte, e in più luoghi, ebbe il Vitry l' occasione di scrivere di Francesco e del
suo Ordine allor nascente.
I, — La prima volta ricorda l' institnzione de' Minori in una sua lettera scritta da
Genova (1216) agli amici di Francia, nel momento che stava per imbarcarsi alla volta di
Tolemaide. La lettera, pubblicata prima dal marchese De S. Genois (2), poi dal BOhricht (3)
e testé dal Sabatier (4), è senza dubbio il più antico e il più prezioso documento sulle
origini francescane; e comunemente i critici la vogliono datata nell'ottobre del 1216(5).
Merita quindi riportarne tutto il brano ove il Vitry parla de' primordii dell' Ordine fran-
cescano (A).
II. — La seconda volta, e questa volta dall' Oriente, parla il Vitry del Santo in una
lunga lettera, scritta dagli accampamenti dell' esercito cristiano (che già si era imposses-
sato di Damiata), e diretta agli amici suoi di Lotaringia o Lorena. H citato Sabatier
(Ice. cit.) la disse scritta « au lendemain de la prise de Damiette, novembre 1219 » .
Ma in realtà dessa lettera fu scritta da Damiata non prima del 2 febbraio 1220, e non
più tardi dei 23 giugno 1221. Non prima del 2 febbraio 1220, perchè in essa il Vi-
triaco ricorda l' ingresso solenne de' Crociati nella conquistata città, nel di sacro alla Pu-
rificazione della Vergine, lui presente, coi prelati e et universo clero acconensi » . ^è meno
fu scritta più tardi de' 23 giugno 1221, epoca in cui i Crociati si misero in marcia alla
volta del Cairo, cui seguirono i disastri dell' agosto, la restituzione di Damiata al Soldano
li 8 settembre (presente lo stesso Vitriaco con altri spedito al Soldano per la pace) (6),
e finalmente il ritorno de' Crociati ai loro paesi nell' ottobre dello stesso anno 1221 ; av-
venimenti questi non punto narrati dal Vitriaco, perchè senza dubbio posteriori alla sum-
montovata lettera e né tampoco sognati dal venerando prelato. Se la lettera agli amici
di Lorena fosse stata scritta da Acri, e dopo 1' ottobre del 1221, non si comprenderebbe
perchè il Vitriaco avrebbe taciuto gli avvenimenti cosi tragici e già divulgati pel mondo
cristiano in un baleno. Quindi crediamo di non errare se ammettiamo come data della
lettera ai Lorenesi la prima decade del febbraio 1220 (B).
m. — Una terza volta, e più diffusamente, il Vitriaco parla dell'Ordine Minoritico
e di S. Francesco ancor vivente, consecrando loro l'intero capitolo 32° della sua Orien-
talis et Occidentalis Historia, edita per la seconda volta dal Moscho nel 1597. « Ces
« pages vibrantes d'eothusiasme (osserva il Sabatier loc. cit.) furent écrites du vivant méme
« de Fran90is. Cela parait ressortir du passage : vidimus primum ordinis fundatorem ma-
* gistrum cui tanquam sumnlo Priori suo omnes alu obediunt*. Questo giudizio del Sabatier
verrebbe inoltre convalidato dal silenzio del Vitriaco, il quale tace ivi affatto della canoniz-
zazione di Francesco (1228), cui né dà il titolo di Santo, né ricorda la morte (1226), né
il prodigio delle stimmate (1224). Laddove tutti questi avvenimenti egli li ricorda in un
sermone morale tenuto ai Frati qualche anno dopo la morte del Santo : « Pater enim
(1) Vie de S. Frang. 1894, p. CXXII.
(2) Mémoires de VAcad. de Bruxelles, t. XXIII p. 29-33.
(8) Zeitschrift fur Kircheng. di Brieger (Gotha 1893) t. XIV p. 97 s.
(4) Speculum Perfectionìs, p. 295-301.
(5) La troviamo per intero anche negli Analekten zur Geschichte dea Franàscus von Assisi
di H. Boehpier (Leipzig 1904) p. 94-101. « Epistola I data lanuae an. 1216 Oct. » .
(6) Mlchaad Storia delle Crociate, libr. 12.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE.
« noster spiritùalis ftiit sanctus Franciscns, qni vero nomine dici potest lonadab, filius Re-
« chab. lonadab enim « spontaneus Domini » interpretatur ; Kechab « quadriga » vel « ascen-
« sio » . Et Franciscns quadriga quatuor evangeliorum et quatuor virtù tum cardinalium,
« semper de virtute in virtutem ascendit, et ita expresse sequutns est Crucifixum, quod in
« morte eius in pedibus, manibus et latere vestigia vnlnerum Christi apparuerunt. Unde
« et filii eius ita multiplicati sunt in universo mundo, quod in eis impletum est spirituali-
« ter id, quod per leremiam Dominus ait : non deficiet vir de stirpe lonadab filii Rechab,
« stans in conspectu meo cunctis diebus. In conspectu enim Domini assistunt, qui semper
« oculum ad Deum habent etc. (1) » .
Puossi quindi senza alcuna difficoltà asserire che il Vitriaco scrisse la sua Hisioria
non più tardi del 1225, data del suo ritornò in Italia. Anzi, se dobbiamo stare al tenore
della citata Praefatio dobbiamo senz' altro asserire che il Vitriaco abbia e cominciato e
terminato 1' opera sua nei lunghi ozii agli accampamenti di Damiata, dai 5 novembre 1219,
presa di Damiata, fino ai 23 giugno 1221, epoca in cui i Crociati si misero in marcia
verso il Cairo. Tanto almeno risulta dalla sua Prefazione.
Secondo noi dunque, la lettera del Vitriaco, scritta da Damiata agli amici di Lorena,
daterebbe dal febbraio 1220: e V Hisioria del medesimo dai primi mesi del 1221, vi-
vente S. Francesco (O).
A) — Ex Epìstola lacobi de Vitriaco, data lanuae anno 1216 Od. (Boehmer
Analékten cit. p. 94 s).
« ... Post hoc vero veni in civitatem quamdam Medioianensem scilicet, qnae fovea
est haereticorum, ubi per aliquot dies mansi et verbum Domini in aliquibus locis prae-
dicavi... Post hoc veni in civitatem quae Perusium nun cupa tur, in qua papam Innocen-
tium inveni mortuum [f 16 Itigl. 1316], sed necdum sepultnm... Sequente autem die,
elegerunt cardinales Honorium bonum senem et religiosum, simplicem valde et benignum,
qui fere omnia, quae habere poterat, pauperibus erogaverat. Ipso autem die dominica post
electionem eius in summum pontificem consecratus est. Ego autem proxima sequento do-
minica episcopalem suscepi consecrationem. JSonorius autem papa satis familiariter et be-
nigne me suscepit, ita quod fere qnotiescumque volui, ad eum ingressum habui et inter
alia ab ipso obtinui, quod tam in partibus orientalibus quam occidentalibus, ubicumqne
vellem, verbum Dei praedicarem auctoritate eius...
« Quum autem aliquanto tempore fuissem in curia, multa inveni spiritui meo con-
traria: adeo enim circa saecnlaria et temporalia. circa reges et regna, circa lites et iurgia
occupati erant, quod vix de spiritualibus aliquid loqui permittebant. — Unum tamen in
partibus illis (Italiae) inveni solatium: multi enim utriusque sexus, divites et saecnlares,
omnibus prò Christo relictis saeculum fugiebant, qui Fratres Minores vocabantur. A do-
mino papa et cardinalibus in magna reverentia habentur. Hi autem circa temporalia nul-
latenus occupantur, sed fervente desiderio et vehemente studio singulis diebus laborant,
ut animas, quae pereunt, a saeculi vanitatibus retrahant et eas secum ducant. Et iau per
gratiam Dei magnum fructum fecerunt et multos lucrati sunt, ut qui audit dicat:" veni,
et cortina cortinam trahat. — Ipsi autem secundum formam primitivae ecclesiae vivunt,
de quibus scriptum est: multitudiuis credentium erat cor unum et anima una (Act. IV. 32).
De die intrant civitates et villas, ut aliquos lucri faciant, operam dantes actione; nocte
vero revertuntur ad eremum vel loca solitaria vacantes contemplatone. Mulieres vero iuxta
civitates in diversis hospitiis simul commorantur, nihil accipiunt, sed de labore manuum
vivunt. Valde autem dolent et turbantar, quia a clericis et laicis plus quam vellent hono-
rantur.
« Homines autem illius religionis semel in anno cura mnltiplici lucro ad lo:um deter-
minatum conveniunt, ut simul in Domino gaudeant et epulontur, et Consilio honorum vi-
(1) lacobi Vitriac. Sermones ad FF. Minores p. 34-35, Romae 1903.
BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTORICA
rornm suas faciunt et promnlgant institationes sanctas et a Domino papa confirinatas.
Post hoc vero per totum annum dispergali tnr per Lombardiatn et Tusciam et Apuliam
et Siciliana. Frater a,xxUm Nicolaus, domini papae provincialis, vir sanctus et religiosns,
relieta caria, nuper ad eos conftigerat, sed quia valde necessarius erat domino papae, re-
vocatus est ab ipso. Credo antera, quod in opprobriam praelatorum, qui quasi canes sunt
muti non valentes latrare, Dominns per huiusmodi simplices et pauperes homines mnltas
animas ante finem mundi vult salvare. — Quum vero recessi a praedicta civitate, iter
arripui versus lanuam... ut navigio devenirem... Postquam vero applicui lanuae... verbum
Dei multis mulieribus et paucis hominibus frequenter praedicavi... Vos autem instanter
orate prò me et prò meis, ut Deus perducat nos ad portum Acconensis civitatis, et inde
ad portum aeternae beatitudini»».
B) — Incipit Epistola Magni lacóbi Acconensis Episcopi, \fébr. 1220] missa
ad Beligiosos, familiares et notos suos in Lotharingia existentes, de captione Damiatae.
— Bilectissimis in Christo fidelibus, fratribus, magistro lohanni de Nivella, et caeteris :
lacobus divina permissione Acconensis Ecclesiae minister humilis. — (In Bongars Gesta
Bei etc. Hanoviae 1611, tom. I pag. 1146-1149).
« ... Igitur nonis Novembris, Salvatore mundi regnante, domino Petro Albanensis
Episcopo, Apostolicae Sedis Legato, solemniter vigilante, anno gratiae MCCXIX capta est
Damiata, absque deditione, sine defensione seu violentia, sine depraedatione vel tumultu,
ut soli Filio Dei evidens adscribatur Victoria : qui populo suo ingressum in Aegyptum
aspiravit et ibidem vires instaura vit; gloriam suam alteri non dedit; triuraphum vero
sanctae Romanae ecclesiae contulit. Quidam vero ex nostris qui propriam gloriam quaere-
bant, et iam contentiose de spoliis et partitione civitatis inter se agebant^suo more, glo-
ria Dominus eos privavit. Illucescente namque die, videns Soldanus, et exercitus eius,
vexilla nostra super tnrres, et moenia civitatis erecta, ingenti terrore concussus, cum moe-
rore fugiens, castrum cum ponte, quem super fluvium fecerat, combussit; certissime sciens,
quod Deus, reprobatis et confusis Saracenis, prò nobis miraculose pugnasset. Cum enim
mense Februario [1219], in die S. Agathae Virginis, fluvium Nili (qui alio nomine dicitur
Gion) fugientibus Saracenis transiremus; et undique ante Damiatam, tam per terram,
quam per utramque insulam, cingeremus, plusquam soxaginta Saracenorum millia intra
muros civitatis remanserunt inclusi. Post novera vero menses, ipsis nonis videlicet mensis
Novembris, capta civitate, vix tria ex eis millia invenimus : inter quos vix centum reman-
serant sani qui possent defendere civitatem. Dominus enim pestilentia percutiens advjer-
sarios, gladium evaginavit post eos; adeo quod cum ingrederemur civitatem, tot invene-
riraus mortuorum cadavera super terram, quod pauci qui remanserant vivi, ob intolera-
bilem foetorem, tot mortnos sepelire non poterant. Purgata autem civitate, dominus Le-
gatus (1) cum Patriarcha (2) et universo clero Acconensi, cum candelis et luminaribus,
cum hymnis et canticis, cura laudibus et gratiarum actione, in die Purificationis beatae
Mariae [2 feb. 1220] processionaliter ingressus est civitatem. Fecerat antera dominus Le-
gatus parari magnam basilicam, in qua ad honorem beatae Virginis cum magna populi
devotione celebravit: in qua etiam sedem Archiepiscopalera instituit, multis etiam aliis
intra civitatis ambitum constitutis ecclesiis, eiecto perfido Machometo, divinum of&cium,
diebus ac noctibus, ad honorem Dei et Sanctòrum eius iugiter adimplevit. Invenimus an-
tera in civitate panca valde victualia; aurum vero et argentum, pannos sericos cura vé-
stibus pretiosis, et aliara multam suppellectilem reperimus... Nisi eam Dominus mira-
culose populo suo tradidisset Christiano, nec solum istam, sed civitatem Thaneos, cum
castro adiacente, octo turres inexpugnabiles habente, quod ex nulla parte posset obsideri,
non minori, u;t dicitur, miraculo, nobis Deus subiecit. Civitas autem Thaneos, cum sua
dioecesi, sub Damiata metropoli continetur.
(1) n famoso Card. Pelagio spagnuolo.
(2) Bodolfo o Raoul, patriarca di Gerusalemme (1214-25) e principe vescovo dì Sidone;
è lui che portava la santa Croce nell'esercito crociato. Eey-Du Cange Familles d'outre-mer
p. 727.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE.
« Sed ne trinmphom viribus nostris, vel nostrae multitadini possemns adscribere, ut 1
homiliaremar et cnm propheta confiteremnr: non in arcu meo speremo, et gladius
meus non salvabit me: Dominus est qui hwmliat et sublevat: mnltis tribulationibus
ad pargationem peccatorum, et maiorem coronam electortim, anteqnam traderet civitatem,
populnm suum permisit affligi. Dum enim multitodine magna, tam equitum quam pedi-
tnm, dio qnodam [29 ag. 1219] nostri centra Soldanum exirent ad pngnam, tanquam
nil timentes, sed in sua fortitudine confidentes : non proponentes Deum ante conspectum
suum: non cum humilitate, sed cum superbia et elevatione, multi, propter lucrum tem-
porale, centra hostes perrexerunt. Soldanus qui primus per experientiam didicerat, quod
pauci de nostris dura ponunt Deum adiutorem ^uum, multos ex suis absque magna dif-
ficultate superassent, non est ausus nostrum exercitum expectare: sed paulatim nostris
subsequentibus, cum omni supellectili sua fugiendo cedebat. Cum autem intra fossatum,
quo Soldanus castra sua cinxerat, exercitus noster pervenisset, paulisper tanquam fessi
ex tunc nostri subsistentes pausa verunt; inimicis vero tum insequentibus, nostrorum
quidam terga vertentes non fugati fugerunt; quod videntes quidam ex nostris militibus,
corde constantes, et de fuga suorum admirantes, et nimium dolentes, ut a posteriori exer-
citum custodirent, ordinati, consertis aciebus secundum ordinem, et militarem disciplinam
subsequebantur : ut scilicet absque magno damno rev^i'ti posset exercitus ; ubi quidam ex
nostris impetum subsequentium Saracenorum, qui nostrorum equos sagittis yulnerabant,
sustinere non yalentes, relictis sociis, evaserunt Saracenos. Ex quo factum est, ut primo
die priusquam ad castra nostra peryeniremus, plnsquam mille e nostris amitteremus : qui-
busdara gladio interfectis, quibusdam captis, equis eorum vùlneratis, vel prae calore defi-
cientibus ; multis etiàm ex peditibus propter aestum solis extinctis : quidam ex solo timore,
insto, sed occulto Dei iudicio, in insamam conversi, exspiraverunt etc... Yos autem sine
intermissione orate prò exercitu lesu Christi, ut in terra Promissionis vinea propagetnr,
Ecclcsiae reparentur, infìdeles eiiciantur, fides restautetur : ut aedificentur muri Hiem-
salem, quos inimici nostri snbverterunt. Salutant vos socii et amici nostri Ioannes de
Dionanto, Johannes de Cameraco, cantor noster; Henricus Senescallus ecclesiae nostrae.
« Dominus (1) Reinerus Prior sancti Michaèlis (2) tradidit se religioni Minorum fra-
trum ; quae religio valde multiplicatur per universum mundum, eo quod expresse imitatur
(1) Da questo punto il testo del Codice edito dal Eohricht (in Zeitschri/t fwr ^rchen-
gesch. 16 p. 72) e riprodotto in parte dal Boehmer (in Analekten zur Getchichte dea Fr. von
Assisi p. 101-2) notabilmente varia per tutto il brano che segue. Notevole è poi un periodo
importante che manca nel nostro testo Bongarsiano. Riportiamo per intero questa parte,
segnando in corsivo i brani e le varianti che mancano nel testo di Bongars : — < Raine-
rius prior sancti Michaèlis reddidit se religioni firatrum Minorum, que religio valde multi-
plicatur per universum mundum, eo quod expresse imitatur formam primitive ecclesie. Hec
autem religio valdè pericolosa twbis videtur, eo quod non solvm perfecU, sed etiam iuvenes et
imperfecU qui sub conventuali disciplina aliquo tempore artari et probari debuissent, per uni-
versum mundum bini et bini dividuntur. Magister illornm, qui Ordinem iUum insOtuit, cum
venisset in exercitum nostrum, zelo fìdei accensus, ad exercitum Sarracenorum pertransivit,
et, cum multis diebus Sarracenis verbum Dei predicasset, modicum profecit. Soldanus autem,
Rex Àegypti, ab eo petiit ut Domino supplicaret, quatenus religioni, que magìs Dèo pia-
cerei, divinitus inspiratUs adhereret. Eidem predicte religioni tradidit se Colinns Ànglicus
clericus noster et alii duo de sociis nostris, scilicet mugister Michael et dominus Mattheus,
cui curam ecclesie Sancte Crucis commiseram. Cantorem et Hericum et alios quosdam vix
retineo... » . — Tutto 11 periodo in corsivo « Hec autem reUgio || Mrw dividuntur » ha tutti
gì' indizi d' una postilla o nota marginale, scritta da qualche monaco, quale poi per ignoranza
dell' amanuense passò nel testo di Vitry. Del reito esso stona evidentemente con tutto quanto
scrisse il Vitry in più luoghi sull'Ordine novello e su Francesco.
(2) Priore della Chiesa di S. Michele in Acri, come notano il Rohricht e il Boehmer;
Rainerio era dunque monaco e abate. Un altro simile esempio si ha nel fatto di Antiochia
ove (in questo tempo o più tardi) 1' abate con tutti i suoi monaci si resero francescani, come
8 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTORICA
formam primitivae Ecclesiae, et per omnia vitam Apostolornm. Magister vero illorum fra-
tram, fra ter Franciscus nominatar : qni adeo amabilis est, ut ab omnibus hominibus ve-
neretur; cum venisset ad exercitum nostrum, zelo fidei accensus, ad eiercitum hostium
nostrorum ire non timuit; et cum miiltis diebus Saracenis verbum Domini praedicasset,
et cum parum profecisset, tunc Soldanus Rex Aegypti ab eo in secreto petiit, ut prò se
Dwnino supplicasset, quatenus religioni, quae magis Deo placeret divinitus inspiratus
adhaereret. Eidera religioni tradidit se CoUntis Anglicus, clericus noster, et alii duo de
sociis, scilicet Michael (1) et dominus Matthaeus, cui curam Ecclesiae sanctae (2) com-
miseram : Cantorem, et Èeinricium, et alios tìx retineo. Ego autem debilis, et contractus
corde, in pace et tranquillitate vitam meam desidero finire. Misimns vobis duos parvulos,
de incendio Babilonis extractos, cum quibusdam pannis serìcis, et literis aliis. Ostendite
literas Abbati de Villari, et aliis amicis nostris. Valete (3) » .
0) — De Ordine et praedicatione Fratrum Minorum. (Ex Historia Orientali (4)
lacobi de Vitriaco, edit. Doaci 1597, cap. 32. pag. 349-54).
« Praedictis tribus Eremitarum, Monacorum, et Canonicorum religionibus, ut regulariter
viventium quadratura fundamenti in soliditate sua firma subsisteret, addidit Dominus in
diebus istis quartam religionis institutionem, ordinis decorem et regulae sanctitatem. Si
tamen ecclesiae primitivae statum et ordinem diligenter attendamus, non tam novam addidit
regulam, quam veterem renovavit, relevavit iacentem, et paene mortuam suscitavit religionem
in vespere mundi tendentis ad occasum, imminente tempore filii perditionis: ut contra
Antichristi periculosa tempora novos athletas praepararet, et ecclesiam praemuniendo fulciret.
Haec est religio vere pauperum crucifixi et ordo praedicatorum, quos fratres Minores ap-
pellamus. Vere minores, et omnibus huius temporis regularibus in habitu, et nuditate, et
mundi contemptu, hurailiores. Habent autem unum summum Priorem, cuius mandatis et
regularibus institutis reverenter obediuat minores priores, caeterique eiusdem ordinis fratres,
quos per diversas mundi provincias causa praedicationis, et salutis arimarum, ipse trans-
mittit. Adeo autem primitivae ecclesiae religionem, pauportatem, et Ixnmilitatem in se re-
formare diligenter procurant, puras evangelici fontis aquas cum siti et ardore spiritus
haurientes, quod non solum evangelica praecepta, sed et Consilia, vitam apostolicam ex-
pressius imitantes, modis omnibus adimplere laborant, omnibus quae possldent renuntian-
tes, seipsos abnegantes, crucem sibi tollendo, nudi nudum sequentes, relinquentes pallium
cum loseph et hydriam cum Samaritana, expediti currunt, ambulant ante faciem snam et
vedremo in seguito. A proposito di questo priore Rainerio (nome raro tra i Minori del
sec. XIII) non sarebbe egli quel desso che nel 1234-37 e in seguito troviamo quale cappel-
lano e penitenziere di Gregorio IX? (cfir. Sbaral. Bull. t. I p. 121 e seg. cfr. ib. index). Nel
1255 un Bainerio di Pavia é creato vescovo di Maina in Licaonia (Sbaral. ib. t. II p. 56 e 116).
(1) Nel testo di Ròhricht e Boehmer è detto magister Michael, quindi uno de' perso-
naggi più distinti della chiesa Acconense.
(2) Il testo di Ròhricht e Boehmer ha « ecclesiae sanctae Crucis » parimenti chiesa della
città di Acri, come notano i citati autori. Osserva qui bene il Suyskens {Acta SS. 1. e. p. 617
n. 374) : « Haec verba iusinuant, dominum Matthaevm fuisse ipsius Vitriaei episcopi in eccle-
sia Acconensi vicarium, ac reliquos eiusdem ecclesiae clericos, atque alios denique ecclesia-
sticos ministros suos vix ab ilio potuisse detineri: facili coniectura assequi licet, ingentem
fuisse numerum, qui cum in castris in Aegypto, tum in Palaesf'na S. Francisci Ordinem
tunc amplexi fiierunt > .
(3) Osserva giustamente il Sabatier ( Vie cìt. p. 261 n. 1) : « Jacque de Vitry ne parie
ici de Francois qu' incidemment, au milieu des salutations, ce qui au point de vue critique
ne fait qu' augmenter la valeur de ces paroles » .
(4) Diamo il testo dell' ediz. Duacense, in calce però vi aggiungiamo alcune piccole va-
rianti del Cod. Vatic. lat. Reginae n. 504 (lib. 2, cap. 32, fol. 32 v.) che porta il titolo:
lacobi de Vitriaco Grientalis Historia, come pure le varianti del testo datoci dal Eohricht
e dal Boehmer in Analekten cit.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE.
non revertuntnr, posteriornm obliti in anteriora seraper et passibns continnis eitenduntnr,
Tolantes ut nubes, et sicut columbae ad fenestras snas, ne mors per ipsain intrare valeat,
cura omni diligentia et cautela providentes. Regnlam autem ipsorum Dominus Papa con-
firmavit, et eis anctoritatem praedicandi ad quascumqne veniunt (a) ecclesias concessit,
Praelatornm tamen loci ob reverentiam requisito consensu. Mittuntur autem bini ad prae-
dicandum tamquam ante faciem Domini et ante secundnm oius adventum. Ipsi autem
Christi panperes, ncque sacculum in via portant, neqne poram, neque panem, ncque aes
sive pecuniara aliquara in zonis suis, non possidentes aurnm, ncque argentum, nec cal-
ciamenta in pedibus suis habentes: nulli eo'm huius ordinis fratri licet aliquid possidere.
Non habent monasteria vcl ecclesias, non agros vcl vineas, vel animalia, non domos vel
alias possessiones, neque ubi caput reclinent [Lue. 9. 58]. Non utnntur pellibus neque
lineis (6), sed tantummodo tunicis laneis caputiatis, non cappis, vel palliis, vel cucullis,
neque aliis prorsns induuntur vestimentis. Si quis eos ad prandium vocavorit, manducant
et bibunt quae apud illos sunt. Si quis eis aliquid misericorditer contalerit, non rescrvant
in posterum. Semel autem vel bis in anno, tempore certo ad locum determinatnm gene-
rale capitulum celebraturi conveniunt, exceptis bis qui nimio tractu terrarum, vel mari
interposito separantur. Post capitulum iterum ad diversas regiones, provincias, et civitates
duo vel plures pariter a superiori suo mittuntur. Non solum autem praedicatione, sed et
eiemplo vitae sanctae, et conversationis perfectae, multos non solum inferioris ordinis
horaines, sed generosos et nobiles ad mundi, contemptum invitant, qui relictis oppidis, et
casalibus, et amplissimis possessionibns, temporales divitias et spiri tuales (e) felici com-
mercio commutantes (d), habitum fratrum Minorum, id est tunicam vilis pretii qua in-
duuntur, et funem quo cinguntur, assumpserunt. Tempore enim modico adeo multiplicati
sunt, quod non est aliqua Christianorura provincia in qua aliquos de fratribus suis non
habeant, qui in seipsis velut in speculo mundissimo mundanae vanitatis contemptum oculis
respicientium (e) repraesentant, praesertim cum nulli ad religionem suam transeunti gre-
mium claudant, nisi forte matrimonio, vel aliqua religione ftierit obligatus. Tales enim
sine licentia uxorum vel praepositorum suorum, sicut ratio exigit, nec volunt, nec debent
recipere. Alios autem omnes in amplitudine religionis suae tanto confidentius absque ulla
contradictionis molestia suscipiunt, quanto divinae munificentiae et providentiae sese com-
mittentes, unde eos Dominus sustentare debeat, non formidant. Ipse (f) enim funiculum
cum tunica venientibus ad se largientes, quod reliquum est supernae procurationi relin-
quunt. Adeo autem ministris suis Dominus in hoc saeculo centuplum restituit, et in via
hac qua gradiuntur, firmat(^) super ipsos oculos snos, quod in eis ad litteram compie-
tum agnovimus, quod scriptum est: Dominus amat peregrinum, et dat ei victum et ve-
stitum. [Deut. 10, 18]. Felices enim se reputant a quibus hpspitalitatis obsequium vel
oleemosynas servi Dei suscipere non recusant.
« Non solum autem Christi fideles, sed etiam Saraceni et obtenebrati homines, eorum
humilitatem et perfectionem admirantes, quando causa praedicationis ad ipsos intrepidi
accedunt, grato animo necessaria providentes, libenter eos recipiuut. Vidimus primnm
huius ordinis fundatorem et magistrum, cui tanqnam summo Priori suo, omnes alii obe-
diunt, virum simplicem et illiteratum, dilectum Deo et hominibus, fratrem Francinum (sic)
nominatum (h), ad tantum ebrietatis excessum et fervorem spiritus (i) raptum fnisse, quod
cum ad exercitum Christianorum ante Damiatam in terra Aegipti devenisset, ad soldanì
Aegypti castra intrepidus et fidei clypeo communitus accessit. Quem cum in via (k) Sa-
raceni tenuissent: «• Ego sum Christianus, inquit, ducite me ad Dominum vestrùm*.
Quem cum ante ipsum pertraxissent, videns eum bestia crudelis, in aspectu viri Dei in man-
suetudinem conversa, per dies aliquot ipsum sibi et suis Christi fidem praedicantem
attentissime, audivit. Tandem vero metuens ne aliqui de exercitu suo verborum eias effi-
(a) Hóh. Boeh.: venerint. — (b) R'óh. Boéh. : Uni'tjeis. — (e) Cod.Beg.: temporales prò
spirittMlìbus ; Roh. Boeh. : in spirituales. — {d) Cod. 'Reg.: felici commutatìone commutan-
tes. — (e) Cod. Reg. : insipientium ; Ròh. Boeh.: inspicientium. — (/) Corrige: Ipsi, come
hanno Ròh. e Boeh.; ovvero *Spei» come ha il Cod. Reg. — (g) Roh. Boeh.: firmando.
— (A) Cód. Reg.: Franciscum, nomine; Roh. Boeh.: Franciscum nominatum. — (t) Cod.
Reg. e Roh. Boeh. : saepe raptum fuisse. — (k) Ròh. Boeh. : in via capttim.
10 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTOEICA
cacia ad Dominnm conversi ad Christianorum exercìtnm pertransirent, cum omni revereri-
tia et secnritate ad nostrorura castra reduci praecepit, dicens ei in fine: * Ora prò me,
ut Deus legem illam et fidem, quae magis sibi (a) placet, michi dignetur revelare*.
Saraceni antera omnes praedictos fratres Minores tam din de Christi fide et evangelica
doctrina praedicautes libenter audiunt, quonsque Mahometo, tanquam mendaci et perfido
praedicatione (6) sua manifeste contradicunt. Ex tunc autem eos impie verberantes, et, nisi
Deus (e) Diirabiliter protegeret, pene trucidantes, de civitatibus suis expellunt. Hic est
fratrum Minoruin sanctus ordo, et apostolicorum virorum admiranda et imitanda religio,
quos Dominuoi centra perditionis fiìium Antichristum et oius profanos discipulos, credi-
mus in diebns novissimis suscitasse. Qui lectuluui Salomonis tanquam fortes Christi mili-
tes arabiendo, et de porta ad portam cum gladiis transeundo, super muros Hierusalem
[Car^t. 3. 7 s."] constituti sunt custodes, diebus ac noctibus a divinis laudibus et sanctis
exhortationibus non cessantes, vocem suam quasi tubam in fortitudine exaltantes, et fa-
cientes vindictam in nationibus, increpationes in populìs, et gladios suos non prohibentes
a sanguine, [ler. 48, 10] mactantes, circumeuntes civitatem, et famem patientes nt canes,
qui tanquam sai terrae cibos suavitatis et salutis condientes, carnes desiccant, vermium
putredinem et vitiorum foetorem amoventes, et tanquam lux mundi multos ad scientiam
veritatis illuminant, et ad fervorem charitatis accendunt et inflammant. Hic autem per-
fectionis ordo et spatiosi claustri amplitudo infirmis et imperfectis congruere non videtnr,
7ie forte descendentes mare in navibus, et facientes operationem in aquis, multis fluctibus
procellosis involvantur, nisi soderint in civitate, donec induantnr virtute ex alto ».
C. 1227-29 — Emoni -Bernard. — Ohroniqne d' Emoni et de Bernard le
Trésorier, pnbliée ponr la première fois d' après les mannsorits de Sruzelles, de Paris et
de Seme, avec un essai de classifioation des Oontinnatenrs de Qnillanme de Tyr, ponr la
Sociétè de 1' Histoire de France: Par M. L. De Mas Latrie. — Paris, Eenouard, 1871, in 8"
Ernoul è considerato come l' immediato e il principale continuatore . di Guglielmo di
Tiro. Guerriero in Oriente, e scudiere di Baliano d' Ibelino, egli scrisse o fé' scrivere le
gesta dei Crociati, per lo meno dal 1183 al 1227 o 29. Ernoul verosimilmente passò
tutta la sua vita in Oriente, e sappiamo che assistette alla disfatta de' Crociati presso
Tiberiade, e all' assedio e capitolazione di Gerusalemme (1187). Quindi egli conobbe e
fatti e persone colle quali ebbe a trattare, e ci descrive con semplicità, ma con profonda
emozione, fatti di cui egli stesso n'ebbe a provare le dolorose impressioni. Il candore e
la sincerità del cronista si attira la stima e la fede de' più severi critici. Perciò, a dif-
ferenza degli altri. Emoni è il più degno e veridico de' continuatori di Guglielmo. Di-
sgraziatamente il suo racconto s'interrompe nel 1227 o 29 (anno forse della sua morte?);
e i Codici che ci rimangono abbondano di considerevoli varianti, L' edizione curata dal-
l'Accademia delle Inscrizioni e Belle lettere di Francia su i due Codici di Berna e di Pa-
rigi (1) non ci dà preciso il testo di Ernoul. Quella pure dataci con più abbondante cri-
tica dall' illustre Conte di Mas Latrie, sul Codice di Bruxelles e snmmentovati, non può
ancora, dice un dotto scrittore (2), sfidare impune le pretese della critica odierna. Lo
stesso Mas Latrie ne è convinto per quel che riguarda l' integrità del testo di Ernoul, e
ripetutamente asserisce, non senza prove, che il testo attuale non è che un compendio
(a) Roh. Boeh. : Uli. — (i) R5h. Boeh. : in praedicatione. — (e) Ròh. Boeh. : Deus eo».
(V) RecueU des Historiens des Cfroisades — Historiens Oceidentaux tom. II p. 1-393. Il cap.
che tratta di S. Francesco in Oriente é ibid. a pag. 346-50, in calce al testo della cronaca
detta d' Éracles.
(2) Gaston Dodu: Histoire des InstOuiions Monarchiques dans le Royaume Latin de
Jéruaalem (Paris 1894) pag. 17^20.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. U
di una più ampia cronaca scritta da Emoni, compendio poi propagato con una breve con-
tinuazione (1229-31) da Bernardo il Tesoriere, sotto il cui nome venne citata dagli an-
tichi cronisti, specialmente dal Pipino il quale non fece altro che tradurre, modificare in
parte, ed anche abbreviare il compendio di Ernoul che egli credette opera esclusiva di
Bernardo il Tesoriere. D' onde 1' errore del Muratori che pubblicò sotto il nome di Ber-
nardo il XXV" libro di Pipino intitolato Historia acquisiiionis Terrae Sanctae (1).
Due sarebbero i Codici, secondo il Mas Latrie, che contengono la prima redazione
e la più ampia della cronaca di Ernoul. Il 1", il cosi detto Ms. di Fontainebleau della
Nazionale di Parigi (N. 8316 ant. fondo frane., oggi segnato col n. 2634), citato nel-
l'edizione dell'Accademia (Becueil des Histor. des Croisades-Hist. Occ. i. II) con la let-
tera A. — Il 2", sarebbe il Ms. Colhert 272, parimenti nella Nazionale di Parigi (N. 8314-3,
fond. frane., oggi num. 2628), e citato nell' edizione dell'Accademia colla lettera B. * Ce
précieux volume, que nous appellerons Ms. de Colhert, renferme seul avec le Ms. Fontaine-
bleau la grande continuation de Guillaume de Tyr, plus développée, iusqu'à l'année 1231,
que le texte du ms. de Noailles ou de Martène (2) et que nous supposons étre la première
rédaction d' Ernoul. Le Ms de Colhert, plus ancien et plus correct encore que le Ms. de
Fontainebleau, nous semble avoir été écrit en Orient méme » {Mas Latrie p. 484 e 486).
Il Mas Latrie al cap. 37 di Ernoul premette questo sommario: « 1219. Deux clercs
de l' armée chrétienne se rendent, avec la permission dxi, légat, auprès de Coradin, sul-
TAN DE Damas (sicl), Ils lui démontrent la fausseté de la loi de Mahomet. Les Imans
demandent au sultan de leur fair trancher la téte, au lieu de discourir avec eux. Le
suUan les traite avec égard et les fait reconduire chez les Chrétiens». — Qui l'illustre
storico cadde in un abbaglio indottovi senza accorgersene dal domenicano Pipino (citato
ivi in nota a p. 341) che confuse il soldano d' Egitto Melek-el-Kamel, col suo fratello
Corradino o Melek-Moaddam soldano di Gerusalemme, di Damasco e della Siria. Infatti,
Ernoul ogni qualvolta nomina il monarca d' Egitto lo chiama semplicemente il Soldano,
laddove Corradino è sempre chiamato o per nome o col titolo di soldano di Damasco. Lo
stesso modo usano anche gli altri storici delle Crociate. Del resto, come vedremo a suo
luogo, Corradino, soldano della Siria, verosimilmente fu presente all'udienza che Fran-
cesco si ebbe da Melek-el-Karael soldano d'Egitto, in aiuto del quale Corradino era già
sceso dalla Siria in Egitto dal febbraio del 1219, e quindi non poteva ignorare né la ve-
nuta del Santo negli accampamenti saraceni, né l'accoglienza che si ebbe per vari i giorni
dal fratello Kamel e meno poi le solenni dispute di Francesco alla presenza del Soldano
e de' Magnati del clero e popolo musulmano. Facile quindi che qualche cronista abbia per
ciò confuso r un soldano con l' altro.
Il seguente capitolo 37 di Ernoul, riportato anche dal Eohricht (3), é tale quale ce
lo dà il testo edito dal Mas Latrie ; rileghiamo a pie di pagina alcune tra le più notevoli
varianti dei Codd. usati dagli editori del Becueil, e quelle del Cod. edito dai Marténe e
Guizot, contrassegnato con la lettera G.
(1) Muratori Script. Ber. Hai. tom. VII Bernardi Thesaurarii historia; Cfr. tono. IX
Chronicon fr. Francisei Pipini.
(2) Ms, della Nazion. di Parigi (N. 104 ancien mpplém. fran^., oggi n. 9082) datato
da Roma, maggio 1295. Di questo Ms. si servirono il Marténe (Amplissima GoUectìo t. V.
ove si ha la continuaz. di Guglielmo) e il Guizot (Continuation de l'hist. des Croisades par
Bernard le Trésoricr, nel tom. XIX della Collection des Mémoires relatifs à l'hist. de France.
Paria 1824). L'ediz. dell'Accademia francese cita questo Cod. colla lett. G.
(3) Testim. minora de quinto bello sacro p. 302-304.
12 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTORICA
Chapitre XXXVII. De IL clers qui alerent preeschier au Soudain (Mas Latrie
Chron. d' Emoni cit. p. 431-35).
Or vous dirai de II. clers qui estoient en l'ost à Damiete. Il yinrent au cardenal,
si disent qn'il voloient aler al soudan prejier, et qu'il n'i voloient mie aler sans [son (a)]
congié. Et li cardenals lor dist que par son congié ne par son commandement n'iroient
il pas, car il ne lor voloit mie donner congiet à essient d'aler en tei liu où il fnissent
ocis; car il savoit bien s'il i aloient, il n'en revenroient ja. Il disent, s'il i aloient, qu'il
n'i aroit point de pecié, car il nes i envoioit pas, mais soufrist tant qu'il i alaissent.
Moult l'on proierent (6). Quant li cardenal vit qu'il estoient en si grant [volente d'aler (e)],
si lor dist : « Signor, je ne sai quel vo cuer ne vos pensées soient, ne s'eles sont bonnes
« ou malvaises, et se vous i alés, gardés que vo cuer et vos pensées soient toujours à
« Dame Din {d) ». Il disent qu'il n'i voloient aler se por grant bien non, se i pooient esploi-
tier. Dont dist li cardenals que bien i pooient aler, s'il voloient, mais ce n'estoit mie par
son congiet.
Atant se partirent li clerc de l'ost as Crestiens, si s'en alerent vers l'ost as Sarra-
sins. Qnant li Sarrasins qui escargaitoient lor ost les virent venir, si cnidierent qu'il ve-
nissent en message ou por renoier. Il alerent encontre, si los prisent, si les enmenerent
devant le soudant. Qnant il vinrent devant le soudant, si le saluerent; li soudans les
salua anssi, puis lor demanda s'il voloient estre sarrasin, ou il estoient venu en message.
Et il respondirent que sarrasin ne seroient il ja; mais il estoient venu à lui en mes-
sage, de par Dame Diu, et por s'ame rendre à Din {e). « Se vous ne volós croire, [disent
« il (/*) ], nona renderons vostre ame à Diu, car nous vous disons por voir que se vous
« morós en ceste loi où vous estes, vos estes perdus, ne Dius n'ara mie vostre ame. Et
« por 90U somes nous venu à vous. Se vous nous volés oir et entendre, nous vos moster-
« rons par droite raison, voiant les plus preudommcs de vostre tiere, se vous les mandés,
« quo vostre lois est noiens {g) ».
Li soudans lor respondi qu'il avoit de sa loi archevesques et vesques et bons clers,
et sans aus ne pooit il mie oir {h) [ce (i)] qu'il disoient. Li clerc li respondirent: « De (V)
« ce sommes nous moult liet ; mandés les, et se nous ne les poons mostrer par droites
« raisons que c'est voirs que nous vos disons, que vostre lois est niens, s'il nous veulent
« oir et entendre, iaites nos les testes coper » . Li soudans les manda [querre (m)] et il
vinrent à lui en se tente. Et si ot des plus haus homes et des plus saiges de se tiere,
et li doi cler£ i furent ensement.
Quant il furent tot asamblé, si lor dist li soudans por coi il les avoit mandés, et si
lor conta 90U por coi il estoient àsanlé, et 90U que li clerc li avoient dit, et por coi il
estoient venu. Et il li respondirent: « Sire, tu es espée de le loi, et si dois le loi main-
« tenir et garder. Nous te commandos, de par Diu, et de par Mahon, qui le loi nos donna,
« que tu lor faicos les tiestes colper, car nous n'orrions cose qu'il dient ; et si vous def-
« fendons que vous n'oés cose qu'il dient, car li lois deffent que on n'en n'oie (n) nul preeche-
« ment. Et s'il est nus qui veuille preecer ne parler contro le loi, li lois commande c'on
« li colpe le teste. Et por 90U te commandomnes, de par Diu et de par le loi, que tu lor
« faices les testes colper, car ensi le commande li lois » .
(a) Le parentesi quadre sono giunte di altri Codici; e questa è dei Codd. A e B, se-
condo il Mas Latria. — (6) Cod. C (Rectieil II. 347) : « Totes voies li prìerent moult qu'il
les i laissast aler». — (e) Cod. J. — (d) Cod. C. (Recueil. II. 347): e Seignor, je ne conois
mie voz cueurs ne voz pensers, mes gardez, se vos i alez, que voz cuers soient tot joint a
Dame Deu. Il disrent... ». — (e) Il Cod. G. « pour sa vie sauver». — (/) Codd. F. 0.
— (^r) Cod. C. {Recueil. IL 348 9) : « ... Et se nos vos volez croire et oir et entendre, nos voa
monstrerons par droite raison par devant les plus sages homes de votre terre que vos
estes perdu et que vostre loi est neienz » . Li soudans... — (A) Cod. C: * ne pooit on muele
oir » . — (») Codd. .4. e jB. — (l) Cod. C. {Recueil. II. 349) : « Sire, de ce somes moult
lié, et volons hien que vos les envoiez querre». — (m) Cod. G. — (n) Codd. C.G. e J:
e que l'en ne croie » .
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 13
Atant prisent congiet, si s'en alerent, ne n'en volrent plus oir. Et li soudans demora. 2
et li doi clerc. Lors lor dist li soudans: « Signor (a), il mont dit, de par Diu et de par
« le loi, que je vos face les testes colper, car ensi le commande li lois ; mais je irai I.
« poi contro le commanderaent, ne je ne vons ferai mie les testes colper, car malvais
« gnerredon vous renderoie de 90U que vous vos estes mis en aventure de morir ponr
« m'ame, à vos esciens, rondre à Dame Diu (6) » . Apriès si lor dist li soudans que s'il
voloient demorer avoec lui, qu'il lor donroit grans tiere et grans possessions; et il li di-
sent qu'i n'i demorroient mie, puis que on ne les voloit entendre, ne escouter; in s'en
riroient arriere, en l'ost as Crestiens, se ses commandomens i estoit.
Atant lor dist li soudans que volontiers les feroit conduire en l'ost sauvement. Après
si lor fist aporter et or et argent et dras de soie à grant piente, et commanda qu'il pre-
sissent 90U qu'il volroient. Il disent qu'il ne prenderoiont noient, puis qu'il ne pooient
avoir l'ame de lui avoec Dame Diu ; que plus cier [aroient l'ame de Ini avec Dame Diu (e)]
qu'il n'aroient quanque il avoit valissant à lor eus; mais fesist lor doner à mangier, puis
si s'en iroient, puis c'autre cose nen pooient faire. Li soudans lor fist donner à mangier
assés, si prisent congie au soudan, et il les fist conduire salvement dusqu'à l'ost dea
Crestiens » .
1229-30 — Bernardi Thesaurarii. — Libar de Acquisitione Terrae Sanctae
ab an. 1095 nsque ad an. circiter 1230, gallice scriptns, tnm in latinam lingnam conversus
oiio. an. 1320 a &. Francisoo Pipino Sononiensi Ord. Fraed. Ex Ood. Biblioth. Estensis
— (in Muratori, Scripfores tom. VII (Mediol. 1725) cap. 208, col. 84648).
H capitolo 208, che è anche l' ultimo dell' opera, porta questa intestazione : De obiiu 3
Conradini Soldani Damasci. Come abbiamo notato più sopra, alla Chroniqtie d'Ernoulj
Pipino qui confonde Corradino (= Melek-Moaddam) soldano di Damasco, col fratello Melek
el Kamel soldano d'Egitto: a questo e non a quello si diresse principalmente Francesco
e da questo si ebbe l'amorevole accoglienza e quanto ci riferiscono gli storici: quantun-
que con tutta verità si possa asserire, che il santo non mancò di presentarsi anche a
Corradino venuto a tempo in aiuto del fratello, come vedremo.
Eiportiamo questo testo del Pipino non per altro se non perchè è un compendio del
racconto di Ernoul, e non privo d' interesse per la storia delle fonti.
Ex libro de acquisitione Terrae Sanctae, cap. 208 (Muratori loc. cit. supra).
«De humanitate autem et clementia eiusdem Conradini (!) Soldani idem Bernardus
tale refert exemplum: Erant in obsidione Damiatae, dum eam Christiani tenerent, viri
duo literati, qui zelo fidei snccensi proposuerunt Soldannm adire, fidem praedicaturi. Et
cura licentiam peterent a Legato, respondit eis : « Ignoro quidem, quo zelo ducamini,
« an videlicet Dei Spiritu movemini, an Satanae tentafio vos apprehendat. Qu^d autem
*pergatis, nec hortor, ncque dissuadeo. Si tamen contingat vos proficisci, satagite, ut
« actiones vestrae fructifècent apud Deum ». Quum autem ad castra Saracenorum venis-
sent, ducti snnt ante conspectum Soldani; et dum sciscitaretur ab eis, an haberent lega-
tionem explere, an vellent Saraceni fieri : « Nos, inquiunt. Domini Nostri lesu dir isti
« sumus Legati, qui prò animarum salute advenimus, parati verissimis rationibus de-
« monstrare, quod nisì in óbservatione legis christianac poterit quis salvari » . Et prò
hac lege dispositi erant mortis subire discrimen. Soldanus ut erat corde mitis, benigne
eos audiens, convocat archiepiscopos, episcopos et alios legis suae peritos, aliosque exer-
citus sui Primates; et quum causam, cur in unum convocati erant, narrasset Soldanus,
unus vice omnium ait: « Imprudenter actum esse, ut qui propu^nator esse legis eorum
« tenébatur, et se cantra adversarios gladium ultionis opponere, passus fuerat profana-
(o) Cod. C. {BecueU II. 349): « Biau Seignor, il m'ont comande...». — (i) Cod. J:
«por m'ame sauver». — (e) Cod. F. e 0; e il Cod. C. {BecueU II, 350): t Car mieuz
amassent il l'ame de lui a Deu... > .
14 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTORICA
« tionibus(l) legis eorum audientiam dare in conspectu iantorum-». His dictis adiura-
verunt enm sub obtestatione legis suae, ut eos sententiae capitali submitteret, et sic disces-
serunt. Soldanus vero ad Christianos ait: «. Absit, ut vos morti subiiciam, qui prò mea
€ vita venistis». Et qnum illis, si morari vellent, magtìos reditus se esse assignaturum
esset poUicitus, et in praesenti auri et argenti laminas proferri coram eis mandasset, sin-
gola abdicarurit, dicentes, se non temporalia sed spiritualia quaerere, et accepto a Soldano
comitatu re versi sunt ad castra suorum ».
C. 1229-31 — Éracles. — L'estoire de Eraclea empereur et la oonqueete de la
terre d' outremer, e' est la translation de l' estoire de Guillaume arcevesque de Sur (in Se-
cucii des Historiens des Croisades — Hist. Occid. t. Il p. 348).
Uno de' molti continuatori e traduttori dell' opera di Guglielmo di Tiro è anco nn
anonimo francese, comunemente citato Éracles, dalla priiha parola dell'opera che princi-
pia da Eraclio imperatore. La prefazione premessa alla citata edizione dell'accademia fran-
cese, tratta a lungo delle varie traduzioni, continuazioni e compilazioni francesi dell' opera
del Tirense. A noi basta constatare, per il breve estratto che qui sotto riportiamo, che
il traduttore e continuatore dell' Estoire de Éracles scriveva tra il 1229-31 (2), e che la
sua testimonianza quantunque concisa, è però di somma importanza, narrandoci egli circo-
stanze particolari trascurate da tutti gli altri storici. Egli è il solo che ci dice espressamente
che il Santo si fermò in Egitto « sino alla presa di Damiata », e che quindi, disgustato
della mala vita de' Crociati, se ne parti per la Siria, ove restò « per un peezo di tempo »
prima di ritornarsene in Italia. A questo storico quindi dobbiamo, se ora possiamo asse-
rire storicamente esser vero che Francesco visitò la Siria, e la città di Acri, unico ba-
luardo e porto posseduto allora dai Crociati, ove necessariamente Francesco dovette ap-
prodare al suo ritorno dall'Egitto; come pure, con tutta probabilità, ivi stesso approdò
venendo d' Ancona alla volta dell' Oriente. Ecco ora il brano d' Éracles.
Ex € Estoire d'Éracles » loc. cit. supra.
« Cil hom, qui comenca l'ordre des Freres Menors, si ot nom frere Frere Francois,
qui puis saintefia et fu mis en auctorité, si que l'en l'apele saint Francois, vint en l'oste
de Damiate, et i fist moult de bien, et demora tant que la vile fu prise. H vit le mal
et le pechè qui comenca a creistre entre les gens de 1' ost, si li desplot, por quo! il s'en
parti et fu une piece (3) en Surie, et puis s'en rala en son pais».
1229 e 1247 — Pr. Thomas de Celano. — S. Francisci AssisienBis Vita
prima, et Vita secunda : anctore b. Thoma de Gelano eius discipulo (ool testo latino e ita-
liano) Yulgarizzate per la prima volta dal can. Leopoldo Amoni. — Boma 1880 voi. 2 in 8*.
Nulla abbiamo da aggiungere o da osservare sul valore storico incontestato di frate
Tommaso da Celano, primo biografo e discepolo del Santo; che, come tale, fu a fondo
vagliato e studiato dai severi critici che fin qui scrissero sulla vita di Francesco e del suo
Ordine. — Tommaso entrò nell' Ordine, ricevuto dallo stesso santo fondatore, verso il 1215.
(1) Più tosto < profanatoribus ».
(2) Ròhricht TeaUm. minora de qmnto bello sacro p. 311 — Potthast Bibl. M. Aevi I. 661.
(3) « Un piece* = capace de tempa spiega il Du Gange (Gloaaarium. ed. Paris, Didot 1850,
tomo VII p. 260), espressione che equivale ad un tempo notabile e che non può intendersi
per un po' di tempo ; essa equivale perfettamente all' espressione italiana < un pezzo » che
esprime un notabile tratto di tempo.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 15
Nel 1221 fa compagno del b. Cesario di Spira in Germania, ed ivi Custode nel 1223. Il
16 di loglio del 1228, data della canonizzazione di Francesco, Tomaso doveva essere in
Assisi, ove ebbe l' ordine da Gregorio IX di scrivere la vita del Santo ; e scrisse la così
detta « Vita Prima * , nella quale, come ei dice nel Prologo : « quia omnia quae fecit,
et docuit, nullorum ad plenum tenet memoria, ea saltem, quae ex ipsius ore audivj, vel
a fidelibus et probatis testibus intellexi, iubente domino et glorioso Papa Gregorio, prout
potui, verbis licet imperitis, studui esplicare » . Un Cod. della Nazionale di Parigi (1)
porta questa interessante nota dalla quale veniamo a sapere che dopo soli 6 mesi il Cela-
nese aveva terminata la Vita Prima : « Apud Perusium felix domnus "papa Gregorius
nonus, gloriosi secando pontificatus sui anno, quinto Kal. martii (25 feb. 1229) legen-
dam hanc recepii, confirmavit et censuit fore tenendam » ..
Circa venti anni dopo (124647) il Celanese scriveva la Vita secunda sul materiale
raccolto per ordine del Cap. Gen. del 1244, basandosi specialmente sulla leggenda, o me-
glio dire sulle memorie compilate dai tre compagni del Santo (cioè frati Leone, Angelo e
Bufino), memorie da questi presentate al Generale Crescenzio con la nota lettera accom-
pagnatoria degli 11 agosto 1246. Mancandoci fin qui il testo originale e integro delle
memorie de' tre Compagni, dobbiamo rassegnarci alle ben poche cose che il Celano ci ri-
ferisce della missione del Santo in Oriente.
Per la data della compilazione di questa Vita Seconda, si ha, che dall' agosto del
1246 sino ai 13 luglio 1247, fine del Generalato di Crescenzio, il Celano dovette averla
terminata e presentata allo stesso Crescenzio (2).
Oltre il racconto del viaggio del Santo in Oriente, riporteremo due altri capitoli del
Celano ; in una de' quali narra un atto di umiltà del ò. Barbaro in Cipro, e nell' altro
il martirio di fr. Eletto in Oriente. Al testo di questi due capitoli del Celanese daremo
anche quelli dello Speculum, nota compilazione, la quale in massima parte contiene le me-
morie che i suddetti tre Compagni del Santo scrissero e presentarono nel 1246 al Crenerale
Crescenzio, e delle quali, come abbiamo notato, si è servito il da Celano. Daremo anche
un capitolo del Celano sul b. Leonardo d'Assisi, perchè compagno del Santo in Oriente.
A) — De desiderio, quo ad stiscipiendum martyrium ferebatur, Hispaniam primo,
deinde Syriam deambulane (3) ; et quomodo Deus per ewm nautas de periculo, multi-
plieatis cibariis, liberavit. (Vita Prima, par. I. cap. 20).
« Amore divino fervens beatissimus pater Pranciscus stndebat semper ad fortia mit-
tere manum, et dilatato corde viam mandatorum Dei ambulans, perfectionis summam at-
tingere cupiebat. Scxto namque conversionis suae anno sacri martyrii desiderio flagrans
maxime ad praedicandum fìdem christianam, et poenitentiam Sàracenis, et ceterìs infide-
libus ad partes Syriae voluit transfretare. Qui cum navem quamdam, ut illuc ten-
deret, intravisset, et ventis contrariis flantibus in partibus Sclavoniae cum ceterìs narì-
(1) Fondi iat. n. 3817 ap. Sabatier, Vie p. LII.
(2) Alcuni anni più tardi, sotto il generalato di Giovanni di Parma (1247-1257) il Ce-
lano ebbe ordine di completare la Vita seconda aggiungendovi un trattato speciale su! mi-
racoli del Santo; trattato testé rinvenuto e per la prima volta edito dal dotto bollandista
P. Van Ortroy S. I. negli Analecta BoUandiana t. XVIII p. 81-176.
(3) Questa espressione Syriam deamòulans ed altre simili che trovansi in tatti i codd.
consultati dal Rosedale {Legenda S. Frane, auct. Th. de Celano London 1904, e. 21 p. 46)
dice quanto basta per accertarci che il da Celano sufficientemente accenna all' arrivo e per-
manenza del Santo nelle regioni della Siria, oltre alla visita fatta al Soldano n^li accampa-
menti di Damiata in Egitto.
16 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTORICA
gantibus se invenit. Videns autem a tanto desiderio se fraudatum, facto modico temporis
intervallo, nautas quosdam Anconam tendentes, ut eum secum dncerent exoravit, qnoniam
ilio in anno vii ulla (a) navis (6) potnit transmeare. Vernm illis hoc agere pertinacius
recosantibus propter defectum expensarnm, sanctus Dei confidens plurimum de Dei boni-
tate navera latenter ccm socio introivit. Adfuit divina providentia tunc quidam, omnibus
ignorantibus, secum necessaria victus ferens, qui quemdam Deum timentem de navi ad se
vocavit, et ait ad eum: «Tolle tecum haec omnia, et pauperibos bis in navi latitanti bus
necessitatis tempore fideliter exhibebis ».
Sicque fectom est, ut, eum tempestate nimia exorta per multos dies, laborantes in
remigando cibaria omnia consumpsissent, sola pauperis Francisci cibaria superessent. Quae
tantum divina gratia et virtute multiplicata sunt, ut, eum adhuc dierum plurium forent
navigantibus itinera, ex sui copia usque ad portum Anconae omnium necessitatibus pie-
nissime subvenirent. Videntes itaque uautae se per servom Dei Franciscum maris pericula
evasisse, gratias egerunt omnipotenti Deo, qui semper in servis suis mirabilem, et ama-
bilem se ostendit.
Servus Dei excelsi Franciscus relinquens mare, terram deambnlabat, eamque verbi
vomere scindens, seminans semen vitae, fructuin proferens benedictum. Statim namque
quamplures boni et idonei clerici viri, et laici fhgientes mundura, et diabolum viriliter
elidentes gratia et voluntate Altissimi vita et proposito eum devote secuti sunt. Sed licet
electissimorum fructuum evangelicus palmes copiam ex se producat, martyrii tamen sublime
propositum, et desiderium ardens in eo nullo modo frigescit. Post non multum vero tem-
poris versus Marochium iter arripuit, ut Miramamolino (e), et complicibus suis Christi
evangelium praedicaret.
Tanto namque desiderio ferebatur, ut peregrinationis suae quandoque relinqueret co*
mitem, et ad exequendum propositum spiritu ebrius festinaret. Sed bonus Deus, cui mei
et multorum sola bonitati placuit recordari (1), eum iam ivisset versus Hispaniam in fa-
ciem restitit; et ne ultra procederet, aegritudine intentata eum a coepto itinere revocavit.
Bevertente quoque ipso ad ecclesiam sanctae Mariae de Portiuncula, tempore non multo
post quidam litterati viri, et quidam nobiles ei gratissime adhaeserunt. Quos ipse, ut erat
animo nobilissimus, et discretus, honorifice atque digne pertractans, quod suum erat uni-
cuique piissimo impendebat.
Revera discretione praecipua praeditus considerabat prndenter in omnibus cunctorum
gradnum dignitatem. Sed nondum valet quiescere, quin beatum imperium animi sui adhuc
ferrentius exequatnr. Nam tertiodecimo anno conversionis suae ad paxtes Syriae per-
£rens, eum quotidie bella inter christianos et paganos fortia, et dura ingruerent, assumpto
secum socio conspectibus Soldani Saracenorum se non timuit praesentare.
Sed quis enarrare snfficiat, quanta coram eo mentis constantia consistebat, quanta
illi yirtute animi loqueretur, quanta facundia et fiducia legi christianae insultantibus re-
spondebat? Nam primo quam (d) ad Soldanum accederet, captus a complicibus, contume-
liis affectus, attritus verberibus non terretur, comminatis suppliciis non veretur, morte
intentata, non expavescit.
Et quidem licet a mnltis satis hostili animo, et mente aversa exprobatus fnisset, a
Soldano tamen (e) honorifice est susceptus. Honorabat eum prout poterat, et oblatis mu-
neribus multis, ad divitias mundi animum eius inflectere conabatur. Sed eum vidisset eum
strenuissime omnia velut stercora contemnentem, admiratione maxima repletus est, et
quasi virum omnibus dissimilem intuebatur eum, permotus valde verbis eius, et eum liben-
tissìme andiebat. In omnibus his Dominus ipsius desiderium non implevit, praerogativam
illi reservans gratiae singularis.
(a) I Codd. Lond. e Oxf. (in Rosedale) : Ula invece di uUa. — (b) Il Cod. Oxf. omette
navis. — (e) Codd. Ixmd. e Osseg: « Miramolino > . — (d) Cod. Oscf.: « prius qnam ». —
(e) Cod. Montpellier: « tandem ».
(1) L' Amoni traduce : « Ma il pietoso Iddio, al qaale per sola bontà piacque di ricor-
darsi di me e di molti altri, gli si parò davanti, quando ^li era già ito inverso la Spa-
gna». » . Qui il Celano ci indica chiaramente 1' epoca del suo ingresso all' Ordine.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 17
B) — Quomodo apud Damiatam Christianorum futuram stragem praedixit. (2 Gel. 6
par. Il cap. 2).
« Tempore quo Damiatam Christianorum exercitus obsidebat, aderat sanctus Dei cum
sociis suis(l); siquidera fervore martyrii mare transierant. Cum igitnr ad diem belli nos-
tri pararentur in pugnara, audito hoc, sanctus vehementer indoluit, dixitque socio suo (2):
« Si tali die congressus fiat, ostendit mihi Dominus, non prospere cedere Christianis.
« Verum si hoc dixero, fatuus reputabor, si tacuero con^cientiam non evadam. Quid
« ergo tihi videtur? » Respondit socius eius dicens: « Pro minimo tibi sit, ut ab homi-
« nihus iudiceris, quia non modo incipis fatuus reputari. Exonera conscientiam tuam,
« et Deum magis time, quam homines » .
Exiit (3) ergo sanctus, et salutaribus monitis Christianos aggreditur prohibens bellum,
denuntians casuig. Fit veritas in fabulam, indura verunt cor suum, et noluernnt adverti.
Itur, committitur, bellatur, et de nostris dimicatur ab hostibus. In ipso vero pugnae tem-
pore, suspensus animo, sanctus socium surgere ad intuendum facit, nihilque primo et se-
cundo videntem, tertio iubet inspicere ; et ecce tota in fugam versa militia Christiana, finom
belli opprobrium regerens, non triumphum. Tanta vero strage nostrorum imminutus est
numerus, ut sex millia fuerint inter mortuos, et captivos. Urgebat ergo sanctum de ipsis
compassio, nec minhs eos poenitudo de facto ; verum praecipue Hispanos plangebat (4),
quorum promptiorem in armis audaciam cernebat pauculos reliquisse » .
0) — De fratre cuius cordis abscondila scivit. (2 Gel. par. Il cap. 3).
« Eo tempore cum reverteretur sanctus de ultramare socium habens fratrem Leonar-
dum de Assisio (5), contigit eum itinere fatigatum, et lassum parumper super asinum
equitare. Subsequens autem socius, et ipse non modicum fessus, coepit dìcere intra se hu-
manum aliquid passus : « Non ludébant de pari parenfes huius et mei. JEn autem ipse
« equitat, et ego pedester asinum eius duco * . Hoc ilio cogitante, protinus de asino de-
scendit sanctus, et ait : « Non, frater, non convenit, inquit, ut ego equitem, tu v&%ias
(1) Anche il testo edito dal Bosedale {Legenda Antiqua p. 23) ha : e aderat sanctus Dei
eum sociis suis > . Questa espressione del Celano può con ragione farci supporre che dopo
r arrivo di Francesco in Egitto col solo frate Illuminato, vi fossero poi arrivati altri com-
pagni che il santo aveva lasciati in Siria. Vedi più sotto Regesto cronol. an. 1219 e. med. lui.
(2) Cioè a frate Illuminato, ricordato come vedremo da S. Bonaventura.
(3) Testo del Rosedale: «Etilit».
(4) L' ab. Le Monnier {Hist. de S. Frang. Paris 1889, t. I p. 400 n. 1) volle trascurare
questa particolarità della presenza di spagnoli nel campo cristiano come fosse un abbaglio
del Celano, e perciò dice; « Je n' ai pas retate ce détail, parce que les historiens de la cin-
quième croisade ne font aucune place aux Espagnols dans V énumération des troupes qui com-
posaient V expédition * . Dato pure che gli storici delle crociate non parlassero punto di spa-
gnoli (nel che la sbaglia il Le Monnier) non perciò egli poteva porre in dubbio la testi'
monianza del Celano. Del resto le Gesta obsidionis Damiatae an. '1219 edite dal Muratori
{Script, t. Vili col. 1095) e dal Ròhricht {Quinti belli sacri scriptores minores, Genevae 1879)
dan piena ragione al Celano, poiché ricordano la presenza di spagnoli nel campo cristiano,
venuti forse col legato card. Pelagio, spagnolo egli pure. Abbiamo inoltre, che quando mori
Corradino Soldano di Damasco (1227 nov.) un cavaliere spagnuolo era precettore de' suoi
figli (Mas Latrie Ernoul e. 40 p. 458). Vedi più sotto il nostro Regesto cronologico al
1219 lugl. 20, e al 1227 nov.
(5) Di fr. Leonardo d^ Assisi, compagno del Santo nel ritomo dall' Oriente, dice il Wadd.
(ad an. 1210 n. 39): t hunc elegit sibi socium b. Franciscus prima vice, quando martyrii de-
siderio transfiretare tentavit». Poi realmente segui il Santo nel 1219 in Oriente (Wadd. ad
1219 n. 55, t. I. p. 321). Di Leonardo nuli' altro si sa, neppur il luogo dì sua morte. —
Questo capitolo su £r. Leonardo colle identiche parole del Celano è riportato nella Leg-
genda maggiore di S. Bonav. cap. IX, § 8.
Bibliot. — Tom. I. 8
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6 « pedes, quia noMlior et potentior in saeculo me fuisti *. Et stnpuit illieo frater, et
rubore suffasns deprehensns se cognoYit a sancto. Procidit ad pedes eins, et lacryrais irri-
gatus nudum cogitata m exposnit, reniamque poposcit » .
D) — Deiis,quibonumelvnialumexem- De modo quem tenehant fune omnes
pìum praebent: et primo ponitur cuiusdam fratres in reconciliando se invicem quando
fratris bonum exemplum dantis, de more unus turhdbat alterum. (Spec. Perf. cap. 51
patrum antiquorum in hoc ipsum, et he- ed. Sabatier).
nedictionibus sancti. (2 Cel. par. UIcap.92).
« Affirmabat [S. Franciscns] Minores « Affirmabat sanctus Franciscns fratres
fratres novissimo tempore idcirco a Deo Minores, hoc novissimo tempore a Domino
missos, ut peccatorura obvolutis caligine In- missos, ut peccatorum obvolutis caligine exem-
cis exempla raonstrarent. Suavissimis dice- pia vitae monstrarent. Suavissimis dicebat
bat se repleri odoribus, et unguenti pretiosi se repleri odoribus et unguenti preciosi vir-
virtute liniri, cum sanctorum fratrum per tute liniri, qnum sanctorum fratrum qui
orbem distantium audiebat magnalia. Acci- erant per orbem dispersi audiebat magnalia.
dit fratcem quemdam Barbarum (1) nomine, Accidit quadam die fratrem quemdam co-
(1) Da Assisi, e il decimo fra i dodici primi discepoli del Santo, e uno dei socii del
medesimo nel viaggio di Oriente (Wadd. ann. 1219 n. 57). Nulla altro sappiamo di lui.
I nostri Cronisti (Mariano, Wadd. an. 1232 n. 23, ed altri) lo dicono morto nel 1232, e se-
polto in S. Maria degli Angeli (Cfr. Anal. frane, t. Ili p. 252 nota 11). L' Umbria Sera-
fica (in MiscéU. frane. II. 83) lo dice morto il 17 maggio 1229. — Fr. Giacomo Oddi di
Perugia, che nel 1480 finiva la sua opera detta Franceachina o Specchio dell'Ordine Minore
(di cui sappiamo un ms. in S. Maria degli Angeli e un altro nel monastero di Monteluce
presso Perugia), ha questi pochi cenni su fr. Barbaro (in libr. 3): — • Del b. Barbaro,
uno delli primi compagni del nostro P. S. Francesco. — Dapoichè havemo descripta la po-
verella et angelica vita del glorioso N. P. S. Francesco, et quanto fu ad essa fidelissimo et
cordiale sposo, vediamo ora come é stato seguitato evangelicamente dalli veri suoi figlioli
franceschini observatori della povertà sanctissima, come fu el b.* f. Barbaro uno delli primi
12 compagni de S. Francesco. Questo fu perfecto in ogne vertù, et spetialmente nella virtù
della s. povertà, la quale da principio l'abbracciò con molto zelo et fervore, lassando et
distribuendo ogne cosa che possedeva alli poveri per amor de Dio, come dice lo S. Evan-
gelo ; et intrato nell'ordine, fu de tanto zelo, et amore cordiale in verso de questa madonna,
et sanctissima povertà che mai sotto el cielo volse avere, né possidère alcuna cosa, anze
sempre se studiò puramente, et semplicemente de observarla come la intendeva et observava
S. Francesco, allo exemplo del quale lui si era totalmente vestito di questa virtù sanctis-
sima, et questa predicava, magnificava et exaltava con opere, et con parole come quella
vera margarita, et quello vero thesoro reposto in Cielo alli frati Minori; questo non volse
mai usare altro in tutta la vita sua nel tempo che fu frate, se non che l'abito, la corda,
et le mutande, secondo che predicava et ammoniva continuamente S. Francesco alli frati,
et quello era tanto rappezzato che era lo rotto più che lo sano, da ogne altra cosa era
si alieno, (he pareva un homo dell'altro mondo. Questo era de humile, et mansueta conver-
satione, di carità viscerosa, fervente et solecito allo studio della oratione et contemplatione,
era molto austero del corpo suo, el quale continuamente castigava con digiuni, vigilie, disci-
pline et altre macerationi, reducendo sotto 1' obedientia dello spirito con lo ezercitio delle s.
vertude. La vita et conversatione de questo b. era molto grata a S. Francesco et maxima-
mente perchè tanto amava la povertà sposa sua santissima. Finalmente infirmò questo b. nel
luogo de 8. M.' delli Angeli, et de essa infirmità passò da questa vita presente da sancto,
lassando dopo se odore soavissimo de sanctità. Et quella felice anima andò a godere el magno
thesoro che è reposto in Cielo alli veri amatori, et observatori della povertà. Lo corpo suo
se reposa nel ditto luoco de S. M." delli Angeli a laude de lesu Cristo. Deo gratias. Amen ».
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE.
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coram qnodam milite (1) de insula Oypri (2),
semel in fratrem alium verbnm iactare iniu-
riae, qoom cum ex eo torbatnm aliquantu-
lum cerneret fratrem, asinino stercore sumpto,
in suimet accensus rindictam ori proprio con-
torendum immittit dicens: « Siercus com-
masticet lingua quae in fratrem meum
iracundiae venenum effudit » . Aspiciens hoc
miles, stupore attonitus nimium aodificatus,
et ex tunc se, et sua liberaliter fratrum
voluntati exposnit.
Hoc omnes fratres infallibiliter ex more
servabant, ut si quis eorum alteri verbnm
quatidoque turbationi inferret, protinus in
terra prostratus laesi pedem vel inviti beatis
osculis demulceret. Exultabat Sanctus in ta-
libus, cum suos filios audiebat ex se ipsis
exempla sanctitatis educere, benedictionibus
omni acceptione dignissimis fratres illos ac-
cumulans, qui verbo vel opere ad Christi
amorem inducerent peccatores. Animarum
zelo, quo perfecte repletus erat, volebat sibi
filios vera similitudine respondere » .
E) — De commendatione regulae fra-
trum, et primo ponitur exemplum fratris (3)
qui fuit martyr (2 Gel. par. Ili cap. 135).
« Communem professionem et regnlam
ardentissime zelabatur, et illos qui circa
ram uno nobili viro de insula Oypri in fra-
trem alium iactare verba iniuriae. Qui quum
cerneret ex hoc fratrem suum aliquantulum
perturbatum, statim in suimet vindictam
accensus, assumpsit stercus asini et ori pro-
prio dentibus conterendum immisit dicens :
« Stercus mascito lingua quae in fratrem
meum iracundiae venenum effudit-». Aspi-
ciens autem haec vir ille stupore attonitus
valde aedificatus abscessit, atque ex tunc se
et omnia sua voluntati fratrum exposuit.
Hoc itaque ex more fratres omnes serva-
bant, ut si quis eorum alii verbum iniuriae
vel turbationis intulisset, statim protinus in
terram prostratus pedem fratris turbati oscu-
labatur et humiliter veniam postulabat. Exul-
tabat sanctus pater in talibus quum filios
suos audiebat ex se ipsis sanctitatis exem-
pla educere, atque benedictionibus omni ac-
ceptione dignissimis illos fratres accumula-
bat qui verbo vel opere ad Christi amorem
inducerent peccatores, nam in animarum
zelo quo ipse erat perfecte repletus, volebat
filios suos sibi vera similitudine respondere » .
Qualiter laudabat regulae professio-
nem {Speculum Perfectionis Cap. 76, ediz.
Sabatier).
e Perfectus zelator et araator observan-
tiae sancti evangelii beatus Franciscus com-
k
(1) II Cod. usato dal Bosedale {Leg. Antiq. p. 79) omette la parola milite, ed egli ve la
aggiunse in parentesi quadra.
(2) Il Papini {Star, di S. Frane. I. 75 ; II. 35), tenendosi alla lezione del testo edito dal
Rinaldi (Roma 1806) pretese correggere il Waddingo ed altri che lessero instila Cypri sur-
rogandovi insula Cipii, col quale nome volle intendere Bastia, borgo prerso Assisi, cosi de-
nominata da una certa famiglia de' Cipi o Scifi. Anche il P. Panfilo {Storia di S. Frane. I.
415) senza tanto badarvi, segui il criterio del Papini. Il Sabatier {Spec. Perf. p. 88 n. 2)
invece osserva che, lungo il sec. XIII Bastia fu si denominata or insula romana, or insula
vetus, ma che fin qui non sì ha traccia che a que' tempi avesse mai avuto il nome datole dal
Papini dì insula Cipii. Del resto, il Cod. 686 Assìsano della Celanese, come il testo edito
dal P. Lemmens (Docum. antiqua frane. III. n. 54) non che ì Mss. conosciuti e le edizioni
dello Speculum, tutti hanno chiaramente Cypri o Cipri, e non Cipi. — Che poi il fatto
narrato sia realmente accaduto in Cipro, nota isola del Mediterraneo, é regno allora dei
Crociati, lo dicono Mariano, il Waddingo (ad an. 1219 n. 57) e il citato Sabatier tanto nella
Vie de S. Fraìig. e. XIII p. 259, come nell' edizione dello Speculum Perfect. p. 88. Dal con-
testo infatti risulta molto verosimile che il fatto sia avvenuto lungi dall' Italia, dicendovisi
che il Santo gioiva « cum sanctorum fratrum per orbem distantium audiebat magnalia » , o
come si esprime il capitolo dello Speculum (in massima parte una delle fonti del Celanese) :
« quum sanctorum fratrum qui erant per orbem dispersi audiebat magnalia ; » e quindi,
come un esempio de' fatti lontani, segue il caso accaduto < coram quodam milite de insìda
Cipri, (qui) ex tunc se et sua liberaliter fratrum voluntati exposuit » .
(3) La Cronica de' XXIV Generali {Anal. frane. III. 224) afferma che questo santo
martire chiamavasi Eletto, e che subì il martirio sotto il generalato di ir. Elia (1233-39). Lo
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eam zolatores erant, singolari benedictione
ditavit. Hanc enim snis dicebat libnim vi-
tae, spein salotis, medullam evangelicam,
viam perfectionis, clayem paradisi, pactum
aetcrni foederis. Hanc volebat haberi ab
omnibus, sciri ab omnibus, et ubiqne in
alleviationem taedii, et memoriam praestiti
iuramenti cum interiori homine confabu-
lari.
Docnit eam semper in commonitionem
agendae vitae portare prae oculis, quodqae
plus est, cura ipsa mori debere.
Cuios instituti non immemor quidam
laicns frater, quem intra martyrum numeram
credimus esse coicndum, palmam assecutus
est gloriosae victoriae: nam cum a Saracenis
ad martjrium peteretor, snmmis manibus
regulam tenens, genibus hnmiliter incuryatis
sic socio dixit: < De omnibus, guae con-
« tra sanctam islam \regulam\ feci, frater
«. citar issime, ante oculos [divinae] maie-
€siatis et coram te culpabilem me prò-
« clamo » . Successit brevi confessioni gladius,
quo martyrio yitam finivit, signisque ot pro-
digiis postmodnm claruit.
Hic iuvenculus intraverat Ordinem adeo,
ut ferre vix posset ieiunium regulare, cum
tamen loricam ad carnem sic puernlus defe-
rebat. Felix puer, qui feliciter incoepit, ut
felicins censummaret x .
munera professionem regulae nostrae, quae
non est aliud quam perfecta evangeli! obser-
vantia, ardentissime zelabat, et cos qui sunt
et erunt veri zelatores ipsius siiignlari be-
nedictione dotavit. Hanc enim professionem
nostram suis imitatoribus dicebat es.se librum
vitae, spem salutis, arrham gloriae, niedul-
lam evangelii, viam crucis, statura perfe-
ctionis, clavem paradisi et pactum aeterni
foederis. Hanc volebat haberi ad omnibus et
sciri, et volebat fratres in collocutionibus
centra taedium de ipsa saepius conferre, et in
memoriam praestiti iuramenti cum interiori
homine de ipsa saepius fabulari. Docuit etiam
semper eam prae oculis portari in commemo-
rationem et memoriam vitae agendae et debi-
tae observantiae regularis, et quod plus est,
voluit et docuit fratres debere mori cum ipsa.
De sancto laico qui fuit martyrizatus
tenendo regulam in manibus (ib. Gap. 77).
Huius ergo sancti documenti et instituti
beatissimi patris non immemor quidam frater
laicus, quem ad chorum martyrum indubitanter
credimus esse assumptum, dura esset inter
infideles oh zelum martyrii, et a Saracenis
tandem ad martyrium duceretur, cum magno
fervore ambabus manibus regulam tenens, ge-
nibus humiliter flexis, dixit socio suo : « De
« omnQyus quae contra istam regulam feci,
« frater charissime, coram oculis Divinae
« Maiestatis et coram te culpabilem me
« confiteor » . Successit huic brevi confessioni
gladius, quo vitam finiens coronam martyrii
est adeptus. Hic itaque iuvenculus intraverat
Ordinem ut ieiunium regulae vix ferre posset,
quum tamen sic puerulus loricam portavit
ad carnem. Felix puer, qui feliciter incepit,
et felicitar consummavit».
stesso asserisce il Waddingo {Annoi, an. 1219 n. 35). Il Pisano invece {Conf. 8. £bl. 70 v. 2.
ed. 1513) dice : *b. Francìsci tempore fr. Electus laicus martyrium passus est, sed ubi non reperi > .
Vari cataloghi sanctorum FF. Min. compilati verso il 1335 (Lemmens Fragmenta p. 40;
Spec. Vitae fol. 206 v.; Anal. frane. 1. 257) convalidano l'asserzione del Pisano riguardo al tempo
del martirio : /.empore b. Francisci. Parimenti il Cod. Canon. Miscel. 525 della Bodleiana di
Oxford, scritto nel 1384-85 (Little, in Opusc. de critiq. histor. I. 251 e 285), asserisce lo stesso, ma
come luogo del martirio gli assegna la Vicaria di Tunisi : * De beatis fratribris in vicaria Tu-
ntn» (fuiescentibus, cap. 38 : Vicaria haec est in Marocbio, in qua fuit martyrizatus b. fr. Electus
generalante b. Francisco, qui adeo parvtdus ordinem ingressus est, ut ieiunia regulae vix ferrei,
tiad habetur parte V* Speculi perfectionis cap. 2"». Data quindi la testimonianza più antica,
più autorevole e più concorde coi cataloghi Sanctoì'um Fratrum, compilati verso il 1335, è facile
corr^gere ed accordare l' epoca assegnata dal Chron. 24 Gen. ponendo il martirio di fr. Eletto
non sotto il generalato^ ma sotto il vicariato di fr. Elia (1221-27), vivente S. Frane. In quanto poi
al ln(^o del martirio, la questione resterà ancor dubbia non bastandoci il solo Cod. Ozfordiano,
compilato da un frate Dalmata a Ragusa (nel 1384-85), laddove il Pisano che scriveva nello stesso
tempo (1885) in Italia, e dopo ricerche, non seppe indicarci il luogo : < sed ubi non reperi » .
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 21
H Celano, oltre le mentoTate due leggende maggiori e il trattato de' miracoli, scrisse 6
una terza leggenda breve per uso del Coro, compilandola sulla prima yita, indottovi dal
b. Benedetto di Arezzo che ne lo aveva pregato. Di questa leggenda breve il Papi ni (1)
conobbe sole le prime quattro lezioni ; ed ora la possediamo nella sua integrità edita dal
nostro P. Lemraens (2). Il Celano la compilò certamente dopo il 1230 e prima del 1247,
e probabilmente allora Benedetto era ritornato per breve tempo dall' Oriente. Essa non
contiene nulla di particolare, tuttavia monta che ne riportiamo il brano ove parla di
Francesco in Oriente.
F) — Ex Legenda brevi 8. P. Francisci, anctore Tìioma de Celano (Lemmens Vi-
tae tres, p. 82-83).
« Ad summum perfectionis apicem sanctus iste pertingens columbiaa simplicitate ple-
nus omnes creaturas ad Creatoris hortatur amorem. Praedicat avibus, auditur ab cis, tan-
guntnr ab ipso, pec nisi licentiatae recedunt. Garriunt hirundines nec sinunt eam populo
loqui, silentium indicit et statim quiescunt. Silvestres bestiae fugatae ab aliis ad ipsum
confugiunt, experiuntur ab eo pietatis amorem et inveniunt apud eum in tribulatione so-
latium.
Quo amore erga salutem hominum vir Dei flagrat, qui bestiis sic compatitur? Nam
frcquenter agniculos liberat et oves a nece, propter naturae simplicioris gratiain; vermicn-
los colligit de via, ne praeterenntiura vestigiis laederentur. Miro et ineffabili gaudio re-
plebatur ob Creatoris amorem, cum solem et lunam intueretur et stellas. Rovera terram
et coelum, ignem et aerem sincerissima puritate ad divinum monebat amorem. Mello dul-
cius nomen Domini in ore suo supra hominum intellectum nominando affluit ; fastidit pro-
pterea mundum, martyrii gratta dissolvi cupit et esse cum Christo. Versus Marrochium
arripit iter, ut Miraroolino regi et Saracenis Christi evangelinm praedicot; sed ad Ita-
liam revocatus voluntate divina, tertio decimo conversionis suae anno ad partes Syriae
pergit, festinat ad Soldanum, atteritur verberibus, lacessitnr iniuriis, praedicat Chri-
stum, reraittitur tamen ab infidelibus ad fideles.
Magoificatur ab omnibus, crescit quotidie in eo devotio populi. Concurrit omnis homo
ad videndum eum, obtruncat quandoque vestimentum eius ob devotionis amorem. Fit con-
versio multorum ad Dominum, augetur quotidie numerus immensus fratrum, procednnt
obviam, et cum arborum ramis solemniter eum recipiunt, pulsatis campani»; et confun-
ditur haeretica pravitas et catholica fides extollitur. De puritate cordis facit sibi secu-
ritatem dicendi sermonem; eadem mentis constantia multos et paucos alloquitur. Offe-
runt ei panes ad benedicendum, quibus longo tempore conservatis ad eorum gustum infirmi
sanantur ».
C. 1229-30 — Vita versificata. — Vita S. Francisci versificata, Gregorio
Fono dicata : H più antico poema della vita di S. Francesco d' Assisi scritto innanzi al-
l' anno 1230, ora per la prima volta pubblicato e tradotto da Ant. Oristofani, bibliotecario
della Comunale d' Assisi. — Prato, E. Guasti 1882, in 8» di pp. 287.
La Vita prima del Celanese fu messa in versi esametri da un Minorità di nome 6
Enrico che il Dr. Novati congettura sia frate Enrico da Pisa celebrato dal Salimbene
come predicatore, musicista, poeta, pittore e miniatore di codici (3) : il quale « multis
annis stetit» in Oriente con Alberto, Patriarca di Antiochia dal 1226 fino al luglio
(1) Notizie sicure 239-43.
(2) Neil' opuscolo Vitae Tres S. Patris Francisci saeculo XIII compositae, ad Claras
Aquas 1901, pag. 73-90.
(3) Cfr. Cirezza-Domenichelli Leggenda di S. Frane, p. LVIII e p. LXX-IV. — Novati
in Misceli, francescana V. p. 3-4. — Salimbene Chroìi. p. 64-67.
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1246, e quindi fa Custode in Siena nel 1241, ed in ultimo mori Provinciale di Eomania
0 di Terra Santa nel 1247, nella città di Corinto (1).
Checché ne sia dell' autore, questa vita versificata, scritta certamente poco dopo
quella del Celanese, verso il 1229-30, e dedicata a Gregorio IX, fu messa in bei versi
italiani e pubblicata per la prima volta nelle due lingue dal noto prof. Ant. Cristofani,
il compianto bibliotecario della Comunale di Assisi (2).
Il Sabatier (3) pone questa Vita versificata tra le fonti storiche secondarie perchè
condotta su quella prima del Celano e perchè non ci somministra indicazione alcuna no-
tabile sulla vita del Santo. Il Cristofani invece coi PP, Marcellino e Donienichelli (4) le
danno una notevole importanza storica su vari punti, e specialmente perchè non ispirata da
Frate Elia, di cui tace 1' elogio e la nota benedizione avuta dal Santo che si ha nel Celanese.
Ma sopra tutto è importante e rispettabile per la sua antichità. In essa troviamo un in-
dizio certissimo per dirla condotta a termino innanzi al 1230, conchiudendovisi il rac-
conto con la sepoltura del Santo nella chiesa di S. Giorgio (1226), con la canonizzazione
del medesimo seguita nel 1228, senza far punto parola né della edificazione della Basilica
incominciata quell'anno, né della solonnissima traslazione del sacro corpo al nuovo sepolcro,
avvenuta l' anno 1230. Il poema quindi, diremo coi PP. Marcellino e Domenichelli, ga-
reggia di antichità col Celanese, e dalle particolarità che V autore aggiunge qua e là si
dimostra pratico conoscitore delle cose che narra, e forse prima di scrivere era stato in
Oriente (5), E in Oriente di fatti fu frate Enrico, se pur lui fu 1' autore della presente
vita versificata. Notevole è la parti col ari t;i che egli solo ci narra, come S. Francesco an-
dando al campo del Soldano traversasse sopra una barchetta il Nilo: « Cimba transvectus
modica.,, fluviumqiic rapaccm transit...^ (e. 107) (6). Ricorda la disputa del Santo coi
dottori maomettani tacciuta dal Celano (e. 108); e notevoli poi sono i seguenti tre versi
che in bella concisione poetica alludono alle immunità o privilegi ottenuti dal Santo e
al suo frequente abboccamento col Soldano : particolarità più tardi narrateci dal compilatore
degli ActìÀS, dal Clareno e dal Pisano:
Philosophos regemque movet, nullusgm nocete
Audet ci, praeconis enim sic voce iubetur;
Itque reditgue frequens (e. 108).
Data quindi l' importanza storica e letteraria di questo primo poema francescano,
noi non possiamo fare a meno di dar qui per intero i seguenti otto paragrafi o capitoli
del Canto, aggiungendovi a lato la bella traduzione del Cristofani.
(1) Salimb. 1. e. — Sbaralea, Supplem. pu 339. — Cfir. Serie Cronolog. de' Superiori di
T. S. p. 5 n. 5. — A suo luogo, in questa BibUotPca, parleremo più a lungo di frate Enrico.
(2) Il P. Eduardo d' Alen9on trovò nella bibliotheca di Versailles un altro esemplare
della Vita versificata, ma interpolato con giunte prese della Leggenda di S. Bonaventura,
e scritto verso la fine del sec. XIII. Il Cod. dì Versailles ha molte ed importanti varianti e
giunte, ma sfortunatamente è mutilo e non contiene che i primi capitoli della Vita sino al
viaggio del Santo in Oriente esclusive (Cf. Misceli, francese. An. IV et V). Quindi noi non
potemmo giovarcene per le varianti che avremmo voluto dare in nota al testo del Cristofani.
(3) Vie de S. Frane, p. LXXIX.
(4) Leggenda cit. p. LXX-III.
(5) Leggenda 1. e.
(6) II severo e critico Papini (Storia di S. Frane. 1. 102) non lesse bene questi versi
quando scrisse che « nella storia in versi si dà la notizia, che Francesco per andare al
campo de' Saraceni passò sopra una barchetta il settimo ramo del Nilo senza navichiere >
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE.
23
Vita S. Francisci versificata, Gregorio Nono dicata, p. 168-93, capp. CI-CVIII. 6
CI. Proponit transire ad Saracenos.
Martyrio cupiens ita consumare labores,
Parthorum partes proponit adire; sed intua
Ecclesiae flagrante domo, quid quaereret
[extra
Qui custodit eam? Fidei doctore diserto
Plus Italus quam Parthus eget, de plebe lo-
[quertdo,
Non dico de nobilibus. Fallacia Parthum
Unica seducit, Italum non una, sed omnis:
Parthus ab antiquo susceptum scisma tuetur,
Ytalus admissae fldei praecepta repellit:
Unius hereseos inventae tutor habetur
Parthus, adinventor Italus triginta duarum:
£^tque quid hos faciat peccare licentius illis.
Servi sunt Syrii; libertas est Italorum:
Non ìpsi vel primitias in lege statutas,
Vel decimas debere Deo, sine indice pec-
[cant.
Nam si sanctus eos patef excomunicet aut si
Iracundus eis Augustus bella minetur,
Inde nihil curant, neutrum reverentur, ntmm-
[que
Àddixere iugo, praescripseruntque tributum.
Plebis enim tot ibi rant millia, quot nu-
[merare
Nemo queat, miles qui 'is et rusticus idem,
Yim quia miles habet, dominos quia rusticus
[odit.
Sed taceo; quaedam narrari vera verentur.
Sed pia simplicitas Francisci sustinet omnes,
Nullius vitti, nuUius conscia culpae,
Àstutosque videns, credit quia sint sapientes
Italiae cives, nec credit egere magistro.
CU. Ing^essos navem eontrario vento nvoeatnr.
Quo circa Syrios cupiens convertere, navim
Ingreditnr: ventos sùrgit contrarius, aeqnor
Incipit esse fretum, via desinit esse salu-
[bris,
Aura fatigatos geticas appellit ad horas.
Praestolatus ibi zephyrum, detentns ab euro
Tandem Pranciscus boream insargere sehtit,
lamque redire parat, cura nec procedere
[poesit.
Propone di passare tra' Saraoini.
Or col martirio coronar bramando
Tante fatiche, di passar propone
Nelle terre de" Siri. Ahi! ma bruciando
Della casa di Dio V intima parte.
Che mai cerca di fuor chi n' è custode f
D' un eloquente insegnator di Fede
Ha più bisogno V Italo che il Siro,
Del volgo, non de' nobili già parlo.
Seduce i Siri un solo efror: lìon uno
Bensì tutti seducono d' Italia
Gli abitatori. In uno scisma antico
S' ostina il Siro : a quella Fé che ammette.
Obbedienza V Italo rifiuta.
Sola introdotto ha il Siro tm' eresia,
L' Italiano trentadue. V ha poi
Cagùm che fa costar vie più sfrenati
Che non quelli, al peccar : sudditi i Siri
Liberi son gV italiani. Indarno
Gridan le leggi eh' essi denno a Dio
Le primizie e le decime pi'escritte :
Griudice alcun non è che ve li stringa.
Perchè, se gV interdice il pastor santo
E se Cesare a lor minaccia guerra,
Non li curan per questo, e all' uno e all' altro
Irreverenti han loro imposto il giogo,
E s' hanno dal tributo ornai per franchi.
Cm ciò sia che di popolo minuto
Tante migliaia v' ha che niun potrebbe
Noverarle, e ciascuno ivi è ad un tempo
Cavaliere e villano: villano
Perchè disdegna signorie. Ma taccio :
V ha di tai veri che tacere è bello.
Pure in sua pia semplicità Francesco
Di vizi e colpe ignaro, ognun sopporta,
'E veggendo di' Italia i cittadini
Così scaltriti, giudica che savi
Essi di niun maestro abbian mestieri.
Messosi in mare, è rickiamato da vento contrario.
Onde Soria di convertir bramoso
Entra egli in nave; ma contrario vento
Levasi, a r^oUir comincia U mare,
Cessa la via d' esser salubre e V aura
Li fa stanchi approdar de' Geti al lido.
Là zefiro aspettando e trattenuto
Dal vento orientai, sente Francesco
Pur finalmente V aquUon destarsi,
E s' accinge a tornar, poi che gU è tolto
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6 Christus enim servi votum licet utile, propter
Utilius revocat, Evangeliique magistrum
Eloqui Parthis negat, Ausoniisque remittit.
Cni. Itenun tenUt tr&nsiie mare, et ingreditui
nayem &pnd Anoonam, nescientibas nautis,
poitans seeam aliqnot panes, qui postea
ceteris yìotaalibas consamptis, suffeceiant
omnìbos usque ad exitum.
Vota retardari non absque gravamine summo
Passus et infectis dementa resistere coeptis,
Navim Franciscns ventis dare vela paran-
[tem
Cemit et Anchonam 'nautas properanter itu-
[ros.
Poscentem revehi renuunt admittere nautae,
Non prò defectu nauli, prò pondere navis,
Pro feritate virùm, sed prò defectibus escae,
Quae vix sufficiat ip^is in puppe vehendis.
Ille nihil metnens, Christo praestante duca-
[tum,
Et navitn tacite nautis absentibns, intrans,
Inferius latet inter equos, ubi dives egenis
Danda recondiderat alimenta, suoque clienti
Dìzerat, ut quoties vescendi tempus adesset,
Assignaret eia quod cumque requireret usua.
GIY. Deseribit tempestatem qaam passi faerant,
et qnaliter in poitam anchonitanum levo-
eati sant per yiolentiam maiis.
Pontilegae redeunt, avellitur anchora, tractis
Funibus extoUunt depressi vela rudentes :
Prima locum pnppi cedit ratis, ultima prorae.
Ingentes replet aura sinus, sub pondere
[malus
A crescente gemit, detrimentumqne mina-
[tur.
Bemigii puppis moderamine recta volantem
Consequitur proram, velocior alite navis
Sulcat aquas, propriosque fere perit obruta
[vento.
lamque videbantur leucas peragrasse ducen-
[tas,
Cam totns subito tenebris obducitur aer.
Incipit undarum fieri collisio, nusquam
Zy' andar più oltre. Però che V Etemo
IL disegno di lui revoca, ancora
Ch' utile eia, per un miglior disegno,
E lui predicator dell' Evangelo
Dinega ai Siri e agi' Itali U rimanda.
Tenta di ripassare il mare e ad Ancona entra
in nave senza che se ne accorgano i noc-
cliieri, portando seco dei pani, che poi, con-
sumata la vettovaglia, bastarono a tutti
sino alla fine.
Non sema estrema ancoscia sofferendo
Di veder ritardato il suo disegno
E che contrarii fosser gV elementi
Al cominciar dell' opra, un legno scorge
Francesco, apparecchiato a scior le vele,
E i nocchier presti a muover per Ancona.
D' esserne rimenato egli pregando.
Ricusano di raccoglierlo i nocchieri
Non per difetto di noleggio, o tema
Che aggravata ne sia troppo la nave.
Né ferità di cor, ina per difetto
Di vettovaglia, che bastante è appena
A quei che deve tragittare il legno.
Ma di nulla temendo egli die Cristo
Sa per duce d' aver, tacitamente
Mentre assente è la ciurma, entra nel legno
Rimpiattandosi al fondo intra i cavalli,
Dove riposte avea le provvisioni
Da darsi ai poverelli un ricco ignoto,
E comandato aveva a un su famiglio
Che quante volte al di giugnesse il tempo
Del prender cibo, a lor desse U bisogno.
Si descrive la tempesta ch'ebbero a soffrire e
come per la violensa del mare furono stretti
di tornare in Ancona.
I naviganti riedono: si leva
A un trar di funi V ancora, e le sarte
Tirate in giù Épingon le vele in alto.
Cede il legno alla poppa il primo luogo
E V ultimo alla prora: empie già V aura
U ampio sen delle vele, e V arbor geme
Sotto il peso crescente, e par minacci
D' infrangersi e cader. Pinta la poppa
Dai remiganti seguita la prora.
Che dritto vola; più che augel veloce
Solca V acqua la nave, e la diresti
Per la foga a sommergersi vicina.
E già sembrava di dugento leghe
Aver corsa una via, quando si copre
Subitamente V aria <f ogni parte
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE.
25
Aequor, ubique fretum, fluctus ardere viden-
[tur;
Curritur ad funes, dirnittunt carbasa nautae,
Sed malo circumpositìs ìnsibìlat aura
Funibus, et vento ruit impetuosior anda:
Eìiciuntur aquae, proieetaque mordet arenas
Ancora, sed navem venti nihilomìnus unam
Exagitant omnes, et nunc impellitur euri
Tarbìne, nunc zepbiri, nnnc austri, nunc aqui-
[lonis:
Nunc super nubes exurgit, nunc in abyssum
Decidit, et portum cupit unum, sed timet
[omnem.
Ille nec ad tempus mare turbat et aera
[densa t,
Et nautas terret, et navim girat in orbes
Turbo procellarura : sed donec nulla supersit
Repressura famem toti substantia navi,
Quid faciant? restat via longa, viatica nulla,
Naufragium prope, terra procul, mors undique
[certa,
Naufragiique timor, licet intentantia mortem
Detrimenta famis facit apparere minora.
Mortis enim quanto genus ecce propinquius
[instat,
Maior co timor incutitur, totumque cor ad se
Convertens, alias iubet evanescere curas.
Nulla tamen posset tempestas tam diutur-
[nam
Dissimulare famem ^ sed adhuc ibi sola super-
[stes
Francisco firatrique suo data portio rictus
Omnes substentat, omnes alit, omnibus unam
Distribuit Franciscus eam: tantillaque tan-
[tas
Sufficiens relevare fames, mirantibus illis,
Persistit nec in assiduo consumitur usu.
Quomodo provenit divinitns ut satiaret
Millia quinque Jesus, panes tantummodo quin-
[que
Apponens piscesque duos, partesque Stupente
Geometra, totis maiores esse probaret.
Dura tredecim sportas replerunt firagmina,
[nuUam
Vero duo pisces, et panes quinque reples-
[sent;
Sic facit eiusdem divino gratia signo.
Ut multis divisa sui substantia servi
Inconsumptibilis maneat, maiorque supersit.
lam compressa silent ventorum iurgia, nubes
Praetereunt, nebulae subsidunt, nubìla ce-
[dunt:
Di tenèbre, s^ allargano le nubi
Rapide e i venti sfrenanti a battaglia.
Prendono a cozzar V onde, e non più giace
In luogo alcuno il mar piano: dovunque
S' agita e ribollir sembrano i flutti.
Alle sarte si corre, a basso in furia
Le vele si raggruppano, ma il vento
Sibila tuttavia tra sarta e sarta
Tesa all' albero intorno, e fa che intanto
Con impeto maggior «' avventi il flutto.
Si cacciano fuor V acque, e in mar gittata,
Tenacemente V ancora s' appiglia
All' arenoso fondo; e nondimeno
I venti tutti, congiurati a danno
Di queir unica nave, un incessante
TjC dan travaglio, ed or V agita il turbo
D'euro, or quello di zefiro, or bersaglio
È d' austro al soffio irato, or d' aquilone,
Or levasi alle nubi, ora ricade
In un abisso, e desiando un porto
Li teme tutti. Né per breve spazio
II procelloso turbine sconvolge
n mar, V aere condensa ed atterrisce
I naviganti, ma sinché non resti
Ivi sostanza da quietar la fame;
Or che faranno ? Lunga via rimane.
Viatico nessun: presso è il naufragio,
iMngi la terra, certa da ogni lato
La morie: ed il timor d'andar sommersi
Fa parer lievi deUa fame i danni.
Benché anch' essi minaccino la morte.
Però elle quanto un genere di morte
Ci sta più presso, tanto più e' incute
Terrore e dileguar fa ogni altra cura
Traendo forte a sé V animo tutto.
Ninna tempesta nondimen sì lunga
'Può la fame attutir; ma quella parte
Di vettovaglia che a Francesco e al suo
Frate fu data e die unica rimane.
Tutti sostenta, tutti pasce, a tutti
Francesco la dispensa, e cosi poca
Tanti affamati a satollar bastando.
Con maraviglia di ciascun pur dura.
Né V uso cotidian punto la scema.
Come giìi per divina opra interveìinei
Che Gesù satollasse i cinquemila.
Soli imbandendo cinque pani e due
Pesci, e al mortai geometra provasse
Che maggiori del tutto eran le parti.
Tredici sporte riempiute avendo
Ciò che poi n' avanzò, ninna i due pesci.
Tredici i cinque pani; in simU guisa
6
26
BIBLIOTECA — TESTIMONIA fflSTORICA
6 Prosperior nautis datur aura, serenior aer,
Certior ars, levius moderameli, amicius ae-
[quor :
Vela tument, mare detumuit, citiusque pu-
[tato
Anconae portus infixa nave tenèntur.
Gaudent appulsi terria quos longa procella
Terruerat, victusque breves et uiramque sa-
[lutem
Francisci meritis ascribunt. Hunc animarum
Custodem recolunt, servatoremque fatentur,
Seque recognoscnnt per eum subsistere sal-
[vos.
Crebrescit totam Francisci fama per urbem :
Yisuri faciem facientìs signa per orbem
Conveniunt cives auditurìque loquentem,
E quibus ipse suis multos insignibus armat.
Sed noe amor populi, nec consolatio fra-
[trum,
Nec dulcor patriae facit evanescere votum
Martjrii, quo tota flagrai devotio mentis.
GY. Iteiam tentai transire Marrofiliiain, s«d di-
vlna Tolontate leroestnr Asisiom.
Marrochiam transire parans, iter arripit in-
[gens:
Impedit inceptnm, licet approbat, et qui mul-
[tis
Rectorem providit eum ferale salubri
Febre retardat iter, indignantemque rererti
Cogit et invitum divina potentia servat.
Compulsus redit Asisium, Chrìstique coaptat
Militiae quoscumque potest, certoque ducatu
Dirigìt ad bravium cunctos sua signa feren-
[tes.
evi. Qaarta viee t«ntaTÌt transire, et transivit
ad Damiatam.
Sed necdum propter haec omnia mortis hone-
Refrigescit amor quem praeconcepetat, immo
Se navi, navim ventis committit et undis.
Et ventos undasqae Dee, moderamine coins
Per divino miracolo la grazia
Del medesimo fa, che la sostanza
Del servo suo tra molti scompartita
Non si consumi, e alfin maggiore avanzi.
Già tace la compressa ira de' venti,
Gftà le nubi oltrepassano, le nebbie
Cedono, e si dilegua V addensato
Vapor ; piò, favorevole ai nocchieri
Aura è concessa, vie piò, limpid' aere,
Arte sicura, facile governo.
Placido mar: si gonfiano le vele,
Sgonfiansi l'onde, e pria che alcun se 'l pensi.
Nel porto anconitano entra la nave.
Nel prender terra esultan gli atterriti
Dalla lunga procella, e il poco vitto
E V uno e l'alloro salvamento ascrive
Ciascuno ai merti di Francesco, e lui
Salutano dell' anime custode,
Lui salvator confessano, e da lui
Bipetono la vita. In tutta quanta
La città suona di Francesco il gìido:
Traggon gli abitatori a mirar V uomo
Meraviglioso e ad ascoltarne i detti,
E atta milizia suo, molti ei n' ascrive.
Ma né amore di popoli, né gaudio
Di frati o carità del patrio nido
Gli ammorzano nel cor la sete ardente
Che lo fiammeggia, di morir per Cristo.
Tenta on' altra Tolta d' andare al Marooeo ma
Dio lo rioMama ad Ascesi.
A passar preparandosi in Marocco,
Intraprende un lunghissimo viaggio;
Ma la divina potestà n' approva,
E n' impedisce tuttavia V impresa
E a molti destinandolo per duce,
Ne ritarda V andata altrui funesta
Con febre salutìfera e il costringe
A tornar disdegnoso, e mal suo grado
Dalla morte U sottrae. Toma costretto
EgU ad. Ascesi, e quanti puòy di Cristo
Scrive nella milizia, e per sicura
Strada al palio incammina ognun che l'arma
Cinse di Cristo sotto il suo stendardo.
Tenta la quarta volta di passare e passa a
Damiata.
Né già per tutto ciò spenta è la brama
Del bel morir che. divisato avea,
Anzi ad un legno egli s'affida e il legno
Ai venti e all' onde, e i venti e V onde a Dio :
E guidato da Dio, salvo U raccoglie
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE.
27
Excipit incolumen portu Damìata cupito.
Christicolis centra gentiles et vicerersa
Magnus ibi conflictus erat, Damiataque sta-
[bat
Belli causa movens pretiumque fiittìra trium-
[phi:
Nec saevas miscere manus, vel cominus ense
Erecto poterant pugnare, sed eminus arcu;
Funda, balista, plagae quasi grande plue-
[bant.
Neve suas poasent conferre propinquis iras
IlHus intererat fluvii pars septima, cuius
Vel penitus non est, vel inesplorabile red-
[dit
Torrida zona caput, oculis impervia nostris.
Haec exercituum medìatrix unda iluebat,
Telaque suscipiens ab utraque pluentia parte
Motus aquae nullos dìlatabatur in orbes.
Et moraentorum dimensor circulus unquam
Non poterai .fieri, quia punctus ubique fie-
[bat.
CVII. Qaam coastantei transivit flamen parva
navicala abi erat oonflictas, et quod maltis
ietibns fait attiitas ante qaam perveniret
ad Soldanam.
0 virtus animosa viri, qui flumine tanto
Cimba transvectus modica, tot solus ad
[hostes
Àrmatos et inermis adit per tela, per ignes
Non extinguibiles, per mille pericola mortis !
Praetendit via metus mille, plus meta mina-
Itur,
Sed neutras tìmet ille minas, fluviumque ra-
[pacem
Transit, et intrepidus medio seffertur in hostes.
Ante tamen qnam per grediens pertingere
[possi t
Ad faciem regis Persarum, cuius ad aures
In primis verbum Domini deferrc volebat,
Saevitias plures expertus, fiiste cruento
Vapulat exterius, livet caro, sanguis ab in-
[tus
Profluit exterior, violas violentia pingit
Interiorque rosas, nec mens dolet ipsa do-
[lore
Arcubus arcatis quos utraque purpura vesti t.
Hostis enim cum sit animae caro, cur ea
[laesae
Compateretur ei ? Qui plus corroborai ho-
[stem
Alfin Damiata nel bramato porto.
Là tra cristiani e tra pagani ardea
Terribil guerra, e ne porgea cagione
Damiata che in premio era 2)romessa
Al vincitore. Né poteano a stretta
Mischia venir gli eserciti o da presso
Intra loro ferir colpo di spada,
Ma pugnar solo di lontan coli' arco :
E di pietre una grandine piovea
Da fionde e da balestri. Impedimento
Air accozzarsi di quelV ire crude,
Tra due campi la settima correa
Parte del fiume, la cui fonte ignota
È inesplorabil per se stessa, a tale
A noi la zona torrida la rende,
Ove giunger non puote occhio mortale.
Quest' onda le nimiche osti partiva.
Ne la corrente, ricogliendo V armi
Che da dritta piovevano e da manca.
In giri dilatavasi, ne cerchio
Vi si scorgea misurator d' istanti.
Che in ogni dove si scorgean sol punti.
Come passò il flame sa piccola barca, ove si
combatteva, e come fa malconcio per molte
percosse prima di giangere al soldano.
O animosa virtù d' uom che passando
Su piccol navicello un ^ gran fiume.
Sol muove incontro a cotanV oste armata
Ed inerme sen va jìer mezzo a dardi
E a fuochi inestinguibili, affrontando
Mille rischi di morte! A lui la via
Mille cagioni di timor presenta,
Più ancor la meta ne minaccia, ed egli
L' une e V altre non cura, ed il rapace
Fiume trapassa e intrepido si reca
Infra i nemici: e pria die giunger possa
Innanzi al re de' Persi al qual voleva
Annunziar pria che agli altri il divin vei'bo.
Assai strazi soffrendo, è fuor battuto
Con baston sanguinoso. Illividita
N' è la carne e di fuor sangue ne spiccia,
Viole fuor la violenza, e rose
Dentro gli pinge. Né però la mentii
S' addolora al dolor de' tondi segni
Che V una e l'altra porpora riveste,
Perchè, essendo tra V anima e la carne
Perpetua nimistìi, come potrebbe
Tm, prima compatire alla seconda
AUoì' eh' è offesa ? Sé medesmo fiacca
Chi fa cuore al nemico. Indi Francesco
6
28
BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTORICA
6 Et sesc plus dcbilitat. Franciscus ob inde
Interior nullum cupit exterioris honorem;
Cuius namscisci rult perditione salutem,
Pressuris apices, damnis lucra, funere vì-
[tam,
Poenis delicias, animamque molestia carnis
Exhylarat, gemitus confortant, lesio sanat,
Probra probant, nocumenta iuvant, angustia
[solvi t.
CVIII. Soldanns honorifioe sasoepit, praedicantem
aadivit, et dona obtulit.
Sancii fama viri, quem nulla domare flagella
Sufficiunt, postquam Persarum castra reple-
[vit,
Tantos admirans animos clementia regis,
Magnifìce suscepit eum, pretiosaque dona
Obtulit: ilie suis contentus dona refiitat
Regis, et audirì prò summo muncre poscit.
Auditurus eum rex ipse silentia turbis
Indicit, totosque iubet cessare tumultus.
Et famulis : Mihi phylosophos accersite, dìxit,
ludicio quorum docear ne fideliter iste
Constet sin intendat potius seducere turbas.
CoUectis ergo sapientibus, ille loquendo
Phylosopbum sapiens, probat ex quo fonte
[sophyam
Hauserit, et totas rapit in coelestia mentes,
Sermoucsque novos edisserit, et quasi sen-
[sum
Trascendens horainis, nìhii ignorare vide-
[tur :
Sillogizat enim mortalibus agnita paucis,
Aut soli manifesta Dee primordìa rerum,
Ex quibus insinuet primae perpendia causae,
Perrersamqae scolam Machomecti damnat, et
[unum
Esse Deam, tnrbamque probat non esse Deo-
[rum:
Qualiter ex uno sint omnia : qnomodo primi
Sit mora principii, simplex substantia, sim-
[plex
Instanti mora, simplicior substanctia puncto,
Qnam mirabiliter essentia talis ubique
Tota sit absque loco semper sine tempore
[praesens :
linde superbierit, et quando qui fuit olim
Lucifer est lacifer (1), qaantoqne redemptio
[mundi
Interiore ninno onor desia
Di Francesco esterior, la cui salvezza
Vuoi procurar con la rovina, il lucro
Col danno, col deprimerlo V altezza,
Col lutto il gaudio, col morir la vita:
E V alma allieta della carne U duolo.
La confortano i gemiti, le offese
La sanano, la provano gli scherni,
Giovanle i danni e h distrette affrancano.
Il soldano r accolse onoratamente, V adì predicare
e gli offerse ricchi doni.
Poiché dell' uomo portentoso il grido,
Cui non basta a domar verun flagello,
Empiè de' Persi il campo, il re benigno
Maravigliato di cosi gran cuore,
A lui fece magnifiche accoglienze
E ad esso offerse preziosi doni.
Ma i reali presenti egli, del suo
Pago, rifiuta e per supremo dono
Cliiede d'esserne udito: ad ascoltarlo
Pronto, lo stesso re silenzio indice
Alle turbe vietando ogni bisbiglio,
E vólto a' servi suoi: Fate, lor disse,
Che a me vengano i savi acciò che intenda
Consonato da lor, se lealmente
Costui si porti, o se tenti più tosto
Di sedurmi le turbe. Ora, adunati
I savi, egli filosofo dimostra
Ragionando ai filosofi, a qual fonte
Attinto abbia il sapere e al del sublima
Ogni intelletto, e svela arcane cose,
E quasi trascendendo il senno umano
Fa ognuno accorto, come ei nulla ignori.
Imperocché le origini del mondo
Ei sillogizza, a pochi de' mortali
Note, o soltanto manifesto a Dio:
Per le quali indi scorga altri a por mente
Alla prima cagione^ e V empia scuola
Danna di Maometto e prova, un solo
Esser Dio né poteì-vi esser più Dei:
Come dall' un tutto proceda, quale
Sia la durata del principio primo.
Come semplice sia la sua sostanza,
Semplice il suo durar senza confine,
Semplice più che punto la sostanza :
Quanto mirabilmente essenza tale
Sia tutta ovunque senza luogo, e sempre
Sema tempo, presente : onde in superbia
(1) Cosi nel testo; ma crediamo debba correggersi: « Lucifer est necifer,..*, come infatti
traduce il Cristo&ni.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE.
29
Constìterit pretio: quibus incarnatio cau-
[sis;
Qualiter antiquus serpens seduxerit Evarn:
Eva prothoplaustum, prothoplaustus posteri-
[tatem,
Posteri tas Christum, serpentem Christus, in
[ipsuin
A quo prodierat compulsa morte reverti ;
Quomodo non solum caro glorificata, sed
[ipsa
Glorìficans alias, Christi caro vivida dotes,
Excelleus simul et semel undique tota
Diversis sit in ecclesiis, et qualiter unam
Christus in Ecclesiam sanctos confoederet
[omnes :
Quomodo baptismus sit spirituale lavacrum,
Emundans animas a primi labe parentis.
Articulos fidei dum sic docet ore diserto,
Phylosophos regemque movet, nuUusque no-
[cere
Audet ei, praeconis enim sic voce iube-
[tur;
Itque reditque fcequens. Sed tot convertere
{Persas
Cum per se non snfficìat, desintque mini-
[stri,
Propositum qoibus eius eget, desistere coe-
[ptis
Cogitur, et reduci fertur super aequora vento.
Salse e come ribelle a Dio ȓ fece
Colui che in prima apportator di luce
Ora è cagion fatto di morte: quanto
Prezzo costò redimere i viventi;
Perchè mai s' incarnò V eterno Verbo :
Come il serpente antico Eva sedusse,
Eva V uomo primiero, e V uom primiero
La progenie infelice, e la progenie
Cristo, e Cristo il serpente, onde la morte
Ebbe a tornar colà dond' era uscita :
E come la vital carne di Cristo
Non pur glorificata, ma V altrui
Carne glorificando, in ogni tempo
Ed ogni volta si ritrovi intera
Nelle diverse chiese: e come Cristo
Confederi nelV unica sua Chiesa
I santi tutti, e come sia lavacro
Spirituale il battesimo che purga
U anime dal fallir del primo padre.
Mentre così con eloquenti labbra
Della fede gli articoli dichiara,
I filosofi insieme e il re commuove,
E nivno ardisce nuocergli, che a tutti
Ne fa comandamento un banditore :
E spesso ei riede e va. Ma non bastando
A convertir da sé tanti Persiani,
E mancando i ministri onde abbisogna
n proposito suo, smetter gli è forza,
E reduce per mar ne 'l porta U vento.
6
C. 1232-35 — Pr. luliani de Spira. — Vita Sanoti Franoisoi (in Anakcta
BoUandiana an. 1902, t. XXI pp. 160-202).
Qnesta vita pubblicata prima a brani dal Sayskens nei commentari alla Vita di
S. Francesco (1), ora ci è data nella sua integrità dal bollandista Yan Ortroy nei citati
Analecta, rivendicandone la paternità al celebre fr. Gialiano da Spira (2), sulla testimo-
nianza di fr. (riordano da Giano (3), dì fr. Bernardo da Bessa (4), e specialmente di fr. Ni-
colò Glassberger che ne dà V incipit (^). Frate Giuliano lodato dai citati cronisti come
« theologus scientia et sanctitate conspicuus * scriveva questa Vita tra il 30 mag. 1232
e il 4 ott. 1235, tenendo per norma la Vita prima del Celanese.
Gap. VII. — Quomodo martyr esse desideràbat, nautas a maris periculo liberavit,
et qualiter coram Soldano comparuit.
« Ardentissimo martyrii desiderio ferrens beatus Franciscus, sexto conversionis suae
anno ad partes Siriae voluit proficisci, ut ibidem Sarracenis annunciaret evangelium lesu
(1) Acta SS. t. II Oct. die 4.
(2) Cfr. Anal. BoU. t. XIX (1900) p. 32140.
(3) Analecta franciscana t. I p. 16.
(4) Anal. frane, t. Ili p. 666.
(5) Anal. frane, t. II p. 46.
30 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTORICA
Christi. Igitnr ad eundum quidern in Siriam iter arripuit; sed ventis contrariis flantibus
in Sclavoniae partes navis, in qua dacebatnr, applicuit. Audiens autem a nautis eo anno
navem illam in Siriam transire non posse, voto suo fraudatns in aliam, qaae Anchonam
tcndebat, a nautis expensarum defectura timentibus vix pennissus intravit ; in qua et I)o-
nn'nus per eum mirabilium suorum memoriam fecit. Gravi namque et diutina maris tem-
pestate suborta, iara demum post longos labores ipsis nautis cibaria deerant, dum cui prius
introitum navis defectus victualium timore negaverant, illius tunc subsidio mortis evasere
iacturam. Nani quaedam, ctsi non tanta ut multis quoquo modo sufficerent, beatus Fran-
ciscus. Domino sibi providente, latenter intulerat: quae tnnc ad ipsius merita tantum
sumpsere divinitus incrementum, ut abundanter usque ad portum Anchonae necessitatibus
omnium subvenirent, quamvis plures adhuc dics itineris superessent. Quod nautae videntes,
immensas agebant omnium Salvatoris cleraentiae gratias, qui de mortis eos per famulum
sunm Franciscum periculo liberarat.
Ut autem vir sanctus in terram a mari descendit, divini rursum verbi semina lacere
coopit, frnctumque ex iUis de sequentibus ipsum plurimis viris idoneis recollegit. Verum
adhuc in ipso martyrii fervor non tepnit, quin ad fidem Christi Miramolino (1) suisque
complicibus praedicandam versus Marrochium non multo post iter arripiens, tanto ad hoc
aliquociens impetu festinaret, ut etiam peregrinationis suae comitem prae spiritus ebrietate
solus porcurrendo desereret. Sed cum iam usque ad Hispaniam ferventissime processisset,
Domino ad aliorum multorum salutem aliud ordinante, eique per gravissimas corporis
aegritudincs occursantc, rursus in Italiani rediit. Veniensque, aliquantulum apud Sanctam
Mariam de Portiuncula moram fecit. Eo quoque tempore quosdam litteratos ad Ordinem
nobilesque reoepit, quibus discretione praecipua, qua in alios mirabiliter ipse pollebat,
curam digne et decenter adhibuit.
Porro vir sanctus, quamvis suum cogeretur vel invitus protelare propositum^ tamen
a coepto martyrii fervore non destitit, donec tandem tertiodecimo conversionis suae anno
ad partes Siriae transmeavit. Et licet cotidiana tunc inter christianos et infideles prae-
lia gererentur, ipse tamen in Domino confisus, adire Soldanum, nec cum evidenti periculo,
verebatur. Unde et multis gravibusque verberibus et iniuriis, antequam perveniret, afifectns,
tandem ipsius Soldani conspectu personaliter est potitus. Sed narratui longum foret, in
quanta mentis constantia coram ilio perstiterit, quanta facundia fidei christianae oblatran-
tium verba retuderit. Soldanus vero cum ingenti illum honore suscepit, pluraque sibi et
preciosa valde doiiaria protulit. Quae sancto Dei veluti quasdam immunditias vilipendente,
ipse Soldanus tanquam de viro cunctis dissimili magis obstupuit, et illius eo diligentius
verbis intendit. Sed nimirum in hiis omnibus suum vir beatus desiderium non implevit ;
cui mirabilius in singularis gratiae praerogativam gerenda suorum Dominus insignia stigma-
tum reservavit »
c. 1250-60 — Anonymus saec. XTTT. — Vita S. P. Francisoi ab anctore
ignoto saeculo XTTT composita (P. L. Lemmens Vitae Tres S. P. Frane, saec. XIII
compositae: ad Claras Aquas 1901 p. 1-73).
Per la prima volta edita dal citato nostro P. Lemmens. L'autore di questa Vita è
sconosciuto ; ma verosimilmente è un Minorità. Egli si servì della prima e della seconda
del Celano, collegandone il racconto egregiamente; conobbe anche quella di fr. Giuliano
da Spira della quale si servì qualche rara volta; laddove non si ha traccia che abbia
utilizzata la leggenda Bonaventuriana, sia forse perchè a lui sconosciuta, sia più verosi-
milmente perchè compilò la sua qualche tempo prima di Bonaventura. Basati su queste
ragioni le assegniamo per tempo di compilazione l'anno circa 1250-60.
Cap. XVI. — Christum in corde semper gerii. — Summum eius studium pracci-
puumque desiderium atque excellentissima philosophia sanctum Evangelium observarc, sequi
doctrinara Domini lesu Christi eiusque vestigia imitari. Singulariter incarnationis eius hu-
(1) Un altro Cod. < Miramomelino > .
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 31
militas et passionis ipsìns supereminens caritas mentem eins ita assidue occnpaverat, ut
vix alind cogitaret. Mos eius erat tempus impeiisum sibi ad promerendam gratiam divi-
dere et aliud proxiraoruin profectibus, aliud sanctae conteinplationis quieti utiliter deputare.
Martyrii fervor. — Super omnia autem cupiebat dissolvi et esse cnm Christo. Ibi
enim finis omnis desiderii eius solummodo quiescebat. Quod ut celerius posset assequi sacri
martyrii flagrans desiderio ad partes Saracenorum, ut eis fidem catholicam praedicarct,
tertio transmigrare tentavit. Quadam vero vice, cum propter victualium inopiam nautae
eum in navem recipere recusarent, confidens de omnipotentis Dei clomentia navera laten-
ter intravit. Statim providente Domino quidam occulte venit victualia ferens et uni, qui
erat de navi, commisit ea dicens : « Ista pauperibus in navi latentibus necessitatis tem-
« pore exhibete ■» .
A periculo maris per eum liberaniur. — Tempestate autem pluribus diebus oborta,
cum omnia cibaria consumpta essent, sola pauperis Francisci victualia divina largitas in
tantum multiplicavit, quod usque ad portum omnibus navigantibus diebus pluribus suffe-
cernnt. Videntes ergo nautae, quod per beatum Franciscum maris pericula evasernnt, Deo
gratias egerunt, qui in servis suis mirabilem et amabilem se ostendit.
Tandem Soldani se cunspectibus praesentavit, cum tamen inter Christianos et Sara-
cenos eo tempore ingruerent quotidie saeva bella. Quantis autem laboribus attritus sit,
quantisque iniuriis et verberibus affectus et minis deterritns, antequam ad Soldani prae-
sentiam perveniret, quanta etiam fiducia coram eo locutus fuerit, quamque constanter in-
sultantibus legi christianae responderit et fidem defenderit, longum foret per singula expli-
caro. Sed in bis omnibus desiderium eius Dominus non implevit, ut ab illis coronam
martyrii exciperet, praerogativam ei reservans gloriae singnlarìs, qua eum prae ceteris
martyribus voluit passioni mortis suae expressius configurare, sicut sacra ipsius stigmata
in eius corpore expressa patenter ostendunt.
Gap. XXIV. — Propheiia. — Tempore, quo Damiatam Christiaiiorum obsedit cxercitus,
aderat et sanctus Franciscus cum sociis snis ; siquidem desiderio martyrii mare transierat.
Cum ad diem belli se Christiani pararent, hoc audito vir Dei vehementer doluit, dixitquo
socio suo : « Si congressus nunc fiet, ostendit mifai Dominus, non prospere Christianis ces-
«surum; vernm sì hoc dixero, fatuus reputabor; si. tacuero, conscientia me remordet ».
Eespondit socius : « Exonera conscientiam, et prò minimo tibi sit ab hominibus fatuus
«iudicari». Monitis ergo salntaribus sanctus Franciscus Christianos a bello prohibet, ca-
snm denuntians mox futurum. Fit veritas utramque, quod sanctus praedixerat, quia et
consiliam eius despicitur et in bello Christiani succumbunt, ita ut sex millia de ipsis capti
fderint et occisi. Urgebat ergo sanctam prò illis compassio nec minns eos poenitudo de
Consilio eins spreto.
1260-63 — S. Bonaventura. — Seraphioi Doot. S. Bonaventurae Legendae
dnae de vita S. Francisci Seraphici, editae a FF. Oollegii S. Bonav. Ad Claras Aquas
(Quaracchi 1898) in 8 pie. pp. VIII-270. E nelle Opera omnia (ibid. 1898) t. VIH
p. 504-79.
Le vite di S, Francesco fin qui scritte da altri, e specialmente le due del Celanese,
non soddisfacevano pienamente il desiderio de' più : sia per le molte lacune che vi erano
in esse, sia perchè i compilatori dell' una o dell' altra sembrassero inclinare al partito dei
più 0 meno zelanti. Per toglier quindi ogni disturbo tra' Frati, il Capitolo (Generale, ce-
lebrato a Narbona nel 1260, commise al santo e dotto Generale Bonaventura l' incarico
di compilarne una di comune soddisfazione, la quale dovesse riascire la preferita su tutte
e la leggenda officiale dell'Ordine. E tale di fatto riuscì.
Tre anni dopo, nel Gap. Gen. di Pisa convocato nel 1263, l'Ordine approvava la
leggenda di Bonaventura; e tre anni più tardi, solennemente veniva riapprovata nel Ca-
pitolo Gen. di Parigi (1266) ad esclusione di tutte le altre: m Item, praecipit generale
capiiulum per obedientiam quod omnes Legendae de B. Francisco olim factae deleantur,
et uòi inveniri poterunt extra Ordinem ipsas fratres studeant amovere, cum iila le-
32 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTORICA
9 genda quae facta est per Generàlem, sit compilata prout ipse hahuit ah ore illorum
qui cum B. Francisco quasi semper fuerunt, et cuncta certitudinaliter sciverint, et
omnia ibi sint posita diligenter (1) ».
Come ognuno vedrà, il racconto di Bonayentara sol viaggio del Santo in Oriente è
senza dubbio più abbondante in particolarità del Celano; e il dialogo che ci riferisce
avvenuto tra il Santo e il Soldano, lo ebbe certamente dalla bocca di fr. Illuminato da
Rieti teste e compagno di Francesco negli accampamenti del Soldano. Frate Illuminato,
mentovato come teste nella nota lettera de' Tre Compagni, datata alli 11 agosto 1246, è per
due volte ricordato con lode da Bonaventura nella presente leggenda scritta tra il 1260-63:
la prima volta come compagno del Santo in Oriente: «.socio fratre Illuminato nomine,
viro utique luminis et virtutis » {Leg. mai cap. 9); e più sotto (al cap. 13) lo dice:
« gratta Uluminatus et nomine » ricordandolo compagno al Santo durante il prodigioso
avvonimonto delle stimmate sulla Verna. Come vedremo in una nota seguente, frate Illu-
minato viveva ancora sin circa il 1266, nel quale anno vari cronisti dell'Ordine pon-
gono la sua morte, e al di 5 di maggio. Bonaventura avrà potuto anche consultare le
memorie de' continuatori di Guglielmo di Tiro, i quali van ben d' accordo col racconto
del santo e dotto Generale.
Quasi contemporaneamente, Bonaventura compilò anche una leggenda minore ad uso
del coro: arabe furono con diligente cura ristampate dai nostri PP. di Quaracchi nel
tomo VIII delle opere del s. Dottore e in un volume a parte.
A) — De fervore caritatis et desiderio martyrii (ex Legenda majore cap. IX):
n. 2 — Christus lesus crucifixus intra suae mentis ubera ut myrrhae fasciculus iu-
giter morabatur, in quem optabat per excessivi amoris incendium totaliter transformari.,..
Tarn fervido quidem in Christum ferebatur affectu, sed et dilectus illi tam familiarem
rependebat amorem, ut videretur ipsi famulo Dei quasi ignem prae oculis ipsins Salva-
toris sentire praesentiam, sicut aliquando sociis familiariter revelavit....
n. 5 — Ferventi quoque caritatis incendio gloriosum sanctorum Martyrum aemula-
batur triumphum, in quibns nec amoris fiamma exstingui, nec fortitudo potuit infirmari.
Desiderabat propterea et ipse, Illa perfecta carità te succensus, quae foras mittit timorem,
per martyrii flammam hostiam Domino se offerre viventem, ut et vicem Christo prò nobis
morienti rependeret et ad divinum amorem ceteros provocaret. Sexto namque conversionis
suae anno (2), desiderio martyrii flagrans, ad praedicandam fidem christianam et poeni-
tentiam Saracenis et aliis infidelibus ad partes Syriae transfretare disposmt (3). Cumque
navem quandam, ut llluc tenderet, conscendisset ; ventis contrariis flantibus compulsus
est in Sclavoniae partibus applicare. Cum igitur moram aliquandiu contraxisset ibidem,
nec invenire posset navem tunc temporis transfretantem, fraudatum se a suo desiderio
sentiens, nautas quosdam Anconam tendentes, ut amore Dei eum secum ducerent, exoravit.
Verum illis propter expensarum defectum pertinaciter recnaantibus, vìr Dei plurimum de
Domini bonitate confisus, navem cum socio latenter conscendit. Affuit quidam a Deo, ut
creditur, prò paupere suo missus, qui secum ferens necessaria victus, quemdam timentem
Deum de navi ad se vocatum sic allocutus est: « Haec omnia prò pauperibus Fratribus
« in navi latitantibtis conserva fideliter, ac necessitatis tempore amicabiliter subministra » .
Sicqne factum est, ut nautis propter vìm ventornm per dies plurimos nusquam applicare
(1) Cfr. Rinaldi Vitae diiae p. XI, Romae 1806. — Sabatier Vie cit. p. LXXXIV ss. —
Cìvezza-Domenichelli Leggenda p. XIII' ss. — Wadding. Annal. 1260 n. 18. — Lemmens
Documenta antiq. frane. II. p. 10-13.
(2) Cioè l'an. 1212, come ormai è fuor d'ogni dubbio. — Cfr. Analecta franciscana
tom. Ili pag. 9.
(3) Facciamo risaltare queste espressioni, dalle quali ci risulta la volontà del Santo fin
dal 1212 di recarsi nella Siria, quindi nella Terra Santa propriamente detta.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 33
valentibus, omnia ipsorum con some reiittir cibaria, et sola panperi Francisco collata de-
super eleemosyna snperesset. Qnae cum esset permodica, tantum divina virtute suscepit
augmentum, ut diebus pluribus in mari propter tempestatem continoam contrahentibus
moram, usque ad portum Anconae omnium necessitatibus plenarie subveniret. Videntes ita-
que nautae, per servum Dei multa se mortis cvasisse discrimina, tanquam qui maris hor-
renda pericula senserant et miranda opera Domini viderant in proJÉundo, gratias egerunt
omnipotenti Deo, qui semper in suis amicis et servis mirabilem et amabilem se ostendit.
n. 6 — Cum autem, relieto mari, terram perambulare coepisset, iactato in eam sa-
lutis semine, reportabat manipulos fructuosos. Verum quia martyrii fructus adeo cor eius
allexerat, ut pretiosam prò Christo mortem super omnia virtutum merita poroptaret,
versus Marrochium iter arripnit, ut Miramolino et genti eius Ohristi Eyangelium
praedicarot, si quo modo ad concupitam palmam valeret attingere (1). Tanto namque de-
siderio ferebatur. ut, quamvis imbecillis esset corpore, peregrinationis suae praecurreret
comitem et ad exsequendum propositum festinus, tanquam spiritu ebrius advolaret. Sed
cum iam usque in Hìspaniam peroxisset, divina disposinone, quae ipsum reservabat ad alia,
gravissima ei snpervenit infirmitas, qua praepeditus, quod cupiebat adimplere nequivit.
Sentiens igitur vir Dei, quod necessaria erat adhuc proli, quam genuerat, ipsius vita in
carne, quamvis mortem sibi lucrum esse pataret, rediit ad pascendnm oves suae sollici-
tudini commendatas.
n. 7 — Verum caritatis ardore spiritum ipsius ad martyrium perurgente, tertia adhuc
vice prò fide Trinitatis effusione sui sanguinis dilatanda versus infideles profìcisci ten-
tavit. Tertiodecimo namque conversionis suae anno (2) ad partes Syriae pergens, raul-
tis se pericnlis constanter exposuit, ut Soldani Babyloniae posset adire praesentiam. Inter
Christianos enim ac Saracenos tunc guerra tam implacabilis erat, exercituum castris liinc
inde in campo cominus ex adverso locatis, ut via mutui transitus sine mortis discrimine
non pateret. Exierat siquidem a Soldano edictum crudele, ut quicumque caput alicuius
Christiani afferret, byzantiura aurcum prò mercede reciperet. At intrepidus Christi miles
Pranciscus, sperans in proximo suum adipisci posse propositum, definivit iter arripere,
mortis pavere non territus, sed desiderio provocatus. Oratione namque praemissa, confor-
tatus a Domino, confid>nter illud propheticum decantabat: Nam et si ambulem in
medio umbrae mortis, on timebo mala, quoniam tu mecum es (Ps. 22, 4).
n. 8 — Assumto ij itur socio Fratre niumtnato nomine (3), viro utique Inminis et
virtntis, cum iter coepisset, obvias habnit ovicu.as duas; quibus visis exhilaratus, vir
(1) Cfr. Anal. frane, tom. Ili p. 9. — Wadding. ad ann. 1212 n. 36; an. 1213 n. 6; et
an. 1214 n. 4.
(2) Cioè nel 1219, secondo quelli che pongono l'anno di sua conversione il 1206; e que-
sta è ormai la data certa come risulta dai documenti contemporanei, p. e. dal Vitriaco e
dagli altri storici delle Crociate.
(3) É lodato da Bonav. anche al 13 : € gratia lUuminatua et nomine > . Ogni ragione
vuole che questi sia il fr. lUum. ab Arce ricordato come teste della vita di Francesco nella
nota lettera de' Tre Compagni data da Greccio agli 11 ag. 1246. Ivf é detto ab Arce, ossia
da Bocca Antica o da Boccd Sinibalda, villaggi a 21 chilom. a S. 0. da Rieti; perciò dal
capoluogo fu detto più comunemente da Rieti o Reatinus. Di lui il Waddingo ha quanto
segue: e Bis [discipulis] accesserunt beatus lUuminattis Reatinus, B. Francisci ad Solda-
nnm postea proficiscentis socius, latentiumque in eius corpore vulnerum ante omnes con-
scins: ac beatus Augustinus Assisias, ob egregias animi dotes primus creatus Terrae La-
boris Provincialis Minister.... Simplices et imperiti erant, si humanam spectes scientiam,
si divinam, non mediocriter doeti. quippe res caelestes adeo callebant, ut semper bis intenti
terrenas flocci penderent, et feliciter consummato huius vitae cursu ad Deum transmigrarint,
ille Assisii plenus dierum, hic Neapolì, eodem quo Franciscus die et hora.... Ab lilaminato
isto, quem nobili gente Castella ad rupem Accharinam prope Interamnam (Temi) ortum,
et ab initiationis loco Reatinum cognominari quidam volunt, alium putaverìm Illumìnatum,
qui apud Septempedanos in Piceno, nunc Santoseverinates nuncupatos iacet sub altari ma-
Bibliot. — Tom. I. 8
34 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTORICA
g sanctus dixit ad sociam : « Confide, Frater, in Domino, nam in nobis evangelicum iliud
*impletur: Ecce, ego mitto vos sicut oves in medio luponnn*. Cam antem processissent
nlterìns, occnrrorant ei satellites Saraceni, qui, tanqnam lupi eelerius occarrentes ad oves,
servos Dei feraliter comprehensos crndeliter et contemptibiliter pertractarnnt, afficientes
couTiciis, affligentes verberibus et Tinculìs alligantes. Tandem afflictos multi plici ter et
attrìtos ad Soldanum, divina disponente providentia, inxta viri Dei desiderium perduxe-
nint. Cam igitur princeps ille perquireret, a quibus, et ad quid, et qualiter missi essent,
et quomodo advenissent, intrepido corde respondit Christi servns Franciscus, non ab no-
mino, sed a Deo altissimo se fnisse transmissum, ut ei et populo suo viam salutis osten-
deret et annuntiaret Evangelium yeritatis. Tanta vero mentis constantia, tanta yirtote
animi, tantoque fervore spiritus praedicto Soldano praedicavit Deum trinum et unum, et
Salvatorem omnium lesum Christum, ut evangelicum illud in ipso claresceret veraciter
esse completum : Ego dato vobis os et sapientiam cui non poterunt resistere et contra-
dicere omnes adversarii vestri (Lue. 21, 13). Nam et Soldanus admirandnm in Tiro Dei
fervorom spiritus conspiciens et virtutem, libenter ipsum audiebat et ad moram contra-
hendam cum eo instantius invitabat. Christi vero servns superno illustratus oraculo : « Si
« vis, inquit, converti tu cum populo ad Christum, oh ipsius amorem vobiscum libentis-
« sime commorabor. Quod si ìuxesitas propter fìdem Christi legem Mahumeti dimittere,
« iuhe, ignem accendi permaximum, et ego cum sacerdotibus tuis ignem ingrediar, ut vel
« sic cognoscas, quae fides certior et sanctior non immerito tenenda sit ■». Ad quem Sol-
danus: « Non credo, qu^d aliquis de sacerdotibus meis se vellet igni propter fidem suam
« defensandam exponere, vel genus aliquod subire tormenti ». Vìderat enim, statim quen-
dam de presbyteris suis, virum authenticum et longaevum, hoc audito verbo, de suis con-
spectibus aufagisse. Ad quera vir sanctus : « Si mihi velis promittere prò te et populo,
« quod ad Christi cultum, si ignem illaesus exiero, veni-atis; ignem solus intrabo; et si
« combustus fuero, impuietur peccatis meis; si autem divina me protexerit virtus, Chri-
« stimi. Dei virtutem et sapientiam, verum Deum et Dominum Salvatorem mnnium agno-
« scatis » . Soldanus autem optionem hanc accipere se non audere respondit, quia seditionem
populi formidabat. Obtulit tamen ei munera pretiosa, quae vir Dei, non mundanamm re-
rum, sed salutis anìmarum avidus, sprevit omnia quasi lutum. Soldanns, videns virum
sanctum tam perfectnm rerum mnndialium contemptorem, admiratione permotus, maiorem
erga ipsum devotionem concepii. Et quamvis ad fìdem christianam transire noUet, vel
forsitan non auderet; r<^vit tamen devote &malam Christi, ut praedicta snsciperet prò
iorì Monasterii S. Catharìnae monialium S. Benedicti etc>.. > — Daate (Par. 12 v. 43) fa-
cendo parlare Bonaventura, questi gli fa vedere vicino a sé in paradiso i frati lUmninato
ed Agostino discepoli di Francesco :
Io fui la vita di Bonaventura Illuminato et Augustìn san quinci,
Da Bagnorea, ohe ne' grandi offici Che fur de' primi scalzi poverelli.
Sempre postposi la sinistra cura. Che nel capestro a Dio si fero amici.
Molti scrittori, antichi e moderni, confusero fr. Illuminato discepolo del Santo e suo
compagno in Oriente, con frate Illuminato segretario ed cibante scrittore del generale
fr. Elia nel 1238, lodato da Salimbene (Chron. p. 11-12) che con esso lui dimorò di famiglia
nel convento di Siena entro gli anni 1240-41, e poi fu fatto Minister in provincia S. Francisci,
e in ultimo episcopus Assisinas factus, uUimum diem clausit ibidem. Questi, vescovo di Assisi
(1273-82), in due lettere papali è detto fr. lUuminatus de Theate e Theatinus, ossia da
Chieti (Sbaral. Bull. t. HI p. 206, 215-16, 483. — Ughelli-Coleti Italia sacra I coL 480. —
Eubel Hierarch. I. 114. — Cristofani Storia d'Assisi 2« ed. t. I p. 190); é quindi diverso
da fr. Illuminato da Rieti, compagno di S. Francesco, qualifica questa che il Salimbene,
secondo il suo solito, non avrebbe trascurato di notare, se il fr. Illuminato segretario di
Elia e vesc. di Assisi fosse stato realmente anche discepolo del Santo. L' errore provenne
probabilmente dagli amanuensi o scrittori che confusero Beate con Theate, e Rieti e Chieti,
Di fr. Illuminato da Rieti, compagno del Santo, vedi anche l'articolo seguente sotto il
nnm. 10 Verba fratris Illuminati ete.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 35
salate ipsius, Christianis panperibua vel ecclesiis eroganda. Ipso vero, ^uia pondns fngie- 9
bat pecuniae et in animo Soldani verae pietà tis non videbat radicem, nullatenus acquievit.
n. 9 — Videns ctiam, se non proficere in conversione gentis illins, nec asseqni posse
propositnm, ad partes fidelinm, divina revelatione praemonitns, remeavit. Sic itaqne Dei
ordinante clementia, et sancti viri promerente virtute, misericorditer et mirabiliter factum
est, qnod Christi amicus mortem prò ipso viribus totis exqnireret, et tamen nullatenns
inveniret, ut et merito non careret optati martyrii et insigniendus servaretur in posterum
privilegio singolari. Sic atique factum est, ut ignis ille divinus adhoc perfectius ipsius
aestuaret in corde, ut post patentius evaporaret in carne. 0 vere beatum virum, cuius
caro, etsi tyrannico ferro non caeditur, occisi tamen Agni similitudine non privatur ! 0,
inqnam, vere ac piene beatum, cuius animam etsi gladius persecutoris non abstulit, pal-
mam tamen martyrii non amisit I
B) — De spiriiu prophetiae (1) (Leg. maj. cap. XI) :
n. 3 — Adeo etiam in ipso claruit spiritus prophetiae, ut et praevideret futura et
cordium contueretur occulta, absentia quoque velut praesentia cerneret, et se praesentem
absentibus mirabiliter exliiberet. Tempore namque, quo Damiatam Christianorum obsidebat
exercitus, aderat vir Dei, non armis, sed fide munitus. Cum igitur die belli Christiani para-
rentur ad pugnam, hoc audito, Christi servus vehementer ingemuit dixitque socio suo :
« Si belli fuerit attentaius congressus, ostendit mihi Domintts non prospere cedere Chri-
« stianìs; verum, si hoc dixero, fatuus reputàbor ; si tacuero, comcientiam non evadam.
€ Quid ergo Ubi videtur » ? Eespondit socius eius dicens : « Frater prò minimo Ubi sii,
< ut ab hominibus iudiceris, quia non modo incipis fatuus reputati. Ezonera conseien-
« tiam tuam, et Deum magis time quam homines » . Quo audito, exiliens Christi praeco
salntaribus monitis Christianos aggreditur, prohibet bellum, denuntiat casum. Fit veritas
in fabulam, induraverunt cor suum et noluerunt reverti. Itur, committitnr et bellatnr,
totaque in fugam convertitur militia Christiana, finem belli opprobrinm regerens, non
triumphum. Tanta vero strage Christianorum ìmminutus est numerus, ut circa sex millia
fuerint inter mortuos et captivos. In quo evidenter innotuit, quod spernenda non erat sa-
pientia pauperis; cum anima viri insti enuntiet aliquando vera, quam septem circum-
spectores sedentes in excelso ad speculandum. — Eccli. 37, 18.
0) — De profectu Ordinis sub manu ipsius [Saracenorum pietas erga FF. Minores]
{Leg, maj. cap. IV):
n. 7 — Multi etiam non solum devotione compuncti, sed et perfectionis Christi desiderio
infiammati, omnì mundanorum vanitate comtempta, Francisci vestigia sequebantur, qui quoti-
dianis succrescentes profcctìbus, usque ad fines orbis terrae celeriter pervenerunt. Faciebat
namque sancta paupertas, quam solam deferebant prò sumtibus, ipsos ad omnem obe-
dientiam promptos, robustos, ad labores et ad itinera expeditos. Et quia nihil terrenum
habebant, nihil amabant nihilque timebant amittere; securi erant ubique, nullo pavore
suspensi, nulla cura distracti, tanquam qui absque mentis turbatione vivebant et sine sol-
licitudine diem crastinum et serotinum hospitium exspectabant. Multa quidem eis in di-
versìs partibus orbis inferebantur convincia tanquam personis despicabilibus et ignotis;
verum amor Evangeli! Christi adeo ipsos patientes effecerat, ut quaererent potius ibi esse,
ubi persecutionem paterentur in corpore, quam ubi, cognita sanctitate ipsorum, mundano
possent gloriari favore. Ipsa quoque rerum penuria superabundans eis videbatnr nbertas,
dum iuxta consilium Sapientis prò magno ipsis minimum complacebat. Ecclì. 29. 30. —
Sane cum ad infidelium partes aliqui ex Fratribus pervenissent, contigit, ut quidam Sa-
racenus, pietate commotus, pecuniam eis offerret prò necessario victu. lUis autem recusan-
tibus accipere, admiratus est homo, cernens quod inopes essent. Intellecto tandem, quod
amore Dei pauperes effecti, pecuniam possidere nolebant, tanta est eis affectione coninnctus,
ut offerret se ad ministrandum necessaria omnia, qiiamdiu facultatum sibi aliquid super-
esset. 0 inaestimabilis pretiositas paupertatis, cuius miranda virtute mens ferìtatis barba-
ricae in tantam miserationis est immutata dulcedineml Horrendum proinde ac nefarìum
(1) Vedi lo stesso fotto in 2. Cel. II. 2, riportato sopra a pag. 17.
36 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTORICA
0 scelns, ni hanc margarìtam nobilem Tir christianns concnlcet, qnam tanta veneratione
extalit Saraceims.
D) — Ei Legenda min. eiusdem : De praerogativa virtutum :
Lect. 9 — Caritatis quoque porfectae ferYorem, quo Spensi amicns ferebatur in Deum, ex
hoc potissimum qnis valet advertere, qnod per martyrii flammam so ipsum ut hostiam vivam
Domino peroptabat oflFerre. Tribus namque vicibus ob hoc versus partes infidelium iter
aggressus, sed bis divina dispositione prohibitus, tertia tandem vice post multa opprobria,
vincula, verbera et labores innumeros ad conspectum Soldani Babyloiiiao, Domino dodu-
cento, perductns, in tam efficaci ostensione spiritus et virtutis evangelizavit losum, ut
admirarotur ipse Soldanus, et iiutu divino in mansuetndinem versus, benignum ei praebe-
ret auditum. Cernens quidcm in eo fervorem spiritus, constantiam animi, contemptnm
vitae pracsentis efficacianique divini sermonis, dcvotionem tantam concepit ad ipsum, ut
magno eum honore dignum ducerot, munera pretiosa offerrct, et ad secum trahendum mo-
ram instanter invitaret. At vcrus mundi suique contemptor, oblata omnia spernens ut
lutum, seque conspiciens assequi snum non posse propositum, postquam ad id obtinendnm
sine fìctione peregit quod potuit, ad partes fidclium, revelatione praomonitns, roraeavit.
Sicque factum est, ut Christi amicus mortem prò ipso viribus totis exquireret et tamen
nnllatenus inveniret, quo et merito non carerei optati martyrii, et insigniendus servaretnr
in posterum privilegio sìngulari.
C. 1260-63 — Pr. Illuminatus. — Verba fratria Lltiimnati sodi b. Tran-
cisci ad partes Oiientis et in oonspeota Soldani Aegypti (Ex Cod. Yatic. Ottob. lat. n. 522).
Il Co4. Vaticano Ottoboniano lat. membranaceo n. 522, del sec. XIV, contiene tra i
10 fogli 142-306 un' abbondante raccolta di fatti edificanti, spigolati da qualche Minorità
predicatore fra le memorie del secolo Xm. Tra i miracoli e fatti da esso raccolti tro-
viamo alcuni non privi di qualche valore storico, come i due seguenti che qui riportiamo (1).
Notiamo che il compilatore di queste memorie cita Bonaventura come quegli che conobbe
frate Illuminato compagno del Santo (2) e dalla bocca del quale ebbe quanto qui si riferisce:
memorie tramandate poi, sia per iscritto, sia per tradizione di bocca in bocca fino al nostro
compilatore che è fin qui la prima fonte conosciuta di quanto ci si racconta. Chi quindi
vaglia bene i &tti constatatici per istoricamente veri, dell' accoglienza cioè, famigliarità e
singolare bontà usata dal Soldano al Santo, non dirà favolose le qui riferiteci puerili ar-
guzie del Soldano. Del resto, non è improbabile di trovare un giorno le tracce o la pri-
mitiva fonte anche di questi racconti, tra le tante altre memorie che si desiderano del
sec. xm.
Ex Verbis fratris lUuminati etc. ubi supra.
fol. 243 r.: e Beferebat Generalis Minister (3) quod socius beati Prancisci [fr. Ulu-
minatus] qui eum comitatus fnit quando ivit ad Soldanum Babyloniae, talia narrare con-
sueverat. Cnm esset, inquit, in Curia Soldani, tali experimento probare volnit fidem et
devotionem quam beatus Franciscus ad Dominnm nostrum crucifixum se habere monstra-
bat. Fecit ante se stemi pnlchrum tapete variatnm crucis signaculis quasi per totum, et
(1) cGod. Ottob. 522 praebet multas et genuinas traditiones saecoli XIII», Lemmens
Docum. aniiq. francisc. t. Ili p. 17.
(9) Di frate Illuminato, vedi quanto abbiamo detto più sopra (an. 1260-63) sotto la
fonte storica di S. Bonaventura, pag. 33 n. 3.
(3) Nei precedenti fogli, ex gr. foli. 227 r., 230 r., 231. etc., spesso riporta dei fatti
coir incipit: « Befert fr. Bonaventura Generalia Miniater » ; qui pure dobbiamo intendere per
relatore il Santo generale.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 37
dixit astaiitibns : « Nunc vocctur homo iste qui verus christianus videtor : et si vcniens ad 10
« me in tapeti sigila crucis calcarerit, dicemus ei quod Domino suo iniuriam fecit. Si autem
«transire noluerit, dicam ei cur ad me contemnit accedere ». Vooatus autem Vir Dee plenus,
et ex ipsa plenitudine, tam in agendo, quam in rcspondendo bene instructns, transiens
per tapete, ultro ad Soldannm accessit. Tunc Soldanus eausam ratus qua viro Dei oxpro-
braret, quasi iniuriam Domino Christo fecisset, ait: « Vos Christiani adoratìs Orucem,
« velili singulare Dei vestri signum; cur ergo non es verifus crucis signa calcare? » Be-
spondons beatus Pranciscus, « debctis, inquit, scire, quod cum Domino nostro crucifixi
« fuerunt et latrones; ver ani crucem Domini et Salvator ts nostri Ihesu Christi nos habe-
« mus et illam adoramus totaque devotione complectimur ; data igitur nobis sancta Domini
« erme, vobis latronum cruces relictae sunti et ideo super latronum signacula non sum
« veritus transire. Ad vos enim aut inter vos nichil de sancta cruce * .
fol. 250 v. : « Aliam quaestionem idem Soldanus fecit ei dicens : « Dominus vestcr
« docuit in Evangeliis siiis malum prò malo vos non debere reddere, nec dccndere pai-
« lium etc, quanto magis non debent Christiani terras nostras invadere? et e. — Vos,
inquit beatus Franciscus, non videmini totum legisse Christi Domini nostri Evangclium;
« alibi enim dicit: Si oculus tuus scandalizat te, erue eum et proiice a te etc. ; per quod
« quidem docere nos voluit nullum hominem esse ita carum nobis vel ita propinquum,
« etiam si carus nobis fuerit quasi oculus capitis, quin separare, eruere et penitus era-
« dicare debemus, si nos a fide et amore Dei nostri conetur avertere. Unde propter hoc
« Christiani vos et terram quam occupatis, iuste invadunt, quia blasphematis nomen Christi
«. et ab eius cultura quos potestis averfitis. Si autem velletis creatorem, et redemptorem
« cognoscere, confiteri et colere, diligerent vos quasi se ipsos. — Mirantibus quoque astaiitibus
in responsìonibus eins ».
1262 — Pr. Jordani a Jane. — Ohrcnica Ordinis Fratrum Minornm (in Ana-
lecta Franciscana, tom. I pag. 1-19).
Le Chronica di frate Giordano da Giano sono una delle più importanti fonti storiche U
del secolo XIII, e massime tra le più autorevoli per la storia dei primordii dell' Ordino (1).
Il racconto veridico di frate Giordano, tutto che breve e disgraziatamente mutilo, ronde
ormai chiaro o ordinato tutto un processo di fatti che nella storia di S. Francesco e del-
l' Ordine fu mirabilmente turbato (2).
Giordano, giovanotto, vesti l'abito Minoritico prima del 1219, nel quale anno egli
intervenne a quel Capitolo Generale di Assisi. Nel 1221 fu da frate Cesario di Spira con-
dotto con altri 26 frati in Germania, ove passò tutta la sua lunga vita. Egli dettò le suo
memorie nel 1262, dandoci un compendio di storia francescana dai primordi dell'Ordino,
1207, continuandolo sino al generalato di frate Buonagrazia (eletto nel 1279) ; compendio
che per isventura della storia nostra, ci pervenne mutilo col racconto soltanto fino al 1238.
Non disperiamo che, anche questa fonte, un giorno o l' altro, sgorghi da qualche caverna
di libri inesplorati e nascosti in qualcuna delle biblioteche ancora inaccessibili (3).
(1) Cf. Analecta BoUandiana t. XVIII p. 81. — Sabatier, Vie de S. Frang. aources,
pag. XCV-VII.
(2) R. Bonghi, Francesco d'Assisi studio p. 81. — II citato Bonghi accusa di questa
confusione nella storia il Waddingo, il Chavin de Melan, il Palomes ed altri; e dice forse
il vero. Eppure, il prof. Bonghi, che pur aveva i documenti ignorati da quelli e pretese di
scrivere da critico veggente, misconosce e verità e critica nel nome delle quali volle darci
un Francesco che non è certo il Francesco di Assisi.
(3) Cosi scrivevamo l'anno scorso ; ed ora veniamo a saper di certo che il Boehmer ha
scoperto il testo integro della Cronaca del Giordano e che entro quest'anno (nel marzo 1905)
vedrebbe la luce in uno dei volumi della Collection d'études del Sabatier.
38 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTORICA
11 Ex cit. Chronicis fratris Jordani a Jano:
1. — Anno Dni. 1207 Franciscns.... in habita eremitico modam poenitentiae est ag-
gressns....
2. — Anno Dni. 1209, anno conversionis saae tertio, andito Evangelio.... habitnm,
mutavit et enm quem fratres nane portant, assumpsit, imitator evangelicae paupertatis
cfffctus, ot sedalas Evangelii praedicator.
3. — Anno vero Domini 1219, et anno conversionis eius decimo (1), frater Franciscns
in capitolo habito apud sanctam Mariam de Portiuncnla misit fratres in Pranciam, in
Thcutoniam, in Hnngariam, in Hispaniam et alias provincias Jtaliae ad qnas fratres non
pervcnerant....
7. — De fratribns vero, qui in Hispaniam transiernnt, qninqne sunt martyrio coro-
nati (2). Utrnm antera illi quinqne fratres dò isto eodem 'capitalo [cioè del 1219], vel
do precedenti [cioè 1217], et frater Hélias cnm sociis sais nltra mare missi ftieront, vel
non, dubitamns (3).
8. — Cura autem fratrum praedictorum martyrinm, vita et legenda ad beatum Fran-
cìscnm delata fuisset, aadiens se in ea commendari, et videns fratres de eornm passiono
gloriari, cnm esset sai ipsias maximns contemptor et landis et gloriae aspernator, legen-
dam respnit et eam legi prohibnit dicens: Unusquisque de sua, et non de aliena pas-
sione glorietur. Et ita tota illa prima missio (4), quia forte tempus mittendi adhac non
veiicrat, cnm omnis rei tempus sit sub coelo, ad nibilum est deducta.
9. — Frater autem Helias minister provincialis est institutns ultra mare a beato
Francisco. Ad cuius praedicationem quidam clericus, nomine Caesarius, ad Ordinem est re-
ccptns. Iste Caesarius. vir theutonicus de Spira iiatus, et subdiaconus, magistri Conradi
do Spira, praedicatoris crucis ot post Hildesiensis epìscopi, in theologia discipulus fuit.
Hic adhuc saocularis existens magnus praedicator et evangelicae perfectionis imitator fuit.
Ad cuius praedicationem dura in civitate sua matronae qnacdam, deposito ornato, humiliter
inccderent, viri autem indignati ipsum quasi haereticum incendio tradere voluerunt. Sed
per magistram Conradum ereptns, Parisins est reversus, et post, solemni &cto passagio,
mare'transiens, ad praedicationem fratris .Be^/oé, ut dictum est, ad Ordinem est con versus
et vir magnae doctrinae et exempli est effectus (5).
10. — His itaque dispositis, animadvertens Pater beatus, quod filios suos ad pas-
siones miserit et labores, ne, aliis laborantibus propter Christum, ipse quietem snam quae-
(1) Qui, o per un errore di Codice, o per abbaglio incorso dal cronista Giordano, si
deve correggere un duplice evidente errore e cronologico e storico. L'anno 1219 (che è il
precìso anno dell'andata del S. Patriarca in Oriente) corrisponde non al decimo, ma al de-
ctmoterzo anno della conversione del Santo, come risulta dagli altri cronisti e da quanto
più sopra e sotto (ai nn. 2 e 10) asserisce, correggendosi, lo stesso fr. Giordano. L' altro
errore è lo assegnare il 1219, come anno del primo Capitolo o della prima missione de' Frati
per le indicate provincie e regni d'Europa; poiché ora si è fuori d'ogni dubbio che detta
prima missione fu decisa nel precedente e primo Capitolo del 1217, convocato dal Santo
nello stesso luogo di S. Maria degli Angeli. Cf. Analecta francisc. t. II pp. XXVI-XXXVI.
(2) I Santi Berardo e 4 compagni martiri uccisi in Marocco il 16 gen. 1220.
(3) Vedi la 1' nota precedente e gli .Anal. frane, ivi citati ; d'onde risulta doversi asse-
gnare parimenti l'anno 1217 per la missione di Frate Elia e compagni in Oriente. Più sotto,
il da Giano ci dice che fr. Elia era Ministro di Siria o di Terra Santa.
(4) Cioè quella del 1217, che fu la prima missione, come si è di già notato. Dal frate
Giordano sappiamo che le varie missioni de' frati spediti nel 1217 per l' Europa riuscirono
a poco 0 a nulla, laddove frate Elia, recatosi in quel tempo in iS^irtd, lo troviamo tuttavia
colà sino all'arrivo del Santo, cor quale poi riprese la via d'Italia verso la fine del 1220,
o al più tardi verso il marzo del 1221.
(5) Di fr. Cesario parliamo in un art. a parte sotto gli anni 1217-20 di questa Bt-
blioteca.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 39
rere videretnr, cQm ossei gloriosus animo et nollet aliqaem so praecellere in via Christi, U
sed magis prae omnibus praecellens esse, cnm filios ad incerta pericnla miserit et inter
fideles, ipso amore passionis Christi fervens eodem anno, qao alios fratres misit, videlicet
anno conversionis XIII [1219] ad certa maris pericola transions ad infideles, se ad Sol-
dannm contnlit. Sed anteqaam perveniret ad ipsum, mnltis iniuriis et contnmeliis est
affectas, et lingnam ipsornm ignorans, inter rerbera clamabat : « Soldan, Soldan » / Et
sic ad ipsam perductns, gloriose est ab ipso receptns et in infirmitate humane pertracta-
tns. Et cum apnd ipsos froctom {acero non posset et redìre disponeret, per Soldanum
armata mana ad Christianoram exercitnm, qui lunc Damiatam obsedit, est perdactns.
11. — Beatns autem Franciscns, cnm boato Petra Cathaniae (1), inris perito et
Domino legnm, mare transiens, reliqnit dnos yicarios, fratrem Matheum de Narnio et
fratrem Gregorium de Neapoli (2). Mathenm vero institnit ad S. Mariam de Fortiuncnla,
at ibi manens recipiendos ad Ordinom reciperet, Gregorinm antom nt circnmenndo Italiam
fratres consolaretnr. Et quia socnndnm primam regalam fratres feria quarta et sexta, et
per licontiam beati Francisci feria secunda et sabbato ieionabant et omni carnali feria
carnos comedebant, isti Ticarii cum quibusdam fratribus senioribus Italiae unum capitulum
celebrarnnt, in quo statuernnt, ut fratres diebus carnalibus carnibus procnratis non ute-
rentor, sed sponte a fidelibus oblatas manducarent. Et insuper statnerunt, ut feriam sc-
cundam ieinnarent cum aliis duobus diebus, et ut feria secunda et sabbato sibi lacticinia
non procuraront, sed ab eis abstinorent, nisi forte a devotis fidelibus offerrentur.
n. 12. — Super quibns constitutionibns, eo qnod praesumpserant aiiqnid adderò rc-
gnlae sancti Patris, quidam frator laicus indignatus (3), assumptis secum illis constitu-
tionibns, sino licentia vicariorum transfretavit. Et ad beatum Franciscum venions inprimis
culpam snam coram ipso dixit, voniam petens super eo, quod ad ipsum sino licentia accos-
sisset, hac necessitate ìndnctus, quod Ticarii, qnos rcliqnerat, super suam regulam novas
leges adiicere praesnmpsissont, insuper adiicien8,.qnod Ordo per totam Italiam turbaretnr
tam per ricarios qoam per alios fratres nova praesnmentes. Constitutionibns perlectis,
cum beatus Franciscns esset in mensa et carnes appositas ad manducandnm coram se
haberet, dixit fratri Petro : « Domine Petre, quid facimus » ? Et ilio respondit : « Ha, do-
« mine Francisce, quod vobis placet, quia potestatem habetis vos » . Et quia frater Petras
▼ir litteratus erat et nobilis, beatns Franciscns proptor suam urbanitatem ipsum hono-
rando dominnm appellavit. Et haec mutua reverentia fnit inter ipsos tam ultra mare
qnam in Italia. Et sic tandem beatus Franciscus intnlit: « Comedamus ergo secundum
« Evangelium quae nóbis apponuntur ».
(1) Sul Catatù redi quanto diciamo nel!' articolo a parte sotto l'anno 1219-20.
(2) Fr. Gregorio di Napoli, nipote di papa Gregorio IX e amico di fr. Elia, fu poi prò-
▼ineiale in Francia 1224 {Eccleston in Aned. frane, t. I p. 218) ove ricevette nell' Ordine
fr. Aimone da Faversfiam (ib. p. 229). Questi poi generale dell'Ordine (1240-44) e fratrem
Chegorium de Neapoli, ministrum Franciae, merìtiB suis exigentibus, a ministerio fécit amo-
veri, iusto Dei iudicio, solutis bis quos ipse iinmerito incarceraverat, fecit incarcerari. Fratrem
quoque Heliam, qui ministcr generalis erat [1232 39], propter Mandala quae fiecit, et tyran-
nidem, quam in zelatores Ordinis ezercuit, in praesentia patris nostri papae Gregorii,
appellantibus, procurante eo, contra ipsum plurìmis provinciis, miro Dei favore deiecit.
Quia vero [esclama qiÀ V Eccleston] de sais mentis pracsumere, quis de se tutus esse possit,
cum tales personas ad tantam calamitatem pervenisse cognoverit? Quis enim Gregorio in
praedicatione vel praelatione in Universitate Parisius vel clero totius Franciae comparabilis?
Quis in universo ehristianitatis orbe vel gratiosior vel famosìor quam HeUatf Et tamen
unus in fine meruit perpetuum carcerem, alius propter inobedientiam et apostasiam suam
summi Pontificis excommunicationem. (Jtrumque tamen, licet sero, poenituit > . {Anal. frane.
tip. 230). Altre notizie sulla vita di fr. Gregorio, morto vescovo di Bayeux nel 1276,
vedi Sabatier Spec. Perf. p. 332-33.
(3) E questi fr. Stefano, detto da alcuni dt Nami, del quale parliamo nel presente vo-
lume sotto l'anno 1220.
40 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTORICA
U 13. — Eodem tempore fait ultra mare pythonissa qaacdam, qnae multa vera prae-
dixit, ondo et lingua illa veridica est appellata.... (1). « Iledite, redite, quia per abscn-
«:tiam fratria Francisci Or do turbatur et scinditur et dissipatur». Et hoc verum fnit.
Nam frater Philippiis, qui erat zelator dominarnm pauperum, coutra voluntatem beati
Francisci, qui omnia per humilitatem maluit vincere qnam per indicii potcstatem, impc-
travit litteras a Sedo apostolica, quibus dominas defenderet et tnrbatores earum excom-
mnnicaret. Similiter et frater Johannes de- Conpello (2), collecta magna multitudine le-
prosorum et virorum et mulierum, Ordini se subtraxit et fundator novi Ordinis esse voluit.
lìegulam quandam conscripsit et prò ipsa confirmaiida se cum suis Sedi apostolicae prae-
sentavit. Et praeter haec quaedam alia turbationum exordia in beati Francisci absontia,
sicut illa veridica praedixerat, sunt oxorta.
14. — - Beatus Franciscus, assumptis secum fra tre Helia, et fratre Petra Cathaniae
et fratre Caesario, quem frater Helias minister Syriae, ut dictum est supra, receperat,
et aliis fratribus, rediit in Italiam (3). Et ibi causis turbationum plenins intellectis, non
ad tnrbatores, sed ad dominum papam Honorium se contnlit. Ad fores ergo domini Papao
Pater humilis iacens, cubiculnm tanti principis perstrependo pulsare non audebat, sed
eins spontaneum egressum longanimiter exspectabat. Quo egresso, beatus Franciscus, facta
ai reverentia, dixit: « Pater Papa, Deus dei tibi paceni ». At ille: « Benedicat te Deus,
« fili ». Et beatus Franciscus: « Domine, eum sis magnus et magnis sa^e praepeditus
* negotiis, pauperes ad te accessum habere saepe non possunt, nec tibi loqui, quoties ne-
« cesse hdbent. MuUos miJii papas dcdisti, da umim, cui, cum necesse habeo, loqui pos-
<i sim, qui vice tua c^usas meas et Ordinis mei aucliat et discutiat». Ad quem Papa:
« Quem vis, ut dem tibi, fili » ? Et ille: « Dominum Ostiensem * . Et concessit. Cum ergo
beatus Franciscus domino Ostiensi, papae suo, causas turbationis suae retnlissot, litteris
fratris Philippi in continenti revocavit, et frater lohannes cum suis cum verecundia a
Curia est repulsus,
15. — Et sic tnrbationibns, Domino favente, subito sedatis, Ordinem secundnm sua
statuta reformavit. Et videns beatus Franciscus fratrem Caesarium sacris litteris erndi-
tum, ipsi commisit, ut regnlam, qnam ipse simplicibus verbis conceperat, verbis Evan-
gelii adornarci. Quod et fecit. Et quia fratres de divorsis rnmoribns, quos de beato Fran-
cisco andierant, aliis dicentibus ipsum mortuum, aliis occisum, aliis snbmcrsum, plurimi
turbati fnerant, intelligentes quod viveret et quod iam rediisset, prae gaudio nova lux
cis oriri visa est. Beatus autem Franciscus statim ad Sanctam Mariam de Portiuncula
indixit capitnlum generale,
16. — Anno ergo Domini 1221, decimo kalendas lunii (4) indictione 14, in sancto
die Pentecostes beatus Franciscus apud Sanctam Mariam de Portiuncula celobravit capi-
tulum generalo, ad quod capitulum secundum consuetudinem Ordinis, quae tunc crai,
tam professi quam novitii convenerant. Et aestimati sunt fratres, qui tane conveneraut,
ad tria millia fratrum etc....*.
Sec. Xm-XIV. — Anonyme, Prisonnier au Ohatelet. — Oronique
de Franco et dea Oroisades. (Cod. memb. sec. XIV in fol. della Nazionale di Parigi,
frane. 352. Cfr. Rolir. Testim. min. Praef. n. 88. e pag. 133).
Questo compilatore anonimo compendia il continuatore di Guglielmo di Tiro che va
12 sotto il nome di Ernoul edito dal Mas Latrie, e da noi più sopra riportato al num. 2.
Il racconto dell'Anonimo è come segue:
(1) Qui nel codice manca qualche parola, come notano gli editori.
(2) Comunemente detto de Capella.
(3) Alla partenza del Santo, ritornato in Italia coi mentovati suoi compagni, restavano
senza dubbio non pochi in Terra Santa, ormai provincia dell'Ordine dal 1217, come ab-
biamo visto, e come vedremo di seguito.
(4) Piuttosto « tertio KeU. lumi*, cioè ai 30 di Maggio 1221, come correggono gli Edi-
tori degli Analécta franciscana al tomo II. P; 18 nota 4.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 41
« Il y avoit ij clers en Damiate qui alerent par condait au sondant et li disent 12
qn' il vonoient a lui pour Ini sauver s' arme s' il Ics voloit bien croìre. Li soudans lor
dist qu' il avoit de boins olers de sa loy qne il manderoit. Mandós fnrent; si distrent au
soudant: « Sire, tu es expiex de la loi, si la dois garder. Nous te commandons de par
«. Maìiomet que tu a ces ij. faces les txistes cauper. Car ensi Vensaigne la lois». Il
respondi que non feroit, mes dist as clers : <f Ou cas que vous estes venus pour m' ante
« sauver, se volés demourer o moi, te vous donrré grans possessions ». Gii disent quo
non, ne il ne vaudrent prendre nus presens que on lor vout faire. Lors les fist racon-
duire on l' est des crestiens » (Ms. cit. fol. 169 b.).
TESTIMONIA SAEOULI XIV.
C. 1318 — La Leggenda Antica: nuova fonte biografica dì S. Francesoo
d'Assisi, tratta da un Oodice Vaticano e pubblicata da Salvatore Minooohi con un' Intro<-
duzione storica. — Firenze 1905, di pp. XXXII-184 in 8 gr.
Con questa leggenda apriamo dunque la serie delle memorie su S. Francesco compi- 13
late nel secolo XIY. Tuttoché il compilatore di questa e simili leggende non possa dirsi
teste tanto autorevole quanto i precedenti, e specialmente quanto i biografi detti officiali ;
ciò non pertanto la critica seria non può disconoscere il valore storico d'una qualunque
compilazione redatta però su memorie ben più antiche; e tal è appunto la presente leg-
genda, compilata si verso il 1318, ma sulle memorie scritte da' così detti Tre Compagni
del Santo, e presentate al generale Crescenzio nel 1246.
Ma poiché siamo nel campo delle leggende compilate nel sec. XlV, e poiché dob-
biamo esaminare questa leggenda é le altre simili fonti a lei coeve (come la Cronaca delle
Tribolazioni, gli Actus o Fioretti ecc.), crediamo opportuno di riportare qui quello stesso
giudizio da noi espresso altrove a proposito di queste fonti, giudizio motivato appunto
dalla presente nuova pubblicazione del eh. prof, Minocchi (1).
Il nostro esame si verserà: — 1" sulla Leggenda umbra di Mons. Paloci e sulla
Leggenda del Cod. Capponiano edita dal Minocchi, — 2" sulle relazioni di questa colla
Oronaca delle Tribolazioni, — 3° chi sia l'autore della legg. Capponiana, e — 4" se
sia mai esistita una vera e propria legenda antiqua.
1. — Dopo i Nuovi Studi sulla Legenda 3 Sociorum, dopo un dotto lavoro sulla
Questione francescana^ e dopo un gioiello della lingua toscana Le Mistiche nozze di
S. Francesco e Madonna povertà, l'instancabile Minocchi ci regalò quest'altro cimelio
francescano che egli battezza col lusinghiero titolo di Leggenda antica (2). Senza fare
sfog^o di critica pedante o meschina, noi senz' altro salutiamo (se non la scoperta, per-
chè in parte nota) la comparsa di questa leggenda ; la salutiamo e perchè fin qui inedita,
e perchè getterà non poca luce sulle fonti francescane del secolo XIII e XIV. Già il Faloci
(in Misceli, francese. Vili, 81-119) nel 1901, aveva pubblicata parte di questa leggenda,
cioè i soli 84 primi capitoli, quali trovò in un cod. incompleto di Todi (manoscritto del
sec, XV), giudicandola opera meschina, di nessun valore storico, e redatta (egli crede) da
qualche frate umbro e nel dialetto umbro. Ora invece il Minocchi, più fortunato, ce la
presenta nella sua pretesa o supposta integrità di 78 capìtoli (o meglio 80, computati i
(1) Vedi il periodico fiorentino Ltice e Amore anno II (1905) p. 255-64.
(2) Im Leggenda antica: Nuova fonte biografica di S. Frane. d'Assisi.... pubblicata aà
Salv. Minocchi ecc.
42 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTORICA
13 capp. 13 e 57 che son bis) quale ce la conservò il cod. Vaticano-Capponiaiio num. 207,
scritto nel sec. XVI.
Il Minocchi non si cara punto del testo tnntilo del Faloci; o col silenzio assoluto
mostra in proposito di non far caso de' criteri storici del dotto francescanofilo di Foligno.
Noi non lo imiteremo; ma, senz' alcuna preoccupazione, esporremo il criterio di ambedue
e ci atterremo alla verità ovunque ella si trovi.
Il Faloci battezza la sua leggenda col titolo di Vita di S. Francesco e de' suoi com-
pagni, testo inedito di volgare umbro del XIV secolo. Nel titolo vero della leggenda
che è Incomenza la vita del povero et humile servo di Dio Francesco.... la quale scrip-
sero quattro solemne persone ec, egli vi scorge soltanto l'identità del titolo con quello
della Cronaca delle Sette Tribolazioni del Clareno, e « lunghi brani » di questa trascritti
dall' umbro nella sua leggenda (1). H resto sarebbe tutta roba tolta alla Leg. 3 Socio-
rum, allo Speculum Perfectionis e ai pretesi scritti di fr. Leone. Il compilatore umbro
l'avrebbe compilata in Umbria verso il 1320, forse all'ombra della Porziuncola (che il
Faloci si compiace di chiamare rocca sacra degli Spirituali, o fanatici), e forse forse
compilata su i monti di Collefiorito, al nord di Foligno, ove proprio allora si maturava
l'antico ideale de' ianatici abitatori della rocca sacra; ideale che finalmente in forma
canonica smembrò l'Ordine là nel convento di Brogliano per opera del B. Paolo Trinci.
La Vita 0 leggenda, secondo il Faloci, non è punto una traduzione dal latino, ma un puro
tosto originale di volgare umbro del trecento, « questo cosi < puro e splendido, al quale
se uno volesse togliere le forme dialettali, difficilmente troverebbe altra scrittura da egua-
gliare all' infuori de' Fioretti di S. Francesco».
In quanto alla lingua dell'umbro, lasciamo la questione ai cruscanti ; ma la leggenda
per noi non può esser un testo originale, sibbene una barbara versione d'un testo origi-
nale latino oggi nella sua integrità sconosciuto. — Il compilatore umbro fu certamente
uno degli Spirituali, uno della rocca sacra, ma «Dio sa (esclama il Faloci) se fu sin-
cero nello scrivere, se fu onesto I » E, se questa leggenda serviva abilmente a gabbare
il prossimo, « noi dobbiamo (dice) biasimare chi fu la mente direttiva che fece pullulare
questa fioritura partigiana, fondandosi scientemente sopra racconti e sopra prodigi desti-
tnti di fondamento » . In altri termini e più chiari, il Faloci sospetta nella leggenda del-
l' umbro una buona dose di menzogne, di disonestà e d' imposture ; e perciò storica impor-
tanza non ne ha nessuna ; e se 1' umbro cita fr. Leone, il Faloci rimbecca : « noi gli
crederemo, ma quando avreino letto gli scritti genuini di fr. Leone ! * Poi, quasi pentito
di questo cosi severo giudizio lanciato contro l' autore della leggenda, il Faloci nota in
lui una grande perizia di studi biblici e teologici; e nella legenda una « vera dottrina
de' santi, e un complesso di verità e di consigli evangelici, secondo la più perfetta orto-
dossia cattolica » ; e per tutto ciò, non ostante abbia messa in dubbio la sua onestà, teme di
affibbiatali apertamente il titolo di falsario, e preferisce crederlo ingannato da qualche falso
zelante che gli die a bere tante corbellerie. Il Faloci non vide e non pubblicò che i soli
34 capitoli del cod. di Todi; ciò non pertanto egli si dice convinto che chi si prenderà
la pena di pubbli^re l'altro testo integro del Cod. Capponiano, vedrà con lui esser vero,
che detta leggenda ntdla contiene da cui si avvantaggi la storia. Di più, il Faloci non si ò
accorto che al suo testo todino mancava non solo la maggior parte del corpo, ma anche
(1) Il Faloci dice compilata la leggenda < verso il 1320 o in quel tempo > ; come dunque
poteva il compilatore di esca servirsi della Cronaoa ddle Tribokasioni scritta certo non
prima del 1323?
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 43
il capo. Di fatti il Cod. di Todi è mutilo in principio di ben tre fitte pagine in ottavo, 13
e principia monco così: « Cognohhe adunque et recevette questo Francesco.... » ; laddove il
Capponiano principia : « Queste quattro scripture overo storie chi le legerà, ec. » . In ul-
timo, il Faloci, che conosce la Crovuica delle Tribolazioni del Clareno e che vide « lun-
ghi brani » di essa riportati nella leggenda di Todi, non vide che quasi tutti i 34 capi-
toli del suo Codice (0 meglio venVotto su trentaquattro) sono integralmente e verhotenus
nella Cronaca Clarenitana.
Ed ora veniamo al Minocchi in piena antitesi col Faloci. H dotto critico fiorentino, non
curandosi del Cod. monco di Todi, preferì di studiare invece il Cod. Capponiano, e subito
intuì che la leggenda meritava di veder la luce non in soli 34 capitoli, ma nella sua integrità
di ben 80 capitoli quali si hanno nel Cod. indicato. Vide egli, con perspicacia rara di
critico emuncta^ naris, la reale importanza storica dì essa leggenda e la molta luce che
può faire (e la fora certamente) intorno al grave problema delle fonti francescane, pro-
blema (come egli ben preconizza) che « ormai felicemente si approssima alla sua soluzione ».
Egli, battezzandola (sia pure con qualche esitanza) col nome di leggenda antica, le diede
proprio il nome che più le conveniva, nome che le fa dato da autori contemporanei che
la citarono, e perciò meritamente la potè dire anco « nuova fonte biografica di S. Fran-
cesco d'Assisi » .
n Minocchi (contrariamente al Faloci) giudica il testo della Inonda Capponiana
una traduzione volgare d' una compilazione (1) originale latina detta legenda antiqua,
originale non ancora potuto trovare ; e la traduzione, persistile e lingua la dice um, po' bar-
bara, e opera di qualche pio frate cà)ruzeese 0 marchigiano, poiché vi abbondano le forme
abruzzesi andò per hanno, stando per stanno, daendo per dando, e simili ; forme dialet-
tali che probabilmente mancano nell'altro testo di Todi se il Faloci non le rimodernò,
poiché ci previene di aver ridotta alla forma moderna l'ortografia e la punteggiatura
del suo manoscritto; cosa forse che non garberà a molti, sian essi dialettologi umbri 0
non umbri.
2. — Al testo del Cod. Capponiano, soggiunge il Minocchi, « ho dato il nome di Leg-
genda antica. Questa designazione gli è propria, senza dubbio, per giusti motivi » . Ma,
quali sarebbero questi giusti motivi ? Pochi a dir vero, anzi uno soltanto ; e questo tenne
assai per chi non si contenta di poco. Il vero motivo che indusse il Minocchi a battez-
zare la sua leggenda per quella detta antica, sarebbe a rigore e soltanto l'accordo ma-
gnifico che vi corre tra le prime pagine della leggenda e il quasi prologo 0 le prime
dieci carte della fomosa Cronaca delle Sette Tribolazioni del Clareno (2) ; il quale prò-
(1) Il Minocchi la chiama compUazione, e con tutta ragione. E difatti, la leggenda ci
si presenta in una forma non biografica, né puiito redatta in forma ordinaria delle leggende
anteriori, ma si nella forma di simili compilazioni del sec. XIV. Il compilatore, non ostante
abbia riportati fedelmente lunghi brani o capitoli di fonte Leonina, spesso qua e là ripete
in forma più compendiata i medesimi racconti, il che é una prova più che evidente che
r autore della leggenda si limita a compilare una raccolta, e perciò le ripetizioni s' incon-
trano spesso. Cosi per es. identici fatti, con quasi identiche espressioni sono ripetute nei
capp. 11=63, 12=52, 18=52, 24=62, 40=64, 40=74, 42=70, 48=63 ecc.
(2) Ms. lat. delia Laurenziana PI. XX Cod. 7, membr. in 4» picc. di 73 fogli, scritto
nel 1381 da un fr. Matteo, Minorità, probabilmente tedesco, poiché scrive lingwa, sangwis ecc.,
ms. in gran parte edito dal P, Ehrle S. I. in Archiv jur LUt. und Kirckengesch. nei tomi I
e IL Un altro Cod. latino (ma senza il cosi detto prologo ricavato de legenda antiqua) è
nell' arch. di S. Isidoro di Boma, ambo studiati dall' Ehrle, che col Waddingo non dubita
44 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTORICA
logo 0 le 10 prime carte (fol. 1-lOa) portano nel margino superiore la nota o indicazione
de legenda antiqua, e questo certamente per indicarci la provenienza del materiale con-
tenuto nelle dette carte (1) ; laddove il resto della Cronaca porta passo passo le semplici
indicazioni di prima trUtulaUo (fol. lOa), sectmda tribulatio ec. opera originale di fr. An-
gelo Clareno.
L'accordo infatti vi è, e, più che un accordo magnifico, v'è (secondo noi) la vera
dipendenza tra l'una e l'altra: dipendenza che il Minocchi non ardisce concedere e pre-
ferisce tenere che ambe dette fonti, la leggenda e la Cronaca, dipendano da una e me-
desima origine, che sarebbe precisamente la legenda antiqua citata nelle dette 10 carte
della Cronaca Clarenitana. Ma supposta l' ipotesi della dipendenza, egli si domanda, chi
da chi dipenderebbe? La Cronaca dalla Capponiana o viceversa? L'ipotesi d'una vera
dipendenza della leggenda dalla Cronaca, non è punto probabile, egli dice. E congettura
bene, anzi perspicacemente coglie nel vero, sebbene le ragioni che arreca non passin oltre
la probabilità; ma poi si lascia ricadere del dubbio quando si propone la questione vice-
versa : < Dunque diremo (soggiunge il Minocchi) che il Clareno dipende proprio dall' ori-
ginale dell'anonimo Capponiano? Le varianti, che sussistono fra le due diverse opere,
non ci consentono di fare conclusione così recisa; ma però abbiamo ai^omonti a suffi-
cienza per concludere che la fonte di Angelo Clareno fìi, se non proprio quella, una so-
migliantissima, per ispirito di compilazione e per pratica redazione, all'originale latino
dell' anonimo Capponiano » . A nostro giudizio, le varianti (che poi son minime o di nes-
sun conto, massime quando si sa che non abbiamo ancora il testo originale latino della
Capponiana) non dovevano sgomentare l'ardita mente del Minocchi, né lasciarlo indeciso
e titubante. Gli argomenti poi invocati per conchiudere ad un'altra fonte somigliantis-
sima al Capponiano, della quale si sarebbe servito il Clareno nelle sue Tribolazioni, sono
argomenti troppo vaghi e si basano sullo spirito e pratica di compilazioni simili alla Cap-
poniana. Questa fonte somigliantissima sarebbe, secondo il Minocchi, e quella miscela di
raccolte e documenti separati da cui, circa gli anni medesimi, nacquero le compilazioni
maggiori dello ticchio di perfezione, il testo latino de' Fioretti, ed altre che concorsero,
più 0 meno rifatte e disfatte, a formare i manoscritti intitolati : Legenda antiqua » . È
dirla opera del celebre Clareno, contro il Prof Tocco. Delle versioni italiane conosciamo il
Cod. della Nazion. di Firenze CI. 37, n. 28, cart. in 4<> di 344 ff., sec. XYII, monco e de-
turpato dal traduttore o copista; e nn altro Riccardiano usato dall' Ehrie. Un terzo Cod.
ital. è qnello di Siena (che ci favori gentilmente I' amico P. Razzoli, acciocché ci fosse di
sussidio nei nostri studii), cod. già studiato dall' A£Fò ( Vita di Fr. Elia, ed. 1783, pag. 18-19),
e che perfettamente combina col testo originale, anzi lo completa in certe lacune o sbagli
dell' amanuense del Cod. Laurenziano. (Ne parleremo in un art. seg.). Un quarto testo ita-
liano sappiamo essóre nella biblioteca de' Marchesi di Soragna a Milano (Via Manzoni u. 40)
col titolo di Oronaca delle VII Tribolazioni e coli' ezplicit identico a quello di Siena : « Fi
niace la clanica deìlordine deUi frati Minori adgli anni MCCCXXXIIII. Dea gratiaa amen,
amen, amen > . Ci fii detto esser questo un Cod. membranaceo illustrato con miniature di
frati maltrattati, percossi ecc. Il eh, prof. Tocco che sta preparando una critica edizione del
testo latino Laurenziano, necessariamente dovrà ricorrere anche a questi ultimi Codd. italiani,
che, vogliamo sperare, gli saranno gentilmente favoriti.
(1) La massima parte della materia contenuta nelle 10 Carte del Cod. Laur. e indicata
come proveniente de legenda antiqua, trovasi spezzata entro i cap. 1-13 bis della leggenda
Capponiana, eccetto i capp. 8 e 11 che sono stati omessi dal compilatore della Cronaca
delle Tribolazi(HLÌ.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 45
verissimo ; ma da tutte queste fonti la critica non è ancora arrivata a discernere e schia- 13
rire la fonte somigliantissima cui allude il Minocchi ; non possiamo quindi da essa trarre
r accordo o dipendenza della Cronaca Clarenitana. La critica oggettiva deve limitare le
nostre ricerche su elementi che possediamo lasciando le congetture troppo vaghe e incon-
cludenti. Se il Minocchi vide nella Capponiana un testo della leggenda antica; se credè
bene di darle questo nome basandosi sulla nota citazione marginale della Cronaca delle
Tribolazioni (1) ; se per conseguenza giudicò la leggenda ben anteriore di tempo (dicendola
compii, e. 1325) a quella delle Tribolazioni (secondo lui compii, e. 1335); e se vi scorse
tanta intimità e accordo fra esse due, interrotto soltanto da poche varianti, non comprendiamo
come abbia cangiata la sua prima opinione, negando ora una vera e immediata dipendenza
dflla Cronaca dalla leggenda, ed escogitando invece un' altra fonte affatto sconosciuta (2).
L' indubbia dunque anteriorità della leggenda sulla Cronaca, concessa anche dal Mi-
nocchi (3) ; r accordo magnifico non solo, ma la riproduzione verbotenUs di interi capitoli,
(1) La nota marginale de legenda antiqua posta nelle prime 10 carte del ms. Laurenziano,
é certamente, come ci assicura 1' Ehrle e come abbiamo constatato, di mano diversa e forse
più recente; tuttavia essa vale sempre come una testimonianza dell' anteriorità della leggenda
e della dipendenza della Cronaca da quella.
(2) Noi stiamo dunque col Minocchi del 1900 che scriveva: « la hg. ant. del Cod. Vatic.
Cappon. 207 è la fonte del Clareno » (La Leg. 3 Sodar, pag. 116); e più chiaramente « il
Clareno, verso 1330, si fé' lecito di riprodurne i primi capitoli ed altri ancora, a lettera, da
lei dipendendo come da fonte autorevole » (ibid. pag. 125).
(3) Secondo il grave giudizio del P. Ehrle (^Arclùv cit. tomo II pag. 116) la Cronaca
delle Tribolaz. fu compilata non prima del 1323, e con tutta probabilità in detto anno ; la
leggenda quindi Capponiana daterebbe verso il 1318-20, contemporanea allo Spec. Perf. del
1318, dal quale però non dipenderebbe immediatamente, ma 1' uno e 1' altro da una fonte
comune. Anche il Minocchi (Leg. ant. pag. XXIII) vede tredici capitoli nella leggenda Cap-
poniana di un -testo prk ampio e preciso che non nei corrispondenti dello Specidum, e gli
paiono la fonte di questo ; ma poiché vi scorge due (cap. 46, 47) che egli dice abbreviati e
derivati dallo Speculum, non si decide sentenziare chi da chi dipenda, e preferisce supporre
varie redazioni dello Speculum. Ma in questo caso a noi sembra più logico ammettere che
r uno e r altro de' compilatori ebbero gli originali documenti Leonini del 1246, piuttosto
che supporre varie redazioni di Speculum che non conosciamo ancora. Citiamo solo un brano,
perchè il lettore vegga come la legg. Cappon. si accosti più fedelmente alla fonte genuina e
primaria di fr. Leone e compagni:
Legg. Cappon., e. 64, pag. 135: Spec. Perf., e. 22, pag. 45, lin. 17:
« AUi quali esso (Francesco) rispondeva: « Cui respondit (Franciscus): Ego nolo
Io non voglio lassare, né abbandonare la mia dimittere dignitatem meam regalem et heredi-
dignità regale et la heredità et professione mia tatem et prof essionem meam etfratrummeorum,
et delti miei frati. Et io fui compagno et viddi videlicet ire prò eleemosyna ostiatim. Et ali-
con li miei occhi andare per la helemosyna ad quando ibat cum eo ipse qui invitaverat et
uscio ad uscio. Ad laudem Domini Christi, eleemosjnas quas acquìrebat b. Franciscus ille
Amen » . accipiebat et propter eius devotìonem prò reli-
quiis retinebat. Qui scripsit haec, vidit hoc
multoties et testimonium perhibet de his > .
Lo studioso troverà che nella leggenda Capponiana molti sono i capitoli assai più ori-
ginali, più ampli e più precisi che non i corrispondenti dello Speculum, e quindi più fedeli
al testo Leonino (ai cosi detti rotuli di fr. Leone) o de' Tre Compagni ; e i più de' capitoli
terminano colla originale clausola Ad laude de Chritto, amen; clausola che manca affatto
nei capitoli spezzati dello Speculum 1318.
46 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTOEICA
13 di mezzi capitoli, di longhi sqnarci, che dalla leggenda passarono nella Cronaca, con o
senza la nota di provenienza de legenda antiqua; le stesse ragioni che una volta indus-
sero il Minocchi a riconoscere la dipendenza della seconda Celanese dallo Speculum pri-
mitivo de' Tre Compagni (1246), le stesso e più forti ragioni inducono noi a concedere
alla Cronaca maggior accordo e maggior dipendenza dalla leggenda ; e per ultima ragione
(non sospettata dal Minocchi, ma che a noi pare certa) verrà l' identità del compilatore di
ambe queste opere, come vedremo più sotto. Dunque, buona parte della Cronaca delle Tri-
bolazioni non solo concorda (1), ma dipende immediatamente dalla Capponiana (ben inteso
dal suo testo originale latino); e fino a tanto che non avremo sotto gli occhi gli origi-
nali Leonini da cui questa e lo Speculum 1318 dipendono, essa è per ora, e sarà, per la
parte che le compete, la sola fonte genuina della Cronaca Clarenitana.
3. — Ma e chi sarebbe il compilatore della leggenda Capponiana? Tanto il Faloci
che il Minocchi si limitano a dircelo uno dei zelanti o degli spirituali senza curarsi punto
di ricercarne il nome credendolo forse sepolto in un eterno oblio, come appunto il nome
d^li altri suoi confratelli contemporanei compilatori dello Speculum, degli Aetus, e dei
Fioretti, giace ancora nascosto a maggior tormento degli inconsolabili francescanofili. Noi
non pretenderemo di risuscitare dall'oblio un nome ormai da 566 anni morto e sepolto;
egli è troppo noto, ma nessuno fin qui ce lo disse anche autore o compilatore di una leg-
genda su S. Francesco. Il compilatore dunque della leggenda Capponiana non sarebbe altri
che il troppo noto frate Angelo Clareno, l'autore stesso della ormai celebre Cronaca delle
Tribolagioni ! Questo indubbiamente ci sembra risulti dal confronto specialment de' capp. 17,
28 e 29 della leggenda coi relativi brani della detta Cronaca, d'onde evidentemente ap-
pare uno e stesso esser l' autore delle due opere (2). Il confronto pure della Cronaca
con tutta quella poca parte della leggenda che non dipende dagli scritti Leonini, ma che
è una compilazione su memorie più recenti: tutto il contesto, lo scopo principale e forse
unico del compilatore zelante, di presentare cioè Francesco come specchio e modello ai frati
di perfezione evangelica: la rigorosa osservanza del Testamento: le profezie, le tribolazioni
future, le rivelazioni, perfino il costrutto, termini e frasi intere, tutto ci tradisce la mente,
fl cuore e la penna del Clareno. Gli studiosi ne giudichino dal s^uente confronto. H
testo latino, in certi punti più abbondante e particolareggiato, tradirà ad evidenza l'autore
di ambedue le opere. Là ove non abbiamo staccato il periodo coi puntini, è segno che esso
corre legato colla parte che precede.
Chbon. Tbibulat. foL 13 a. {Arcfiiv tomo Legoenoa Cappon. e. 17 : Come S. Frane.
II pag. 110): (3) non volse intrare m un locho che era contro
la 8. povertà.
« Vidi efiro fratrem, qui audivit eum « Viddi io ano frate che udì' predicare
[b. Francùcum] Bononie predicantem, et qui ad Bologna, et quelli che questo havevano
(1) Il Minocchi in una nota a pag. XV-XVI tocca brevemente dell' accordo e dello stcUo
preciso che egli vi scorge tra la leggenda e le Tribolazioni; e trova l' accordo tra le due
opere nei seguenti capp. della leggenda: 1-4, 7, 9, 10, 12, 13 e 13 bis, 14, 18, 19, 21-27. A questi
noi aggiungiamo anche i capp. 5, 6, 15, 16, 17, 20, 28 e 29 che pure trovansi verbalmente
riprodotti nelle Tribolazioni ; i più, sono nel cosi detto prologo e prima tribolazione, il cap. 28
nella quarta, e il 29 nella quinta tribolazione,
(2) Anche il titolo o la rubrica principale, quasi eguale in tutte le due opere « La quale
vita scripsero quattro solemne persone ecc. > , tradirebbe alquanto la comune loro origine.
(3) Il Sabatier {Spec. pag. 15-16) e il Minocchi fan corrispondere questo brano al cap. 6
dello Spec. (=2. CSel. 3, 4), quando invece si tratta di due fatti ben distinti.
DE S. PKANCISOO IN ORIENTE.
47
hoc videbant et referebant, qui intrans civi-
tatem, cum voluisset ad suorum fratrum de-
clinare locum, audit ibi domam edificatam
promissos paupertatis terminos excedentem
et retrocedens ivit ad domum fratrum Pre-
dicatorum, qui cum magno gaudio receperunt
eum.... etc. » .
Chbon. Tbibdlat. fol. 37 b.-41 a {Archiv
tomo II pag. 278-87):
< .... Nam excepUs hiis qtie auperius data
8unt, Sanctus Franciscus tara distincta pre-
dixit mala post eum suis imitatoribus in re-
ligione intra et ab extra ventura, quod eciam
excommunicaciones contra eos ab aliquo sum-
mo Pontifice fiendas prophetaverit, et quod
beatus esset, qui in tribulacionibus et con-
tradictionibus superrenturis et suscitaturis
sectatoribus vie et vite sibi a Domino reve-
late a demoniis et hominibus, non scandali-
zaretur et fixus in fide et pacientia perma-
neret.
Sanctus Egidius revelationibus certis et
clarissimis illustratus denunciabat omnibus
dicens : < DebeUatio facta est.... » .
Frater Bemardus.... ait: • De gradu in
gradum.... » .
lacobus de Auximo.... Frater lacobus al-
ter de Massa cui Deus apperuit hostium se-
cretorum suorum, quo frater Egidius de As-
sisio (2) et Marcus de Montino (3) nuUum
cognoscebant nec oppinabantur in mundo ma-
iorem, cum quibus fr. luniperus et Lucidus
id ipsum senciebant, quein, dirigente me
lohazme socio fratria prefati Egridii, vi-
dero laboravi. Hic enim fr. lobannes, cum
de quibusdam hedificationis causis eum in-
terrogarem, dixit mihi : * Si vie in apiritucUibtu
erudivi, festina cvm fratte lacobo de Ma^sa
habere coUoquium.... » .... nec est homo super
terram, quem egro tantum videre desidera-
rem (4).
veduto, el recevevano (1) • che intrando esso
S. Francesco in nella cipt4, e volendo andare
de li frati soy, ivi vedde edificata una casa,
che trapassava li terminj della povertade pro-
messa : retornò indietro et andòsene ad locho
delj Predicatori, li quali lo recevettero con
grande alegreza.... ecc.*.
Leggenda Cappon. c. 28 : Come S. Frane,
et alcuni detti suy compagni predixero multe
cose che dovevano advenire nella Religione.
« Sancto Francesco predixe tanto distin-
tamente li mali che dentro nella Religione et
dalla parte de fope dovevano sopravenire alli
soy sequitatorì, che etiam dio prophetò che
serriano facte contro de loro le excommuni-
tioni de alcuno Papa. Et che beato serria
chi perseverasse nella patientia et nella fede
evangelica, et non se scandalìzasse nelle trì-
bolationi et contradictioni che dovevano so-
pravenire, et essere mosse dalli homini et dalle
demonia contra delli sequitatori della via et
vita che Dio li h aveva monstrata.
Il beato frate Egidio, illustrato de chia-
rissime et certe revelationi, annuntiava ad
tucti : € La sconficta è facta.... * .
Frate Bernardo.... diceva: t De grado in
grado.... » .
Frate lacobo da Osimo.... L' altro frate
lacomo da Massa, al quale Dio apri l'uscio
delli soi secreti, del quale fr. E^dio da Pe-
roBcia, et fr. Marco da Motino non credevano,
né cognoscevano ninno maiure nel mundo, et
cosi credevano fr. lonipero et fr. Lucido.
13
(1) Meglio il ms. delle Tribolazioni (Cod. di Siena) fol. 24 ▼.: e Io viddi uno fratre chel-
ludi predicare ad Bologna et quelli che questo avevano veduto et recitavano che entrando ecc. » .
(2) Il Cod. di S. Isidoro: Egidius de Perusio; cosi pure il Cod. di Siena: Egidio da Pe-
rugia, fol. 68 r.
(3) Ms. di Siena, frate Marcilo damonOno, fol. 68 r.
(4) n ms. di Siena, qui e dappertutto va daccordo col Laurenziano : < al quale io mi-
sforzai di venire et vedere essendo io menato alluj da fra lohannì compagno del sopra decto frate
Egidio... 4 et non è hnomo sopra la terra lo quale io tanto desiderassi di vedere », foL 68 r-v.
48
BIBLIOTECA — TESTIMONIA fflSTOEICA
13 Iste fr. lacobus circa inicinm ministra-
cionis fratria lohannis de Parma, semel raptus
tribus diebus insensibilìs mansit in tantum,
quod fratres dubirare ceperunt, ne mortuus
essct. Huìc scientta et intelligentia scripta-
raram et futurorum cognitio divinitua data
est. Hvinc rosavi dicens (1): * Si verìim est
quod avdivi de te, non abscondaa a me. Audivi
enim, quod eo tempore, quando tribus diebua
quasi mortuus iaeuisti, inter alia Deus ea,
que in religione ventura sunt, demonstravit
tibi*.... qui fr. lacobus inter alia manifestavit
mihi et dizit rem valde stupendam....
Frater vero Bonns Romeus (2), qui pre
multis lacrimis et senio visum perdiderat,
quem ipse fr. Bonaventura libenter audiebat,
sub enigmate, quod egro scienter omitto
caiisa brevitatìs, tres partes de ordine
fiendas in fine predicebat. Prima, ut dicebat,
erat paucorum.... etc.
Frater Johannes (3) tria principalitei- pro-
nunciabat.... etc. Et [fr. Johannes] accepta
ab eis licentia et obedientia, elegit sibi Eo-
roanam provinciam, et in Romana provincia
locum Grecii, aptissimum ad spiritualem quie-
tem.... quo loco.... vacavit annis XXX... tantis
in morte corruscans miraculis, quod non so-
lum civitatem illam, sed omnes villas circum-
adiacentes et castra... etc. >
CuBON. Tbibulat. fol. 62 a. {Archiv tomo
IIpag.311):
«,... Hic vero [Jr. CTmnradu^'] miraculose
de mundo vocatns et doctus Christi spiritus
unctione et Ghristo et eins fidei totus vizit;
et ita vestigiis S. Franciuci cordaliter ad-
hesit et se totum eins morìbus conformavit,
ut omnea soci! S. Francisci videntes eum,
quasi alterum Franciscum se videre fateren-
tur. Quinquaginta quinque annis et amplius
una tantimi tiinica de veteri et vili panno,
repeciata de sacco et aliis peciis contentus,
nudia pedibua aemper incedens, preter tu-
nicam et cordam numquam in vita sua aliquid
habere voluit; nuda humus paleis strata vel
Quisto frate lacomo nel principio della
ministratione de Johanni da Palma stette tre
di rapto insensibile, intanto che li frati co-
menzaro ad dubitare che non fosse morto. Ad
costui fo dato da Dio la scientia delle scri-
pture et lo spiritu della prophetia.
Frate Borromeo, el quale per le multe
lacrime et vecchiezza haveva perduto el ve-
dere, el quale Bonaventura odiva voluntieri,
costui adnuntiava, che finalmente se dove-
vano fare tre parte dell' ordine : e La prima,
secondo che esso diceva, sarrà de pochi.... ecc.
Fra Johanni da Palma, tre cose princi-
pali adnuntiava.... ecc. Quisto fr. Johanni de
Palma, havendo ià havuta licentia dallj pre-
lati, se elegesse la provintìa de Roma et ad
essa andò. Et demorò nel locho de Breccia
(Greccio) el quale è actissimo alla contem-
platione.... nel qual locho.... servendo Dio
trenta anni.... et resplendette alla morte de
tanti miracoli, che non solamente fé' stupire
de meraviglie nella ciptà, ma tucte le castella
et ville che erano circumstante, ad laude de
Cristo, amen > .
LiEOOENDA Cappon. c. 29 : De fr. Conrado
de Offida.
< Frate Conrado de Offida, easendo chia-
mato dal mundo miraculosamente, et admae-
strato dalla untione dello spiritu sancto, vi-
vette tucto ad Christo et alla sua fede. Et
tanto se accostò alle vestigia de s. Francesco
et conformòse alli sui costumi, che tucti li
compagni de s. Francesco, quando lo vede-
vano, dicevano, che pareva ad loro vedere
uno altro s. Francesco. Costui cinquantacinque
anni et piò portò una tonicha de vecchio et
vile panno, repezzata de sacco ed de altre
pezze, non portandone più, andando sempre
scalzo. Et excetto la tonicha et la corda et
(1) Ms. di Siena, fol. 68 v.: e Costui io pregai dicendo....» ecc.
(2) Ms. di Siena, fol. 70 v. : e fr. Buonromeo » .
(3) Ms. di Siena, fot 71v.:' cfr. lohanni de parma tre cose principali...
> ecc.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 49
storicio vel tabula lectus eius erat ; ab ora- le mutanne, non volse mai bavere altro nella 13
cione, rigìliìs et ieiuniis continuis numquam sua vita. La terra nuda con una pocha de
cessans; omnes quadragesimas, scilicet Epy- paglia era el lecto suo, overo con una stoya.
fanie, Apostolorum, Domine et Angelorum ad Et non cessava mai de orare, de vegliare et
exemplum S. Francisci devotus et quantum deiunare continuamente. Tucte le quadrage-
poterat ab omni colloquio et tumultu seque- sime, cioè della Epiphanja, et delli Apostoli,
stratus ieiunabat. In iuventute sua magnis a et della Dompna, et delli Angeli deiunava
Deo preventus graciis, sepe in aere corpore devotamente, quanto poteva sequestrato da
sublevatus a terra, dum oraret, inventus est, ogni colloquio et tumulto, come faceva sancto
sicut ego ab hiis, qui euin Bursiun la- Francesco nella sua iuventude. Et essendo ri-
tum et raptuiu videnint, firequenter pieno da Dio de multe gratie, fo veduto
audivi (1). Fratres lohannes de Parma et spesse volte, mentre cbe orava, levato con lo
Petrus lobannes eum in tanta habebant re» corpo in aere, si corno udi' dire più volte
verencia, ut eum loquentem magis audire de- da quelli ohe lo viddero rapto et levato
siderarent, quam eo presente loqui. Nam fra- ,da terra. Fratre lohanni da Palma et frate
tribus in persecucione et tribulacione positis Pier lobanni lo bavevano in grande e tanta
quos ipse ezemplo vite.... etc. » . reverentia, che multo piò desideravano de
ascoltarlo, che parlare in sua presentia. Ad
laude de Chriato, amen » .
4. — Trovato l' autore della Capponiana, si domanda: le compete si o no il nome
di leggenda antica che le diede il Minocchi basandosi snlla nota citazione del cod. Lan-
renziano delle Tribolazioni? Ma e che cosa è questa benedetta legenda antiqua cotanto
citata dal sec. XIY in poi ? È ella mai esistita in un corpo, in un tutto, in forma di una
propria e vera leggenda e col proprio nome di antica? A queste domande che ci siamo
fatti, dopo un serio esame delle leggende note e delle varie opinioni in proposito dubbie
e contradittorie, siamo arrivati ad una conclusione piuttosto negativa in fatto di una vera
e propria leggenda detta antica. E cioè, che la secunda del Celano, lo Spec. Perfectionis
(sia quello ipotetico ancora del 1246, o quello d' Ognissanti 181 8)^ la monca e tradizio-
nale leg. 3 Sociorum, la massima parte degli Adita (e. 1322-28 ed. Sabatier), e presen-
temente la massima parte anche della leggenda Capponiana del Minocchi (e se qualche
altra raccolta simile sorgesse dall' oblio) : tutte queste raccx>lte o compilazioni della prima
metà del sec. XIY, compresa la Celanese, provengono in complesso da una e medesima
fonte, dagli scritti ("o rotuli) cioè Leonini o de' Tre Compagni (Leone, Angelo e Rufino) :
vale a dire da quegli scritti compilati, come sappiamo, non per modum Ugendae, conti-
nuatam ystoriam non sequentes, e presentati nel 1246 al generale Crescenzio. Ai quali
scritti Leonini, sia sparsi in brani, sia raccolti come nelle varie compilazioni suddette,
potrà senza dubbio loro competere (e fu loro realmente dato) il nome o di legenda 3 So-
ciorum, 0 quello se volete di Specuhtm Perfectionis, o quello anche più comune di legenda
antiqua. Tutti questi nomi non indicano che una e medesima primaria fonte, tramandataci
più 0 meno genuina, e fatta e rifatta con giunte a scopo pio dai vari compilatori della
prima metà del sec. XIV, dalla quale epoca datano anche le denominazioni suddette. Sic-
come ormai la critica più illuminata, pare abbia a sufficienza dimostrato non esser mai
esistita una vera e propria leg. 3 8oc. * per modum legendae (2) », cosi, in base delle stesse
(1) Ms. di Siena, fol. 94 r. : € come io udij dire ispesse volte da quelli chello avevano
veduto rapito et levato da terra. Fratre lohanni de parma, et fratre Pietro lohanni lo ave-
vano in tanta reverentia.... > ecc.
(2) Yeggansi le serie ragioni del P. Van Ortroy, Leg. 3 Soc. in Anal. BoUand. tomo XIX
pag. 119 s. Cfr. P. Lemmens, Docwnenta antiqua tomo I pag. 26 s. — Il Minocchi (La
Bibìkft. - Tom. I. 4
50 BIBLIOTECA — TESTIMONIA fflSTORICA
13 ragioni, non possiamo credere all' esistenza d' una vera e propria legenda antiqita, diversa
dalla Celanese, diversa dallo Spec. Perf. e dagli scritti dei Tre Compagni. Il nome qnindi
. di leg. ant. e piuttosto un nome generico, dato spessissimo volte dagli scrittori del sec.
XIV al materiale contenuto nello Spec. Perf., negli Acius, nella leggenda Capponiana e
in altro raccolte note o ignote ; e non già un nome specifico d' una data leggenda non mai
esistita (1). Il nome dunque di kg. ani., fu dagli scrittori del sec. XIV usato nel senso
lato e generico per indicarci precisamente le fonti comuni ed eguali di tempo, Celanese e
de' Tre Compagni (1246), e fu detta antica in opposizione di solo nome, o meglio in di-
stinzione di quella di S. Bonaventura detta nova, perchè più recente (1263).
Le note quindi compilazioni (la leg. 3 Soc. tradizionale, lo Spec. Perf., gli Actus o
FioretU e la leggenda Capponiana) non sono altro che qnattro rivoli, pili o meno in-
torbidati nel lungo percorso, provenienti però da una e medesima fonte, detta de' Tre
Compagni, fonte che oggi nella sua genuina originalità crediamo irreparabilmente perduta.
A tutte queste compilazioni del sec. XIV, preso sia individualmente sia collettiva-
mente, compete, oltre il proprio nome datolo dai codici, anche quello più comune di le-
genda antiqua dato loro dal Pisano e da altri. Cosi, per le ragioni predette, competerà
alla leggenda Minocchiana il nome di antica, a condizione però di non attribuirlo esclu-
sivamente a lei questo nome che è comune anche alle altre compilazioni dipendenti dai
Tre Compagni. Cosi pure il Sabatier potò benone apporre allo Speculum il nome del suo
principale autore fr. Leone e battezzarlo leg. antiquissima: cosi meglio forse fecero i PP.
Marcellino e Domenichelli tentando di ricostruirci il racconto de' Tre Compagni e dandogli
il nome più proprio di leg. 3 Socìorum ; salvo però che il nome non s' intenda dato esclu-
sivamente a questa o quella determinata materia.
In conclusione, saremo dunque arrivati in una questione di puro nome? Il risultato
di tanti studi, di tante ricerche, di tante pubblicazioni che fecero lambiccare le più elette
menti per ridarci chi la Ug., 3 Soc, chi la leg. antiqua ecc., si risolverebbe in una que-
stione di puri nomi arbitrariamente applicati ad un materiale già noto? Ad altri lasciamo
r ardua sentenza. E sia pure che a questo negativo risultato venga a condurci l' inevitabile
forza della critica serena, esso, per quanto negativo, nulla però avrà demolito.
Vista comunque l'importanza della Leggenda Capponiana, essa è per noi in modo
speciale una fonte autorevole, come quella che è la prima a dirci che Francesco coi suoi
fu alla visita del S. Sepolcro di Gerusalemme. H caso di fr. Barbaro ci è dato come oc-
corso realmente nell'isola di Cipro, ove ci dà presente anche Francesco.
leg. 3. Soc., pag. 132-M) chiama temeraria ed assurda questa opinione del dotto Bollandista
che cosi venne a distruggere l' ipotesi creata e sostenuta dal critico fiorentino, che cioè la
tradizionale Leg. 3 Soc. sia opera del Ceperano. Senza entrare giudici nell' ardua questione,
osserviamo che le serie ragioni del P. Van Ortroy non possono venir menomate da pure
ipotesi; e presto, crediamo, la sua opinione sarà un cànone storico.
(1) Pel Pisano Io Spec. Perf. e la legenda antiqua è indubbiamente tntt' una fonte, come
abbiamo ccmstatato in più di trenta luoghi delle sue conformità ; p. e. cfr. Pisano ed. 1510,
pag. 101 a. {=Sp€c. e. 71 bis=Z*5'5'. Capp. e. 35); pag. 135 (==Spec. ce. 8, 16); pag. 142-44
{=Spec. co. 10, 53, 55) e molti altri citati entro i capp. 14-96 dello Spec. di Sabatier. Gli
Actus parimenti sono dal 'Pisano detti leg. ant,, p. e. Confor. pag. 143 b. 2=Acius e. 17 —
pag. 174 b. l=.4c^ e. 28 — pag. 207 a. l.=Act, e. 20; cosi pure la leggenda Capponiana,
nota al Pisano, è qualificata per leg. ant.\ p. e. Confor. pag. 28 a. 2=legg. Capp. e. 31 —
pag. 168 b. 'À^degg. Capp. e. 27.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 51
Como Sancto Francesco andò in Terra Sancta (Legg. antica cìt. cap. 13 bis): 13
« Ordinato che hebbe Sancto Francesco et pienamente informati ià li Frati, et, quanto
era in sé, conformatili et assodati^ con divini exemplj et parole ad observare puramente
et fedelmente et ad reverire la perfectione della vita impromessa; menato adunque et
tracto dal fervore della caritade seraphica, per la quale tucto era tirato in Christo, de-
siderando de offerire se medesmo hostia viva ad Dio, per fiamma de martirio, tre volte
se mise ad andare tra li infedeli]*. Ma day volte per dispositione divina fu impedito, acciò
per provare più pienamente la fiamma del suo fervore, et per proponerla in ezemplo ad
qnilli che doveriano venire.
La terza volta, dopo multe vergogne et dopo multe bactoture, essendo preso et le-
gato, con mnlt^ fatighe, ordinò Christo che fosse menato al Soldano de Babilonia. Et stando
nella presentia sua, tucto ardente del foco dello Spiritu Saneto, li predicò lesu Christo
et la sua fede, con tanta virtude, et con tanta viva et efficace predicatione, che se ne
maravigliò esso Soldano, et li altri che erano presenti. Peròche alla virtude delle parole,
che Christo parlava in luj, el Soldano convertito fo in mansuetudine, et ascoltava le sue
parole multo volnnteri, centra el decreto della abominabile legge de Maccoraetto. Et in-
vitòlo stantemente a demorare nella terra sua, et ooznandò che esso et tuoti li Prati
suoi potessero andare al Sepuloro senza pagrare tributo. — A laude de Christo.
Amen » .
De fratre Barbaro [in Cipro]. (Legg. cit. cap. 59).
« Una altra volta uno certo frate, el cui nome se chiamava frate Barbaro, el quale
staendo et demorando nella ysola de Òipry (1) ; costui si dixe una certa parola al suo
compagno non multo esemplare né edificatoria. Della quale parola quillo suo compagno
alquanto ne fo tribolato et scandalizato, et maxime che ce era presente (2) uno nobile
cavalliere seculare. Et in loro presentia quìsto frate Barbaro; et ritornando poi in se,
si andò et prese lo sterco dell' asino et nella sua propria bocca se lo mise, dicendo ad se
medesimo: « Lingua iniqua, tollj sterco de asino et magna, perochè nel frate mio tu
« hay decto parola de iniuria et de iracundia » . La qual cosa vedendo quello nobile ca-
valliere et quello frate offeso, furono assay bene edificatj. Et poi quillo nobile cavalliero se
converti, et ogni cosa promesse et dette ad sancto Francesco et alli soy frati, etc. (sic) » .
c. 1323 — Fr. Angeli Clarenì. — Ohronioa seu Historia septem Tribnlatio-
num Ordinis Minomm (Cod. memb. Florentiae Laurent. FI. 20 cod. 7).
Abbiamo visto nel precedente articolo (pag. 46) con quanta probabilità abbiamo attri- 14
buita al Clareno la paternità della cosi detta leggenda antica edita dal Minocchi, e quale
e quanto sia 1' accordo tra essa e la presente Cronaca dello stesso Clareno. — Ora do-
vremmo trattare di qnest' altra fonte Clarenitana, cui dobbiamo particolari e importanti
notizie su S. Francesco in Oriente; ma, dopo i dotti studi del più volte citato P. Ehrle
S. J., ci basterà soltanto di constatare, che la testimonianza del Clareno ha pei critici quel
valore storico che compete a testimoni coevi e quasi contemporanei, o suppari agli scrittori
e testimoni già riportati. — Il P. Ehrle (3), e dopo di lui il Sabatier (4) han dimostrato
che il Clareno vesti 1' abito francescano poco dopo il 1260, e che quindi dovette conoscere
frate Leone, che morì 10 anni dopo, e i più anziani frati dell' Ordine, alla testimonianza
I
(1) Vedi più sopra, a pag. 18-19, io stesso racconto nel testo del Celano e dello Spec.
Perf.
(2) Il Minocchi lesse pure invece di presente, come ebbe a constatare il Rev. Le Grelle
nella Rev. d'hist écclés. Louvain, An. VI (1905) p. 379.
(3) Archiv cit. t. I, p. 509-520.
(4) Speculum Perfectionis p. LXXIX e CXXXVII s. - Gir. Vie de S. Frang. p. CI a.
52 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTORICA
dei quali egli spesso fa appello in conferma de' fatti che narra. Così per es. in queste
Chronica de sepiem tribulationibus (Cod. Laurenziano) a fol. 13 r. dice: « Vidi ego fra-
trem qui audivit eum [S. Franciscum] Bononiae praedicantem »; a fol. 24 r.: « Supererant
adhue multi de sociis.... de quibus ego vidi et ab ipsis audivi qune narro, qui ex toto
corde, revelata eorum patri fideliter et pure servare satagebant »; a fol. 27 v.: « Qui
passi sunt eam [tribulationem tertiam an. 1244-48] socii fundatoris fratres Aegiditis (1)
et Angelus (2), qui supererant, me audiente, referebant ». E cita spesso gli scritti di fr.
Leone; così a fol. 12 v,: * Sicut fr. Leo scribit»; a fol. 13 v.: « mì fr. Leo refert de
capitulo paupertatis (3) » .
Tra le varie opere lasciateci dal Olareno, notevoli sono per la storia nostra: 1» la
Epistola excusatoria diretta a Papa Giov. XXII, scritta a sua difesa tra il 1317-18, e
pubblicata prima dal nostro P. Flaminio a Latera (4), e recentemente dal P. Ehrle (5) con
note ed ossarvazioni critiche ; 2» il presente Chronicon o Historia de septem Tribulationibus
Ordinis, edita in gran parte dal ricordato Ehrle (6), ma nella massima parte restata
inedita nel Cod. della Laurenziana (PI. 20 cod. 7), che attende tuttora V ediziohe completa
promessaci dal Sabatier con note e introduzione del dotto francescanofilo Prof. Felice
Tocco (7). Il Clareno principiò questa Historia poco dopo il 1318, protraendone il rac-
conto fin quasi il 1323 (8), sotto il pontificato di Giov. XXXII. Del Clareno è anche la
Expositio super Begulam, di cui un esemplare trovasi nel nostro archivio di S. Isidoro
a Koma, quale presto vedrà la luce per cura del noto boUandista P. Van Ortroy.
In ambedue queste opere, nell' Historia e nella Expositio, il Clareno parla del viaggio
del Santo in Oriente. Da lui pel primo abbiamo la testimonianza esplicita che il Santo si
recò realmente nella Terra Santa propriamente detta, cioè in Gerusalemme e nei Luoghi
Santi. Dopo l'accoglienza avuta dal Soldano ecc., il Clareno dice: « Soldanus.... ipsum
et omnes fratres suos libere ad Sepulchrum et àbsque tributi solutione, accedere posse
mandavit ». Poi ricorda come nacquero i turbamenti de' frati in Italia *post Sancii Fran-
cisci peregrinacionem ad ultra marinas partes ad vìsitandum loca sajiota, et Christi
fidem infidelibus praedicandam »; e in ultimo, dopo aver predicato al Soldano, e dopo
avergli il Signore manifestati i disordini d' Italia, il Santo « Septdchro Domini visitato,
festinus ad Chrisiianorum terram reversus est * . Così il Clareno, in un breve racconto,
per ben tre volte tocca il viaggio del Santo in Gerusalemme. Lo stesso asserì più tardi
(1) B. Egidio d' Assisi mori il 23 aprile 1261.
(2) B. Angelo da Bieti, presente alla morte di S. Chiara 11 ag. 1253, non sappiamo
quando mori.
(3) Cfr. Sabatier Vie cit. p. ClV-V.
(4) In Supplem. ad Bullarium (Romae 1780) p. 153-64, ove con una splendida difesa il
da Latera purga il Clareno e compagni dalla calunnia di eresia che con poca lealtà storica
gli attacca lo Sbaralea, seguito in ciò con indicibile leggerezza dal moderno Palomes ; il quale
per giunta mostra tutta la sua bile contro i primitivi zelanti che chiama ^a^ìceJ^t eretici, e
precursori e fondatori della Kegolare Osservanza!
(5) In Archiv fiir Liti. u. Kirch. t. I. 515 ss.
(6) In Archiv cit. t. II p. 125-55, 256-327.
(7) Un altro esemplare del Chron. de septem Tribtdat. trovasi nell' Arch. di S. Isidoro
a Eoma: Cod. cart. in 8° picc. del sec. XY, segnato 1/67, ancora in buono stato, sebbene
in alcuni luoghi i caratteri sieno sbiaditi.
(8) Anche il Boehmer {Anaiekten v. Fr. von Assisi p. LXVIII) le OBBegaa, Y epoca dì
compilazione dal 1314-23.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 53
il Pisano, ma la sua testimonianza su questo punto si disse tenue, sola, e troppo lon- 14
tana di tempo, come quegli che scriyeva nel 1385, cioè 165 anni dopo; ora invece, data
la testimonianza del Clareno, autore snppare, anzi coevo ai fatti (nato e. 1240, vestito
e. 1260, e morto più che nonagenario, il 15 giugno 1337), nulla havvi, crediamo, che
possa menorare la sua autorità in proposito, e cosi esplicita. Le regole della sana critica,
debbono valere anche per questo fatto particolare tramandatoci dal Clareno, checché ne
sia della sua troppa buona fede che gli fa scorgere dappertutto rivelazioni e prodigi in
sostegno del suo troppo fervido zelo per la regolare osservanza.
Premessa una breve descrizione di 3 Codd. della Historia Trihulationum, daremo il
brano che e' interessa dal Cod. lat.. Laurenziailo con a fianco la traduzione italiana d' un
altro Cod. del Convento di Siena. In ultimo vi aggiungeremo quanto il Clareno ripete
nella sua Esposizione della Eegola sul viaggio del Santo in Oriente.
a) Cod. lat. della Laurenziana di Firenze, PI. 20 cod. 7. — Ms. membr. in 4 picc.
di 73 fogli, copiato nel 1381 da un Minorità di nomo frate Matteo, probabilmente tedesco
poiché scrive sangwis, Ungwa, manswetudo ecc. Sul margine superiore delle prime 10 carte,
una mano diversa, pose questa nota: De legenda antiqua hti. Francisci. Nella carta 1*
principia : In nomine Dni. nri. ihu. xi. am. et gloriose Virginis Marie. — Vitam pau-
peris et humilis viri Dei Francisci, trium Ordinum fundatoris, quatuor solempncs per-
sone scripserunt, fratres videlicet scientia et sanctitafe preclari Johannes, et TJiomas de
Celano, fr. Bonaventura Villi s (1) post hm. franciscum generalis ministcr, ac vir mire
simplicitatis et sanctitatis fr. Leo eivisdem sci francisci socius : has IlIIor. descriptiones
seu istorias qui legerit ecc. » .
La Prima tribulatio sive persecutio Ord. B. Francisci principia dal foglio 10 r; ter-
minano al fol. 73 r. coli' « Expliciunt Cronice Ordinis minorum. — Iste libellus scriptus est
sub Anno dni. M' CCO' LXXXI", X VII die mensis fébruarii per manus fratris Matìtei » .
H nome del copista frate Matteo, cassato con un tratto di penna, è appena leggibile.
b) Cod. Hai. della Nazionale di Firenze. — È la versione italiana di dette cro-
nache, segnato Classe XXX VII cod. 28, cart. in 4» dì 344 carte del sec. XVII. Dopo
r indice, che precede, ha questo titolo in rosso : « Alcune Croniche del' Ordine. Inco-
minciano alcune Croniche del' ordine franciscano. — Come la vita del' povero et humile
servo di Dio Francesco fondatore del Minoritico Ordine fu scripta da san Bonaventura
et da quattro altri (!) frati ». L' Incipit è: « Qtteste poche (!) scripture o veramente hy-
storie, quello il quale diligentemente le leggiera, cxpeditamente potrà cognoscere per
le cose, le quali si narrono in epsa, la vocatione, la conversatione, la sanctità, la in-^
nocentia, et la vita di san Francesco, et la prima et ultima intenzione....:». Explicit:
« il loro maestro sarà Dio, Christo lesu, et lo Spirito Sancto in secula saecidorum
Amen. U fine » .
Dal confronto che ne facemmo, ci risultò che questa versione italiana è molto difet-
tosa e in più luoghi monca ed imperfetta.
e) Cod. iial. del convento di Siena. — Ms. già noto all' Affò ( Vita di fr. Elia
ed. 1783 p. 18-19), appartenuto al conv. dell' Osservanza di Siena, ed oggi presso il P.
Razzoli che ce lo esibì pei nostri studi. L' Affò erra dicendolo mancante della settima tri-
bolazione. — È un bel cod. cartaceo in 8" (di centim. 20X14) nitido, tutto d' una mano,
e ben legato in cartapecora, di carte scritte 151. Nella prima carta di guardia, una mano
(1) Leggi : VII-US = septimue, e non untts, come per isvista lesse il Sabatier, Vie p. CV,
e Spec. Pèrf. p. CXXXVUI.
54 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTORICA
14 recente scrisse : Della Biblioteca del convento dell' Osservanza di Siena, e sul dorso
Chronicae Vulg. manuscriptae ah initib Ord. Min. usque ad 1334. La Cronaca dolio
sette Tribolazioni occupa tutte le carte lr.-134r. del codice, e combina perfettamente col
testo latino della Laurenziana, di cui ò anche supcriore in più luoghi, ove il copista latino
non riprodusse il testo fedelmente o saltò alcune parole.
Il ms. al fol. 1 r. ha questo titolo in rosso : « Incommincia le croniche Dellordinc
Adbreviate Et persecutionj overo tribulationi, la vita del povero et humilc servo di dio
SCO. Francescho fondatore delti tre ordinj la scrisseno quafro solemne persone preclari
di scientia et di santitade. Cioè frate iohi.... (1) et frate Tommaso da celano, et Mi-
sere SCO. Bonaventura da bagnoreggio scptimo generale Ministro dopo sco. Francescho
Et luomo di mirabile simplicitade et santitade frate Leone compagno di sco. Fran-
cescho Capitulo Primo — Principia : « Queste quattro iscripture overo istorie chi le leg-
gerà et isguarderà diligentemente potrà cognioscere spartitamente per le cose che si nar-
rano in esse, la vocatione, la conversatione, la santitade, la innocenza, et la vita dello
seraphico Francesco, et la sua prima et ultima intentione.... ».
A foglio 134 r. terminano le cronache con questa rubrica in rosso: « Forniscie la cro-
nicha déllordine delli frati minorj dal principio che cominciò lordine per insino agli
Anni del singniore Mille trecento trentaquatro (nel margine: MCCCXXXIIIT). Poi
immediatamente segue : Manciù» laltra croniche che segue questa di sopra : Et comincia
net Mille trecento trenta quatro et va per insino al di presente. Dea gratias. Amen.
Questo libro fu fornito di scrivere per me frate Girolamo luti da Siena (2) di mia
mano nel Mille CCCCC5. a^t 25 del mese di magio nel luogo overo romitorio di bei-
verde * . Dopo le 7 Tribolazioni Tiene il seguente (fol. 135-37) trattatello : < InconUncia
una bella doctrina e amaestramento della patienUa secondo che diffenimo et dichiaromo
dodeci maestri di sachra theologia Imparise : < Dice sco. lacobo che la patientia || loffensione
sosteremo voluntieri per satisfare li nostri peccati. A lui sia gloria. Amen ». Negli ultimi
fogli (138-151) un bel dialogo: Incomincia La disputatione fra il zelatore della povertà
et lo suo inimico domestico. « Non solamente alle ricchezze temporale o renuntiato || che
solevano dire molte parole, sono facti mutoli. Adunque atte miser yhu. xpo. dolcissimo
sieno mandate le mie parole. Amen, deo gratias ».
La prima (fol. 1-42) Tribolazione, (cosi chiameremo tutta quella parte che precede
la seconda) è suddivisa nel cod. in più capitoli rubricati e numerati sino al capitolo tò^
cui seguono altri quattro lunghi articoli rubricati ma non numerati, poiché l' amanuense,
sotto le rubriche di questi articoli osserva che tutti e quattro fan parte del cap. 19. —
La seconda Tribolazione (f. 42 r.-51 v.), è suddivisa in cinque capitoli o articoli rubricati
ma non numerati. — La terza (f. 51 v.-61 v.) in tre capitoli o art. rubricati ma non nu-
merati. — La qttarta (f. 61 V.-75 r.) in dodici articoli, la quinta (t 75 r.-106 r.) in altri
dodici, e la sesta (f. 106v.-115r) in soli tre articoli o capitoli, c(Hne sempre, non nume-
rati. Questa infatti termina : « Liberati delle sei tribolationì, preghiamo iddio che nella
(1) Due centim. di spazio in bianco. Ma a fol. 8r. si ha «scrìve nella sua leggenda il
sco. frate Iohi. da celano » .
(2) Queste parole Crirolamo luti da Siena nel codice vennero cassate con un tratto di
penna d' inchiostro nero, che col tempo corrose la carta da render difficile la lettura del
nome del frate amanuense. Girolamo Luti ricorda qui una Cronaca che continuava il rac-
conto del Clareno dal 1334 sino al 1505. Di questa cronaca, noi non abbiamo traccia al-
cuna, né sappiamo dire se sia o no diversa da quella di fr. Mariano il quale scriveva le sue
opere dal 1480 fin quasi alla sua morte 20 luglio 1523.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE.
55
sepfima liberi noi damalo. Amen. Et ecco Carissimo che per la parola tua la quale poi-
molte ragioni, et per debito è da essere reverita da me, sicomo tu adomandasti, ò ricordato
et commemorate le tribulationi passate nella religione: Secondo che io lo udito da coloro
che queste tribulationi sostennero: Et ancora commemorate alcuno chose di quello che io
ò trovate nelle quattro leggende le quali io ò lette et vedute: Posto che non così bene
et ordinatamente et convenevolmente chome si conviene io labbia tractate: Perchè io non
ò scientia né modo di parlare, né ò imparato: Nientedimeno fedelmente et veramente,
lassando stare più chose scientemente; Adciò che «tu che sai meglio le chose, che tu da
me addimandi, correggi et supplisci, et distingui le cose che per ignorantia sonno dette
impropriamente et difectuosamente : Concio sie chosa che tu abbi ricevuta da dio escellen-
temente la memoria, la scientia, la intelligentia et il modo di dire et di scrivere ». — La
settima tribolazione (f. 115 r.-134r.), divisa in otto capitoli rubricati e non numerati, ter-
mina come il testo latino: «.... et sarà illoro maestro Iddio et Christo yhesu et lo spirito
sancto in secula seculorum. Deo gratias. Amen » .
A) — Ex Chron. seu historia Septem Tribulat. fr. Ang. Clareni:
Ood. Laurenziano di Firenze, PI. 20, CJod. dell' Osservanza di Siena,
cod. 7.
14
[Nel Codice latino della Laurenziana
mancano affatto i titoli in rosso, supplen-
dovi brevi rubriche lungo i margini di esso
Codice}.
«... (fol. 9. v:) Ordinatis itaque et piene
informatis iam fratribus in quantum in se
erat divinis sermonibus et exemplis ad reve-
rendam et pure et fideliter servandara pro-
misse perfectionis vitam, sol datis et confir-
matis ; caritatis seraphice, quf totus succensus
ferebatur in Xpm., actus sarmone (1), se
hostiam vivam per martirij flammam Deo
peroptans oflferre, tribus vicibus ad partes
infideliura iter agressus est; sed bis ad sui
fervoris flammam plenius comprobandam, dis-
posinone prohibitus... (2)
(Nota marginale. Itemi Quomodo B.
franciscus ivit ad Soldànum):
« Tercio post multa obprobria, vincula,
verbera et labores ad Soldànum Babilonie,
Xto. ordinante, perductns est. Stansque in
conspectu eius, igne Spiritus Sancti totus
ardens, in tanta virtute, et viva et efficaci
predicatione Xtum. Yhesum et eius sanctam
fidem evangelii predicavit eidem ut amira-
retur Soldaiius, et omnes pariter qui asta-
bant. Nam ad virtutem vorborum que Xtus.
loquebatur in eo, Soldanus in mansnetudinem
Come gli aparve langélo nello spedilo
di SCO. Vrbano et rivelogli le grandi cose
che erano da dio concedute adgli veri po-
vri evangelici di Yhu Xpo. Capitulo XI.
«.... (fol. 18 r.:) Ordinato adunque che
ebbe sco. Francesco et pienamente informati li
frati et in quanto allui fu possibile conferma-
togli et sondatogli con divini essempli et ar-
dentissime parole ad osservare puramente et
fedelmente et ad reverire la perfectione della
promessa vita ; et menato et tracto dal fer-
vore delia serafica carità, per la quale era
trasformato in Xpo., desiderando dofferire
semedesimo hostia viva addio, per fiamma di
martirio tre volte si misse ad andare tra gli
infedeli ; ma due volte per dispensatioue di-
vina fu irapedimentito per provare pm pie-
namente et interamente la fiamma del suo
fervore, et per proponerla in esemplo ad
quelli che dovevano venire doppo lui.
La terza volta, doppo molte vergognie
et molte bactiture, et essendo legato, et con
molte factighe preso, ordinò la divina pro-
videntia che fiisse menato al Soldano di Ba-
bilonia. Et istando per desiderio il martire
Francesco nella presentia sua, tucto ardente
del fuocho dello Spo. Sco., predicavagli Yhu.
crocefixo et la sua sca. fede, con tanta virtù
et con tanto vive et heficace parole, che ne
fu admirato et stupefacto il Soldano et tncti
( l) Sic sermone, prò fervore.
(2) Qui r amanuense tralasciò per dimenticanza un rigo che doveva compiere il periodo,
cfr. il testo italiano.
56
BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTOEICA
14 conversus, anditum vorbis eins contra sue
nephande legis decretnm libenter prebebat,
et ad moram contrahendam in terra sua in-
stanter invitavit, et ìpsum et omnes flra-
tres suos libere ad Sepulcrum et absque
tributi solutione accedere posse man-
davit {fol. 10 r.:)
(Nota marginale. Quomodo absenie pa^
store b. Francisco, grex divisus est):
« Intorea pastore absente, temptat lupus
rapax suum rapere et dispergere gregem ; et
ab illis ei hostium aperitur, qui eius insultui
se opponcre, et eius insidias precavere plus
ceteris tenebantur .
gli circumstanti chelludivano intanto che per
la virtù delle parole che Xpo. parlava in lui,
il Soldano convertito in mansuetudine, ascol-
tava le sue parole molto volentieri facondo
contro al dicreto della habominabile legge
di Macuraecto; et invitavalo instan tornente
adimorare nella terra sua: Et comandò
che esso et tucti li frati suoi potesseno
andare al Sepolcro senza paghare tri-
buto.
In questo mezzo, essendo dilungato il
pastore Francesco, il lupo rapace tenta di
dispergere e di rapire la evangelica gregio,
ed aprendogli Inscio coloro chel dovevano
serrare et avere cura
Et in tantum eorum presumpcio et audientia
[audacia] venit quod, post Francisci pe-
regrinacionem ad ultra marinas partes
ad visitandum loca sancta et Xti fldem
infidelibus predicandam et promeren-
dam martirii coronam, ut dictum est,
in pluribos provinciis ita dure et crudeliter
inherentes tractavertint, quod non solum pe-
nitcnciis iniustis affligebant eos, sed tam-
quam male sencientes, ab eorum consorcio
et communione pellebant. Ex hoc plurimi,
et presertim ferventes spiritn, non recipie-
bantur ab eis quasi inobedientes preceteris ;
qui cedentes furori hinc inde dispersi pere-
grinabantur, sancti pastoris eorum et dire-
ctoris plorantes absenciam cum multis la-
crimis, et orationibus continuis suum reditum
a Dno. postulantes. Quorum [fol. 10 vi\ ob-
secraciones et vota Deus ex alto prospiciens,
et eorum afflictionibus condescendens, sancto
Tranci sco, post illam predicacionem quam
Soldano et eius principibus fecerat, ap-
paruit dicens: «Francisce, revertere, quia grex
pauperum fratrum tuorum, quem et meo no-
mine congregasti, iam dispersus incedit per
devia, et eget tuo ducatu ut uniatur, robo-
retur et crescat. Jam enim a. via perfectionis,
quam tradidisti eis, declinare ceperant, et
in cariiatis, hnmilitatis, et paupertatis san-
cte amore et operacione, et innocencia sim-
plicitatis, in quibus piantasti ecs, et fundasti,
non permanent.
Et in tanto crebbe la loro presumtiono et
audacia che, da poj che sco. Francesco
andò in pellegrinaggio oltre a mare ad
visitare la terra sancta, et ad predi-
care la fede di Xpo. adgli infedelj, et
acquistare, come decto è, la corona
del martirio: in molte Provincie, tracta-
rono tanto crudelmente quelli sancti frati
che resistevano alle loro false doctrine et
isforzaraenti, et chissivoleva adcostare cor-
dialmente alle vestigie et doctrine del padre
loro, che non solamente gli afliggevano con
penitentie et pene ingiuste : ma etiandio gli
discaciavano dalla comunione et compagnia
loro, come hominj chessentissero male della
cattolica fede. Per la qual cosa molti di loro,
et specialmente quelli che erano più ferventi
nello spirito, sicome più disubidienti che gli
altri non erano ricevuti da quelli prelati et
savj di prudentia humana. Ma per dar luogo
al furore, questi sancti poverelli et legictimi
figliuolj dello appostolico et evangelico pa-
dre, andavano dispersi or di qua or di là,
et piangendo lamentabilmente la absentia et
partimento del loro sancto pastore et diri-
zatore Francesco, et addimandando adio con
molte lagrime et continue orationj la sua
ritornata. Intese iddio in cielo loratione et
le voci dell' evangelici poveri frati ; et con-
discendendo alla loro afféctioni (!) et deside-
ri!, apparve esso iddio ad sco. Francesco,
doppo quella ardente predicatione che
lui fece al Soldano et adgli principi
suQj, et si gli dixe : « Francesco, ritornatene,
però chella greggio di quelli poveri tuoi
frati, che tu ai nel mio nome ragunati, si
vanno dispergendo et isviando, et anno bi-
sognio del tuo ducato et guidamente, adcio
chessi unisca et riconforti et cresca : pero che
gli anno già incominciato adeclinare dalla
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 57
via della perfectione, la quale tu ai loro data 14
et mostrata che debbino andare, et nonne
istanno fermi nellamore et nella operatione
della carità et della humilità et della sca.
povertà, ne ancliora vogliono seguitare la
innocentia della pura semplicità nella quale
sono piantati et fondati » .
« Post qiiain apparicionem, Sepvilcro ' Doppo le quali parole sco. Pran-
Domini visitato, festanus ad Ohristia- cesco visitò il Sepolcro di Xpo. et pro-
nonun terram reversus est, et gregem stamente ritornò alla terra deiy Xpiani.
suum, ifixta Domini verbum, dispersum in- Et secondo la parola del signiore andò cer-
veniens, quom nnitum derelinquerat, cum cando con molte fatighe et lacrime, et ra-
multo labore requirens et lacrimis, congre- gunò la greggie delle sue pecorelle che era
gavit. Cuius reditum ut senserant aJBflicti, dispersa, la quale esso aveva lasata tucta
cum festinancia, et multo desiderio, et im- hunita. La chui tornata quando sentirono
menso cordis gaudio, accedebant ad eum, et quelli sancti poverelli che erano afflicti, con
gracias agentes Deo, provoluti ad pedes eius, molto desiderio et con molta festinanza ot
pastoris diu dobiderati amplectuntur vesti- con ismisurata letitia et gaudio di cuore
già ». correvano et andavano al dilecto loro padre,
et rendendone prima gratie addio, et gi-
ctandosi in terra basciavano li piej del de-
siderato già longo tempo padre et pastore » .
B) — Expositio bti. fris. Angeli Clarini super Regulam (Ex Cod. membr. sec. XIV,
di 80 fol. in 8" picc. nell' Archivio di S. Isidoro di Boma, segnato V„).
(fol. Iv.:) « Tertiodecimo anno conversionis sue ad Christum, desiderio martyrii totus
accensus ad predicandum fidem christianam Saracenis ultra mare transivit. (ToZ. .8 r.J: Mi-
nistri vero aliqui cum quibusdam fratribus, qui de sua scientia et prudentia non modicnm
confidebant, sancto Francisco in nltramarinis partibus existente, presumpserunt de regula
aliqua subtrahere, et consuetudines introducere non paucas, dissonas et discordes a tradi-
tionibus fnndatoris. Fratribus vere contradicentibus eis, et prò pura r^n^le observatione
zelantibns, amaras persecutiones et iniurias inferro cepernnt, et tanto securius quanto de
sua sufficientia confidentes, simplicitatem et rectitudinem eis resistentem aspernabant. Non
sperabant sanctum Franciscum de cetero ad partes Ytalie reversurum, sed putabant eum
per martyrii palmam, animi ipsius propositum et ignitum fervorem scientes, cito migra-
turum ad Christum. Sed clementi Dei ordinatione mirabtliter factum est, quod mortem
quam prò Christo, et sue fìdei testimonio totis viribus exquirebat nullatenns inveniret, ut
et merito non careret optati martyrii et opem necessariam suo gregi cum cumulo me-
ritorum impenderst, et Christo conformis factus, perfectione transformationis in ipsum,
posteris plenius viam ostenderet, et hostium aperiret. Christus vero servo suo fideli, prò
gloria sui nominis laboranti, pericula sui gregis revelare dignatus est, et quod ad partes
Ytalie celeriter redire studerei ammonuit, et iam a vivifica perfectionis regula declinan-
tibus quam citius subvenire, ac ducatum prebere mandavit... (fol. 2v.:) Igitur sanctus
Franciscus post suum reditum de partibus nltramarinis, Christi revelatione premonitus, et
fratrum quorumdam presumptionibus motus, qui secnndum prndentiam sui sensus alios re-
gere volebant, parvipendentes vivere secundum illam vite formam quam sibi revelaverat
Christus, hanc secundam regulam Domino inspirante conscripsit.... ipsamque Summo Pon-
tifici Honorio.... presentavìt, et sicut optaverat, ipsius confìrmationem.... obtinuit ».
1322 — Marini Sanuti. — Secreta fidelium Orucis (in Gesta Bei per Francos
ed. Bongars 1611, t. n lib. 3, pari 11, capp. 7-8).
n Sanuto compilò i suoi tre libri in tre epoche differenti. H Simonsfeld (1) con di- 16
ligente ed acurata critica, riconobbe tre recensioni o compilazioni del lavoro del Sanuto:
(1) Studien zu Mariti Satmt. in N. Archiv t. VII. p. 43-72.
58 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTOKICA
la prima, scritta tra gli anni 1306-1309, la qnalo conteneva il I libro àv>' Secreta; la
seconda, negli anni 1318-1321, che conteneva il III libro, ma più breve che nell'edizione
Bongarsiana ; la terza compilazione ed ultima, dell' opera completa, fa elaborata dal Sanato
tra il seti 1321 — nov. 1322, quale l' abbiamo nel Bongars.
Alla fine di Settembre del 1321, Papa Giovanni XXII affidava 1' esame dell' opera
Sanutiana « lacoho de Camerino Ord. fr. Min. qui portat barbam, qui ad Cariam venerat
prò Fratribus de Perside : Matheo de Cipro et Paulina Veneto eius penitentiario utroquo
similiter Minorum Ordinis.... Predicti fratres simul in domo predicti fratris Paulini librum
diligentissime et fideliter examinarant, et de pari concordia fecerunt relationem con-
scribi etc. (1) ».
Kel I lib. il Sanato espone i mezzi come danneggiare i Saraceni; nel U lib. espone
r ordine e la condotta che debbono usare i Crociati; e nel III lib. tratta della conquista
di Terra Santa e come conservarla: e ne dà una descrizione con la storia di essa e dei suoi
popoli. In molti luoghi parola per parola segue il Vitriaco ; e quello che ci racconta de' Tar-
tari lo trascrive dal Belovacense. Così nella conquista di Damiata segue il cronicon d'JSra-
cles : e quel che ci racconta di Francesco, letteralmente compendia dalla leggenda maggiore
di S. Bonaventura. Kulla quindi ci tramandò di nuovo; fuorché dal suo racconto pare
risulta che il Santo parti dall' Egitto qualche tempo dopo la presa di Damiata, come
abbiamo dal cronicon d' Èracles. Evidentemente cadde in una svista l' eruditissimo Rohricht
quando notò che il Sanuto « solus narrat sanctum Franciscum cladem, qnam Christian!
29 die augusti 1219 acceperunt, praenunciavisse (2) ; il dotto critico non si accorse, che
anche qui il Sanuto segui letteralmente la leggenda di Bonaventura cap. XI n. 3, come
questi segui il Celano II*, par. 2, cap. 2.
Ex op. Secreta fidelium Cmcis Ice. supra cit.
« Profecturus in Egyptum exercitus christianns, apud Castrum peregrinorum convenìt
HCCXVin de mense Madii, illic paratis navigiis, et multi qnidem naves ascendentes,
prosperis ventis ad Damiatae portum die tertia pervenerunt; quidam vero capitanei, et
capitales, in dicto castro tardantes et qui Ptolomayde remanserant, mutato tempore, eos
sequi minime potuerunt. Interim exercitus capitaneum sibi elegit comitem de Saroponte,
et ad portum Damiate applicans, hostilem terram invadit ante regis et ceterorum adventum,
et fecit Dominus aquam fluminis dulcem, que mari iangebatur. Tane multi barones de
Francia magnusque populus coepit confluere. Kex etiam cum reliqua parte exercitus venit
ad locum. Supervenit et legatus Pelagius, et cum rege, qui prius exercitui dominabatur,
colloquium sue auctoritatis habuit allegans, quia ipse deberet exercitui praeesse, quia et
passagium esset per Ecclesiam ordinatum, et crucesignati ad suum regimen pertinerent.
Rex verba dissimulans, prò domino se gerebat. Ad haec exercitus divisus est: in consiliis
quoque unusquisque non veritatem, sed aflfectionem sui principis sequebatur. Obsidentibus
aatem christianis civitatem liber quidam christianis apparuit, arabice scriptus, cuius autor
christianum, iadaeum, vel saracenum se esso negat ; in quo et que Saladinus centra chri-
stianos gessit, et quod capienda esset Damiata continebatur : dicebat etiam, quendam chri-
stianorum regem Nubiarum Mecham civitatem decere destrucre et ossa Mahumeti dispersa
proicere.
« Puit et in obsidione angelicus vir Franciscus, qui gratia predicandae fidei et desiderio
martyrii ad partes infidelium iam tertio festinabat. Dum igitur se christiani pararent ad
pugnam, Christi servus vehementer ingemuit, dixitque socio : « Si belli fuerit attemptatus
« congressus, non cedet prospere chistianis ». Ille cognoscens in sancto vere spiritum pro-
(1) Secr. Fidel. Oruc. foL 102 r. Cod. memb. dell' Ambrosiana in nitidÌBaimo carattere,
aec. XIV, di carte 105 in fol. segnato D. 203 Inf.
(2) Testimonia minora de quinto hello sacro. Praef. p. 63.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 59
photiac, suadot, nt exponat perìcalnm christianis. Ttinc exiliens Christi preco, salutaribus 15
monitis christianos aggreditnr, prohibet bellnm, denuntiat casnin; fit veritas in fabalam,
conteranitnr prophotia : indnraverunt cor sunm et nolnerant reyerti. Igitur pugna committitnr
et bellatur; tota in fagam convcrtitar acies Christiana, finem belli opprobriam regerens,
non trininphum.
« Eodem anno Hago rex Cypri in ciTitate Tripolitana defanctas est, relinqnens par-
Tulam filium Henricnm, noTom mensinm, et dnas filias; una nnpsit Gualtcro corniti Bre-
ncnsi, altera Isabella, filio principis Antiochiae.
« MCCXIX. A Coradino lernsalem capitar, mari et omnia prosternuntnr, oxcopto tempio
Domini et torri David. De sepnlchro Domini destrnendo Saraceni consiliam habnerant, et
littcris comminati snnt, qnas civibos Damiate ad solatiam eomm transmiserant ; nemo
tamen ponere mannm presampsit, propter reverentiam loci. Unde et in Alcorano continetar,
qaod credunt, lesnm Cbristam de Maria Yirgine conceptam et natam, prophetam et plns-
qnam prophetam, sine peccato vixi'sse, cecos illuminasse, leprosos mundasse, mortuos su-
scitasse, Verbum et Spiritum Dei et vivum ad celos ascendisse. Unde et sapientes eoruni,
quando tempore treguarnm ascendunt in lerusalem, codicem Evangeliorum sibi postulant
exhiberi, et osculantes venerantur, propter Evangelium illud : « Missus est Gabriel an-
gelus etc. » (op. cit. t. II, lib. 3, part. 11, cap. 7 ed. Bongars pag: 207-8).
«.... Inlravit plenitudo gentium, et civitas (Damiatae) capta est Nonis Novembris
MCCXIX, per annum et septem menses prius obsessa. Utinam attendissent possessores potius
quam victores, ut victoriam soli ascriberent Creatori: quia non affuit deditio; non cum
tumultu violenta praedatio: sed et Soldanus castra sua comburens quam confnsus absccs-
serit, einsque spoliis ditatus sit populus Chrìstianns. Capti quoque faerunt usque ad XXX
millia Agarenorum, et innumeri pestilentia et fame consumpti. Missis quoque quasi mille
viris ad explorandum Tampnis, Saraceni sponte castrum dimiserunt, quo nullum posset
securins iiiveniri.
« Sed qui talia munera receperunt de mano Domini, cito obliti sunt mandatornm eius,
et recesserunt de via quam ostenderat eis Deus. Ita ut sanctissimus Pater Francisctis,
multiplicari cemens homicidia, adulteria, iurta, inde recesserit, quia nollent ad Deum con-
verti eius monitis et exemplis. Libet huius sancti praeconio modicum immorari. Ut enim
Soldani Babyloniae posset adire praesentiam, multis se periculis constanter exposuit. Exierat
enim a Soldano crudele edictum, ut qui Christiani caput afferret, bizantium aureum prò
mercede reciperet; at intrepide Christi miles in castris bine inde in campo locatis, iter
arripuit, mortis pavore non territus, sed desiderio provocatus. Procedente itaque eo cum
fratre Jlhiminato, viro ntique luminis et virtutis, occurrerunt satellites Saraceni, et servos
Dei feraliter comprehensos, crudeliter et contemptibiliter contractarunt, afficientes convitiis,
affligentes verberibus, et vinculis alligantes : adductos quoque coram se Soldanus intcrrogat,
a quibus, ant ad quid, aut qualiter missi essent. At Christi servus Franciscus intrepido
corde respondit: se missum non ab homine, sed a Deo; nt ei et populo suo viam salutis
ostenderet, et annuntiaret Evangelium veritatis. Tanta vero mentis constantia, tantoque
fervore Spiritus praedicto Soldano praedicavit trìnum unicumque Deum, et Salvatorem
omnium lesum Christum, quod Soldanus admirandum in viro Dei fervorem conspiciens et
virtntem, libenier ipsum audiebat, et ad moram secum contrahendam instantius invitabat :
at ille superno illustratus miraculo : « Si vis, inquit, cum tuo converti populo ad Christum,
* oh ipsius amorem vobiscum libentissime commorabor: quod si haesitas propter fidem
« Christi legem dimittere Mahumeti, iube ignem accendi permaximum, et ego cum Sacer-
€ dotibus tuis ignem ingrediar: ut vel sic cognoscas, quae fides verior et certior sit te-
« nenda * . Ad quod Soldanus : « Non credo quod aliquis de Sacerdotibus meis, se vellet igni
« propter fidem suam defensandam exponere, vel genus aliquod subire tormenti * . At vir
Sanctus subintulit : « Si conversionem promittis, ignem solus intrabo : et si combustus
« fuero, meis ascribatur peccatis : sin autem, Christum, Dei virtutem et sapientiam verum
* Deum, et Dominum cognoscatis » . Soldanus obtionem hanc accipere se non audere re-
spondit, quia seditionem populi formidabat. Obtulit autem ei multa munera pretiosa, quae
paupertatis amator sprevit omnia quasi Intum: ex quo Soldanus admiratione permotus,
maiorem erga ipsum devotionem concepì t: rogavitque £Eimulum Christi ut praedicta su-
sciperet, prò salute ipsius, Christianis pauperibus et Ecclesiis eroganda. Ipse vero, quia
pondas fi^ebat peconiae, et in animo Soldani verae pietatis non yidebat radicem, nulla-
60 BIBLIOTECA — TESTIMONIA fflSTORICA
15 tenus acquievit : Et cum ad conversionem gentis illius nihil proficeret, ad partes fidelium,
Divina revelatione commonitas, remeavit: privilegiato consccrandus Martyrio passionis et
volnernm lesn Christi ». (Op. cif. t. II lib. 3, part. 11, cap. 8 ed. Borgars pag. 208-9).
1322-28 — Actus Beati Francisci et Sociomm eins (ed. Pani Sabatier, Paris 1902.
in Collection d'études et de documents sur l'hìst du Moyem dge t. IV).
Gli Actus, come ormai tutti sanno, non formano già un composto organico, ma una
16 raccolta bizzarra di racconti senz' ordine e senza coesione alcuna tra loro. Il loro carattere
è nettamente biografico, contenendo alcuni fatti sulla vita di S. Francesco e de' suoi primi
compagni, quali Bernardo, Masseo, Leone, Egidio, Bufino : e, poiché gli Actus successiva-
mente si accrebbero, vi si parla anche di Corrado di Offida e di Giovanni della Verna,
che non conobbero il santo Patriarca (1). Gli Actiis sono anche la fonte primitiva, ossia
il testo originale latino de' famosi Fioretti. Tuttavia gli Actus e i Fioretti sono ben lon-
tani di andar d' accordo sia nel numero, sia nella successione de' capitoli ; poiché sembra
che il gusto del traduttore italiano si fu soltanto di spigolare qua e là il testo latino, e
darci i più bei fiori degli Actus, d' onde anche il nome de' suoi Fioretti quasi scelti in un
ricco giardino.
Chi poi, 0 quanti siano stati gli autori di questa raccolta: di quanti capitoli i pri-
mitivi Actus si componevano : e da chi precisamente, e dove, e quando vennero essi com-
pilati, ancora la severa critica non riusci a darci la soluzione di tutte queste domande.
Di certo però puossi tenere che i primitivi Actus, quali tuttavia si desiderano, non
sono altro che delle memorie sparse, le quali i successivi discepoli de' primi Compagni del
Santo raccolsero e tramandarono fino a noi, e che ci pervennero più o meno ritoccate
dalla fervida mente dei zelanti frati delle Marche e dell' Umbria. Il titolo infatti di tutti
quasi i Codici è questo : « Incipiunt Actus sanctorum Sociorum beati Francisci, prout ab
eisdem fuit successoribus eorum revelatum » . Nel cap. 9 intitolato De inventione montis
Alvernae, il compilatore, cosi termina appellando alla testimonianza de' seguenti: * Hanc
historiam habuit fr. lacóbus de Massa ab ore fratris Leonis [f 1270], et fr. Hugolinus
de monte Sanctae Mariae ab ore dicti fratris lacóbi, et ego qui scripsi, ab ore fratris
Hugolini viri per omnia fède digni. Ad laudem Dei (2) » .
Dal riportato brano del cap. 9 si avrebbe dunque per prima fonte e immediata d' una
parte degli Actus, il mentovato cioè frate Ugolino di monte S. Maria (8), ed un suo
discepolo che li raccoglie dalla bocca di fr. Ugolino. Al capitolo poi 69% Ugolino parla in
prima persona: « Omnia praedicta retulit mihi Mugolino ipse frater Johannes \de
Penna] ». Ma in tutti gli altri capitoli 1' autore parla in prima persona, senza però tra-
dirsi se è Ugolino o il suo discepolo; o qualche altro anteriore o posteriore ad essi.
In quanto poi all' epoca della compilazione degli Actus, potrebbonsi assegnare due.
La compilazione de' primitivi Actus, ossia delle memorie più antiche contenute in essi,
(1) Cfr. la dotta critica augii Actu* del Sabatier nella recensione che ne dà il P. Van
Ortroy in Aneti. Bollandiana t. XXI p. 443-47.
(2) Sabatier, Actus cap. 9, pag. 39 n. 71 — Speculum Vitae fol. 96.
(3) Dal Sabatier (Actus p. XX-XXI) qualificato per fr. Ugolino de' nobili Bmnforte dì
monte Giorgio (nelle Marche), e probabilinente, secondo lai, forse il solo autore de' primitivi
Actus -Fioretti. Ugolino da papa Celestino V, suo amico, venne preconizzato al vescovato di
Teramo, ma poco dopo fa rigettato da Bonifacio Vili, 12 Dee. 1295 (Sbaralea Bull. IV p. 276),
perché partigiano de' zelanti. — Cfr. Anal. frane. Ili p. 67 n. 5.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 61
potrebbero rimandarsi agli aitimi del secolo XIII, cioè verso 1280-1300; e quella quale 16
ora ce la presenta il Sabatier, verso il 1322-28. Tuttavia, come giustamente osserva il
dotto P. Van Ortroy (1), è ben discuttibile ogni data posta come certa in una simile fa-
raggine di memorie d' incerta data e d' incerti autori.
Scorgendovisi dunque tante incertezze e tanti dubbi nella compilazione degli Adus, è
un compito ben difficile determinare il valore storico di tutte e singole le sue parti. Non
erraremo però se ci atteniamo in proposito al savio giudizio datoci in generale dai critici
moderni e specialmente dal citato P. Van Ortroy. Gli Adus, e bisogna confessarlo, egli
dice, godettero, ingiustamente fino ai nostri giorni, d' una riputazione storica non buona ;
e quindi, senza parteggiare egli coli' eccessivo ottimismo del Sabatier e del Lempp per gli
Adus, soggiunge esser critica temeraria il rilegarli nel dominio delle favole ; poiché gran
parte di ossi non sono altro che 1' evoluzione leggendaria di fatti e scene storicamente
vere; e perciò gli Adus rimarann' ognora un tesoro di verità morali e religiose che ci
svelano in gran parte 1' animo umbro de' secoli XIII e XIV (2).
Il capitolo 27 degli Adus, che noi riportiamo per intero, e che trovasi tale in tutti
i Codd. conosciuti, tratta della visita del Santo al Soldano. Esso in modo particolare deve
attirare 1' attenzione dello storico e sceverarne il fevoloso o leggendario, frammisto ai fatti
storicamente veri. — Lasciato da parte il racconto della famosa tentazione della turpe
saracena, ivi narrato con dialoghi e modi che stonano troppo in bocca e nei modi di Fran-
cesco quale ce lo dipinge la storia veridica; così pure, rigettata tra le pie leggende, la
pretesa conversione del Soldano Melek el Eamel, morto qual visse da vero maomettano (3),
noi ci fermeremo un tantino su di un solo particolare della visita del Santo al detto Sol-
dano. — L' autore di questo capitolo, narrata fedelmente l' accoglienza che il Santo si
ebbe dal Soldano, soggiunge : « Et insuper Uberaliter sibi et sociis suis concessit (Sol-
danus) guod quocumque velimi libere possent ire, et ubique per totum imperium suum
libere praedicare. Et dedit illis quoddam signaculum quo viso a nemine laedebantur.
Habita igitur hac liberari licentia, sanctus Franciscus illos suos sodos binos hinc inde
transmisit in diversis partibus paganorum *. Noi, e con noi qualsivoglia altro critico im-
parziale dovrà scorgere in questo passo non un racconto leggendario, ma una partico-
larità storica tutta consentanea, naturale e coerente al fatto ed alle circostanze storicamente
vere della più che straordinaria accoglienza e bontà usata dal monarca maomettano al-
l' umile Poverello di Cristo. Francesco dunque per sé e pei suoi frati, presenti e venturi
in Oriente, avrebbe ottenuto da Melek el Kamel un « Signaculum » , ossia un decreto, un
rescritto, o un Firmano come oggi si direbbe in Turchia, una specie di Bulla regia o
salvacondotto in iscritto, per la tutela de' suoi già stabilitisi in Oriente in regolare prò-
(1) Anal. BoUandiana t, XXI p. 446.
(2) Anal. Boll. l. cit. — < Un' attenta lettura d^li Actus ci persuaderà facilmente, che
attraverso la molta nebbia leggendaria, specialmente manifesta nel dare ai fatti un colorito
prodigioso che nella realtà non ebbero, il carattere sostanziale è schiettamente storico».
Minocchi la Legenda 3 Sociorum p. 127.
(3) Melek el Kamel succedette al padre nel 1218; egli poco tempo dopo essersi impa-
dronito di Damasco mori in questa città nel marzo del 1238, in età di anni 70. Cfr. Art de
verifica datei ed. 1770 p. 405. — I nostri Cronisti (cfr. Wadd. an. 1219 n. 62) che credet-
tero alla conreisione del Soldano, verosimilmente confusero questo principe con quello di
Iconio dell' Asia Minore, di cui il Vitriaco nella sua Hiat. Jerosol. scrisse « Mortuus est
Soldanus Iconii, qui creditur baptìzatìia futsae ». Di nessun altro Soldano si ha memoria certa
che sia morto battezzato. Vedi più sotto il Begesto cronologico all'au. 1238.
62 BIBLIOTECA — TESTIMONU HISTORICA
vincia (1). Questo sarebbe il primo Firmano e forse dello stesso tenore de' mille altri
emanati più tardi in favore de' Frati, dai tempi ancora del famoso Zaher Bibars I, detto
Bendokdar (24 ott. 1260 — 1 lagl. 1277), fino all' ultimo monarca egiziano Eansu el
Gury, vinto da Selim I nel 1517 (2).
Questa particolarità d' un rescritto sovrano dato a Francesco e ai suoi, ha inoltre una
più antica conferma nella testimonianza del surriferito Clareno, autore più contemporaneo
ai fatti, come quegli che vesti V abito verso il 1260 e conobbe molti de' compagni del
Santo. Egli chiaramente allude ad un rescritto sovrano quando asserisce che il Soldano
« ipsum (b. Franciscum) et omties fratres suos libere ad Sepulchrum et absque tributi
solutione accedere posse mandavit * . Questo fatto inoltre deve risultare, secondo noi, dal
contesto autorevole del Vitriacense e de' Continuatori di Guglielmo di Tiro, autori fuor
d' ógni sospetto e testimoni presenti al luogo de' fatti che ci narrano. — Francesco, al
Soldano e alla sua corte, per vari giorni predicò ascoltato con viva attenzione : « SoU
danus.... per dies aliquot ipsum sibi et suis Christi fidem praedicantem attentissime
audivit » . La stessa libertà ebbe il Santo negli accampamenti nemici, ove, « multis diebua
saracenis verbum Domini praedicavit ». Di più: Francesco più e più volte vede e rivede
il Soldano (cfr. n. 6 pag. 22) : ricusa la generosa offerta che gli & di ricchi doni con-
sistenti in oro, argento o drappi di seta in abbondanza: ricusa, la proferta del monarca
di rimanersi seco lui nei suoi stati, che gli promette * gran fiere et grans possessions » ,
(cfr. n. 2 pag. 13): ricusa il Santo, perchè ricusa o teme il maomettano di convertirsi.
Francesco finalmente, richiamato in Italia, si congeda dal Soldano per recarsi prima in
Siria (ove di fatti fu) ; e^ sappiamo che non ricusò di assidersi all' abbondante desco offer-
togli dal magnanimo Soldano; il quale in un'ultima udienza privata, forse commosso, <m
secreto petiit » al Santo perchè gli ottenga da Dio la grazia della vera fede. H riferito
Yitriaco, che scriveva la sua storia orientale precisamente a Damiata nel 1221, ci assi-
cura che non minore accoglienza era fatta anche ai figli di Francesco sparsi fra i popoli
saraceni : « Etiam saraceni, obtenebrati homines, quando causa praedicationis ad ipsos
intrepidi (Fratres Minores) accedunt, grato animo necessaria pTovidentes, libenter eoe
recipiunt.... Saraceni omnes praedictos Fratres Minores tam diu de Christi fide et evan-
gelica doctrina praedicantes libenter audiunt, quousque Mahometo, tanguam mendaci
et perfido, praedicatione sua manifeste contradicunt. Ex tunc eos impie verberantes et,
nisi Deus eos mirabiliter protegeret, pene trucidantes, de civitatibus suis expeUunt » . Ora
tutto ciò, a nostro credere, è ben difficile comprendere senza un' ampia, generale o solenne
licenza emanata dal Soldano in grazia e a richiesta di Francesco per sé e pei suoi: li-
cenza tanto più necessaria in quei tempi e luoghi, quanto più erano sconvolti da continue
guerre tra i Saraceni e i Crociati della Siria. Cosi Francesco, che aveva già in quelle parti
fondata una regolare provincia nel 1217, e nella regola aveva dettato un capitolo De
(1) A proposito, r illustre orientalista Conte Riant, fondatore della società storica de-
r Orient Latin , cosi si esprìmeva in una sua lettera de' 28 feb. 1886, diretta al celebre fr.
Lavinio : e le suis convaincu, et je crob que tous les savants, méme les protestants d' Al-
lemagne l'accordent aussi, que la Province Franciscaine de T. S. remonte & S. Francois
lui-méme qui a dù, rapporter de son voyage un Firmam general. Cent bulles de papes men-
tiounent cette Province aux XIII* et XIV* siécles » . Cfr. nostra Serie Cronologiefi, p. X n. 2.
Veggasi anche la testimonianza della Vita versificata n. 6 pag. 22, che esplicitamente ricorda
r immunità proclamata dal Soldano per il Santo.
(3) Su questi Pirmani cfr. U cit. Serie Oronol. pag. XVIH-XIX, XXVIII b, e pp. 128-187.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 63
euntibìis inter Saracenos, appianò ai suoi figli la scabrosa via con un rescritto sovrano la
« quo viso, a nemine laedébantur (1) ».
QtiaUter sanctus Francisciis [ivit et] convertii ad fidem Soldanum Bahyloniae
(Actus cit. cap. 27, p. 89-92).
< Sanctissimns pater noster Franciscas, zelo Dei et desiderio martyrii incitatas, cum
duodecim sanctissimis fratribus altra mare transivit, proponens recto tramite pergere ad
Soldannm.
« Qaum antem pervenisset ad partes qaasdam infidelium, in qnibns tara crudeles homines
cnstodiebant itinera, qnod nullus christianns illinc transiens poterat mortem evadere, Deo
disponente, mortem quidem evaserunt ; tamen capti et multipliciter afflicti et ligati duris-
sime ad Soldanum ducti sunt. In cuius conspectu sanctus Franciscus a Spiritu Sancto
edoctus, tam divine de sancta catholica fide praedicavit, quod per ignem hanc probare se
obtulit. Propter quod Soldanus magnam devotionem in ipso concepit, tam prò constantia
fidei, quam prò contemptu mundi. Qui nihil ab ipso recipere voluit quum esset pauper-
riraus, quam etiam prò fervore martyrii. Et ex tunc eum libentissime audiebat: et rogavi t
quod ad ipsum frequenter accederet. Et insuper liberaliter sibi et sociis suis concessit
quod quocumque vellent libere possent ire, et ubique per totum imperium suum libere prae-
dicare. Et dedit illis quoddam signaculum, quo viso, a nemine laedébantur.
« Habita igitur hac liberali licentìa, sanctus Franciscus illos suos socios binos bine
inde transmisit in diversis partibus paganorum. Ipse vero cum uno socio ad quamdam
partem vadens cum pervenisset ad quoddam bospitium ubi erat sibi prò quiete necessarium
comraorari, invonit ibidem quamdam mulierem speciosam quidem facie, sed turpissimam
mente. Quae ipsum de actu nefario requisì vit. Cui S. Franciscus respondit: « Si tu vis
« quod ego sibi assentiam, volo quod tu etiam mihi consenfias ». Ait illa: « Accepto quod
« dicis: Eamus ergo et lectum paremus ». Sanctus vero Franciscus ait: « Venias mecum
« et ego ostendam tibi lectum pulcherrimum » . Et duxit illam ad magnam ignem qui tunc
in illa domo fiebat; et in fervore spiritus expolians se et in lare ilio ignito nudum tan-
quam in lecto locavit. Et vocans illam dicebat: « Expolia te, et festina fruì hoc lecto
« splendido, florido, ac mirando, quia Me oportet te esse si tu vis ohedire mihi » . lUe
autem ignis nihil sanctum Franciscum laesit, sed super larem illuni ardenter ignitum, quasi
super florcs hilariter decubabat. Illa vero mulier tam mira cernens, et stupens, non solum
a stercore peccati, sed etiam a tenebris infidelitatis conversa est a Dominum lesum Christum.
Et effecta est tantae sanctitatis et gratiae qaod iuvantibus meritis sancti patris multas
animas Domino in illis partibus acquisivit (2).
« Videns autem sanctus Franciscus quod fructum quem desiderabat ibidem facere non
valebat. Domino sibi revelante, disposuit, recongregatis sociis, redire ad partes fidelium.
Et rediens ad Soldanum suum propositom de reditu indica vit. Cui Soldanus dixit : « Frater
« Francisce, ego libenter ad fidem Christi converterer, sed timeo modo hoc facere: quia
« isti Sarraceni me et te ùum tuis sociis, si sentirmi, statim occiderent. Et quum tu adhuc
« multum possis proficere, et ego quaedam magna negotia prò salute animae habeam
(1) In questa libertà che godevano i Minoriti fra i Saraceni, dobbiamo senza dubbio
cercare le ragioni che inducevano i Pontefici a prescieglier questi per ambasciatori ai mo-
narchi Saraceni : come nel 1233 a Melek el Asceraf Soldano di Damasco e al Califa di Bagdad
El Monstanser (Wadd. an. cit.; Sbaral. I. 93; Civezza Storia I. 219). Più tardi, nel 1246, il
Soldano d' Egitto inviava ad Inn. IV per suo ambasciatore un Minorità. (Wadd. 1246, n. &
— Stadensis an. cit.).
(2) Il Pisano in due Conformità (10* e 13*) registra due fatti quasi identici di Francesco
tentato da donne. Il primo sarebbe accaduto in Oriente per opera d' una saracena; e il se-
condo in Italia per opera di Federico imp. e dei suoi cortigiani, i quali introdussero una
donna nella stanza del Santo, quando questi trovavasi a predicare « in regno Apuliae prope
Barulum * come ha pure il Cod. Collegii S. Ani. di Roma (memb. saec. XIV fol. 68 v).
Cfr. Wadding. an. 1219 n. 64, e an. 1221 n. 16.
64 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTORICA
« expedire, et ideo nollem Ubenter mortem meam et tuam ita inopinatam inducere: sed
« indica mihi modum quo salver^ et ego sum paratus tibi in omnibus obedire * . Dixit
ei sanctus Franciscus: «Domine, ego quidem modo recedam: sed postquam ad partes
« meas rediero, et ad coelvm, Domino vocante, transiero, post mortem meam secundum
« dispositionem divinam, mittam tU)i duos de fratribus meis, a quibus baptismum re-
« cipies, et salvus eris, sicut mihi revelavit Dominus meus Jesus Ghristus. Tu autem
« interim ab omni negotio te dissolve, ut cum gratia Christi venerit, inveniat te fide et
« devotione paratum » . Cai Soldanns gandenter assentiens fìdeliter obedivit. Sanctns autem
Franciscus yalefaciens ei, rediit ad partes fidelium.
e Post aliquot autem annos, praedictus Soldanus infirmatus est: et eipectans proraissum
sancti qui iam ad vitam beatam migraverat, posuit exploratores in portarum exitibus, ut
si quando duo fratres in habitu sanctì Francisci apparerent, ipsos ad eum festinanter tra-
ducerent. In ilio autem tempore apparuit beatus Franciscus dnobns fratribus suis et prae-
cepit illis, ut sine mora pergerent ad Soldanum, et eius salutem sicut eidem promiserat
procurarent. Qui perfecerunt devote mandatum ; et mare transeuntes ad Soldanum per ex-
ploratores praedictos adducti sunt. Quos ut vidit [Soldanus] gavisus est gaudio magno
valde dicens : « Nunc scio vere quia misit Dominus servos suos, sicut sanctus Franciscus
*promisit, Domino revelante, ita mihi servavit prò salute mea sollicite transmittendo ».
Becipiensque ab ipsis fratribus Mei documenta et sanctum baptismum, in ipsa ìnfìrmitate
regeneratus, in Domino migravit ad gaudia sempiterna, et salva facta est anima eius
mentis sanctissimi patria Francisci, ad laudem lesu Christi. Amen ».
C. 1340 — Pr. Paulinus Venetus ©P' Puteolanus. — Vita Beati Francisci:
(ex Polycronicon eiusdem edid. Faloci Pulignani in Miscellanea Frane. Vili pag. 49 ss).
Frate Paolino da Venezia (di cui daremo alcuni cenni in altro luogo di questa opera)
inseri una lunga vita di S. Francesco nel suo Polj/cronicon (Cod. Vaticano n. 1960), che
va dalla creazione del mondo fino al 1340. Egli, o chiunque sia l' autore di essa vita,
non fece altro che compendiare fedelmente e letteralmente la leggenda maggiore che ci
lasciò S. Bonaventura. Onde crediamo cosa inutile ripetere lo stesso racconto colle stesse
parole che abbiam già riportate più sopra dalla leggenda Bonaventuriana.
1346 — Anonymi. — Ohronioon de Lanercost (Bannatyne Club, Edinburgi 1839,
in 4' p. 27).
« Chronicon de Lanercost prò maxima parte sequitur Vincentium Bellovacensem ; pugna
qua circiter VI millia christianorum pcriìsse dicuntur, intelligenda esse videtur ìUa quae
29 dio augusti 1219 facta est. Quae auctor de S. Francisco in castris Damiatinis constituto
breviter narrai, in aliis chronicis copiosius exposita sunt (1) ». Il Cronista però è confuso,
e, come si vede, ammassa e confonde più fiitti in poche parole. Biportiamo il brano perchè
ricorda Francesco.
Ex Chronicon. de Lanercost loc. cit.
« Hoc etiam anno [5 Nov. 1219] capta est a christianis Damiata, die S. Leonardi
abbatis; sed dum negligenter et remisse agerent ac nomen sanctum vita deturparent ;
iterum ab hostibus ad bellum provocati, non solum quesita {sic) perdidemnt, sed et,
agminum snorum circa sex millia (2), prohibente tamen congressum tunc sancto Francisco,
(1) Rdhricht, Testimonia minora p. 88 in praef.
(2) Sul vero numero de' morti in questa battaglia é molto discorde l' asserto de' cronisti.
Le Gesta obsidionis .p. 103, danno il nnmero di più di 5 mila; il Vitry, £p. III. p. 300, di
circa 2 mila, e nell'^. IV p. 305, di circa mile e ducente; altri dan mille soltanto. Cfr.
fidhricht, I. cit. n. 2.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 65
qui presens aderat, et eis eventam dennnciante. Hoc innotescere po&rit per qnerelosas li- 18
teras, qnas saper hoc domìnns papa Honorìns direxit dirersìs provinciis, totnm impntans
peccatis nosirornm ».
1374 — Anonymì. — Epitome bellorom saoronun (Canisiiis in Antìguae U-
òtiones, ediz. Basnage lY. p. 438. et BOhr. Testim. minora p. 185).
Questo Cronista non ci dice nulla di nuovo; anzi pare che confonda ^li pure due 19
&tti in uno. Egli dice che S. Francesco si trovava in Damiata quando i Cristiani la do-
vettero ridare ai Saraceni! Ma la cessione di Damiata avenne li 8 di Settembre del 1221,
quando il santo Patriarca era già in Italia.
« Anno Domini milleno ducenteno decimo nono, christianus exercitus cepit Damiatam
quinta die novembris ; sequenti anno eandem civitatem perdiderunt, et multi de christianis
fìierunt capti, prò quorum redemptione restituta est civitas Saracenis, tunc temporis beato
Francisco in ea existente » .
1374 -- Ohronica XXIV Generalium Ordinis Minomm (in Analect francisc.
t. Ili, ad Claras Aquas 1897).
n compilatore di queste Cronache (un Minorità francese, e probabilissimamente fr. 20
Arnaldo de Serano Provinciale di Aquitania) le aveva già scritte nella massima parte
verso il 1360, continuandole poi sino al 1374, anno in cui cessano, interrotte forse dalla
morte dell' autore. — Egli ben poca cosa e nulla di nuovo registra sul viaggio del Santo
in Oriente.
Sempre fedelissimo compilatore o raccoglitore di men* orie, più che cronista, il nostro
Arnaldo inserì in queste Cronache una leggenda o un racconto importante, che riguarda
due nostri antichi eonvi nti situati entro e fuori della celebre Antiochia: legenda che noi
dobbiamo riportare e da le queir importanza che le si deve da uno storico. Egli, non sempre
preciso in cronologia, iserisce il racconto sotto il generalato del b. Giov. da Parma
(1247-57) entro 1' anno 1255, senza però precisarci né 1' anno della fondazione de' men-
tovati conventi, nò quello tampoco della rivelazione che si dice avvenuta colà. Con la frase
troppo vaga * Erat tunc in part&>u8 uUramarinis», il cronista, secondo il suo solito,
volle probabilmente alludere al tempo di quel g^eralato, o all' anno poco più sopra da lui
espresso, cioè 1255, come anno della rivelazione ivi narrata. Chechò ne sia, il racconto parla
da so, e specialmente dalla clausnla che riporta i nomi dei testimoni vìventi, i quali certa-
mente riferirono o scrissero il fatto non più tardi del 1268, anno in cui Antiochia cadde in
potere delle orde del soldano Bibars, e i due mentovati conventi perirono distrutti (1).
L' identico racconto è riportato anche nelle Conformità (1385) del Pisano e nello
Speculum Vitae (ed. 1504) i quali usarono una fonte o testo quasi identico, ma che ben
differisce dal testo datoci dal Chron. XXIV Generalium. Data questa notabile differenza
di testi, crediamo utile riportarli ambedue, non essendoci possibile per ora determinare
con qualche probabilità, a quale de' due testi da noi conosciuti si debba l' originalità o
priorità di tempo o di compilazione, non ostante che il testo del Chronicon sembri van-
tare l'originalità poiché cita i testimoni del fatto ecc.
Ora ci resta a premettere alcune notizie suU' epoca dello stabilimento de' francescani
nella città Antiochena e sulla vicina Montagna Nera.
(1) C£r. nostra Sene Cronologica eie. p. 222 n. 1-2.
BibUo*. — Tom. L
66 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTORICA
H greco Giovanni Focas, nel 1185, percorrendo la Siria e la Terra Santa, ci descrive la
magnificenza di Antiochia, e la dice celebre anche per la vicina Montagna Ammirabile
(6auti(x<jTÒv opos) abitata nel IV secolo dal prodigioso penitente S. Simeone Stilìta. A questa
montagna, egli soggiunge, confinano la Montagna Nera (xò Maupov 5po«) e il Monte Sco-
pultis (ó SxóiceXo;): nei quali monti db antiquo, molti servi di Dio, cercando Dio lo tro-
varono : ed oggi ancora, dice, sopravivono de' monaci che abitano le selve di questi monti,
attrattivi dalla loro bellezza (1). Lo stesso ci narra anche Guglielmo di Tiro (2). Il Yi-
triaco, che scriveva nel 1220, ricorda pure la Montagna Nera popolata da conventi di
monaci greci e latini di ogni nazione, situata a settentrione di Antiochia (3). Pietro II,
già abbate Cisterciese, poi vescovo d* Ivrea, indi Patriarca di Antiochia, concesse nel 1214
ai suoi monaci Cisterciesi il monastero dì S. Giorgio detto altrimenti de Jubino situato
sulla Montagna Nera e vicino ad Antiochia (4). Più tardi, nel 1235, troviamo che Gre-
gorio IX concesse ad un certo Ministro et Eremitis de Montagna Nigra Antiochensis
dioecesis di professare la regola di S. Benedetto (5). Cosi molti monasteri e conventi, oltre
i romiti di vari riti e di varie nazioni, popolavano la Montana Nera, e tra questi molti
monasteri di monaci greci partegiavano per 1' unione delle due chiese (6).
Su questa dunque Montagna Nera, poco lungi dalla città di Antiochia, ebbero pure
i Frati Minori un convento già de' Benedettini, ed un secondo nella città stessa di An-
tiochia. In mancanza di dati certi, non possiamo indicare V epoca precisa della fondazione
0 principio di questi due conventi francescani, se non approssÌL.ative tra gli anni 1220
(1) Migne, Patr. Gr. Lat t. 133 col. 929. — Cfr. Pachìm. ibid. Patr. Gr. t. 143 col.
727 e 857.
(2) « Qui vero a septentrione, verbo valgari et consueto Montana nigra dicitur, mona
videtur pinguis et aber fontibns, et rivìs ìrrigaus, in sylvis et pascois multas snis habita-
toribns praebens commoditates : ubi et priscis temporibus malta tradnnt fuisse virorum re-
ligiosorum monasteria: et usqae in praeaens, Deum tìmentiam loca plura fovet et nutrìt
venerabilia > . Historia lib. IV e. 10 (p. 687 ed. Bongars).
(3) « Habet (Antiochia) a septentrionali parte montem qnemdam, qui vulgarìter Monr
tana nigra dicitar, in quo sant malti Eremitae ex omni genere et natione, et plara mona-
steria tam Graecoram, qaam Latinorum monachoram. Et quoniam fontibas et rivis totus
est irrigaas, Mons Nero, idest aqaosas nuncupator. Neros enim graece, aqaa latine. Simplices
autem et laici Noire idest nigra exponunt in valgari sermone > Hist. Iherosol. lib. I cap. 32
ed. Bongars pag. 1069. Il Vitriaco evidentemente erra suU' etimologia del nome, e dopo lai
il Sanato (1. 3, par. 5, e. 4) ed altri.
(4) e Coenobiam S. Georgii de montana nigra, alias de Jubino prope Antiochiam, evo-
catis monachis saia Cisterciensibas e monasterio Firmitatis (Cabilanenais dioecesis) Ordini
tradidit anno 1214 >. Ughellus-Coletti, ItaUa Sacra IV col. 1072.
(5) Il documento è riportato dal Waddingo (Annales an. 1219. n. 66, 1. 1 p. 328); ^li
però ignorando l' esistenza di altri conventi latini snlla famosa montagna, si fa nna difficoltà
Ball' epoca di qae' certi Benedittini i quali, come vogliono le nostre legende, colà avrebbero
ricevuto r abito dallo stesso S. Francesco nel 1219-20. La difficoltà però non è seria data
r esistenza certa di vari monasteri latini sulla Montagna Nera ; e fra questi è ovvio ammet-
tere che siano pure esistiti colà monaci di varie congr^azioni Benedettine, prima ancora
che i mentovati Eremiti abbracciassero la r^ola di S. Benedetto nel 1235. Cosi prima o
dopo di questi, poteano altri Benedettini aver abbracciata la regola di S. Francesco. Il
Mariano (cronista nel 1480) come vedremo, invece di Benedettini quelli che abbracciarono
la r^ola di S. Fxaneesco, li dice monaci di S. Basilio! f
(6) £. Bey Bevue de V Orient Latin t. VIII p. 149 — Cfr. BOhrieht Syria Sacra in
Zeitgekr. de» Deutsch. Palaest. Verting t. X p. 36.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 67
e 1230 come diremo. Il Bey, nella pregiata saa operetta delle Colonie Franche in Siria, 20
scriTe quanto segue sui Minoriti stabiliti sulla Montc^na Nera, montagna che ^11 però
confonde con quella detta Ammiràbile e distinte dal Pocas : « Dans la Montagne Noire,
« nommée alors par les historiens orientaux la montagne Sainte ou la montagne Admirable
« se trouvaient encore plusieurs monastères de religieuz armèniens, greca et syriens, ainsi
« que de nombreaux anachorètes. Ce fui là, dans des cellules tailUes dans le roc, non loin
« du coment de Saint Georges (1), qtie s' étcMirent, en 1210 (2), les premiers disciples
« de Saint Francois, venus en Terre Sainte; pendant plusieurs années, ils y menèrent
« la vie érémitique avant d' étre réunis en communauté (3) » . Il dotto Falestinografo
non cita le fonti d' onde ebbe queste notizie, quindi non sappiamo che valore possano avere.
Checché ne sia della precisa epoca della fondazione de' conventi Antiocheno e della
Montagna Nera, il certo si è che dai primordi dell' Ordine son ricordati i Minoriti nella
diocesi Antiochena. Se ci mancano antiche ed esplicite testimonianze per porre lo stabili-
mento de' Minoriti in Antiochia durante il viaggio del Santo in Siria (1219-20), possiamo
però assegnarvi come epoca certa la terza decade del sec. XUI, cioè qualche anno prima
del 1230; poiché in detto anno Gregorio IX dirigeva un Breve al Patriarca Antiocheno
ed agli altri gerarchi dell' Oriente, dal tenore del quale risulta, che i Minoriti eran di già
stabiliti nelle loro diocesi e che ad essi si ponevano degli ostacoli nel loro ministero apo-
stolico, ostacoli che il Pontefice vuole sian tolti (4). In esso breve è ricordato anche il
Ministro Provinciale, che d' altronde sappiamo essere stato il celebre B. Benedetto di
Arezzo, che appunto dalla città di Antiochia si denominava Minister Antioóhiae (5) o
Antiochiae et Somaniae Minister (6), probabilissimamente per avervi fissata la sede pro-
vincialìzia in quei tempi in uno de' due conventi Antiocheni. In una città quale Antiochia,
sede patriarcale e uno de' principali centri della Siria latina, non potevano tardare a sta-
bilirvisi i Minori. Dal 1220-30 in poi, sino alla distruzione di Antiochia (1268), vedremo
i Minoriti disimpegnare vari e delicati uffici nelle continue relazioni tra Antiochia e Boma, e
vari Minoriti collaborare e accompagnare i Patriarchi Antiocheni nell' interesse delle crociate.
A) — Ex Chron. XXIV GeneraUum:
e Anno Domini 1219, a prima conversione sancti Francisci anno XTTI, in capitnlo
generali apud S. Mariam de Portiuncnla celebrato, iterum (7) electis Ministris, de volun-
(1) Monastero dato ai Certosini nel 1214, come ha il succitato Ughelli.
(2) Forse errore dì stampa invece del 1217 ovv. 1220.
(3) Bey Lea Colomes Frangues de St/rie p. 325.
(4) Sbaralea Buttar, francise, t. I p. 58 — Quaresmius . lib. 1 — Cfr. nostra (Serte
Cronologica p. XVI e nota 3. Il breve -S^» Ordinia Fratrum Minorum (1 feb. 1230) è diretto
cYenerabilibus Fratribus Antiocbensi et lerosolymìtano Patriarchis Apostolicae Sedis Legatis,
ac universis Archìepiscopis etc. > .
(5) Wadding ad an. 1232 n. 42, t. II p. 308 — Pisanus Conform. 8 fol. 56 r. ediz. 1513.
(6) Pisanus loc. cit. fol. 72 v. — cfr. Wadd. ad an. 1233 n. 11, t. II p. 326, ove é detto
Minister Bomaniae, come dal Salimbene {Chron. p. 16-17) è chiamato Minister Grraeciae; de-
nominazioni varie che ci indicano 1' estensione della provincia di T. S. che si est^ideva,
sino al 1260, per tutto 1' orientale impero greco-romano.
(7) Dice egregiamente iterum, poiché i primi Ministri Provinciali furono instituiti nel
pruno Capitolo Generale celebrato nello stesso Inogo l'anno 1217, nel quale anno fa decisa
e inviata la prima missione de' frati per 1' Europa e di frate Elia con altri in Oriente:
come abbiamo osservato e documentato più sopra riportando il racconto di fr. Giordano da
Giano a pag. 38.
BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTORICA
tate Dei faernnt missì fratres per totnm fere mandom cnm lìtteris Domini Papae missis
nniyersis ecclesiarnm praelatis et rectoribns tenoris sabseqnentis.... (1) [p. 14].
In ìUa antem Fratrnm dispersione, beatns Franciscns ob fervorem martjrìi ad paries
Syriae cnm XII fratrìbns aliia transfretarit, et assnmpto fr. Illuminato, ad Soldanam
pergens, ab insidiis Saracenorom tenti, ]ìgati et crndeliter verberati, ad ipsnm Soldannm
finaliter adducnntar. linde lacobas de Vitriaco Cardinalis in Historia Éierosolymitana
sic ait: « Vidimus prìmnm Ordinis fratrnm Minornm fondatorem etc..., (2) » [p. 22-23].
Aliter etiam legitnr, qnod (Soldanns) fait per beatnm Franciscnm conversns, et post
sancti mortem per dnos fratres, qnos Sanctus ad eom misit, fnit in fine dieram suoram
baptizatns (3) [p. 23].
Anno Domini [1268] Soldanns Babyloniae (4) Antiockiam, nnam de famosioribns ci-
Titatibos orbis, cepit et Christianis abstnlit, omnibus tam viris qaam mnlierìbus captis
vel interfectis et ipsam in solitndinem redegit et tane conventos Antiochiae et Moniana,e
nigrae snpradicti faernnt pariter dissipati [Chron. cit. p. 331]».
B) — Quomodo monachi 8. Benedicti in uno monasterio degentes [in Montana
Nigra Coelesyriaé] omnes pariter facti sunt fratres Minores; et etiam de alia visione
mirabili facta (5).
TestodelGftron.ZXrrCren.p. 281-83. Testo dello /SEpecitium F»te« (8).
« Erat tnnc in partibns nltramarinis pro< « In civitate Antiochia, erat qnoddam
pe Antiochiam ad octo milliaria (6) qnidam monasterinm monachorom bti. Benedicti, in
conventos in loco, qni dicitar Montana Nigra loco qnì dicitar Montana Nigra, a civitate
(eo qaod densissima silva bene lata ad duo ipsa distans per octo miliaria: caias abbas
milliaria cingebator), sanctis fratrìbns pò- et monachi vitam bti. Prancisci et fratram
palatns, caias principiam fait tale. Erat ibi Minornm, quando ad illos caasa predicandi
enim antea ab antiquo monasterìom mona- transibant (9) attendentes, divino spinta in-
chornm Ordinis Sancti Benedicti, caias Ab> flati, possessiones monasterii Patrìarche tra-
bas et monachi mores et vitam (7) Fratram dentes, et locam prò habitatione retinentes
(1) Di Onorio lU, data li 11 Giagno 1219; il testo é anche nel Waddingo, Sbaralea, ecc.
< Ciim ddlecH filU fr. Francùcus et sodi ejits... > Il Pontefice, comanda aUe autorità eccle-
siastiche di ricevere Francesco e i suoi « sietU eatholicos etfideles, eis.... vos exhibeatia favo-
rabUes et henignos ■» .
(2) Al suo luogo (a pag. 9) abbiamo riportato per esteso il racconto del Vitriaco.
(3) Allude alla leggenda degli Actua da noi riportata più sopra a pag. 63.
(4) Il famos Bibars I Bendokdar, soldano d' Egitto (1260-1277). %U assali Antiochia
e e absque uUo belli tumultu coepit [29 Mali], et post captionem usqne ad XYII millia
personarum interfecta sunt > . Sanato Secr. fid. crucis lib. 3. par. 12, e. 9.
(5) Questa rubrica è de' Codd. Leopolitano e Viennese del Chron. XXIV Cren.
(6) In margine del Codice Leopolitano: « Qumqne et alicubi qitatuor italica faeiunt no-
strum wnum mUliare » .
(7) Quattro altri Codd. hanno < vita» > .
(8) Speculum viiae beati Francisci et Sociorum eius — VenetOs (expensis domini lordani
de Dinslaken) per Simonem de sucre 30 lan. 1504. ■ — Il testo, senza alcuna rubrica o titolo, è
a foli. 184 T.-186 r. — Esso, con qualche piccola variante, è riprodotto dal Pisano nella
Conform. IX par. 2 (fol. 94 t. col. 2 — 95 r. col. 1. ed. 1513).
(9) Pisanus: « .... vitam bti. Francisci et Fratrum suorum, quando ad illas partes pre-
dicandi gratia transierat > . Conform. 9 fol. 94 T.-95 r. Salvo questa piccola variante e qualche
parola insignificante, il testo del Pisano, come abbiamo notato, è tutto conforme al testo
dello Speculum Vitae. — Il Pisano, e qui e nella conformità 10*, attribuisce a S. Francesco
in persona e ai suoi compagni la conversione di questi monaci, durante il suo viaggio in
Siria (1219-20).
DE 8. FRANCISCO IN ORIENTE.
69
Minornm, qai ad illas partes venerant, con-
templantes, divino spirita infiammati, omnes
possessiones ipsios monasterii Fatriarchae
Antiocheno resignantes, monasterio tantam
prò saa et alioram fratrom habitatione re-
tento, Fratram Minornm omnes habitnm et
Ordinem assnmpsernnt.
Onmqae aliqQibns annis iam transactis,
fratres ex diversis Provinciis ibidem devote
Domino deservirent, et patria illa tane esset
Cbristianis et sab Christianornm dominio
popolata, Oaardianas einsdem loci qaadam
nocte post completoriam extra ostinm causa
orationis egrediens, vidit lacem miri splen-
doris centra se radiantem et cnm ipsa mal-
titodinem personarnm, indatarnm rabeis ve-
stimentis et cereos in mànibas gestantiam,
coram eo, inclinatis capitibas, facta sibi re-
verentia, pertransire.
Qaod factom admirans, dam se circam-
spiceret, ecce alia tarba vestibas delicatis-
simis glaaci sive galbi coloris indata; et
post illam alia transibat indomentis sabde-
corata, qaam decem viri nimio splendore
fnlgentes, vestiti rabeis, omnes gestantes
cereos, et &cta sibi modo praedicto reve-
rentia, priores seqnebantar. Et post hos
appamit sibi qaaedam domina maltam de-
cora et splendida, daobas viris honorabilibas
Gomitata, qaoram alter senior et alter invenis
videbator, [qai] cam cereis, fecta sibi reve-
renda, procedebant.
Qaam dominam dictas Gaardianas totas
attonitas allocotas est dicens : « 0 domina,
« adinro te per eam qai prò nobis mortem
« sastinnit, at mihi dicere digneris, qaae tu
« sis et hi qai tecam sant, et qnid tarbae, qaae
« praetereant significent, et qao vadant » .
Qaae gratioso valta aliqaantalam matare
sabridens dixìt : « Ego -som mater Ghristi,
« et hic senior qai mecam est, Petrus Apo-
« stolas, et iunior est Evangelista Ioannes :
« prima turba qaam vidisti, vestimentis rabeis
« indutam, sunt Martyres, seconda Confesso-
« res, tertia Virgines; et decem viri, quos
« quarto loco vidisti, sunt alii Apostoli Chri-
« sti. Et omnes vadimus Antiocbiam prò
« aninìa cuinsdam fratris de Ordine tuo, qnam
« cras prope horam tertiam de corpore egre-
« dientem assnmemus et ad coeli gaudia in-
« simul perducemus. Et post octo dies re-
« vertemur ad i^tum locum et animam coius-
Ordinem Fratrum Minorum pariter assum- 20
pserunt.
Et cnm in dicto loco tam ipsi quam
fratres ex diversis partibus venientes Domino
servierunt, Gfuardianus dicti loci de sero,
cum esset tarda bora, extra locum causa
meditationis et orationis egressus, quia locas
erat extra habitationem hominum positus,
lucem celitus saperfusam prospexit : et cum
luce multitudinem honOrabilium sanctorum,
rubeis vestimentis indutos, ac cereos ardente»
in manibus gestando, coram se capitibus in-
clinati sibi reverentiam exhibentes pertrans-
ierunt.
Et cam hoc miraretur, ecce alia turba
prime similis, valde honorabilibus vestimentis
albi coloris, capitibas inclinatis, reverentiam
exhibentibus, cum candelis in manibus, et
ipsi pertransibant. Post quos et alii similes
prioribus albissimis indumentis decorati cum
£aculis et predictis turbis prooesserunt. Hec
dnm nimis attonitus miraretur secum, ecce
decem viri nimio fulgore Incentes, vestiti
rubeis iam dictis et candelis, priornm ve-
stigia seqnebantur. Quibus pertransitis, quia
Gnardianus nuUum illoram interrogaverat,
cepit seipsnm arguere. Et dum intra se ta-
citus cogitaret, apparuit mulier quedam, de-
cora nimis, claritate circnmfalta, duobns viris
comitata, quorum unus senior, alter iuvenis
videbatur, cereos gestando in manibus: qui
sibi more priorum reverentiam exhibuerunt.
Quod cernens Gnardianus, post Domi-
nam cepit clamare dicens : « 0 domina, ad-
« iuro te per eum qui prò nobis in cruce
« mortem sitstinuit, mihi dicere digneris que
« sis, et Mi qui tecum sunt : et quid turbe
« precedentes significent, et quo vadant » .
Que gratioso vultu et maturo subridens dixit :
« Ego sum mater Salvatoris Christi : et
* hic senior qui mecum est, Petrus apo-
« stolus, Johannes evangelista iunior. Prima
« turba quam vidisti, rubeis indutam, mar-
« tyres sunt, seeunda Confessores, tertia
« Virgines. Et decem viri, qu>os vidisti
« quarto loco, decem Apostoli sunt; et ibi-
« mus Antiochiam prò anima cuiusdam
« fratris Ordinis tui, quam [eros] prope
« horam dici tertiam de corpore egredientem
« assumemu^, et cum hac decora societate
« od celum deducemns. Et statim, aliis octo
« didnts transactis, huc ad locum tuimi,
70
BIBLIOTECA — TESTIMONIA mSTORICA
« dam fràtrìa hìc moritarì, honore simili
« condncendo, ano repraesentabìmus Crea-
< tori ». Et bis dictis tìsìo disparnit.
Ipse vero post Matatinnm statim daos
fratres misit Antiochiam, ut diligenter ex-
plorarent, si frater aliquis ibi esset infirmas,
nallo dato indicìo praefatae visioilis. Qai ce-
leriter imperantis inssa complentes, in loco
fratrum de Antiochia quendam fratrem in-
venerant in extremis laborantem, qni circa
mediam tertiam, eia praesentibns, debitam
hnmanitatis exsolvit.
Qni cnm reyersi Gaardiano omnia reto-
lissent, idem Gnardianns, omnibus fratribns
convocatis, serìem eia retulit praefatae vi-
sionis, et qnae Virgo de fratre aliqno illios
loci promiaerat, post dies octo morituro et
ad coeli gaudia honorifice translaturo. « Ergo,
« inqnit, fratres carissimi, cnm pura confes-
« sione et devotione nos omnes praeparemns,
« quia ex nobis quis morìturus sit, penitus
« non accepi ». Qui cum omnes se ad morien-
dum cum devotione maxima praepararent,
ecce octavo die Guardianus, dieta Missa,
dixit se gravem capitis sentire dolorem; et
crescente infirmitate, circa horam sextam diei
spiritnm reddidit, cum societate ostensa coeli
ianuam ingressarus.
Haec recitaverunt fratres lacóbus et
Baynerins de MonU Politiano, qui ibi con-
ventuales fnerunt et erant homines per omnia
fide digni (1) ».
« cum iam monstrata societate, revertemur,
« et animam cuiusdam fratris hic morituri,
« simili honore conducendo, suo presenia-
« Umus creatori, aetemaUter iocundantem*.
His dictis, statim tìsìo disparnit.
Ipse rero Guardianus in ecclesiam re-
diens, cnm desiderio [tempns] matntinalis
officii expectabat. Quo expleto, duos fratres
advocans, eis per salutarem inianxit obe-
dientiam, ut statim irent Antiochiam, ut
yideront si aliquis frater esset infirmus, rei
in brevi morìturus, nullo eis dato indicìo
Tìsionis. Et si quem invenirent, statim re-
dirent et dicerent ei sine mora. Qui statim
pergen[tes] de mane Antiochiam iverunt,
fratremque iam in morte laborantem inve-
nerunt. Cuius cum finem expectarent, ecce
in ìpsorum oculis, quasi circa horam tertiam,
debitum humanitatis exolvit.
Quo &cto, qui misi fuerant ad suam
locum revertuntur, Guardiano suo aingula
retulerunt. Qui mox fratribus omnibus con-
vocatis, serìem retulit visionis prefete. Et
adiecit quomodo ipsa mater Salvatorìs sibi
dixerat, quod in octava die, animam uuius
fratris in hoc loco morituri, simili cum ho-
nore et reverentia ad amena gaudia perdu-
ceret paradisi : « Fratres itaque mei, cum
«.pura confessione et reverentia, nos pre-
sparare debemus in hiis diebus, quia ex
« nobis quis moriturus sit non accepi ».
Quibus intellectìs et reverenter auditis, omnes
fratres una cum Guardiano, pura confessione
et cum summa devotione et multarum la-
crimarum effusione, vigiliia, orationibus, ain-
gultibus et ieiuniis ad mortem se prepara-
bant. Et ecce cunctis fratrUrns sanis et in-
columibua exìstentibus, ita quod aliqui pre-
dictam vìsionem iam quasi illusionem puta-
bant, octava diea advenit, in qua Guardianus
predictns, cum devotione missa celebrata,
dixit se capitis gravem sentire dolorem; ac
infirmitate crescente, circa horam diei sex-
tam, Inter manus fratrum reddidit spirìtum
Deo : cum societate premonstrata celi ianuam
ingressus ».
(1)' Kel testo usato dal Waddingo, che egli chiama Legenda Antìqtui, tre sono i testi-
moni del fatto: « huins (Legendae Antiquae) auctor accepit a fratribus lohannino, lacóbo
et Megnerio de Monte Politiano, illius conventus (MontaiMc Nigrae) incolis, et rei testibus
oculatis ut habet Legenda >. Ad an. 1219 n. 68, t. I. p. 329. — Lo stesso racconto trovasi
in un Cod. della biblioteca dei principi Chigi di Roma (segnato J. VII. 262 a fol. 94 r.):
Istoria miraculoaa de tanctis fratribtis Minoribus (in Montana Nigra) con questa clausola :
« Frater lacobus.... haec omnia supradicto fratri Raynerio de Monte Politiano ista devote
recitavit, et ^o a fratre Raynerio audivi et ad utilitatem l^entium praesentiom et futu-
rorum rescripsi, anno Domini MCCCXII. Vili idns fèbmarii » .
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 71
1383 — lohannes de Ypra. — Ohronioon S. Berlini (in Becueil des hist de 21
la France t. XVHI p. 607-8) (1).
Qaesti ricorda pare la presenza di S. Francesco in Damiata. In poche parole compendia
le parole di S. Bonaventura (Legenda mai. e. XI. n. 3) copiate anche dal Saimto che ab-
biamo riportato più sopra.
Ex Chron. S. Bertini:
« Anno MCCXVni, lohanes rei lenisalem, dnx Aostrie, fratres militie Templi, fratres
Hospitalis et fratres domas Alemannoram cnm christianornm exercitn, dominns etiam Pc-
lagius cardinalis episcopas Albanensis, apostolico sedis legatns, natione Hispanns, Damiatam
Egypti nobilem civitatem obsidione vallaverunt. Hec civitas, ab uno latere flumine Nili,
ex alio muris, turribus et fossatis, arte et ingenio premunita, piena erat gentibus et divitiis
infinitis : in qua obsidione, predictus legatns cum rege lohanne predicto, qui prius exercitui
dominabatur, colloquium sue auctoritatis habuit, allegans se exercitui debere preesse, et
crucesignatos ad snum regimen pertinere, quia per ecclesiam, cuius ipso legatus erat, passa-
gium fuerat ordinatum. Rcx tamen, verba dissimulans, prò domino se gerebat. Exercitus ita-
que, per hoc in se divisus, non veritatem proprie, sed affectionem sui principis quisque seque-
batur. Erat in hac obsidione beatus Franciscm, qui videns christianos se contra Sarracenos
ad pugnam preparare, quasi prophetice dixit eia quod, si foret attemptatus congressus, non
cederet prospere christianis : cuius spreta prophetica, statim pugna committitur, totaque in
fngam vertitur acies Christiana. In hac obsidione inventus est liber arabico scriptus, cuius
autor se christianum, iudeum ac sarracenum negat, in quo inter alia continebatur, quod Da-
miata caperetur a christianis, et quidam rex Knbie christianus Mecham civitatem destrueret,
et ossa Mahometi dispersa proiiceret. Cuius prophetie prima pars nunc adimpletur ; nam post
annum et septem menses obsidionis, Dominus tradidit eam in manus christianornm sine
belli strepitu vel tumultu anno MCCXIX, nonis novembris. Nocte quodam modo tempestuosa
et tenebrosa, quidam christianornm, per scalas civitatem intrantes, portas apernerunt, et
sic multitudo christianornm intravit, et spoHis infinitis sunt ditati. Capti fuerunt in ea
civitate triginta millia Sarracenorum, innumeri vero perempti: de christianis antem (quod
miraculosum creditur) nullus omnino periit; nam Nilns fluvius sic inundavit, quod ad
castra christianornm nomo sarracenorum accedere poterai, etiamsi omnino voluisset».
1385 — Fr. Bartholomaei de Pisis 3rd. Min. — Opus de Oonfomitate
vitae beati Franoisoi ad vitam Domini lesa Ohristi Bedemptoris nostri: editam anno Dni.
1385. — Mediolani 1510, et 1513 (2).
Facciam nostro il gìodizio che sn Bartolomeo da Pisa scrissero i dae dotti critici 22
PP. Marcellino da Civezza e Teofilo Domenichelli : « Bartolomeo da Pisa, che il Papini
(1) Vedi Ròhricht Testimonia minora de quinto bello sacro p. 23. — Martene-Durand
Thesaur. nov. anecdot. t. Ili col. 702-3.
(2) Citiamo queste edizioni, e a vicenda le usiamo secondo l' opportunità che avemmo
di studiarle ; qui però diamo la preferenza al più accreditato codice che si conosca genuino
e non interpolato, appartenente all' archivio della Verna e attualmente presso i nostri con-
fratelli di Quaracchi che ne cnrano nn' edizione crìtica. Da questo Cod. potremmo ricavare
la data approssimativa in cm il Pisano principiava a scrivere queste Conformità. Egli al
fruct. 2 pars 1 (ms. t. I fòl. 27 a. 1.) scrive: t Quarto, hoc ostendit ipsorum Indaeornm ca-
ptivatio et statuta desolatio, quae post mortem veri Messiae et Christi eis evenire debebat,
ut habetur Dan. 9, 26 ; quae captivatio et dissipatio ac desolatio usqne in hodiernum diem
ab anno 1846 viget » . A questa data aggiunti i 33 anni tradizionali della vita di Cristo,
avremmo il 1379 come anno in cui il Pisano scriveva il secondo frntto o capitolo delle Con-
formità. Gli editori Milanesi mutarono a capriccio questo passo, sopprimendo anche la data !
72 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTOEICA
22 stesso ci dà come santo religioso, maestro in teologia dottissimo, canonista, ricco di sacra
e profana erudizione e scrittore instancabile (1), scrisse verso il 1385 le sne famose Con-
formitates, approvate solennemente dall'Ordine nel Capitolo generale del 1399, e a cui
oggi la critica vera ha finalmente reso quella giustizia, che le fn ne' secoli addietro negata
da un scetticismo e da nna diffidenza di cuori chiusi all' ingenue espansioni dell' affetto,
che pure è principio e disposizione necessaria al conoscimento del vero. Queste Conformi-
tates segnano i primi albori del metodo crìtico, che ripiegando sopra sé stesso, vuol se-
parare il men certo dal certo. Infatti, ci avveniamo in osservazioni come le seguenti : De
isto, in loco autentico non reperi, sed depictum et scriptum in plurilms locis inveni. Sed
de nullo praefatorum dominus frater Bonaventura in Legenda malori facit mentionem ;
et quid fuerii" in causa ignoro : cum tamen de primo dictus Bernardus a Bessa facit
mentionem, et secundum de scriptura publica notarii reperi Florentiae transcriptum (ed.
1510 fol. 149 a. 1). De praefatis apparitionibtis non reperi scripturas : quas hic non
pono (ed. cit. fol. 229 6. 2). Informationes quas non scribo, quia imperfectas reperi
(ib. fol. 78 a. 1). Inoltre, quasi ad ogni pagina cita con scrupolosa esattezza le fonti da
cui trae il suo racconto, e ne trascrive fedelmente le parole. Chi procede cosi, non può
n^arsi che procede a ragione veduta, e possiama tranquillamente riposare sopra le sue
asserzioni, e sopra la serietà e la gravità degli autori da lui consultati (2) » . Il Sabatier,
rivendicando dall' oblio e dal disprezzo le Conformità del Pisano, non esita a dirle opera
la più importante che sia stata scritta su S. Francesco ; e che se il Pisano evidentemente
non segue le norme della critica severa quale c^gi la vogliamo, ciò non di meno ^li deve
occupare il primo rango di onore tra i fedeli compilatori (3). Ormai la crìtica imparziale
e le continue scoperte che ci danno gli studiosi di cose francescane, ad esempio i lavori
del P. Lemmens (4), la Vita et miracuìa B. Benedicti de Aretio da noi trovata in un
Cod. della Nazionale di Firenze (5), e tante altre pubblicazioni, tutte si schierano in fa-
vore di Bartol. da Pisa la cui &raa risoi^ con una riputazione meglio stabilita che mai,
di scrittore cioè e compilatore fedele sino allo screpolo (6). E la prossima pubblicazione cri-
tica delle Conformità che preparano i nostri Padri di Quaracchi, metterà finalmente nella
vera luce i meriti e i difetti del Pisano, e soddisferà pienamente i giusti desideri de' dotti
che le attendano e le incoraggiano coi loro voti.
Bartolomeo Pisano giovanetto entrò nell'Ordine, occupò le cattedre teologiche a Ve-
nezia, Padova, Pisa, Siena, Bologna e Firenze. Nel 1373, con laurea dottorale, passò alla
cattedra teologica di Cambridge. Predicatore e scrittore instancabile, oltre le Conformità
ÌMCÌÒ trenta altri volumi manoscritti. Mori nel 1400, o secondo altri il 10 decembre 1401,
ferme centenarius (7).
Se stiamo al titolo delle Conformità, secondo tutti i Codd. e le stampe, esse farono
terminate « opus editum » nel 1385. Quindi qualche data posteriore che riscontrasi nel-
(1) Papini Storia di S. Francesco t. II p. 247.
(2) Civezza-Domenichelli Lm Leggenda di S. Francesco p. LIII-IV.
(3) Vie de S. Franf. sources CXIV-XX.
(4) Cfir. in modo speciale i Fragmenta minora Eomae 1903.
(5) Vedi questa Vita nella presente opera sotto 1' anno 1220, ove trattiamo del B. Be-
nedetto.
(6) È questo anche il giudizio del bollandista Van Otroj in Anal. BoU. t. XXIII
pag. 385-86.
(7) Cfr. Benoffi Comp. Star. Minoritica p. 156 — Wadd, an. 1399 n. 7-8 — Sbaralea
SuppUm. p. 109 — Marco da Lisbona Cronache t. Ili p. 6.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 73
l'opera (come Fan. 1390 a fol. 150 a. 1. ed. 1510), verrebbe ad indicarci che il Pisano 22
più tardi ritoccò ed ampliò la sua opera, approvata poi dal Capitolo generale di Assisi
li 2 agosto 1399.
Molti sono i Codd. delle Conformità (1), ma tre sole le edizioni di esse. La prima,
la più antica in ordine cronologico, è V edizione Milanese del 1510, e perciò stimata dai
dotti come la più autorevole. La seconda tre anni dopo, nel 1513, nsci parimenti a Milano
ma da diverso editore e tipc^rafo, da alcuni preferita qaesta alla prima senza vere ra-
gioni. La terza edizione vide la luce a Bologna apud Alexandrum Benatium 1590 per
cara del Min. Conv. P. Geremia Bacchio che pretese di pargare V opera da « infinitis
propemodum mendis », ma che in realtà la detarpò storpiando qaa e là il testo a capriccio,
interpolando anche la Confor. Vili, « et in fine (soggiunge la Sbaralea) pessimo errore
resecata suni 8. P. Francisci miracula, nec aliud praesefert boni (haec editio), nisi
nitidiores characferes (2) ».
Qualcuno s' imbattè a caso e citò un' edizione del 1620 che sarebbe la quarta e sco-
nosciuta ai bibliografi (3). Infatti, noi pure e' imbattemmo in un' indicazione di questa
pretesa edizione sfogliando i cataloghi della Nazionale di Firenze; ma a prima vista la
credemmo un errore frequente nei cataloga. Chiesta l' indicazione 11. A. 1. 23 del catalogo,
vedemmo in realtà un bel volume del Pisano col quasi identico frontispizio della terza edi-
zione e coir impressum Bononiae apud Victorium Benatium MDCXX. Aveva dunque ra-
gione chi citò una quarta edizione, e stavamo per assentirgli. Ma non appena ci demmo a
sfogliare il raro esemplare, che subito ci accorgemmo dell' industria, per non dirla mistifica-
zione, del tipobibliopola Vittorio successore ed erede di Alessandro Benati. Vittorio, che
forse mal soffriva veder da 30 anni ingombrati i magazzini dalla vecchia merce lasciatagli
da Alessandro, da buon mercante credo utile^ rimetterla in vendita come nuova, mutandole
soltanto la veste esteriore, e forse ci riusci. Egli quindi non fece altro che mutare e ristam-
pare il frontespizio coi due soli fogli preliminari dell' opera vecchia, apponendovi bellamente
r impressum Bononiae apud Victorium Benatium MDCXX (4). Sicché tutto il resto del
volume, formato, carta, tipi, paginazione (di 330 carte numerate in recto) son roba tutta
identica alla vecchia merce del 1590! E quasi in prova di tutta questa industria (non
potremmo indovinare se per burla, o per grossa dimenticanza, o fors'anco per non voler
mistificati i posteri a disdoro dell' arte tipografica) Vittorio non mutò l' ultima carta del
volume, ove al fol. 330 v. in calce, lasciò l' antico impressum di Alessandro : Bononiae
(1) Un buon numero dì essi Codd. scmo registrati nel dotto lavoro di Mons. Santarelli
La Tradizione francescana ed i due luoghi ove furono nascosti il Corpo ed U Ctiore di S.
Frane, di Assisi: ricerche storiche in risposta all' ipercritica (Roma 1901) pag. 476-81.
(2) Supplem. ad script, p. 110.
(3") Per es. il Mandach (8t. Antovne de Padóue et Vari italien 1899, p. 286 e 348) cita
r ed. di Bologna, 1620; come pure il Chavìn de Malan (Storia di S. Frane, ed. ital. Prato
1846 nelle note bibliografiche p. VIII-IX) Anzi quest' ultimo ricorda una prima ediz. di
Venezia, che dice rarissima, senza data, e senza il nome dello stampatore, (edizione questa
non mai esistita!) e perciò chiama qtiar^ edizione quella del 1590!
(4) Vittorio nel frontispizio (identico, ma in tipi neri e rossi) soppresse la dedica al
Card. Hieron. de Ruvere, come pure soppresse la lettera dedicatoria al medesimo contenuta
nel fol. 2, e dettata dall' editore P. Lucio Anguissola Bonon. Cai. Maii 1590 succeduto nella
direzione della stampa al morto confratello P. Bucchio Min. Conv.: soppresse anche i 5 di-
stici dettati dal P. Boni in onore de' ricordati PP. editori, L' icone in rame del frontespìzio
è identica a quella del 1590.
74 BIBLIOTECA — TESTIMONIA mSTORICA
22 apud Alexandrum Benatium 1590, lasciandoci così nn beli' anacronismo tipografico, se
non nnico, raro nella storia dei tipografi.
Le principali fonti, pei brani che qai riportiamo, e dalle qaali attinse fedelmente il
Pisano, sono 1° la Legenda Bonaventnriana (1263) e 2» gli Actus B. Francisci (1322-28).
Pei fatti poi e particolarità che troviamo nel solo Pisano e non pnnto accennati dagli
scrittori precedenti, possiamo con ogni ragione asserire, che egli conobbe ed usò fonti a noi
sconosciuto. È Tero che in più luoghi della sua opera il Pisano erra; confonde qualche
volta un luogo, una persona per un' altra, e, piamente ingenuo, come tutti quasi i cronisti
del suo tempo, raccoglie in buona fede, sulla testimonianza altrui o da memorie antiche,
fatti troppo trasformati dalla leggenda; ma nessun sottile critico, né tampoco il severo
Faloci (troppo severo col Pisano) provarono, né proveranno mai che il Pisano abbia di
sana pianta creato o inventato fatti che egli riporta. Con questo criterio noi prestiamo al
Pisano quella fede che si merita, e non abbiamo difficoltà di accettare per istericamente
vero tutto quello che troviamo riportato da lui, salve le debite riserve che abbiamo fatte a
proposito di alcuni fatti narrati negli Actus e riprodotti dal Pisano.
Testimonia de 8. Francisco in Oriente, ex cit. opere fr. Barth. de Pisis:
« Secularis existens [6. Franciscus'] ob reverentiam Apostolorum Eomam ivit. Pactus
frater, visitavit pluries limina Apostolorum Petri et Pauli, Sanctum lacobum de Galecia,
Sanctum Angelum de monte Gargano, et Domini Sepulchrum ». Ex Cod. Alvernae t. II
fol. 69 b. 2, Conform. 19 (fol. 188 b. 2. ed. 1510; fol. 168 a. 1. ed. 1513).
« Qui primus frater Minor predicavit in Terra Sancta, fuit b. pater Franciscus, quando
cum undecim (sic) sociis Soldanum adiit ». Cod. Alv, 1. 1 fol. 196 a. 1. Conform. 11 (fol.
125 a. 2. ed. 1510; fol. 110 b. 2. ed. 1513).
« Beatus Franciscus fait per quemdam Abbatom in partibns ultramarinis (1) habentem
spiritum propheticum declaratus; qui beatum Franciscum praedixit venturum, et de eius
sanctitate et fratrnm molta praedicens, mandavit suis monachis quod si quando in par-
tibns illis fratres beati Francisci vel ipsum beatum Franciscum viderent, cum cruce et
omni reverentia praecedere deberent. Et sic fuit factum beato Francisco cum duodecim
sociis mare transito, ad Soldanum pergente, ut dicit Legenda antiqua » . Cod. Alv. i. I
fol. 21b.l. Conform. 1 (fol. 13 b. 2. ed. 1510; fol. 12 b. 2. ed. 1513).
« Soldano fuit beatus Franciscus declaratus : qui ad ipsnm summam concepit devo-
tionem, et tandem ipsius meritis regeneratus in Christo est salvatus». Cod. Ai». 1. 1 fol.
23 a. 1 Conform. 1 (fol. 14b. 1. ed. 1510; fol. 13 b. 1. ed. 1513).
« Nam Soldanum Babilonie convertit et alios infideles : tam per se qoam per filios
fratres ad vitam salutis deduxit». Conform. 4 (fol. 29 a. 1. ed. 1510; fol. 26 a. 1. ed. 1513).
« Ad Soldanum vadens cum socio fratre Illuminato a Sarracenis captus, feraliter,
cradeliter et contemptibiliter pertractatus, affectus conviciis, verberibus affiictus, et vinculis
alligatus; quid dixit socio, certe exhilaratus [dixit]: « Confide, frater, in Domino; in
(1) Il Cronista £r. Mariano (e. 1480) racconta la stessa profezia, e l' attribuisce al-
l' «Abbate di Montagna Nera in Siria presso la famosa ciptà di Antiochia a sette miglia,
dove era una famosa abbadia con monaci di Sancto Basilio (sic !) » Cod. della Nazion. dt
Firenze, Magi. XXXVIII n. 99 cap. 9 carta 16. Poi soggiunge che detti monaci ricevettero
con onore <S. Francesco quando passò el mare per andare in Egipto con dodici compagni;
inprima che venisse a Dam)ata, fecie porto in Acri et discorse predicando per la Siria, tanto
che venne in Antiochia...; li predicti monaci di Montagna Nera lo invitarono alla loro badia,...
lì andarono incontro et con grandissima reverentia et devotione lo riceverono.... et dalle
mani di S. Francesco presono V abito e la vita de Frati Minori > .
DE S. PRàNCISCO IN ORIENTE. 75
« nobis impletur illud EvangcUi-. Ecce ego mitto vos sicut oves inter lupos ». — Cod. 22
Alv. t. II fol. 47 b.l. Conform. 17 (fol. 175 a. 1. ed. 1510; fol. 156 a. 1. ed. 1513).
« Non solum fideles christiani ad honorandum beatum Pranciscum incitabantar, sed
[etiam] infideles. Cnm enim post multos labores, pericula et afflictiones ad conspectum
pervenisset Soldani et Christum eìdem evangelizasset, iiutu divino Soldanus in mansuetu-
dinein conversns benignum ei prebuit anditum. Cernens quidem in eo fervorem spiritns,
constantiam animi, contemptum vite presentis, efi&caciamqae divini sermonis, devotionem
tantam concepit ad ipsnm, ut magno enm honore dignnm diceret, munera offerret, et ad
secum trahendum moram instanter invitaret. Et quid mirnm? Si Chriatus corda snorum
commoveret ad venerationem beati Francisci, cnm per ratione carentia sit ipse beatns
Franciscus moltipliciter honoratus, accedendo ad ipsuni, stando cura ipso, nec ab ipso re-
cedere ullatenns volendo, proot octava pars tnaioris dicit legende». Cod. Alv. t. II fol.
117 b.l. Conform. 27 (fol. 215 b. 2. ed. 1510; fol. 192 b.l. ed. 1513).
« Non solam pater Franciscns predica.vìt fidelibus, ymmo etiam infidelibus. — Sexto
enim conversionis ipsins anno, ad predicandnm Saracenis et aliis ad partes Syrie disposuit
adire ; vernm ventis non secundis flantibus, compulsns est partes Sclavonie arripere, etc... (1).
— Vernm quia amor animarnm et fidei, animam ipsius gladio fervoris pertransibat, dnm
videret se ad partes Syrie non habere in voluntato Dei accessnm, versus Marochium iter
arripait, nt MiramoUno et eias genti Christi evangelinm predicaret et ad palmam optati
martini si quo modo veniret. Ibat tanto desiderio, nt qnamvis corpore imbecillis esset,
peregrinationis sue socium precurreret, et ad exequendum quod decreverat festinus ut
ebrios spiritu advolaret. Et cum usque ad Yspaniam accessisset, infirmitate superveniente
gravissima, quod cupiebat adimplere nequivit.
Tertio tandem ad partes infidclium accessit, ut et fidem predicando eisdera, converteret,
etsi non ad palmam gloriosi martirii perveniret. Vernm cum se anno decimotertio a sua
conversione ad partes Syrie ut Soldano predicaret disponcret adire, multi fratres eum
usque ad partes Ancone sunt sequti, volentes cum ipso ìlluc accedere. Sed ipse hoc con-
siderans, ac quod grave esset tot fratres simnl nautis deducere, nec ipse yellet aliquem
ìnconsolatum dimittere ; eos dum esset in portu Ancone sic est alloqutus : « Rarissimi
€ fratres, omries vos vellem prò vestra consoìatione ducere mecum; sed naute non sinunt:
« et quid u/num ego eligendo et alium dimittendo, vobis materiam preberem scandali et
« divisionis, ideo super hoc placeat vobis velie consulere Domini voluntatem, quam sic
« sciemus * . Nam vocavit unum parvum puerum qui neminem illorum agnoscebat, et dixit
fratribus : « Interrogemus hunc puerum si vobis placet * ; et cum omnibus placuisset, dixit
b. Franciscus pucro: « Esine, puer, voluntas Dei ut omnes transeant mecum »? Bespondit
quod non. « Et quos vult Deus trans fretare mecum »? Respondit tangendo fratres: *Iste,
et iste, et ille»; et sic tetigit XI fratres de illis, et dixit beato Francisco: *isti tecum
ibunt, quia sic est voluntm Dei » . Et tnnc omnes fuerunt contenti qui tacti non fnerant
per puerum. Dei voluntatem agnoscentes. Beatus Franciscns, dictis fratribus assumptis,
navim intravit, et ad partes Syrie cum eisdem pervenit.
Sed cum guerra inter Saracenos et christianos tunc esset implacabilis etc. [Qui U
Pisano riprende il ctt. testo Bonaventuriano ibq. maj. c. IX n. 7-8, e narrato come il Santo ri-
etino i ffont del Saldano soggiunge] : ex tunc enm Soldanus libentissime audiebat et beatum
Franciscum rogavit quod ad ipsum frequenter accederet. Insuper sibi et sociis suis concessil
quod, quocumque vellent, libere irent, et ubique per totum imperium sunm libere predi-
carent. Et dedit eis quoddam siemaoulum, quo viso a nemine lederentur (2). Habita igitur
hac liberali licentia, Sanctus Franciscus socios suos binos bine inde transmisit in diversis
partibus paganorum.
Ipse vero cnm uno socio, fra tre suo Illuminato, ad quandam partem iens, cum per*
venisset ad quoddam hospitium, ubi sibi erat prò quieto necessarium commorari, invenit
ibi quamdam mulierem corpore speciosam et &cie, sed turpissimam mente: que ipsum
sanctum de actu nephario requisivit. Cui Sanctus ait: * Si tu vis quod ego libi assentiam,
(1) Il resto come in S. Bonav. kg. maj. e. IX, tutto il n. 5. Vedi sopra a pag. 32.
(2) A proposito del signaculum vedi sopra a pag. 61-62.
76 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HlSTOEICA
i2 *volo etiam guod tu mihi assentias*. Ait illa: * Accepto quod dicis. Eamus ergo et
e levtum paremus » . Sanctas vero Franciscns ait : « Venias tnecum et ducam te ad tectum
« purcherrimum » . Et duxit illam ad magnnm ignem, qni tnnc in Illa domo fiebat ; et in
fervore spiritas expolians se, in lare ilio ignito nadnm tanqnam in lecto se collocavit: et
vocans illam dixit : e Expolia te, et festina fruì hoc lecto splendidissimo, florido et mi-
trando: quia hic te oportet esse, si tu vis mihi obedire». Ille aatem ignis nihil b.
Franciscam lesit; sed snper larem illnm ardentem, ignitnm, qnasi saper flores hilariter
accnmbebat. Illa antem mnlier tam mira cernens et stnpens, non solnm a stercore peccati,
sed etiam a tenebris infidolitatis est conversa ad Dominam lesam Christnm ; et effecta est
tante sanctitatis, qood iavantibas meritis b. Francisci, moltas animas ad Dm. lesam Chrìstam
in illis partibas acqnisivit.
Videns antem b. Franciscns, quod frnctam quem desiderabat ibidem facere non poterat,
Domino revelante sibi, disposait, recongregatis sociis, ad partes fideliam remeare. Et re-
diens ad Soldanam, sanm propositam de redita indicavit. Cai Soldanas dixit: « Frater
« Francesce, ego libenter ad fidem Christi converterer, sed timeo modo hoc facere : quia
« isti Saraceni me et te cum tuis sociis, si sentirent, statim inf-erficerent. Sed cum tu multum
e adhuc possis proficere, et ego quedam magna negotia prò salute anime haòeam expe-
€ dire, nollem libenter mortem tuam et meam ita inopinate inducere. Sed indica mihi
*modum quo solver, et ego sum paratus tibi in omnibi*s obedire*. Et S. Franciscns
dixit ei : « Domine, ego quidem modo recedam, sed postqtutm ad partes meas rediero,
* et ad celum Domino vocante transiero : post 4nortem meam, secundum dispositionem
« divinam, mittam vobis duos de fratribus meis, a quibus baptismum recipietis, et salvus
« eritis, sicut Dóminus meus Iesi*s Christtis mihi revelavit. Vos autem interim ab omni
< negotio dissolvite, ut cum gratia Christi venerit, inveniat vos fide et devotione paratum » .
Coi Soldanas gaadenter assentiens, fideliter obedivit. Sanctus autem Franciscns ad partes
fideliam rediit. Sed qualiter dictus Soldanas sit per b. Franciscam salvatus dicetur fructu
et conformitate XXXVIII.
Dum in partibas esset ultramarinis b Franciscns, scilicet in civitate Antiochie, que
tnnc a Christianis tenebatar, evenit illud de quo dictnm est supra conformitate prece-
denti (1) quod Monachi de Montana Nigra, que ab Antiochia per octo miliaria distat,
nna cum Abbate vitam considerando et mores b. Francisci et Sociorum, possessiones omnes
monasteri! Patriarche resignantes, et locum monasteri! solum retinentes, &cti sunt omnes
fratres Minores; et in dicto loco plura miracula Deus ostendit, ut dictum est. Sic ergo
prefatis apparet, quod b. Franciscns non solum ut converteret fideles ad Christnm pre-
dicavit, sed etiam infideles: et ad predicandum eisdem per maximam distantiam acces-
sit ». Ex Cod. Alv. t. I fol. 177b.i-178b.l. Conform. 10 (fol. 113 b. 2. — 114 a. 2.
ed. 1510; fol. 100 b. 2.— 101 a. 2. ed. 1513).
« Sanctus vero Franciscns rediit ad partes fidelium, et post aliquot annos predictus
Soldanus infìrmatns est, et expectans beati Francisci promissum, qui iam ad vitam beatam
migraverat, posuit exploratores in portibns et portuum exitibus, ut si quando duo fratres
in sancti Francisci habitu apparerent, ipsos festinanter ad eum adducerent. In ilio autem
tempore apparuit beatus Franciscns dnobus fratribus suis et precepit illis, ut sine mora
pergerent ad Soldanum et salutcm eius, sicut promiserat ei et predixerat, soUicite prOcu-
rarent ; quos ut vidit Soldanus gavisus est gaudio magno dicens : « Nunc scio vere, quia
« misit Daminus servos suos, quia sicut promisit sanctus Franciscus, ita mihi servavit
< sollicite prò salute mea suos socios transmittendo » . Becipiensquo a predictis fratribus
fidei documenta et sacrum baptismum, infirmitate regeneratus in domino migravit ad gaudia
sempiterna, et salva fi^cta est eius anima meritis patris sancti Francisci, concedente Do-
mino lesu Christo. Et sic apparet quod beato Francisco, vir scilicet Soldanus ad instar
Christi suos fratre3 mittendo iuvatur, quia salvatus est ». — Cod. Alv. t. II fol. 174 b. 1-2.
Conform. 38 (fol. 248 a. 1. ed. 1510; fol. 223 a.l. ed. 1513).
. (1) Cioè nella Conform. 9*, racconto da noi riportato più sopra alla fonte storica num.
20 p. 68, a lato del simile racconto datoci dal Chron. 24 Generaliwn, ove però abbiamo pre-
ferito il testo che si ha nello Speeulum Vitae perchè testo forse più genuino di quello ritoccato
dal Pisano.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 77
TESTIMONIA SABOULI XV.
c. 1480 — [Pr. Mariano da Firenze]. — Libro delle vite de Sanoti Frati
Minori (Ms. cart. della Nazionale di Firenze Magliah. XXXVIII cod. 99).
Il celebre cronista fr. Mariano nacque a Firenze verso la metà del sec. XV. Si accinse 23
alla compilazione delle sae cronache generali nel 1480 (come afferma il Terrinca) ; le quali,
dal principio dell' Ordine, protraggono il racconto sino al 1486, conforme asserisce 1' Haroldo
nella vita del Waddiugo (1).
Il Cod. che noi usiamo, sebbene non porti il nome dell'autore, è però senza dubbio
una delle opere di frate Mariano anzi autografa, come fecilmente ci accorgemmo confron-
tandola col brano fotografico di un autografo di Mariano inviatoci dal Sabatier, e special-
mente col confronto del Cod. di Ognissanti Tractattis de origine, nobilitate et excellentia
Provinciae Tusciae altra opera indubbiamente autografa di Mariano.
Mariano, faori qualche fonte a noi ignota, attinge da Bonaventura, dal Vitriaco (che
egli erroneamente chiama Legato in Oriente), dal Clareno, e specialmente dal Pisano e
dagli Achis o Fioretti che esplicitamente attribuisce a frate Ugolino. Egli pone l' abboc-
camento del Santo col Soldano dopo la caduta di Damiata (5 nov. 1219) e 1' arrivo di
frate Stefano in Oriente quando ancora il Santo era in Egitto. Il Soldano Melek el Kamel è
da lui chiamato col nome strano di Viorolicho o Violoricho. Mariano traducendo storpia
alquanto specialmente il testo del Vitry; né vale la pena correggere le varie inesattezze
del suo racconto, premesse che abbiamo le accreditate fonti de' secoli XIII e XIV alle quali
soltanto dobbiamo con criterio storico prestare quella fede che si meritano.
Come Sancto Francesco andò al Soldano cap. 17. Ms. supra cit.
« La duodecima conformità, di S. Francesco chon lesu Chrìsto,... sichome manifestamente
narra la storia, la quale è questa cioè: Poiché S. Francesco hebbe cholla sua beneditione
mandato in diverse provincie li sui frati, celebrato el sopradetto chapitolo generale, et
chonstituito frate Helia vicario (2) sopra tutto 1' Ordine, eletto per se dodici chompagni,
infra i quali erano fre. Piero Chattani, fre. Barbaro, fre. Sabatino, fre. Leonardo
óC Ascesi et fre. Illuminato da Rieti, per l' ardore della charità et desiderio che aveva
di patire el martirio, prese el chamino verso el Soldano.
Et essendo nel porto di Anchoi%a per entrare in mare.... (3).
Navigò S. Francesco cho' predetti chompagni che desiderava, et in breve tempo venne
neir isola di Chandia (4), dove alquanti giorni fu et predichò la penitentia et la passione
di Christo. Dipoi navigando in Siria feciono porto nella femosa ciptà di Acri. Dove divisi
(1) Sulla bio-bibliografia di ir. Mariano vedi i due recenti studi del Sabatier in BarthoU
Tract. de IndidgenUa (Collect. t. II p. 136-64) e del P. Roberto Razzoli Ord. Min. nel pe-
riodico Luce e Amore, Firenze 1904, Ann. I nn. 1-7. — Ci dispensiamo di descrivere il Cod.
che usiamo, perchè già descritto dal Sabatier nell'op. di. pag. CXXX-V e p. 143-44; cor-
reggasi soltanto r errore di stampa a p. GXXXV fin. 4, ove si ha l' anno 1437 invece del
1447 come ha il codice.
(2) Frate Elia partì prima per V Oriente, e non fu vicario del Santo se non dopo la
morte del b. Pietro Catani (f 10 Mar. 1221) primo vicario, cui successe nel vicariato frate
Elia dopo il suo ritomo dalla Terra Santa col S. Patriarca; come vedremo in seguito.
(3) Segue quindi fedelmente il racconto del Pisano là ove questi ci narra la prodigiosa
scelta de' 12 compagni fatta da un bambino. Vedi a pag. 75.
(4) Mariano è il solo che ricordi l' approdo del Sauto nell' isola di Gandia.
78 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTORICA
13 li sQoi Compagni, a dao a duo gli mandò predichando per diverse ciptà, acciò &cies8Ìno
qnalche fracto infra christiani che tenevano tncta la Siria. Et lui anchora predichando
venne nella grande ciptà di Antiochia, dove predichando fu invitato da monaci di Mon-
tagna Nera, li quali sono dì lungi da Antiochia otto miglia. Vennongli inchontro choUe
croci processionalmente li detti monaci, et chon ogni rererentia lo riceverono sichome an-
gelo di Dio. Et finalmente tucti presono dalle sue sancte mane 1' abito e la vita delli frati
Minori, per la chagione detta di sopra al nono capitolo (1). Prese anchora el chonvento
nella città di Antiochia, et per le altre terre e città della Siria ne fu presi alcuni altri,
in modo che fu facto nuova provincia, dove conseguitò non pocho fructo ne' popoli di quelle
parte insino a tempi che furono dominate da christiani (2).
Dopo alquanto tempo sancto Francesco si ritornò in Acri, et salì in una nave, e
navigò in Egipto alla città di Bamiata, dove allora era venuto lo exercito de christiani,
et avevono assediato la ciptà di Damiata.
Et preparando un giorno li christiani la battaglia, chon grande pianto S. Francesco
dixe a fre. Illuminato suo chompagno : « Dio mi ha revelato, che se christiani vanno
« oggi alla battaglia che saranno perdenti; ma se io lo dicho sarò reputato pazzo, et se
« io mi sto cheto la chonscientia mi riprende » . Bispose el chompagno : « Padre, io non
« stimerei niente di esser giudichato pazzo, imperochè padre tu sai che non chominci ora;
« sgrava la chonscientia tua, et temi più Dio che li huomini » . lisci fuora el banditore
di Christo sancto Francesco, e prohibi a christiani che non Vadino in champo, imperochè
da Saraceni saranno rocti. Riputarono i soldati la verità fovola, et indurati nel qnore non
volsono tornare indietro. Ma apicchandosi insieme cho' saraceni furono perdenti ; e fu fatto
tanto grande oc^isione de' christiani, che fa molto diminuito el numero loro. Imperochè
circha a sei migliaia di christiani furono tra morti e presi. Et Messer G-iovanni Cholowna
Cardinale et Legato della S. Chiesa nelle parti di lerusalem fu preso da Saracini e fu
messo fra dua asse per esser segato pel mezzo, ma per divina disposinone schàmpò tanta
crudel morte. Onde fu poi S. Francesco dal chapitano de christiani che era Giovatmi
Be di Hiernsalem et da Messer lachopo de Vitriacho chardinale et Legato (sic!) della
Chiesa in Egipto, et da tucto lo esercito christiano avuto in grande reverentia.
In questi tempi Viorolicho (3) Soldano chol suo exercito se era achampato chontro
alla ciptà di Damiata, perchè l' exercito christiano non passassi più oltre in verso el
Chairo; et tanto era invelenito et inclndelito inverso i christiani, per averli tolto Da-
miata, che aveva messo un bando che chiunque li portavano un chapo di christiano li
darebbe uno bisanto doro. Ma el sechuro gon&loniere di christo sancto Francesco in fer-
vore di spirito, armato solo cholle armadure della fede, sperando presto potere ottenere
el suo desiderio, la oratione premissa, e chonfortato da Dio, passò chol chompagno nel
champo del soldano, diciendo chonalta vocie, chantando el detto di David propheta, cioè:
* Se io andrò nel mezzo del ortbra della morte, io ncm temerò alchuno male, imperochè
« tusse mecho signore ». Et chomo fu passato oltre al chanpo de christiani si rischontrò
in due pechore. Onde vedendole sancto Francesco, ripieno di grande allegrezza, dixe al
(1) Nel nono capitolo ricorda la nota profezia (riportata anche dal Pisano) che un santo
abate e de' monaci di S. Basilio » (sic!) fece ai suoi firati, cioè della prossima fondazione di
nn nuovo ordine religioso e dell' arrivo fra loro in Oriente del santo Fondatore, quale racco-
mandò di ricevere con onore.
(2) Il Sariano, che compilava i tre testi del suo Trattato di T. S. negli anni 1485 e
1524, quindi contemporaneo al Mariano, cosi riporta questa tradizione storica: « Appresso
questa cita (de Antiochia) è Montagna Nerira (sic), habitata da moltitudine de heremiti,
piena de romitorii e monasterii de Greci et altre nationa In questo monte S. Francesco,
qxiando se parti dal Soldano, per andar in Antiochia, converti tati li monachi de uno mona-
Bterìo, e feceli frati, e menoli (!) con Ini in Italia > . Nel testo Bindoni edito 1524, aggiunge :
e Et institai la Provincia da Antiochia, de la qaale uscite de molti sancti frati > . Trattato
cit. ed. Milano 1900, p. 169.
(3) £ più sotto lo chiama e Violorieho » . Nel testo latino usato dal Waddingo (An$uil.
•n. 1219, t. I p. 332 n. 3): e Marìamis VorUicium vocat Soldanum ».
DE S. FEANCISCO IN ORIENTE. 79
chonpagno : « Confidati diUcto fratel mio in Dio, inperò che innoi si adempie quello evan- 23
« gelicho detto, cioè, Eccho che corno pechore vi mando nel mezzo de lupi ». Et andando
più oltre si rischontrarono ne soldati del soldano, li qaali chome Inpi rapaci prestamente
schorrendo sopra le innocenti pechore, chome bestie presono i servi di Dio et chon dispregio
chrudelmente li trattarono faciendo loro ingiurie e affliggendoli chon battiture et legandoli
chon fune. Et finalmente disponendolo Idio, in molti modi afflicti et atriti, sechondo che
desiderava et che domandò loro sancto Francesco lo menarono a Violoricho Soldano. Ma
quando sancto Francesco fu domandato dal Soldano da chi fusino mandati et a che &re,
et inche modo fussino venuti, arditamente rispose : « non da huomo, ma dallaltissimo
« Dio sono mandato, acciò che io dimostri atte et al tuo populo lavia della verità et
'- annuntii el vero e sancto evangelio » . Et chosl chontanta chonstantia dimente et chon
tanta virtù danimo et tanto fervore di spirito chominciò a predicare Dio trino et uno et
salvatore nostro lesu christo, che chiaramente illui fu adempiuto quello evangelicho detto:
« Io vi darò tal parlare et tanta sapientia che tutti li vostri adversarii nonvi potranno
« resistere ne chontradire ». Impero che vedendo el Soldano nel huomo didio lamirando fer-
vore di spirito et grande virtù, volentieri stava udirlo, et instantemente lo invitava a starai
chonesso secho. Ma sancto Francesco rispondeva : * Se tu vuoi chol tuo populo chonvertirti
« a Christo, per suo amore volentieri starò chonesso iecho ; ma se tu dubiti per la fede di
« Christo lasciare quella di Machometto, comanda che sia accieso uno grandissimo fuocho,
« et io vienterrò dentro insieme cho tuoi sacierdoti, acciò che chost tu chonoschi qual fede
« sia più certa e sancta » . Rispose el Soldano : « Io non credo che nessuno denostri sa-
« cierdoti si volesse exporre al fuocho, o sottomettersi a alchuno tormento per defen-
« sione della nostra fede * . Et questo dixe el Soldano perchè vidde uno de suo' sacierdoti
vecchio et reputato sancto che si fuggi quando sanpto Francesco fecie tale proferta. Bispose
allora sancto Francesco: « Settu mi vuoi promettere per te et per elpopulo tuo dichon-
« i>€rtirti alla nostra fede io vienterrò sólo, et scio abruderò sia imputato a miei pechati ;
« massella divina virtù mi difenderà chonoscerete Christo essere virtù et sapientia di Dio
« et essere vero Dio et vero huomo nostro salvatore ■» . Kisposeli el Soldano : « Io non
« havrei ardire di acceptare questo experimento perchè temo la seditione del populo » .
Et chome scrive nella sua storia Messere lachopo de Yitriacho Cardinale et legato in
questa guerra, chome el Soldano vidde sancto Francesco, di crudele bestia si chonverti in
mansuetudine et per alquanti giorni chongrande attentione lo stava audire predichare, asse
e al populo la fede di christo. Et chorae dicie sancto Buona ventura, li offerse di molti pre-
tiosi doni. Ma sancto Francesco non desideroso delle chose mondane, ma della salute
dellanime, ogni chosa dispregiò chome fango.
Ma vedendo el Soldano tanto perfetto dispregio in sancto Francesco, molto magiormente
admirato, li choncepè magiore devotione, pregandolo che spesso livenisse a parlare. Et
dette licentia allui et a tutti li suo' chomps^ni che potessero liberamente predichare. Haute
addunqne tale licentia sancto Francesco mandò li suo' chonpagni aduo, aduo per diverse
parti dello Egipto predichando la santa fede. Et chome scrive el pre&to Messere lachopo
devìtriacho, i saracini tanto patientemente et volentieri li udivano predichare la fede di
Christo et la evangelicha doctrina quanto penorono manifestamente a chontradire a Ma-
chometto chome perfido et bugiardo. Onde allora crudelmente li chominciarono a fragellare,
et se iddio mirabilmente nolli ha vesso difesi li avrebbono morti ; ma niente dimeno schac-
ciarogli delle loro ciptà.
Essendo una sera sancto Francesco nello ospitio, una meretrice lorichiese dellatto
charnale. Alla quale rispose sancto Francesco : « Vieni, estarai mecho neUetto dove starò
io*; et in fervore di spirito si pose adiacere sopra uno grande fuocho et chiamandola di-
ceva: « Spogliati et presto vieni agodere questo splendido et florido et admirando ledo »;
stava sancto Francesco nudo sopra aquello ardente fuocho cholla fBkCCi& allegra et gio-
chonda chome fnssì sopra uno lecto di fiori ; pei* elquale stupendo miracholo, quella me-
retricio si chonverti alla fede et visse poi sanctamente et in quelle parte guadagniò molte
anime a lesu christo.
Ma sancto Francesco andava chongrande fervore predichando per li exercitì de saracini.
Onde chome scrive el prefato Yitriacho temendo el Soldano che per la efichacia de suo' par-
lari el suo exercito non si chonvertisse e passasse al chanpo de christìani, dionogni re-
verentia et sidinrtà chom&odò che fosse rimenato alli nostri jpadiglioni. Et come scrive
BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTOBICA
23 frate Ugolino, innanzi lo rimandassi li dixe: « Volentieri mi chonvertirei alla fede, ma
« temo al presenta di battejsarmi, perchè sentendo tal chosa U mie' amazerébono me et
« te cholli tuo' chompagni et non potresti fare quel bene che vivendo farai, et io anchora
< ho granchose axpedire in salute dellanima mia, siche non vorrei chosì presto essere
« chausa a te et ame della morte » . Et Messere lachopo scrive cheli dixe : « prega per
« me Dio che si degni spirarmi chio pigli quella legge et fede che più li piace * . Et
frate Ugolino scrivendo seguita edicie: che lidixe; * Fa' dimostrarmi el modo per el-
« quale mi possa salvare et volentieri sono parato óbedirti in tucte le chose ». Bisposegli
sancto Francesco : « Io mi partirò, ma dopo che sarò alle nostre parte ritornato et
« che sarò da Dio chiamato al celo, sechondo che à disposto Dio et ami revelato, io ti
« manderò duo' de mie' frati, li quali ti batieezeranno et salverai ìanima tua. Et tu in
« questo mezzo expedirai ogni tua chosa, aedo che quando verrà la gratia di Dio ti
« truovi nella fede et devotione preparato ».
Et partito cholli suo' discepoli tornò a padiglioni de christianì dove trovò frate Ste-
phano venuto di Italia mandato da sao' diompagni li quali erano in angustia et affiitione
rimasti per la sua absentia, pregandolo che veglia tornare alle xiosite parti. Onde sentendo
sancto Francesco el desiderio de suo' figliuoli, et essendo stato di questo admonito da Dio,
visitò prima elsepolcro di lesuchristo et di poi ritornò a suo' figliuoli (1) >.
1480 — • Legenda Martyrum Marochii. — In Monumenta Portugal. hist,
SS. I. p. 116. (Cfr. EOhr. Testim. min. p. 214).
« In illa autem fratrum dispersione [1219] beatus Franciscns ob fervorem Martini
24 ad partes Sjrie cum duodecim fratribus aliis transfretavit et ad Soldanum se contulit;
eumque constantissime Christi fidem predicantem Soldanus cum omni reverentia, Domino
disponente, ad propria remisit (2) ».
1608 — Pr. Nicolai Glassberger. — Ohronica, edita a PP. Oollegii S. Bo-
naventurae (in Anaì. frane. Quaracchi, 1887, t. II).
Con frate Nicolò Glassberger di Moravia chiudiamo la presente serie de' cronisti che
26 riportammo dal secolo XIII sino alla fine del XV per illustrare vie meglio 11 viaggio del
S. Patriarca in Oriente. Nicolò scriveva le sue importanti Chronica nel 1508. Egli co-
nobbe e rinfuse nella sua quella di fr. Giordano da Giano che a noi pervenne mutila.
Cosi il racconto di fr. Nicolò sul viaggio del Santo in Oriente (a pag. 15-17) non è che
una fedele riproduzione di quanto riferiscono il Chronùxm 24 Generalium e le Chro-
nica di fr. Giordano da Giano, da noi riportati a suo luogo. Perciò ci dispensiamo di ri-
petere qui il racconto del Glassberger letteralmente identico ai suddetti cronisti.
E qui conchindiamo col dotto boUandista Suyskens : « Si quis modo relationes omnes
datas de celebri hoc S. Francisci &.cinore conferre et expendere voluerit, deprehendet, multam
quidem inesse varietatem; at uihil iamen occurrere, qnod aut incredibile sit, aut aliis
contrarinm (3) ».
(1) Nel BQgaenie capitolo fr. Mariano racconta, snUa fonte degli Aelua o Fioretti, la
pretesa conversione del Soldano.
(2) Cfr. Legend. Sa. Martyrum in Marodm in Awd. frane, t. Ili pag. 581-82: qualiter
b. Franeiaeus eoe misit.
(^ Aeta SS, *, II Oct. p. 614 n. 868.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 81
TESTIMONIA MINORA SBU LEGENDARIA:
Di una reliquia conservata nel Sacro Convento di Assisi, pretese dono del Soldano
Melek-el-Kamel a S, Francesco.
Nella sagrestia del Sacro Convento di Assisi abbiamo visto ed esaminato nna curiosa 26
reliquia tra le preziose altre conservate nel ricco sacrario. Essa è un bel corno d'avorio
della lunghezza d' un palmo, e cinto nelle due estremità e nel mezzo da tre anella o cer-
chietti d' argento indorato, sui quali vi si legge incisa una inscrizione. Da uno de' detti
cerchietti pendono legati due pezzi di légno duro del color della noce e dello spessore
di due pollici ; l' uno è della lunghezza d' un palmo, e l' altro meno lungo. L' inscrizione
sui detti cerchiétti è la seguente:
CUM ISTA CAMPANA SAN'TUS FEANCISCVS
POPVLVM AD PEEDICATIONEM CONVOCABAT ^
ET CVM ISTIS BACVLIS — PEKCVTIENDO
SILENTIVM EIN (sic) YNPONEBAT —
lOVANNES NICHOLVTI DE SENIS ME FECIT.
Sul dorso della cassetta che custodisce questa reliquia v'ò una scheda scritta che
dice in caratteri rossi: EBVENEA TVBA A SOLDANO AEGYPTI DIVO FfiANCISCO
DONATA ; e quel « lovannes Nicholvti de senis me fecit » la scheda interpreta : « fecit,
argento deavrato adornavit » .
La più antica memoria che ci ricordi l'esistenza di questa reliquia è il noto catalogo
compilato nel 1338 e recentemente edito dal Faloci : « Mubrice de reliquiis que populo
ostenduntur in Ecclesia s. Francisci de Assisio » (1).
In questo catalogo è così descrìtta la predetta reliquia : « Item cornu sancti francisd
de ebore ornato tribns anulis de argento inauratis. Et duo baculi, quorun? maior e.st
unius palmi, ornati in capitibus anuli de argento puro. Et omnes insimul sunt appensi
quinque cath«nulis argentiis. In cuius summitate est anulum de argento magnum ultra
nnam unciam ponderis. Superscrìptio que est in cornu dicit sic : Cum ista campana beatus
franciscus populum ad predicationem convocabat. Et cum istis dnobus baculis insimul (2)
percutiendo ei silentium imponébat X. (3).
Dopo il citato catalogo del 1338, viene il Pisano (1385) che ci ricorda la stessa
reliquia, ma nulla dice se fu o no un dono del Soldano:
(1) In Miscellanea francescana Voi. I (1886) pag. 147-150. Detto catalogo registra anche
le seguenti reliquie provenienti dai Luoghi Santi : < De mensa ubi mutavit aquam in vinam
— De mensa quando cenavit cum discipulis suis — De lapide ubi christus fiiit natus in
Bethlem — De lapide sepnlcri dominici — De lapide ubi sedit beata virgo maria — Cibo-
rium de argento in quo est de lacte virginia marìae — De lapide celle ubi christus stetit
in deserto quando ieinnavit — De lapide ubi christus stetis quando factus in agonia et
oravit ad patrem in sudorem sanguinis — De fructu spine de qua foit abseissa corona
christri — De lapide ubi fiiit fiza crux christi — De columpna ubi fuit christus ligatus et
flagellatus — De Sepulcro vi^nis mariae » , e tante altre.
(2) Le parole duobua e insimul non esistono nell' inscrizione da noi copiata.
(3) Il conventuale P. Fratini nulla ci dice di questa reliquia nella sua Storia della Ba-
silica e del Conv. di Assisi (Prato 1882), ove nei capitoli 44 e 46 enumera quasi tutte le
reliquie conservate in quella sacrestia.
Sibìiot. — Tom. L 6
82 BIBLIOTECA — TESTIMONU MINORA.
26 « Utebatnr ipse pater ad conyocandnm popnlnm ad predìcatìonem cornn eburneo albo,
cnias sonitn gentes congregabat : ac quando eas silentinm tenere volebat, daobas paryis
bacnlìs, prò qnolibet mensnre nnins palmi, ad inTÌcem collisis, qnoram insimnl percns-
sìone silentiam observari a popnlo imperabat; et qnocnmqne pergebat predicta secam fe-
rebat; et hec ornata argento in sacrestia seirantur sacri loci Assisii (1)».
Poi Tiene il Waddingo, che enumerando le reliquie di quel conrento, ricorda anche
questo corno d'ayorio come dono del Soldano d' Egitto: « Est comu ebumeum magni Sol-
dani Aegyptiorum imperatoris, et duae rirgae, quibns auditorìbns silentinm indicebat (2) » .
Leggenda popolare: S. Francesco d'Assisi ed il Wall di Qerusalemme.
Siamo nel yero campo della l^;genda o poesia popolare ; quindi la critica si appiatti
27 un tantino, e lasci che dopo tante pagine consecrate alla seyera storia, diamo una anche
alla poesia popolare tanto cara a Francesco.
Questa leggenda ò forse la più graziosa tra quelle edite dall'illustre palestinografo
conte A. Couret (3), che si protesta di non ayerla inventata dal suo capo, ma ricavata
da un'opera che attualmente non gli fd possibile ritrovare per indicarci la fonte. Chechò
ne sia, a noi piacque assai ; e dopo averla tradotta anni sono per V Oriente Serafico (4),
la ridiamo qui quasi a sollievo della mente del paziente lettore che ci ha seguito fin qui
pel sentiero della critica arida e severa.
8. Francesco d'Assisi e U Waii di Gerusalemme (5).
Era un mezzogiorno, quando il sole dardeggiava su Gerusalemme afflitta i suoi raggi
cocenti. Tutto riposava quieto in città, dal Wali sdraiato sul suo divano, fino al soldato
di guardia, fino al tapino che giace pei vicoli polverosi, in mezzo ai ciottoli ed ai cani.
Due uomini, saltate da una breccia le mura di Gerusalemme, smantellate di fresco dal
Sultano di Damasco £l-lfalek-eI-Moadden-Eissa, ed inoltratisi pian pianino lungo le vie
solitarie della città, giungevano senz' essere scorti al piazzale della Basilica del Santo Sepolcro.
Erano costoro due miseri pellegrini, mezzo monad e mezzo mendici: un cappuccio
ricopriva loro il capo raso, una cinta di corda sosteneva la fiaschetta ai loro fianchi e
stringeva il logoro bigello che vestivano, ed un ramo di palma-sf(^lio serviva di bordone
per sorr^ere i loro passi aggravati.
n più anziano dei due, che pareva capitanar la spedizione da signore assoluto, bussa
con mano risoluta alla porta sempre chiusa del S. Sepolcro. H pigro custode che vigilava
(1) Confoìtn. frusitu 10, Frane. predicator verso la fine delT articolo: fbl. 113 v. ed. 1510;
fol. 100 V. ed 1513. In Cod. Montis Alvemae t. I fbl. 177 r. 1. — Riccardo da S. Germano
racconta come nel 1233 girava le terre del R^no un frate Minore, o almeno vestito al modo
de' Minori, che, convocando i popoli al suono di un corno, insegnava a cantare una lande
di benedizione:
< Benedictu, laudatu et glorificata lu Patte,
€ Benedictu, laudata et glorificata lu FUlu,
« Benedictu, laudatu et glorificata lu Sp. Saneiu,
* Alleluia. Gloriosa Domina* (Muratori Scrip. t. VII col. 1032).
E Salimbene (Ckron. p. 32) parla di un tal romito Benedetto ddla Cornetta che convocava
i popoli al suono d'una tromba metallica.
(2) Annal. ad an. 1^ n. 26, t II p. 401, ed 2*.
(3) Les Legende» du Saint-Sépvlcre p. 112-117.
(4) Periodico di Assisi, Anno 1899 n. 15 p. 459-62.
(b) Wali 0 governatore, è il titolo degli Emiri che governavano Grerusalemme pei Sci-
ci a ni Ainbitì di Egitto.
DE S. FRANCISCO IN ORIENTE. 83
sotto il portico, strappandosi alle delizie della siesta, domanda con voce irritata, attra- 27
verso lo sportello, che cosa pretendessero quei doe sorvenuti. « Venerare il S. Sepolcro »
rispondono essi ; e la guardia stendendo la mano « ebbene, dice, nove zecchini d' oro per
uno, totale 18. Pagate! » Tale era, infatti, la tassa esorbitante che imponeva ai pellegrini
l'avarizia masnlmaua. Bisognava, secondo il bel detto di Chateaubriand, pagare a Mao-
metto, e pagare ben caro il diritto di adorare Gtesù. Cristo. « Non abbiamo nulla, ripiglia
allora il più anziano dei monaci ; per amore di Gesù, Figlinolo di Maria, lasciaci entrare » .
E quegli : « Ah 1 non hai nulla, misero cane, e vieni qua a svegliarci 1 Aspetta... I » ed i
soldati, sbalzando furiosi dal loro ricetto, spossano di battiture i due monaci e li trasci-
nano davanti il Wall.
Destatosi dalla siesta con non miglior umore dei suoi dipendenti, il Wali si reca al
tribunale; ed ivi inteso il rapporto del capo guardia, ordina ai monaci di sborsare im-
mantinente la somma richiesta, e raddoppiata a titolo di ammenda. « Non abbiamo neppur
un dirhem, o Effendi, disse il più anziano dei due. Facci frugare dalle tue guardie, se
vuoi. Siamo due monaci mondici, che non riceviamo denaro, né altro abbiamo fuori del pane
che Iddio ci dà ». — « Ed ardite presentarvi per entrare nel S. Sepolcro? ripigliò il Wali;
« poi non v' ha dubbio che, in questo medesimo giorno, voi vi siete intrusi furtivamente in
Gerusalemme senza pagar il pedaggio alla porta di Giaffa I » — « L' hai detto ! » —
«Boia, mozza il capo a costoro!».
Dato di piglio alla spada e sogghignando con un' aria feroce, il carnefice aveva già
posto la mano sul capo del monaco, quando questi « un momento, o Emir, disse ; che è
per te un minuto di più o di meno? Dà ordine anzitutto al tuo Segretario di rimetterti
la lettera che porto sul petto, e che le mie mani legate m' impediscono di presentarti io
stesso » . Sorpreso, il Wali dà 1' ordine indicato : ed il Segretario, rimuovendo la vesta del
monaco, prende dà sul suo cuore un foglio di pergamena. Lo guarda, ed impallidisce al
vedere un filo di seta rossa avvolgere le pieghe della lettera, e da quel filo pendere una
bolla d' oro in cui si leggeva, a caratteri arabi, il nome dell' augustissimo e potentissimo
principe, il Sultano d'E^tto e del Cairo, el-Malek el-Kamol. U Wali, alla sua volta, ri-
conosce anch' egli l' impronta, ed il pallor della morte si dipinge sul suo volto. « Leggi I »
dice al suo Segretario con voce fioca o spenta; ed il Segretario, quasi venendo meno,
legge la lettera scritta con inchiostro carminio,* colla quale il re dei re, il Sultano dei sul-
tani, il Signore dei due Egitti, dichiara di prendere sotto la più affettuosa protezione
il monaco Francesco, suo migliore e più caro amico, il quale ha stupito la sua corte con
numerosi miracoli; lo raccomanda col suo compagno al suo cugino, il sultano di Karac e
di Damasco, e a tutti i suoi officiali ; e minaccia di tutto il suo sdegno e di una vendetta
esemplare chiunque sì fosse, grande o piccolo, che ardisse fare all' uno o all'altro dei due
monaci la minima ingiuria.
Questo monaco era S. Francesco d'Assisi, l'amico di Dio e della povertà, il gra tau-
maturgo, r insigne predicatore dell' Oriente, il Padre dell' Ordine serafico, il quale veniva
aprire una casa in Gerusalemme, e sostituire intorno al S. Sepolcro, ai cavalieri vinti, agli
uomini d'arme sconfitti, monaci vestiti ui saio, sempre pronti a spargere il proprio san-
gue in difesa della Sacra Tomba.
« Perdona, esclama ad un tratto il Wali, perdona, o uomo di Dio, e non iscatenare
su di me Vira formidabile del potentissimo Saltano d'Egitto. Gradisci un sorbetto, tu e
il tuo compagno, e chiedi quanto vuoi in ammenda delie ingiurie che hai ricevuto. Prendi
intanto questa borsa che rinchiude cento pezzi d' oro ».
« Signore, risponde il monaco, ti ho già dette che non riceviamo né oro né argento.
Non temere però nulla tu, dal Sultano di Egitto. Ma giacché ti degni offrirmi una gra-
zia, ascolta: traversando or ora il quartiere deserto di Sion, io ho scorto presso la chiesa
del Cenacolo, ridotta ahimé! in una stalla, ho scorto, dissi, una casupola abbandonata e
cadente. Donamela per sempre, a me ed a' miei religiosi che verranno dopo di me all'av-
venire. Ne farò un piccolo alloggio in cui potrò, coi miei fratelli, pregare Gesù il Figlino!
di Maria, accanto al luogo ove celebrò l'ultima Pasqua coi snol Apostoli. In ricambio d'un
tal favore, ti raccomanderò io stesso ai Sultani del Cairo e di Damasco i quali, suUa mia
richiesta, ti affideranno, ne pon certo, un governo più importante » .
« Concesso! » esclama allegramente l'Emir, già troppo felice di aversela cavata per
cosi poco; e rivolto al Segretario «scrivi all'istante, gli dice, l'atto di donazione, ond'io
84 BIBLIOTECA — TESTIMONIA MINORA
vi apponga il mio sigillo ». — « E tn, o amico di Dio (a S. Francewo), sta in pace in
Gernsalemme, o prenditi cura del Sepolcro del Figlino! di Maria che io affido alla tua
custodia, autorizzandoti d' intrattenerlo ed abbellirlo » .
E cosi fu che, a costo della sua vita, il buon S. Francesco, 1' ammirabile Santo che
rico vette le stimmate di Gesù Cristo,, che parlava con Dio, e predicava agli uccelli, stabilì
la prima casa francescana di Gerusalemme, che diede quella falange di monaci eroici, i
quali i)er 500 anni, in mezzo al silenzio dell' Europa indifferente, preservarono il S. Sc-
|)olcro 0 lo conservarono all' amore dolente dei fedeli e dei pellegrini.
Solimano n il Grande, imperatore dei Turchi, e S. Francesco di Assisi, e. 1524-35.
Questa non sarebbe una legenda, ma un fatto storico, se crediamo al Duca di Ma-
dalloni che la riprodusse da un vecchio manoscritto. Egli lo racconta così :
« E discorrendo di questo famoso capitolo, che si addimanda delle Stuore nelle istorie
della Chiesa, ricordo una novella che lessi in un vecchio manoscritto, per la quale
diccvasi clfO Solimano Imperatore dei Turchi (1520-66) venuto a concordia con Re Fran-
cesco I di Francia, un giorno mise dentro alle sue stanze del Serraglio 1' ambasciatore
francese per fargli grande onore (1). E l'Ambasciatore videvi due grandi e belle tavole, una
rappresentante Gesù Cristo Y altra S. Francesco di Assisi. Maraviglionne il buon, gen-
tiluomo, e dimandò al Sultano come mai, sendo musulmano e però iconoclasta, avesse di
quelle sante effigie, che pur rappresentavano quei dlTÌni che i suoi turchi inodiavano e
bestcìiiiniavano ? E Solimano rispose lui : « Io gli ho in grande venerazione questi due
« uomini. Perocché 1' uno, il Nazzareno, mi è veduto il maggiore dei filosofi, come quello
« che con pochissimi precetti, esposti in quattro libercoli, ha diffusa la sua dottrina per
« tutto il mondo e soggiogherà tutte le genti : l'altro l'Assisinate, parmi il più avveduto,
« il più capace dei re, poiché, senza spender quattrino, ha trovato modo di descrivere e
« d' intrattenere un esercito di meglio che centomila uomini (2) ».
(1) Il primo inviato francese a C.poli, nel 1524, fii Giov. Frangipani; poi nel 1531,
secondo inviato, Antonio Kin^on. N€l 1535, il primo ambasciatore fu Giov. La Forest, quegli
che conchìuse il primo trattato franco-turco. Belin Hiatoire de la latinità de Cple. 2' ed.
1894, p. 183.
(2) Im, leggenda del Poverello di Assisi, descritta dal, duca di Maddaloni, Napoli 1881,
Voi. II eap. VIII pag. 86-87. — Un documento del 1523 giugno 12 (edito dal Charrière
Negociatioìis t. I p. 102) espone un ardito progetto dell'Ordine francescano, che offriva di
armare 40 mila frati a difesa della Cristianità minacciata da Solimano II. Il gran Turco
non poteva ignorare tanta potenza dell' Ordine Minoritico sparso pel mondo intero. Lo stesso
anno (1523 marzo 18) Solimano emanava un decreto che ordinava di togliere al francescani
di Gerusalemme il S. Cenacolo fe darlo ai turchi, col pretesto che ivi era il sepolcro di re
Daviddo (Cfr. nostra Serie cronol. p. 192). Già prima, nel 1460, il Ministro generale Giacomo
da Sarzuela offriva a Pio II 30 mila religiosi, e nel 1646 il generale P. Giov. da Napoli 40 mila
altri esibiva al Papa contro il turco.
REGESTO CRONOLOGICO — SEC. XIII. 85
Regesto Oronologico d©' fatti principali delia vita e del viaggio di S.
Francesco in Oriente, dell' assedio di Damiata, ecc. ecc.
1182 — Nascita di S. Francesco, secondo il cronista fr. Alberto Stadenso Onl. 29
Min. 0 la comune degli storici. — Cfr. Sabatier Vìe de S. FratiQ. e. 1 p. 2. — IJitoliinpi-
AnaleJctcn sur Gcschichte dcs Franciscus, 1904, p. 123. — Civczza-Domenichclli Lcyyenda
scritta da' Tre compagni p. 22. — P. Leone Patrem Appunti critici sulla cronoluyia
della vita di S. Fratìc., pubblicati prima nell' Oriente Serafico t. VII (1895) p. 101 s.
0 ristampati in Miscellan. francescana t. IX p. 88 s.
Nota. — Per la storia delle Crociate citeremo le più accreditate fonti: il Ijifjrr
ducili ckristiani in ohsidione Damiatae, e i tre testi delle Gesta obsidioiiis Daint'dtac
doi tre differenti compilatori Giov. de Tulbio (da Tolve), Codagnello e Milioli, tutti del
sec. XIII, testi egregiamente ripubblicati dal eh. Holder-Egger nel tomo XXXI dei
Monumenta Germaniae historicay Lipaiae 1903. Di più, la raccolta del Ròhricht Qnivfl
belli sucri scriptores minores: quella del Bongars Gesta Dei per Francos, che riic-
chiude le opere di 01' ero, del Vitriaco, del Sanuto e di altri; la raccolta dei
continuatori di Gulielmo di Tiro edita nel RecueU des Histor. des Croisad^-s: IfùiL
Ovcid. t. IL Citeremo anche i libri X e XII dello storico delle crociate Michuud
usando. la bella versione italiana del cav. Rossi {Storia delle Crociate ed. Napoli 1881
tomi 12): le opere di Mas Latrìe Ilistoire de Chypre t. I p. 199-209, la sua Cliro-
niqiK d' Emotd Paris 1871, e qualche altro.
lEOl-2 C. — Prigionia di Francesco in Perugia. — Cfr. Patrem p. 84. — L' Antica
cron. perugina citata dal Bonazzi ap. Civezza-Domenichclli Leggenda cit. p. 22.
1205 — Viaggio di Francesco per lo Puglie, por arruolarsi sotto lo stendardo del
prode Gualtiero conto di Brienno ucciso nel giugno del 1205. — Patrem p. 85-80. —
Panfilo Storia t. I p. 44. — Sabatier Vie p. 19-21.
Sotto Damiata (1219), vedremo Francesca nel campo di re Giov. di Bricnnc, più
tardi Minorità. Notiamo clic i due eroi Gualtiero e Giovanni di Brieune erano fratelli.
» » — Conversione iniziale di Francesco, e:
1206 — Convorsiono perfetta di Francesco. — « Anno Dmi. 1206 b. Franciscus
a saeculi vanitatibus se convertii * Stadenso. — La quale data risulta evidente dal Co-
lano Vita I par. 2, ce. 1 e 8. — Cfr. Patrem p. 89-90.
1207 — Aprii. 16 — Cominciamento dell'Ordino o della vita evangelica di Fran-
cesco, secondo i seguenti cronisti:
Anonimo Perugino: *Pestquam impleti sunt anni ab Incar. Dni. 1207, mense apri-
is, XVI Kalendas mau...., Dominus iltuininavit virum nomine Franciseum». Albericus
Trium Pentium : « Anno 1207 coepit aUua Ordo noviis in Tuscia proiìe Assisium » ,
Ambo citati dai PP. Civezza-Domenichelli in Leggenda cit. p. 22. — Idem Salimbene
Chron. p. 343 ; Bernardo Guidone in Muratori ScrijK rer. ital. t. III p. I col 481 ;
Jord. a Jano in Anal. frane, t. I p. 2 n. 1. — Altri invece pongono il principio del-
l'Ordine nel 1209 dalla recezione di fr. Bernardo da Quintavalle primo discepolo del
Santo. — Cfr. Panfilo Storia t. I p. 188 s.
1209 — Francesco riceve all'Ordine fr. Bernardo da Quintavalle e fr. Pietro
Caiani. — CJiron. 24 Gen. in Anal. frane, t. Ili p. 36, 75.
E dopo sette giorni riceve fr. Egidio: ^Anno dni.. mcc.nono venfirabilis pater
Egiditts frater factus, a^ociatus est sancto Francisco. Post hoc dnxit eiim b. Franci-
scus in Marciam. Bcatus autem Franciscus nondum pojyalo jn-nedicabat ». — Cod.
memb. mìscelL saec. XIV S. Antoni! de Urbe, fol. 03 r. 2.
86 BIBLIOTECA — TESTIMONIA fflSTORICA
29 1210 — Approvazione della prima regola, fatta vivae vocis oracttlo et sine bulla
da Innoc. III. — CIvezza-Domenichelli Legg. p. 23. — Panfilo Storia t. I e, 2.
Il testo di questa r^ola (edito negli Ojjuscvla S. Franciscì, Quaracchi 1904, e
dal Boehtner in Analekten cit.) fu in uso sino alla conferma della seconda regola
(29 nov. 1223) e sub! varie giunte e modificazioni secondo la Tolontà del Papa o dei
Capitoli generali. Cosi nel cap. 2 leggiamo che « non licebit ad aliam relù/ionem acce-
dere, ncque extra obedieniiam vagavi, iuxta manda tum. Domini Papae » ; ora qucst' or-
dine fu emanato da Onorio III ai 22 sett. 1220 con la bolla Cum secundum (Sbaral.
BvUar. t. I p. 6). Altre prove vedi in cit. 02>uscula p. lGO-63.
1211 — ConversioDe di fr. Elia, secondo il Waddingo. — Annaks an. cit. i I p. 109,
seguito dalla coniane degli storici.
Più tardi (1217) vedremo 'Eìis. primo Ministro provinciale di Terra Santa e dell'O-
riente. — Francesco contemporaneamente a fr. Elia riceve all'Ordine fr. Benedetto di
Arezzo (che poi vedremo secondo Ministro prov. d' Oriente 1221-1237 e.) e fir. Vito da
Cortona poi terzo Ministro prov. d'Oriente e. 1237. — Wadd. an. cit. t. I p. 109 n. 10;
e p. Ili n. 16.
1212 — Capitolo (della Pentecoste?) in S. Maria degli Angeli in Assisi.
Non Capitolo propriamente generale, per la semplice ragione che allora pochi
erano i discepoli del Santo, e le provincie e i provinciali non erano ancora instituiti
prima del 1217, data certa del primo Cap. gen. come vedremo.
» J» — Francesco parte per Boma, ritorna in Assisi, d'onde poi riparte per An-
cona, e s'imbarca per recarsi in Siria. Un vento contrario lo fa approdare in Dalmazia.
Dopo qualche tempo ritorna per Ancona in Italia. — Cfr. Panfilo Storia t. I p. 107-10.
— Glassberger Chron. in Anal. frane, t. Il p. 8. — Sabatier Vie e. 10.
Francesco, imbarcatosi dopo la Pentecoste per l'Oriente, ebbe séco un compagno
che la storia non nomina. Il Papini (Storia di S. Frane, t. I n. 77) congettura sia
fr. Bernardo da Quintavalle primogenito dell'Ordine, quegli che poco dopo (1213-14)
fu suo compagno nel secondo viaggio tentato per l'Africa.
» » — Nello stesso anno, se non forse anco prima (nel 1210?), dobbiamo porre
l'elezione di fr. Pietro Catani a primo Vicario generale del Santo. — Vedi Cenni sulla vita
del b. Catani sotto l'an. 1219-20 di questa Biblioteca.
1213 — Mail 9 — Orlando de' Cattaui, conte di Chiusi nel Casentino, dona a
Francesco il monte della Verna. — Wadding, hoc an. — Papini Storia cit. t. I p. 205
seg., e tutti gli storici.
1213-14 — Francesco in compagnia di fr. Bernardo da Quintavalle tenta il se-
condo viaggio per l' Oriente : visita la Francia, la Spagna, S. Giacomo di Compostella, ma,
nel mentre pensa tragittare in Africa, una grave infermità lo obbliga ritornare in Italia.
— Papini Storia cit. t. I p. 78-79, e gli autori citati.
Questo secondo viaggio fa tentato dice il Celano <post non muUum temporis»
che il Santo ritornò dalla Dalmazia. Il citato Papini lo vuole nel 1213, il Waddingo
e i Bollandisti lo prolungano invece dal 1213 al 14, e il Sabatier dal 1214 al 15:
Vie de S. Frane, p. 198. — Dalla Spagna Francesco tenta di recarsi in Marocco per
predicare a Miramolino (dal termine arabo Emir-el-mumenin = capo de' credenti) ossia
a Mohamed-ben-Nasser, vinto dagli Spagnoli nel 1212 e quindi passato in Àfrica, ove
poco dopo mori. — Cfr. BoUand. Acta SS. 4 Oct. p. 602 n. 298.
1215 — Novemb. — Concilio Lateranense IV in Roma. — Domenico e France-
sco s'incontrano e stringono amicizia. — Cfr. Chron, 24. Gen. in AmU. frane, t. Ili
REGESTO GBONOLOGICO — SEC. Xm. 87
p. 9 0 le note. — Cfr. Hurter Vita Inn. Ili, cit. ap. Panfilo Storia t. 1 p. 112. — 29
Wadd. ad an. 1215. — Papinì Storia cit I p. 86. — Cfr. Acta SS. 4 oct. p. 604
n. 308.
1216 — Maii — Capitolo della Pentecoste in S. Maria degli Angoli, presento il
card. Ugolino venato da Perugia ove allora risiedeva Inn. IH colla sna Caria.
» » — lulii 16 — Morte d' Inn. Ili in Perngia « In cuius óbitu fuit praesen-
tialiter S. Franciscus*. — Eccleston in Anal. frane, t. I p. 253.
» » — luUi 18 — A. Innocenzo succede subito Onorio III. — Agosto: Indul-
genza della Porziuncola. — Pagi JBreviar. hist. t. IH p. 222, 229.
Onorio fermossi a Perugia « uaque ad exeuntem mensem augustam eitisdem anni,
quo iter in Urbem est aggresius * id. ib. p. 231. — In questo frattempo Francesco
ottiene dal Papa la celebre Indulgenza della Porziuncola. — Papini Storia cit. t. I
p. 88. — Panfilo Sttyria %. I p. 328-31.
» » — c. finem anrù — Sugli ultimi dell'anno Francesco ritorna a Eoma, ove
trovò (o meglio rivide) S. Domenico ritornatovi da Tolosa e consolato da Papa Onorio
con r approvazione in inscritto del suo novello Ordine do' Predicatori. — Cfr. Papini Storia
di S. Frane, t. I p. 89. — Cfr. Acta SS. t. H die 4 oct. p. 604-606. — Colloquio
do' due Santi alla presenza del card. Ugolino (2. Cel. 3, e. 86): confederazione doi due
Santi: Francesco cede a Domenico la sua corda (ib. e. 87).
Il citato Papini non sa dire quale motivo avesse ricondotto Francesco a Roma
(ib. p. 89), e vuole cbe il Santo vi si fermasse fino a poco prima del Capitolo della
Pentecoste del Ì217 (ib. p. 90). Il P. Bonelli, e il conv. P. Teobaldi vogliono per mo-
tivo la detta Indulgenza: «E fuor d'ogni dubbio che l'Indulgenza della Porziuncula
fu conceduta da Onor o III in Perugia l' anno 1216, e quanto alla determinazione del
giorno, in Soma nel ( ennado del 1217 » (ap. Panfilo Storia cit. t. I p. 331 n. 1).
1217 — Februar.? — Morte di Giov. Colonna, card, di S. Paolo, vescovo di Sa-
bina, speciale protettore e amico di Francesco (Cfr. Eubel Hierarchia t. I p. 41 nota 1).
Gli subentra protettore del Santo il card. Ugolino, il quale più tardi (1221) gli ò dato
dal Papa officiale protettore di tutto l'Ordine. — Jordanus a Jano n. 14. — Cfr. Eubel
Hierarehia t. I p. 41 nota 1.
• » — Aprii.? — Francesco ritorna da Soma per la celebrazione del prossimo
Cap. gen. della Pentecoste. — Cfr. Papini toc. cit.
In questo Cap. gen. si potrebbe ammettere la presenza di S. Domenico se vogliam
prestar fede, con le debite riserve, al cap. 20 degli Actus B. Francisci (ed. Sabatier
p. 67) riportato dal Pisano e studiato dal Suyskens {Acta SS. t. II oct p. 868 e s^).
Domenico potè intervenirvi, avendo lasciato Homa dopo la Pasqua, e prima dell'Ago-
sto lo sappiamo ritornato in Francia. — Cfr. Tabulata Chronol. della sua vita in
Echard BiU. Ord. Praed. t. I post pag. 84.
» » — MaU 14 — Celebrazione del primo Capitolo generale: prima istituzione
dello Provincie e de' Ministri provinciali — Fra Elia eletto primo Ministro della Terra
Santa e dell' Oriente.
« Expletis itaque undecim annis ab ineeptione Bdigionis, et mulUplieatis numero
et merito fratribus, eleetì fìierunt Ministri, et miss! cum aliquot firatribus, quasi unìversas
per mondi provinciaa, in quibns fides Catholica colitur et servatur » {Tre» SocU e. 4
n, 62 ap. Acta SS. t U Oct. p. 739). — < Anno Dni. 1217, ab ineeptione Ordinis XI",
computando a prima conversione S. Francited, ab approbatione vero regulae JX", do-
•U7M7 Honorio III tuac Ecclesiam gubemaMle, muUiplicatis iam numero et merUafratribua,
88 BIBLIOTECA — TESTIMONIA fflSTORICA
29 m generali capUulo, Assisii ad 8. Mariam de Portiuncvia celebrato, aseienskta^ fue-
runt Provinolae, et electi Ministri, qui cum multif fratribus fere per universas
provinciaa orbis, in quibus fidea Catholicd Eiffel, destinati sunt » (Glassb. in Anal. fran.
t. II p..9. Cfr. Chron. XXIV Gen., ib. t. Ili p. 9-10; cfr. ib. t. I p. 279, e Panfilo
Star. t. I p. 113-14). — * Fr. autem Helias Minieter Provincialis est instituttis vltra
mare a beato Francisco» {lord. n. 9, 14.) e fu il primo Ministro della Provincia di
Terra Santa ohe allora abbracciava tutto 1' Oriente bagnato dal mediterraneo. — Cfr.
Panfilo op. cit. t. I p. 456-57. — Papmi Storia t. I p. 184.
1217 — e. fin. Mail — Dopo il Capitolo il Santo s'incammina por la Francia, ma
arrivato a Firenze, ne lo dissnade di proseguire il card. Ugolino vescovo d' Ostia, colà
Legato del Papa.
Vedi 1 Gel. I. 27 — Sabatier Spec. Perf. e. 65; Lemmens Docum. antiqua (Spec.
Per/, redactio I) t. II e. 37: e Finito ilio capitulo in quo multi fratres missi fuorant
ad quasdam provincia» ultramarinas [Specvl. Lemmens: « ult/ramontanas*']... », il Santo
s' incammina per la Francia, incontra il card. Ugolino a Firenze, ecc. ut in Spec. Perf.
— Questo 65 capo dello Spec. ha (come osserva giustamente il Sabat. l. e.) un' im-
portanza eccezionale per la cronologia del movimento francescano, poiché ci permette
di ricavare indirettamente la data dell' organizzazione delle grandi missioni francescane
fuori d' Italia. Dal Celano (I pars 1 e. 27) sappiamo che Ugolino era in quel tempo a
Firenze legato apostolico. Infatti si conoscono le bolle papali che lo destinavano a
quella carica {Tempus acceptaòlie, 23 lan. 1217: Potthast 5430, Horoy Honorii IH
opera II. lib. I n. 177; Oum Potestas e Volentes dSecUgnem 6. Martii 1217: Potthast
u. 5487-88, Horoy n. 253-54). Di più, troviamo Ugolino a Genova (Monum. Germ. hist.
Script. XYIII. 138). Fu dunque poco tempo dopo il Capitolo celebrato alla Pentecoste
( 14 Mag. 1217) che Francesco s' incontrò con Ugolino a Firenze ; come ancho questa
è la data del Capitolo in cui vennero decise le spedizioni di Missionari. — Queste ra-
gioni ci paiono decisive e per la data del Capitolo convocato, e per la prima missione
in Oriente, come anche per la fondazione e divisione dell' Ordine in Provincie* La ra-
gione del bollandista Suyskens (Acta SS. 4 Oct. II. 610) che vuole il contrario ba-
sandosi sulle parole del Celano (loc. cit.):, e Beatus Franciscus non niidtos fratres
habens et volens in Franciam ire devenit Florentiam.... >, nulla provano in contrario,
per la ragione ovvia che non ci volevano migliaia di frati per dar principio ad una
dozzina di Provincie, quante furono inaugurate nel 1217, tra le quali quella d' Oriente
0 di Terra Santa. A dirittura è poi gratuito 1' asserto dello stesso Suyskens il quale
pretende che perfino nel Capitolo del 1219 1' Ordine non poteva contare più di alcune
centinaia di frati. Si rileggano i brani del Vitriaco, più sopra al num. 1.
1218 — Francesco spedisce lettere a tutti i Ministri delle Provincie invitandoli al
prossimo Gap. gen. per la Pentecoste del 1219. — Cfr. Wadd. n p. 279 an. cit.
Il Sabatier, {Vie p. 248) suppone nella Pentecoste di quest'anno 1218, alli 3 di
giugno, un Gap. gen. presente S. Domenico. Ma data la celebrazione del Gap. gen. del-
l' anno precedente (1217) non è possibile ammetterne cosi presto un' altro generale nel
1218. I Capitoli generali «toricamente certi, durante la vita del Santo, sono soltanto
quelli del 1217, 1219, 1221 e 1223 (Cfr. Chrm. Jord. in Anal. fr. t. I). Ai Capitoli an-
nuali, detti impropriamente generali dallo Spec. Perf (ed. Sab. e. 7), erano obbligati
d'intervenire soltanto i ministri cismontani o italiani come risulta dal cap. 18 della
prima regola allora in. vigore. Essa regola dice: e Quolibet anno unusquisque Minister
cum fratribus sfiis possit convenire, ubicumque placuerit eis, in festo S. Michaelis ar-
changeli [29 Sept.], de his quae ad Deum perUaent iractaturus. Omnes autem Ministri,
qui sunt m ultramarinis et ultramontanis parObus, semel in tribus annis, et alti Ministri
semel in anno veniant ad capitulum in festo Pentecostes apud ecdesiam sanctae Mariae
REGESTO CRONOLOGICO — SEC. XIH. 89
de Portiancula, nisi a Ministro et servo (otiiis fraternitatis aliter fuerit ordinatum » . — 29
Reg. I* in Opuscula S. P. Fran. ed. Quaracchi 1904, p. 48.
1218 — Màii 9 — Il re Giovanni di Briene, Leopoldo duca d' Anstria, e Gagliclmo
d' Olanda co' loro Crociati, partiti dal porto di Acri, sbarcano alla vista di Damiata.
Sbarcarono sulla riva settentrionale della seconda foce del Nilo, accampandosi
lungo la riva destra e occidentale del fiume. Sulla riva opposta, e orientale del fiume,
a un miglio dal mare, sorgeva loro aviinti Damiata fortemente munita da una triplice
muraglia dalla parte di terra, e difesa dal Soldano d'JEgitto Melek-el-Kamel, accam-
pato nelle vicinanze della città in una località detta dall' arabo Makrisi Al-Adilija.
(Makrìsi Histoire d' Égypte nella Revue de l'Or. Lai. t. IX p. 468 e 473. Cfr. liecueil
t. II 31, 14. Micliaud Storia delle Crociate lib. XI). Dalla parte del Nilo la città era
difesa da una torre, costruita nel mfezzo del fiume, e dagli storici arabi detta Cosharie.
Da questa torre una catena che andava alla città, impediva il passo alle navi nemiche.
— Si noti col Savary 1' errore in cui son caduti parecchi dotti moderni che confusero la
Damiata odierna con quella del tempo de' Crociati. La Damiata antica {Thamiatis), as-
sediata e conquistata dai Crociati, fu, dopo la crociata di S. Luigi (1250), bruciatii e
smantellata dagli egiziani, come abbiamo da Abulfeda ; e 1' odierna Damiata sorse collo
stesso nome più a lungi della prima e a due leghe dal mare (Michaud, lib. XI). S. Fran-
cesco dunque fii nell'antica Damiata, e non nella moderna; in quella e non in questa
il S. re Luigi vi costruì un convento pe' Minori (Cfr. Recueil t. II p. 594; e la nostra
Serie cronologica p. 244).
» » — Augusti 24 — I Crociati guidati dal valoroso Leopoldo duca d'Austria,
detto il modello de' cavalieri cristiani, conquistano la torre fabbricata in mozzo al Nilo,
situata in faccia di Damiata, cui un ponte di battelli univa alla città, e dagli storici
arabi chiamata torre Cosharie.
Dopo questa memorabile vittoria i crociati ruppero la catena che chiudeva il
passo alle navi cristiane, le quali cosi poterono avvicinarsi alle mura della città. —
Segue, dopo ciò, una lunga inazione delle milizie cristiane, sia per la partenza di molti
crociati, sia j>er un morbo che desolò 1' esercito {Recueil t. II 31, 15 ; Michaud lib. XI e
XII) — Melek-el-Adel, padre di Kamel, era accampato in una località detta Margi-as-
Sofar quando ebbe la nuova che i Crociati presero la detta torre. Ritiratosi ad Alikain, .
pieno di cordoglio, ivi muore. Corradino, altro suo figlio, ne trasporta il cadavere a
Damasco, e ivi si fa proclamare Soldano della Siria. — Makrisi Hist. in op. cit. p. 469.
» » — Septembris — Arrivo al campo di Damiata del Card. Pelagio Legato del
Papa, coi militi italiani. — Milioli p. 466. — Codagnello p. 467. — Cfr. Recueil t. II 32, 3.
» » — Corradino (Melek-el-Moaddem) Soldano di Damasco, abbandona l' assedio
di Cesarea, e riscende verso 1' Egitto in aiuto del Soldano Kamcl suo fratello. Passando
por Gerusalemme, la smantella tutta, eccettuate la torre di Daviddc, la moschea di Omar
0 il tempio del S. Sepolcro. — Oliver. Scolastic. p. 1137. — Vitriaco p. 1188. — Sanuto
p. 208 in ed. Bongars.
1219 — Februarii 5 — I Crociati, padroni di tutta la sponda occidentale del Nilo,
passano sulla sponda orientale per investire la città dalla parte di terra. Il potente emiro
Emad-ed-Din congiura contro il Soldano per sbalzarlo dal trono. Il Soldano fuggo, abbando-
nando il campo ai Crociati. Intanto Corradino (Melek-el-Moaddem) Soldano di Damasco, uni-
tosi all' esercito del fratello Kamel, sventa le trame, ed Emad-cd-Din e i suoi complici ven-
gono imprigionati. L' esercito cristiano si prepara a combattere lo forze unite de' due Soldani
fratelli. — I Crociati sotto le mura di Damiata avevano alle spalle il lago Menzaleh,
90 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTORICA
20 e il nemico accampato nell' isola di Mehalle. — Michand Storia lib. XII. — Cfr. Rccucil
II 32, 9. — KOhricht Testim. minora p. 352-55.
Dopo la morte del Soldano El-Adel, 1' emiro Emad-ed-Din tenta ana sommossa
per spodestare Kamel, preconizzato giù Soldano d' Egitto prima clic gli morisse il padre.
Per isventare le trame dei suoi emiri, Kamel, di notte tempo e con poca scorta, ab-
bandona il campo dì Adilija e si ritira al campo Ashmum-Tannah, ossia alla città di
Dàkahlija poco lungi da Damiata. Il suo esercito, la mattina seguente, si disperde e
va a trovarlo ad Ashmum. Intanto i Crociati passano liberamente il Nilo e s' impos-
sessano del campo nemico. Questo fatto avvenne, dice il Makrisi, alli 2 del mese Zilkada.
E due giorni dopo, soggiunge, arriva il suo fratello Moaddam (Corradino ritornato da
Damasco), il quale seppe umiliare i ribelli emiri (Makrisi Hist. nella lievue de l'Or.
Latin t. IX p. 474-75). A dire il vero, il Makrisi non dice quanto tempo dopo questa
sommossa siasi fermato Corradino in Egitto. Sedata la sommossa di Emad-ed-Din, egli
soggiimge, che Corradino lasciò il fratello quando vide ristabilita pienamente 1' autorità
di lui, e che quindi poteva liberamente governare senza il suo concorso (ib, p. 476). Ma
altri storici, come vedremo, ci danno presente Corradino sino alla fine della guerra.
1219 — Fébruarii — In questo mese, come abbiamo notato, era già arrivato in
aiato di Kamol il Soldano Corradino : e lo vediamo attaccare col fratello i Crociati. — Mi-
lioli p. 476. — Codagnello p. 477. — Tulbio p. 084. — Liher duelli p. 685. — Oliverus
Hist. JDamiatina in Eccard Corpm hist. medii acvi t. II col. 1409 e seq.
Cosi i citati autori, e cosi Olivero, Bernardo il Tesoriere, il Vitry e quanti altri
cronisti delle Crociate abbiamo potuto consultare nelle raccolte dei Bongars, Michaud,
Mas Latrie, Róhricht ecc., e quasi tutti ci danno presente Corradino all' assedio di Da-
miata, dal febbraio sin dopo la caduta della città in potere de' Crociati. E poiché la
presenza di Corradino in questo tempo ci interessa confermarla, per poterlo dire anche
presente quando Francesco recossi agli accampamenti de' saraceni, perciò noi ci vediamo
costretti di prender ad esame come e perchè il dottissimo Holder-Egger abbia negato
questo fatto, che fin qui non sappiamo se e con quanta ragione sia stato posto in dubbio
da altri. — Nelle note che il eh. critico Holder pose a comm^ito de' quattro succitati
scrittori da lui cosi egregiamente ripubblicati (in Man. Germ. Hist. tom. 31), egli mo-
strasi non poco incerto del tempo che Corradino fu al campo di Damiata, e sembra
voglia farlo scomparire afiiatto da quella lotta tra la civiltà e la mezzaluna combattuta
sotto le mura di Damiata. Sotto questa data (febr. 1219) egli sembra ammettere 1' ar-
rivo di Corradino agli accampamenti del firatello Kamel, ma dice, che non prima de' 3
marzo i due < Scldani AegypU et Syriae ad civitatem (Damiatam) accesserunt > , e cita
a proposito il Wilken Geseh. der Kretusziige VI p. 242 n. 91 (Monum. Germ. cit.
p. 684 not. 4). Quando poi il Milioli, il Codagnello e il Liber duelli ricordano Corra-
dino presente anche alla sconfitta del 31 marzo 1219, presenza che il de Tulbio tace,
r Holder senz' altro ce lo suppone già lontano in Siria « Corr<idinug tunc in Syriam
receasisse videiur » {Mon. cit. p. 479 n. 2). Ma nn videtur non doveva bastare al dot-
tissimo annotatore pel solo silenzio di Giov. de Tnlbio, che (com' egli sa) non sappiamo
ancora se fa autore o copista delle Gesta obsidiom» Damiatae, e se fu o non fd pre-
sente ai fatti; quando invece sappiamo che il Tulbio muta il testo primitivo delle
Gesta, e traspone, e corrompe, e omette fatti che abbiamo dagli altri compilatori delle
stesse Gesta. Del resto, anche il de Tulbio ci dà presente Corradino ai £a.tti del 3 e
del 9 marzo e del 31 luglio 1219 ; e che se tace il nome di Corradino nell' assalto del
31 marzo, Io nomina invece il più stimato Liber duelli (p. 685) di cui si è servito il
de Tulbio, e il cui autore, come concede il eh. Holder, fu presente ai &tti < Aueior
Libri Duelli ipse ad/uit in obaidione DamiaHna > (Mon. cit. p. 672). — Sulla stessa er-
ronea supposizione, anche sotto il 26 mag. 1219, quando il solo Gìov. de Tulbio rìtace
REGESTO CRONOLOGICO — SEC. Xm. 91
la presenza e sconfìtta dì Corradino, 1' Holder incalza asseverando : « ncque hoc loco 29
Ioannes de Tulhio e. 7 Corradìnum commemoravit ; aed eum adfaisse et Libeì' Ducili e. 7,
et Auctor libelli deperditi apud Albertum Milioli falso dicunt » (Mon. cit. p. 481 n. 3).
Non comprendiamo come « falso dicunt » tre distinti compilatori che ebbero il testo
officiale della relazione perduta delle Gesta Damiatine, e dica il vero soltanto tacendo
il de Tulbio, che pur compilò il suo testo su quello perduto e sul Liber ditelli che
egli tanto deturpò. Poi, quasi dimentico di quanto il eh. annotatore scrisse nella citata
nota 3 pag. 481, poche righe più sotto (p. 481 nota 6) corregge il Codagnello come
fosse il solo che avesse asserita la presenza di Corradino < Hunc (Corradinnm) tane
adfaisse Codagnellus sohis perperam scripsit * , quando invece e Codagnello e gli altri
tre succitati compilatori dicono-lo stesso. — Nello stesso modo, anche in seguito, quando
a r uno 0 r altro de' mentovati compilatori ricorda la presenza di Corradino, il eh.
Holder si affretta di smentirla senza darci prova alcuna ; cosi, quando Alberto Milioli
e il Liber duelli ci ridanno presente Corradino alla sconfitta del 20 luglio 1219, egli
insiste: « Corradinus hoc loco et infra perperam additus est ab Auctore relationis de-
pcrditae, sicut et in Libro Duelli e. 11. Rex Damasci (Corradinus) iam multo antea (!)
recesserat ex Aegypto. Ilio nomine addito (!f) Albertus verba Codagnelli mutavit » . (Mo-
num. cit. p. 484 n. 6). — Se non che, passo passo il eh. Holder sembra siasi accorto
della sua svista (e chi non la sgarra in lavori poderosi ?) e di aver prestata troppa fede
al mutismo del da Tulbio; e sebbene chiaramente non si corregga, pur dalla forza
delle prove è costretto di concedere finalmente la presenza di Corradino ai fatti de' 28
Sett. — 11 Nov' 1219, e lo suppone ritornato dalla Siria. Quando Alberto Milioli ci ri-
corda il 28 Sett. 1219, la presenza di Corradino « a latere fossati » , 1' Holder così sì
esprime in nota {Mon. cit. p. 496 n. 5) : « Re vera, soldanus Damarci tunc in Aegyptum
reversus fuisse videtub, «< Oliveriv^ e. 16 testari videtur, praesertim vero quia principes
die Noo. 11 (1219) papae scripserunt (Rohricht Studien p. 45), cum tunc piHmum intel-
lexisscìit Soldani quod civitas capta esset » .
1E19 — Marta 15 — I due Soldani circondano da presso i Crociati : battaglia e scon-
fitta de' saraceni. — Il di delle palme, i saraceni riattaccano ; ma sono respinti lasciando
5 mila morti. — Bohricht, Mas Latrie, e aut. cit.
» » — Marta 31 — Corradino colle sue truppe è sempre presente al campo in
aiuto dei fratello Eamel: ambo assalgono i Crociati, ma nuovamente son respinti. — Milioli
p. 478. — Codagnello p. 479. — Liber duelli p. 685.
DB — Man 5 — Parte dall'esercito Cristiano il Dncad' Austria; costornaziono
de' Cristiani e gioia del Soldano e di Corradino. — Milioli p. 480.
» » — Maii 16 — «In medio madio [maio] yenit Soldanus et Corradiims cum
magno exercitu Sarracenorum et intraverunt fossatum Christianorum et putaveront illom
roplere et delere Christianos de terra. Sed Christiani habuemnt victoriam et occidcmnt
inter horaines et equos plus quam mille ». — MQioli p. 480.
» » — Maii 26 — Secondo Capitolo generale, e seconda istituzione de' Ministri
provinciali. — S. Francesoo decide il suo viskSgio in Oriente.
€ Anno Dnì. 1219, a prima conversione s. Franciscì anno XIII, in Capitulo ge-
nerali apud s. Marìam de Portìuncula celebrato, iterum clectis Mìnìstrìs.... fuerunt missi
fratres per totum fere mundum cum lìtteris Dni. Papae » . Chron. 24 Gen. in Anal. fr.
t. Ili p. 14; cfr. ib. 1. 1 p. 279, e t. II p. 12. — Pr. Egidio con altri son destinati in mis-
sione a Tunisi {Anal. frane, t. III p. 78). — Francesco, instituiti suoi Yicarii in Italia
fr. Gregorio di Napoli e £r. Matteo di Narni, si decide a partire per la Siria. (Jord. a
Jano n. 11, in Anal. cit. t. I p. 4).
92 BIBLIOTECA — TESTIMONIA I [[.STORICA
1219 — Mali 20 — Il Soldaiio o Corradiiio di nuovo rb-sninti con tutto il loro
esercito. (CodagnoUo p. 481, Miìioli p. 480 o Libcr ducili cap. 7). Arrivo delle truppe
del Califa Nasser:
« Tunc venit Cali^htis papa Saracenoi-nm, <;tim Uinta miiltittidine, qood non hahehant
numerum, et fecit maynnm indulgentiam Ulis qui ciiin cu vcnrraut ad exe.rc.ilnn cor uni*.
(Miìioli p. 480, e Libcr duelli ca^. 7; cfr. Ròliricht e aut. cit.). — Gli storici arabi non
ricordano la presenza del califa Nasser in Egitto, si bone le truppe da lui inviate in
soccorso dell' assediata città. Nasser, 53° califa (1180-1225;, contava allora G5 anni
d' età, ed era costretto a continue guerre coi Tartari che gli minacciavano il soldanato
e la capitale Bagdad. I cronisti latini, sapendo dell' arrivo delle truppe del califa,
credettero forse lui pure venuto in persona.
» » — lunii 11 — Breve Cum dilccti filii Fr. Franciscus, col quale Ouorio UI
raccomanda ai prelati di tntto il mondo di ricovero Francesco e i suoi per veri cattolici
e proteggerli (Sbaral. Bullar. t. I n. 2 p. 2). Muniti di simili lettere, Francesco e i suoi
frati s' incamminano per le varie parti del mondo. — Chron. 24 Cren, in Anal. frane.
t. ni p. 14.
» » -— lunii (24?) — Francesco lasciata Assisi verso la metà di giugno, si avvia
per Ancona, d' onde con altri 12 compagni (tra i quali il suo Vicario fr. Pietro Caiani)
s' imbarca alla volta dell' Oriente, verosimilmente coi Crociati che dovevano partire il di
di S. Giov. Batt., 24 giugno. — Sabatier Vie de 8. Frang. p. 258. — Cfr. Giordano
sopra a p. 39, Pisano a p. 75, e Mariano a p. 77.
Il Suyskens tiene pure che « figendum est mense /unto vcl lidio S. Franeisci iter
in Syriam». — Acta SS. t. II Oct. p. 611 n. 344.
» » — lunii 25 — « Post festum S. Ioan. Bapt. » i Soldani Kamcl e Corradino
offrono ai Crociati per la pace, la S. Croce e il dominio della città di Gerusalemme. Il Le-
gato col clero ricusano. — Oliv. Scolasi, in Bongars p. 1140, et in Eccard op. cit. t. H
col. 1414.
Il Michaud sulla testimonianza di tutti gli storici delle Crociate conferma la pre-
senza nel campo saraceno di Corradino, e dice che Ini « il Soldano di Damasco mandò in
nome di tutti i principi della sua casa ambasciatori al campo de' Crociati per chieder la
pace, proponendo di dare in mano dei Franchi la città ed il regno di Gerusalemme, e rite-
nersi soltanto le fortezze di Karak e di Montereale, per le quali offrivasi di pagare un
tributo. Siccome poi erano stati di fresco demoliti (per suo ordine) i ripari e le torri della
santa città, i Musulmani si obligavano a sborsare dngento mila denari, onde 1 Croce-
signati potessero rifabbricarle ; oltre di che prometteano di restituire tutti i prigionieri
cristiani fatti da essi dopo la morte di Saladino > . A queste favorevoli condizioni si
oppose il Legato Pelagio, e seppe imporsi all' esercito cristiano che voleva la pace a
patti cosi ragionevoli {Stor. delle Crociate lib. XII). — Cfr. Bernardo il Tesoriere in Mu-
ratori Scnpt. rer. Ual. t. VII col. 836-37).
» > — Iuta 8-9 — Assalto de' Crociati alle mara di Damiata, e son respinti. In
questo mentre il Soldano occupa i fossati de' Crociati, ma è ricacciato : « Et hoc beUum
duravit per duos dìes », Miìioli p 482. — Codagnello p. 483. — Liber ducili cap. 9.
» » — e. med. Iidii — S. Francesco, coi 12 compagni, toccata Candia o Cipro,
approda in Acri. Da li, poco dopo, s' imbarca per 1' Egitto, e arriva agli accampamenti
cristiani sotto Damiata col solo compagno fr. Illuminato. — Vedi Mariano (a p. 77),
Celano (a p. 18-19) e Legg. ani. (a p. 51).
Non è improbabile, come asserisce il Mariano, che Francesco coi compagni appro-
dassero nell'isola di Candia; e poi più che probabile, come la pensa il Waddingo
REGESTO CRONOLOGICO — SEC. Xm. 93
(An. 1219 n. 57), che il Santo colla comitiva approdasse in Cipro e quindi in S. Gio- 20
vanni di Acri verso la metà di luglio. — (La navigazione di que' tempi richiedeva per
questo tragitto da 20 a 30 giorni. Un Diarium dell' epoca si ha in Huillard-Bréholles
Hist. Diplom. I. 898-901; cfr. Introd. ibid. p. 331, citato dal Sabat. Vie p. 260). —E
colà senza dubbio, in Acri, come osserva bene il citato Sabatier, o nelle vicinanze di Acri,
che frate Elia, primo Ministro Provinciale dì Siria (Giano p. 38 n. 9) vi si era stabilito
coi suoi compagni da uno o due anni prima dell' arrivo del Santo. — Distribuiti quindi
i suoi compagni per diversi luoghi della Siria, Francesco, col solo frate Illuminato da
Rieti, s' imbarca pochi giorni dopo, ed arriva in Egitto al campo de' Crociati, i quali
già dal febbraio avevano passato il Nilo ed investivano Damiata dal lato orientale,
dalla parte di terra, tenendo alle spalle il lago Menzaleh. Colà dunque giunse Fran-
cesco col solo fr. Illuminato. Ma non ó improbabile che, qualche mese dopo, vi arri-
vassero anche altri frati di quelli lasciati dal Santo in Siria, o che già molto prima vi
fossero giunti alcuni dei compagni di frate Elia. Il Celano infatti (2 Vita, II. 2), sebbene
ricordi soltanto fr. Illuminato principale compagno del Santo senza nominarlo, nello
stesso tempo però fa supporre la presenza in Egitto di altri frati : < Tempore quo Da-
miatara Christìanorum exercitus obsìdebat, aderat sanctus Dei ciim sooiis suis; si-
quidem fei;vore martyrii mare transierant. Cum igitur ad diem belli nostri pararentur
in pugnam,.... dixitque sodo suo.... etc. ». — Stefano de' Lusignano, che in proposito fa
autorità, asserisce che già dal 1217 in Acri, e poi sotto Damiata, < erano molti reli-
giosi delli nuovi Ordini Domenicani et Franceschini » . (Chorografia et breve historia
de Cipro, Bologna 1573, fol. 51 t.).
1219 — luUi 20 — « Venerunt Soldanns et Corradinas cum tanta multitudine pa-
ganorum et saracenorum qui sine numero erant ; et in ilio die [b. Margaritae Virg.] valdo
ciyitatem expngnabant [die era investita dai Crociati], et inceperunt magnom prelinra Inter
so vicìssim pagani et saraceni cum Christianis, et de paganis vero circa duo milia sunt
mortui; et captum Mt unum de lignìs Christìanorum, quod erat ante focem Dalmiatae.
Et cotìdie quidam saraceni exibant de ciyitate et megabant eorum legem el baptizabantur.
Et do multis malia Spagnolis et de malis Anglicis fngientes ad exercitum paganorum no-
gabant Christum filium sanctae Mariae Virginia ». — Milioli p. 484. — Liber duelli
cap. 11.
Vedi, a proposito della presenza di Crociati spagnoli, la nota 4 a pag. 17, in
conferma di quanto asserisce il Celano e contro 1' opinione erronea dell' ab. Le
Mounier.
» »» — lulii 31 — Nuovo attacco de' Crociati alla città, ma son respinti ; riat-
taccati quindi da Kamel e da Corradino e respinti sino alle trincee del famoso fossato,
riescono poro con eroico valore porre in fuga i due Soldani. — Milioli p. 486. — Coda-
gnello p. 487, — Tulbio cap. 12.
» »» — lulii-Augusti — Francesco con frate Illuminato dovevano già esser arri-
vati sotto Damiata o entro il mese di luglio, o al più tardi nei primi giorni di agosto;
poiché ai 29 di agosto lo vedremo presente e preconizzante la dolorosa sconfitta toccata in
quel di alle truppe Crociate.
» » — Augusti 6 — Nuova battaglia col Soldano e con tutto il suo esercito, sotto le
mura di Damiata e presso il fossato della città: i saraceni son respinti. — Milioli p. 488.
— Codagnello p. 489.
» » — Augusti 15 — Crudeltà vicendevoli : prigionieri mutilati. — Milioli p. 488.
» » — Augusti 24 — I Crociati si preparano per assalire più efficacemente i
nemici. — Milioli p. 488. — Codagn. p. 489.
94 BIBLIOTECA — TESTIMONU mSTORICA
1219 — Augusti 29 — Giorno della famosa e torrìbile sconfitta toccata ai Crociati
« qui propter peccata haminum retro fugerunt * e che lasciarono snl campo ben cinque
mila morti. Presente alla battaglia era anche il patriarca latino di Gerusalemme (Milioli
p. 490) e presente S. Francesco che loro aveva prodetta la sconfitta come castigo di
Dio pei loro peccati. — Tutti gli storici.
» » — Septen^'is 1-4 — Trattative di pace fra i belligeranti:
< Soldanus pepigebat cum domino legato et principibus Christianomm. Sed nnus-
quisque aliud habebat in corde, quam dicebant in ore, quìa Christiani in proximo na-
vigio expectabant succursum, et Soldanns rccessionem, quia credebat Christianos
propter metum recedere » . — Milioli p, 492.
» » — Scptetn. {1-26?) — S. Francesco con frate nimninato visita e pre-
dica la fede al Soldano Melek-el-Kamel e ai suoi magnati saraceni, presente
Ck)rradino Soldano di Damasco ecc.
Generalmente gli storici non combinano sul tempo di questa visita del Santo
agli accampamenti saraceni. Più ragionevole ci sembra il giudizio del Suyskens (se-
guito dallo storico delle crociate Michaud lib. XII) che pone la visita del Santo poco
dopo la famosa sconfitta toccata ai Crociati (29 agosto) predetta loro dal Santo, e
quindi assai prima della caduta di Damiata (5 novembre): * verosimUiter non diupost
illam infdicem pitgnam, 29 aug. {Act. SS. cit. p. 612 n. 350) » . E più sotto, basan-
dosi sulle parole del Vitry zelo fidei acccnsus, il Suyskens s(j^giunge: « Quapropter
dicfntare neqaeo, quin Sanctus mense septembri non multum inchoato Soldanum adierit » ;
e pone saviamente « circa fiiiem sejìtembris » il ritomo del Santo negli accampamenti
cristiani, basandosi sulla gruve testimonianza dello stesso Vitry che asserisce esser il
Santo rimasto per <i dics alìquota presso il Soldano, e *per multos dies > presso le
milizie saracene (ib. ib. p. 619 n. 382).
Ponderate bene le testimonianze degli storici del sec. XIII, specialmente del Vitry
e del Chron. d' Einoid, non temiamo di asserire che il Santo predicò anche alla pre-
senza di Corradìno (Melek-el-Moaddem) Soldano di Damasco. Corradino, come abbiamo
visto sulla scorta dei cronisti di questa guerra, dal marzo del 1219 in poi, era sempre
al fianco del fratello Kamel in ogni attacco contro il campo de' Crociati. Anzi, secondo
l'autore delle Gesta Crucigeroi-um Ithenanorum (Ròhricht cit. 45-46), Corradino era
giA arrivato in aiuto del fratello ai 5 febbraio 1219, accampandosi coi suoi a due le-
ghe dall' esercito de' Crociati i quali nello utesso giorno erano passati all' altra sponda
del fiume stringendo più da vicino l'assedio, a mezza lega dalla città (cfr. Roh. cit.
p. XXX e XXXV n. 3). Quindi, se per testimonianza del Vitry, prima tper dies
aliquot (Soldanus) ipsum sibi et suis C/tristi fidem praedicantem attentissime aiidivit
(llist. Or.) » e poi « multis diebus saracenis verbum Domini praedicavit (Epist. ad
Ijotar) », non è possibile credere che Corradino non avesse visto e udito il Santo.
» » — Septem. 14-19 — Partenza per l'Europa di 20 mila Crociati. Per. ciò
enorme costernazione nel campo cristiano (Milioli p. 492, Codagnello p. 483, Tulbio cap. 15).
Ma felicemente arrivano 10 galee genovesi con nuovi Crociati. — Continuano a lungo le
trattative di pace: vanno e vengono dall'uno all'altro campo i rispettivi messaggeri per
la pace. — lidcm ibidem.
» » — Septem. 26-29 — Ricominciano le offensive. Il Soldano tenta di circon-
dare nelle loro trincee i Crociati, ma è respinto. Nuovi tentativi del Soldano per soccor-
rere la città (Milioli p. 494 e gli autori citati). — Il 28 Seti, i Soldani Kamel e Cor-
radino, sconfitti, si ritirano costernati (Milioli p. 496, Oliverius cap. 15). Il citato Milioli
dice, che i saraceni tentarono invano di riempiere il fossato ed occupare le trincee dei
REGESTO CRONOLOGICO — SEC. Xm. 95
Crociati, e in questa lotta « Christiani qui erant ab ilio latere fluminis, ubi erat Solda- 20
nus, interfecerunt et vulneraverunt plus 500, et multa arma eorum habuerunt. Corradinns,
qui erat a latere fossati, ad preliandum non venit». — Milioli ibid.
1E19 — Novemb. 1 — Nuove trattative di pace. — Nov. 3: il Soldano e Corra-
dino tentano invano di far entrare un forte pressidio di 600 militi in città. •— Milioli
p. 498. — n Codagnello p. 499, dice mille militi.
» » — Novemb. 5 — Damiata cade finalmente in potere de' Crociati: * Soldo-
nus et Corradinus nonpotuerunt succurrere civitati ». — Auct. cit. e Milioli p. 500. —
Liber duelli cap. 18 p. 701. — Tulbio p. 700.
S. Francesco era presente, poiché, come vedremo (sotto il 2 feb. 1220), egli
ancora non aveva lasciato l' Egitto. — Il Soldano, vista la caduta della città, si ritira
nella località ove i due rami orientali del Nilo si dividono: il campo del Soldano di-
venta ben presto la famosa città Mansurah. — Michaud lib. XII. — Makrisi Hùt.
cit. pag. 480.
» » — 'Sovemb. 29 — I Crociati prendono Tanis fortezza al di là del lago
Menzaleh. — Michaud lib. XII. — E5hricht op. cit.
lEEO — « Corradinus ex Aegjpto reversus in Palaestinam Caesariense castmm ob-
sedit.... et destrnxit » , e poco dopo anche Saphet.
Cosi Olivero nell' Eiat. Damiat. ce. 25, 26 in Eccard t. II col. 1421. Cfr. ibid.
e. 31 col. 1425, ove si ha che Corradino nella seconda volta fini di distruggere i ripari
e le cisterne dì Gerusalemme. Poi lo rivediamo ridiscendere in aiuto di Ramel, e lo
vediamo presente al giuramento e al trattato conchiuso coi vinti cristiani che sgom-
brarono l'Egitto e Damiata nell'ottobre del 1221. — Cfr. Olivero e. 37 col. 1433, e
e. 39 col. 1437 ed. Eccard. — Cfr. Makrisi 1. e. p. 482-83 e 491.
» » n Soldano Kamel è intento a fondare la città, di Mansurah. — Makrisi 1. e.
p. 481.
» » — Icmuarii 16 — I frati Berardo e compagni martirimati in Marocco. —
Ami. frane, m. 579.
» » — Februarii 2 — Purgata Damiata, i Crociati fenno il solenne ingresso nella
città il 2 febbr. festa della Purificazione della Vergine. — Michaud lib. XII. — EOhricht op.
(At — Il Vitriaco scrive da Damiata la sua lettera agli amici di Lotaringia o Lorena, infor-
mandoli del trionfo dei cristiani, del solenne ingresso in città e della presenza al campo
del Patriarca S. Francesco « qui adeo amabilia est, ut ab omnU)US hominibus vene-
retur». Alcuni del clero di Acri, compagni del Vitriaco, si rendono frati Minori. ••—Vedi
lett. del Vitry sopra a pag. 6-8.
Il dotto orientalista B. Eohricht, citato dal Boehmer (Analékten zur Gesck.
dea Francùciu, Tiibingen-Leipzig 1904, p. 101, cfr. p. LX), vuole scritta la lettera
del Vitriaco nel marzo del 1220. — Il Boehmer (1. e. p. 126) pone in quest' anno,
e prima di marzo, la visita del Santo al Soldano, basandosi sulla cit. lettera del
Vitriaco.
» » — Marta — Olivero, teste presente, narra come appena presa la città, « adeo
exercitus noster ad pigritiam resolutus fait, ut milites odio dediti negligerent opus Dei,
vulgus ad tabernas et negotiationes fraudulentas se convertit » . — Eccard Corpus hist.
mcdii aevi t. II col. 1418.
» » — e. Martium — s. Francesco, con frate Illuminato, verso questo tempo,
lascia Damiata e ritoma in Acri di Siria.
96 BIBLIOTECA — TESTIMONIA mSTORICA
29 Dopo la conquista di Damiata < parecchi pellegrini nel cuor del verno tornarono
in Europa, e la metà dell' esercito cristiano profittò del passaggio solito a farsi in
marzo, per abbandonare 1' Egitto ; quelli poi che rimasero sotto alle bandiere della
Crociata, scordandosi i disagi ed i perìgli della guerra, sì diedero in braccio alla mol-
lezza, alla voluttà, ed ni piaceri tutti che loro pofeano ispirare la vicinanza della pri-
mavei'a, U clima ed il bel cielo di Damiata » (Michaud lib. XII). Francesco non potè
non piangere a tanta depravazione di costumi ; e a quest' epoca dobbiamo riferire
quello che si ha nell' Éracles, che cioè Francesco t vedendo il male e i peccati aumentare
nelle milizie Crociate, tanto ne fu costernato che se ne partì, e fermassi per uno spazio
di tempo in Siria, e da lì poi ritornò in patria » (Éracles riportato a p. 14), Contem-
poraneamente, r orgoglioso Pelagio avendo disgustato re Giovanni di Brienne, questi
ne fii tanto malcontento, che abbandonò (29 marzo) Damiata che gli era stata data, e
r esercito di cui era capitano; e poco dopo (17 maggio) lo vediamo ritornare in Acri.
— Michaud Stor. lib. XII. — RecueU t. II 32, 16. — In questa occasione dunque, e
nel marzo verosimilmente, Francesco, con frate Illuminato, lasciò Damiata, approdando
senza dubbio in Acri d' onde era partito; « et fa une picce en Surie ». (Éracles cit.)-
1220 Mart.-12Zl e. Mari. — Soggiorno ed escursioni di S. Francesco in Siria,
ove « fu per un pezzo di tetnpo » dopo il sno ritorno da Damiata, corno abbiamo dalla
citata Estoire d' Éracles (Vedi n. 4, p. 14).
In questo frattempo (da un marzo all' altro incirca) Francesco ebbe tempo di
percorrere gran parte della Siria latina e saracena, in compagnia forse di fr. Elia che
era colà già da tre anni. Sulla testimonianza del Pisano (n. 22 p. 76) e di Mariano
(n. 23 p. 78), si ha che il Santo fu in Antiochia, ove nella vicina Montagna Nera ri-
cevette all' Ordine i monaci benedettini dì quel convento. Gli stessi autori, col Clareno
(n. 13 p. 51, n. 14 p. 52 e 56), asseriscono inoltre che il Santo fu anche in Gerusa-
lemme e alla visita dei luoghi sacri della Terra Santa, cui il Soldano * absgue tributi
solutione accedere mandavit » (Clareno). — In queste escursioni, Francesco per sé e per
i suoi ebbe dallo stesso Soldano un rescritto, decreto o firmano, che gli Actu^ (n. 16
p. 61) e il Pisano chiamano « signactdum, quo viso a nemine ledebantur » (Vedi le fonti
citate). — Non è improbabile che il Santo siasi munito anche di un rescritto di Corra-
dino, Soldano della Siria, sotto il cui dominio era la Terra Santa ; egli pure aveva visto e
conosciuto Francesco sotto Damiata, negli accampamenti di suo fratello Soldano KamcL
1220 — Octóbris — Corradino, percorrendo la Siria, espngna Saflfet. — Ròhricht
op. cit
» » — e. Octob.'Novemb, — Frate Stefano, detto il semplice, dopo il Capitolo dei
29 settembre celebrato dai dae Vicari! dell' Ordine, lascia Y Italia e si reca in Siria per
richiamar Francesco in Italia, ecc.
I due Vicari, lasciati da S. Francesco in Italia, « cum quibtudam fratribus senio-
rìbus Italiae unum capitulum celebrarunt etc. » . (Jord. cit. n. 11 p. 39)., Questo dunque
non potè essere un Capitolo generale o univeraàle come credette il Sabatier ( Vie p. 264)
con altri ^ per la semplice ragione, chei Cap. generali o universali si convocavano ogni
tre anni, ed era appena scorso un anno da che si era celebrato quello del 1219. Bi-
mane dunque a supporre, o che quello de' Vicarii fa un Capitolo provinciale (convo-
cabile per la fèsta di S. Michele arcangelo 29 seti.), o un Capitolo semigenerede o ge-
nerale cismontano che annualmente si convocava per la Pentecoste (e. magg.-Ioglio),
coir obbligo ai soli Ministri cismontani d' intervenirvi : e questo Capitolo < fiebat omni
anno apud S. Mariam de PorHuncula » come ha lo Spec. (ed. Sabat. e. 7), precisa-
mente secondo prescriveva il cap. 18° della prima regola allora in vigore. — Ma stando
alle parole del Giordano < Vicarii.... cum quibvsdam fratribus senioribus Italiae unum
capitulum celebrarunt > , questo fu piuttosto un Capitolo proviiìciale, e non generale
REGESTO CRONOLOGICO — SEC. Xm. 97
cismontano cui dovevano interrenire tutti i Ministri d' Italia. I Vicarii danque, secondo 20
il prescritto della prima regola, avrebbero convocato un Gap. provinciale pei 29 sett.
1220 ; e frate Ste&no quindi avrebbe lasciata l' Italia, dopo questa data. — Concesso
pure, che questo Capitolo fosse uno de' cismontani generali, e quindi celebrato nella
Pentecoste del 1220 (17 mag.), fr. Ste&no, anche se partito immediatamente dopo questa
data, non potè giungere in Siria che entro il luglio del 1220. Consta quindi che
Francesco nel lugrlio del 1220 non era ancora ritornato in Italia, e che è un
errore dirlo già ritornato un anno prima, o verso la fine del 1^19, come congetturò
il Suyskens (Acta SS. cit. p. 619 n. 886) che fa intervenire il Santo al preteso Gap.
gen. dei 17 mag. 1220: o, come suppose il Waddingo, dirlo presente al Capitolo de' 29
sett. 1220.
1220 — Becembris? — Francesco, dopo « visitato Sepulcro Domini * (Clareno,
la Leg. Ant., Pisano, e Mariano), ritorna in Acri ; e qni, ndite da fr. Stefano le discordie
de' snoi frati, decide di partire per l' Italia.
» » — mense..? — Fr. Luca di Puglia, successore a fr. Elia nel provincialaio
dell' Oriente. — I Minori già stabiliti a Costantinopoli.
Sotto quest' anno troviamo che un fr. Luca di Puglia, succeduto a frate Elia nel
provincialato dell' Oriente e della Terra Santa, si presenta al Papa per sistemare certi
affari tra lui e il clero di Costantinopoli. — Dalle lettere papali (9 dee. 1220 e 18
feb. 1221) risulta che i Minoriti si erano di già stabiliti in C.poli. — Vedi la pre-
sente Biblioteca sotto 1' anno 1220. — Sbaralea BuUar. t. I p. 6-8.
1221 — Marta 10 — Fr. Pietro Catoni, già vicario del Santo e Ministro generale
dell' Ordine, ritornato dall' Oriente (probabilmente poco prima di Francesco), muore in S.
Maria degli Angeli « (Asente sanato Francisco ». — Vedi i cenni biografici sul Catoni
nella presente Biblioteca sotto gli anni 1219-20.
» » — e. M irt-April. — Epoca probabile, secondo noi, del viagrerio di ritomo
del Santo in Italif . Nel marzo, come abbiamo osservato col Michand, erano solite le navi
cristiane d' intraprendere la navigazione dall' Oriente in Italia. — Francesco, ritornato, si
reca dal Papa ecc., indi convoca il terzo Capitolo gen. pel 30 mag^o ecc. — Cfr. Jord.
a Jano, a pag. 40, nn. 14-16.
« Giusta r antica usanza de' naviganti, due tempi dell' anno erano fissati per at-
traversare il mare. I pellegrini imbarcavansi quasi sempre nei mesi di marzo e di set-
tembre, sia per recarsi in Oriente, sia per tornare in Europa ; la qual cosa fru;eva che
essi venissero paragonati a quelli uccelli di passaggio che cangiano di paese nell' av-
vicinarsi della nuova stagione ed alla fine de' bei giorni > . (Michaud Storia libr. XII).
— e Ad mensem Aprilem, quo tempore paesaggio vernali tunc dicebatur, classes ab
Europa in portu Damiatino adveniebant et revehebantur > . Holder-Egger Mon. Ger.
hist. t. 31 p. 673.
Dunque, secondo il nostro calcolo, Francesco fu assente dall' Italia e percorse
r Oriente, non nel breve spazio di meno di 6 mesi, come suppose il Suyskens {Acta SS.
cit. p. 618 n. 382 s.), né come il Sabatier che con più certi argomenti protrasse 1' as-
senza del Santo dall' un' estate all'altra: giugno 1219-luglio 1220 (Fte p. 258-272;
Sp&;. Perf. p. 71 in nota); ma sibbene dalla metà di giugno del 1219 sino quasi al marzo
del 1221, assenza cioè di ben più di 20 mesi, ossia di circa 2 anni. Ed un fatto storico,
che indubbiamente sconvolga o riduca appena in un solo anno quest' assenza di Fran-
cesco, non conosciamo, né crediamo vi sia.
Primieramente, le lettere papali dei 22 sett. 1220, che il Waddingo (t. I p. 361
n. 60: Cum secundvm) ci dà come dirette DUecOs film Fratri Francisco e ai Provin-
ciali e Custodi dell' Ordine, nel Bullarium dello Sbaralea (t. I p. 6) le abbiamo senza
Bibliot. — Tom. I. 7
98 BIBLIOTECA — TESTIMONIA fflSTORICA
29 la direzione a Francesco, ma soltanto Dilectis filiis Prioribus seu Custodibua Minorum.
Del resto, dirette o non dirette a Francesco, simili lettere nulla convaliderebbero sto-
ricamente la presenza o no del Santo in Italia nel settembre del 1220.
In secondo luogo, i pretesi Capitoli o generali o cismontani che si voglia, celebrati
secondo i citati autori durante 1' anno 1220, e presente S. Francesco, non si devono ad
altro che alla sconvolta cronologia de' cronisti posteriori cui il Waddingo si appoggiò,
e dopo lui altri sconvolsero maggiormente e fatti e date della vita del Santo. Come
abbiamo notato più sopra, non si ha Capitolo generale o universale celebrato nel 1220,
fuori del Capitolo provinciale o particolare tenuto dai due Vicarìi del Santo con alcuni
seniori d' Italia ; Capitolo che, secondo il prescritto della prima regola, dovettero aver
convocato pei 29 sett. del 1220.
In ultimo, una sola seria difficoltà, che sconcertava tutto questo studio cronologico,
sarebbe stata la grave testimonianza dell' arcidiacono Tomaso di Spalatro, cui si fé' dire
che egli vide e udì predicare Francesco a Bologna il di dell' Assunta, 15 agosto, nd
1220. L' errore del Sigonio (Opera omnia t. Ili col. 432), che nel testo di Tomaso
volle aggiungere la data del 1220 che manca nei Codici, passò via via negli Annali
del Waddingo (an. 1220 n. 13, t. I p. 337), negli Acta SS. (4 oct. t. II p. 842 n. 148)
e perfino nel critico Sabatier (Vie p. CXXIII e 274: Spec. Per/, p. 16 n.) che pro-
pagarono cosi r errore fino al Boehmer che ce lo corresse. In fatti, dal testo critico
di Tomaso, edito dal Heinemann nel 1892 nei Monum. Germ. Hist. (Script, t. XXIX
p. 580) e riportato dal Boehmer (in Analekten p. 106: cfr. ibid. p. LXI e p. 129 lin. 3),
abbiamo per vera data del fatto il 15 agosto del 1222 e non del 1220! — Ecco il
testo di Tomaso:
« His temporibus factus est terremotus magnus et orribilis in die nativitatis Do-
mini [25 dee. 1222] circha oram terciam per Lignriam, Emiliam et per Marchiam Ve-
neticam, ita ut multa edificia ad terram ruerunt. Civitas vero Breziana ex magna
parte sui prostrata est, multaque omnium multitudo et maxima ereticorum oppressa
est et extincta. Eodem anno in die assumpsionis Dei genitrìcis [15 aiig.], cum essem
Bononiae in studio, vidi sanctum Franciscum predicantem in platea ante palacium
publicum, ubi tota pene civitas convenerat. Fuit autem exordium sermonis eius : e Att'
geli, honànes, demoties > , de his enim tribus spiritibus racionalibus ita bene et discrete
proposuit, ut multis literatis, qui aderant, fierét admiracioni non modice sermo hominis
jdiote; nec tamen ipse modum predicantis tenuit, sed quasi concionantis. Tota vero
verborum eius discurrebat materies ad extinguendas inimicitias et ad pacis federa re-
formanda; sordidus erat habitus, persona con temptibilis et facies indecora, sed tantam
Deus verbis ipsius contulit eficaciam, ut multae tribus nobilium, inter quas antiquarum
inimicitiarum furor immanis multa sanguinis effusione fuerat debachatus, ad pacis con-
silium reducerentur. Erga ipsum vero tam magna erat reverentia hominum et devotio,
ut viri «t mulieres in eum catervatim ruerent, satagentes vel fimbriam eius tangere aut
aliquid de panniculis eius auferre». {Man. Germ. cit. t. 29 p. 580).
Tomaso, che scriveva sino all' apr. del 1266 (f 8 mag. 1268), nel suo racconto
non riporta data alcuna, ma implicitamente ce la indica quando dice il fatto avvenuto,
neir anno stesso nel quale Brescia fu distrutta dal grande terremoto, che, secondo tutti
i cronisti, accadde il 25 dee. del 1222 (Vedi Annal. Brix. Oretnon. Bergom. in M. G. H.
t. XVIII pp. 806, 809, 818) — Ora (come osserva il Boehmer), il cronista Tomaso, con
tutta probabilità, usava o il computo degli Ungaresi e di quelli della mezza e superiore
Italia che principiavano l' anno dal 25 dì marzo, o dal 1 marzo come i Veneziani;
cosi che la predica di Francesco in Bologna de' 15 agosto deve necessariamente porsi
nel 1222. Che se anche si volesse tenere col Heinemann, editore dell' Historia di To-
maso, che cioè Tomaso computasse l' anno dai 25 dee. dalla natività del Signore, in
tal caso si barcollerebbe tra il 1222 e 1228, ma non prima.
REGESTO CRONOLOGICO — SEC. XIII. 99
1221 — Mail — Frate Cesario da Spira, ritornato dall' Oriente, ebbe dal Santo 29
r ordine di compilare in miglior forma il testo della seconda regola, confermata poi da
Onorio III con la bolla Solet annucrc de' 29 nov. 1223.
Cesario dovette aver terminata la compilazione di questa regola pel prossimo
Cap. gen, de' 30 mag. 1221, poiché nel settem. di quest' anno lo vediamo già entrato
coi suoi confratelli in Germania, in qualità di Ministro ; d' onde poi lo troviamo ritor-
nato in Italia nel Cap. gen. degli 11 giugno 1223. Tanto crediamo risulti dal cronista
Giordano (,Anal. frane, t. I p. 5 n. 15 ss). Si potrebbe anche congetturare che il Santo
avesse dato questo incarico a Cesario appunto nel giugno del 1223; ma 1' ordine cro-
nologico del racconto di. Giordano vi si oppone.
.» » — Mali 30 — Il famoso Capitolo delle stuoie. — Francesco, ritornato dal-
l'Oriente e visitato che ebbe Onorio III, ed ottenuto da lui il card. Ugolino per protet-
tore dell' Ordine, « statim ad s. Mariam de Portiuncnla indixit capitnlam generale. Anno
ergo Domini 1221,.... s. die Pentecostes b. Frane, celebrayit capitulum generale.... » (Jord.
in Anal. frane, t. I p. 5-6 n. 14-16).
In questo famoso Cap. gen. furono presenti, secondo il citato Giordano, < tria
tnillia fratrum » ; ma secondo s. Bonav. {Leg. maj. e. 4 n. 10), 1' Eccleston {AnaZ. frane.
I. 232), il Glassberger (Anal. cit. III. 18) e lo Spec. Perf (ed. Sabat. e. 68 p. 131)
furono « quinque mUlia Jratres... quod dictum est capitulum atoriarum, quia non eraut
ibi habitacula nisi de storiis » . Questo dunque sarebbe il celebre Capitolo delle stuoie
e non quello, come comunemente si asserisce, celebrato nel 1219; cosi pure, questo fu
il primo Capitolo convocato dal Santo dopo il suo ritorno dall' Oriente. — Dai citati
cronisti risulta, che Francesco appena ritornato, statim convocò il Capitolo; e quindi
ee lo fan supporre arrivato in Italia uno o due mesi prima del Capitolo; e, secondo
il nostro calcolo, verso la fine di marzo o nell' aprile del 1221.
» » — Mail 30 — Frate EUa Bombarono d' Assisi detto da Cortona, già ex
primo Ministro di Siria o di Terra Santa, ritornato col Santo in Italia, saccede nel Vica-
riato al decanto Catani, e governa 1' Ordine sin dopo la morte del Santo (30 mag. 1227) ecc.
— Cfr. Jordan, in Anal. frane, t. I p. 5-6 n. 14-17; cfr. ibid. p. 280 — Chron. 24 Gen.,
ibid. t. III p. 31. — Vedine la biografia infra, sotto l'an. 1217, al n. 31.
» » — Maii 30? — A frate Luea, già secondo Ministro Provinciale di tutto
r Oriente e di Terra Santa, succede nel provincialato il b. Benedetto di Arezzo. — Vedi
nella presente Biblioteea sotto 1' an. 122L
» » — lunii 23-Iulii 15 — I Crociati marciano su Cairo — Agosto: Innon-
dati dal Nilo, chiedono pace al Kamel. — Settem. 8: Damiata restituita al Soldano. —
Ottob.: I Crociati e pellegrini sgombrano l'Egitto e ritornano ai loro paesi. — Rohricht
op. cit.
1222 — Augusti 15 — S. Francesco, il dì dell' Assunta, predica in Bologna. (Vedi
il testo di Tomaso arcid. di Spalatro più sopra sotto l'anno 1221 marz.). — Ivi riceve
all' Ordine il b. Pellegrino de' Falleroni che poi pellegrinò in Terra Santa. — Vedi più
sotto in Bibliot. an. 1222-33.
» » — Ee Giovanni di Brienne si reca in Francia e in Inghilterra in cerca di
soccorsi per la Terra Santa. — Rohricht Testim. minora — 1224 : Re Giov. di Brienne
è accolto con grandi onori a Colonia. — Rohricht op. cit.
1223 — Peniec. 11 lunii — Cap. gen. celebrato in S. Maria della Porziuncola,
presente S. Francesco.
100 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTORICA
29 1223 — Pr. Cesario da Spira ritornato in Italia per vivere col Santo, nel detto
Gap. gBìì. è dispensato dal provincialato della Crermania. — AncU. frane. 1. 1 p. 11 n. 31 ;
cfr. t. II p. 27-28.
» » — Bipartizione dell'Ordine in 12 Provincie: tra le qaali la decima, e la sola
nltramarina, era qnella di Romania o di Terra Santa. — Cfr. Panfilo Storia t. I p. 430,
456, 476 e t. n p. 560-64.
Nel 1239 vedremo le ProTÌncie dell'Ordine portate al numero di 32; cioè in 16
cismontane, e in 16 ultramontane. £ più tardi, nel Cap. gen. di Pisa (1263 mag. 20)
le vedremo in num. di 34, per 1' aumento di due nuove Provincie suddivise da due altre.
1224 — Estate — S. Francesco alla Verna: riceve le s. stimmate: « Dimòus annis
ante obitum ». — 1 Celano 95.
1225 — Fra Aimone da Faversham, già Dottore nell' università di Parigi, entra
nell'Ordine: nel 1233 con altri è inviato legato del Papa in Nicea presso l' imperatore
e il patriarca greco: nel 1240 44 generale dell'Ordine — Anal. frane, t. I p. 239 s;
t. Ili p. 246, 251, 696. — Vedi nella Biblioteca il nostro art. sotto l' an. 1234.
1226 — Octobris 3 — Morte di S. Francesco: snccessa la sera del sabbato, dopo
il tramonto del sole, passata già l' ora 24* del giorno natnrale, secondo 1' antico computo
italiano, e per ciò colla prima ora di nott« era già cominciato il gfiorno della Domenica
e il 4 ottobre 1226. H Santo aveva compiti anni 45 d' età, e 20 della sna conversione.
— Cfr. Panfilo Storia t. I p. 225.
1227 — Marta 19 — H Card. Ugolino creato papa col nome di Gregorio IX. —
Cfr. Eubel Hierarehia.
» » — Maii 30 — Cap. gen. nella Porziancola : elezione al generalato di fr. Giov.
Parenti : regge l' Ordine sino al Cap. gen. del 1232, coi snccede fr. Elia. — Cfr. Lempp
Fr. Elie p. 92 n. 2.
» » — Octob. 10 — Daniele e compagni martirizzati in Marocco. — Anal. frane.
t. I p. 32, 613.
» » — Novembris — Corradino mnore nel novembre del 1227. — H cronista Ernoul
(e. 40 p. 458 ediz. Mas Latrie) ci racconta com' ^11 prima di morire affidò la cura de' snoi
figli ad un cavaliere Templario di Spagna, il quale, quantunque avesse disertato l' esercito
cristiano, non aveva però rinnegato la fede, e che perciò godeva tutta la fiducia di Cor-
radino. — Corradino conobbe Francesco negli accampamenti saraceni sotto Damiata ecc.
1228 — luiU 16 — Gregorio IX canonizza S. Francesco in Assia; e il giorno
dopo getta la prima pietra delle fondamenta della basilica in onore del Santo principiata
da frate Elia. — Cfr. Lempp Fr. Elie p. 81.
» » — Septembris 13 — Geroldo di Lausanne l^^to apostolico dell'Oriente e
patriarca di Gerusalemme, con sua lettera circolare datata da Acri 13 sett. 1228, comunica
a tutte le diocesi latine dell' Oriente la bolla papale SUmt phiàlae che ordina la celebra-
zione della festa di S. Francesco ai 4 d'ottobre. — Vedi il documento più sotto all' an. 1228.
1230 — Maii 23 ^- Giorno probabile della traslazione del corpo del Santo nella
novella basilica, effettuata con tumulto e qualche giorno prima del Cap. gen. celebrato il
26 maggio. — Cfr. Lempp Fr. Elie p. 85.
1232 — Maii 30 — Cap. generale, rinunzia del Parenti, e tumultuosa elezione al
generalato di fr. Elia. — Cfr. Lempp Fr. Elie p. 92. — Anal. frane, t. n p. 55.
REGESTO CRONOLOGICO — SEC. Xm. 101
1233 S. — Per impulso del Generale fr. Elia numerosi missionarii sono inviati in 29
Georgia, Damasco, Aleppo, Bagdad, Costantinopoli, Tunisi e nel resto dell' Oriente. — Vedi
i Cenni biograf. su fra Elia nella Biblioteca sotto l' an. 1217, al n. 31.
1238 — Februarii — Il cronista Salimbene entra nell' Ordine, ricevuto da fr. Elia.
— Vedi i cenni su fr. Salimbene in questa Bibliot. sotto 1' an. 1286.
» » — Morte di Melek<el-Kamel Soldano d' Egitto, quegli che nel 1219 ricevette
umanamente Francesco negli accampamenti saraceni sotto Damiata ecc.
< EkKlemque tempore (1238), soldanus potentissimus, qui moriturus liberaliter Ic-
gavit redditns opulentissimos et pecuniam multam infirmis in domo Hospitalis [di Ge-
rusalemme] christianis pauperibus commorantibns et vinctos sclavos liberos multos et
alia malta opera caritatis fecerat, animam ad multorum dolorem exhalavit. Erat autem,
licet paganus, veridìcos, mnnificus, parcens, in quantum permisit legis suae severitas et
vicinorum suspicio, christianis. Qnod cum cognovisset imperator Eomanorum Frethe-
ricus, inconsolabiliter per multum temporis dolens mortem eius, planzit lugubriter.
Sperayit enim eum, sicut idem Soldanus promiserat, baptismi sacramentum susceptorum,
et christianitatem per eum magnum aliquando suscipere feliciter incrementum > . Matth.
Paris Chron. Maj. in Mon. Germ. Hist. t. 28 p. 144. — Questo brano, citato anche dal
Waddingo (an. 1219 n. 62), è però erroneamente da lui riferito al Soldano d' Iconio
(dell' Asia Minore) che dicesi morto cristiano secondo alcuni cronisti del tempo. Nello
stesso abbaglio caddero anche altri cronisti antichi e moderni. E da questa confusione
avrà avuto probabilmente origine la leggenda degli Achis (vedi a p. 60-64) che ci danno
come certa la conversione del Soldano Kamel. Il certo si è che Kamel nelle Opere fu più
cristiano che maomettano, come ci attestano tutti gli storici contemporanei. Fra i molti
scieglieremo uno, di quelli appunto che facevan voti sinceri per la sua conversione. —
Olivero che conobbe personalmente 1' animo di Kamel, volle lasciarci nella sua Historia
Damiatina una lettera o breve trattato scritto nel 1221, e che lui avrebbe volato in-
dirizzare e forse indirizzò a Kamel, invitandolo ad abbracciare la fede di Cristo. Olivero
cosi gli parla:
« Consequenter ad benignitatem ac liberalitatem tuam, Melchi Kamel, stilum con-
vertam, et qaem viva voce non possum, scriptis alloqui desidero. Utinam agnosceres
divinitatem in Christo, et mysterium incamationis intelligere valeres, et mortem Christi,
qaem vivnm ad coelos adscendisse confi teris, credere posses *\ {E dopo avergli dottamente
esposte le bellezze della fede cristiana e la carnalità ed ingiustizia della maomettana,
cosi lo elogia) : < Recto appellatus es Kamel, quod interpretatur consummatus, quod in
politicis et urbanis virtutibus r^es et principes antecedis, de hoc praecipae commen-
dandus, quod immunis esse diceria a crimine pessimo, quo gens tua laborat publlce
statuens ephebiarum abominationes, et multiplicans offensiones in stagnum ignis et
suiphuris post hanc vitam detruenda. Studeas obsecro, supplico, stude consummare
quod coepisti. Post liberationem captivorum, restitue nobis terram sanctificatam, hae-
reditatem Domini, civitatem Sanctam cum omni iure suo. Frater tuus [Corradinus] qui
tenet eam, vasallus tuus est, nec tuae valet resistere voluntatì. Hanc terram constat
esse servorum Christi.... t . (Quindi, esponegli con garbo i pericoli di future guerre che
gli avrebbero mosse i Cristiani pel riacquisto della Terra Santa; uno de' motivi per la
guerra, dice al Monarca, sarà la crudeltà che Corradino suo fratello usa coi poveri
pellegrini che regolarmente visitano Gerusalemme) : t Praesertim quia Corradinus exa-
ctorea suos constituit, qui peregrinos visitantes glorìosum Sepulchrum spoliant, et male
tractant, qui tributum solvere nolunt propter obedicntiam, vel non possunt propter in-
digentiam. Ista crndelitas et venerabilium locoram venalitas, legibns divinis et humanis
contraria, bonb etiam moribus repugnat.... Templum Domini nec cum pretio, nec
sine pretio nostros intrare permittit frater tuus, sed tanquam incredulos et immundos
102 BIBLIOTECA — TESTIMONIA mSTORICA
29 repellit.... Quid tibi prosunt divitiae? Quid salutis afferunt diritìae? Transeunt haec
velut umbra! Quaeras igitur quae aursum sunt; sapias quae Dei sunt; accedas cum
fiducia, corde contrito et humiliato ad thronum gratiae Judicis benigni, et pete ab eo,
ut veram tibi fidem ostendat, vias tuas dirìgat, et omni tempore Consilia tua in ipso
permaneant » . — Olivcrus in Ekscard Corpus histor. medii acri t. II col. 1439-45.
1239 — Mali 25 — Federico II scomunicato dal Papa. — Lempp Fr. Elie p. 143
» » — Pentecoste — Gap. gen. e deposizione di fr. Elia; cui succede nel gene
ralato fr. Alberto da Pisa. — Salimbene Chron. p. 50, 407. — Monum. Germ. hist
t. XIH p. 392. — Cfr. Anal. frane, t. Ili p. 228, 233. — Lompp Fr. Elie p. 92, 132
— Divisione dell'Ordino in 32 Provincie. — Vedi più sopra, sotto 11 lun. 1223.
Il Minorità Erphordiense (In Moìi. Germ. hist. t. 24 p. 172 s.) contemporaneo ai
fatti che racconta, dice il Gap. gen. celebrato nel 1239 a Boma presente il Papa, e
che ivi fu eletto fr. Alberto da Pisa. — Gfr. il chronicou dell' Erphordiense al nostro
art. sotto r ann. 1266.
Nel detto Gap. gen. « ibidem facta est divisio Provinciarum Ordinis et numerus
limitatus, ipso Domino Papa praesente et volente » . — Cfr. Glassberg. Chron. in Anal.
frane, t. II p. 63. — Cliron. 24 Gm. ibid. t. Ili p. 246.
« In absolutione fratris Heliae provisum fiiit, ut tìintum triginta dime administra-
tiones essent in Ordine, XVI scilicet ultra montes, et XVI citra ». — Eccleston in Anal.
frane, t. I p. 236. — Sotto il governo di fr. Elia « erant Provinciae minores quam sint
modo » (Salimb. p. 406), ossia più ristrette, ma assai più numerose, e quindi ridotte a
sole 32 in questo Gap. generale. Tra le provincie allora soppresse, dobbiamo registrare
quella di Barhefria in Africa, sorta senzA dubbio ai tempi di fr. Elia, e ricordata in una
lettera di Greg. IX data al re di Tunisi nel 1235, cui inviava: dUectum filium fratrem
Joannem Ministrum Ordinis Minorum de lìarbaria. — Cfr. Wadd. Sbaral. an. cit. —
Cfr. Panfilo Storia t. II p. 560. — Nel 1263, S. Bonaventura portò le Provincie al
numero di 34.
1240 — lanuarii 23 — Data probabile della morte del Generale fr. Alberto da
Pisa. — Anal. frane, t. Il p. 62.
La Chron. 24 Gen. lo dice morto il 25 dee. 1239 {Op. cit. t. III p. 233), altri li
8 sett. 1239, ma Salimbene nel 1240 — Cfr. Lempp Fr. ÉUe p. 132 n. 2.
» » — Augusti 21 — Morte di Papa Gregorio IX.
» » — Novembris 1 — Eletto generale fr. Aimone da Favershara nel Gap. gen.
— Anal. frane, t. Ili p. 696. — Cfr. Lempp op. cit. p. 144.
1241-46 — Fr. Bernardo da Quintavalle, primo discepolo di S. Francesco, conviveva
a Siena col Salimbene nel 1241. — Salimbene Chron. p. 11.
Nel 1246 non viveva più, poiché la lettera de' Tre Compagni lo chiama « Ber-
nardum sanctae memoriae.... quem sanctissimum fratrem hodie veraciter credimus, qui..„
post sanctum Dei eucurrif, perseverans usqne in finem in sanctissima puritate ». — Leg.
3 Soc. e. 3 in Act. SS. cit. p. 731, 733.
1243 — lunii 25 — Elezione di Papa Innoc, IV dopo 2 anni di Sede vacante. —
Nello stesso anno fr. Elia, già scomunicato, è spedito da Federico II suo ambasciatore in
Oriente, Cipro, Nicea e Costantinopoli. — Lempp Fr. Elie p. 145-47.
1244 — Morte del Generale fr. Aimone.
1244 — 1247 liilii 13 — Generalato di fr. Crescenzio da Iesi.
1245 — lunii 26-IuUi 16 — Concilio generale di Lione: Federico II nuovamente
scomunicato e deposto.
REGESTO CRONOLOGICO — SEC. Xm. 103
1247 luUi-lZbl Febr. 2 — Generalato del b. Giov. Bnralli da Parma. 29
1247 — Fr. Domenico spagnuolo è inviato dal Papa a Costantinopoli nel 1247 j>ro
fide, catholica. — Muratori De medio aevo t. XV ap. Papini Stor. S. Fr. t. II p. 176.
1247-48 — I frati Minori e Domenicani percorrendo la Francia predicavano la pros-
sima Crociata del S. Re Luigi IX. Con uno di questi Minori il Salimbene s' incontrò ad
Auxorre : « qui pracdicabat et crucesignabat homines prò passagio Eegis Franciae » . —
Chron. Parm. p. 91,
1248-54 — S. Luigi IX re di Francia in Terra Santa, accompagnato da molti
FF. Minori.
Itinerario cronologico del Santo re : « Nel 1248 ag. 25, s' imbarca per l' Oriente ;
e il 28 sett. sbarca in Limassol di Cipro, ove si trattiene fino al 30 mag. dell' anno
seguente. Nel dee. del 1248 riceve in Cipro i pretesi legati Tartari, cui rimanda con
alcuni Domenicani suoi ambasciatori al gran Kan tartaro. — Nel 1249 giug. 4, sbarca
sotto Damiata: dopo due giorni, 6 giug., se ne impadronisce: vi fonda un convento
pei FF. Minori che seguivano le sue truppe; il 21 dee. si porta a Mansurah. — Nel
1250, apr, 5, il Santo re col suo esercito è fatto prigioniero de' saraceni ; riscattato,.
ritorna in Acri Y 8 maggio. — Nel 1251 fortifica Cesarea. — Nel 1252, apr. 15, scende
a Giaffa, la munisce di forti e ripari, e vi costruisce convento e chiesa pei FF. Minori.
— Nel 1253 febr. era ancora a Giaffa, ove riceve la notizia della morte di sua madre;
poco dopo invia i due Minoriti Guglielmo Rubruquis e Bartolomeo di Cremona am-
basciatori ai Tartari; ai 23 giugno lascia Giaffa e si porta a Sidone che ripara e fortifica.
— Nel 1254, marzo 8, lascia Sidone e ritorna in Acri; ìndi il 25 aprile s' imbarca per
la Francia, ed entra a Parigi il 7 sett. dello stesso anno. — Cfr. Recweil des hist. des
Croisades, t. II Hist. Occid. — Jonville in Acta SS. t. V aug. p. 409-38.
1249 — Dopo quest' anno, nel quale 1' Ordine ebbe il convento d' Araceli in Roma,
dobbiamo registrare la morte del b. fr. Sabbatino d' Assisi, colà morto e sepolto (Papini
Storia di S. Frane, t. I p. 195). Fu uno de' primi discepoli e compagno del Santo in
Oriento.
1253 — Aprilis 22 — Martedì di Pasqua muore pentito frate Elia. — Mail 3-6:
inchiesta di frate Velasco sulla morte di fr. Elia per incarico di Papa Innoc. IV.
Il documento è nell' Appendice del Lempp, prima pubblicato dall' Azzoguidi, e dal
period. trimestrale Studi Storici (Torino 1895) voi. IV p. 41-54. — j Con questo documento
si devon completare e correggere quanto scrissero ì posteriori cronisti sulla morte di
Elia, gli Anal. frane. III. 250, 695, il Pisano Conform. fol. 104 a, 201 b. ed. 1510, il
Salimbene p. 412, e lo Speculum Vitae fol. 171.
» » — Maii 25 — Dedicazione della basilica superiore di S. Francesco in Assisi.
— Lempp Fr. Elie. p. 139, 154.
1257 Februarii 5-1273 lunii 3 — Generalato di S. Bonaventura (f 1274 Lu-
glio 14/15).
1260 — Gap. gen. di Narbona: prima raccolta delle Costituzioni generali compilate
da S. Bonaventura. — Papini Storia di S. Frane, i. 1 p. 184. — Pisano Conform. 8,
pars. 2, fol. 75 r. ed. 1510, de prov. Burgundiae. — Waddìngo ed altri.
1261 — Aprilis 23 — Morte del b. fr. Egidio (non nel 1262) dopo terminati 52
anni di religione. — Papini Storia cit. I. 195.
9 » — juUi 25 — Pantaleo Giustiniani, Patriarca latino di Costantinopoli, ab-
bandonata la città perchè occupata dai greci, fugge con Baldaino II, lasciandovi come suo
104 BIBLIOTECA — TESTIMONIA HISTORICA
vicario il Minorità fr. Antonio, confermato" poi da Urbano IV nel 31 ott. 1263. — Cfr.
Eabel Hierar. p. 213 n. 6. — Sbaralea Bullar. t. n p. 524.
1262 e. — Eccleston scrive la sua cronaca.
1263 — Maii 20 — Sotto S. Bonaventura Ministro Gen. « in Capitalo Pisis
provinciarum Ordinis, ut modo sunt, facta est distinctio ». — Pisano Conform. 8, par. 2,
fol. 75 r. ed. 1510. — Cfr. Eubel Provinciale Ord. Min. p. 6 n. 8.
Secondo la grave testimonianza del Pisano, le 32 provincie quali erano nel 1239,
furono aumentate in 34 da S. Bonaventura, come le abbiamo nel catalogo dello stesso
Pisano. Ora nel catalogo del Pisano (come pure nel citato Provinciale Ordinis) tro-
vandosi la Terra Santa divisa da quella di Romania, ne segue che nel 1263 furono
esse staccate e divìse in due distinte provincie. — Il Papini {Storia t. I p. 184) e il
Waddingo {Annal. an. 1260 n. 14), da noi seguiti altrove (Serie cronùl. p. XIII e
nn. 2 e 7), assegnano questo fatto al Cap. gen. di Narbona nel 1260, ma senza fon-
damento. — Sul numero delle Provincie cfr. più sopra gli anni 1223 e 1239. — Ni-
colò IV il 13 mag. 1288, decise di non aumentare il numero di 34 Provincie. — Wadding
in Beg. an. cit. e Panfilo Storia t. II p. 562.
1266 — luUi 20 — Il Soldano Bibars Bendokdar prende ai Crociati Saifet, as-
sediata dal 2 giugno. — Beùueil cit. t. II p. 455. — Martirio in Saffet di fr. Giacomo
da Puy Custode di Terra Santa, e di fr. Geremia da Lecce. — Anal. frane, t. I p. 258 ;
t. n p. 79.
1268 — Marta 7 — Il Soldano Bibars prende Giaffa ai Crociati {Recueil cit.
t. Il p. 447). Il convento de' Minori distrutto.
In questa circostanza fiiron distrutti il convento e la chiesa che Luigi IX vi
aveva costruiti pei francescani nel 1252. — Cfr. Serie Cronologica cit. p. 205.
» » — Maii 29 — Bibars prende Antiochia ; massacro generale de' Cristiani ;
molti fetti schiavi. — Becueil cit. t. Il p. 456.
' » I due conventi Minoriti, quello di Antiochia e quello vicino della Montagna
Nera distrutti in quest' epoca. — Cfr. Chron. 24 Gen. citata sopra a pag. 68.
1271 — Novembris 15 — Morte del b. fr. Leone, secondo il Mariano citato dal
Waddingo. — Afinales t. IV p. 334 n. 8.
1274 7«Zij-1279 Maii — Generalato di fr. Girolamo d'Ascoli.
1279-83 — Generalato di fr. Bonagrazia da S. Giov. Persicheto.
1285 Jtfaii-1286 — Generalato di fr. Arlotto da Prato.
1287-89 — Generalato di fr. Matteo d' Acquasparta.
1289 Maii -12% Octob. 29 — Generalato di fr. Raimondo Gaufredi di Marsiglia.
1296-1304 — Generalato di fr. Giov. Mincio da Morovalle.
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Biblioteca Bio-bibliografica
SECOLO xm
1215-19. — Qualiter b. Aegidius Ivlt ad vlsitandum Septdchrum Domini
[1215], et postea Tunetum profeotus est [1219].
n primo Minorità che abbia posto piede nella Terra Santa por visitare il S. Sepolcro 30
e i Lnoghi Sacri della Palestina, fu il prediletto discepolo di S. Francesco il prodigioso
b. Egidio, che vi si recò nel 1215, come vogliono comunemente i Cronisti. Ritornato in
Assisi, il S. Patriarca lo destinava con altri compagni alla missione di Tunisi nel 1219.
Il racconto ai è dato dal Chron. 24 Gen. (1) :
« Post haec (2) ad Sepulchrum Domini Jesu et alia Terrae Sanctae loca obedientiam et
socinm ad eundum obtinuit a beato Francisco. Dnm autem ad portum Bmndisii devenisset,
et ibi per aliqnod tempus moram contraheret navem exspectans, interim unum urceum
acquisivit, in quo portans aquam ibat per civitatem clamando : « Quis vult emere aquam »?
Et prò mercede corporìs necessaria prò se et socio recipiebat. Postea transiens, Sepulchrum
Domini et alia loca sacra cum devotione maxima visitavit. Cum vero in civitate Achon
moram contraheret, de labore suo, ut consueverat, vivere conabatur. Faciebat enim quasdam
sportas de iuncis, quibus illi homines utebantur; portabat enim defunctos ad cimiterium
et aquam per civitatem; et prò istis panem et alia necessaria lucrabatur. Quando autem
haec facere non poterat, recurrebat « ad mensam Domini potendo eleemosynam ostiatim » .
Deinde ad sanctam Itfariam de Portiuncula est reversus...».
Segue il Chronieon a narrarci l' arrivo di Egidio e compagni in Tunisi di Africa ;
d' onde poi furono espulsi dai cristiani intimoriti dal fenatismo maomettano, ecc.
Notiamo qui che il fatto di Egidio che si riferisce avvenuto « in civitate Achon » ossia
in Acri di Siria, il Waddingo e due codici hanno erroneamente Anconae, e le vecchie
edizioni del Pisano Achaiae (3) ; laddove tutti gli altri undici codd. del Chronieon 24 Gen.
hanno Achon; e Achon ha puro il più accreditato cod. delle Conformità del Pisano con-
servato neir Archivio della provincia delle Sacre Stimmate. Cod. memb. t, I fol. 82 r.
(1) Anal. frane, t. Ili p. 77-8, — Cfr. Wadding ad an. 1215 n. 35, e an. 1219 n. 34.
— Acta SS. Apr. 23. — P. Lemmens Doe. antiqua frane, t. I p. 42 n. 5, p. 67 n. 4.
(2) Cioè dopo il ritomo di Egidio dalla pellegrinazione al sepolcro di S. Giacomo in
Compostella di Spagna.
(3) Conform. 8, fol. 53v. ed 1510, e fol. 47 r. ed. 1513.
106 BIBLIOTECA
1217 S. — Cenni biografici su frate Elia di Assisi, detto da Cortona, primo
Ministro provinciale della Terra Santa e dell' Oriente (1217-20), secondo
Vicario di S. Francesco (1221-27), e terzo Ministro grenerale dell' Ordine
(1232-39).
Questi pochi cenni che qui riassniniarao dal molto che fu scritto sul famoso frate Elia,
han di mira specialmente di far risaltare viemmeglio le gesta di lui in Oriente, sia come
primo provinciale di quelle regioni, sia come Ministro generale dell' Ordine che vi promosse
in modo meraviglioso le missioni, piuttosto che tessere una completa biografia di lui, ormai
troppo noto e celebre personaggio della storia (1).
Come vedrà il lettore, noi ci scosteremo alquanto dalla cronologia fin qui usata da
altri, massime circa l' itinerario e la dimora di S. Francesco e di frate Elia in Oriente,
non però senza fondate ragioni ; ragioni che qui accenneremo appena, avendole già esposte
più ampiamente nel Regesto cronologico al n. 29.
(1) Per la compilazione di questi Cenni biografici su frate Elia, oltre gli autori citati
in nota, ci siamo serviti specialmente del P. AflFò, Vita di frate Elia Ministro generale
de' Francescani, Parma 1783 (una seconda ediz. Parma, Gìac. Blanchon 1819, è tutta identica
alla prima, salvo lo sproposito aggiunto nel frontespizio che dice Elia primo Ministro ge-
nerale de" Francescani, sproposito sfatato dall' Affò nella stessa Vita). Ci servimmo anche
della Storia compendiosa del P. Panfilo, t. I p. 510-37. Per controllare certi fatti citiamo
pure la recente opera Frère Elie de Cortone : Éttide biographiqtie par le Dr. Ed. Lempp
(Paris, Fischbacher 1901 ; in 8° di pag. 220), che forma il tomo III della CoUection d^études
et de Docum. sur l'hist relig. et littéraire du Moyen dge, inaugurata dal Sabatier collo Spe-
culum Perfectionis. Il Dr. Lempp, ministro protestante, ha preteso di darci degli studi bio-
grafici su frate Elia, senza poi darci. nulla di nuovo, salvo un po' di ordine nei f&tti, noti
notissimi, e già illustrati con severa critica dal nostro Affò che egli appena cita ! Il Lempp
dice in più luoghi (cfìr. p. 70) che una sola lettera di frate Elia è pervenuta sino a noi,
quella cioè colla quale egli annunziava all' Ordine la morte del santo Patriarca, e ignora
un' altra lettera che frate EUia diresse ai frati : « juxta Valentianos in episcopatu Camera-
censi. Dat. in S. Maria de Portiuncula juxta Assisium, Anno pontificatus domini Honorii
papae decimo » . (V. Jac. de Guìsia Annales Hannoniae, lib. XXI e. 17, nei Monum. Germ.
hisl. Script, t. XXX parte I p. 294). Ma Io ignorare non è poi biasimevole come quando
contro ogni verità si stravolgono ì fatti evidenti, per surrogarvi capricciose e settarie sup-
posizioni. Il dott. Lempp, in lunghe pagine, non fa che escogitare continui ed incessanti
contrasti tra Elia e il Santo, il quale dovette anche subire da Elia indicibili amarezze
(p. 46-62) ; e che, ciò non ostante, Elia era considerato e amato dal Santo come un vecchio
amico, e che tale si mostrò fino all' ultimo malgrado le loro divergenze d' opinioni! Elia,
come suppone il ministro protestante, non perseguitò né eretici, né promosse le crociate
contro ì Maomettani ; perchè questo, secondo lui, sarebbe tutto merito di S. Antonio che fri
il primo tra i frati ad iniziare la persecuzione contro gli eretici (p. 102). Elia, in breve,
non fii che uno strumento del cardinale Ugolino, poi papa Gregorio IX, il quale in ultimo
abbandonò Elia nella triste sua sorte, mostrandosi cosi falso amico, quale si era mostrato
anche con Francesco di cui guastò l' ideale e perfin la regola (cfr. p. 135-37)! Fa poi me-
schina figura il dottore là (p. 63 e 73 in nota) ove si sbriga a modo de' razionalisti, cui
ripugna il soprannaturale, di quella che egli chiama questione delle stimmate, pretendendo
trovare non concordi i testi oculari, e che perciò essa mai verrà dilucidata! E cosi, con
asserzioni gratuite, con teorie arbitrarie, o con certe prevenzioni che mostran buona dose di
ardimento, il Lempp si è dato a scrivere di storia a disdoro della verità e della mente umana !
SECOLO xin. 107
Nessuna memoria autica ci somministra la data della nascita di frate Elia. H con- 31
temporaneo frate Salimbene ci narra che il genitore di Elia era oriundo dal castello di
Dritti, in qnel di Bologna, e sua madre una donna di Assisi, e che Elia nel secolo si
chiamava Bonusbaro o Bomharotte (1), soprannome forse di famiglia. Il luogo propriamente
della sua nascita sarebbe Bevìglio, borgo a tre quarti d' ora da Assisi, e perciò comune-
mente dagli scrittori del sec. XIV fu denominato frate Elia da Assisi; e molto più tardi,
nel sec. XVII, dal luogo della sua morte fu detto da Cortona. Nella sua adolescenza, po-
yero qual era; e non d' illustre e ricca famiglia come lo dissero alcuni, doveva campare la
vita 0 nel cucire materassi, o nell' insegnare ai fanciulli di Assisi a leggere il salterio.
L' Eccleston ce lo dà anche come scrittore o notaio a Bologna (2) ; e forse in questa celebre
città il giovane Bombarono ebbe i mezzi per coltivare il suo nobile ingegno, che poi Io
rese cotanto &moso.
Dove, e quando precisamente, Elia si uni ai discepoli di Francesco, la storia ce lo
tace. Il Waddingo tiene che egli con altri fu ricevuto dal Santo alle Celle presso Cortona
nel 1211 (3). Il Lempp si duole che la storia taccia anche il perchè Elia si diede a se-
guire la vita di Francesco! Strano lamento per chi può comprender bene il perchè nei
seguaci di Gesù Cristo. Il Lempp forse avrebbe di buon grado colto un motto della storia,
un qualche motivo più o meno mondano che avesse indotto questa gran mente ad umiliarsi
e seguire il Poverello di Cristo.
Checché ne sia del silenzio della storia dai primordi di Elia sino al 1217, o checché
lamentino o desiderino altri, ci basti il sapere di certo che Elia seguì Francesco per
Cristo, e che da fedele imitatore di Francesco mostrossi sempre savio e pio religioso finché
visse il sarìto Patriarca, cui da ìmon figliuolo amò vivamente e sempre obbedì, come ci
attesta il veridico Celano (4).
L' ingegno, ma più che 1* ingoio la religiosa condotta di Elia dovettero ben preste
meritargli la stima del Santo; lo confessa anche il dottore Lempp. Francesco nel 1212
aveva tentato invano la via per la Siria; e questo fervido ed incessante desiderio di re-
carsi tra i saraceni, lo portava sempre alla Terra Santa; e non attendeva che propizie
occasioni per effettuare il suo nobile intento, qual era quello di predicare il Vangelo ai
maomettani, e dare, occorrendo, la vita per la Verità. L' occasione favorevole si avvicinava.
I suoi frati ormai si erano moltiplicati, mulfiplicatis iam numero et merito fratribus,
tanto, da esser venuto il tempo di organizzarli in Provincie gotto il governo di rispettivi
Ministri provinciali. AUi 14 maggio del 1217 fu celebrato dunque il primo solenne e
generale Capitolo in S. Maria della Porziuncula, ove per la prima volta assignatae fuerunt
provinciae, et electi Ministri; i quali Ministri poi, con numerosa comitiva di frati, furono
inviati fere per universas provincias orhis. In questa solenne e propizia occasione fu che
Francesco non dimenticò la Terra Santa; e se pur differì la sua andata colà, per recarsi
prima in Francia, ove nemmeno potè arrivare, fece intanto prescegliere frate Elia al Mi-
nisteriato della desiderata Siria, e quasi araldo e precursore lo volle precedere a sé in-
viandolo colà primo Ministro provinciale in compagnia di altri frati (5).
(1) Salimbene Chron. p. 402.
(2) Anal. frane, t. I p. 241.
(3) Annales t. I p. pag. 109 n. 9.
(4) Vedasi in proposito il Panfilo Storia t. I p. 512 e seg.
(5) € Frater autem Helìas Minister provincialis èst institutus ultra mare a B. Fraci-
Bco..,. Frater Helias.... Minister Syriae.... cum socìis suis ultra mare missi fuerunt». Jord.
108 BIBLIOTECA
La provincia di Siria, inaugurata cosi da Elia, è detta nelle memorie del secolo XIII
promiscuamente or provincia Ultramarina, scilicet Terrae Sanctae sive Promissionls (1),
or provincia Eomaniae sive Graeciae(2), e dal Pisano provincia Antiochiae et Boma-
niae (3) ; denominazioni che ci danno a comprendere la estensione di essa provincia che
abbracciava Costantinopoli e il suo impero di allora, con le isole greche, l'Asia minoro,
Antiochia, la Siria, la Palestina, Cipro, 1' Egitto e tutto il resto del Levante (4). Più
tardi, nel 1263, considerata l'enorme estensione della provincia di Siria, ove di già i Mi-
noriti si erano stabiliti in tutte le summentovate regioni, essa venne divisa in due di-
stinto Provincie: in provincia cioè di Siria o di Terra Santa con la Siria, Cipro e l'Egitto;
0 in provincia di Romania o di Grecia coi rispettivi dominii dell'impero bizantino (5).
Chron. in Atial. frane, t. I p. 3-5 nn. 7, 9, 14. — Cfr. Glassbergcr ihid. t. II p. xxix seg.
e p. 9. — Chron. 24 Gen. ibid. t. Ili p. 9-10. — Panfilo Storia t. I p. 113-14, il quale
però erra, come anche a p. 512, asserendo che Elia fu Ministro della Toscana dal 1217-1221,
quando invece ora sappiamo di certo che in tutto questo tempo Elia fu in Oriente. E da
correggersi anche là (p. 456-7) ove dice primo Ministro di Siria frate Livca, il quale invece
succedette a frate Elia, come vedremo. Ma più che un errore, è stiano il seguente criterio
del Lempp: «C'est vers le méme temps (1217) quo partirent les fréres envoyés au Maroc,
et qu'Elie et ses compagnons se rendirent en Orient. Le but de la mission d'Elie n' était
en aucune fa9on, comme le supposent les éditeurs des Anahctxi franciscana (t. II p. xxix),
la fondation d' une province de fréres parmi Ics chrétiens de Palestine, mais bien comme
pour toutes celles dont nous venons de parler, soit la conversion des infidèles, soit plutot
r espèrauce du martyre. C'est ce qui ressort d'une manière certaine (!) de tous les témoigna-
ges. Cfr. 1 Gel. 55-56; Anal. frane. III. 98; MuUer Anfange, 107». (Lempp Frère Elie
p. 39 n. 1). Il eh. scrittore chiama supposizioni le ragioni storiche e fondate degli editori
degli Analeeta, e pretende egli che le sue non sian supposizioni, ma ragioni che risultano
d'una maniera certa da tutte le testimonianze citate! Tutta però la sua certezza è fondata
nella falsa presunzione che nel 1217 non furono ne istituiti i 'Ministri, né fondate le Pro-
vincie come certificano il Chron. 24 Gen. e il Glassberger, e come risulta dal Giordano.
Lo stesso Sabatier (Vie p. 232 e seg.), cui sempre appella il Lempp come a maestro, am-
mise che avanti il 1217 la carica di Ministro esisteva virtualmente, quantunque la sua in-
stituzione definitiva non rimonti che al 1217. Del resto, concedere (come concede anche il
Lempp) missioni organizzate in tutta regola e ben disciplinate già dal 1217: concedere l'in-
vio delle medesime in determinate provincie del mondo, é cosa poi tanto ovvia alla ragione
lo ammettere anche l'institnzione di Ministri e Provincie (quand' anche non avessimo le testi-
monianze esplicite de' summentovatì cronisti) da giudicare vana ogni discussione in propo-
sito. Che poi frate Elia siasi recato in Oriente, per la conversione degl' infedeli o per la
speranza del martirio, noi non lo negheremo certo ; ma se questa fosse la sola ragione che
spinse Elia di recarsi in Oriente, per convalidare l' asserto del Lempp sarebbe lo stesso che
asserire che frate Elia non poteva aspirare al martirio perchè Ministro! Ed è cosi, con si-
mili supposizioni gratuite le quali si decantano poi come deduzioni fondate, che si arriva a
scalzare la storia per surrogarle nient' altro che pure supposizioni e spesso addirittura fÌEdse.
(1) Salimbene Chron. p. 317.
(2) Salimbene Oiron. p. 143.
(3) Conform. 8 fol. 72 v., ediz. 1513. — Cfr. Wadding Annoi, ad an. 1232 n. 42, t. II
p. 308; et an. 1233 n. 11, t. II p. 326, ove il beato Benedetto di Arezzo è detto Minister
Antiochiae et Bomaniae.
(4) Vedi Papini Storia di S. Francesco tip. 100. — Panfilo Storia t. I p. 456.
(5) Vedi la Prefazione alla nostra Serie Cronologica de' Superiori di Terra Santa
p. ZIII-ZIV.
SECOLO xm. 109
Qacsto era il campo destinato all'attività ed allo zelo di Elia e de' suoi compagni. 31
Lo percorse egli tutto durante i tre anni interi (1217-1220) che fu in Oriente? Fondò
egli conventi? 0 che altro fece a prò della Religione in si lungo tempo? Disgraziatamente
qui la storia ammutolisce, riserbandosi di parlarci di Elia decaduto, di Elia degenerato e
scomunicato! Non ci piacciono le vaghe congetture; ma data l'indole intraprendente di
Elia, il genio suo potente, la carica che disimpegnare doveva di Ministro d'una provincia
da iniziare, fondare, organizzare, no, non possiamo credere ch'egli in tutto questo tempo
siasi fermato in Acri, o che al più abbia percorsa la breve Siria sino ad Antiochia, al-
lora principato latino. Costantinopoli ancor sotto i latini, e la vicina Nicea sede dell'im-
peratore greco, per lo meno dovean attrarlo per intavolare, crediamo, amichevoli tratta-
tive fra le due Chiese; che Elia era da tanto. Un frate Luca (che poi vedremo nel 1220
succedergli nel provincialato quando Elia era in procinta di lasciar l' Oriente), nella fine
dello stesso anno 1220 da Costantinopoli si era recato a Soma, e si era presentato al
Pontefice cui espose lo stato di una questione, e verosimilmente anche lo stato della chiesa
greca e latina di quelle parti (1). Costantinopoli, come abbiamo notato, faceva parte della
inaugurata provincia Ultramarina o della Siria ; e dal tenore delle lettere papali risulta
che colà frate Luca riceveva persone all'Ordine, e che quindi vi doveva esser un convento.
In tal caso, e in mancanza di altri documenti, non crediamo improbabile di supporre l'ar-
rivo colà anche di frate Elia, e la fondazione di un convento e l' invìo a Soma di frate
Luca per ordine dello stesso frate Elia (2).
La storia ci registra un solo &tto notevole dello zelo di Elia durante l'apostolato
di lui in Siria: la conTersione cioè e il ricevimento all'Ordine del celebre frate Cesario di
Spira già chierico e famoso predicatore in patria, ed in tale officio allora nell' esercito
de' Crociati in Siria (3). Di Cesario abbiamo detto altrove ; e questa conversione sola è
sufficiente a darci un'idea dello zelo e della eloquenza di Elia predicatore.
Intanto Francesco, che pensava sempre alla Terra Santa, e che doveva conoscere i
frutti dell' apostolato colà dì Elia e de' suoi compagni, si decìse finalmente di recarvisi
anch'egli con la comitiva di dodici compagni, tra i quali il già suo Vicario frate Pietro
Catani (4).
Celebrato il secondo Capitolo generale (26 maggio 1219) in S. Maria degli Angeli,
ove, « iterum electis Ministris, fherunt mìssi fratres per totam fere mundum cum litterìs
domini Papae » (5), Francesco mosse coi 12 compagni (nella metà di giugno) alla volta
di Ancona; e U si imbarcò per la Terra Santa in compagnia, verosimilmente, de' crociati
(1) Vedi BuUar. t. I p. 6-8: ove lo Sbaralea soggiunge in una nota (p. 7) che frate
Luca « Romam venit Summo Pontifici forsan de rebus Latinorum et Graecomm in illis
partibus relaturus». Noli' altro sappiamo di questo fra Luca.
(2) Le due lettere papali, una del 9 decembre 1220 e l'altra de' 18 febbraio 1221, no-
minano frate Luca come già Ministro di Romania o di Grecia. Ora se Romania e Sìria
formavano una sola provincia religiosa con a capo frate Elia, primo Ministro, necessaria-
mente frate Luca gli fu sostituito in Oriente stesso non prima del 1220, e forse dallo stesso
S. Francesco che voleva ritornarsene con Elia in Italia. Altre congetture, in mancanza di
prove, complicherebbero viepiù la cronologia de' fotti certi.
(3) lord, a lano Chron. n. 9 {Anal. frane, t. I).
(4) In un articolo a parte (al n. 38), crediamo di provare il Vicariato del Catani dal
e. 1212 sino alla sua partenza col Santo in Oriente (giugno 1219): Vicariato che poi riprese
al suo ritorno in Italia, e tenne fino alla sua morte, 10 marzo 1221.
(5) Ckron. 24 Qen. in Anal. frane, x. III p. 14; efr. ibid. t. I p. 279, e t. II p. 12.
110 BIBLIOTECA
che dovevano far vela il dì di S. Giov. Batt, 24 giugno (1). Come la pensa il Waddingo,
con molta probabilità, il Santo dopo aver toccata Cipro, approdava colla sna comitiva in
S. Giovanni di Acri (2) verso la metà di loglio, come ragionevolmente congettura il Sa*
batier (3). Colà, senza dubbio, o nelle vicinanze di Acri, egli rivide frate Elia, e a lui
come a Ministro provinciale avrà affidata la destinazione d^li undici compagni, avendo
egli deciso di recarsi dal soldano in Egitto col solo frate Illuminato.
Ormai si sa dalla storia come il Santo venne ricevuto e come nobilmente fh trattato
dal soldano d'Egitto Melek-el-Kamel, già accampato presso Damiata in compagnia del
suo fratello Corradino, Melek-el-Moaddem, soldano di Damasco. Francesco (come abbiamo
visto nel Begesto- cronologico) passò quasi tutto il settembre del 1219 n^li accam-
pamenti saraceni predicando liberamente il Vangelo. Congedatosi quindi dal soldano, egli
ritornò agli accampamenti cristiani, fu presente alla presa di Damiata (5 novembre), e,
chi ben pondera la lettera del Vitriaco (scritta ai Lorenesi nel febbraio e secondo altri
nel marzo del 1220), il Santo fu presente anche all'ingresso solenne Cattovi dai crociati
il 2 febbraio 1220, giorno della purificazione della Vergine. Indi (verso il marzo o aprile?)
Francesco con frate Illuminato ripresero la via per la Siria, ove giunti, vi si fermarono
pfr un pezzo di tempo prima di ritornarsene in Italia, come ci accerta uno dei conti-
nuatori di Guglielmo di Tiro (4).
Ritornato Francesco in Siria, egli ebbe iempo di percoirerla con frate Elia che già
da tre anni la conosceva; e, con ragione, verso questo tempo dobbiamo porre la visita del
Santo in Antiochia, in Gerusalemme e nei Luoghi Santi, basati sulla testimonianza non
dispregevole del Clareno e del Pisano, i quali aggiungono che il Santo e i suoi furono mu-
niti di un sovrano rescritto dal soldano d'Egitto, col quale loro era permesso dì aver libero
il passo in tutti i suoi stati. Dato il silenzio dei testimoni contemporanei ai fatti, sappiamo
che non ci è lecito escogitare vaghe supposizioni; ma nulla è più verosimile di quanto
asseriscono i due mentovati scrittori^ specialmente il Clareno che è quasi contemporaneo
ai &tti, e nulla di più naturale e consentaneo in base ai tàtiì accertatici dalla storia (5).
Nel mentre che il Santo, come abbiamo detto, percorreva la Siria con frate Elia, i
due Vicari da lui lasciati in Italia avevano disturbata seriamente la pace dei frati. Onde
un tale, frate Stefano, trovò il mode di imbarcarsi per la Siria (all' insaputa de' Vicari) e
recare le brutte nuove a Francesco. — Cotne abbiamo notato altrove, frate Stefuio non potè
giungere in Siria prima dell'ottobre del 1220, o per lo meno non prima del loglio dello
stesso anno come vorrebbe il Sabatier (6). — Il Santo, udite le brutte nuove, si vide
nella necessità di sollecitare il suo ritorno in Italia. Intanto (come crediamo) egli giudicò
bene di rimandare qualche mese prima del suo arrivo in Italia il già suo fido vicario
frate Pietro Catani, munendolo allora, se non erriamo, con quelle lettere dirette ad Mi-
(1) Cfr. Sabatier Vie. de S. Frane, p. 258.
(2) Annales an. 1219, n. 57, tip. 322.
(3) Vie cit p. 259-60.
(4) L'E$toire de Éracles riportata a p. 14 n. 4.
(5) Cfr. nostra Serie cronologica p. x. Schiarimmo questo ponto storico di somma im-
poitansa nel Begesto cronol. al n. 29 che illostra il viaggio e le gesta del Santo in Oriente.
(6) Vie de 8. Frang. p. 264. Il Capitolo che provocò le discordie dei frati in Italia
(cfr. lord. Chrcn. eit. n. 11) non essendo stato generale, dobbiamo dire che fu uno de' soliti
ammali che, secondo la prima regola allora in vigore, si celebravano il di di S. Michele,
cioè il 29 settembre. Qtdndi, dopo il settembre del 1220, frate Stefiuio trovò modo d' imbar*
carsi per l'Oriente, e ncm prima. — Cfr. Begesto cronol. sopra a p. 96*97.
SECOLO xra. Ili
nistrum generalem (1), onde riprendere il governo dell'Ordine, ridare intanto la calma ai 31
frati, e prevenirli del sno prossimo ritorno e del Capitolo generale da convocarsi a tempo
per la ventura Pentecoste (30 maggio 1221). Il Gatani infatti ritornò il Italia; ma non
appena giunto in Assisi, vi moriva ai 10 di marzo del 1221 e veniva sepolto in S. Maria
degli Angeli, absente Sancto Francisco (2). In questo frattempo, il Santo sistemate come
credè meglio le faccende della novella provincia di Siria ; e dato allora, o poco prima, un
successore al provincialato di Elia (il surricordato frate Luca), lo volle seco ricondurre
in Italia, di cui ormai conosceva Tabilità e lo zelo non dubbio. — Elia da questo mo-
mento sarà l'intimo consigliere e il figlio fedele sino alla morte del Sauto.
Entro la primavera del 1221 (3), Francesco dunque con frate Elia, con frate Cesario
da Spira e con alcuni altri de' compagni, ripresero la via per l' Italia. Appena giunti,
Francesco si portò difilato da Onorio III per chiedergli il card. Ugolino a protettore
dell'Ordine e consigli per reprimere i perturbatori de' suoi figliuoli. Ottenne il Santo quanto
chiedeva; e da lì mosse alla volta di Assisi, e vi arrivò a tempo per convocare il Capi-
tolo generale; ma giunto trovò morto il suo fido vicario Catani cotanto da lui amato. ^
Allora si fu che Francesco destinò Elia a successore del Catani, e secondo la bella espres-
sione del Celanese, allora si fu che Heliam loco matris elegerat sibi, et aliorum fratrum
fecerat patrem (4) ; e da questo tempo, e non prima, come giustamente osservò il P. Pan-
filo, datano e l' ìntima relazione tra il Santo e frate Elia, e i fatti narratici dal Celano (5).
Da questo momento, e non prima, Elia vicario del Santo, prese il governo dell'Ordine,
e come tale presiedette al &moso Capitolo generale celebrato in S. Maria degli Angeli il
30 maggio del 1221, che è quello detto delle Stuoie, presenti cinque mila religiosi accorsivi
da tutte le parti per rivedere specialmente l' amato Padre testé ritornato dall' Oriente (6).
(1) Vedi il testo di essa lettera in Waddingo (Annoi, t. II p. 1) che la riporta colla di-
rezione al Catani nel 1221, e il testo più fiedele e crìtico in Optiscvla S. Francisci (Qua-
racchi, 1904), p. 108 e 189-92. Il Lempp (Fr. Élie,p. 159 e seg.), e il Sabatier (Bartholi,
p. 113 e seg.) vogliono che detta lettera sia stata diretta a frate Elia; ma, sinceramente,
non una delle ragioni che portano può persuadere. Ce ne occuperemo altrove. Intanto os-
serrìamo che l'espressione del da Giano {Chron. cit. n. 14), che cioè Francesco «assumptis
secum fratre Helia et fratre Petro Cathaniae.... et aliis fratrìbus, rediit in Italiam » , dob-
biamo qui intenderla in senso largo, se non Togliamo anche dire che vi ritornarono tutti
(et aliis fratrìbus) nessun eccettuato, il che non si può ammettere.
(2) Chron. 24 Gen. {AncU. frane, t. III, p. 31).
(3) Abbiamo visto alla sfuggita, come Francesco negli ultimi due mesi del 1220 era
ancora in Siria quando giunse colà frate Stefano che lo richiamava in Italia. Che siasi poi
ettbito imbarcato per l' Italia non ce lo dice nessun cronista : e quella d' altronde non era
r epoca ordinaria tlella partenza delle navi per o dall' Oriente. Francesco dunque dovette
aspettare colla sua comitiva il marzo (del 1221), epoca ordinaria delle navi che dall' Oriente
navigavano per l' Occidente, come abbiamo dai cronisti delle Crociate (Mìchaud lìbr. 12). Di
più, dal tenore di frate Giordano {Chron. cit. nn. 14-15) abbiamo ahe Francesco, ritornato
in Italia, e visto il Papa, « statim indizit capitulum generale » che fii celebrato il 30 mag-
gio 1221. Tutte queste ragioni ci fonno supporre che egli appena nella primavera di que-
st'anno potè ritornare in Italia. — Cfr. Regesto cronol. sopra a p. 97-98.
(4) Vita prima lib. II cap. 4.
(5) Storia cit. 1. 1 p. 512.
(6) S. Bonaventura Leg. mqj. e. 4 n, 10, l' Eccleston {Anal. frane, t. I p. 232), lo
Spec. Perf. e. 68: e quinque millia fratres.... quod dictum est capitulum storiarum», e il
Glassbe^er {Anal. frane, t. Ili p. 18) son d' accordo sul numero de' 5000 frati convenuti ;
il Giordano invece ha 3000 (Anal, frane, t. I p. 5-6 nn. 14-17).
112 BIBLIOTECA
31 Noi non vogliamo nò possiamo estenderci nel riferire tntte le gesta del vicariato di
Elia darato fin poco dopo la morte del Santo, vicariato che la sola ignoranza della sto-
ria 0 r ipercritica capricciosa può intaccare, tentando invano di fiir vedere agli ingenui an
continuo contrasto tra V ideale e le mire di Francesco e quelle del suo vicario Elia (1).
Francesco aveva affidate le cure dell' Ordine nelle mani di Elia, senza per ciò lasciar
mai di informare egli stesso lo spirito de' suoi frati col verbo e coli' esempio d' una vita
tatta evangelica. Ed Elia ne lo assecondò finché visse il Santo; e tenne fin 11 sempre la
retta via, perchè calcava fedelmente le orme del suo amato Padre, sì da meritarsi in ul-
timo quella commovente benedizione che il Santo gì' impartì dal letticciolo di morte dicendo :
« Te, mio figlio, in tutto e sopra tutto io benedico ; e siccome nelle tue mani 1' Al-
tissimo moltiplicò i miei fratelli e figli, così su di te ed in te io benedico tutti. In cielo
ed in terra te benedica Dio re di tutte le cose. Io ti benedico come posso e pia che posso,
e quel che io non posso lo possa in te Colui che tutto puote. Si ricordi Iddio della tua
opera e del tuo lavoro, e sia riserbata la tua sorte nella retribuzione de' giusti. Possa tu
ottenere ogni benedizione che desideri, e adempiasi quello che tu degnamente chiedi (2) ».
Morto il S. Patriarca la sera al tramonto del 3 ottobre 1226, Elia partecipò ai
Ministri dell' Ordine il triste annunzio con quelle commoventi lettere (3) che ci attestano
il sincero dolore e l'affetto filiale di lui verso un tanto padre. Elia doveva continuare nel
governo dell'Ordine fino al prossimo Capitolo della Pentecoste del 1227. Nei primi di
quest'anno troviamo aver egli data licenza di partire per il Marocco ai frati Daniele e
compagni, colà morti martiri per la fede nell' ottobre dell'anno stesso (4). Convocato
quindi il Capitolo generale, i Ministri elessero il B. Giovanni Parenti, escludendo Elia,
perchè intento col consenso del Papa a preparare i materiali per lo stupendo monumento
che doveva sorgere sopra Assisi ed accogliere le ossa di Francesco: monumento che
poi dovette esser causa innocente delle sue rilassatezze e della sua caduta. La prima pie-
tra fu posta da Gregorio IX il 17 luglio del 1228, un giorno dopo la canonizzazione di
Francesco; e due anni dopo (25-26 maggio 128()) si fece in un Capitolo generale la so-
lenne traslazione del santo corpo nella novella basilica non ancora finita.
Non è a dire che Elia dovette subire con poca rassegnazione di vedersi escluso dal
generalato, lui cotanto stimato dal Santo e non meno dal card. Ugolino, elevato da poco
al trono pontificale (19 marzo 1227). Ma il genio suo intraprendente, e le imprese grandi
(1) Il Lempp, per es. è più che altri fecondo in istranissime congetture che stravolgono
la verità. Secondo lui EUia forse {\) non fu eletto vicario da Francesco, m& forse (ì) gli fu im-
posto dal cardinale Ugolino. A Francesco riuscì senza dubbio cosa piò, dura (!) della rinunzia, il
dover subire una organizzazione tutta nuova di pianta data al suo Ordine, una transforma-
zione del suo ideale: e quasi a sua maggiore umiliazione egli stesso dovette comporre una
regola interamente nuova (une autre entièrement nouvéUé), che nella mente del Lempp vuol
dire tutta diversa dalla prima; e si il partito di Elia trionfò protetto da Ugolino {Fr. ÉUe
p. 46-50). Chi senza pregiudizi di setta vorrà ponderare il giudizio del Lempp, dovrà per
lo meno negargli retto criterio storico.
(2) Celano Vita prima lib. 2, e. 7. Il Lempp (p. 65-68) fantastica delle supposizioni
soUa veridicità e autenticità di questo passo del Celano, e crede trovarvi delle contraddi-
zioni col cap. 107 dello Spec. Perf. ove Francesco benedice frate Bernardo ; ma poi concede
che Francesco benedisse anche ESlia, ma che la formola quale l'abbiamo non é che nn brano
oratorio del Celano!....
(3) Edita dal Wadding, Afiò, Lempp e da altri.
(4) Chron. 24 Gen, {Anal. frane, t. Ili p. 32).
SECOLO xm. 113
che progettava, non dovevano certo piacere ai più dei frati informati allo spirito di nmiltà 31
e povertà di Francesco. Elia dnnqnc dovette rassegnarsi ; e, libero dalle cure d' un Ordine,
si consacrò tutto al compimento della grandiosa basilica che doveva eternare la fama del
suo genio prodigioso. E oggi la storia attribuisce tutta a lui e l' arte e il disegno e il
compimento di quel meraviglioso monumento che fu detto « Tomba del Mendicante e culla
del Einascimento ». Con Elia architetto collaborò un altro Minorità di nome Filippo di
Campello ricordato nei monumenti del tempo (1).
Intanto la fama di Elia s'ingrandiva sempre più. Lui era l'amico e consigliere e del
Papa e dell' imperatore Federico II. Di lui esclamava l' Eccleston : « Quis in universo
Christianitatis orbe vel gratiosior vel famosior quam JSelias? » (2). Matteo Paris lo
elogiò come predicatore renomatissimo (3), e l'autore del Chron. XXIV Generalium (4)
lo disse talmente famoso nella sapienza umana, che rari credeansi trovare in Italia pari
a lui. Cotanta fama però aveva disgraziatamente ecclisata la virtù di Elia, e senza avve-
dersene egli batteva la strada del precipizio con pari ardore che pria avea calcata quella
della virtù. La sua vita religiosa non era più quella che aveva appresa e praticata col
suo amato Francesco. Egli col viver libero, da grande, con manifesta trasgressione della
regola, si era allontanato l' animo dei più santi religiosi. Nel Capitolo generale della Pen-
tecoste del 1230, quando si celebrava la traslazione del corpo di S. Francesco dalla Chiesa
di S. Gioirlo nella nuova basilica da lui fondata, vuoisi che Elia avesse tentato di sop-
piantare il generale Parenti e riprendere lui l'agognato governo dell'Ordine. Due anni
dopo gli riuscì r intento, venendo proclamato Ministro generale dai suoi partitanti nel Ca-
pitolo generale del 1232, e il Papa ve lo confermò: €praecipue propter familiaritatem
quam habuerat cum beato Francisco » , come asserisce l' Eccleston (5).
Noi sorvoleremo i gravi difetti di Elia durante il suo generalato (1232-39), perchè
ormai troppo noti e compendiatici bellamente é con imparzialità dai PP. Affò e Panfilo
più volte citati. Noteremo invece con piacere la lode che gli dà il suo severo storico Sa-
limbene, che cioè Elia promosse lo studio della teologia nell'Ordine Minoritico: « Hoc solum
habuit bonum frater Helias, quia Ordinem Fratrum Minorum ad studium theologiae
promovit (6) ». Ma un altro bene di Elia (che non doveva ignorare il Salimbene) si fu che
sotto il suo generalato, e per impulso certo di lui, ebbero il più grande sviluppo le mis-
sioni de' Minoriti in quasi tutto l' Oriente. Abbiamo visto come lui, primo missionario e
provinciale francescano in Siria, aveva dato inizio a quella provincia come capo e orga-
nizzatore della medesima (1217-1220), e poi da vicario dell'Ordine (nel 1227) aveva in-
viati in Marocco i frati Daniele e compagni ; ora da Generale, noteremo soltanto (che poi
a suo luogo ne dovremo parlare) l'invio in Nicea de' frati Aimone di Faversham e Eo-
dolfo di Beims, con due frati Domenicani, per promuovere l'unione delle due Chiese (7) ;
di più, la missione di frate Giacomo da Russano e compagni in Georgia, tre altre mis-
sioni politico-religiose, una al Soldano di Damasco, l'altra al Califa di Bagdad, e la terza
al Soldano di Marocco : tutte spedite durante il primo anno del suo generalato (1233) (8),
(1) Thode 187-204 ap. Lempp p. 78-80. — Cfr. Sbarai, BuUar. t I p. 666.
(2) Anal. frane, t. I p. 230.
(3) Chron. an. 1239.
(4) Anal. frane, t. Ili p. 695.
(5) Anal. frane, t. I p. 242; cfr. ibid. Jord. p. 18, n, 61; ASò p. 61.
(6) Chron. p. 405.
(7) Wadd. Annales an. 1232-33.
(8) Wadd. ibid. 1233. — Cfr. i docnm. nel BuUar. 1. 1 an. 1233. — Vedi infra sotto l'an. 1234.
BibUot. — Tom. I. 8
114 BIBLIOTECA
senza le tante altre missioni non registrate nelle memorie (1), ma certo inviate dnrante
gli altri sei anni del suo governo, oltre nna novella missione in Tunisi (2) nel 1235,
ed un' altra in Aleppo nel 1238 (3).
Dopo sei anni di governo, Elia era pin che mai nell'auge e nella stima degli estranei
all'Ordine. Nel principio del 1238 lo vediamo spedito ambasciatore del Papa presso Fe-
derico II in Cremona, e non s' immaginava punto che la sua condotta privata e pubblica
doveva presto precipitarlo dall'altezza superba su cui si credeva incrollabile. La sua vita
privata, come abbiamo detto, era un'insopportabile offesa alla regola professata; alloggio,
vitto e vestito singolari; oro e privilegi, cavalli e palafrenieri, cuochi e paggi, lo segui-
vano dappertutto a modo de' grandi principi. E quasi ciò non bastasse, il suo assolutismo,
che mai volle convocare Capitolo alcuno generale, e la sua tirannia crudele, che perfino
arrivava a serrarO in dura carcere i religiosi e spesso farli disciplinare da qualche crudele
frate laico, avevano finalmente disgustato tutti, anche i suoi più caldi ammiratori e se-
guaci. Si fé' quindi ricorso a papa Gregorio IX ; e questi vide la necessità di far convo-
care un Capitolo generale a Roma; ove di fatto venne celebrato nella Pentecoste del 1239,
e presieduto dallo stesso Pontefice. Elia era spacciato! Invitato dal card. Kinaldo, pro-
tettore dell'Ordine, di rinunziare nelle mani del Papa, Elia ricusa. Ma il Papa, che pur
stimava il valore di Elia, lo dichiara deposto, e a suo luogo il Capitolo elegge frate Al-
berto da Pisa, attuale ministro d'Inghilterra (4). Poco tempo prima della caduta di Elia,
cadeva pure il suo amico Federico U sotto il colpo della scomunica fulminatagli da Gre-
gorio IX, il 20 marzo nel di delle Palme!
Umiliato cosi Elia, si ritirò prima in Assisi, poi alle Celle di Cortona, portando seco
dodici 0 tredici frati a lui devoti. Ma non passarono molti mesi che, vietatogli dal Gene-
rale che ricorse al Papa, ogni ingerenza colle Clarisse di Assisi, egli tanto se ne inaspri
che si gettò tutto al partito di Federico II già scomunicato, e si portò da lui che allora
(1240) assediava Faenza e Ravenna. Cotanta vigliaccheria e ingratitudine di Elia verso
il Papa, che sempre cercò salvarlo e tenerselo caro, obbligò Gregorio IX di scomunicarlo
nominatamente (5). Elia era perduto 1 Elia che aveva cotanto inalzato il prestigio suo e
dell' Ordine intero, e che era creduto il più savio e il più sapiente de' suoi contemporanei,
in un momento rese sé e l' Ordine favola de' monelli che per le vie della Toscana, alla
vista di qualche frate, canticchiavano il noto ritornello udito più volte dal Salimbene:
Hor attoma fratt Helya — Ke pres' ha la mala via.
Ed Elia aveva presa a tutta rotta la mala via, tanto che il pontefice Innocenzo IV
nel 1244 lo scomunicò di nuovo, quando egli si era recato a Nicea e a Costantinopoli
(1) Durante l'amio 1233 Dotiamo 5 lettere papali dirette Fratribua Ord. Min. pre»by-
teria in terram sarcuxnorum proficiscentìbua..., o : saracenorum et aliorum infidelium profici-
scentibus, senza precisa indicazione del luogo di missione. Altre simili nel 1238 senza indi-
cazione di luogo.
(2) Cfr. Sbaralea Buttar, t. 1 p. 155' n. 164.
(3) Ibid. t. I p. 245, n. 266.
(4) Panfilo cit. p. 516-30; Affò p. 65-85; Lempp p. 114-32.
(5) 11 Lempp (p. 136) insulta la verità quando afferma che il Papa aveva del tutto ab-
bandonato il suo amico EUa; e rincara l'insulto quando vuol far credere che anche S. Fran-
cesco aveva presagita la finta amicizia di Gregorio IX ! Noi non ci capacitiamo come mai
uomini seri, che la pretendono a storici, possano avere tanta di audacia^ se non mossi da
uno cieco spirito settario.».
SECOLO xm. 115
ambasciatore di Federico II per tentare di mettere la pace tra Baldnino II e Vatacio im- 31
peratore greco; e, come vuoisi da alcuni, per offrire in moglie al greco monarca Anna
figlinola naturalo di Federico, che ne aveva tante, e che il greco poco dopo sposò (1).
Elia por la seconda volta rivedeva l'Oriente, ma non come per la prima volta in qualità
di ambasciatore di Cristo e di Francesco, sibbene come ambasciatore di un imperatore
empio e di un nemico di Cristo e della sua Chiesa! Egli rivide Cipro, Nicea e Costanti-
hopoli, ricevuto con onoro specialmente dal Vatacio che gradì la mano d' una infelice ba-
starda, degna con lui di assidersi sul trono cadente di Bisanzio (2).
Nell'autunno del 1244 Elia era già ritornato dall' Oriente colmo di ricchi doni datigli
dal Vatacio. Vi fu qualche tentativo di* riconciliazione colla Chiesa e coli' Ordine, ma la
superbia di Elia ne fu il più forte ostacolo. Egli per timore di perdere la protezione del-
l'imperatore Federico, non volle asailtare i consigli del santo frate Gerardo da Modena
inviatogli dal mite Giovanni da Parma allora generale dell'Ordine (1247-57). Ma anche
morto Federico (^250), Elia non dava segno alcuno di ravvedimento, fino a tanto che la
misericordia di Dio non lo colpÌTa con una grave infermità che lo colse verso la Pasqua
del 1253 (3).
Sul letto di morte Elia, senza dubbio, ripensò co' sospiri a Francesco ; ripensò alla
vita morigerata seco lui menata per anni ; senti risuonarsi all'orecchio e al cuore la dolce
voce dell'amatissimo padre che lo chiamava figlio ; e gli parve di risentire la fredda mano
di Francesco morente posarsegli sul capo, e la voce del padre che lo benediceva dicente:
« Te, figlio mio, in tutto e sopra tutto io benedico!... Si ricordi Iddio della tua opera
e del tuo lavoro, e sia riserbata la tua sorte nella retribuzione dei giusti.... ». Elia ri-
pensò alla Basilica di Assisi, da esso innalzata per tomba a Francesco, e che fu poi causa
innocente della propria caduta; e ripensò a quel crocifisso di Giunta Pisano (1236) cui
fé' dipingere con sé in effigie prostrato ai piedi del Bedentore, e ripetè senza dubbio col
cuor contrito, Y inscrizione sottoposta al piedi di Cristo :
Frater Helias fieri fecit:
lesu Christe pie,
Miserere precantis Heliae.
La misericordia del Signore e il perdono della Chiesa scesero finalmente sul letto del
moribondo Elia che, riconciliato con Dio e coi fratelli, e con sulle labbra il nome di Gesù
(1) Cfr. AfiFÒ p. 92-94; Lempp p. 14647.
(2) Abbiamo le lettere colle quali Federico raccomanda fr. Elia al re di Cipro, in Huil-
lard-BréhoUes VI. 1, 147, ap. Lempp cit. — Matteo Paris, dimenticato qui dal Lempp,
espone brevemente i motivi dell'ambasciata di Federico a C.poli, come segue: — < Ipsoqne
eodem tempore (1244), cum fugisset imperator Constantinopolìtanus [Balduinus] a persecu-
tione Graecorum, nec quicquam haberet in erario, ut guerram amplius continuaret et Grae*
corum impetus continuos sustineret, confiigit ad consilium et auxilium imperatoria Roma-
norum Fretherici. Qui Graecia tum terribiliter comminando, tum consultius postulando,
tandem tregnas per annum unum impetravit. Interim procuravit idem imperator Fretbericus
ut filiam suam cuidam magno principi Graecorum nomine Battacio matrimonio copularet.
Quod domino Papae simulque toti curiae Romanae moicstum videbatur et grave, quia per
ipsum Battacium scisma ortum est inter ecclesiam Bomanam et Graecam. Unde ipsa Ro-
mana ecclesia vocat enm scismaticuni; et factum est obstinacius odium proinde inter do-
minum papam et imperatorem Frethericum » . Matth. Paris Chron. maùrr, in Mon. Oerm.
Hiat. t. 28 p. 236.
(3) Panfilo p. 532-34; Affò p. 94-99} Lempp p. 150-53.
116 BIBLIOTECA
31 e di Francesco, spiraya in Cortona il di 22 aprile del 1253 nel dì terzo di Pasqua. Il
sno corpo venne sepoIt>o nella chiesa da esso fabbricata coli' annesso convento entro la
città di Cortona. Pochi giorni dopo (25 maggio), la basilica inalzata da Elia sulla tomba
di Francesco veniva solennemente consacrata da papa Innocenzo IV, che, sovvenutosi certo
di Ini, avrà pregata pace a quell'anima pentita.
Cosi finì qnest' nomo che, per testimonianza anche de' suoi avversari, fu uno de' più
grandi genii del secolo XIII, e
due volte nella polvere, dno volte sugli aitar.
Il beato Egidio nell' udire la caduta di frate Elia, gettatosi per terra, e iacendo forza
di tenervisi attaccato, esclamò : « Voglio abbassarmi quanto più posso, perchè la troppa
altezza è stata in lui cagione di caduta così enorme ».
1. Frate Elia ingregnere militare in Sicilia. — In un manoscritto autografo di
frate Mariano di Firenze, conservato dall'amico Padre Kazzòli, ms. che ha per titolo Trac-
tatus Provinciae Tusciae, trovammo una interessante notizia su Elia architetto, scono-
sciuta ai suoi biografi. A fol. 68 r. premette questo elogio di Elia : « Helias vir liumana
sapientia et prudentia adeo ornatus, ut primus ìnter homines sui temporis a Romana
Curia similiter et Imperiali existimatus ». E più sotto, ricordandolo fra gli architetti
che onorarono l' Etruria, scrive : « Helias de Cortona, frater Minor, in ipsa arte (archi-
tecturae) famoms, mirahilem ecclcsiam cum Conventu 8. Francisci de Assisio et de Cor-
thona extruxit, ac arces plurimas et fortalitia per regnum Sicilie ab rogatu Fredcrici
Imperatoris, postquam ci adhcsit, aii familiaritate nimia, tam ex hac arte, quam ex
sapientia sua, et familiaritate quam habuerat cum beato Francisco, erat coniunctus »
(fol. 95 r). — Questa importante notizia della presenza di frate Elia nel regno delle due Si-
cilie, schiarisce alquanto il racconto del cap. 72 degli Actus (ed. Sabatier, p. 208) che
ci dicono Elia essersi ammalato gravemente in Sicilia e colà, riconciliato colla Chiesa,
anche morto. Ma data l'autenticità del processo verbale della conversione e morte di Elia
in Cortona (2-6 maggio 1253), dobbiamo supporre, o una prima riconciliazione di Elia in-
fermo in Sicilia, o che da colà trasferito convalescente, finì i suoi giorni in Cortona. Così
crediamo schiarita quella che il Sabatier (ib., n. 1) chiama « bizarra indicazione (degli
Actus) e cJie ha molto colpito i critici » . La notizia degli Actus passò poi nelle Con-
formità del Pisano (f 201 b., ed. 1510).
2. Bibliografia de' Codici sotto il nome di frate Elia. — Che dire dello opere
di alchimia attribuite a frate Elia? Salimbene (p. 411) tra le altre accuse fatte a Elia
scrive: « Undecimus defectus fratis Heliae ftiit quia infematus fuit quod intromitteret se
de alchimia. Bcvcra ubicunquc audìebat aliquos fratres esso in Ordine, qui in saeculo ali-
quid de materia illa, sive de artificio ilio scivissent, mittebat prò eis et retinebat eos se-
cum in palatio Gregoriano.... fratrum Minorum de Assisio». La stessa accusa gli fa il
Clarcno chiamandolo Helias Alchimista. Che Elia si occupasse di questa materia, non si
può dubitare ragionevolmente, data la testimonianza dei due ricordati scrittori.
L'Affò pel primo (1) cita due codd. di alchimia che portano il nome di fra Elia, ma
li dichiara evidentemente apocrifi, e sono :
1. Libcr Patris Rev. Eliae Generali^ Ordinis Minorum ad Federicum Impera-
torem. — Tratta di alchimia; ed è nella Vaticana tra i codd. della fu regina di Svezia
n. 1242. Opera divisa in 3 libri.
(1) Vita difr. Mia, ed. 1« p. 77; ed. 2" p. 58.
SECOLO XIII. 117
2. Incipit opus fratris Helie philosophi. — Cod. B. VI. 39, della Casaiiateiiso 31
di Boma, che contiene detto opuscolo assai breve fra le carte 180-185, o che probabil-
mente si deve all' alchimista Elia Canossa Messinese del sec. XV.
Testé il Sabatier trovò un altro codice del sec. XV e XVI (tra qncUi appartenuti
a S. Maria Novella di Firenze, ed oggi nella Naz. di detta città, segnato Conv. Sojipressi
n. 567), che ha un trattato che principia con questa rubrica:
3. « Incipit liber qui Speculum nuncupatur vere et non sophistice artis Alkimie
sacri religiosi fratris Helye Ord. Min. S. Francisci. Qui ex dieta arte componi fecit
seu fabbricare ecelesiam S. Francisci in Assisto : In nomino Domini. Amen. Ut ad per-
fectom magisterium pervenire possimus, primo oportet scire quod tres sunt lapidcs spe-
ciales et tres sales sunt ex quibus nostrum opus totum perficitur. Et sunt tros aque,
scilicet aqua mercurii, salis et lune || Quoniam vobis penitus hoc donum Dei.... est occul-
tum et denegatum omnino. Benedictus sit lesus Christus.... in sec. seculorum Amen.
Explicit vere speculum perfccti magisterii excellentissime artis Alkimie fratris Helye
Ord. Minorum (1) » .
A questi registriamo altri tre codd. di tre differenti biblioteche d'Italia:
4. Opus (Alchimiae) fratris Helie. — Vademecum nomen est et simile operi Bo-
nifacii Pontificis. — E nelle carte 1-11 del cod, sec. XV, n. 59 (7, 1, 17) della biblio-
teca dell'accademia de' Concordi di Rovigo (2).
5. In nomine Domini amen: Incipit liber patris Eliae gencralis Ministri totiu^
Ordinis Minorum editus apud Fredericum Imp. inventus in quudam capsa plumbea
anno Dni. MDCXIX. — Sono ricette e istruzioni per comporre medicinali, con giunte
in italiano di altre mani. Cod. n. 57, cart. del sec. XVI di fol. 52, nella biblioteca Clas-
scuse di Ravenna (3).
6. Incipit opus fratris Heliac vade mecum. — Liber utilitatis de secretorum flo-
ribus vel florida. — Tractatus Alchimiae. — Con altri simili opuscoli. Cod. in 8 del
sec. XV della Comunale di Poppi (4).
1217-20 — Fr. Cesario da Spira, predicatore del Orociati in Terra Santa:
cenni sulla sua vita e morte (f e. 1237).
Di fr. Cesario sappiamo quel poco che ci tramandò il cronista fr. Giordano, da noi 32
più sopra riportato sotto il num. il.
Frate Elia, primo Ministro provinciale di Siria, ricevette colà all'Ordine questo in-
signe predicatore de' Crociati, che fu poi collaboratore al Santo della regola professata
dai Minori, suo intimo discepolo, e fino alla morte fedelissimo zelatore dello spirito e della
regola del suo santo Institutore. Cesario ritornato col Santo in Italia, venne, nel Capitolo
della Pentecoste del 1221, prescelto a Ministro provinciale della Germania, ove condusse
seco il nostro cronista frate Giordano da Giano e 27 altri compagni: tra i quali si no-
verano il primo storiografo dell'Ordine fr. Tomaso da Celano, e fr. Giovanni da Piancar-
pino il poi celebre missionario fra i Tartari. Fondata e governata che ebbe la provincia
germanica, dopo due anni Cesario volle ritornare a S. Maria degli Angeli presso il Santo
(1) Vedi Lempp p. 121-22.
(2) Mazzatinti Inventarii t. Ili p. 9 n. 59.
(3) Ihid. t. IV p. 156 n. 57.
(4) Ibid. t. VI p. 137 n. 90.
118 BIBLIOTECA
32 Patriarca (giugno 1223), dal qnalo ottenne di esser esonerato dal grave ofScio di Mini-
stro per vivere noi ritiro e nella preghiera (1).
Fin qui la storia, la quale però tace affatto il resto della vita e la morte di fr. Ce-
sario. Ma quel che non poco ci sorprende si è, che il Pisano nelle sue Conformità, il
Provinciale dell' Eubel, il Calalogus SS. Fratrum del Lemmens e il Chronicon 34 Gc-
ncralium tacciono affatto anche il nome del nostro Cesario! Senza quindi la cronaca del
da Giano, noi avremmo oggi ignorata pur l'esistenza di questo fervido discepolo del Santo,
come la ignorarono i ricordati cronisti. Ma al silenzio della storia subentra la leggenda che
ci dirà qualcosa degli ultimi anni della vita di Cesario, se lo storico saprà diradarla
dalla nebula di certe pretese rivelazioni, procreate da menti se non maligne certo inge-
nue e troppo esaltate in qnell' epoca di famose lotte e persecuzioni mosse contro i così
detti zelanti della regola francescana. Scendiamo fino ai tempi del celebre frate Angelo da
Clareno il quale scrisse il Chronicon de septem tribulationibtts Ordinis (e. 1323) e la
sua lettera cxcusatoria a Giov. XXII circa il 1318.
Egli è il primo e il solo che raccolse dalla bocca de' zelanti la tragica fine del beato
Cesario, che lo dice chiuso in dura carcere da frate Elia Generale (1232-39), ed ivi dopo
dee anni morto per la crudeltà del frate laico suo carceriere. Cosi sarebbe finito l' allevo
convertito da fr. Elia quando fu Ministro di Terra Santa! e tale sarebbe stata la fine
del primo allevo, del primo novizio che registri la provincia di Terra Santa! Il Clareno
francamente ne incolpa non solo frate Elia, ma anche « l'autorità » del mite pontefice
Gregorio IX, al quale (dice egli) fu intimato da un angelo, che in punto di morte do-
vrà render conto al tribunale di Dio per la morte di fr. Cesario. Checché ne sia di que-
sta pretesa « revelatione degna di fede » , che garba al Clarone, e checché della tragica
morte di Cesario, ci preme però constatare l' unanime silenzio anche de' più severi giudici
di Elia, fra i quali il Salimbene e TEccleston. Certo è però, che Elia venne deposto dal
generalato « propter iyrannidem quam in zelatores Ordinis exercuit » . {Ec^lest. in
Anal. frane, t. I p. 230). E l' antica tradizione dell' Ordine, ora constatata, fa capo a
questi due personaggi ben diversi tra loro, de' primi partiti che principiavano a scindere
r Ordine di Francesco : l' Eliano cioè e il Cesariano. — Ciò premesso, ci piace riportare
per intero il racconto del Clareno, servendoci della traduzione italiana d'un codice di
Siena che perfettamente si attiene al testo latino della Laurcnziana:
« Della morte di fr. Cesario et come il Papa vide l' anima si*a dagli angioli por-
tare in cielo.
« Comandò questo giudice [frate Elia] che frate Cesario, homo innocente et in tucte
le coso savio et sancto, sia incarcerato colli ferri a piei; et commettolo et dallo in guar-
dia ad uno frate layco crudele di natura et di costumi, il quale hodiava con tucto il cuore
frate Cesario et li compagni. Et cornandogli frate Hclya che diligentemente il guardasse
che non si fu^isse, et che attendesse advisatamente che ninno gli andasse ad favellare.
Sopravenendo la vernata, et essendo una volta l'uscio della prigione, dove stava frate Ce-
sario, aperto, era uscito fnore, et andavasi dinanzi alla prigione : et sopravenendo quel
frate layco chel guardava, et vedendolo andare faore della prigione, et pensando che esso
Tolesse fuggire, arrabbiossi di tanta furia che pigliò una stanga et percosselo tanto for-
temente et sì crudelmente che di quello colpo et di quella ferita il sancto homo poco iste
horando et dicendo : « Padre, perdona alloro die non sanno quello eh' essi fanno » ; et
rìngratiando Iddio, et raccomandando lo spirito suo ad Christo, et infra le parole della
(1) Anal. frane, t. 1 pp. 5, 11, 18, 31, 281-83: t. II p. 15-28. — Cfr. da Magliano Storia
t. I p. 460-64,
SECOLO xm. 119
sna oratione si morì. Et fti il prìmo ammazzato et ucciso per le mani de suoi fratelli: 32
come il primo martire Stephano horando per li persecutori, rendendo testimonio della ve-
rità sparse il suo sangue et goadangnò il regno del cielo et la corona del martirio se-
condo chessè provato per revelatione degna di fede. Perochè in quella medesima hora
che Tanima sua usci dal corpo, Papa Gregorio Nono, essendo facto in excesso di mente,
ridde portare dagli angioli una anima in cielo con una grande gloria, et colla corona et
palma del martirio: et maravigliandosi di quello che vedeva, volsesi all'angielo che gli
mostrava la visione et dimandollo dicendo : « Chi è costui che con iunia gloria et corona
di martirio chenne sale e monta in cielo »? Rispose l'angelo et dixe: « Questa si è l'a-
nima dell'uomo innocente fre. Cesario della magna [di Allemagna], per la quale anima
tu nel dì della morte tua araj ad rendere regione dinanzi addio : perochè per occasione
della tua auctorità, dopo la prigionia et gli ferri et molte aflictioni, le quali esso pa-
tientemente a sostemUe da frati suoi, per la fedele et pura observantia della sua regola
è stato ucciso dalloro: perlochè colla palma del martirio lieto et sicuro se nentra in
cielo » . Per la qualcosa il Papa, pieno d'ammiratione et di timore si conturbò et stupj :
et cercando con diligentia la verità del &cto, trovò che frate Cesario è morto et passato
ad Chrìsto in quella hora che lui aveva avuta quella visione, et congniobbesi esser stato
ingannato da frate Eelya et dagli comp^nj. Et dallora innanzi si guardò dallo loro
astutie et d'esser cosi loro familiare et parlare con loro et dalla singulare fiducia, per la
quale si confidava troppo di loro, tirandosene adietro. Et chiamati asse gli frati gli quali
stavano allora colini, manifestò loro quello che aveva veduto, et parlò con amaritudine
di cuore et con isdegno d'animo dicendo : « Che vuol dir questo, chessì tosto vi partite expon-
taneamente dalla innocentia et dalla dricta via, et lassate la charità la quale dovete
avere insieme ? ve imordete et mormorate l'uno dell'altro, contraponendovi l'uno inverso
dell'altro et perseguitatevi et mangiate voi medesimi: et come non vi curate dell'anime
vostre ? seguitando pertinacemente le vostre voluntadi così non vi sete guardati di giptare
et diponere il giudicio del signiore nello huomo innocente sopra il capo vostro, et di
convertire la benignità della nostra charità et nostra auctorità contro l'uomo sancto in-
giustamente. Oymè, oymè ! dixe esso Gregorio 9", or come tosto vi sete cominciati
ad partire dalla perfectione che vi de il vostro Padre et dalla pietà et carità che voi
vedeste in lui! attendete ad voi medesimi, et non vi gittate indietro post spalle, et non
siate negligenti per in latitudine di seguitare fedelmente la perfectione della vostra vo-
catione, et d'amarla s nceramente et adempirla sollecitamente et perseverantemente: pe-
rochè quanto la vostr. ; vocatione è più perfecta et più sancta, tanto sarà più pericolosa
la vostra subversione et ruina, et la vostra datmatione sarà peggiore, mò al presente,
et nel futuro iudicio (1) ».
1219 S. — Cenni critici suUa vita dei b. ft-. Pietro Oatani secondo discepolo
(1209) e primo Vicario di S. Francesco (e. 1212-17) ; primo Generale del-
l'Ordine dopo la rinunzia del Santo (1217-21), e suo compagno in Oriente
(1210-20).
Compendiamo il racconto per dilucidare alcuni punti cronologici troppo confusi, piut- 33
tosto che tessere una vita di questo santo discepolo di Francesco, quale già si ha nello
memorie troppo note.
Frate Pietro Catanì, prima studente nell' Università di Bologna (2), poi juris pcritus
et dominus Icgum (3), indi canonico della cattedrale di S. Rufino di Assisi, si aggregò a
Francesco poco dopo la vestizione di Bernardo e otto giorni prima di Egidio, cioè nel 1209;
(1) Dalla Chronaca della sette tribolazioni (fol. 47 s) versione ital. del 1505, Codice del
convento di Siena, favoritoci dal M. R. P. Razzoli attuale Ministro provinciale di S. Bo-
naventura.
(2) Sabatier Spec. Perf. p. 71. — Acta SS. 11 aug. t. VI p. 819.
(3). Jord. e. 11 in Anal. frane, t. I p. 5.
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120 BIBLIOTECA
e fu il secondo discepolo del Santo (1). Francesco, dopo la conferma della prima regola
(1210), 0 meglio nel Capitolo del 1212, qnando si decise d' intraprendere l'apostolato fuori
d' Italia, prescelse a suo Vicario il Catani, ajffidandogli l' immediato governo della nascente
famiglia. Più tardi, in un Capitolo generale (che per noi non può esser altro che il primo
celebrato nel 1217), il Santo volle rinunziare anche il supremo governo dell' Ordine la-
sciandone la cura allo stesso Catani, che per ciò dovrebbe anche annoverarsi tra i Mini-
stri generali dell'Ordine, e quindi il primo dopo S. Francesco (2). — Il mite vicario Ca-
tani fu quegli che un di si ebbe il duro comando da Francesco di trascinarlo per le vie
di Assisi legato con una fune al collo (3). Nel 1216, fu egli uno de' compagni del Santo
quando questi ottenne da Onorio HI la conferma della celebre, indulgenza della Forziun-
cula (4). Nel 1219, sostituitigli due vicari nel governo dell'Ordine, Francesco lo volle seco
in Oriente; ma alla hne del 1220 o ai primi del 1221, lo rimandava in Italia a ripren-
dere il governo dei frati. Il Catani moriva poco dopo in Assisi il 10 marzo 1221, e ve-
niva sepolto alla Porziuncula, assente ancora il S. Patriarca (5). Una lapide antica, che
tutt' og^ si vede nel muro esteriore della porta laterale della sacra Porziuncula, porta
questa iscrizione : )$( anno dni mccixi vi id. hastii corpus fb. p. catanii qui rac ekquib-
SCIT MIQBAVIT AD DOMINUM ANIMAM CUIUS BENEDICAT DOMINUS. AMEN.
1. Ora siamo alle questioni. E in primo luogo: fr. Pietro Catani fu egli realmente
il secondo discepolo del Santo, o un altro fr. Pietro d'ignoto casato, come vorrebbe il
Suyskens (6), e come lo vuole oggi il P. Eduardo D'Alenyon (7) archivista de' PP. Cap-
puccini? n Celano, senza dirne il nome, cosi ricorda la vestizione del secondo discepolo
del Santo, dopo quella di Bernardo da Quiniavalle : « Statim autem vir alter Assisii eum
secutus est, qui valde in conversatone laudabilis extitit, et quod sancte coepit, sanctius
postmodum consummavit (8) ». Più tardi^ la così detta leggenda de' tre Compagni sarebbe
la prima a dargli il nome di Pietro. « Petro nomine, qui etiam cupiebat fieri frater (9) ».
E Pietro è detto anche dal Bessa il secondo discepolo che seguì Francesco (10). Frate
(1) Tres Sodi e. 8. — Lemmens Docum. antiqua 1. 1 p. 38. — Sabatier Spec. e. 61. —
Chron. 24 Gen. p. 4, 75, e Bessa p. 667 (in Anal. frane, t. III).
(2) 2 Celan. par. 3 e. 81: < praelationis officium resignavit..., permansit exinde sub-
ditus usque ad mortem » ; e ibid. e. 88: «Non solum generalis officio resignavit, sed
propter maius obedientìae bonum gnardianum singularem expetiit; dixit enim fratri Petro
Cathanii cui pridem obedientiam sanctam piromiserat: Rogo te, etc.». — Lo stesso asseri-
scono S. Bonaventura Leg. maj. e. 6; lo Speculum (ed. Sabatier ce. 39, 61); e il Pisano
Conform. 8, fol. 52 v. ed. 1510.
(3) 1 Celan. I. 19. — Bonav. Leg. mai. e. 6 n. 2. — Spec. cit. e. 61.
(4) Sabatier Bartholi tractattis de Indulg. 8, 9. — Ofr. Papini Storia di S. Frane. I. 88. —
Panfilo Storia 1. 328-31.
(5) Jord. in Anal. frane. 1. 1 p. 4-5. — Chron. 24 Gen. ibid. t. Ili p. 30. — Pisanos loc. cit.
(6) Acta SS. 4 oct. t. II p. 581.
(7) SpicUegium Franciseanum: Epistola S. Francisci ad Minìstrum Generalem : cum ap-
pendice de fir. Petro Catanii (Romae, 1899) p. 26-31.
(8) 1 Celan. I. e. 10. I BoUandisti hanno post modicum, il Rinaldi e l' Amoni postmo-
dum, e nel cod. di Montpellier manca afiatto questo avverbio (c£r. Sabatier Spec. p. 71);
manchi o si legga come si Toglia questa parola, da essa non dipende punto la questione
come la fa dipendere il P. D'AIen^on. Dodici anni di vita religiosa del Catani possono so-
stenere il modicum senza inarcar le ciglia.
(9) Tres Sodi e. 8, in Acta SS. cit. e. 3 n. 28, p. 731.
(10) « Hulos aedificii lapis.... secondus frater Petrus » . Anal. frane, i. III p. 667.
SECOLO xm. 121
Leone poi, autore della vita del B. Egidio, sarebbe il primo a identificarci il secondo di- 33
scepolo Pietro col Pietro Catani, se fossimo certi che detta vita, qnale si ha nel Chron.
24 Gen. (1), sia veramente opera originale di fr. Leone e non piuttosto opei^a rimaneg-
giata ed ampliata più tardi o entro i primi del secolo XIV (2). Entro il secolo XIV,
l'autore del citato Chron. 24 Gen. (3), il Pisano (4), e molti elenchi de' primi dodici
discepoli identificano il Catani con Pietro, secondo discepolo del Santo (5) ; altri elenchi
poi, pure del secolo XIV e XV, chiamano questo discapolo col solo nome di Pietro (6).
Finalmente il primo e il solo Puteolano è quegli che nella metà del secolo XIV (e. 1344)
volle distinguerci Pietro il secondo discepolo, dal Pietro Catani che egli chiama uno dei
famigliari del Santo Patriarca (7), convinto forse dalle stesse ragioni che quattro secoli
dopo persuasero il Suyskens a distinguere due Pietri. Ora, le tre ragioni che convinsero
il Suyskens (ragioni che qui non staremo a ripetere per brevità) non ci pare che siano
veramente convincenti, né ci sembra che abbiano convinto lo stesso P. D'Alenfon. Questi
accoglie l'opinione del Suyskens, ma indottovi da due altre ragioni interamente nuove. Una
ragione del P. D'Alenfon sarebbe la citata testimonianza del Puteolano che distingue il
secondo discepolo Pietro, dal Pietro Catani; però questa testimonianza per noi non può
valere più di quella de' suoi coevi, il Pisano e il Chron. 24 Gen., compilatori forse più
autorevoli del Puteolano, e perchè cronisti speciali di cose francescane, e perchè l' uno non
dipendente dall'altro, scrivendo il primo in Italia e il secondo in Francia. Costoro con-
cordano con la tradizione francescana che mai distinse due Pietri. Se poi la citata vita
del B. Egidio fosse, come molti vogliono, opera genuina di fr. Leone, quest' autorità sa-
rebbe decisiva e in favore del Pisano e del Chronicon 24 Gen. — L'altra ragione, che
pel P. Annalista de' Cappuccini è decisiva, sarebbero gli Atti dell'invenzione del corpo di
S. Rufino, avvenuta nell'agosto del 1212. In questi Atti, dice il D' Alenpon, Pietro Catani
comparisce ancora come canonico della cattedrale di S. Rufino nel 1212 ; dunque, conchiude,
il Catani non entrò nell'Ordine nel 1209, come tutti dissero fin qui, ma dopo 111212; o
quindi non è lui il secondo discepolo di S. Francesco, ma un altro Pietro d'ignoto casato (8).
Anche questa seconda ragione reggerebbe a meraviglia se non avesse per base un falso
supposto. Il P. D'Alenpon, senz' avvedersene, cadde in una svista e confuse gli Atti del-
l'invenzione del 1212 coi miracoli di S. Rufino operati molti anni prima! Il Catani non
è punto mentovato canonico negli Atti e nella circostanza dell'invenzione, ma sì nell'e-
lenco de' miracoli operati dal santo vescovo di Assisi molti anni prima del 1212, cioè
prima dell' invenzione del suo corpo. Si veggano gli Atti nei Bollandisti (9).
(1) Anal. frane, t. Ili p. 75: «ubi B. Franciscus in quodam tuguriolo derelicto cum
fr. Bernardo de Quintavalle et fr. Petro Cathanii morabatur » .
(2) Non siamo in grado di decidere questa questione. Notiamo però che la vita di fr. Eigi-
dìo edita e creduta dal P. Lemmens opera originale di fr. Leone, non aggiunge a Pietro il
soprannome dì Catani. Docum. antiqua t. I p. 38.
(3) Anal. frane, t. III p. 4.
(4) Conform. 8, fol. 46 v. ed. 1510.
(5) Cfr. Sabatier Opuscides de eritique historique t. 1 p. 49, 277, 333. — Pisano Cbn-
forra. 8, fol. 52 v. ed. 1510.
(6) Cfr. ibid. Opusctiles t. I p. 361. — Anal, frane, t. III p. 640. — Miscellanea fran-
cescana Vili p. 91.
(7) Miscellanea francescana Vili p. 57-58.
(8) Spicilegium francisc. cit. p. 30-31.
(9) Ada SS. cit. p. 818-19 n. 8.
122 BEBLIOTBCA
33 Per ora adnnqne rimane salda la testimonianza de' nostri antichi che &nno entrare
il Catani nell' Ordine nel 1209, e ce lo additano come secondo nel numero de' primi di-
scepoli del Santo Fondatore. La sola testimonianza del Pnteolano non basta, crediamo, a
distruggere le ridoni e le testimonianze sovra esposte, fino a tanto che prove più serie
e più antiche non vengano a corroborare l' ipotesi del boUandista Snyskens e del P. D'A-
len9on.
2. La seconda questione è: qaando, e per qnanto tempo il Catani fìi Vicario di
San Francesco?
Tatti gli storici moderni dal Waddingo (1) fino al Sabatier (2), per tacere d^li altri,
attribairono al Catani un troppo breve vicariato : dall'estate cioè del 1220 (epoca del sap-
posto ritorno del Catani dall'Oriente) fino alla saa morte, occorsa il 10 marzo 1221, cioè
nn anno scarso di efimero vicariato ! — Negli antichi cronisti nalla troviamo che ci faccia
sapporre an cosi breve vicariato del Catani, che anzi da essi resalta tatto il contrario;
essi attribuiscono al Catani an lango governo dell'Ordine, sia come vicario, sia come ge-
nerale Ministro dopo la rinunzia del Santo Patriarca. Il Celano in proposito cosi si
esprime : « Franciscus.... paucis annis elapsis post suam conversionem, in quodam capitalo
coram omnibus fratribus de religione, praelationis officium resìgnavit dicens: Amodo sum
mortuus vobis; sed ecce, inquit, frater Petrus Cathanii, cui ego et vos omnes obediamus (3) ».
A questa espressione del Celano consona e lo Speculum del P. Lemmens (4) e quello del
Sabatier (5). Ora, se il Catani fosse stato eletto vicario nel 1220, non sarebbero passati
soltanto anni pauci dalla conversione, dì Francesco, ma quindici interi anni, perchè la
conversione perfetta del Santo avvenne nel 1206. E quindici anni non son pochi davvero in
soli vent'anni di vita santa di Francesco! Dobbiamo quindi riportare a parecchi anni
prima del 1220 il vicariato e il generalato del Catani, governo interrotto dal suo viag-
gio in Oriente (1219-20), e poi, crediamo, ripreso al suo ritorno in Italia, e continuato
fino alla morte.
Di più: per testimonianza unanime di tutti i cronisti, antichi e moderni, frate Ca-
tani fa il primo vicario del Santo ; ora, chi non sa che San Fnaicesco, assai di frequente
e per lungo tempo, si assentò da Assisi e dall'Italia, come avvenne nel 1212 quando,
incamminatosi per l'Oriente, visitò la Dalmazia, indi la Francia e la Spagna (e. 1214), e
nuovamente la Francia nel 1217? x Per decem et octo annorum spatium (dice il Celano)
quod tunc (1224) erat expletum, vix, aut nunquam requiem hàbuit caro sua, varias et
longissimas circuiens regiones, ut spargeret ubique semina verbi Dei (6) ». Ora, non è
possibile che Francesco, in tutte queste escursioni, abbia lasciato l'Ordine senza un vicario ;
e, d'altro lato, non sappiamo che lo abbia retto altri, fuori del Catani. Solamente più
tardi e dopo la morte sua fri surrogato dal celebre fr. Elia nel 1221. (Vedi a p. 111).
In terzo luogo dobbiamo considerare che i &tti narratici dallo Speculum e dal Ce-
lano relativi alla vita del Catani (per es. i capitoli: Spec. 38 = 2 Cel. 3. 35. — Spec. 39 =
2 Cel. 3. 81. — Spec. 46 = 2 Cel. 3. 88. — Spec. 58. — Spec. 64 = 1 Cel. 1. 19. —
e probabilmente si riferiscono anche al Catani i capp.: Spec. 4 = 2 Cel. 3.124. —
(1) AnmUea t. I p. 345, t. II p. 1-2.
(2) Cfr. Spec. Perf. p. 71.
(3) 2 Celan. 3, e. 81.
(4) Doeum. antiqua II. n. 14.
(5) Spec. Perf. e. 39.
(6) 1 Celan. 2, e. 4.
SECOLO xm. 123
Spec. 8. — Spec. 40 = 2 Gel. 3.82. — 8pec. 112 = 2 Cel. 1.2), non sì possono ad- 33
densaro in aii anno scarso di yicarìato assegnatogli fin qai dai memorati autori. Fn dun-
que ben lungo il suo governo, com« ce lo attesta anche un Codice di rispettabile anti-
chità, che cosi si esprime : « Frater Petrus Catanii postquam venit ad Ordinem fuit diu
vicarius beati Francisci (1) » .
Assegnato, come fuor di dubbio, un governo molto più lungo al Catani, in qaale
anno dovremmo assegnargli detto governo ? A nostro giudizio, il vicariato del Catani deve
necessariamente rimontare o verso il 1210, dopo la conferma della prima regola, o al più
tardi nel 1212, quando oramai Francesco si era deciso all'apostolato fuori dell'Umbria;
apostolato che iniziò nel 1212 col viaggio in Dalmazia, coi viaggi senza tregua por tutta
Italia, per la Francia, per la Spagna e per l'Oriente, e che ebbero fine quando il Signore
gl'impresse le sacre stimmate (1224). 6ia il Papini, prima di noi, suppóse il vicariato
del Catani verso il 1214 quando, com'egli afferma, Tommaso da Celano aspettava il ri-
torno di Francesco in Assisi per esser ammesso all'Ordine (2).
3. La terza questione sarebbe: fa realmente il Catani anche Ministro generale del-
l'Ordine?
Il compilatore del Chronicon 24 QeneraUwn scrisse che, vivente S. Francesco,
« nuUus fuit electus vel ab Ordine tanquam Generalis receptus (3)». Ma ragioni più se>
rie, la testimonianza esplicita del Celanese, di S. Bonaventura, dello Spcculum Perfectionis
e del Pisano, citati in principio di questo articolo, dicono invece che il Catani fu non solo
vicario, ma anche il primo Ministro generale (4) dopo la solenne e pubblica rinunzia del
Santo &tta in un Capitolo generalo, che necessariamente dev'esser quello celebrato nel
mag^o 1217, e che fn il primo Cap. gen. dell'Ordine; perchè il Catani nel secondo Cap.
gen. del 1219 parti col Santo per l'Oriente, o nel 1221, epoca del terzo Capitolo, il
Catani era già morto.
n Pisano quindi, con molta ragione, distingue due elezioni in persona del Catani
quando scrive : « Hic frater Petrus primo fuit B. Francisci Vicarius, et demwn beato Fran-
cisco renuntiante officio generalatus coram fratribus, ipse fr. Petrus factus est generalis
minister (5) » .
4. La qiiarta questione sarebbe: la celebre lettera che il Santo Patriarca diresse
« ad quendam Ministrum * e secondo altri Codici « fratri N. Ministro generali (6) » , fu
indirizzata al Catani o ad altri?
Quattro Codici, quello del Vaticano n. 7650 edito dal P. d' Alen9on, quello d' Ognis-
santi edito dal Sabatier (7), e quelli di S. Isidoro e di Foligno usati nell' edizione de' PP.
di Quaracchi, portano l' intestazione della lettera al Ministro generale. Cosi pure il testo
L
(1) Cod. misceli, mcmbr. S. Antonii de Urbe, fol, 57 r. ; cod. della prima metà dei sec. XIV.
(2) Papini Storia di S. Frane, t. I p. 81. Pii'i sotto, a p. 109, nn. 18 e 19, interpreta
a suo modo troppo vago i' espressione del Celano i)ancis annis elapns da noi su riferita.
(3) Anal. frane, t. Ili p. 30.
(4) « Primus generalis minister > , Sabatier Spec. p. 112.
(5) Conform. 8, fol 52 v. ed. 1510. — II B. Francesco da Fabriano (1251-1322) nella raa
cronaca citata dal Wiiddingo (an. 1267 n. 5, t. IV p. 277) scrive: De supradicto fr. Petro
Cnthanii, quod fnerit Generalis Minister, hafjetur ex dictis fr. I^onis e te.
(6) Edita dal P. Ed. d'AIen90n in SpicHegium cit. p. ^7-21; dal Sabatier in BartìtoU
p. 113; e dai PP. di Qoaracchì in Opuscula S. P. Francisci^. 108-10, cfr. ibid. le osserra-
zioni critiche a p. 189-92.
(7) BarUioU Traclatus, p. 113 s.
124 BIBLIOTECA
33 datoci dal Pisano e da altri (1). II titolo premesso al santo che ne dà il Waddingo (2)
ha espressamente « Beverendo in Cho. Patri fratri Petro generali Ministro, fr. Fran-
dscus saluteni*. Il Sabatier (3) e il Lempp (4) la vogliono diretta ad ogni costo a fr. Elia,
ma le ragioni dateci non convincono affatto. Gli editori di Qaaracchi, e il P. d'Alenfon
la credono diretta piuttosto ad un Ministro provinciale qualunque. Ma nulla impedisce,
crediamo noi, che della lettera diretta principalmente al Catani, sia stata diramata auten-
tica copia anche a tutti i Ministri provinciali. Ma altre ragioni possono resultare dal con-
tenuto della stessa lettera.
Francesco scrive al Ministro « quod non sit aliqnis frater in mtmdo, qui peccaverit,
quod postquam vidarit oculos tuos, unquam recedat sine misericordia tua.... De omnibus
autem capitulis, quae sunt in regula» quae loquuntur de mortalibus peccatis. Domino adin-
vante, in capitalo Pentecostes cum Consilio fratrum faciemus istud tale capitulum : Si quis
fratrum etc. Hoc scriptum, ut melius debeat observari, habeas tecum usque ad Penteco-
stom : ibi eris cum fratribus tuis. Et ista et omnia alia, quae minus sunt in regula, Do-
mino Deo adiovante, procurabis adimplere (5) » .
Dal tenore di questa lettera resulta in primo luogo, che essa fu scritta dal Santo
dopo la prima regola, e qualche tempo prima della seconda regola cui collaborò il B. Ce-
sario da Spira verso la Pentecoste del 1221, come resulterebbe dal cronista fr. Gior-
dano (6), e confermata più tardi il 29 novembre 1223 da Onorio III. Quindi, non senza
fondamento, il Waddingo riporta questa lettera sotto l'anno 1221 (7). In secondo luogo
apparisce che la lettera era diretta a colui cui erano soggetti i frati di tutto il mondo.
In terzo luogo, da essa si raccoglie che era vicino un prossimo Capitolo generale (8) da
celebrarsi nella Pentecoste, a S. Maria degli Angeli, per aggiungere nella regola un nuovo
capitolo Si quis fratrum mstigante inimico mortaliter peccaverit, cbe infatti venne ag-
giunto e si trova al cap. VII della seconda regola. Ora qual è questo Capitolo generale ?
Non può essere certamente né il primo celebrato nel 1217, né il secondo del 1219, por
la semplice ragione che il Si quis non si trova nella prima regola, la quale subì varie
giunte sino al 20 Settembre 1220. Dobbiamo dunque cercare un Capitolo generale dopo
questa data; e per noi non può esser altro che il famosissimo delle Stuoie celebrato il
30 maggio 1221, dopo il ritorno del Santo dall'Oriente e quando, come abbiamo notato
col Giordano, il B. Cesario collaborò alla seconda regola per ordine del Santo, inseren-
dovi allora il ricordato capitolo Si quis fratrum. Ma quella lettera, ci potrebbe obbiettare
(1) Conformità 12. — Un testo italiano del aec. XV, edito dal Sabatier (ibid. p. 113,
n. 2) la dice diretta ed generale ministro del mondo, ed é il solo codice che favorisce l'opi-
nione del Sabatier avendo l' incipit e a frate Helya Ministro > .
(2) Annales an. 1221, t. II p. 1, n. 1.
(3) Bartholi p. 113 s. e altrove.
(4) Fr. Elie de Cartone p. 169 s.
(5) Opu8cula S. P. Frane, p. 109-10.
(6) Cfr. Anal. frane, t. I p. 5, n. 15. Potrebbe anco asserirsi, che il Santo diede que-
sto incarico al B. Cesario nel giugno del 1223 al suo ri tomo dalla Germania; ma l'ordine
cronologico del racconto di Giordano vi si oppone, se non erriamo.
(7) Anche il Sabatier {Bartk. p. 117) la vuole datata nel 1221.
(8) Capitolo generale nel vero senso, ossia universale, che si convocava ogid tre anni
e non già in un Cap. gen. ci8m.ontano, che si celebrava annualmente in Assisi; una giunta
alla regola doveva interessare l'Ordine intero, quindi se ne doveva trattare in un Capitolo
generalissimo.
SECOLO xm. 125
qualcuno, poteva alludere al quarto Capitolo generale celebrato nella Pentecoste del 1223 33
(ultimo Capitolo generalo vivente il Santo), anno famoso per le molte dispute sulla regola
e per la relativa approvazione pontificia. A questa supposizione, che sconvolgerebbe troppe
cose, rispondono bastevolmente le sovra esposte serie ragioni: la testimonianza del citato
fr. Giordano da nessun contemporaneo contradetta; la stessa opinione del Sabatier che
assegna alla lettera la data del 1221, prima del Capìtolo generale-, e in favor nostro, la
generalità de' Codici che la^ vogliono indirizzata al Ministro generale che per noi è il Ca-
iani (»^ 10 marzo 1221) e non fr. Elia. E poiché la lettera allude senza dubbio ad un
prossimo Capitolo generale, questo non può essere il Capitolo del 1223 senza attenuare
tutte le serie ragioni che militano in favore di quello pel 1221, e senza rifare la storia
su pure e vaghe ipotesi, prive di qualunque fondamento.
5. La quinta ed ultima questione si riferirebbe al ritomo dall' Oriente del Caiani e
alla data della morte sua. — Secondo la già riportata iscrizione sepolcrale, che, per
quanto apparisce dai caratteri semigotici del tempo (1), non può oltrepassare il secolo
XIII 0 XIV, il Catani sarebbe morto il 10 marzo del 1221 (Mccxxr. vr id. mabtii), e
non già nel 1^24 secunda die martii, come interpretò il dotto Minorità Spader suppo-
nendo doversi leggere la data della lapide in questo modo : mccxxiv. il d. mabtii (2). Noi
non seguiteremo il Guasti (3) chiamando una stranezza Y industria dello Spader che pre-
feri leggere 1224, né giureremo sulla fedeltà, de' punti dell' incisore Assisano, tanto pia che
allo Spader favorisce il Chron. 24 Gen. che registra la morte del Catani precisamente sotto
r anno 1224 (4), senza perciò giurare neppure sulla fedeltà di questo cronista. Il dotto con-
ventuale Papini decifra in altro senso l' iscrizione e pone la morte del Caiani un anno dopo,
cioè, al 10 marzo 1222. Egli scrive: «Passo a render ragione, perchè io abbia detto
morto fra Pietro ai 10 marzo 1222, mentre l'epitafio segna 1221. Questo era lo stile
comune allora nel Cristianesimo di cominciar 1' anno dal 25 di marzo, o dal l" aprile ;
sicché fino a tutto marzo si diceva 1221, quando già l'anno 1222 era di ire mesi secondo
lo siile romano, ora comune già da più secoli. A questo debbesi stare da chiunque tratta
le cose antiche e le pubbliche per i tempi correnti. Io l' ho fatto, ed il Caiani segnasi
morto a' 10 marzo 1222, che è lo stessìssimo tempo del 10 marzo 1221, secondo il com-
puto allora comune (5) » . Il calcolo reggerebbe se il Papini ci poteva assicurare che gli
Assisani usavano il vecchio stile e non il romano. Il Sabatier, in uno studio speciale
sulle date usate nel secolo XIII in Assisi, nulla potè risolvere di preciso (6). Del resto,
lo siile romano era spesso usato da' notai imperiali e apostolici di Assisi con la formola :
Anno a naUvitate Domini. E poi, ammesso il computo del Papini, si scompiglierebbe tutta
una cronologia di fetti precedenti e susseguenti, cronologia certa e ftiori d' ogni questione;
come ad esempio il viaggio del Santo in Oriente (1219), le celebri missioni in Germania,
il vicariato di fr. Elia ecc., fatti compiuti nel Capitolo generale del 1221, e che non pos-
sono trasportarsi al 1222 senza serie prove in contrario e senza sconvolgere tutta una
storia come ha voluto fare il Papini, credendo giusto e inconcusso il suo calcolo.
(1) Vedasi la riproduzione fototipica nel cit. SpicUegitm, nella Miscellanea del Paloci,
nel Panfilo Storia di S. Frane, t. I p. 327.
(2) Vedi Panfilo Storia cit. t. I p. 327.
(3) Basilica di S. Maria degli Angeli p. 29.
(4) Anal. frane, t. Ili p. 30.
(6) Storia di S. Frane, t. I p. 187.
(6) Spec. Perf. p. ccxn-rv.
126 BIBLIOTECA
88 Ammessa corno certa la morte del Catant nel 10 marzo del 1221 (poiché non ab-
biamo una seria ragione per porla in dubbio), è necessario concladere che egli fosse tor-
nato di fresco dall'Oriente ove col Siinto area trascorso qnasi tutto l'anno 1220, come
abbiamo notato altrove, e forse anche i primi mesi del 1221. Il cronista Giordano ce lo
presenta come ritornato insieme col Santo e cogli altri compagni (1) ; sarà vero, e sarà vero
eziandio l'asserto del Cliron. 24 Qen. che dire morto il Catani e àbsente sondo Francisco »
e sepolto a S. Maria degli Angeli (2). Il Catani quindi, sia che ritornasse insieme col Santo
(per chi volesse attaccarsi alle parole del Giordano), sia che precedesse di qualche mese
il ritorno del Santo (come vogliamo credere noi), dovette arrivare qualche tempo prima
in Assisi, munito della predotta lettera del Santo, per riprendere l' interrotto governo del-
l'Ordine, per ridonare la calma ai frati, ed avvisarli del ritorno di Francesco e del pros-
simo Capitolo generale da convocarsi nella Pentecoste (30 maggio 1221). Ma giunto in
Assisi e ridonata la pace ai frati, egli poco dopo spirava nella pace de' giusti, ai 10 di
marzo 1221, « absente sancto Francisco » ; qnando forse Francesco rinavigava dall'Oriente
verso l'Italia, o forse, già ritornato, si recava direttamente dal Pontefice per informarlo
del suo ritomo e de' bisogni dell' Ordine.
E qui abbiamo finito di esporre le nostre osservazioni. Aggiungiamo un brano sul
Catani che ricaviamo dall'importante Cod. memb. S. Antonii de Urbe, ms. della prima
metà del secolo XIV, che è una delle fonti storiche francescane certamente anteriore al
Pisano e al Chron. 24 Gen., ambe compilazioni della seconda metà del secolo XIV.
« Frater Petrus Catanii qui fuit primo canonicus maioris ecclesiae de Assisio post-
quam venit ad Ordinem fuit diu vicarius B. Francisci. Nam B. Franciscus nec proprium
habere volens, nec ipsam praelationero, voluit eum esse sibi vicarium. Bedions autem beatus
pater et eum, quem mnltnm dilexerat, defunctum in loco aanctae Mariae de Ang^s inve-
niens, et miracula multa facientem, ac populum et maxime mulieres confluentes ad locum
sepulturae eius et offerre linum et lanam et alia : accesit ad locum sepultnrae, et clamans
dixit: Frater Petre, mihi semper fuisti obediens in vita tua: modo, quia nimia moìesiamur
a saecularibua, debes etiam obedire mihi: unde praecipio Ubi per obedientiam quod cesses
ab istis miraculis. Et statim cessavii, nec amplius miracula fecit * (Cod. cit. toì. 57 r.).
1 Quando beatus Franciscus resignavit officium praelationis in capitalo generali, post
verbum resignationis, &cto vicario suo fratre Petro Catanii, surgens iunctis manibus, et
ocnlis in coelum erectis dixit : Domine, tibi recommendo familiam tnam, quam mihi hacte-
nus commisisti; et nunc propter infirmitates quas tu nosti, dnlcissime Domine, curam eius
habere non valeo: ipsam recommendo ministris; teneautnr ipsi, in die iudicii coram te.
Domine, reddere rationem, si aliquis firater, eorum vel n^ligentia vel malo exemplo rei
aspera correctione, perìerit» (Cod. di fol. 60 t.).
1220 — Fr. Ste&no da Nami, discepolo di S. Franoeeco, ed reca in Oriente ecc.
(Ex Cod. memb. 8. Antonii de Urbe saec. XIV).
34 n cronista fr. Giordano raccontando (Vedi sopra num. 11) le gravi perturbazioni avve-
nute in Italia, nell' assenza di Francesco in Oriente, ricorda come un « quidam frater laicus
mdignatus, sine licentia Vicariorum transfretavit * e venne in Siria, per informarne il
(1) AnaL. frane, t. I n. 14: «Franciscus.... assumptis secnm fratre Helia et fratre Pe-
tro Gathaniae et fratre Caesario et aliis fratribus, rediit in Italiam > .
(2) Anal, frane, t. Ili p. 30-31.
SECOLO xra. 127
1
Santo ecc. — I posteriori cronisti ci trovarono e il nome e la patria di qnesto fervido discepolo 84
di Francesco. Egli è detto frate Stefano prima dal Mariano (1) e dal cronista de Komorowo, e
poi da altri : — « Super quibus constitntionibus [Vicariomm] quidam fratres indignati,... fra-
trem St&plianum laycum, beati patris discipulum (ut dicit registrum ordinis), miserunt post
beatnm patrem, ut suas eidem tribulaciones enodarent(2) ». Il lacobilli (3) e il P. Agostino
di Stroncone (4) lo dicono della città di Narni, come pure il Hueber (30 Dee.), il Mazzara
(28 Dee. t. XII p. 385), ed altri. H Waddingo però lo dice « ignotae patriae, yir sanctus....
In sancta humilitate pius hic yir, suos dies transegit, probe edoctus ab ipso Institutore.
Ubi requiescit ignoratur » ; così pure non sa assegnarci Tanno della morte, e la pone circa
il 1258 (5). I citati lacobilli e P. Agostino (1. e.) aggiungono, non sappiamo su quale
testimonianza, che il B. Stefano, ritornato col Santo dalla Siria in Italia, fu di bel nuovo
rimandato in quelle parti della Terra Santa in compagnia di altri frati, nel 1221. E che
indi, ritornato definitivamente dalla sua missione non si sa quando, mori in Assisi il
31 Dee. 1258, e venne sepolto nel cimitero di S. Maria degli Angeli. — Poiché trattiamo
di uno dei primi frati e discepoli del Santo in Terra Santa, crediamo bene di riportare il
seguente brano inedito che riproduciamo da un Cod. miscellaneo del Convento di S. An-
tonio .di Roma, brano assai importante si per la vita del b. Stefano, che per la storia
deir Ordine di que' tempi. H racconto è d' uno de' contemporanei al beato, cioè di frate
Tomaso da Pavia, Ministro provinciale della Toscana circa il 1260 (6), il quale per noi
è quel Tomaso che vedremo più sotto ricordato nella Leggenda o Vita del B. Benedetto
d' Arezzo, e autore della cronaca Gesta Imperatorum et Pontificum edita alcuni anni sono
nei Monum. Germaniae historìca Script, t. XXII pp. 483-528. Del cronista fr. Tomaso,
stato pure in Oriente, parleremo a suo luogo sotto 1' anno 1280 di questo volume. Ora
sentiamo fr. Tomaso:
« Frater Thomas de Papia, provincialis Minister in Thuscia diiit quod quidam Ste-
phanus nomine, simplex et tanta puntate praeditus ut vix eum crederes posse mentir!,
narravit sibi quae infrascriptis continentur. — In initio Ordinis, aiebat, consuetudo foli
quod beatus Franciscus volentes venire ad Ordinem recipiebat, indutosque habitu et funiculo
succintos, recommendabat abbatiis et ecclesiis^ quia loca in quibus eos poneret non habebat,
praecipiens ipsis fratribus ut Deo devote servirent, et ecclesiis in quibus locabat eoa obse-
quium impenderent. Contigit igitur ut hunc fratrem Stephanum reciperet, eumdemque iir
quadam abbatia locavit cum socio. Post duos vero annos beatus Franciscus ad eamdem
abbatiam rediit, ibique fratrem praedictum reperit. Quos (sic) cum ibi posuerit, quaesivit qua-
liter eonversatus fuerit, [et] a monacis loci diligenter investiga vit. Cumque a cunctis testimo-
nium laudabile de vita fratris audisset, ipsum se comitari iubet, et per plures annos as-
sumpsit in socium specialem. Cum autem ad domum cuiusdam dominae nobilis solus cum
solo venisset, ipsa pannum tintum ad fòciendam casulam sacerdotis beato Francisco de-
vote obtulit; quo suscepto ad quoddam monasterium monachorum ad hospitandum vene-
runt. Dumque beatus Franciscus cum abbate familiariter loqueretur, quidam conversus,
diutina infirmitate egrotans, horribiles mugitus et querelas emittens, maledicebat omnes ha-
bitantes in monasterio, quia sibi in nullo subveniebant in tantis angustiis constituto. Ac-
cedit igitur Sanctus ad eum cum socio, monet ad patientiam, divinam providentiam laudai
quae mala convertit in bonum, placat egrotum verbo, et culpam suam recognoscere monet,
(1) Ap. Wadding Annoi t. I p. 94, 312, 332.
(2) Pr. Jean, de Komorowo Memoriale Ord. Fr. Minorum, Leopoli 1886, p. 79.
(3) Vite de' Santi e Beati deW Umbria, Foligno 1661, t. Ili p. 256.
(4) Umbria Seraf. in Misceli, frane. II. 52.
(5) Annate» t. IV p. 92.
(6) Come si ba dal Terrinca Theatrvm Etrusco-Minorit. p. 31.
128 BIBLIOTECA
34 ostendit ei affectum compassionis. Et quia nudnm et inhoneste iacentein videbat: «affer, in-
quit, mihi, frater Stephane, pannum quem domina dedit nobis ; casnlas enim bone invenie-
mus si necessariae fnerint, hic nados vestiendus est, ut impleamus Christi mandatum » .
Eidem pannum apportavi, et manibus suis vestimentum incidit atque suit; et antequam
egrederetur de loco ilio, egrotum visitans, nudum vestivit. — Dicebat idem frater Ste-
phanus quod b. Franciscus nulli mulieri familiaris esse volebat, nec familiares mulieres
mulieribus acceptabat: ad solam beatam Claram videbatur affectum habere. Nec enim,
quando cum ipsa aut de ipsa loquebatur, cam suo nomine nominabat, sed Christianam
appellabat eam. Illius et monasterii sui curam habebat. Noe umquam ipse aliud mona-
sterium mandavit fieri, licet tempore suo aliqua monasteria constructa faerint, procura-
tione quorumdam. Et cum intellexisset quod mulieres congregatae in dictis monasteriis di-
cebantur sorores, vehementer turbatus, fertur dixisse : « Dominus a nobis uxores abstulit,
dyabolus autem nobis procura vit sorores » . Dominus Ugolinus episcopus Ostiensis, qui erat
protector Ordinis Minorum, ipsas sorores magna affectione fovebat. Et cum quadam die
beato Francisco, volenti ab eo recedere, eas recommendaret : «Frater, inquit, recommendo
tibi dominas illas » , Tunc beatus Franciscus yllari vultu respondit : « Sancte pater, de cetero
non sorores nòminentur minores, sed dominae, sicut nunc recommendando eas dixistis » . Et
ex tunc dictae sunt dominae, non sorores. — Non multum post hoc, mortuus est fr. Am-
brosius de ordino Cistersiensium poenitentiarius, cui dictus dominus Ugolinus curam prae-
dictorum monastoriorum commiserat, praeter quam monasterium sanctae Clarae. Tunc
fr. Philippus Lotìgus procuravit sibi committi monasteria supradicta, auctoritatem habere
a summo Pontifice, ut in eorum obsequia secundum arbitrium suum fratres deputaret Mi-
nores. Quo audito, beatus Franciscus turbatus est vai de, maledixit illi sicut sui Ordinis
destructori. Dicebatque dictus fr. Stephanus quod hoc verbum ab ore boati Francisci au-
divit: « huc usque fìstula fuit in carne, spesque curationis erat, ex nunc autem in ossibus
radicata incurabilis prorsus erit». Dictus fr. Stephanus ex mandato praedicti fr. Philippi ad
quoddam monasterium dominarum accessit, et cum semel iret cum beato Francisco de Be-
vanio ad alium locum, postulavit veniam ab eo, quia de mandato dicti fratris Philippi
ad monasterium accessisset. Tunc Sanctus increpavit eum dure, iniunxitque ei prò poeni-
tentia ut vestitus sicut erat in fluvium se proiiceret iuxta quem ambulabant. Erat autem
hoc in mense decembri. Madescens autem et tremens prae nimio frigore, per duo magna
miliaria, beatum Franciscum usque ad domum fratrum comitatns est. — Item idem fr. Ste-
pìianus, sicut dicebat, cum beato Francisco et quibusdam fratribus in qnodam heremito-
rio per plures menses moratus, coquinae et mensae fratrum curam gerebat. Eratque eis
omnibus hic modus vivendi: ex mandato beati Francisci, in silentio et oratione esse, do-
nec dictus fr. Stephanus eos per sonum teguìao ad prandium vocaret. Eratque consuetudo
b. Francisci circa horam tertiam de cella exire, et si quando in coquina ignem non vi-
debat, colligebat manipulum herbarum, advocans in silentio fratrem Stephanum : « Vade,
dicebat, et coque herbas istas aliquantulum, et bene erit fratribus » . Item dicebat quod pln-
ries, cum dictus fr. Stephanus ova aliqua sibi data et caseum coxisset prò fratribus, beatus
Franciscus laetus comedebat cum eis, et laudabat prudentiam coqui sui. Aliquando autem cum
quadam turbatione vultus aìebat: «Nimis fecisti frater: nec volo quod cras aliquid facias».
Èie vero timoratus, beati Francisci voluntatem implebat. Cumque sequenti die mensam orna-
tam frustis panum diversi generis b. Franciscus aspiceret, cum magna laetitia cum fratribus
recumbebat. Interdumque dicebat : « Frater Stephane, quare non fecisti nobis aliquid ad eden-
dum?» Quo respondente, quia tu dixisti mihi quod non facerem, dicebat sanctus Franciscus:
« Discretio bona est : nec semper implendum est quod dicitur a praelatis » . — Haec prae-
dieta asseruit fr. Thomas se a dicto fratre Stephano andivisse. Ad laudem Christi » (1).
1220. — Fr. Luca di Puglia Ministro Provinciale di Romania (e di Terra
Santa) e stabilimento de' Minori in Costantinopoli.
86 Biassnmiamo qui il più antico documento che ricordi i Minoriti in Costantinopoli nel
1220, sotto il dominio ancora degU imperatori latini. In esso documento fr. Luca è ricordato
(1) Cod. memb. S. Ant. de Urbe aaec. XIV, fol. 58v.-59v.
SECOLO xra. 129
qual Ministro provinciale di Bomania, ossia di Grecia, che fino al 1263 era tutta ana prò- 36
Tiucia colla Terra Santa. Frate Luca, che noi ricordammo (1) come d' ignota patria, ci è
detto nativo di Puglia dall'agostiniano P. Palmieri che consultò il presente archivio
de' PP. Conventuali di Costantinopoli. Ma o lui o le memorie dell' archivio troppo recenti,
errano dicendolo provinciale nel 1219 (2), quando sappiamo di certo che in detto anno il
primo provinciale di Romania, della Terra Santa e di tutto il Levante, era il celebre frate
Elia, di cui abbiamo già detto abbastanza nel precedente articolo, al n. 31. Anche il nostro
P. Panfilo assegna a frate Luca lo stesso anno, e per isbaglio lo dice anche primo Ministro
provinciale.
Ora ecco il sunto del documento pontificio Che ricorda i Minoriti in Costantinopoli:
Un tale sacerdote Giovanni, « Praepositus ecclesiae SS. Apostolorum Constantinopo'
ìifanae», perseguitato da certi suoi emuli, venne a Boma per giustificarsi dal Papa nel 1220.
Fra le accuse mosse contro di lui era anche questa, di aver cioè fatto il voto di abbrac-
ciare l'Ordine de' Minori nelle mani di frate Luca « Magistro Fratrum Minorum de
partibus JRomaniae, in cuius vovisse manibus idem Praepositus dicebatur » . La promessa
0 voto di questo prete sembra vero, poiché frate Luca, venuto anche lui in quel tempo
a Boma, rinunziò ad ogni pretesa sul sacerdote, in presenza del Pontefice : « Fratre Luca....
coram Nobis omni cantra eum liti cedente » . Il Papa quindi libera da ogni accusa il
sacerdote Giovanni rinviandolo a Costantinopoli con lettere di protezione, una diretta al
card. Giov. Colonna suo legato (data 9 dee. 1220), e l'altra a Matteo Patriarca latino di
Costantinopoli (con data de' 18 feb. 1221). Da questo fatto ci risulterebbe che già da que-
st' anno 1220 i Minoriti erano stabiliti a Costantinopoli (3). Lo Sbaralea suppone, ragio-
nevolmente, che frate Luca siasi recato da Costantinopoli a Boma fors' anco per informare
il Papa dello stato e relazioni tra le due Chiese (4).
1221 8. — B. Be ledicti Sinigardì de Aretio vita et miraouia, ex ma. ood.
FranoiBci R idi Patrioìj Aretmi n° 57 (nunc Bibllotheoae National. Floren-
tinae inter aodd. Palatinos n. 266 fol. 314r.-318r.).
1. — Quando nel febbraio del 1900 studiavamo nella Nazionale di Firenze, casual- 36
mente ci capitò tra le mani il citato cod. miscellaneo scritto quasi tutto dal Redi verso
il 1661, e non sospettavamo punto la grata sorpresa di leggervi una vita o legenda del
nostro B. Benedetto apostolo e Ministro provinciale della Terra Santa, scritta da un certo
Nanni di Arezzo nel 1302. Sapevamo d'una simile legenda citata ed usata abbondante-
(1) Serie Cronologica de' Super, di T. S. n. 2. — Fra Luca è ricordato anche dal Papini,
qual provinciale Ministro di Bomania e di tutto il Levante, proyincia (dice lo stesso storico)
che nel 1260 [corrige in 1263] Tenne divisa in due; in quella di Bomania e in quella di
Siria o Terra Santa. Storia di S. Francesco (Foligno 1825) t. I p. 100 e 184.
(2) Palmieri Dagli archivi de' Conventuali di Costantinopoli (Boma 1901 p. 4) opuscolo
estratto dal Bessarione rivista, an. V voi. VII n. 53-54.
(3) Dette lettere sono nello Sbaralea BuUarium t. I p. 6-8.
(4) BuU. cit. p. 7 nota £.; ove anche sappone, non sappiamo con quanta ragione, che
frate Luca si sia portato a Roma ea^to nùnisterio anno superiori cioè nel 1219. Tatta
questa confusione sulla cronol(^ia dei Provinciali d' Oriente proviene dall' aver ignorato il
Chronicon di frate Giordano che è il primo che ricordi il provìncialato di frate Elia in
Oriente dal 1217 sino al suo ritome col Santo in Italia (1220).
BUtUot. — Tom. I. 9
130 BIBLIOTECA
36 mente dal Pisano (1), e con breve cenno ricordata da frate Paolino Veneto, vescovo di
Pozzuoli (1324-44), autore del Provinciale Ord. FF. Minorum edito dall' Eubel (2). Sa-
pevamo pure d' un' altra leggenda usata dal Chronicon 24 Generalium (3), non poco
discorde da quella usata dal Pisano (come vedremo); oltre un racconto sulla vita e pro-
digi di Benedetto attribuito dal Waddingo a Bernardo da Bessa (4). Ora, di tutte questo
leggende, e se qualche altra vi fu ancora (5), noi non possedendo che alcuni brani o in-
dicazioni tramandateci dai mentovati cronisti, questa del Nanni era la sola che ci si sve-
lava nella sua integrità, e, quel che più importa, ricca nella sua brevità di nuove notizie
sulla vita del Beato. Senz'altro quindi la trascrivemmo fedelmente ; e volevamo pubblicarla
in qualche periodico, più come una delle fonti antiche usate dal Pisano (onde purgarlo
in parte della stupida taccia di fabbricatore di favole) che come scoperta d'un importante
documento contemporaneo al Beato. Differendo, ci riserbavamo di darla con altre notizie
in questa nostra raccolta; quando le gentili insistenze dell'amico Mons. Faloci-Pulignani
ce la rapirono per darla nella sua preziosa Miscellanea francescana agli amatori di cose
rare ed inedite (6). Ma, a dir la verità, che non può dispiacere al dotto critico Faloci,
noi ci aspettavamo molto di più dalla sua vasta erudizione francescana nella prefazione
che egli vi premise : ci aspettavamo specialmente più chiarezza di giudizio sulla leggenda
di Benedetto : se una o più leggende si ebbero, e quanta e quale la dipendenza fra loro :
e, quel che più interessa, maggior giustezza di criterio sul valore di una leggenda per
quanto mista di favole; se favole chiamar si possano pie esagerazioni inspirate dalla pietà
e poesia popolare, ma sempre in base d'un fatto certo.
Non dispiaccia quindi all'egregio amico, se, facendo a turno, ora tocca a noi di pren-
derci parte di quella stessa libertà con cui egli francamente, so non sempre giustamente,
critica tutte le opere de' frati Minori, e in modo speciale le fonti della loro storia antica.
Monsignore esordisco con voler quasi avvilupparci in un buio cupo, nel quale crede
ancor avvolta la prodigiosa vita del b. Benedetto di Arezzo. E primieramente, perchè i
(1) Conform. 8, par. 2, fol. 25 r. ed. 1510; fol. 22 v. ed 1513: *ut in legenda habetur
fratris Benedicti de Aretio.... » ove riporta il viaggio e l'abboccamento del Beato coi santi
profeti all'Eden. Dopo la leggenda del Nanni, daremo questo e un altro brano della leg-
genda usata dal Pisano, come pure un brano d'un altra leggenda usata dal Cliron. 24 Ge-
neralium.
(2) Quaracebi 1892, a p. 59 n. 232, cosi: « Hic (fì*. Benedictus) ductus fiiit in paradisum
deliciarum ubi vidit Enoch et Helyam, qui inter colloquia ei dixerunt, quod adventus Fran-
cisci eis datus fuerat prò ultimo signo exitus sui » . E nulla più.
(3) Anal. frane, t. Ili p. 224 : il cui brano riportiamo in fine di questo articolo.
(4) e Eius (Benedicti) precibus ab imminenti et certo naufragio liberatos, socium et duos
Divi Basilii monachos, in quodam prope Antiochiam alveo navigantes, refert Bemardus a
Bessa, seque, miraculum hoc ab ipso eius socio [b. fr. Rainerio] aliisque viris fide dignis
accepisse subiungit». Annales an. 1211, t. I. p. 112 n. 16. Queste particolarità attribuite
al Bessa e non narrateci da altri, e che mancano nella leggenda del Bessa pubblicata ne-
gli Anal. frane, t. Ili p. 666-93, ci persuadono ognor più che la leggenda del Bessa quale
oggi l'abbiamo è monca anche su quanto riguarda la vita di S. Francesco. Ma la sorte non
tarderà speriamo, a disseppellirci ancor questa del Bessa come ora veniamo a sapere es-
sersi ritrovato un compendio della cronaca di Pellegrino da Bologna suo contemporaneo.
(5) Lo Sbaralea (Suppiem. ad script, in addenda, p. 732) crede che il B. Rainerio di
Borgo S. Sepolcro [f 1 nov. 1304] compagno del b. Benedetto ne avesse scrìtta una vita o
l'agenda: e che dì questa se ne sia servito il Pisano.
(6) Volume Vili (1901) lEasc. I p. 5-8.
SECOLO xm. 131
Bollandisti non ci hanno trorato alcnn docnmonto meritevole di piena fede; poi, percht' 36
libri speciali cho parlino del Beato non se no hanno all'infaori del noto panegirico che ne
scrisse il Minorità conventuale P. Bicilotti; poi, perchè di lui lo Chevalier non seppe
produrci alcuna utile indicazione nel suo JRepertoire delle fonti storiche del medio evo;
e poi, finalmente, perchè « gli odierni successori del Bollando non hanno potato offrire il
ricordo wcppwr di un dooumento solo fededegno (1) ». E in un cosi cupo silenzio, e tra
così fitte tenebre il eh. Paloci non trova « notizie più antiche » sul Beato, che qoelle ri-
pubblicate dal P. Enbel, nel prezioso Provinciale della metà del XIV secolo! (2). Ma so
cosi lungo ed unanime è il silenzio dell'antichità, e se cotanto fitta è la tenebra che av-
volge la vita del nostro Beato, chiunque abbia letta la severa prefazione del dotto critico,
avrà conchiuso come noi, che dunque il silenzio e le tenebre son estese super univcrsam
terram, e che la vita dell'apostolo Aretino deve tutta riporsi tra le cervellotiche favole
di qualche Fedro Minorità del secolo XIII ! È così, che la troppo critica negativa dell' o-
gregio Faloci dal buio ci volle condurre al buio pesto. — Ma vedremo se qualche raggio
di luce men fosca diraderà le pretese fitte tenebre che avvolgono il nostro Benedetto.
Ma anche un'altro criterio del Faloci non può garbare punto a nessuno, per la sem-
plice ragione del gratis asseritur. Egli, osservando che la Legenda B. Benedicti era poco
conosciuta anche dall'autore della Cronaca dei XXIV Generali, per la ragione che que-
sti « parlando delle prodigiose vicende del Beato, espone queste in modo assolutamente
diverso»^ crede perciò il Faloci di relegare tra i favolosi anche l'autore della Cronaca;
giacché (come asserisce) « il fatto solo che egli amplifica (?) il racconto leggendario,
prova (?) che scriveva sopra ricordi tradizionali, anziché sulla base di documenti sicuri ».
Ma il fìttto sta che l'autore della Cronica non solo amplifica, ma né poco né molto gli
era conosciuta la leggenda del Nanni che pubblichiamo, sibbene nn' altra diversa, o in
certi punti discorde, e ben più ampia di quella.
Un semplice confronto delle memorie che fin qui abbiamo sulla vita di Benedetto, ò
sufficiente a farci scorgere V esistenza almeno di tre leggende differenti e tra loro indipen-
denti, senza però dover supporre gratuitamente amplificazioni e interpolazioni nei cronisti
che ce le tramandarono o in brani come il compilatore del Chronicon e il Pisano, o in
compendio come il Nanni. Le dissonanze quindi o le contradìzioni che uno scorge fra le
(1) I Bollandisti ne parlano (in Ada SS. t. VI aug. p. 808-811) sulla scorta del Pisano,
Bodulfio, Waddingo e di altri scrittori francescani, discernendo, come si conviene a critici
eruditi ed imparziali, i fatti non dubbii dai dubbii e leggendari; e non già, come asserisce
il Faloci, che non vi abbiano scorto neppur un documento di piena fede o fededegno! I bol-
landisti, rigettata (ma senza punto inarcar le ciglia, e senza spreco di critica) rigettata a
suo luogo la leggenda del misterioso dragone e del colloquio coi santi profeti nel paradiso
terrestre, nuli' altro ebbero di che purgare la vita del nostro beato. E se errarono nel ne-
gargli di aver ricevuto all' Ordine l' imperatore di Brienne, l'errore è piuttosto del Baynaldi
(ad an. 1237, n. 74-76). Se il dotto boUandista Pinio avesse conosciuto il Chronicon del Sa-
limbene e quello del Bessa (in Cliron. 24 Gen.), ambo contemporanei a Benedetto, non avrebbe
punto messo in dubbio il fatto sulle futili ragioni date dal Raynaldi. Ed ecco che anche
questa volta (dopo le tante!) la storia volle dare ragione al fedele Pisano ed una solenne
smentita all'ipercritica vecchia e moderna.
(2) Abbiamo visto e notato più sopra, nella seconda nota di questo articolo, a che si
riducono le protese notizie jntt antiche dateci dal citato Provinciale: cioè al solo abbocca-
mento di Benedetto coi santi profeti là nel paradiso terrestre! E queste pel Paloci sono
• forse le notizie pik anticlie che si Itanno di lui» !f
132 BIBLIOTECA
36 tre suddette leggende, debbonsi attribnire a tre sorgenti distinte, piuttosto che alle am-
plificazioni di cronisti la coi fedeltà di compilatori nessuno ha fin qui posta in dubbio,
salvo alcuni ipercritici che vogliono scriver la storia ad usum Delphini.
Tocheremo brevemente le principali dissonanze che corrono fra le dette leggende, e
il lettore ne giudicherà.
E prima di tutto notiamo, che il compilatore del Chronicon 24 Oeneralium omette
il viaggio di Benedetto in Mesopotamia al sepolcro di Daniele; e il racconto che ci dà
del naufragio, viaggio e colloquio di lui coi profeti nel paradiso terrestre, è poi cosi dif-
ferente e discorde dal racconto del Nanni e del Pisano, che necessariamente dobbiamo scor-
gervi una fonte ben diversa donde egli attinse « inier alia unum mirabile fertur » , piut-
tosto che a capriccio supporre in lui un genio amplificatore. Il colloquio soltanto de' tre
personaggi sull'Ordine Minoritico, riportato dal Pisano e omesso dal Nanni, consona in
sostanza col racconto del Chronicon; ma stona là ove questi fa star Benedetto iXV uscio
del paradiso, laddove il Pisano (come il Nanni) ce lo fa entrare e visitare tutto il beato
soggiorno, guidato dai due santi profeti.
La leggenda invece usata dal Pisano molto si accosta a questa del Nanni, senza per-
ciò poter asseverare con certezza che quella del Pisano dipenda immediatamente dalla Nan-
niana. H Pisano in&tti cita una legenda fratris JBenedicti donde egli senza dubbio trasse
il suo racconto ; e fors'anco prima dì lui, della stessa si servi anche il Nanni, almeno per
quel che riguarda le gesta del beato in Oriente, compendiandola non poco in molti punti
(se per ora non ci è lecito supporre inoltre che il testo attuale del Nanni sia piuttosto
un compendio d'una più diffusa leggenda Nanniana). Del resto, risulta dal confronto dei
due racconti, che la leggenda usata dal Pisano era ben più diffusa del testo Nanniano;
né perdo sarà lecito ad alcuno di escogitare invoce arbitrarie amplificazioni nel racconto
del Pisano. Ma le dissonanze tra l'una e l'altra di queste due laonde son poche e fa-
cilmente si conciliano. — Nel viaggio di Benedetto per le regioni di Babilonia al sepol-
cro di Daniele, il Nanni trova la via intercettata da ladroni e mamalucchi saraceni; e
il beato li passa liberamente a cavalcioni di un angelo mandatogli dal cielo in figura di
un dragone vomitante fiamme, il quale poi te lo rimena sano e salvo in Antiochia d' onde
era partito. Nel Pisano, invece di ladroni, troviamo per ostacolo certi dragoni che cu-
stodivano il sepolcro di Daniele; questi naturalmente dovettero cedere il passo a Bene-
detto che vi arrivava seduto infra caudam d'un immenso dragone, che per lui pure era
un angelo di Dio, e che lo riportò al pristino loco, senza dirci il Pisano che questo luogo
si chiamava Antiochia, come ha il Nanni. Il naufragio poi di Benedetto, secondo il Pi-
sano, si deve alla sorte gettata tra i pericolanti, sorte che a lui fu contraria; secondo il
Nanni invece, la brutta sorte gli toccò per la birba astutia de' marinari. La nubecula
alba del Nanni che salvò Benedetto dal naufragio, pel Pisano è una nuvola o angelo
che lo portò ai paradiso terrestre e riportò sino al porto di Ancona città non mentovata
dal Nanni. Nel resto il Nanni ed il Pisano van d'accordo benone.
Abbiamo dunque tre leggende notevolmente differenti e di autori fra loro indipendenti,
non ostante l'accordo che vi ò tra quella del Pisano e questa del Nanni. La dissonanza
di quella del Chronicon con le altre due, è più che evidente ; e se il Pisano, compilatore
sempre fedele, avesse avuta sotto gli occhi la leggenda del Nanni e questa fosse stata
unica sua fonte, per certo non sarebbe in disaccordo con lui là ove discorda.
Ma poi, e perchè tanto interesse per una l^;genda che secondo il Faloci « è tanto
intessuta di favole » ? Favole, secondo lui sono « la visita del b. Benedetto al sepolcro
di Daniele profeta, il viaggio di ha cA paradiso terrestre » e cose simili : perchè le
SECOLO xm. 133
* son cose inesplicabili (?) in un racconto quasi contemporaneo*. — Sombra che al- 36
l'egregio critico simili leggende pntin di favola, perchè ineducabili.
È questa una ragione che, oltre ad esser un criterio troppo soggettivo, perchè ciò
che agli uni sembra inesplicabile e favoloso, agli altri può essere spiegabilissimo e storico,
è pur anche falsa a rigore di sana critica. Non può esser canone di sana critica quello
che può stiracchiarsi a capriccio delle proprie vedute; né meno sarà lecito confondere fa-
vole e leggende, perchè queste al giudizio di certuni sembrano incomprensibili. I critici
anche i meno accorti, sotto il tenuissimo velo della leggenda Nanniana o Pisana, sapran
discernere facilmente il molto vero dal poco leggendario che vi aggiunse la fantasia po«
polare; e in essa, più forse che non in altre simili leggende, scorgeranno a prima vista
il fondo vero pur anco nei &tti misteriosi e del dragone e della nuvola e del colloquio
avuto da Benedetto coi santi profeti là nel paradiso terrestre. — Sarà l«cito al critico,
secondo la scuola cui appartiene, o secondo i criteri che Io guidano, togliere a priori il
velo leggendario o favoloso che involve una leggenda: ma nulla più, se non intende a
capriccio scalzare ogni autorità ai testimoni di tutti i secoli e di tutte le storie. Provi
chiunque a sfogliare i venticinque e più altri volumi della mole Mnratoriana, percorra
ad uno ad uno i fin qui editi trent'nn volumi de' Monumenta Germaniae historica, ^
quanto altre simili raccolte voglia interrogare ; e se gli riesce di trovare un solo cronista
(diclamo uno solo), il quale non abbia accolti, con più o meno ingenuità, fotti leggendari
favolosi 0 simili, allora noi pure seguiremo la sua scuola e il suo sistema di avvilire T au-
torità di tutti i cronisti, senza escludere nò il Pisano né il Nanni, per la semplice ra-
gione che si fecero portavoce di racconti leggendari.
Ma ormai non v'ò più bisogno di tante disquisizioni per iscorgere la verità sotto il
velo dell'ingenua legenda; e nessuno de' critici spreca più tanto d'inchiostro nò di cer-
vello per discernere l' oro della storia dalla scoria le^endaria che lo avvolge : che l' oro
brilla anche agli occhi men puri. Se al critico, per esempio, non garba un angelo, nò la
prodigiosa nuvola che, secondo il Pisano e il Nanni, salvò dal naufragio il nostro Bene-
dotto, non ricuserà perciò dì ammettere la tavola, che ha nulla di favoloso, ricordata dal
Chronicon de' 24 Generali. Se non par vero, né degno di Dio cangiar un angelo in un
mostruoso dragone, per condurre Benedetto cavalcioni fino all'antica Susa, al sepolcro di
Daniele; non è ind^^o d'uno storico, d'un critico, dato pur non avesse visto l'Oriente,
scorgere nel dragone della leggenda un bel dromedario o un cammello, che pur noi da
bambini ingenui (proprio come la leggenda, ingenua sempre com' un bambino) chiamavamo
spesso mostro o dragone. E se la leggenda tesse un bel dialogo tra Benedetto e i due
santi profeti là nel paradiso terrestre, non perciò crediamo che Mons. Faloci voglia ne-
garci l'esistenza dell'Eden o interpretarla allegoricamente, come pretese qualcuno. Conce-
dasi quindi, senza difficoltà e senza temere il ridicolo de' saccentoni, la visita di Beno-
detto all' Eden, visitato le tante volte fino a noi da molti Orientalisti, che sulla scorta
della Bibbia co lo mostran chi presso le sorgenti dell'Eufrate e del Tigri nell'Armenia
odierna, e chi più in giù nella Mesopotamia meridionale.
Dopo le favole, il Faloci, « appunto per il rigore della storia, siamo costretti (dice)
a segnalare alcuni errori e lacune » nella leggenda del Nanni. Questi errori e lacune
sarebbero due, anzi punti. Il Nanni « chiama primo Ministro di Oriente il b. Benedetto
mentre fu probabilmente il terzo e certo il secondo ; e lo dice defunto nel 1242, mentre
viveva ancora nel 1277*. Errori o lacune son queste che ogni rigore di storia ci deve
costringere non tanto a segnalarli, quanto a spiegarli più ragionevolmente. Il Nanni chiama
Benedetto ^primust AntiochvK minister * come lo chiama anche il Pisano, sebbene fosse
134 BIBLIOTECA
36 stato roiilmonto il terzo (1), e questo probabilmente por il suo assai lungo ministeriato, in
confronto de' due suoi predecessori ; e forse, per aver egli il primo fissata la sode proviucia-
lizia in Antiochia, allora principato latino e sede patriarcale. — Che poi il Nanni dica
(perchè sta scritto nel codice !) che il Beato morisse nel 1242, questo non lo deve credere
un critico che a prima vista vi scorge non un errore del Nanni, ma del codice Rediano;
è tanto facile, che un amanuense del secolo XVII prenda 1' 8 de' codici antichi per un 4,
come nel nostro caso si deve ammettere senz'ai cuna esitanza ; così, invece del 1242 (scritto
nel cod. in numeri arabici) dobbiamo leggere 1282 come anno della morte del Boato da-
toci dal Nanni.
Questi difetti, soggiunge il Faloci, uniti alle favole, tolgono molto valore al docu-
mento Nanniano. Ben inteso, presso il tribunale del severo direttore della Miscellanea
francescana, e non già presso quello degli altri. Fuori del misterioso dragone, che non
ci sgomenta punto ; fuori dell'abboccamento di Benedetto con i profeti Enoch ed Elia (che
pur la Teologia cattolica ce li dà vivi ancora, e che l'opinione medioevale fondata sulla
Scrittura ce li fe vivere precisamente là nel paradiso terrestre), di che altro può scan-
dalizzarsi nella leggenda del Nanni anche il più zelante tutore « del severo rigore della
storia » ?
Il Nanni, come gli ^tri biografi di Benedetto, seppe del certo viaggio di lui nella
Mesopotamia; seppe del suo arrivo nella regione, ove oggi ancora si vuole situato il pa-
radiso terrestre ; sapeva, come sapevan tutti del suo tempo, che colà appunto si dovevano
trovar vivi i due santi profeti; e, seppe o non seppe, riferì quanto aveva o udito o
letto sull'abboccamento di Benedetto coi due profeti. Ecco a che sì riducono le tante fa-
vole che vi scorge il eh. Faloci nella leggenda Nanniana ! ! Pertanto, non valeva certo la
IMjna sgomentarsi, e quasi costernato, per la storia in pericolo, esclamare : « Tuttoclò,per
un contemporaneo, per un concittadino, è grave assai, non lo nascondiamo ». (!) E al
iwstutto ? Al postutto, conchiude il Faloci, questo racconto sarà sempre « letto con pia-
cere » ; nulla più che Ietto ! ÀI postutto esso sarà « una testimonianza della stima die il
Beato godeva dopo morte*, e nulla più! perchè, come abbiamo veduto più sopra, regna
un buio pesto nella vita di Benedetto, e la leggenda del Nanni « è tanto intcssuta di
favole, ehe spesso mostra aver egli scritto senza alcun criterio degno di uno storico » .
Sicché non ci resterebbe altro che attenerci alle « notizie più antiche del prezioso Pro-
vinciale Ord. Min. » 1
Ma lasciata da parte la critica che pretende ogni fatto a lei incomprensibile avvol-
gere nelle proprio tenebre, noi vedremo di seguire passo passo le sincere memorie che si
hanno sulla vita di Benedetto: e vedremo in pari tempo quanto erroneo sìa il giudizio
che sfuggì dalla penna del grave critico Mons. Faloci, quando asserì che « del b. Bene-
detto di Arezzo si sono occupati, oltre i biografi francescani, i Bollandisti, ma non hanno
trovato alcun documento meritevole di piena fede; non hanno potuto offrire il ricordo
neppure di un documento solo fededegno » ! — Noi non pretendiamo di dare qui molti
nuovi documenti fcdedogiiì, né di tessero del Beato una bella, ordinata e completa bio-
grafia; il nostro compito qui, come altrove, è soltanto di ordinare alla meglio i nostri ap-
punti raccolti qua e là, e oltre la vita che ne scrisse il Nanni (cui apporremo alcune
noterelle) dare anche varie notizie sconosciute ai biografi precedenti, e che potevano esser
)iote all'egregio Faloci ; e questo perchè altri, se meno sfortunato di noi, possa servirsene
corno che sia per darci una più completa biografia del benemerito frate Aretino. — E a
(1) Cfr. la nostra Serie cronologica de' Superiori di Terra Santa. Gerusalemme 1898, p. 3.
SECOLO xm. 135
noi, proprio come un dì Cicero prò domo sua, (senza alcuno scapito della logica o della 36
stima sincera che nutriamo per l'egr. Faloci) basterà di aver preso le difese delle solo
fonti che abbiamo sulla vita e gesta d'uno de' più grandi e più benemeriti Ministri pro-
vinciali che vanti la nostra madre provincia, la Terra Santa.
2. — Cenni biografici sul b. Benedetto di Arezzo (1190-1283). — Quando nacque
il nostro Benedetto ? Il Mazzara, edito ed accresciuto dal P. Pier Antonio da Venezia (1),
congetturando o basandosi su qualche memoria, lo dice nato circa il 1190, e vissuto in
Religione quasi anni 70. Quindi, se Benedetto mori come ha il Nanni, nel 1282, gli do-
vremmo assegnare 92 anni di vita (2); e coi settanta di religione montiamo vicino al 1211
quando, secondo il Waddingo (3), il Santo Patriarca Francesco, trovandosi in detto anno
in Arezzo, diede l'abito al giovano Sinigardi che allora doveva aver compiti appena quat-
tro lustri.
Pochi anni dopo, cioè nel 1216, come registra il citato Waddingo (4), o piuttosto
nel 1217 data precisa della prima instìtuzione de' Ministri (5), Benedetto fu destinato
dal Capitoto generale e da S. Francesco a primo Ministro provinciale della Marca An-
conitana. Egli non doveva avere allora più di 27 anni d'età; ma all'età forse imma-
tura, suppliva certo la virtù provetta. E nuli' altro sappiamo del suo provincialato nello
Marche (6).
Ritornato che fti Francesco dall' Oriente con frate Elia già primo Ministro di Terra
Santa (1217-20), e morto o traslocato altrove frate Luca secondo Ministro della me-
desima (1220-21), succede loro il nostro Benedetto, terzo Ministro provinciale della
Terra Santa e di tutto l' Oriente (7), non prima del 1221 ; e, verosimilmente, Bene-
detto fu destinato a questa carica nel Capitolo generale di detto anno, celebrato il 30
maggio nella Porziuncula di Assisi, ove certo dovette esser intervenuto in qualità di Pro-
vinciale delle Marche. — Erra il dotto Papini (8) quando con altri pone l'elezione di Be-
nedetto nel preteso Capitolo generale de' 20 sett. 1220, Capitolo non mai esistito; e, senza
accorgersi, si corregge dicendolo, come in realtà fu, eletto dopo il ritorno di Francesco
dall'Oriente (9) e partito per l'Oriente imperante in Costantinopoli Roberto, figlio di Pie-
tro di Courtenay ; il che vuol diro non prima del marzo del 1221, epoca dell'intronizza-
zione di detto Roberto (10). Ma non sappiamo a che proposito citi qui il Papini una Cro-
naca anonima degli imperatori che dice conservata nella biblioteca Laurenziana di Firenze.
Questa citazione, senza dubbio, riguarda le Gesta Imperatomm et Pontificum di frate
(1) Leggendario francescano (3» ediz. Venezia 1722) t. Vili p. 381 a di 31 agosto.
(2) II Tossìgnano Hist. Seraph. fol 84, e i citati Bollandisti riproducouo una imagine
del beato coli' iscrizione vera B. Benedicti Aretini effigie» che ce lo mostra realmente di ett\
avanzata.
(3) Annoi, an. 1211 n. 16, t. I p. 111.
(4) Annoi, an. 1216 n. 3, t. I p. 248.
(5) Cfr. Anal. frane, t. I p. 279, t. II p. 9, t. Ili p. 9-10
(6) Alla provincia delle Marche governata fino al 1221 da Benedetto, troviamo succe-
dergli un frate Paolo ricordato dal Celano: < Dominus Paulus minister copstitutus iu dieta
provincia omnium fratrum» (1 Celan. I. e. 28).
(7) Cfr. Chron. fr. Jord. in Anal. frane, t. I p. 4; e la nostra Serie cronologica cit. p. 1-3.
(8) Storia di S. Francesco i. I p. 108.
(9) Come provammo altrove (liibliot. a p. 95-98) Francesco ritornò dall' Oriente o negli
ultimi del 1220, o al più tardi nel marzo 1221.
(10) Vedi in una nota seguente la cronologia di questi due imperatori latini.
136 BIBLIOTECA
Tomaso da Pavia, Ministro provinciale (e. 1258-79) della Toscana (1), il qnalo, come ve-
dremo, parla sì di Benedetto, ma ricorda soltanto le sue relazioni coli' imperatore Bai-
daino II (1239-61) e tace affatto le relazione di Benedetto con Roberto (1221-28) sotto il
coi governo venne egli in Oriente. — Qui puro è da emendarsi il Waddingo, il quale erra
nel nome del monarca, attribuendo a Pietro di Conrtenay (Imperatore e padre dogli im-
peratori Roberto e Balduino) quello che noi dobbiamo attribuire parte a Roberto e parte
a Balduino. Scrìve egli : « In Graeciam statim navigavit Benedictus, deposito ministcriatu
provincìae Marchiae, quem eousque laudabìlìter gessit. Perquam benigne et umaniter re-
ceptns est a Petro (!) Altisiodoro Orientis imperatore, quo faveute et auxiliantc plura ac-
ccpìt et aedificavit suis sodalibus habitacula, et Beligionem ita dilatavit, ut brevi ampia
coalnerit Provincia Fratrum, dieta Romaniae. Miros fecit ibidem Ordo progressus et vir
sanctus cum sociis rei spiritualis proventus, doctrinam eorum et vitam Domino confir-
mantc sequentibus signis » . E cita in margine il Mariano e. 15 % 20 (2).
Il nostro Benedetto dunque recossi in Oriente non al tempo doli' imperatore Pietro,
ma sotto il governo di suo figlio T imperatore Roberto ; e non prima del 1221, sola data
certa della elezione di Benedetto a Ministro d'Oriente, e data probabile del suo arrivo in
quelle regioni.
Lo storico Bclin parlando del governo di Roberto, ricorda l'arrivo in Oriente dì Be-
nedetto « grande e santo religioso, il quale organizzò la provincia Minoriiica facendola
riconoscere dall'imperatore Roberto di Courthenay ». Roberto (segue lo storico) non pos-
sedeva le qualità de' suoi predecessori, e davasi più ai piaceri cbe alle cure del minac-
ciato impero che andava a brani. Nel 1224 egli si vide tolta la Tossalonica, e vide il
despota dell'Epiro assidersi in Adrianopoli proclamato imperatore. Finalmente, disgustò
anche i suoi partigiani, e fa costretto di rifuggiarsì in Achaia ove mori nel 1228. Non
ostante le colpo e i difetti grandi di Roberto, egli, soggiunge il citato Bclin, fu amato e
(1) Tomaso fii da Pavia, e non toscano come lo dicono gli editori della sua cronaca
nei Monum. Germ. histor. t. XXII p. 483-528. — Cfr. Salimbene Chron. p. 217-18. — Di
fr. Tomaso parleremo in un articolo a parte.
(2) Annales t. I p. 304 sub. an. 1219 n. 33. — Pietro dì Courtenay, conte d'Auxerre
{Antìsiodonum o Altisìodorum), venne incoronato imperatore di O.poli a Roma da Papa Ono-
rio III il 9 aprile 1217. Poco dopo incamminatosi per l'Oriente, cadde col legato del Papa
in una imboscata tesagli da Teodoro Angelo Comueno, e mori prigioniero nel 1218, o se-
condo altri nel 1219. Nel 1220 moriva sua moglie Jolanda reggente dell' impero. Boherto
suo figlio, lasciata la Francia sulla fine del 1220, veniva incoronato a S. Sofia il 25 di
marzo 1221. Indolente e voluttuoso, mori in Achaia nel 1228. Balduino II, altro figlio di
Pietro e di Jolanda, fanciullo allora di anni undici (secondo altri nel 1229 ne contava 16!)
fu sotto la tutela de' baroni e del bailo Narjot de Toucy fino al 1231, avendo i baroni col
Papa Gregorio IX chiamato l'ottuagenario Giov. di Brienne alla reggenza dell'impero col
titolo e poteri di imperatore, che dal 1231 tenne sino alla morte avvenutagli il 23 marzo 1237,
in età anni 89, assente allora il giovane Balduino ito in Francia e altrove in cerca di soc-
corsi contro i Greci. Ritornato Balduino II in Oriente, sconfisse i Greci nel 1240. Lo rive-
diamo in Italia nel 1244 in cerca di altri soccorsi. Finalmente il 25 luglio del 1261, i Greci
furtivamente penetrano in Costantinopoli, e Balduino appena ebbe tempo di fuggire su
d' una barca al Negreponte e da li poi in Italia, ove mori verso la fine del 1273. — Cfr.
Art de véri/, les dates (ed Paris 1770) p. 383-86. — Belin Hiatoire de la Latinité de Cple.
(2 ed. Paris 1894) p. 79-81. — Bevue de V Orient LaUn t. IX p, 230 s. — Becuea d. hist. de
Croisad. Hist. Oocid. t. II.
SECOLO xm. 137
sostenuto sino all'ultimo dal santo frate Benedetto di Arezzo da lui stabilito a Co- 36
stantinopoli, il quale non risparmiò viaggi e fatiche per procurargli de' soccorsi (1).
In mancanza di più precise e più particolari indicazioni, specialmente cronologiche,
non possiamo seguire passo passo le tracco di Benedetto in Oriente: ma abbiamo abba-
stanza per diradarlo dalle pretese tenebro in cui lo Togliono avvolto altri.
Sotto il provincialato di Benedetto (nel 1228) la storia ci registra l'invio di duo Mi-
noriti, legati pontifici, al Patriarca di Gerusalemme residente in Acri, cui presentarono
le bolle colle quali Gregorio IX aveva fulminata la scomunica contro Federico II testò ar-
rivato in Oriente senza prima riconciliarsi colla Chiesa (2). Sotto il provincialato di Be-
nedetto dobbiamo registrare, e a lui gran parte attribuire, l'apostolato di frate Giacomo
da Bussano e compagni nella Georgia, come pure l'invio de' vari nunzi pontificii presso
il Soldano di Damasco e presso il grande Califa di Bagdad, non che le molte missioni de-
stinate presso i Saraceni dal 1233 in poi (3). Ma in modo speciale, gran parte ebbe
Benedetto nelle trattative per l'unione della chiesa Greca colla Bomana, trattative già
iniziate da cinque suoi Minoriti della Terra Santa capitati a Nicea presso il patriarca Ger-
mano II, nel 1232 (4), e poi riprese nel 1234 coll'invio in Oriente di frate Aimone di Fa-
versham e compagni. Allora il nostro Benedetto e frate Giacomo di Bussano risiedevano a
Costantinopoli, e sul trono de' Bizantini era assiso il prode ottuagenario Giovanni di Brienne
che sempre colla spada sguainata difendeva il misero impero latino per Balduino U ancor
giovanotto (5).
L'imperatore Giovanni, aveva vestita appena la porpora (1231), e già si era reso il
terrore come un tempo de' saraceni, così ora de' greci e bulgari che gli disputavano l'im-
pero, e che da esso più e più volte furono assaliti e dispersi. Delle sue strepitose vittorie
una tra le altre resterà celebre, quella del 1235, quando con un pugno di eroi, sgominò
un numeroso esercito di greci. Un cenno di questa vittoria l'abbiamo in una delle lettere
papali dirette al Minorità frate Guglielmo incaricato da Gregorio IX di procurar sussidi
per l'impero di Brienne (6). Non ostante la sua età avanzata, Giovanni di Brienne tenne
lungi da Costantinopoli i nemici; e finché visse lui, i greci non potevano sperare di ri-
cuperare la capitale. Ma finalmente il vecchio eroe senti il bisogno di riposo, e qualche
(1) Histoire de la latìnité de Constantìnople par M. A. Belin (2» ed. del P. Arsenio de
Chatel, Paris, Picard 1894) p. 77-80. — Il Belin, console generale presso l'ambasciata francese
di C.poli, membro di varie accademie, scrisse quest' importante opera con molta diligenza;
lascia però a desiderare molto riguardo le fonti da esso usate per la storia specialmente
del clero regolare in Oriente, e spesso non cita d'onde abbia ricavate importanti notizie
che non troviamo in •altri. Il P. Arsenio, ex Pref. Apostolico de' Cappuccini di C.poli, nel
curare questa 2" edizione del Belin, con non -lodevole criterio mescolò le sue abbondanti
giunte col testo della prima edizione del Belin.
(2) Histoire d'É^raclea lib. 33 e. 5 (in RecueU dea histor. d. Croisad. Hist. Occid. t. II
p. 370). — E sotto il provincialato di Benedetto, nel 1230, noi vediamo installati definitiva-
mente i Minoriti nei territori de' Patriarcati di Antiochia e di Gerusalemme e, con tutta
probabilità, nella Città santa ritornata in potere de' Crociati dal 1229 al 1240. Cfr. nostra
Serie cronologica pref. p. XV-VI.
(3) Cfr. iVadding Annales an. 1233 n. 3-7 e 26. — Civezza Storia delle Miss. 1. 1 p. 214-19.
(4) Wadding an. 1232 n. 34. — Civezza Storia cit. t. I e. 6.
(5) Vedi la Relatio disputationis habitae cum graecis an. 1234 apvd Nicaeam et Nym-
pham in Quetif-Echard Bibl. script. Ord. Praed. 1. 1 p. 911-27. — Wadding Annales an. 1233
n. 15 e seg., t. II p. 324-50. — Civezza Storia cit. t. I e. 6.
(6; Sbaral. Bull, frane, t. I p. 179.
138 BIBLIOTECA
tempo prima della morto rinnnziò al trono e al mondo, ricevendo l'abito dallo mani del
suo amico frate Benedetto di Arezzo ancor Provinciale di tutto l'Oriente (1). Quanto tempo
sopravvisse nell'Ordine il Brienne, non lo sappiamo. Il citato Salimbeno afferma che « tofo
tempore vitae suae perseverassct in Ordine, si Deus prolongasset et vitam » ; il che vuol
dire che il Brienne non in punto di morte, ma qualche tempo prima, volle ritirarsi dal
mondo e vestire l' abito de' Minori. Lo stesso si ricava dalla testimonianza di Bernardo da
Bessa, il quale scrivo olio il Brienne « circa ultimum vitae suae » pensando ai benefici
di Dio, volle tutto consacrarsi a Lui, entrando nell' Ordine dopo una rivelazione che espose
al suo confessore frate Angelo de' Minori. Neil' Ordine, non potendo per le sue indisposi-
zioni sottomettersi a gravami, ripeteva a Gesù: « Utinam ego, qui deliciose in pompa
saeculi vizi, in vestihus pretiosis indtitus, modo in isto habitu eleemosynam cum sacco
ad collum potendo, te pauperem et humilem, vere pauper et humilis sequi posscm ! »
Dopo pochi giorni, una febbre terzana lo tolse dai viventi (2). — Comunemente gli scrit-
tori ce lo dicono morto il 23 marzo del 1237 (3) e in età avanzata di circa anni 89. Tro-
viamo infatti che ai 4 settembre del 1238 era reggente dell' impero un tale Anselmo do
Kaen, il quale allora stendeva una relaziono ufficiale in cui si esponeva come la S. Corona
di spine del Redentore fu impegnata dai precedenti imperatori ai Veneti e Genovesi; e
come la sacra reliquia lui Anselmo, a richiesta di Balduino allora a Parigi, bitediva in
Francia nel decembre dello stesso anno al re Luigi IX che la riscattava (4).
Morto l'eroe Giovanni di Brienne, il suo corpo fu da Costantinopoli trasportato (non
sappiamo quando) in Italia, e sepolto nella recente basilica di S. Francesco in Assisi, por
esser vicino al suo Padre che egli amò in vita, e che ebbe al fianco quando sotto Damiata
(1219) egli re di Gerusalemme guidava cento mila crocesignati. Sotto le volto di Giotto
riposan dunque le ceneri del Brienne, in un modesto monumento, ma in un luogo degno
di lui (5). — Il P. Panfilo a ragione osserva che, se un tanto soggetto s'indusse a ve-
stire le umili diviso di frate Minore, ben quindi può argomentarsi quanto grandi fossero
stati i progressi dell'Ordine in Oriente sotto il ministeriato di frate Benedetto (6).
Dopo la morte del Brienne, pare scomparsa quasi ogni traccia di Benedetto in Oriento;
e quindi ci è difficile determinare quanto tempo ancora egli vi sia rimasto, e quando de-
(1) Belin op. cit. p. 81. — Salimbene Chron. p. 15-17: e Recepit eum et induit Ministcr
Graeciac, scilicet fratcr Benedictus de Aretio >. — Abbiamo osservato più sopra che i Bollan-
disti antichi avcvan negata questa vestizione dei Brienne sugli effimeri dubbi del Raynaldi.
(2) Bessa Ltber de iMudibua in Anal. frane, t. Ili p. 681 ; cfr. ibid. Chron. 24 Gen. p. 4-5.
(3) Così anche il contemporaneo Matteo Paris {CJiron. Maior. in Monvm. Gemi. Hist.
t. 28 p. 137) che di lui scrive < Ipso quoque anno (1237) sublatus est de medio immortalis
mcmoriae inclitus quondam rex lerusalem lohannes de Bresne, iam pene culmen Gracco-
rum nactus imperiale; qui beatam ac tranquillam in bonis vitam dìebus'terminasset, si non
Frethericum magnum Alumaimorum imperatorem sibi inimicum procurasset » . Non dimen-
tichi il lettore che l' inglese monaco Matteo Paris era il più cieco idolatra del quanto grande
tanto brutale Federico II.
(4) Cfr. BoUand. Ada SS. (ed. 2) t. V aug. p. 354 n. 354 s. — Balduino II in una sua
lettera data nel giugno del 1247 « imperii nostri anno octavo », ci dà chiaramente il 1240
per anno primo del suo inalzamento all'impero, essendo egli rimasto assente da C.poli dal
1237 sino quasi agli ultimi del 1239. Cfr. Acta cit. p. 373 n. 443, e pp. 353, 357.
(5) Belin op. cit. p. 81. — Giovanni di Brienne, Balduino II, Venceslao re di Boemia, per-
fino Federico II e i cristiani di Marocco avevano contribuito alla costruzione della basilica
di S. Francesco, ove il Brienne « volle esser sepolto » . Cristofani Storia d'Assisi ed. 2' 1. 1 p. 159.
(6) Storia di S. Frane, e de' Francescani t. I p. 459.
SECOLO XIII. l'39
iìnitivamcnto sia ritornato in Itjili;i. La traslazione del corpo del Urionno in Italia, o la 36
sna tomba scelta presso quella di S. Francesco in Assisi, son fatti, crediamo, ai quali non
potò non prender parto attiva, anzi principale. Ini amico, con.sii,'liero, e snperioro dell' ex
imperatore e frate elio nelle sue mani professò la regola Minoritica. Prevedendo ambo la
prossima rovina del meschino impero latino d'Oriente, non avrà chiesto il lirienno al suo
padre Benedetto, o questi a lui suggerito, di far trasportjire il suo corpo in Assisi, presso
la tomba del comun loro padre S. Francesco ? Non avrà egli supplicato caldamente il suo
Provinciale perchè lo accompagnasse anche morto in quel hi terra benedetta, lungi dall'ira
greca che non avrebbe risparmiate le suo ceneri se un dì venisse a trovarle sepolte sotto
la cupola di S. Sofia? Questo pensiero non ci pare improbabile, quantunque non ci sen-
tiamo tanto inclinati pel probabilismo nella storia.
Secondo un ms. del Papini, Benedetto nel 1237 avrebbe avuto per successore nel
provincialato di Oriente un altro discepolo di S. Francesco, il b. frate Vito da Cortona:
« Fr. Vitus de Cortona anno 1237 Minister provinciae Komaniac successor B. Benedicti
de Aretio, ast non ad multos annos. In Etruriam reversus, cgit historicnm Florentiao
anno 1248 (1) ». Lo stesso asserisce il Waddingo nei suoi Annali, senza perù assegnarci
l'anno del suo provincialato: « Post Benedictum de Aretio missus est (fr. Vitus) Minister
ad provinciam Komaniae in partibus graecorum (2) » ; e nel Sillabo degli scrittori ag-
giungo : « post propagatam fidem in partibus Orientalibus, (Vitus) domum regressus
scripsit Vitam beatae Humilianae. Vixit anno 1250 (3) » . Lo Sbaralea ripeto col Pa-
pini (4) che frate Vito, ritornato in Italia, scrisse la vita della beata Umiliana, cui l'anno
dopo frate Ippolito da Firenze vi aggiunse i miracoli operati dalla beata (5). Concesso
pure che a Benedetto nel provincialato sia succeduto frate Vito nel 1237, come asserisco
il Papini, cui vogliamo di buon grado assentire (6), dovremmo perciò dire che il Beato
abbia definitivamente lasciato l'Oriente dopo soli sedici anni di apostolato, e nella fresca
età di anni 47?
(1) Papini al n. 3955 àQÌV Index Onomasticus Scriptorum imiversae Franciscanae Fa-
miliae, seu trium Ordinum S. Francisci, ab origine usque ad annum 1650, per fr. Nicolaum
Papini Ord. Min. vtdgo Conventualium congestus expeditnsque anno 1828 in S. Conv. Assisti:
Monoscritto autografo nella Nazionale di Firenze segnato II. II. 181, in foglio, grosso vo-
lume di forse 800 ovv. 900 pagine, che contiene oltre quattro mila articoli biobibliografici
con giunte e correzioni agli Scriptores del Waddingo e Sbaralea. Un altro forse simile ms.
Scriptoro) Ord. Min. dello stosso Papini è tra i codd. della municipale di Assisi sotto il n. 85.
(2) Ad an. 1211 n. 10, t. I p. 109.
(3) Waddingo Syllahus scriptor. ed. 1650, p. 331.
(4) Cfr. Storia di S. Frane, t. II p. 236 n. 9.
(5) Sbaralea Snpplem. ad Scriptores p. 690. — Per la fedeltà della cronologia debbonsi qui
emendare il Papini e lo Sbaralea che dicono aver fr. Vito scritta la vita della b. Umiliana
nel 124H. La beuta mori ai 19 di maggio 1246, e frate Vito mox ab obilu ne scrisse la vita,
come osservano giustamente i Bollandisti {Acta SS. 19 maii t. IV p. 386 ed. 1») ; e fr. Vito
stesso cosi termina il suo racconto: * Anno D.ni 1246 ista de vita et morte b. Humilianae,
sicut oculis nostris vidimus et auribus nostris audivimtts..., fidelitei' tamen et veraciter, scripsi-
mus » (Acta cit. p. 401 n. 62). Dunque frate Vito era ritornato dall'Oriente qualche tempo
prima e scriveva nel maggio 1246. Anche il Terrinca (Theatrum Etrusco-Minor, p. 213
n, 149) sbaglia nell' anno, quando dice che fr. Vito florebat in Oriente an. 1250. Povera
cronologia !....
(6) Più tardi, nel 1247, troviamo provinciale di Romania fr. Enrico da Pisa, lodato dal
Salimbene Chron. p. 64-67.
140 BIBLIOTECA
Ma sia da Provinciale, sia da missionario o snddito, il contemporaneo cronista frate To-
maso di Pavia (che più sotto citeremo) ci obbliga di protrarre alcuni anni ancora la dimora
di Benedetto in Oriente, dorante cioò l'impero di Baldaino II (1240-61); perchò abbiamo che
a lui il santo uomo « in Romania multa praedixit quae sibi et imperio integre evcncrunt » .
Benedetto dunque dovette essere ancora in Oriento, per lo meno durante i primi anni di
questo imperatore, che principiò a governare non prima del 1240 corno si è detto.
Dopo queste complicate divagazioni cronologiche per trovare lo tracce di Benedetto in
Oriente e fuori, ci vediamo ricadere in uu' altra questiono di cronologia, per sapere quando
0 da quale imperatore il nostro Benedetto si ebbe il prezioso dono di tre spino della
8. Corona del Redentore, dono che troviamo ricordato in un cod. della comunale di Todi,
illustrato da Lorenzo Leonij (1).
Detto cod. membranaceo del sec. XIY segnato col n. 184, contiene lo Inventaria
cccksiae S. Fortunati con la seguente intestazione : « In nomine domini amen. Anno
MCCLXXXVIII, tempore domini Nicolai UH, octavo Kalendas aprilis, sancte memorie
domintis frater Bentivenga episcoptts albanensis [Ord. Min.] viam universe carnis intra-
vit, qui in ultima sua voluntate conventui sancii Fortunati legavit et donavit universa
suhscripta etc. » Dopo V inventario delle cose legate dal card. Bentivenga, fratello del
card. Matteo, evvi questa memoria:
€ Frater Andreas de Tuderto magister dixit, quod frater Benedictus de Aretio di-
xcrat sibi, quod quando fuit minister in Romania, Impcrafor qui tunc temporis erat
tì)idem, de corona Domini, quam ipse in manibus suis tttnc tenuerat, dedit sibi tres spinas
qtias de Romania secum duxit ad provinciam beati Francisci, quorum unam dedit frafri-
bus de Tuderto, qui tunc morc^antur in loco de FontaneUis, et aliam dedit fratriòus in
loco beati Francisci, tertiam dedit fratribus de Nargia in loco Molgecti, quam dixit
fì-ater Andreas se vidisse in cristallo positam. Fratres vero de Tuderto posuenmt spinam
predictam, quam frater Benedictus dedit eis, in cruce parva quae monstratur hominibus » .
Qui il racconto, tramandato di bocca in bocca fino allo scrittore di questa memoria,
tacque il nome dell' imperatore che fece si prezioso dono a Benedetto. H citato Leonij, com-
pilatore del catalogo della comunale dì Todi, suppone il &tto avvenuto sotto l' imperatore
Balduino U possessore della s. Corona, e Benedetto non dopo il 1239 avrebbe avuta la
preziosa reliquia dal mentovato imperatore. Ma il fatto sta che Balduino II, dal 1237
sino quasi a tutto il 1239, era assente da Costantinopoli in Francia e altrove, come ab-
biamo notato più sopra. E quando la sacra Corona impegnata parte ai Veneziani e parte
ai Genovesi, passò dalle roani del veneto Nicolò Quirino (25 dee. 1238) in quelle dei le-
gati francesi che la portarono in Parigi (10 ag. 1239), Balduino era ancora in Francia,
d'onde aveva sollecitato Luigi IX di riscattare la Corona impegnata per 13^134 hyperpera
(moneta di Pera?) (2). Benedetto dunque, in questo frattempo, non potò aver il dono delle
tre spine dalle mani di Balduino; e quindi V Imperator qui tunc temporis erat ibidem,
cioè a Costantinopoli, deve intendersi il Brienne, e il dono fatto prima della morte di co-
stui (-{- 23 mar. 1237), e prima che la s. Corona fosse impegnata.
Al patriarca latino di Costantinopoli Nicolò de Castro (morto a Milano nel 1251 e
sepolto nella chiesa de' FF. Minori) era succeduto il nobile veneziano Pantaleo Giustiniani
nel 1253 (3). E poiché gli affari d' Oriente volgevano sempre di malo in peggio, lui pure.
(1) Gfr. Catal. della Comunale di Todi. p. 62.
(2) Cfr. Acta SS. cit. p. 354 n. 354.
(3) Cfr. Enbel Hierarch. t. I p. 213.
SECOLO xra. 141
come il sao predecessore, ebbe l'incarico di predicare la crociata in ainto del cadente im- 36
pero ; ma non bastandogli le oblazioni de' fedeli, ottenne dal Papa rantoriz2azìone d' ipo-
tecare i beni della sua chiesa. Venato quindi a Costantinopoli si vide talmente ridotto a
povertà, che il pontefice Innocenzo IV diede l'incarico a frate Benedetto d'Arezzo (dal
Belin detto ancor provinciale) di obbligare i prelati e abbati di Romania ad assegnargli
un'annua rendita di 500 marche d' argento per sua modesta sostentazione (1). Pochi anni
dopo, il Giustiniani, caduta la città in potere dei greci nel luglio del 1261, fuggiva con
Balduino II, lasciando qoal suo vicario patriarcale un tale fr. Antonio Minorità, che poi
vediamo confermato in carica da Urbano IV nel 31 ott. 1263 (2). Il Belin, senza indi-
carci le prove, protrae la dimora di Benedetto in Costantinopoli sino all'indicata caduta
della città in potere dei greci (3). La testimonianza di questo eh. scrittore potrebbe esser
convalidata dalla citata autorità di fr. Tomaso da Pavia che ricorda Benedetto in Oriente
sotto l'impero di Balduino.
E qui, senz'altro, noi perdiamo ogni traccia e memoria di Benedetto in Oriente. Lo
abbiamo visto colà fin sotto l'imperatore Balduino, ma nulla possiamo diro di preciso
quando Benedetto lasciò quelle regioni da lui evangelizzato : quando percorse la Palestina,
la Siria, l'Armenia, la Mesopotamia, e quando l'estrema Assiria fino a Susa, ove sappiamo
venerarsi ancor oggi la tomba di Daniele profeta da lui visitata; né sappiamo quando final-
mente ritirossi in Italia, ove lo vedremo apostolo e paciere nella sua città natale di Arezzo.
Quando fr. Tomaso da Celano, il biografo di S. Francesco, assai prima del 1247,
compilava la breve leggenda del Santo in nove lezioni ad uso del Coro (4) e a preghiera
di un fr. Benedetto, che credesi il nostro, questi forse era allora temporaneamente ritor-
nato dall'Oriente, o forse invitò il Celano a scriverla per lettera.
Il Waddingo che ritoma a parlare di Benedetto sotto l'anno 1259, sembra voglia
darcelo celebre allora in Italia e dimorante nel nuovo convento che pii benefattori diedero
ai Minoriti g^à dal 1232 entro la città di Arezzo, e cui più tardi il ven. P. Angelo de Me-
glio Aretino ingrandi fabbricandovi una magnifica chiesa dedicata a S. Francesco (5), nella
quale oggi si conservano le ceneri di Benedetto.
In questo convento, dopo il suo ritorno dall' Oriente, Benedetto institni il pio uso
di salutare la Vergine col canto dell' antifona Angelus hcutus est Mariae (6), devozione
che poi S. Bonaventura confermò e propagò come vogliono alcuni (7), e la Chiesa genera-
lizzò pel mondo intero col noto triplice salato alla Vergine: Angelus Domini etc. Il ci-
tato Bodulflo vnole che qoesta pia devozione fosse instituita da Benedetto per liberare il
convento infestato da spiriti maligni. Questa pia institazione è ricordata, come vedrassi,
anche dal suo biografo Nanni.
Nel 1268 troviamo finalmente con certezza il nostro Benedetto in Arezzo sua patria,
e la fama della sua santità celebrata fin nella corte Angioina di Napoli. Quattro o cinque
(1) Belin op. cit. p. 87. A p. 83 dice di aver compilate le hiogrsAe de' Patriarchi latini
di C.poli sui cenni somministratigli dall' Oriens Chrùtianus t. Ili del Le Quien.
(2) Belin ed Eubel Le — Sbaralea BuUar. t. II p. 524.
(3) Belin Hist. cit. e 3 p. 187.
(4) Cfir. Papini Notizie sicure p. 239. — Lemmens Vitae tre» S. P. Frane, aaec. XIII p. 78.
(5) Cfir. Wadd. an. 1232 n. 42, t. II p. 308; e an. 1259 n. 9 t. IV p. 114. — H Bollaa-
dbta Pinio {Acta cit. p. 809, n. 7) per una svista pone nel 1232 il ritorno di Benedetto dal-
l'Oriente e l'institozione della pia salntazione alla Vergine.
(6) Wadd. 1. e. — Rodulpbius Hiat. Seraph. fol. 261 verso.
(7) Cfir. Ckron. 24 Gen. in Anal. frane, t. lU p. 329 e 351.
142 BIBLIOTECA
giorni prima della celebro battaglia (23 ag. 1268) che decise la triste sorte toccata a
Corradino figlio di Federico II, caduto in potere di Carlo d'Angiò re di Napoli, duo frati
Minori da Arezzo erano arrivati in quella corte messaggeri di non sappiamo quali nuove
per quel monarca. Nell'udienza ch'ebbero dal re, questi volle informarsi dello stato di
Benedetto, la cui fama disse di aver udita dalla bocca di Balduino II imperatore latino di
Costantinopoli. Il fatto ci ò raccontato da fr. Tomaso da Pavia, che fa uno dei due suddetti
Minoriti, e Provinciale allora di Toscana e autore della cronaca Imperaiorum et Bomcmo-
rum Pontificum già ricordata dallo Sbaralea come di autore anonimo (1), ed oggi esi-
stente nella Laurenziana di Firenze (Plut. XXI Sin. cod. 5). Da questo codice noi co-
piammo il brano che segue (2) :
« Quarto die vel quinto antequam fieret bellum, duo fratres [Minores] prò negotio
quodam accessere ad Karolum, propositoque negotio coram rege per quemdam provincia-
lem ordinis nostri, fratrem utique notum regi (3), rex ab eo quaesivit, nude socins essct.
At frater ille de seipso respondens: de Aretio, domine, inquit, sum. Et rex ait ad eum:
Quid est de fre. Benedicio, qui B.ti Francisci socius fuit? Et frater ait: Domine bene est,
mihique imposuit ut ex parie sua vos salutarem, vohisque di-cerem de Beo confidcre, quia
etsi magnum periculum vobis immineat. Deus tamen et auxilium dahit, et praebebit in fine
victoriam. Tunc rex ylaris factus nìmis dixit ad fratrem: Dixit hoc, dixit hoc? Cumque
ilio sic eum dixisse assereret, rex adiunxit: Cariar mihi est huius fratris Benedica pro-
missio, quam si militès mihi mille in auxilium advenissent. Scio enim quod per Bal-
duinum Impcratorem, qui mihi fratrem hunc notum fecit, quod ipse in Romania ipsi
Imperatori multa predixit quae postea sibi et imperio integre cvcnerunt (4) » .
Dopo aver visto Benedetto nel 1268 in sua patria Arezzo, cosi ora dobbiamo sorvolar
ben 9 anni per ritrovarlo nella stessa città, quando cioè al dì 31 ottobre del 1277 il
santo vecchio con fr. Bainerìo suo socio, in presenza di testimoni e del notaio stendevano
la nota testimonianza sulla veridicità della celebre indulgenza della Porzinncola. Il docu-
mento nella sua brevità dice molto là ove Benedetto è ricordato di esser stato discepolo
di S. Francesco e famigliare intimo de' discepoli del Santo :
« Ego frater Bcnedictus de Aretio, qui olim fui eum beato Francisco quum ndhuc
Vìverci, et divina gratia operante ipse pater sanctissimus ad suum Ordinem me recepit,
qui sociorum suorum socius fui et eum ipsis frequenter et in vita sancti patris nostri
et post ipsius recessum de hoc mundo ad Patrem eum eisdem de secretis Ordinis fre-
quenter collationem hàbui, confiteor me frequenter audivisse a quodam supradictorum
(1) Supplem. ad Scrip. Ord. Min. p. 56 n. 235.
(2) Ora questa cronaca la troviamo pubblicata col tìtolo Gesta Imperafontm et Romano-
rum Pontificum nei Monum. Germ. historica (t. XXII pp. 483-528) su due codd. uno di Parigi
e l'altro della Laurenziana di Firenze. L'editore attribuì questa cronaca ad un frate Tomaso
toccano, supponendolo tale per la sua lunga dimora in Toscana. Serie ragioni invece dovevano
persuadere il dotto critico ad attribnirla a frate Tomaso da Pavia lodato dal Salìmbene {Cìiron.
p. 217-18) come autore d'una cronaca e come Ministro provinciale mtdtìs annis in Tuscia. Di
questo fr. Tomaso parleremo in un articolo a parte; egli mori probabilmente verso il 1280.
(3) Qui il cromista Tomaso che nel 1267 aveva accompagnato re Carlo per la Toscana,
senza dubbio allude a se stesso, ancor attuale (1268) provinciale Ministro della Toscana;
lui dunque fu uno de' due Minoriti recatisi presso re Carlo, e lui mcgUo d'ogni altro do-
veva conoscere le virtù del suo suddito frate Benedetto dimorante in Arezzo.
(4) Questo brano del eod. Laurenziano (in fol. 5 r. col. 2 della Centuria XIIJ) concorda
perfettamente col testo del cod. Parigino dei Monumenta citata (p. 522-23).
SECOLO xin. 143
sociorum beati Francisci qui vocabatur fr. Masseus de Marignano (1), qui fuit homo 36
veritatis el prohatissimae vitae, quod ipse fuit cum h. Francisco apud Perusium ante
praesentiam domini papae Honorii quum petivit indulgcntiam.... etc. Haec eadem sur
pradicto modo confiteor ego fr. Baynerius de Mariano de Aretio (2), socius venerabilis
fr. Benedicti, me audivisse frequenter a supradicto fratre Masseo socio h. Francisci^
cui fratri Masseo ego fr. Baynerius amicus specialissimus fui » .
Questa deposizione fa stesa dal notaio alla presenza de' testi ivi nominati : « apud
céllam fratris Benedicti de Aretio.... et in anno Domini 1^7.... ultimo octohris.... et
de mandato venerabilis fratris Benedicti et Fratris Baynerii (3) » .
Dopo il 1277 non troviamo altra memoria di Benedetto sino all'anno della sua morte
avvenuta nel settembre del 1282 come abbiamo dal Nanni.
E qui sostiamo anche noi, rinviando il lettore alle memorie del Nanni, del Pisano e
del Chron. 24 Generalium, certi che, se s'imbatterà in mostruosi dragoni, non perciò si
sentirà venire la pelle d'oca; meno poi inorridirà all'aspetto di un'innocua nuvoletta, o
tavola, 0 angelo che sia che rapì e condusse Benedetto al Paradiso terrestre. Egli da sa-
vio conoscitore dell'ingenuo medio evo, e da giudizioso critico, scorgerà a prima vista che
simili ingenuità non ponno deturpare, né menomare, e meno poi distruggere i fatti ivi
narrati con candore e sincerità indubbia.
In ultimo ci resta di manifestare un nostro voto. Perchè mai, ci domandammo spesso,
l'Ordine, la Provincia di Terra Santa, e la città natale di Benedetto non procurano di fer
rivivere la venerata memoria di un tanto uomo, il cui culto è comprovato indubbio dalla
testimonianza di sette secoli? Il culto di Benedetto è abbastanza comprovato, come asse-
riscono i BoUandisti : dalle sue reliquie venerate in Arezzo e a Bologna, dal titolo di beato
0 santo, dall'aureola nelle sue imagini e dalla sua tomba posta in distinta cappella (4).
Estender quindi e confermare il suo culto in tutto l'Ordine e specialmente in Arezzo e
nell'Oriente, ecco il voto che facciamo vivissimo a chi può e deve più di noi alle virtù di
un tanto apostolo di Gesù Cristo.
A) — Vita et Miracula Beati Benedicti Sinigardi de Arretio ex cit. Ms. Codice
Francisci Bedi Patricij Arretini ». 57. (fai. 314 r).
Mirabilis semper Deus in Sanctis suis, mirabilis valde fuit in beato fratre Benedicto
de Sinigardis, et ideo ego Nannes de Arretio scribere docrevi fidoliter illius vitam, et mi-
racula ad laudem Dei, et Sancti Patris Francisci, et ad edificationem fidelium omnium
utriusque sexus, qui Deum, et Sanctos eius puritate cordis, et in charitate venerantur.
(1) Per aver il Waddingo registrata la morte di frate Masseo sotto l'anno 1280 n. 3
snlla testimonianza del Gonzaga, si son volate fare delle lunghe questioni sull'autenticità
del presente documento, quando ad evidenza doveva risultare l'errore de' due cronisti nella
data, e porre la morte di Masseo alcuni anni prima della deposizione di Benedetto che ce
Io dà per trapassato. Se Masseo fosse vissuto sino al 1280, Benedetto non avrebbe deposto
come depose, e fra le tante deposizioni suU' indulgenza non avrebbe dovuto mancare quella
specialmente di Masseo teste primario.
(2) Se è vero, come registra il Jacobilli ( Vite de Santi t. Ili p. 3-6), che il B. Rainerìo
vesti r abito verso il 1258, dubiteremo assai dirlo stato compagno di Benedetto in Oriente,
come col Breviario (5 nov.) comunemente asseriscono i nostri scrittori.
(3) Sabatier Bartholi Tractat. de Indulgentia p. XLIV e s^. — Acta SS. 4 Oct. t. II
p. 888 n. 47-56. — Wadding. ad an. 1277.
(4) Cfr. Acta SS. cit. t. IV aug. p. 808 s. Cfr. ib. t. II Oct. die 4, p. 888 n. 50: « Bea-
tum Benedictum Aretinum sua satis superque testatur sanctimonia certo cultu confirmats » ;
144 BIBLIOTECA
36 Beatas igitar frater Benedictns patrem habnit nobìlem, et possentem hominem Sini-
gardum de Sinigardis (1) de antiqua et bellicosa civitate Arretii, matrem Lisabettam Pe-
tramalescam (2) qui amorem et timorem Dei a tenera infantia filio sno docoerunt; nnde
postea annis crescens, dnm studiis grammaticalibas operam dabat, semper sancte Tìxit, et
ter in hebdomada ieinnabat, egenis et panperibns largas prò sua aetate elemosinas da-
bat, unde dominus noster Jesus Christus, misericordiosis oculis respexit super illum ; unde
ille (fol. 314 V. :) relictis patre et matre omnibusque ampliis divitiis, quibus domus sua
ampliter affluebat, Sanctum Patrem nostrum (3) Franciscum humiliter oravit ut sacco fra-
trum suorom Tellet eum indnere, et in sanctam ordinem suam recipere, quod statim a
pio et beato Patre obtinuit, et semper dignum filium tanti Patris se pracstitit; et illa
die qua in sanctam ordinem receptus fuit, cum quidam homo obsessus a malignis spiri-
tibus esset in ecclesia, demones ore illius hominis coeperunt magna voce exclamare: Veh
nóbisl Veli nohis, tempus veniet in quo magna óbbrohria patiemur ab isto benedicto. Et
vere tnnc patres mendacii vera locuti fuere ; nam beatus frater Benedictus multos ab im-
mundis spiritibns torturatos in nomine Jesu Christi et signo sanctae >^ liberavit, et ora-
tionibas suis multis aegrotis sanitatem reddidit ; et martini desìderium suo in corde fixum
(1) Verso la metà del secolo XIII era in Bologna, professore di medicina, nn Sinigardo
nativo d'Arezzo, canonico di Faenza e poscia arciprete della metropolitana di Bologna, di
cui più altre notizie si hanno nel Sarti {de Prof. Bonon. 1. 460) citato dal Tiraboschi Stor.
della leti. ital. t. IV par. I p. 292, ed, Ven. 1823. — Un pronipote senza dubbio del nostro
Beato è quel Gorello, o Gregorio di Ranieri di Iacopo Sinigardi di Arezzo, autore della Cro-
nica in terza rima intorno ai fatti di Arezzo (1310-1384) che il Muratori pubblicò negli Scrip-
torea t. XV col. 809-886 con noterelle del Benvoglienti. La famiglia Sinigardi o Sighinardi,
tutt' una come vuole il Muratori contro il Benvoglienti « inter ceteras, quae in Aretina civi-
tate, ac in regione portae Cruciferae praestabant, Atictor (Gorellus) ipae commemorai » . Il Ben-
voglienti evidentemente erra quando nella nota 66 distingue i Sighinardi dai Sinigardi e
credette a chi gli disse, questi, non esser tanto antichi come i Sighinardi.
(2) Della potente famiglia de' Tarlati di Pietramala che diede i natali alla madre del
nostro Benedetto (FaruUi Annali di Arezzo, Foligno 1717, p. 24). I Tarlati di Pietramala
(detti Petramalènsi o di Petramalesco sangue) erano Signori di Pietramala^ di Toppole, di
Monterchi, della Pieve, e Conti di Chiusi, di Caprese e di molti altri luoghi e castelli (Fa-
rulli op. cit. p. 36). — Guidone vescovo e podestà di Arezzo (f 1329), e più tardi Bettino
o Ubertino vicario imperiale appartennero a questa nobile famiglia cotanto decantata dal
citato Gorello Sinigardi nel poema storico che egli pone in bocca alla città natale:
Gentilezza di fuor or vo' che canti
casa degli Ubertin, e Petra Mala,
e dirai vero senza far milanti.... (cap. 2).
Di color che molto me honoraro,
a cui TuUian per origine é dato,
che fece poi il sangue tanto chiaro :
Che per virtù fece el Sazo quadrato
che durerà fin che '1 Mondo lontana
per fama, dico, benché muti stato:
Non pur per lingua Lombarda, o Toscana
é nominata Petra Mala, grande,
ma per ogni provincia oltramontana:
Per ogni parte sua fama si spande;
altrove tu odirai di sua grandezza (cap. 3).
E sua grandezza decanta il poeta nei seguenti capitoli del suo poema (Muratori Script.
t. XV col. 821 e seg.).
(3) Con questa espressione ripetuta più sotto, il Nanni vuol forse dichiararsi apparte-
nere anch' egli a Francesco come membro del terz' Ordine Minorìtico.
SECOLO xm. 145
semper habait, unde ire obtinuit ultramare obi prìmns (1) factus fult Antiochiae Minister, 36
ubi mnìtos paganos et Saracenos (fol. 315 r:) incredulos baptizavit, et in fidem Domini
nostri lesu Christi recepit, et verbis, et operibus, et exemplo semper in via recta conser-
vavit; unde in Oriente valde gloria Dei crescebat, et fama Benedicti servi sui; unde re-
cepit etiam in sanctam Ordinem sancti Patris nostri Francisci Imperatorem Constantino-
polìtanum et Begem Jerusalem (2), et magnum Bellatorem, Egipti Soldaui servum, no-
mine Algazzellem, scerete baptizavit, qui postea Christianis multum utilis fuit.
Et evenit in illis diebus quod qnaedam nobilis mulier Saracena haberet plagara
quamdam maximam, et turpem in una ex mammillis, quam plagam medici curare non
potuerunt, et beatus frater Benedictus facta ad Dominum oratione, solo signo sanctae i^ sa-
nitatcm mnlieri restituit, et liberavit illam a plaga foedissìma, unde et Illa et vir suus
cum tribus fìliis, et multis servis, et ancillis crediderunt in Christum lesum.
Evenit etiam illis diebus, quod cum beatus frater Benedictus devotus valde esset
sancti Patris Daniellis Prophetae, et cum valde desideraret visitare sepulcrum illius, et
propter longitudinem itineris (fól. 315 v:J et propter latrones saracenos, et servos Mla-
machornm (sic) ire non posset in regionem Babiloniae ubi repositum est sepulcrum sancti
Danielis (3), Dominus noster lesus Christus piissimis oculis servum suum Benedictum re-
spexit, et consolatos fuit ; nam misit de coelo Angelum suum qui sub forma draconis ma-
gni flammas evomentis, super dorsum suum portavit illnm in regionem Babilonis, et in
locum sepulcri; quod cum ille hnmilitor et devote aperuisset, propter devotionem cepit di-
gitum ex manu dicti sancti Patris Daniellis, et secum tulit in Antiochiam, quo rediit su-
per dorsum eiusdem Angeli sub forma draconis; eumdemque digitum postea ab ultramare
tulit in liane patriam suam Arretii in qua adhuc magno miraculo incorruptus servatnr (4).
Sed cum ob multa miracula quae quotidie Deus agebat in Oricntalibus regionibus
manu servi sui Benedicti magnam fkmam, et gloriam adeptus esset, et quia valde humilis
erat, et valde inimicus mundanae et secularis gloriae, quaerens solum honorem Dei, et se-
metipsum spernens (fol. 316 r:) et humilians, ideo visitatis omnibus Jerosolimae sanctis
locis, fugiens ab ultramare in Italiam coepit redire; sed cum iam esset in medio maris,
et tempestas saeva facta fuisset, et nulla esset amplius spes salutis, coeperunt omnes sar-
(1) Vedi la nostra /Serie cronologica dei Superiori di T. S. sub. an. 1220, ov' è provato
che per breve tempo precedettero il nostro beato nel Provincialato di Sìria i frati Elia da
Cortona, e Luca. Pel quasi effimero provincialato di questi due, il nostro Benedetto è qui
detto prùnus,
(2) Cioè Giovanni di Brienne, del quale abbiamo detto abbastanza nella prefazione di
questa Vita. — II Rodulfio {Histor. Seraph. Belig. Venet. 1586, fol. 261 v.) che ebbe o la
legenda del Nanni o qualche altra, ripete che Benedetto « Imperatorem Constantinopoli-
tanum Ioannem, regem Hierusalem, ad Ordinem b. Francisci recepit, et circumquaque iacen-
tes populos continuis praedicationibus ad fidem christi convertit » .
(3) Il sepolcro di Daniele c^gi ancora si mostra a Susa, città che per un tempo fu ca-
pitale dell' Assiria o Mesopotamia, e situata più lungi a Oriente di Babilonia, verso il max
Persico. Gli arabi dan la preferenza alla testimonianza del loro AbuIfiEirag scrittore del
sec. XIII che lo dice sepolto in quella città. Babilonia, Ecbatane, Susa ed altre città ba-
bilonesi, secondo varie leggende o tradizioni, pretendono possedere la tomba del S. Profeta.
(Cfr. BoUand. t. V lui. die 21 p, 123 s.).
(4) Bodulphius Histor. Seraph. Rélig. (fol. 261 v.) : « Detulit quoque B. Benedictus di-
gitum Danielis Prophetae, per quem Deus magnalia operatus est, operaturque in dies: unde
leguntur illa carmina:
Hic Syriae in patriam digitum Danielis ademit,
In Patria tandem periit potiturus Olympo.
Il Waddingo ha: periit peOtwrus Olympum (t. IV p. 114). Il citato Bodulfio (fol. 84)
sotto l'imag^ne del Beato riporta questo distico che ricorda pure il dito di Daniele:
Ut digitum Danielis et, Benedicte, dedisti,
Rcddita lux patriae, reddito pax popttlo.
Bibliot. — Tom. I. lÒ
146 BIBLIOTECA
36 cinas proiicere in mare; quod cnm nihil prodesset, consilium fecerunt de mìttenda sorte
quisnam horainum in mare essot proiicicndus, et cum astutia nautarum cecidisset sors super
beatum Benedictnm, ille nihil timens orationem ad Deum faciebat; et ecce, quando proie-
cerunt illnm, qnod in medio tnrbinis apparuit nubecula alba quae, magno tremore nau-
tarum omnium vidcntium, per- aerem, longe a yisu illorura, portavit illum, portavitque in
Paradisum terrestrem ubi sancti Patrcs Enoch et Elias in diem Judicii Tivunt et moran-
tur; et ibi accepta ab illis benedictione et osculo pacis, visoque Paradiso delitiarum, de-
nno nubecula in se recepit illum, et in portum in rogionibus Italiae portavit, oadem die
qua illnc appulit navis illa, e qua in mare (fol. 316 v.) proiectus fuit; cumque nautae
omnes, et aliqni navis homines vidissent illum, magna admiratione lachriraati fuere, et
a beato Benedicto veniam petierunt, omnibusque narrabant tam magnum miracnlnm; quod
cum evulgatuìn esset, magnus populus ex propinquis locis ad beatum Benedictum currebat,
et Deus orationibns servi sui multa miracula faciebat. Sed beatus Benedictus ut munda-
nam gloriam fugeret locum illnm reliquit, et alio abiit, tandemquo in hanc civitatem Ar-
retii se recepit, ubi quotidio omnes viam et verum cultum Domini lesu docebat, et prae-
cipue laborabat ut extingueret inimicitias, quae Inter potentes et Magnates civitatia cru-
deliter vigebant, et quotidie multa miracula faciebat, sanitatem multis ànfirmis rcstituens,
pauperes in suis necessitatibus adiuvans quam corporaliter, tam spiritualiter, et praecipue
a corporibus obsessis spiritum inimicum depellcns, multisque spiritu profetico (fol. 317 r :),
quo a Domino donatns fuit, futura praenuncians; et huius veritatis multi testes esse pos-
snnt, et praesertim frater Tomas de Pavia Minister in Tuscia (1), cui in re dubia opti-
mum consilium dedit, et rei futnrae eventum praedixit. Arretinis etiam multa praedixit
quae postea evenerunt.
Instituit fratribus suis Antifonam, quae cantatur post Completorium : Angelus locu-
tus est Marine, quam semper maxima devotione recitabat, et canebat (2).
Cumque illis diebus potenti ferocique viro Brandaliae (3) a masnada inimicorum suo-
rum noctu multa vulnera, et gravia illata essent, adeo ut nulla spes esset recuperandae
(1) Tomaso di Pavia, ricordato da noi più sopra, a detta del Salimbene {Cliron. p. 217-18)
€ multis annis Minister provincialis fuit in Tuscia » ; e secondo il Terrinca {TJieatrum Etni-
sco-Minor, p. 31) fu. Provinciale da circa il 1260 sino al 1279 quando gli succedette fr. Fi-
lippo da Perugia. Secondo il Papini (Etruria Francescana p. 8 n. 7) Tomaso sarebbe stato
Ministro già prima del 1258.
(2) « Cum enim conventus Aretii vexaretur a spiri tibus immundis, B. Benedictus insti-
tuit, ut cantaretur illa antipbona: Angelus locutus est Mariae dicens... Quam institutionem
confirmavit postea Divus Bonaventura Generali s > . Rodulphius Hist. cit. fol. 261 v. — Cfr.
Chron. 24 Gen. in Anal. frane, t. Ili p. 329 e 351.
(3) Potente e nobile famìglia Aretina. Dì lei, e de' Tarlati spigoliamo queste brevi no-
tizie dal citato FaruUi: — «L'anno 1217, mille seicento Aretini, con infinito numero di
Toscani si portarono all'acquisto di Terra Santa. Nell'assedio di Damiata [1219] Francesco di
Brandaglia di Bonìnscgna Brandaglia, Paramusa di Chiaro, (e molti altri) nobili aretini fecero
opere meravigliose, alcuni dei quali furono 1 primi a piantarvi l'insegna della croce con
somma gloria di Arezzo > (Farulli Annali di Arezzo p. 25-26). « Questa nobile stirpe (l'an-
tica e potente famiglia Brandaglia) venne di Germania in Italia con Ottone I imperatore,
e si disse de' Guido Terni.... Guido Terno e Frangilasta furono capitani illustri della sua
Repubblica Aretina T anno 1230. Brandaglia di Boninsegna fii nelle lettere molto versato.
Questo procreò otto figli : Uguccìone, Guerruccio, Segna, Guìdotto, Betto, Bandino, Martino e
Cecco, come sì prova da un contratto.... Dei quali Guerruccio, Segna, Guìdotto, Bandino e
Martino furono valorosi capitani, e quattro si vedono ritratti al vivo dal celebre pennello di
Giorgio Vassarì nella sala del già sig. Francesco Brandagli nel suo palazzo a S. Pierino.... (La
famiglia Brandagli era Guelfa) » (ib. p. 51-52). « L'anno 1221 segui in questa città (di Arezzo)
per le antiche gare de' Guelfi e Ghibellini sanguinosi contrasti fra le nobili famiglie Alber-
gotti, Tarlati, Grifolini, libertini.... Sinigardi, Andreoli, Brandagli ecc. (p. 26). L' anno 1226
gli Aretini diedero aiuto ai Tarlati signori di Pietramala infestati dalle armi de' Perugini
SECOLO XIII.
147
sanitatis, et iam iam Brandalia moriturns essnt ; cumque consanguinei vocassent in domum 36
suam ad vnlneratnm invisendum ot consolandam boatum Benedictum, tunc beatus Bene-
dictus dixit illi : « 0 Brandalia, Brandalia, si (fol. 317 v :) Deo promittis parcere toto
corde inimicis tais domusquo tuae, ego orabo Deum ut sanitatem tibi restituat » . Cumque
ille iam morti proximus promisisset, statim oravit B. Benedictus ad Deum, et signatis
Yulneribus signo sanctae ^, statim cgrotus coepit melioraro, et vulnera, octo ab illinc
diebus, sana ot clausa facta fuere magna medicorum admiratione; et postea Brandalia ma-
gna in pace vixit cum inimicis suis et ex cordo illos amavit, ex quo magna edificatio suc-
cessit omnibus Arrotinis,
Tandem TJeatus Pater Benedictus meritorum plenus, post multa, et multa miracula,
post austeram exemplaremque vitam exactam, post breveni morbum in quo die noctequo
evangelium sibi legi voluit, sancte, et pie obdormivit in Domino lesu maxime dolore fra-
trum omnium Sanctae Ordinis Beati (fol. 318 r:) Patris Sancti Prancisci, et Arretinorum
omnium, et sepultus fuit in medio ecclesiae ante altare maius (1).
Dominus lesus Christus concedat nobis prò meritis Beati Servi sui nt non exeamns
ex via rocta quao ducit in coelum. Amen, Amen, Amen.
Finis Vitae B. Benedicti de Sinigardis de Arretio scripta per Nannem de Arretio Anno
Domini 1302 Mense Septembris, in quo mense obdormivit in d.no. Beatus Bonodictas
anno 1242 {corrige: 1282] (2).
B) — Ex Ghron. XXIV Gener. in Ami. frane, t. Ili p. 224:
« Huius etiam Generalis tempore {Fr. Heliae 1232-39] frater Benedictus de Aretio,
olim socius sancti Prancisci, habebatur insignis. De quo inter alia unum mirabile fertur
I
(p. 27).... In questo tempo (e. 1254) ì Tarlati signori di Pietramala cacciarono di Arezzo 1
Bostoli famiglia potente e di gran seguito.... I Bostoii furono Gbibellini e sempre de' grandi,
che non potevano godere lì onori della Repubblica. Abitavano in Arezzo nel quartiere di
Porta Crucifera. Avevano un benefizio semplice detto lo spedale di S. Maria posto a Santo
Agostino, nella propria Piazza insieme con l'antica e potente stirpe de Guidoterni oggi
Brandagli conti Gesseri nel Volaterrano che vennero in Italia con Ottone primo imperatore...
ove governarono a loro piacere la città, batterono monete e fecero guerra con l'insegne gen-
tilizia in Casentino, e altri luoghi, come si vede nel salone di Francesco Brandagli dipinte
da Giorgio di Vassari pittor famoso (ib. p. 35).... I Brandagli erano signori di Ranco -ecc.
(1) Da li, più tardi, dovette esser traslocato il suo corpo nella cappella che gli costruì
la famiglia, come ricavasi dal Rodulfio (op. cit. fol. 84 v.) : « Obiit B. Benedictus Aretìi, tu-
mulatus in aede D. Prancisci, in cappella extructa a familia Sinigardorum in honorem huius
Sancti: caput custoditur in sacrario, in quadam capsula. De ipso autem leguntur ista carmina:
Aretii Benedictus ego Sinigardia prole»,
Vates, et sacra religione Minor.
Assyrii Patres mihi iam paruere ministro;
Hinc digitum, Daniel qtiem dedit, ipse tuli.
Nunc vivo in coelis, patria et mea membra reservat,
Inque meis aris thurea dona fero.
(2) Qui, come abbiamo osservato nella introduzione, l' inesperto amannenso del cod. Re-
diano prese per un 4 il numero 8, che nelle sue varie forme, specialmente se aperto di sotto,
facilmente si confonde col num. 4; quindi nel codice originale del Nanni doveva leggersi
certamente la data 1282, non essendo possibile supporre altra data, o altro errore negli
altri numeri. Erronea è poi la data della morte del beato assegnatagli dal Rodulfio {Hist.
Seraph. Relig. fol. 84) : « obiit 2 kal. Sept. feria VI anno vero 1224 » , sia perchè vi scor-
giamo un evidente errore tipografico nel millesimo, corretto già dal Waddingo (sub an. 1280
n. 2), sia perchè anche in detto anno il 31 agosto non cadeva di venerdì, come giustamente
osservarono i BoUandisti (p. 810 n. 10). La data quindi del Nanni è la sola fin qui più
certa, cui si accosta il Waddingo quando dice morto Benedetto : hoc anno, 1280, vel circiter.
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36 quod videlicet, dam mare transirot, tanta tempestas centra oius navom invaluit, ut omncs
se posse mortcm evadere desperarent. Frater vero Boncdictns post orationcm dixit naatis :
« Si vultis evadere, proiiciie me in mare, aliter tempestas haec non ccssabit » . Quod
CUOI focissent, ipso super unara postom sedens ab oculis eorum avulsus est, et facta est
tranquillità» magna.
« Domino vero duce frater Benedictus per maximum maris tractum ad pedem cuius-
dam montis altissimi sine laesione pervenit: ubi quondam iuvonem reperit facie venustis-
simnm, qui post aliqua verba dixit sibi, ut usque ad cacumen montis ascenderet, ubi ho-
minum habitaculum inveniret. Cumque ascendens superius pervenisset, vidit in cacumine
pulchcrrimum habitaculum et solemne. Et pulsans ad ostium, apparuit quidam senex cuin
barba prolixa canitie venerandns. Qui videns fratrcm Benedictum intcrrogavit eum, quis
erat et qnomodo illuc ascenderat. Ille vero se esso religiosum assoruit, et quao sibi con-
tigerant narrans, se recipi amore Domini supplicavit. Ilio vero rospondit, quod ibi erat
liortus deliciarum, unde exclusus fuerat primus homo, et quod nec ipso noe aliquis mor-
talium illuc poterat introduci. Dixit etiam se esse Heliam de quo legcrat in Scriptura.
« Cumque post modicum etiam alter senex, scilicot Henoch, advenisset, post multa
quao de statu mortalium quaesiverunt, tandem multos habitus diversarum Eeligionum sibi
ostendoruni dicentes, quod eligeret habitum Religionis, cnins erat professor; et cum fra-
trnm Minornm habitum elegisset, interrogaverunt, si veracitcr illa Religio erat iam insti-
tuta. Cumque ille institutam assoreret, et se esse membrnm eìusdem fortiter affirmaret,
statim senes manus ad coelum levantes, quia mundi finis appropinquabat, Dominum lau-
daverunt. Tandem dixerunt sibi, quod per viam qua venerat rediret, quia angelum haberet
directorem. Cum vero intus paradisi delicias in arboribus et fructibus respexisset, descen-
dit usque ad pedem montis, ubi supradictum iuvonem reperit dicentem sibi, ut postem
illam ascenderet et ad socium suum sine mora rediret. Quod cum feciset, postis per lon-
gissimum maris spatium cum ipso veloci motn ad quendam portum finaliter pervenit, ubi
socium SQum inveuiens post gandiosos amplexns Dominnm collandantcs ad propria re-
dierunt ».
0) — Ex libro Conformitatum Fr. Bartholom. Pisani (1):
1 — « Locus Aretii — De fratre Benedieto de Aretio. In Aretio, iacot sanctus frater Bo-
ncdictns do Aretio, qui ad Ordinem fuit receptus a b. Francisco. Hic fuit Minister Antiochiae,
et Imperatorem Constantinopolitanum et Eegem lerusalem, et Regem Ioannom, ut dicetur, ad
Ordinem nostrum recepit. Fuit hic dovotus sancto Danieli prophetae ; et cum affoctasset oius se-
pulchrum visitare, nec posset, tam ex viae prolixitate, quam custodia draconum existentium ad
oius sepulchrum in Babilonia: die quadam sibi immenso dracone apparente, et eum infra
caudam accipionte, in Babiloniam portavit ad s. Danielis sepulchrum. Cuius sepulchrum ape-
riens eius digitum accepit ex devotiono, et secum detulit; ac ab eodem dracono, modo prao-
fato accopto, in pristino loco illaesus est positus : et draco statim disparuit. linde angelus
Domini fuit. Hic cum a partibus lerosolimitanis ad Italiam rediret, facta tempestate, in
mari sortibus missis, ut alter lonas missus et proiectùs in mare, statim a nubocula ac-
ceptus, ad paradisum deliciarum est portatus. Quem videntes Enoch et Helias, ab eo qnis
esset petentes: cum se fratrem b. Francisci diceret, illi Francisci in mundum adventu
audito, magnum gaudium habentes, magnum tripudium fecero, dicentes, se in brevi per
martini palmam ad Dominum porrecturos. Ipsnmquo fratrem Benedictum amplexantos et
osculantos, per totum paradisum dnxerunt omnia ostendentes eidem. Et cum per tempus
stetisset cum eis, dieta nubecnla, quao eum ibidem posuerat reaccipiendo in portum Italia©
ad quem applicare volobat posuit. Unde nautae qui eum proiecerant, in diete loco ipsum
reperientes valdo sunt mirati. Hic spiritu prophetico claruit. Nam frairi Thomae de Papia
existenti Ministro provinciae Tusciae secreta cuiusdam consilii quao nulli aperuerat, et de
quibus dubitabat quam partem eligeret, fr. Benedictus omnia sibi revelavit, et quid te-
nondum praedixit. Hic multis miraculis claruit, et claret in loco praefato ». Conform. §•,
(Ms. Prov. Alverniae) t. I fol. 99 r. 2 — Ediz, 1510 fol. 64 r.
(1) Riproduciamo qui il testo dal Cod. memb. della Provincia delle SS. Stimate, testo ge-
nuino e non punto interpolato di cui i nostri PP. di Quaracchi preparano uria critica edizione.
I
SECOLO xm. 149
2 — « Kex lornsalem Ioanncs et Imperator Constantinopolitaiwis fiiit fratcr Minor : 36
coias filia fuit oxor Imperatoria Fridorici secondi. Hic dam rogasset Deuni quod sibi
ostenderet, quomodo et qualiter mori deberet, consideratis triumphis et gloria, quos et
quam in mando habuerat, apparente sibi b. Francisco, cui erat devotus, tribus vici bus,
idest tribus noctibus successive cum corda, soleis, et habitu: et dicente quod voluntatis
Dei erat ut in praedicto habitu moreretur: etsi prima nocte et secunda non sine laclirimis
horruerit ad tantam deiectionera pertingere, tertia tamen vice, statim ut do nooto iippa-
ruit, voluntatem Dei agnoscendo, accersito fratre Benedicto de Arctio, tunc Antiodiiuo ot
Komaniae Ministro, cum maxima devotione factns est frater Minor: et sic finaliter decossit.
Et adeo in summa vixit humilitate ut ad Deum quasi conquaerendo dicerot, qu.ire non do-
dcrat sibi forti tudinem ut omnia humilitatis oflBcia cura aliis fra tribus ipso oxorccre va-
leret. Hic sepultus est Assisii, etsi super sepulturam in habitu regali sit sculptus » . Con-
form. <9», Ms. t. I fol. 129 v. 2. — Ediz. 1510 fol. 83 r.
3 — «Custodia Aretina habet locum de Aretio: in quo beatus Franciscus focit nii-
raculum do expellendo daemones a civitate, et ipsam pacificando. In hoc loco iacct sinictus
fr. Benedictus primus Minister Antiochiae, qui iraperatorem Constantinopolitanum et rogcm
lerusjilem Ioannem ad Ordinem recepit. Hic suis claris miraculis multos et vita praedicando
illustravit». Conform. 11* Ms. t. I fol. 191 v. 1 — Ediz. 1510 fol. 122 v.
4 — « Sed sant ne alii gavisi de ortu beati Francisci ? Certe, Enoch et
Helias. Hi ortum, missionem et nativitatem b. Francisci in mundum in esso gratiao et rc-
ligionis agnoscentes, maxime gestiere gaudio. Ut enim in legenda habetur fratris Bcnc-
dicti de Aretio, sanctitate pracclari, qui a b. Francisco fuit habitu indutus, et minister
Antiochiae: ipse frater Benedictus de partibus ultramarinis dum rediret ad Italiani, super-
veniente maris tempestate, prò alleviatione navis, sorte, ut alter lonas, missus est in maro.
Quem angelus Domini suscipiens, ad paradisum duxit deliciarum. Ubi dum esset interro-
gatus ab Enoch et Helia cnius esset Ordinis, respondit quod b. Francisci. Dixeruntiiuc :
ergo Franciscus venit? Et eo respondente quod sic, maximum caeperunt gaudium facere
et tripudium dicentes, quod tempus Antichristi in brevi esset, et ipsorum per martyriuiu
ascensus ad coelum. Dictum fratrem cum laotitia ducentes por paradisum omnia osteiulcrunt
eì. Qui post morara susceptus ab angelo, in porta ante alios de sua navi est locatus An-
chonae. Sic ergo Enoch vir sanctus, et Helias propheta praeclarus, unnsqnisque eornm
Francisco est laetatus ». Conform. 3*, Ms. t. I fol. 39 v. 1. — Ediz. 1510 fol. 25 r.
1221 — Pr. Andreas de civitate Achon.
Frate Andrea della città di Acri (parente di Baliano I, Siro di Sidone) vcrosimil- 37
mente vesti l'abito dei Minori in Oriente, 0 quando vi fu frate Elia (1217), 0 (j\iando
S. Francesco (1219-20) ricovette colà tanti personaggi all'Ordine ricordatici dal Vitriaco
nella sua lettera ai Lotaringi. Egli dall'Oriente accompagnò nel 1221 in Europa Baliano
principe di Sidone, e fu presente quando questi a Parma tenne al sacro fonte il bambino
Salimbene, quegli che poi, Minorità e cronista, ci conservò la memoria di questo nobile
ma ignoto suo confratello in religione. La memoria di un Minorità della città di Acri fin
dal 1221, convalida l'opinione ormai storica dell'esistenza colà di un convento Minoritico
contemporaneo all'origine della Provincia di Siria 0 di Terra Santa. Baliano I, sia sotto
le mura di Damiata, sia in Acri, conobbe di vista il S. Patriarca, 0 dovette certamente
favorire il novello Ordine cai si era ascritto frate Andrea suo parente.
« Aimo Domini MCCXXI, obiit beatus Dominicus, octavo idus augusti. Et ego fnitor
Salimbene de Adam de civitate parmensi hoc eodem anno natns snm in mense octo-
bris, VII. idus octobris, in festo sancti Dionysii et Donini. Et Domiiius Balianus de Sin-
done magnus baro ex Francia (1), qui vcnorat de ultramarinis partibus ad Imperatorem
(1) Baliano I, sire di Sidone 0 Saida (la Sar/etta de' Crociati), fu luogotenente del re-
gno di Gerusalemme in nome di Federico II dal quale si ebbe il principato di Sidone. Uno
150 BIBLIOTECA
37 Fridcricuiìi secniiduni, mo do sacro fonte levavit in Baptisterio parmensi, quod erat inxta
domani mcam, sicut roftirebant milii mei. Sed et fratcr Andreas ultramariiios de civitato
Aclion, ox ordine fratrum Minorum, qui erat cum praodicto domino et do familia sua et
itiucris socius, qui vidit et rocordabatur, hoc idem dixit mihi ». — Salimbene Chron. p. 5-6.
1222 — Antiochia. — Il compilatore delle Gesta Dei per fratres Mi-
norcs in Terra Sancta ricorda in quest'anno la morte di due frati Minori confessori
nella città di Antiochia; che so per confessori il cronista inteso martiri, allora piut-
tosto dovremo credere la loro morte avvenuta nelle vicinanze di Antiochia, poiché
allora la città era in potere dei Latini: «■1222, Duo anonymi Confessores Antio-
cJiiae » (1) ; notizia che non abbiamo riscontrata altrove, ma che possiamo crederla
fondata, posta l'esistenza d'un convento Minoritico in quella città verso il 1220-30,
come abbiaino notato altrove, a p. 66-67.
c. 1222-33 — De b. Peregrino de domo FaJleronis (f e. 1233?) qui vi-
sitavit loca HierosolyTnitana.
38 II b. Pellegrino de' Nobili di Fallerone fu ricevuto all' Ordino dal Santo Patriarca
quando questi nell'agosto del 1222 predicava in Bologna. Quantunque lettorato, egli passò
la vita nella condizione di umile fratello laico, e morì circa il 1233 secondo l'Hueber (2).
Il culto gli fu confermato da Pio VII nel 1821 (3). Di lui una bella vita abbiamo nel-
r Aureola Serafica (4) del P. Leone, nel Waddingo (5) e nel Pisano (6). Il Waddingo, e
quanti seguirono il Sigonio, posero nel 1220 invece del 1222 l'arrivo di Francesco in
Bologna basati su d' un testo mendoso di Tomaso arcidiacono di Spalato (7). Non sap-
storico di quei tempi vanta la saggezza e la profonda conoscenza sua in giurisprudenza.
Baliano nel 1218, sotto le mura di Dainiata assediata, sposò la nipote Margarita. A lui, nel
nov. del 1219, il governatore di Damiata consegnò la città ed il castello. Nel 1221 (a detta
di Salimbene die si dice nato li 9 ott. dello stesso anno) ritornava in Europa, recandosi
da Federico II, senza dubbio per renderlo informato de' disastri subiti dai Crociati in Egitto,
e totalmente sgombrato dai medesimi verso l'ottobre del 1221. Quattro anni dopo (1225)
assistette all'incoronazione della regina Isabella, figlia di re Giov. di Brienne, accompa-
gnandola a Brindisi sposa a Federico II. Alla morte di lei (1228) i baroni del regno Gero-
solimitano elessero Baliano luogotenente e reggente del regno per Gonrado figlio di Federico.
Alla venuta di Federico (1228) in Cipro, Baliano gli andò incontro e si alleò con lui contro
Giovanni d' Ibelino principe dì Beirut e suo zio. Inviato dall' Imperatore al Soldano per
aver la consegna di Gerusalemme, fu quindi confermato reggente del regno latino con Gar-
niero il Tedesco (1229). Lo stesso anno Baliano dovette marciare in aiuto di Gerusalemme,
cacciandovi i Saraceni che trasgredivano i patti convenuti. Sua residenza era Acri. Più
tardi (1231) lo vediamo in accordo coi suoi parenti, e discorde con Federico che invano
tentò di spodestarlo dalla reggenza confcrmandovelo la fiducia de' magnati del regno. Vi-
veva ancora nel 1239 (Du Cange-Rey FamUles d'outre-mer p. 434-36).
(1) Civezza Cronaca delle Missioni, Anno 1892 p. 6.
(2) Menologium col 1712, 5 Sept. n. 2.
(3) Breviar. Seraph. 27 mar.
(4) Tomo I, 27 marzo.
(5) Annales t. I p. 335.
(6) Conform. 8», fol. 62 ed. 1513.
(7) Cfr. Thomae archid. Spalatin. (in Monum. Germ. hist. t. 29 p. 580). — Il Boehmer
(Analekten p. 106) prova che Francesco fu a Bologna nel 1222, e non già nel 1220 come fin
qui scrissero tutti gli storici indotti nell'errore dal Sigonio {Opera Omnia t. Ili col. 432)
che primo lo propagò. Cfr. sopra il nostro RefjeMo cronol. a p. 98.
SECOLO xni. 151
piamo precisare quando il b. Pellegrino si recò in Gerusalemme, nò meno il dì e l'anno 38
di sua morto. — Il più antico documento sulla vita del beato, d'onde attinsero tutti gli
storici, è inserito negli Actus B. Franclscl et sociorum eius al cap. 36 dell' odiz. di Sa-
batier (in CoUcction d'études et de documents t. IV) e a fol. 148 v. dolio Spcculum
Vitae B. Francisci et Sociorum eius ediz. Veneta del 1504, capitolo che qui crediamo
bone di riportare per intero.
Quomodo s. Franciscus convertii duos nobiles de Marchia Anconitana dum prac-
dicaret Bononiae, scilicet fratrem Peregrinum et fratrem Bicerium.
Quodam tempore dum irei S. Franciscus per mundum et Bononiam pervenisset, quum
adventum eius populus cognovisset, factus est concnrsus omnium ad S. Franciscum, ita
quod vix poterat ire per terram. Oftines enim ipsum tanquam florem mundi et aiigelum
Domini cupiebant videro, ita quod ad plateam civitàtis cum poena maxima pervenit. Con-
gregato igitur populo maximo hominum et mulierum et multorum scholarium, surgens
S. Franciscus in medio, tam miranda et stupenda, dictante Spiritu Sancto, praedicavit,
quod non homo, sed angelus videbatur. Nam videbantur illa verba eius caelestia quasi
sagittae acutae potentis de arcu sapientiae divinae procedere, quae corda omnium tara va-
lide penetrabant quod maximam multitudinem hominum et mulierum a statu peccati ad
poenitentiae lamenta convertit.
Inter qnos erant ibi studentes de nobilioribus de Marchia Anconitana, scilicet Pere-
grinus qui erat de domo Fallaronis et Bicerius do Muccia. Isti inter alios per sacra verba
sancti patris tacti intrinsecus venerunt ad beatum Franciscum, dicentes se pcnitus velie
mundum relinquere et fratrura ipsius habitum sumere. Sanctus antera Franciscus, ipsorum
fervorem considerans, cognovit per Spiritum Sanctum ipsos missos a Deo. Et insuper in-
tellexit cui et quali convorsationi quilibet eorum se subderet. Unde cura gaudio recipiens
eos dixit: « Tu, Peregrine, teneas viam humilitatis; et tu, Biceri, servias frairibus».
Et ita factum est. Nam frater Peregrinus nunqnam voluit osso ut clericus; sed sicut laicus
mansit, cum esset benf> litteratus, et in decretalibus eruditus. Propter quam humilitatem
pervenit ad maximam perfectionem virtutum et spocialiter ad gratiam compunctionis et
amoris Domini N. J. ( h. Nam Christi amore succensus et desiderio martyrii inflamraatus
perrexit Hierosolymam ad visitanda loca sacratissima Salvatoris, portans secum volumen
evangelicum. Et cum legeret et loca sacra unde Deus et homo porroxerat, et eadem pedi-
bus tangeret et oculis cernerct, se ibidem ad orandum Deum inclinabat et amplcxabatur
brachiis fidei ista loca sanctissima, et labiis osculabatur amoris, et lacrymis devotionis
cuncta rigabat: ita quod cunctos cernentes ad devotionom maximam provocabat. Ordinante
▼ero disposinone divina, reversus est in Italiam, et tanquam verus peregrinus mundi, et
civis caelestis regni, suos nobiles consanguineos rarissime visitabat. Confortabat eos ad
mundi contemptum; et sobrie loquons, ad divinum eos incitabat amorem; et expedito ac
festinanter recedebat ab eis, dicens, quod Christus Jesus qui nobilitat animam non invc-
nitur inter cognatos et notos.
Do isto fratre Peregrino habuit dicere frater Bernardus, sanctissimi patris nostri
Francisci primogenitus, unum verbum mirabile valde, scilicet, quod ipso frater Peregrinus
orat unus de perfectioribus [fratribus] hujus mundi. Fuit siquidein peregrinus : nam amor
Christi queul in corde suo semper habebat non permittebat eum in aliqua creatura quie-
scere, nec afifectum eius figero in aliquo temporali, sed semper ad patriam aspicere, et de
virtuto in virtutem ascendere, donec in amatum transformaret amantom. Tandem plenus
virtutibus, ad Christum quem toto cordo dilexit, cum multis miraculis ante mortem (1)
in pace quievit.
(1) Il Pisano, ottimo teste del sec. XIV, aggiunge: * multis miraculis ante mortem et
post mortem». — Del B. Bìzzerio celebriamo la festa il 26 di marzo, e il 27 dello stesso
mese quella del B. Pellegrino. Vedi Breviar. Seraph.
152 BIBLIOTECA
1228 — Circolare di Geroldo Patriarca di Gterusalemme, colla quale co-
mimica a tutte le diocesi della Terra Santa la bolla papale ohe ordina
la celebrazione della festa di S. Francesco ai 4 d'ottobre; data da Acri
il 13 sett. 1228 {Ex Archiv. Hierosolymitano Terrae Sanctae).
Questa circolare fu un vero gioiello per noi quando, senza punto sognarlo, la ritro-
vammo nell'antico BuUarìo Ms. del S. Monte Sion, ancor oggi conservato nell' archiv. di
S. Salvatore in Gerusalemme. Il bollarlo è una compilazione autografa del celebre pre-
dicatore e canonista b. Cristoforo da Varese, che vi ag^unse un dotto commentario sui
priviUgia per diversos summos poniifices fratribus Terrae Santae concessa, disponendoli
per ordinem alphabeti. Fr. Cristoforo compilò questo bollarlo e questi commentari senza
dubbio a Gerusalemme stessa, ove sappiamo che egli si era recato nel 1468 coir intento
poi non effettuato di passarvi tutto il resto della sua vita (1). H prezioso ms. (cartaceo in
4° di 120 pagine) contiene anche una lettera dedicatoria colla quale fr. Cristoforo offre
al Emo. fr. Francesco da Piacenza (2) Custode di Terra Santa (1467-72) il lavoro che
da lui si ebbe l'incarico di compilare sulle bolle originali che allora esistevano nell'ar-
chivio di Monte Sion,' e delle quali oggi ancora un buon numero si conservano coli' auto-
grafo detto nell'attuale archivio di Gerusalemme. Tra le preziose reliquie in esso raccolto
da fr. Cristoforo, trovammo anche questa circolare di Geroldo Patriarca di Gremsalemmo,
la cui importanza non poteva sfuggire specialmente a noi che ci occupiamo colle deboli
nostre forze a ricostruire la storia dì S. Francesco e de' suoi frati in Oriente, raccogliendo
tutti quei dati e documenti che comunque possono giovare ad illustrare una storia poco
conofxiuta. L'importanza del documenjto non isfnggirà anche agli storici del Santo, spe-
cialmente per quel che riguarda il suo culto in Oriente e per la storia della sua festa
in Europa.
Gregorio IX, con pompa tutta straordinaria e con rito inusitato fino allora, canoniz-
zava il suo grande amico Francesco in Assisi, il 16 luglio 1228; e tre giorni dopo (19 lu-
glio), ingiungeva a tutte le chiese di celebrarne la festa ai 4 d'ottobre: « statuentes, ut
quarto nonas octobris, die videlicet, quo a carnis ergastuTo absolutus ad aetherea Begna
pervenit, ab universali Ecclesia natalitia eius devote ac solemniter celebrentnr (3) » . E
quasi ciò non bastasse, pochi giorni dopo> vediamo che il Pontefice emana altre speciali
bolle Sicut phialae aureae, con le quali ripete l'ordine della celebrazione della festa del
Santo indirizzandole ora ad una chiesa, ora ad un' altra, e finalmente a tutta la Chiesa ;
si che oggi conosciamo almeno sette* identiche bolle, sotte volte ripubblicate e dirette a
diverse chiese e in tempo notabilmente diverso (4).
Ma, e non bastava forse l'ordine espresso solennemente nella bolla Mira, perchè il
Santo fosse come tale venerato per tutta la Chiesa? Perchè, e come spiegare l'emanazione
delle altre bolle Sicut phialae per ingiungere unicamente la stessa cosa? Sarà un vecchio
(1) Parleremo di lui sotto l' anno 1468. — Cfr. Wadding Annales ad an. 1468 n. 4, e
SyUabus Script, p. 90.
(2) Cfr. Serie cronologica p. 80 n. 50; e ibidem pag. XXVII e p. 200, ove pubblicammo
altri due documenti importanti estratti dal Bollano dì fr. Cristoforo.
(3) Buttar, frane, t. I p. 42 n. 25: Mira circa no».
(4) E fors' altre volte ancora saranno state emanate le stesse lettere, dice lo Sbaralea
(Ball. t. I p. 49 nota a.), ma che ci sono ignote a chi e qaando spedite.
SECOLO XIII. 153
uso della Curia Romana (1): sarà probabilmente la singolare amicizia o devozione dì Gre- 30
gorio IX por Francesco. Ma, concesso pur l' uso e la consuetudine della Curia papale di
ripetere una o più volte lo stesso ordine in modo più esplicito in casi di speciale merito
e interesse, quale senza dubbio era per essa e per la Chiesa universale il culto di un
Santo veramente straordinario e provvidenziale; rimane però sempre un esempio curioso
il caso nostro, ove vediamo sempre la stessa bolla Sicut phialae diretta prima alle solo
chiese di Francia (26 lugl.? 1228) e quasi contemporaneamente ai Patriarcati dell'Oriente
Latino (31 lugl. 1228); e poi, dopo 42 giorni, a tre soli arcivescovati dell'Italia supe-
riore (12 sett. 1228); quindi dopo tre altri mesi, all'Ordine dei Domenicani (20 dee. 1228);
e poi in ultimo, quasi per finirla una volta per sempre, dopo altri due mesi dalla pre-
cedente e dopo più di sette mesi dalla canonizzazione del Santo, vien diretta alla Chiesa
universale (21 febb. 1229). E quasi questa pure non avesse bastato, vediamo un'altra
copia emanata (ma non sappiamo a chi diretta) il 1 novembre 1229, tutte da Perugia (2);
e finalmente ripetuta dal Laterano il 6 maggio 1230 ai Vescovi del mondo intero come
se non ne avessero avuta notizia assai prima colle identiche bolle emanate il 21 feb. 1229!
La notabile diversità delle date non è ragionevole spiegare per un capriccio del can-
celliere apostolico 0 supporre tanti errori in quasi tutte le date di queste bolle. È ragio-
nevole quindi ammettere che il cancelliere preferiva la data del di della copia estratta o
del di delle spedizioni piuttosto che quella della prima emanazione. Del resto, nello so-
lenni bolle di canonizzazione difi&cilmente si troverebbe una notabile differenza di date,
laddove spesso questa differenza si nota nelle secondarie bolle come nel caso nostro, nella
bolla Sicut phialae.
Ma due altri potrebbero essere i motivi di quest'uso della cancelleria romana, cioè:
siccome la bolla di canonizzazione era in quei tempi spesso lunga, come quella che doveva
contenere un abbondante elogio delle virtù o un cenno biografico del santo e per ciò assai
più costosa per tassa di cancelleria; sarà quindi molto ragionevole di credere che invalse
l'uso di inviare alle chiese e ai richiedenti, invece di quella, altre bolle secondarie, più
conciso e quindi meno costose, come quelle che contenevano soltanto un breve elogio, la
notizia della canonizzazione e l'ordine di celebrarne la festa. Ed ecco forse il perchè tro-
viamo più numerosi esemplari di queste secondarie bolle che non copie di quelle di ca-
nonizzazione. Altro motivo della differenza di date in queste bolle secondarie, specialmente
per quelle emanate o ripetute assai più tardi, potrebbe anche essere stata qualche negli-
genza 0 anche qualche aperto ostacolo da parte di alcuni del clero di pubblicare la ca-
nonizzazione e la festa d'un Santo che vie maggiormente avrebbe accresciuto il prestigio d'un
Ordine che ormai aveva ecclissate le virtù d'un clero non troppo esemplare; come appunto
più tardi le stimmate del Santo ebbero avversari non pochi. Una tarda quindi ripetizione
della bolla poteva ben essere un richiamo agli ordini della Chiesa.
(1) Benedetto XIV {De Servorum Dei bealificatione lib. I e. 36 § 14) nota che vari Pon-
tefici oltre le bolle di canonizzazione, emanarono altre lettere per promuovere il culto dei
Santi dirigendole ora alla chiesa universale, ora alle chiese private, ora a qualche Ordine
religioso e a Prìncipi. Cosi Alessandro III (1159-81) dopo la canonizzazione di S. Tomaso
Cantuariense e di S. Bernardo, cosi Celestino III e Onorio III, come Gregorio IX pei SS
Francesco e Antonio, Innocenzo IV per S. Pietro Martire, e Giovanni XXII pei santi Lo-
dovico di Tolosa e Tomaso di Aquino.
(2) Sappiamo che Gregorio IX dopo la canonizzazione di S. Francesco, fermossi a Pe-
rugia colla sua corte sin quasi la metà di feb. del 1230, ritornando a Roma il 24 dello
stesso mese. Cfir. Pagi Breviar. histor. t. II p. 152.
154 BIBLIOTECA
Del resto, senza escogitare tante supposizioni più o meno probabili, ma che potreb-
bero esser anche vaghe e infondate, a noi basta constatare con vera sodisfaziono come,
dopo la canonizzazione di S. Francesco, l'Oriento fa forse il primo a ricevere la bella
nuova e l'ordino di celebrarne la festa. — L'Egitto, la Siria e Cipro avevan visto il Santo
(1219-20) otto anni prima. Colà, già la regolare provincia di Terra Santa contava
molti conventi e numerosi religiosi con a capo il b. Benedetto di Arezzo, discepolo del
Santo: vivevan colà molti principi, molti duci, molti nobili militi, con re Giovanni di
Brienne (poi frate Minore), che conobbero Francesco sotto le mura di Damiata e in Acri:
colà molti erano del clero secolare e regolare della Siria che videro, conobbero o vestirono
le lane del Poverello, e vivevano ancora; e tutti questi, il di 4 di ottobre del 1228
(data per noi memoranda) solennizzarono, con gioia e pompa che solo può imaginarsi, la
prima festa di S. Francesco in Oriente. Pei chiostri de' Minoriti di Acri, di Antiochia, di
Nicosia, di Costantinopoli e altrove, si udì allora per la prima volta V eco giuliva de' suoi
figli che salutavano Francesco glorioso, Salve, sancte Pater, patriae lux! Un anno dopo
(ò pur da notarsi) nell'ottobre del 1229 la stessa eco risuonò nelle basiliche di Gerusa-
lemme, di Betlemme e di Nazaret, ove erano testé ritornati padroni il clero e i cavalieri
di Acri (1) ; e da quel dì fino a tutt' oggi risuona da 677 anni dalla canonizzazione di
Francesco; e risuona fin oggi, dopo 686 anni da che il Santo fu apostolo in quelle terre
d' Oriente.
Ciò premesso, daremo prima l'indirizzo e lo date di otto copie della bolla Sicut
phialae, e poi il testo gerosolimitano colle poche varianti del testo del Waddingo o di
quello dello Sbaralea.
1. — La prima in ordine cronologico (se la data non fosso errata), sarebbe quella
diretta ai vescovi di Francia: VenerabiUbus fratribm Archiepiscopis et Episcopis per
regnum Galliae constitutis, data da Perugia, anno sedando, ma erroneamente 7 id. iulii
(9 luglio), perchè il Santo non era ancora canonizzato ; quindi lo Sbaralea congettura do-
versi correggere o in 7 kal. aug. (26 luglio) o in 7 id. aug. (7 agosto) del 1228. In-
dirizzo e testo pubblicato dal Bodulfio Seraph. Belig. histor. fol. 170, che, salvo un
orrore di stampa, consona perfettamente col nostro testo Gerosolimitano (2).
2. — La seconda, se non è fors'anco la prima in ordine, sarebbe la bolla che qui
pubblichiamo, dirotta ai due Patriarchi e a tutti i vescovi latini della Siria e della Terra
Santa, data da Perugia 2 kal. aug. an. 2 (31 luglio 1228), ed accompagnata con let-
tera circolare dal Patriarca Gerosolimitano Geroldo, datata da Acri idibus septembris, cioè
ai 13 di sett. dello stesso anno 1228.
3. — La terza in ordine, viene quella spedita ai Ven. Fratribus Bavennaten. Me-
diolanen. et Januen. Archiepiscopis et eorum su/fraganeis, ac dilectis filiis aliis eccle-
siarum praelatis per eorum provineias constitutis: data Perusii 2 id. sept. an. 2, cioè
ai 12 sett. 1228 (3).
(1) Ritornati pel trattato conchiuso tra Federico II e il Soldano il 18 feb. 1229. Fe-
derico era arrivato in Acri il 7 sett. 1228 e ai 15 nov. si portò a Giaffa per più facilmente
trattare coi messi del Soldano. Luì pure trovossi in Acri alla proclamazione della canoniz-
zazione di Francesco e presente alla prima festa del Santo (Cfr. Paris in Monum. Germ.
hist. t. 28 p. 125). Poco dopo, due Minoriti venivano da Assisi apportatori di altre bolle
colle quali il Papa scomunicava l'imperatore!
(2) Col solo indirizzo in Sbaral. Bull. t. I p. 44 n. 26. Cfr. p. 45 nota b.
(3) Col solo indirizzo in Sbaral. ibid. t. I p. 45 n. 27.
SECOLO xra. 155
4. — La qnarta, sempre in ordine cronologico, ò diretta a tutto l' Ordino do' Domo- 39
nicani : Dilectis film Magistro et Capitulo Ordinis Praedicatorum, data Perusii 13 Tedi,
ian. an. 2, cioè ai 20 dee. 1228 (1).
5. — La quinta in ordine (che sarebbe otto mesi dopo la canonizzazione del Santo)
ò diretta a tutte le chiese della Cristianità con questo indirizzo: Vcn. fratrihus Archìe-
piscopis et Episeopis, et dilectis filiis Ahbatihus, Prioribus et Arcìiipreshytcris, Archi-
diaconis, Diaconis, et aliis ecclesiarum Praelatis, ad quos litterae istae pcrvencrinf:
data Perusii nono hai. martii, an. 2, cioè il 21 feb. 1229. — È questo il testo datoci dal
Waddingo sotto l'an. 1229 al n. 1, che lo dice dall'originale dell'archivio Aracclitano e
nel Kegesto Vaticano (2). Lo stesso tenore è nello Sbaralea (t. I p. 49 n. 34) che ricorda
un altro originale nell'archivio del S. Convento di Assisi.
6-7. — La sesta e settima sarebbero quelle ricordate dallo Sbaralea : « In no-
stro Bergomensi S. Francisci archivo habentur datae Perusii Vili hai. martii pontif.
an. 2, anno nimirum 1229, die 22 februarii. Dedit et alias kalendis Novcmbris [1 nov.
1229] » (3).
8. — L'ottava, è coli' indirizzo identico alla quinta, cioè diretta agli Arcivescovi, Vescovi
0 prelati di tutta la Chiesa, ma con questa differenza, col datum cioè Laterani 2 nonas
Maii pontif. nostri anno quarto, ossia 6 maggio 1230, e col testo perfettamente identico
al nostro Gerosolimitano e del Eodnlfio. Il testo si ha nella vecchia raccolta Firmamentum
3 Ordinum h. Francisci (Paris. 1512, Par. II tract. 2, fol. 54 recto) ove l'editore pre-
mette che Y originale est Parisius.
Ora ecco il tenore della circolare di Gcroldo col testo delle lettere papali. Il nome
del patriarca ò espresso nel codice colla sola iniziale G. Il nostro Geroldo di Lausanne
tenne la sede patriarcale di Gerusalemme dal 1225-39 (4).
« G.\eroldus'] miseratione divina Patriarcha Hierosolymitanus humilis et indignus
ApostoUcae Sedie Legatus: Venerabilihus in Cìiristo fratrihus Archicpiscopis, Episeopis
et aliis ecclesiarum Praelatis, in Antiocheno et Hicrosolymitano Patriarchatibus con-
stitutis, Salutem in Domino Jesu Christo. — Noveritis nos recepisse littcras Summi
Pontificis in hunc modum: — « Gregorius Episcopus servus servorum Dei, Venerabili-
hus Fratrihus Antiocheno et Hierosolymitano Patriarchis, Archicpiscopis, Episeopis et di-
lectis filiis Ahbatihus, Prioribus, Archidiaconis, Decanis et aliis ecclesiarum praelatis in
Antiocheni et Hierosolymitani Patriarchatuum provinciis constitutis, Salutom et Apostolicam
Benedictionem. — Sicut phialae aureae quas vidit Joannes plenas odoramentorum, quae
sunt orationes Sanctorum in conspectu Altissimi, ad abolendam nostrorum criminum cor-
ruptelam, odorem suavitatis emittunt; ita saluti nostrae credimus plurimum expodire, si
corum in terris celebrem habeamus memoriam, ipsorum merita sok'mniis(5) recolendo
praeconiis, quorum in coelis spcramus interccssionibus assiduis adiuvari. Sane, cum de
conversatone, vita et meritis Beati Francisci, institutoris et rectoris Ordinis Fratrum Mi-
norum, (qui juxta consilium Salvatoris, contemptis transitoriis et tcrronis, juxta promis-
sionem ojusdem (6), ad coelestia proemia feliciter et aoterna pervenit; Cnjus vita et forma
praeclara, peccatorum depulsa caligine, ambulantes in regione umbrae mortis de vitiorum
(1) Riportato il semplice indirizzo dal Waddingo ad an. 1228 n. 77. Essa fu spedita
verosimilmente pel prossimo Gap. Gen. che i Domenicani celebrarono a Bologna il 3 giu-
gno 1229. Cfr. Quétìf-Echard Bibl. t. I p. XVI.
(2) Cfr. Wadd. an. 1228 n. 77.
(3) Bull. t. I p. 44 nota d.
(4) Cfr. Revue de V OrientrLatìn t. I. p. 22.
(5) Wadd. et Sbar. solemnibus.
(6) Wadd. et Sbar. contemptis transitoriis secundum promissionem eiusdem.
156 BIBLIOTECA
teitebris ad poenitentiae viam vocans (1), quornm tam virorum qnam muliernm ad fidcra
ecclesiae roborandam, et confutandam hereticam prayitatera vivit adhuc et vigot non mo-
dica multitodo), tam per Nos qnam per multos alìos fide digiios, qni miracula, quao Deus per
illius sancti viri merita operatnr, plenius cognovernnt, certiores effecti; auditis etiam ejus
yirtutibns et miraculorum insigniis, et qnod inter carnales spiritualiter, et Inter homincs
ctiam conversationem angelicam (2) habuisset; ipsnm (3), qui corporaliter dissolntns, cum
Christo esse meruit in coelestibus, ne ipsius honori debito et gloriae detrahere quodammodo
yideroraur si, glorificatum a Domino, permitteremus ulterius hnmana devotione privari, de
fratrnm nostrornm Consilio et praelatornm omnium, qui tnnc temporis apud Sedcm Apo-
stolicam consistebant, sanctorum catalogo duximns adscribendum. Cumque ejus lucerna
sic arserit (4) liactenus in hoc mundo, quod per Dei gratiam jam non sub modio sed su-
per candelabrum meruit collocari, universitatem vestram rogamns, monemus attentius, et
hortamur (5) per apostolica scripta mandantes quatenus, devotìonem fidelinm ad venera-
tionom ipsius salubriter excitantcs, festivitatem ipsius (6) 4» Nonas Octobris annis sin-
gulis excolatis et pronuntietis constituto die specialiter excolendam (7), ut ejus procibus
Dominus exoratus, suam nobis gratiam tribuat (8) in praesenti et gloriam in futuro, Dat,
Perusii, 2" Kal. Angusti [31 luglio] Pontificatus nostri anno 2» » . — Harumque aucto-
ritate Universitati vestrae praecipiendo mandamus, quatenus mandatum apostolìcum si-
cut superius est expressum siudeatis prò viribus fèdeliter adimplere. Dat. Acon. Idihus
Septembris* [13 sept. 1228].
1228-29 — Due PP. Minori legati di Gregorio IX portano al Patriarca di
Oerusalemme in Acri la scomunica contro Federico n.
Federico II, senza prima riconciliarsi colla Chiesa e d'intesa col Soldano d'Egitto, erasi
imbarcato per l'Oriente a dispetto del divieto pontificio. Gregorio IX quando intese la
partenza di lui, trovavasi in Assisi per la canonizzazione di Francesco (16 luglio 1228),
e senz'altro gli fulminò contro la scomOnica. Intanto l' Imperatore essendo giunto in Siria
(7 sett. 1228) venne ricevuto in Tolemaide dal patriarca Gerosolimitano, dal clero e dai
gran maestri degli ordini militari. I cristiani d'Oriento per alcuni giorni lo acclamarono
qual liberatore e re di Gerusalemme; ma ben presto gli animi si cangiarono. Due frati
Minori, mandati dal Pontefice, vennero ad annunziare ai fedeli, aver essi accolto un prin-
cipe ribelle ai voleri della Chiesa e scomunicato. E tosto la dif&dcnza, il disprezzo e l'odio
coprirono il preteso salvatore de' cristiani d' Oriente che era venuto con un pugno di guer-
rieri per conquistare la Terra Santa, nessuno sapendo l'accordo secreto conchiuso tra Ini
e il Soldano (9). .
n primo che ricordi questi due Minoriti in Acri è il continuatore francese di Gu-
glielmo di Tiro nell'istoria cosi detta à'Éracles:
(1) Wadd. et Sbar. vttam vocat. In Rodulphio viam voeat. Firmamenta 3 Ord, S. Fran.
viam vocans, come il nostro testo.
(2) Wadd. et Sbar. Angelicam conversationem.
(3) Wadd. et Sbar. deest ipsum.
(4) Wadd. et Sbar. Cum igitur sùnU lucerna sic arserit.
(5) Wadd. et Sbar. rogamus, monemus et attentius hortamur.
(6) Wadd. et Sbar. eius.
(7) Wadd, et Sbar. annis aingttUs solemniter cdebretis, et pronuncietis constituto die si-
mUiter celebrandam.
(8) Wadd. et Sbar. ùribuat gratiam.
(9) Vedi Michaud Storia delle Crociate Ub. 12 sotto l'an. 1221-29.
SECOLO xra. 157
« En tant come li empereres (1) estoit herbergé a Ricordane (2), dui frere Menor 40
vindrent a Acre de par l'Apostoile, qui aporterent letres au patriarche de Jerusalem (3).
En quoi il manda que il feist denoncier l' empereor Fedric por escomenié et parjur, et
que il de/fcndist au Tempie et a l'Ospitai de Saint Johan et a celui des Alemans que
il ne fussent en son comandement ne riens ne feissent por lui. Et tot ensi avint il » (4).
Da una lettera che il ricordato patriarca Geroldo scrisse alla Cristianità, ricaviamo
questi dati storici:
Federico era arrivato in Acri il 7 sett. 1228, e ai 15 di novembre si portò a Giaffa
con pretesto di munirla contro i saraceni, ma in realtà per trattare più facilmente l' al-
leanza col Soldano Kamel, conchiusa il 18 febbraio 1229. Il 17 del seguente marzo en-
tra Federico nella santa Città; il giorno dopo (18 domenica), nel S. Sepolcro, si pone in
capo la corona di re di Gerusalemme, e l'indomani (19 marzo) l'abbandona a pochi mi-
liti e parte per Giaffa. Imbarcatosi, subito ritorna in Acri il 25 dello stesso mese. « Die
sequenti (soggiunge il patriarca Geroldo) fecit (imperator) extra civitatem (Achon) per
praeconcm publicum congregari peregrinos habitatores civitatis, ac per speciales nuncios
praelatos simul et religiosos in sabulo. Inter quos ipse personaliter constitutus, primo
coepit de nobis graviter conqueri, falsas querimonias cumulando.... Cuius nos manifestam
malitiam perpendentes, tam praelatos quam peregrinos duximus convocandos, eicommuni-
cantes omnes illos, qui contra Ecclesiam vel Fratres Templi et alios terrae religiosos vel
peregrinos ipsi imperatori consilium impenderent vel iuvamen. Quare magia intumescens
imperator, omnes introitus feclt diligentius custodiri, inhibens ne ad nos vel ad illos qui
nobiscum essent victualia defèrentes appropinquarent, ponens undique balistarios et sagit-
tarios, quibus nos et Fratres Templi ac peregrinos graviter ìmpugnabat. Et ut excogita-
tam malitiam adimpleret, fratres Fraedicatores ac quosdam Minores, qui in ramis palma-
rum [8 apr. 1229] locis statutis convenerant ad praedicandum verbum Domini, per satellites
suos rapi fecit de pulpitis et in terram prosterni, extrahi et quasi latrones per civitatem
fustìgari.... Videns igitur imperator maliciam suam non posse procedere usquequaque, mo-
ram in terra noluit trahere longiorem.... Et latenter feste apostol. Philippi et lacobi
[1 maii], per vicum secretum et portum galeam intrans, versus Cyprum festinavit, nemìne
salutato, loppem relinquens destitntam, nunqnam' utinam reditaros (5) ». — Federico,
(1) Federico II.
(2) Casale presso Acri.
(3) Patriarca di Gerusalemme era Gerardo o Geroldo di Lausanne (1225-1239) allora
residente in Acri. Cfr. Revue de V Or. Latin (1893) t. I p. 22. — Rey e Du Cange Familles
d'outre-mer p. 727-28.
(4) Histoire de Eraclea lib. 33 e, 5 (in ReeueU Hist. Occid. t. II p. 370). — Cfr. Fleury
Storia lib. 79 (an. 1228) p. 40 ed. Genova 1771. — Sanato (ed. Bongars) p. 213. — Rohrba-
cher (Storta Eccl. lib. 73 p. 541.
(5) In Chron. maioribus Matth. Paris ad an. 1229 (Monum. Germ. hiat. t. 28 p. 125-26).
11 continuatore di Guglielmo di Tiro registra che più tardi, per ordine dell' Imperatore, uno
de' Minori fu arso, un altro scorticato vivo (Cfr. Eecueil 1. cit. t. II p. 657). Ebbene questo
mostro, che la settaria critica d'oggi giorno vuol divinizzare, fu per poco tempo ammansito
dalla fine politica di frate Elia Ministro generale de' Minori (1232-39), cui nel 1236 scriveva
una rispettosa lettera diretta fratri Heliae et univerais fratrihus, nella quale lamenta la
morte di S. Elisabetta di Turìngia, e ne racconta i prodigi (lui incredulo!), e conchiude
pregandolo di scrivere per raccomandarlo alle preghiere de' frati di tutto l' Ordine, la vita dei
quali egli chiama colonna immobile! (Winkelmann Acta Imperli inedita, Innsbruck 1880, 1. 1
158 BIBLIOTECA
40 senza curarsi del Soldano di Damasco (Naser Salalieddin Dand) da cui dipendeva la Siria,
aveva conchiusa con Kamel un'effimera tregua di 10 anni con la cessione ai Crociati della
città di Gerusalemme (salve le moschee e il tempio di Omar), di Betlemme, di Nazaret e
di alcune altre località.
C. 1230 — PF. Minori in Grerusalemme: — Legale e giuridico stabilimento
de' FF. Minori in Gerusalemme e nel patriarcato Gerosolimitano: ossia
nella Terra Santa propriamente detta.
41 Questo articolo riguarda lo stabilimento de' frati Minori nei limiti della Terra Santa
propriamente detta, nella antica Giudea e Galilea ; che nella Siria, soggetta ai Latini, li
abbiamo visti già stabiliti dal 1217 in regolare Provincia con a capo frate Elia primo
« Minister Syriae * .
Lasciata da parto la poco fondata opinione degli scrittori Francescani che fan risa-
lire a S. Francesco (1219) l'ingresso de' Minori nella città di Gerusalemme e nel servigio
de' Luoghi Santi, presentiamo soltanto alcuni dati certi che, crediamo, basteranno a darci
non dubbia prova dell' antichità do' Frati Minori in Gerusalemme e nei limiti del patriar-
cato della S. Città, già prima del 1230.
Certo si ò che i Francescani, meravigliosamente prop^atisi in Oriente, si costitui-
rono in regolare Provincia fin dal 1217, colla denominazione promiscua di Provincia Sy-
riae, seu Terrae Sanctae, Ultramarinae sive Promissionis ; denominazione che chiaramente
allude all'estensione di lei anco ne' paesi della Terra Santa propriamente detta, o Terra
di Promissione soggetta in que' tempi ai Saraceni (1). Nel 1229, Federico II a danno
della Cristianità concliiudeva una tregua di 10 anni col Soldano d'Egitto Melek-el-Kamel (2),
il quale cedeva ai Cristiani le città di Gentsalemme (salvo le moschee e il tempio d'Omar),
Bctlemtne, Nazaret con alcuni altri luoghi della Terra Santa (3). L' Imperatore, scomuni-
cato da Gregorio IX e abbandonato dal clero, entrava nel marzo dello stesso anno nella
S. Città, e nel tempio del SS. Sepolcro s'incoronava re di Gerusalemme, ponendosi colle
proprie mani la corona in capo. Già dall' anno precedente (1228) due Frati Minori eb-
bero l'incarico dal Pontefice di portare al Patriarca Gerosolimitano le lettere con cui ve-
niva scomunicato l'Imperatore. Questi, poco dopo ritornato in Acri, sfoga furibondo l'ira
sua contro i frati Predicatori e Minori, alcuni de' quali fé' pubblicamente flagellare (4).
Dopo tante crudeltà, Federico s'imbarcava per l'Europa nel maggio del 1229. — Intanto,
il Patriarca Gerosolimitano Geroldo, i prelati col clero secolare e regolare, approfittando
p. 299). Ma poi, dopo la caduta di Elia (1240), egli bandi dai suoi stati i Minori e i Do-
menicani, perché docili al Papa avverso alle sue tirannidi (G£r. Lempp Frère Elia p. 108
e 145). L'autore della Vita di Gregorio IX (ap. Raynald. ad an. 1239 n. 4) ricorda altri
frati condannati da Federico alle fiamme: « Minores Fratres, quorum vitam ipsa pagano-
rum duritia veneratur, hic (Federicus) pagano durior flammarum acerbitati damnavit » . Un
altro Minorità, bruciato a Lodi dai suoi sgherri, é ricordato con lode in una lettera papale
del 1262 (Cfr. Sbaral. Bullar. t. I p. 679).
(1) Vedi l'art, precedente su fr. Elia an. 1217, n. 81.
(2) È quello stesso Soldano dal quale S. Francesco ebbe 1' amorevole accoglienaa che
tutti sanno.
(3) Enumerati nella lettera che Federico il 17 marzo 1229 da Gerusalemme indirizzava
ai re Enrico d'Inghilterra; e inserita dal Paris nella Cìiron. sotto l'anno 1229.
(4) Vedi l'articolo precedente an. 1228-29, n. 40.
SECOLO xra. 169
della tregaa conchiusa, erano rientrati in Gernsalemme (nel marzo 1229). Per testimonianza 41
dello storico contemporaneo, Matteo Paris, il ritornato clero e i regolari furono rimessi
al possesso delle loro chiese e de' loro antichi possedimenti (1). È vero che né lui, né al-
tro scrittore contemporaneo espressamente ci nominano i Minoriti nel generale ritorno dei
regolari in Gerusalemme. Ciò però chiaramente ci si lascia comprendere da un breve di
Gregorio IX (Si ordinis Fratrum Minorum, 1 febbraio 1230), dirotto tanto al Patriarca
Antiocheno, quanto al Patriarca Gerosolimitano che in quell'anno trovavansi nella S.
Città (2). Dal tenore anzi del documento Pontificio ristUta, a nostro credere, che i Mino-
riti di già si erano stabiliti sì nella Città che nel Patriarcato Gerosolimitano; e che
(1) M. Paris Grande Chron. ed. Paris 1840 t. Ili p. 415-416 ad an. 1229; ediz. Len-
dini 1684 p. 302; ecco come si esprime: « Ingressus est igitur, ut diximua, s. civitatem
Hierusalem exercitus christianus, et Patriarcha cum episcopis sufifìraganeis mundificavit
templum Domini (!) et ecclesiam Sancti Sepulchrì, sanctaeque resurrectionis eiusdem, cum
aliìs ccclesiis sanctisque locis... Verum quamdiu Jmperator, qui excommunicatus fiierat, intra
urbis moenia moram fecit, nullus praelatorum missam celebrare praesumpsit... Deinde prae-
latis singulis, tam minoribus quam maioribus, ac viris religiosis, ecclesiis suis sibi restitutis
et possessi onibus antiquis : gaudentibus cunctis super beneficiis divinis, .... intenderunt una-
nimiter cum peregrinis omnibus ad reaedificationcm civitatis... Non solum acta sunt haec
in civitate S. Hierusalem, sed in omnibus civitatibus et castellis illius Terrae, quam D. N. J. Gh.
suis vestigiis consecravit... Eratque tanta in omnes christianos exultatio, ut viderentur ter-
renis coelestia misceri » .
(2) Il patriarca di Gerusalemme era il più volte ricordato da noi Geraldo di Latisanne
(1225-39 f); cfr. Revtie de VOrient-Latin t. I p. 22. — E patriarca di Antiochia era Alberto
de Rezato (1226-45 f ), ossia Alberto de Rohertis de Regio soprannominato Rizzato, lodato
come amico de' Minori dal cronista fr. Salimbene (Cìiron. p. 64). Eletto nel 1226 (secondo
altri nel 1228) al patriarcato di Antiochia, arrivava in Acri nel 1229 e nello stesso anno
egli pure intervenne alla riconciliazione della basilica del S. Sepolcro in Gerusalemme. Come
legato del Papa lo troviamo per molti anni in Oriente: nel 1229 in Gerusalemme; nel 1232-33
in Cipro, Acri e Tiro; nel 1234 in Italia sin quasi al 1238, in oflScio di Legato Apostolico
in Lombardia, nella Marca Trivigiana e Romandiola per gli affari dell'Oriente. Il 26 giu-
gno del 1238 egli probabilmente ritornava in Oriente, poiché una lettera di Gregorio IX,
con quella data, lo autorizzava di avere sotto la sua giurisdizione patriarcale il Katholicon
(ossia il patriarca primate Armeno) e gli abbati col clero greco, armeno e georgiano. Nel
1241-44 era certamente in Oriente, dove di bel nuovo Innoc. IV (con lett. 18 lui. 1243)
« et plenac legationis officium in AntiocJiena provincia et in ex-ereitu Christiana prò subsidio
Terrae Sanctae committit». Dall'Oriente egli nel 1244 scriveva la nota lettera che c'in-
forma dei massacri perpetrati dai feroci Corasmini in Gerusalemme, ricaduta in potere
de' saraceni l'anno stesso. Alberto mori a Lione il 22 luglio 1246 (Cfr, Eubel Hicrarchia
I p. 93; Du Cange-Rey Familles d' outre-mer p. 746; e la Revue de V Or ient Latin t. Vili
p. 141-43). Ora, il Salimbene ci narra che « cum patriarcha Antiocheno (qui fiiit de Ro-
bertis de Regio) multis annis stctit fratcr Henricus Pisanus qui fuit ex Ordine fratrum Mi-
norum, qui multa bona de praedicto patriarcha mihi et aliis fratribus referebat frequenter »
(C/iron. p. 64); e l'Eccleston ricorda nn altro Minorità inglese « fr. Henricics de Durforde...
hic diu patriarchae Antiocheno in legatione sua in Lombardia primo interpres et praedi-
cator extitit, et post domini papae Gregorii IX poenitentiarius » {Anal. frane. 1. 1 p. 230-31).
E tanto basti per accertarci che nelle diocesi Antiochena e Gerosolimitana non potevano
mancare i Minoriti, e specialmente a Gerusalemme, meta di tutti i cristiani di quei tempi;
del resto vano pur sarebbe il titolo stesso di Provincia Terrae Sanctae o Promissionis
fondata già dal 1217, se i Minoriti non si fossero realmente stabiliti nella Terra Santa
propriamente detta.
160 BIBLIOTECA
41 soltanto alcuni attriti, occorsi tra loro e la ristabilita gerarchia, indussero il Pontefice a
prender le difese de' Francescani. Dal testo intero, che crediamo utile di riportare, inten-
derà bene il lettore i motivi che indussero Gregorio IX ad emanare un tal documento:
« Gregorius Episcopus Servus servorura Dei: Venerabilibus Pratribus Antiochensi, et
Jerosolyraitano Patriarchis Apostolicao Sedis Legatis, ac universis Archiepiscopis, et Epi-
scopis, et dilectis filiis Abbatibus, Prioribus, Praepositis, Decanis, Archidiaconis, et aliis
Ecclesiarum Praelatis ad quos litterae istae porvenerint, salutem, et Apostolicam Benedi-
ctionem. — Si Ordinis Fratrum Minorum Eeligionem attenditis, poteritis piene cognoscere,
quod temporalia bona non cupiunt, cum ex eoruni institutiono sufficientiam suam in pau-
pertate posuerint, et eam praecipue sint professi ; sicque sibi favorem Vestrum, cum expe-
dierit (1) eo facilius impenderitis, quo minus praesumitur, quod ipsi quaerant vel ambiant
comraodum temporale. Quapropter Universitatem vestram raonemus, et hortamur attente,
districte Vobis per Apostolica scripta praecipiendo mandantes (2), quatenus si aliquis fide-
lium, vel iidem ad opus ipsorum construere voluerint oratoria in Vestris parochiis, cum
ipsi salutem quaerant animarum, et earum lucris intendant, favorem eis super hoc be-
nevolum praebeatis, libere permittentes quibus permissum est a Proviiiciali Ministro, viros
idoneos in Vestris parochiis proponere verbum Dei. Volumus tamen quod non percipiant
decimas, primitias et oblationes, nec habeant ecclesiasticam sepulturam, nisi prò Fratribus
Ordinis praedicti. Praeterea cum fueritis requisiti, coemeteria ad opus ipsorum ab Apo-
stolica Sede sibi concessa, benedicere procuretis, nuUatenus compellentes eosdem in ali-
quam (3) interdicti, vel excommnnicationis sententiam promulgare sine mandato Sedis Apo-
stolicae speciali: mandatum, et praeceptum Nostrum taliter impletnri, quod Beligionis
comprobemini zelatores, et Nos Vobis magis reddatis inde favorabiles, et benignos, nec
cogamur in eis in hac parte per alios providere. Datis Perusii, kalendis februarii Ponti-
ficatus Nostri anno tertio » (= 1 Febbraio 1230).
n testo della presente bolla papale lo abbiamo estratto dall'antico bollarlo ms. di
S. Salvatore (Gerusalemme), autografa compilazione di fr. Cristoforo da Varese celebre ca-
nonista che lo compilò e commentò per incarico ricevuto dal Custode di Terra Santa fi*. Fran-
cesco da Piacenza (1467-72). Il testo quale l'abbiamo nel Quaresmio è scorretto e il senso
malamente diviso dalla punteggiatura. Facciamo voti che i Superiori della T. S. curino
una fedele e completa edizione del Bullarium Terrae Sanctae, poiché le misere edizioni
che si hanno non sodis&no punto 1' esigenze della storica fedeltà.
c. 1230-60 — Pr. Giacomo Panizzari da Panna e fr. Diotisalvi da Fi-
renze Missionari in Oriente verso il 1230-50 (?).
42 Non più tardi di qaest' epoca, crediamo^ debba assegnarsi il missionariato de' due
suddetti Minoriti in Oriente, ricordati dal solo cronista Salimbene che ne parla in di-
stinti luoghi, ma per incidenza e senza darci una qualsiasi data precisa della loro dimora
in Oriente.
H primo, frate Giacomo, cu^no in primo grado col genitore di fr. Salimbene, entrò
nell'Ordine, vivente o poco dopo la morte di S. Francesco; se nel regime della prelatura
fa, come dice il Salimbene, uomo valente e ottimo conoscitore dell'idioma arabico, possiamo
(1) In Sbaralea «c«»i eoepetierint * .
(2) Nel testo dello Sbaralea é saltato questo comando : « districte Vobis per apostolica
scripta praecipiendo mandantes* che non manca nel Quaresmio; è quindi una omissione
del tipografo.
(3) Sbaralea « in aliqtiem », e ne verrebbe il senso più ovio ; il resto della bolla quale
si ha nel Quaresmio (ed. 2 t. I p. 288) é sgraziatamente deturpato. Onde la necessità per
noi di aver un bollarlo della T. S. corretto e completo.
SECOLO XIII. 161
anche registrarlo tra i superiori di mia delle due Custodie della Terra Santa, nel tempo 42
del Provincialato del b. Benedetto di Arezzo, cioè verso il 1240, o poco prima.
Il secondo, un tal Biotisalvi da Firenze, uomo faceto assai, o come lo dice Salim-
bene « more Florentinorum magnus trufator crat » (Chron. p. 39), accompagnò in Oriente
Teodorico, arciv. di Kavenna dal 1228-49.
1 — Pr. Q-iacomo Panizzari. — « Dominns Naimerius de Panizariis nxorem lia-
buit [dominam Karacosam] (1) et genuit ex ea filìura Gerardum, qui mnltos filios et
filias habuit. Quorum primus frater lacohus Vìtramarinus, prò eo quod in ultramarinis
partibus stetit multis annis. Hic fuit filius consobrini mei, et in ordine fratrum Mino-
rnm fuit valens homo, sacerdos et praedicator, et litteratus valde. Optime scivit arabicum,
idest saracenicum, et optime gallicam linguam. In regimine praelationis valens homo fuit,
honestus et bonus et sanctus. Mutinae obiit, in loco fratrum Minorum sepultus » (Salim-
bene p. 22, sub. an. 1229).
2 — Pr. Diotisalvi di Firenze in Oriente. — Dopo averci narrate alcune facezie
di questo Minorità fiorentino, le quali noi omettiamo, il Salimbene scrive : « Huius itaque
fratris Detesalve (altrove lo chiama: Deustesalvet de Florentia) multa opera novi, si-
cnt et comitis Guidonis, de quo multi multa referre consueverunt, quae, quia magis sunt
trufatoria, quam aedificatoria, ideo non scribuntur a nobis. Verumtamen frater Deuste-
salvet ad ultramarinas partes ivit cum Archiepiscopo Eavennate, nomine Theodorico (2),
qui fuit sanctus homo et honesta persona valde » (Salimbene p. 40 sub an. 1233).
1232 — Gesta quinque Fratrum Minorum (Terrae Sanotae) oum Germano II
Patriarcha Q-iaecorum tunc Nicaeae degente.
Si tratta di cinq e Minoriti della Terra Santa, i quali dopo aver subita la carcere 43
turca, capitarono provvidamente in Nicea di Biuinia (1232) presso Germano II patriarca
greco, col quale intavolarono trattative per l'unione delle due Chiese. Il racconto e i re-
spettivi documenti si hanno nel Waddingo (3) e negli altri storici della Chiesa. — A questo
trattative seguì poi la missione di fr. Aimone, di cui al n. 46.
A proposito di queste relazioni passate tra Germano II e i cinque frati Minori, ci
piace riportare il racconto che ne dà uno scrittore greco, ricordato dal solo Allatio che
(1) Caracosa degli Olivieri era sorella dell'avolo di frate Salimbene, quindi il padre di
Salimbene con frate Giacomo eran primi cugini, e questi con frate Salimbene cugino in se-
condo grado. Da questo ricaviamo che frate Giacomo era ben inoltrato negli anni quando
Salimbene entrava nell'Ordine nel 1236, e forse era già morto. Salimbene che lo ricorda
sotto r an. 1229 ne fa parola per incidenza tessendo la genealogia de' propri antenati ; non
è quindi possibile precisare una cronologia di frate Giacomo. Dalle parole di Salimbene
pare possa dedursi che Giacomo molH anni in Oriente, vi fosse colà anche in qualità di
Superiore o Provinciale.
(2) Teodorico tenne la sede di Ravenna dal sett. 1228 sino alla sua morte, avvenuta
il 28 dee. 1249 (Eubel Hierarch. I. 436). L'Ughelli e Coleti {Italia Sacra t. II. 377-80) nulla
ci dicono del suo viaggio in Oriente. È lodato da loro come < vir sane ingentium spirituuiii,
ac pietate plenissimus. Hic S. Francisci alumnos in ecclesiam S. Mercurialis introduxit ad
maiorem divini Numinis obsequium». A Bologna nel 1233 egli presiedette alla traslazione
del corpo di S. Domenico (id. ib.). In quale anno poi Teodorìco e frate Diotisalvi si reca-
rono in Oriente non ci fii possibile trovare.
(3) Annales t. II p. 296-306, ad an. 1232 n. 848; e in Civezza Storia t. I e. 6.
Bibliot. — Tom. I. 11
162 BIBLIOTECA
lo dice anonimo. Il greco autore, sebbene acerrimo avversario dei Latini, racconta in so-
stanza il fatto come avvenne, e, quel che più preme, conferma l'autenticità della lettera
che Germano li consegnò ai Minoriti pel papa Gregorio IX, lettera la cni antenticità con
indicibile leggerezza jwso in dubbio il solo apostata Ondin, per quanto sappiamo; il quale
inoltre, con arditji impudenza, la disse falsata dai cinque frati, e ut sub his confictis epi-
stolis hilariori vultu a summo Pontifico et a Curia romana susciperentur, atque ex lega-
tione et itinere suo laudes rcferrent (1) » !
Sentiamo ora lo storico greco, nella fedele traduzione latina dataci dall'AUatio:
« Papa, et qui cnm eo erant, propter omnimodam soparationem, qnam praescripsiraus
fnissc factam sub Manuele Imperatore, conscientia perculsi, miserunt nonnuUos, tanquam
exploratores, ex iis qui Pratrcs Minores nuncnpantur (2), sub Imperio loannis Vatatzae, quasi
Hierosolymam progredcrontur ; factiquo obviam, sanctissimum Patriarcham dominum Ger-
manum apud Nicaoain ab ipso Papa salvere jusserunt. Qnibus cum consernisset sermonem,
Patriarcha de continua tyninnide, quam ab illis patiantur orthodoii christiani, nempe a
Latinis, in iis urbibus ubi habitant, et potissimum de sanctis Patribus quos in Cypro in-
sula martyrio do medio sustuierant: sermone ilio veluti turbati responderunt : Papam,
eosque qui apud illum praecollunt, haec iniquissimo animo ferre, affirmantes, si vellet
Graccorum Ecclesia aliquos ad nos mittere, quidquid illi petiissent, pacis concordiaequo
nomine libenter Papam concossurum. Nequo enim illi volebant ad nos mittere, ne vide-
rontur re ipsa seniet condemnasse, ideoque correctionem petere. Verumtamen cum illi in
superbia propria ac pertinacia persisterent, fraudulenter miserant, ut nos illuderent, et
primi nos ad illos mitteremus, et ansam praeberemus nos errori obnoxios, primos ad illos
missionem procurasse, ut eorum epistola postea nos docuit. Patriarcha porro, dominus Ger-
raanus, libentissime haec ad Imperatorem retulit, et scriptis tum ab Imperatore, tum a Pa-
triarcha lit«ris amoris, demissionis, et couvenientiae plcnis, Legatos ad Papam miserunt. Pa-
triarchae epistola haec est: 0 domine salva iam, o domine, prospera iam, ac dirige... (3) ».
1233 — Fr. Giacomo da Russano e compaerni nella Georgia. Niuud al Soi-
dano di Damasco e al Oalifa di Bagdad : e varie missioxii presso i Saraceni.
Quest'abbondante periodo dell'apostolato francescano in quasi tutto l'Oriente è bella-
mente esposto dal Waddingo (4), dal Civezza (5) e da altri storici (6). — Ci piace ripeter
qui quello che altrove (7) abbiamo scritto in proposito. Gregorio IX, che per mezzo dei
francescani di Terra Santa tanta premura si diede per l'unione de' Greci (vedi sotto l'an. 1233),
dei Georgiani e d^li altri popoli d'Oriente, tentò perfino per mezzo loro di convertire alla
(1) Oudin Comment. Script, t. Ili col. 60. — Legga ivi di grazia lo studioso lettore
tutto l'articolo d£U' Oudia su Grermano IIj come un esempio non raro delle meschine ragioni
che la vecchia e moderna critica settaria suole inventare qualora si tratta del Papato, della
Chiesa o degli Istituti r^olari.
(2) H testo greco, che è in volgare : óxédTcìXov Ttvà( J>( ipcaOirouf tQv Xtf 0|jLÌyti)y ^pc(ic-
voup(cav... &i S^Oey iiie^ó^oi eU 'lepooóXujLa etc. Che i cinque Minoriti fingessero di recarsi
a Gremsalemme etc. è tutta finzione birba del greco scrittore che falsa cosi il tenore delle
stesse lettere di- (rermano.
(3) Ex Leone Àllatìo De Eceletiae OcciderUalds atque Orientalis perpetua contensione
(Colon. Àgrip. 1648) lib. 2 e. 13 coL 693-96. — Sulla citata lettera di Germano al Papa,
vedi quello che notammo sotto l'articolo al 1234 p. 168, nota 1* e nota 4*.
(4) Anrnles ad. an. 1233 nn. 3-7, 26.
(5) Storia d. Misnoni tip. 214-19.
(6) De Gnbematìs Orbis Seraphàeu»: De missionib. i, I lib. 2 e. 8.
(7) Serie enmdoffiea pref. p. XVIIrVlIL
SECOLO xm. 163
fede il Soldano di Damasco Melok-el-Asceraf, fratello del famoso Melek-el-Kamel l'amico 44
di S. Francesco. A questa difficile missione volle deputare i membri d' nn Ordine ormai
ben noto ai Saraceni e tollerato no' loro stati. Nella lettera papale CoelesUs alUtudo (13 feb-
braio 1233) il Pontefice, istruendo quel principe nella religione cristiana, lo esorta ad
accogliere con amore quei diletti suoi figli che andavano a lui appunto per la sua sal-
vezza (1). Simili lettere (26 mag. 1233) e missionari francescani inviava al Soldano Ca-
lifa di Bagdad, Mostanser Billah (2). Più tardi vedremo (1246) il Soldano d' Egitto Me-
lek-es-Saleh (figlio del ricordato Melek-el-Kamel cui predicò Francesco), sotto il cui dominio
era allora la Siria, inviare uno de' Minoriti suo ambasciatore con lettere a papa Inno-
cenzo IV. In esse il Soldano fa cenno di altre lettere papali ricevute assai prima, e che
gli furono (dice) molto gradite ; ed aggiunge di aver accolto il messo pontifìcio con affetto,
onore, divozione e riverenza (3).
1233 — Cavalieri crociati fattisi poi Minoriti. — Il Waddingo, sotto
quest'anno al n. 42 (t. II p. 360-62), sulla testimonianza di Pietro d'Outremann {C.poli
Belgica 1. 4 e. ult.), riporta una lunga serie di belgi e francesi illustri, prima cava-
lieri dell' imp. Balduino I o suoi compagni nelle guerre d' Oriente, e in ultimo, sotto
lo povere lane de'FF. Minori, finirono i loro giorni in vari conventi d'Europa.
1234 — Pr. AymO de Paversham : — Relatio disputationis habitae cimi
Graecis in causa fldei anno 1234 primo apud Nicaeam Bithyniae, postea
apud Nympham [Lydiae].
Prima d'ogni altro la trascrisse il Waddingo « ex codice ms. archivi Vaticani in- 45
scripto Cencii Camerarii, in quo antiquo charactere fol. 329 et sequentibus tota rei se-
ries habetur » , pubblicandone in sommario la relazione, e per intero soltanto gli atti o
documenti più notevoli in essa contenuti (4). Tale fu poi inserita nella collezione de' Con-
(1) Wadding 1. e. e Sbaral. Bullar. t. I p. 93.
(2) Cfr. Wadd. 1246 n. 5, e lo Stadense ad an. 1246.
(3) Minoriti Terosimiltnente furono gli ambasciatori tra Gregorio IX e il Soldano d' I-
conio (in Asia Minore), de' quali si hanno queste memorie cosi compendiate da Rohricht:
< Anno 1234, maii Indict. VII. Alatinus, Soldanus Iconii, Gregorio IX scribit, se ab anno III
indictionis (1230) usque hunc VII indictionìs annum, VI personas monachali habitu ad
ipsum misisse, sed ex iìs II tantum rediisse et dubitandum esse, quin pontifez per dictos
nuntios cpitolas et mandata acceperit. ìtaque se nunc fìdelem sunm ac christianum lohannem
de Gabra ad Fridericum II imperatorem et ad pontificem destinare cum utroque viva voce
coUoquuturum (Raynaldi, an. 1235 § 37-38; cfr. § 40. — Monum. Germ. Ep. I p. 518-519,
n. 634, 1). Hanc epistolam quam Wilken (VI. 562, not. 25) falsam esse putavit, excerpsit bio-
graphns Gregorii IX (Muratori SS. Ili A. p. 580)... Anno 1235, mart. 20, Perusii: Grego-
rins IX Alatino Soldano Iconii rescribit, se eiusdem nimtium Ioannem de Gabra cum littcris
laetanter acccpisse, ac cito nuntios directurum esse plenins responsuros (Raynald. an.l235
n. 40; cfr. et an. 1257 n. 55-72. — Monum. Germ. cit. Epist. t. I p. 519-20 n, 634 III)*.
Rohricht Begesta regni Hierosolymitani nnm. 1040 e 1061.
(4) Annales ad an. 1233 n. « e seg., t. II p. 319-50. — Un altro Cod. Vat. Palatino
n. 588 (cart. in 4 del sec. XV di foli. 207) contiene a foli. 66-96 la stessa relazione: « Dis-
putacio super Scismate Grecorum facta in cìvitatc Nicea inter nunccios (sic) dni. pape
missos ad Imperatorem et patriarcham grecorum ex parte una et inter eosdem Imperatorem
et patriarcham ex altera anno dni. MCCXXXIII » ; ine. € Anno dni 1233 mense lan. Noafratres
Hugo et Petrus de ordine fratrum praedicatorum » etc. (Stevenson-Rossi Codd, Palat. p. 197).
164 BIBLIOTECA
45 cilii del Labbè e Coleti (t. XIII col. 1287-1306), indi più o meno compendiata negli
scrittori ecclesiastici, fino a che i dotti PP. Quétif ed Echard non ci dettero un testo più
integro e più corrotto (ma mutilo in fine, corno ci sombra) ex codice ms. in gymnasio
Navarca servato (1), riprodotto poi nel Supplementum dei Concilii t. II p. 995 (2).
Poiché il Waddingo non fece che compendiare la parte storica dell' itinerario de' quattro
nunzi e, senza avvedersene, tramandò agli altri storici l'errore geografico d'una Nymphaea
in Bitinia, ove sarebbe stato convocato il secondo convegno o concilio; noi ci limiteremo
di chiarire possibilmente quella parte storica, cronologica e topografica dell'itinerario, te-
nendoci al testo de' due PP. 'Domenicani. — Il testo Navareo principia-:
« Anno domini millesimo ducentesimo trigesimo tertio [ossia 1234] (3), mense ja-
nuario, nos do Ordine Pratrum Praedicatorum frater Hugo et fr. Petrus : de Ordi)ie Fra-
trum Minorum fr. Aymo et fr. lìndulphus Nuntii Domini Papae missi ad imperatorem
et patriarcham graecorum intravimus sub coena, dominica prima post octavam Epipha-
niae [8 ian. 1234], bora quasi vespertina: sed antequam civitatem [Nicaenam] intrare-
mus, plures nuncii imperatoris ab ipso transmissi nobis frequenter occurrernnt, ex parte
dicti imperatoris nos salutantes, et laetitiam cordis eius de adventu nostro nobis notifi-
cantes: sed et nuocii ipsius patriarchae plures nobis honorifice occurrerunt: et tandem
ipsi canonici ecclesiae majoris nobis longe a civitate occurrentes cum gaudio susc«perunt,
et unanimiter omnes cum honore et reverentia in civitatem introduxerunt. Et cum pete-
remus nos duci ad majorom ecclesiam causa orationis, duxcrunt nos ad aliam ecclcsiam,
ubi primum celebratum fuit concilium, ostendontes nobis sanctos Patres, qui eidem con-
cilio intcrfuorunt, in parietibus depictos. Deinde post multum civitatis circuitum ad hospi-
tium, quod dominus imperator nobis honorifice praeparari fecerat, comitantibus clericis et
nmltitudine populosa, deduxerunt. In quo hospitio quasi homines fatigati solita necessita-
tibus corporalibus praeparata invenimus.
« Secunda autem feria \9 ian^ proxima sequenti, vocavit nos dominus patriarcha, qui
comparentes coram ipso et clero suo congregato, primum ipsum patriarcham ex parte do-
n)ini Papae salutavimus, deinde ex parte nostra. Ennmeratis postmodum more nostro cau-
sis, et prò honoribus et beneficiis nobis ab ipso collatis gratiarum actionibus exhibitis,
literus domini Papae eidem porreximus; qui receptis literis bullam osculatus est, et re-
spiciens in clerum suum adjecit: ITirpos IlauXo?. Consequenter talem nobis fecit quaestio-
nem: utrum essemus legati domini Papae, et honorem legatis debitum vellemus recipere?
ad quam respondimus protestantes nos simplices nuncios esse, et honorem legatorum nolle
recipere. Considerantes autem tantam cleri multitudinem, volentes vitare eorum astutias
consuetas et fallacias, iterum cum protestatione diximus nos non ud concilium, sed ad
ipsum patriarcham esse destinatos. Nobis autem renuentibus oblatum honorem, magnam
reverentiam et honorem etiam minimo nuncio domìni Papae exhibendum esse protestatus
est. Dum autem plurima verba ex utraque parto proforrentur, in medio tandem valedicto
ei, ad supradictum hospitinm nostrum honorifice a clero suo snmus reducti.
« Tortia autem feria \10 ian^ bora competenti et congrua, nuncios imperiales recepi-
mus, ut coram dicto imperatore còmpareremus. Kobis igitur coram eo comparentibas, ut
decebat, eum salutavimus, et exhibitis gratiarum actionibus prò beneficiis et honoribus no-
bis collatis, amicabiliter fnimus recepii ; et invento ibidem patriarcha cum clero suo, expo-
suìmus cansam adventus nostri et negotinm, addentes patriarcham literas recepisse ista
plenius continentcs. Deinde proposita est quaestio de potestate nostra . . . [Baie le spie-
gazioni, i numi chiesero poi un oratorio per tenervi le funzioni durante la loro per-
ii) In BibUoth. Script. Ord. Praed. t. I p. 911-27.
(2) Lunghi estratti di questa famosa legazione con la relativa storia, vedasi in Rohrba-
cher Storia univ. della Chiesa lib. 73, e in Civezza Storia delle Missioni francete, t. I e. 6,
e in altri.
(3) L' Echard osserva <8tylo novo 1234», come in realtà risulta dalla cronologia men-
sile di tutta la relazione; inoltre, le lettere papali, che i nunzi dovevano presentare al pa-
triarca greco, portano la data del 17 maggio 1233.
SECOLO XIII. 165
mancnza in Nicca, cui il patriarca sodisfece]. Et assignavit nobis ccclesiain satis aijtani 45
juxta doinurn nostrani. Mane autem facto [feria quarta, 11 ian.], cnm in dieta ecclesia
coleijrarenius divina, convenerunt latini Francigonac, Anglici, et diversao natìones, ut divina
audircnt mystoria . . . » .
Giovedì, 12 gen., si diede principio alle discussioni domraatiche, durante le quali i
nunzi portavano seco i libri greci : « copiosam multitudinem Ubrorum graccoruni, quam
nobiscum de Constantinopoli dciulcramus . . . » . Per lo meno uno di loro doveva cono-
scere bene la lingua greca, poiché durante una disputa, all'invito dell' imperatore : « con-
tinuo unus de fratribus nostris, cui Dominus dederat gratiam in littcratura graccorum,
revolvit librum B. Gyrilli de IX anathematismo, et inccpit graece legcre». Le dispute,
durarono fino all'altro giovedì [19 ian.], poiché si era deciso di convocare in una prossima
sinodo i tre altri patriarchi greci, il Gerosolimitano, l'Alessandrino e l'Antiocheno. In-
tanto, i Jiunzi preso congedo dall'imperatore e dal patriarca, «scxta feria [^0 ian.], cele-
brata missa . . . et assumpta liccntia, reccssimus a Nicaea et vcnimus Constnntinopo-
lim». A Costantinopoli ricevono lettere del patriarca che li richiamava in Bitinia:
« Circa medium vero martii, misit nobis patriarcha nuncium cum literis suis n»gans,
ut accederemus ad Lescharam quamdam Vatacii : ibi enim promisit coadunare praelatos et
patricios, et convocare concilium. Et quasi in memoria convontionis factai; intcr nos ìn-
esse omnimodo supposuit in literis suis, quod illuc eramus venturi. Nos itaque admirantes
do tali mandato, rescripsimus quod super hoc admirati sumus quamplurimum, cum in hoc
tempore suum expectavimus rosponsum, et modo dicit se post vocaturum praelatos ad con-
cilium, et nos rogct ad suum concilium venire. Veruntamen ne labor noster fiat infructuo-
sus, et quia charitas Dei compellit nos, . . . usquo ad exitum martii iterum exi)ectabimus.
Ipsum igitur quantum potuimus rogavimus, ut quam citius posset, faccrct quao factu-
rus erat.
« In exitu martii rescripsit nobis dicons quod literas receperat, scd prae dolore cordis
vix cas audire poterat, quia cor ejus tenor earum tristitia repleverat. Et quia Nicacae
sol US erat, nil poterat nobis respondcre: quia propositio pacis, rcformatio, et fidci no-
strae discussio ad omncs universalitcr special, scd nunc crcdcbam cum illis unaquc vo-
biscum ista omnia tractare. Quod si ita recesseritis, vidcbitur nobis quod non venistis
prò pace, sed ut tentaretis nos.
« Scripsit etiam Fratribus nostris (1) scilicct Frati Bcnedicto Ministro Romano [cioè
Eomaniae ossia Graeciac], et Fratri Jacobo de Russano (2), qui tnnc aderant Constan-
tinopoli, ut nobis omnino suggererent, quod intendebat, promittens quod si veniremus ad
concilium, cum magna laetitia rediremus ad Curiam. Insupcr et ab imperatore literas ac-
cepimus, qui petiit, ut modis omnibus accederemus ad eum apud Lescharam, quia navem
paravorat prò nobis, et omnia necessaria ad transitum nostrum et nunciornm snorum,
qnos destinaturus erat ad praesentiam Domini Papae. Praeterea terra Constantinopolis
quasi destituta fuit omni praesidio. Dominus Joannrs (3) imperator pauper erat. Milite»
stipendiarli omnos recesserunt. Naves Venotorum, Pisanorum, Anconitarum, et aliarum
nationum paratae fuorunt ad recedendum, et quacdam vero jam recesserant. Consideraiites
ergo terram desolatam timuimus periculum, quia in medio inimicorum terra illa sita est.
(1) Da questa espressione possiamo arguire che il compilatore del testo di questa Hela-
zione sia uno de' due Minoriti; e poiché la medesima abbonda di parole e testi in greco
estratti dalle opere de' Padri Greci, egli dev'esser stato quegli che fra i quattro religiosi
< cui Dominus deaerai gratiam in litteratura graecorum . . . incepit graece Icgere » nelle se-
dute. Chi dei due Minoriti sarebbe costui? Noi incliniamo per Aimone già celebre dottore
in vari luoghi; Rodolfo suo compagno, lo si conosce appena di nome.
(2) Di ambedue questi Minoriti vedi altrove in questa nostra Biblioteca, sotto gli anni
1221 n. 36, e 1233 n. 44.
(3) Giovanni di Brienne in que' tempi in Costantinopoli.
166 BIBLIOTECA
45 Arsamis{ì) rex Bachtrorum ab Aquilone: Vatacius ab Oriento et Meridie: Suanucl (2)
circnnidat eam ub Occidente: et ideo proposuinius tractare do treughis inter imperatorein
Constantinopolitanmn et Vatacium usque ad annnm. His cansis compulsi, redire ad tcr-
rauj Vatacii fuit omnibus voluntas. Verumtamen ne talia nostra tantum attentare vido-
reniur volujitate, cjipitulum Sanctao Sophiae, praolatos terrae, noe non ot ipsum impora-
torcm super hoc consnluimus negotio, qui omnos unanimiter id nobis consuluerunt.
« Igitur tertia Dominica in quadragesima, scilicet ultima Dominica martìi [26 mar.]
arripuìirins iter versus Loschara, et post transitum maris, vcninius feria secunda [^27 mar.]
in locum Chalongorum super maro situm (3) : a quo loco duo paria literarum per diversos
nuncios Nlcaeam ad patrìarcham destinavimus, rogantcs ut acceleraret ad locum supradictum,
quia ibidem paratos nos inveniret, sicut literis suis nobis supplicaverit. Profecti inde prae-
uiisinins nunciam cum literis nostris ad imperatorcm, signiticantes ei advcntum nostrum.
« Itaqne Dominica Laetare JerusaUm [2 apr.] fuimus apud Litpadium (4) : et re-
ccdcntos ijido feria secunda [3 apr.] venimus Aia-^Epav (5) ; et quia locus ilio fuit assi-
gnatus nobis tam ab imperatore quara a patriarcha, fecimus ibidem nioram. Sed cum au-
nunciatum fuerat imperatori do adventu nostro, fostinantcr misit ad nos nuntium suum,
qui venit ad nos quinta feria [6 apr.] ad vesperam, deforens nobis litcras impcratoris
doprocatorias, ut apud Nympham (6) veniremus quia ibi nos expectabit. Sed quia nullos
(1) Il testo Vaticano, compendiato dal Waddingo ha Asano. Questi e Giovanni Asan II,
principe de' Bulgari e aleato del Vatacio: ambi assediando Costantinopoli nel 1235 (ciò che
già previdero i nostri Nunzi) furono due volte sconfìtti dal Brieune. Asan mori nel giugno
del 1243. — Cfr. VArt de véri/. Ics clates. Di lui a lungo gli storici greci Pachymcro, Niccta, ecc.
(2) Correggi Emanuel, come ha il Waddingo. Emanuele era figlio deli'imp. Giov. Vatacio.
(3) Testo Waddinghiano : Caloyorum. Non ci fu possibile precisare questa località sita,
come pare, a oriente di Cizico o di Panormo, sulla riva meridionale della Propontidu o
mar di Mannara; d'onde poi continuando la via verso il Sud s'incamminarono per Lopa-
diiim situata a occidente del vicino lago detto Abullonia.
(4) 11 testo del Waddingo ha erroneamente Lupardium. — Meglio Iiopadium, antica
città della Bitinia, e piazza forte, spesso ricordata dagli storici greci: Niceta Choniate
(Miglio P. G. t. 139, col. 358-50, 642, 987), Giorgio Acropolita {ibib. t. 140, col, 995, 1026),
Efrem cronografo {iOid. t. 143, col. 1.56, 196, 270 e 279), Pachyraero {ibid. t. 143, col. 370,
574, 637, 986; e t. 144, col 117) e da altri piìi recenti. — Quest'antica città chiamata dai
greci Aoràoiov (Lo/>adùm = rupe, promontorio), e dai turchi Tjubat, Ulubat o Ulabat, è oggi
una meschina borgata del vilajet di Brusa in Bitinia, situata presso la estremità occiden-
tale del lago detto Abullonia (Apollonia) e sui limiti occid. dell' antica Bitinia, bagnati dai
due fiumi Ehindacus e Macestus. Lopadion, dicono i geografi moderni, sorgeva sopra una
collina ai cui piedi scorreva il Rhindacus. Le sue mura, che pii't non esistono, erano difese
da torri rotonde, pentagono ed ulcune triangolari. Giovanni Coinncno vi aveva costruito un
castello che più non esiste. Fu occupata a vicenda dai greci e latini, e sotto l'imp. Andro-
nico I fu saccheggiata dai turchi. Quivi presso, più tardi, Amurat riportò una grande vit-
toria sopra il suo zio Mustafà.
(5) Più sopra è detto * ut acccdcrcmus ad Lescharam quamdam Vatacii » , località che
non troviamo ricordata da altri; verosimilmente la voce Aiuyjpa avrà orìgine da \i(T^/r^ =
luogo di convegno o di passatempo ; e quindi cosi forse fìi denominata qualche villa dell' im-
peratore situata a una dieta dalla ricordata Lojyadium, e non lungi dal lago di Abullonia,
e forse fuori dei limiti della Bitinia occidentale, entro la Mysia.
(6) Nella presente relazione è detta costantemente Nynqìha, località che gli storici bi-
zantini denominano Nuji^oiov o Nujicpatov = Nymphaeum: nome che spesso troviamo dato a
vari luoghi dell' inipero greco e romano. — Per quel che ci riguarda, notiamo che il Wad-
dii^o {Annal. an. 1233 n. 12, t. II p. 327) e tutti gli altri annalisti della Chiesa dissero questa
località situata nella Bitinia e sulle rive del Ponte Eussino o Marnerò: Nymphneae ad Fon-
tum Euxinum. Troviamo, è vero, che il La Martinièrc {Grand diction. géographique t. VII
SECOLO xni. 167
certos ramoros de patriarcha Tel aliis praolatìs andireramns, respondimns quod super hoc 46
ei rospondere non poteramus, priosquam nuntium patriarchao reciperomns. Sabbato se-
qnenti [8 apr.] vonit pater (1) cum literis ipsins, in quibns nobis significavit suum adven-
tam, et sapplicavit ut praecederemus eum apad Nympham, et ipse expediret se et statim se-
queretur nos. Profecti igitur a Aéa/^epa Dominica in passiono [9 apr.'], quarta feria [i<2 apr.]
veniinns Nympham: ibi reperto imperatore, expectavimus adventum patriarchao, qui quinta
feria [13 apr.] intravit Nympham circa horam yespertinam. Sexta feria [14 apr.], post pran-
dium accessimus ad eum, rogantes quod quam cito possot expediret negotium nostrum . . .
Secunda feria post Dorainicam palmarum [17 apr.] expectavimus ut mitteretur prò nobis ...
Lo discussioni finalmente ricominciarono secunda feria post Fascha [24 apr. 1234],
0 continuarono infruttuose e con poca urbanità vicendevole sino al giovedì [4 mait] della se-
guente settimana di Pasqua, separandosi a vicenda col saluto reciproco di vos estis liacrctici!
Il venerdì 5 mag. si congedarono dall' imperatore assai disgustato, e il giorno dopo presero
la via del ritorno. — « Factum est autcm ut licentia accopta ab ipso imperatore, mano
sàbbafi [6 maii] recessimus a Nympha, et continuantibns nobis dietas nostras vcnimus
Dominica [7 maii] usque ad villam quae dicitur Calamus (2) ». Costà ebbero a subire
brutali vessazioni da parte d'un messo imperialo clie reclamava uno scritto dato loro dal
Patriarca, tanto da esser costretti di riprender la via pcdes e soli.
p. 185) ìndica varie Nymphaeae, e una situata in Bitinia sul Ponte Eassino, citando un
vago testo di Ariano che la dice distante da Tyndaridc 15 stadii; ma e TTndaridc, chi la
vuole in Bitinia e chi nella Colchide; si che la Nympliaca di Ariano non sappiamo dove tro-
varla. Non v'é però dubbio che varie Nymphaeae eran bagnate dall'immenso Ponte Eussino,
ma non troviamo precisa una località di questo nome sulla spiaggia della Bitinia, meno poi
negli storici più recenti del basso impero. Ma in ogni caso, dobbiamo cercare la Nymphaea
toccata dai nostri nunzi non in Bitinia, ma assai più a mezzogiorno di essa, nella provincia
cioè di Lidia, tra Smime e Kassala, là ove oggi ancora sorge un villaggio dai greci detto
Nytnphi e dai turchi Nif. Quivi infatti, o li presso, gli storici bizantini ci mostrano una
suntuosa reggia o villa regale de' Paleoioghi, ove eran soliti passar l' inverno in paut^Etou?
8ó[iou; Toù; Iv Nu{X(pauo, e ove anche sappiamo che il Vatacio mori. I fatti narratici come occorsi
a Nymphaea dai contemporanei Giorgio Acropolita (Migne P. G. t. 140, col. 1026, 1078,
1093, 1102, 1118-22, 1206), dal cronografo Efrem {ibid. t. 143, col. 288, 316,326, 327, 331),
dal Pachymero (ibid. t. 143, col. 542, 563, 588, 934; e t. 144, col. 170, 17G, 197, 24349,
360-61, 370, 671), non possone attribuirsi che alla Nymphaea di Lidia, ricordata anche da
Niceforo Gregorà {ibid. t. 148, col. 177, 346). Del resto, il seguito dell' itinerario de' nunzi,
il loro ritorno per Calamo, e le molte giornate impiegate per arrivare a Nymphaea, e si-
milmente per ritornare a Costantinopoli, provano a sufficienza non poterla indicare in Bi-
tinia, gran parte della quale era allora in potere ancora del Brienne imperante a C.poli.
(1) Un qualche monaco o prete greco.
(2) Calamus borgo o villa non mentovata dai geografi, la troviamo ricordata appena
da Giorgio Acropolita (Migne P. G. t. 140, col. 1026, 1215) e poi dal cronografo Efrcm
(ibid. t. 143, col 287) che copiò l' Acropolita. Dall'uno e dall'altro veniamo a comprendere
che Calamo era nella provincia o territorio detto di Neoncaatron, entro i limiti della Lidia,
e situata verosimilmente sui confini settentrionali della Lidia, poco lungi e a oriente di
Pergamo. Calamo infatti era lungi da Nymphaea men di due giorni dì cammino, quanto
v'impiegarono i nunzi. Per la topografia di Neocastron, oltre i citati, cfr. Nìceta Choniate
(Migne P. G. 1. 139, col. 492-94) e Pachymero (ibtd. t. 144, col. 231, 243). — Troviamo ancho
un'altra località detta * Calamus a calamorum multi tudine » , situata però sulla riva europea
del Bosforo (Gronovii Thesaur. gra^c. antiquit. VI. 3142). — I nostri nunzi dunque, tennero la
medesima via nel ri tomo, percorrendo la Lidfa e la Misia fino al mare dì Cìzico, nella Pro-
pontide (da loro detto mare Constantinopolis), d'onde poi ritornarono a C.poli, e da li in Italia.
168 BIBLIOTECA
La via da Calamo « erat deserta et invia, et distabat a mari Constantiuopolis fere
per sex dietas. De Dei antem gratia confisi, processimus viam nostram imperterriti...,
)icc dcstitimiis ab incepto itinere. Transivimus ergo vel sex vel septem milliaria, sed mox
subsccutus est dictus miles imperatoris. Et cum venisset ad nos, descendens de equo, hu-
iiiiliavit se ante pedes nostros deprecans et exorans, ut ad casale, de quo veneramns, re-
verteremur, et sententiam latam faceret revocari, et quaecumque essent dieta vel facta
contra nos, faceret emendari. Ex omni ergo nostrum voluntate, divertimus ad quoddam
casale ibi propinquum, et remisimns Fratres prò libris; qui cura venissent ad casale, ubi
libri diluissi fuerant, accessit Chartophylax, et perscrutatus est onincs libros, et omjies
sarcinas nostras, nec non et ipsos Fratres apprehendit, et seorsum duxit eos in cameram,
et chordis laxatis tandem invcnit chartam, et accipiens eam dixit: hahco quod quacsivi.
Interpretationcm tamcn illius chartae, prius facta translatione, nobis reservavimus » .
E qui cessa bruscamente la relazione che ci sembra mutila. — Il Migno aveva ideata
0 fors' anco preparata la pubblicazione di tutti i documenti riguardanti questo trattative
dello due Chiese, per inserirli nella sua Patrologia latina sotto il pontificato di Gregorio IX ;
promessa che poi non ebbe effetto, come sappiamo. La sua raccolta doveva contenere i se-
guenti documenti, che noi indicheremo più chiaramente nelle sottoposte note:
1. « Germani (II Patr. C.poleos) Epistolae ad Gregorium IX papam et ad Cardi-
nales de unione Ecclesiarum (1), cum Gregorii IX responsione duplici (2) :
2. « Defì/nitio apocrisariorum Pontificis, quod Spiritus Sanctus a Patre Filioque pro-
cedat aequaliter (3), cum Germani responso (4) :
(1) Queste dite lettere di Germano, una al Papa e l'altra ai Cardinali, tramandateci
prima dal Paris, furono poi riportate dagli Annalisti Kaynaldo (an. 1232 n. 46), Waddingo
(an. cit. n. 34), Labbè-Coleti {Condì, t. XIII. 1119) e da altri. L'Harduino (t. VII p. 1961)
fu il primo che ci diede anche il testo greco della prima, di quella cioè diretta al Papa,
che principia 'ti Kupie, oóSoov o;^, ripubblicata poi dal Coleti nella citata edizione dei Con-
'.■ilii del Labbù. La versione latina che fin qui si è usata di questa lettera al Papa, abbiamo
detto, era quella tramandataci dalla cronaca di Matteo Paris. Già in essa il Waddingo
(t. II p. 300) pel primo vi aveva subodorate maligne interpolazioni e falsificazioni del birbo
monaco inglese; e ciò non ostante, lui con tutti i snmmentovati storici, preferirono il testo
falsato del Paris ad un' altra versione genuina che il Waddingo conobbe ed usò da un ms.
Vaticano ! Letto e confrontato il testo g^ eco datoci dall' Harduino, siamo rimasti più che con-
vinti e delle falsificazioni e della pessima traduzione latina tramandataci dal Paris. Eppure, il
Coleti, a fianco del testo greco ebbe l' ingenuità di porci il testo falsato del Paris e ridarcelo
senza riserva alcuna nella collezione de' citati concilii ! — Della seconda lettera di Germano,
diretta ai Cardinali, esaa pure tramandataci dal Paris, non conosciamo ancora un cod. che ne
abbia conservato il testo greco; quindi tutta quella insolenza che in essa pure vi scorgiamo,
non può attribuirsi a Germano che chiedeva la pace, ma alla bile dell' impudente falsario.
(2) Sono tutte e due dirette al patriarca Germano; una del 1232 (Wadd. n. 38) e l'ab-
biamo nel testo latino, e l'altra del 1233, in greco e latino, riportate dallo stesso Wadd. (an. 1233
n. 8). Dal Waddingo passarono poi nella citata raccolta dei Labbè-Coleti, t. XIII col. 1127-30.
(3) Dcfinitio Apocrisariorum = ""Opos tò5v anoxoiaaptwv, nel testo greco e latino in Wad-
dingo (an. 1233 n. 15), Harduino (t. VII p. 157-62), Labbè-Coleti (t. XIII. 1131-38) e nel
eotto citato Altero (in Xpovixòv di Giorgio Frantgi) col titolo di "ExOeats t^? ó[jioXo-)c'ia? t^;
maTEw; toSv Aarivtov etc. (Cfr. Fabricii-Harles Biblioth. graeca t. XI p. 167 n. oo). Un cod.
della Bodleiana di Oxford (Codd. Laudiani n. 73 fol. 126 v.) porta il titolo di "Opo? t«3v
<^patJ.£voupltl)v = Dcfinitio Fratrum Minorum. La versione latina del Waddingo difi'erenzia
alquanto con quella fatta dagli stessi apocrisarii e tramandataci nel cod. dell' Echard
(1 p. 920) cui però mancano le firme degli apocrisarii che si anno nel testo Waddinghiano.
(4) La risposta di Germano publicata prima nel testo latino dal Waddingo col titolo
Epistola seu jirofessio Patriarchae Nicaeni et universae Synodi Nimphae Graecorum, musa
SECOLO xra. 169
3. « Itom Ada concilii Nympliaeac in Bithynia \corr. in Lydia] prò unione babiti (1). 45
Hacc omnia post Kogesta cxtant Gregorii IX, quoni vide in Patrologia Latina ad
an. 1241 \Patr. gr. lai. t. 140 col. 601-602, ubi de opcribus Germani II patriarchac
G.poleos] ».
Chiudiamo questo articolo con pochi cenni del principale tra i quattro apocrisarii.
Aimone di Faversham entrò noli' Ordino dei Minori noi 1225, ricevuto in Francia dal
Provinciale frate Gregorio di Napoli (nipote di Gregorio IX e uno de' più caldi fautori di
fra Elia). Come Custode di Parigi intervenne nel famoso Capitolo generalo del 1230 in
Porziuncola. Noi 1233 fu inviato coi tre suddetti nunzio al Vatacio ed al Patriarca greco,
sotto il generalato di fra Elia. Aimone, religioso santo o dotto, non potendo approvare
la condotta di Elia, ebbe parte rilevante nel Cap. gen. in cai questi venne deposto (1239).
In questo Capitolo egli fu fatto Provinciale d'Inghilterra, e dopo un anno, per la morte
del generalo Alberto di Pisa, dovette ritornare in Italia al Cap. gen. (1 nov. 1240), ove
fu proclamato Generale dell'Ordine. Egli si vide poi costretto di punire il surricordato
fr. Gregorio di Napoli che lo aveva ricevuto all'Ordine, condannandolo alla carcere come
colui che ingiustamente e facilmente era solito d'incarcerare i zelanti religiosi. Caduto
gravemente infermo in Anagni, papa Innocenzo IV degnossi visitarlo o benedirlo, e poco
tempo dopo rese l'anima al Signore, nel giugno 1244. — Di lui una bella e compendiosa
biografia abbiamo nell'opera del P. Panfilo (2).
1234 — Crociata. — Gregorio IX per nulla soddisfatto dello trattative
conchiuse tra Federico II e Melek-El-Kamel, e vedendo approssimarsi il termine della
detta tregua e prossima a ricadere nello mani no' Saraceni la Santa Città, bandi in
quest'anno una Crociata che, secondo il solito, fu predicata da' Francescani e Domenicani.
— « Anno Domini 1234 . . . Fratres Praedicatores et fratres Minoros, ad hoc ipsum
officium a domino papa vocati, suao predicationis exhortationo multos de Francia ba-
rones, milites ac plebanos, clericos et laicos cruce signantes, in Terrao Sanctae subsi-
dium transmittere paraverunt (3) » .
Fra i Minoriti predicatori della Crociata si distinse (1235) con veri prodigi
fr. Roggero de Lewes inglese, lodato dal suo contemporaneo Matteo Paris (4).
ad Ss. D. Gregorium IX (An. 1233 n. 23, t. II p. 340-50), fu poi ritrovata nel tosto greco
da Frane. Carlo Altero e pubblicata in calce al suo Xpovtxòv del greco Giorgio Frantgi
(Vienna 1796 p. 139 s.): Tou àyiioTiiTou r£p[xavou Oarptàp^ou K.Xewc, xat t^§ aùv aùro) tepa;
ouvóoou «TcàvTrjaii; izfoc, rriv TotauTrjV ófioXoYtav tou liana, xa\ 7:pò? toù; ut:' éxeivoi» ataXivra^
4>pE(j.£voupiou? xai XoiTtoù? TTEp'i TiTfi ÈxnopEuaE'ji)? TOu ày^o" nve4(i.aT0? (Fabricii-Harles Biblioth. t. XI
p, 168). — Non prendiamo nota, perchè addirittura son meschini 1 dubbi che l'Oudin propone
suir autenticità delle prime lettere che Germano II inviava nel 1232 per mezzo dei 5 frati
Minori a Gregorio IX (Oudin Comment. Script, t. III col. 60). Vedi p. 162 n. 1, e p. 168 n. 1.
(1) Per atti del concilio di Nimfea il Migne non poteva intender altro che la relazione
latina degli apocrisarii quale la abbiamo pubblicata dall' Echard, seppure non abbia egli
ritrovato simili atti redatti in greco dalla parte avversaria, dei quali però non conosciamo
traccia.
(2) Storta compend. di S. Frane. 1. 1 p. 579-85. — Cfr. Eccleston (Anal. frane, t. I p. 228 s.)
e il Chron. 24 Gen. (ib, t. Ili p. 246-55). — Il Panfilo pone la morte di Aimone nella seconda
metà del 124 iJ, congetturandola dalla visita fattagli dal Papa; ma comunemente i cronisti
lo dicon morto nel 1244.
(3) Bellovacens. Memoriale temjwrum in Montimi. Germ. hist. t. XXIV p. 161. Lo stesso
hanno Mat. Paris an. 1234; Ptolom. Lucen. I. 21 e. 36 ap. Panfilo Storia t. II p. 376. —
Cfr. Sbaralea Bullar. t. I p. 139, 141.
(4) Paris sub an. 1235. — Wadding 1235 n. 29-31. — Civczza Storia t. p. 193.
170 BIBLIOTECA
45 C. 1235 — Pr. Henricus de Burforde. — « Venernnt in Angliani pluros
alii fratros probissimi de Anglia oriundi, qni Parisias intraverant [Ordincm Min.].
quos adhnc existens in habitu saecnlari ipso vidi . . .
Vonit quoque frater Henricus de Bruforde [al. Burforde], qui cum adhuc novi-
tius csset et cantor fratrum Parisius, centra tentationes, quas sustinuit, versus istos
in moditatione composuit:
Qui Minor es noli ridere, libi quia soli
Convenit ut plores: iungas cum nomine mores; eie...
Hic postea prò magna hohestate sua qnatuor Ministrorum Genoralinm et quatuor
Provincialium in Anglia socios specialis esse meruit. Hic etiam diu Patriarchae An-
tiocheno in legatione sua in Lombardia primo interpres et praedicator extitit, et post
domini papae Gregorii IX poonitentiarius, custos quoque Yenetiarum, et custodis Lon-
doniae quoque vicarius (1) » .
1235 — Prov. di Barberia. — Papa Gregorio IX in una sua lettera diretta
al re di Tunisi, nel maggio del 1235, gli raccomanda il suo messo : « dilectum filium
Fratrem Joannem Ministrum Ordinis Minorum de Barbaria (2) » . Il D' Avezac con-
gettura che questo frate Giovanni sia il famoso Pian Carpino che già aveva avuto
relazioni cogli arabi di Spagna ove nel 1230 venne fatto Provinciale, dopo il governo
della Provincia Teutonica, e nel 1241 era ritornato in Germania alla direzione della
Provincia di Colonia (3). — La provincia Minoritica di Barberia è qui la prima
volta ricordata, né si ha più memoria di essa (4).
C. 1236 — Fr. Bartolomeo de* Frati Minori e oompairni : e di una pre-
tesa discussione teologica tra essi e i Greci di Costantinopoli ; esame
critico.
46 « Extat Romae (scrive lo Sbaralea) in bibliotheca Barberina mss. Qeorgii Metropo-
litae Corcyrensis DisputaUones duae cum Fratribus Minoribus (quorum unus dicobatur
Bartholomaeus) de Purgatorio, et pane fermentato habitae Constantinopoli indict. IX,
die XIII iunii Parasceve, anno non 1136 ut habet Leo Allatius (in Diatriba de Geor-
giis) et eum secutus Gul. Cavus (ad an. 1136), sed anno 1236, vX recte emendavit Ou-
dinus (t. n comment. ad an. 1170 col. 1537, et t. Ili ad an. 1236 col. 110); cum
anno 1136 nondum Ordo Minorum incepisset, nec eornm Institutor natus essct; nec co
anno indictio IX, sed XIV excurreret, diesque 13 iunii non Parasceve (seu Veneris), sed
Sabbati dies esset (5) » .
Cosi lo Sbaralea che, senza badare ad altro, si attenne al giudizio deirOudin, il quale
ìàkf ove crede dì correggere l'Allatio, cade egli pure in un più grave abbaglio. — Trat-
tandosi di una pagina di storia francescana in Oriente, accennata soltanto da questi due, ma
autorevoli scrittori, noi ci siamo presi la pena di schiarirne la fonte, che a quelli sembrò
chiara e limpida, e a noi invece torbida e imbrogliata assai. La fonte Tabbiamo dall' Allatio;
ma per esser più chiari, «e perchè l'opera del dottissimo sciotto è forse fra tutte le sue
(1) Thom. de Eceleston (Anal. frane, t. I p. 230-31). — Frate Enrico fu compagno al
patriarca Antiocheno Alberto (f 1246) in Lombardia entro gli anni 1234-88, quando questi
si trovava colà legato pontificio, come notammo altrove sub an. 1230 in nota 2, a p. 159.
(2) Wadding Annal. t. II p. 408. — Sbaralea Buttar, an. cìt.
(3) Becueil de Voyages t. IV p. 476-78.
(4) Questa Provincia, fu senza dubbio una di quelle effimere create dal Generale £r. Elia,
e soppresse nel 1239. — Cfr. il nostro Regesto sopra a p. 102.
(5) Supplem. ad Scriptorea p. 329; cfr. anche il suo Buttar, t. I p. 234 in nota.
SECOLO xm.
171
la più rara a rinvcniro, seguiremo l' esempio dell' Oudin stesso, riproducendola dalla sua 46
Diatriba de Gcorgiis\l). L'AUatio dunque riporta:
« Georgius (2) CoRCYEENSis metropolita, sub Priderico et Manuele Comneiio im-
peratoribus doctrina, eruditioneque clarus innotuit. Romam ab imperatore ad conciliuni,
post etiam, si facultas data fuisset, ad imperatorem Fridericum transmittitur. Sed, dum ille
iiifirmitate Brundusii, Hydruntique per sex menses retardatnr, concilio Romano [1179] finis
imponitur, ad quod loco illius Nectarins, abbas monasteri! Casulorum in Magna Graecia, vir,
et dicacitate, et pertinacia, et propugnando schìsmati, et Graecorum erroribus impudentìa,
longo post natos homines improbissimus convenit. Ex Brundusio scripsit patriarcliao Antio-
cheno Simeoni: Baronius tom. 12 anno 1178. Hinc Georgius ab imperatore revocatur; pri-
mum, ut suae provideret ecclesiae, postmodum, ut synodo Constantinopolitanac a patriar-
cha indictao interesset. Scripsit plures epistolas ad diversos.... Lcgi ipso eiusdom nonnulla
advorsus Latinos opuscula, inter ea praecipua dunt:
1 - 'Ap5(^Ti è7«ar,[ji6iwaEa)V Tcpò? ótKep i\^tiìT:T\- Initium considerationum eorum, de qui-
Or)[jLev xataxeifisvoi aaOevw? èv tt] àyia (iov^ tójv bus in sancto Casuloram inonastcrio male
Ka(jo6Xwv Ttapi xiSv Xe-foiiéviov 4»paTO[j.tvoupiwv,
o" Tiv£? napoStSàdXOuat, xai JiapaòoYjiaTi^owaiv,
eìvoti Tt jrup xaOapTi^ptov, èv w ot reXs'jTwvTEs
èv È^aYopeuaei, ji^^rtco Zì «pOiaavTE? ajtoxXauda-
aOat ti otxeia :tXri[i.|«X^(i.aTa «Jiafoviat, xat
xaOaipovTot 7:pò ri;? reXeuTaia? xpioeoc, riXo?
suptaxovTE? anaXXaif7)V xt^uopia; jcpò t^c teXeu-
Taia? xpioEio?* a{jLa jcpotaTuvTEc au[i[xa^ov tou
TOtouTOu Xó^ou, xai tÒv èv 0^1015 rpr,yópiov xòv
AiàXo^ov xai 7) {J.EV TCEvJai; tou Aarivou, èxa-
Xeito Zi ouTO? BapOoXojiOio?, toiìòe ti§ rjV
©éXttìv {laOsTv a<p' ù[iù5v xtSv rpatxtSv...
2 - Tou aùxou* oEÓXEpov auvxayiJia 7C£p\ 6Etas
xoivwvias, Iv o> xai r) «icÓSei^is àj^Xòis ex xwv Osiojv
Ypa^Gv, oxi fv^ujjLOs apxo; xij èxxXr,aia uapEBóOifi
jtapà xòJv inodxóXuv Tcpoa^épEaOou o? xa\ itl)(^pi
To3 àifioo FpTjyopiou xovf AiaXófou Ttf 'P(Ì[j.7i?
jcpocTEcpIpEXO èxxXr,a'ia* i^Ólv^ii Zi xai xriv Tiepi
xoijxou èv KwvaxavxivoujcóXEt YEV0[X£vr,v SiìXe^iv,
xai 7:i3s avxEtjcEiv oùx 7i6ouXr,0rjoav ol Aaxivot,
àXXà xa\ [AaXXov ènfjVEoav xòv OeTov opxov, xòv
Ev^ufiov* xai oxi EÙpEOEiarj? xat jiEpiSo? èxEivou
xou apxou, ov ó Xpioxòs eocoxe xoi? jiaOrixai? èv
xw Seitivo), èv xò» xou (leyaXou naXaxtou axEuo-
«puXaxEio), Tvaaa Ttpóspoat? »ipOTj ex jiiaou. —
Principium : Kotvwvixòv jj-ev ^òiov ó avOpwnoi;,
xai X7Ì( (Bta; «uaEco; aSiaipExo; nécpuxev èpótaxi^s...
adfecti, a Fratribus Minoribtis interrogati su-
mus, qui perversa docent, et male adstruuiit,
esse quendam ignem purgatoriuiii, iu quem,
dura confessi moriuntur, nec propria crimina
deplorarunt, asportantur, et purgantur auto
finale iudicium ; tandem aliquando pocnae fi-
nera ante dictum iudicium adipisccntcs ; et
huiusce dicti advocatum adstruunt sanctura
Gregorium cognomento Dialoguin. Interroga-
tio porro Latini, cui nomen erat lìartholo-
maeus, haec fuit: Cupio avobis Graecis per-
diseere, etc.
Eiusdem : secundus commeutarius do san-
età communionc, in qua est ex ipsis sacris
scripturis sincera dcmonstratio, panem fcrmun-
tatum ccclesiae traditum fuisse ab apostolis ad
oblationem, quemadmodum ad tempora sancti
Gregorii cognomento Dialogi in romana ec-
clesia ofFerebatur. Proscquitur praeterea dis-
putationem de hac re Byzantii habitam, et
quomodo illi contradiccre noluerunt Latini,
sed potius sanctum pancm fermentatum lau-
daruut; et quum illius panis, quem Chri-
stus in coena discipulis tradidìt, particula in
magni palatii Scevophylacio inventa esset,
oinnis contradicendi causa de medio sublata
sit, etc.
(1) Leonis Allatii: Georgii Acropolitae Htstoria... aique Diatriba de Georgiis et eorum
scriptis (Paris 1651) p. 331). Lo stesso articolo è riprodotto dall'Allatio nell'altra sua opera
(compilata dopo la Diatriba, ma pubblicata 3 anni prima): De eccUsiae. Occidentalìs aUpw
Orientalis perpetua consensione (Colon. Agrip. 1648) lib. 2 cap. 12 col. G62-64, ove dh un'al-
tra data al cod. greco, come vedremo.
(2) Dal Fabricio è soprannominato Cvpharas. — Cfr. Hihliofh. (p-aeca ed. Harles t. IX
p. 311, e t. XII p. 38 in nota.
172 BIBLIOTECA
«Liber erat in bibliotliccii Barberina satis aiitiqniis, lacerus, male coiniMigiiiatns, et erro-
ribas plonos, cxsoriptus a Ioanne Neriteiio anno Donn'ni 1036, ut ex male conllatis in
fino libri carminibus olicitur, qnae sunt:
2o\ XpiTTÈ yaptv, Tò) -^apiaavTi vó\i.Qy Tibi Ciiriste gratiac, qui dedisti Icgein
ITpòs oj^^ipiaTov 'IwavvTjv oòv Xàrpiv, ingrato Ioanni servo tuo, quein sanuin con-
'l'yetav ov oùlazxz, xa\ Tiior,? [lXi6rjC serva et ab omui unimiperda libera tua fa-
^Fuyo^Oópoj puaaio rf] a^ BjvajiEt. cultate.
'l'^Ypi^r, tÒ j:apòv {JiSXiov òià -/Eipò; 'Itoàvvou Scriptus est lue liber marni Ioannis Ne-
N£ptT7,vovi, [xr^i 'lojviio Èv T^" ty r)rjLÌpa ;:apa- riteni, mi;iisis lunii die deeimo tertio, l'ara-
oxeu^, «opa 0', Itei 3è ?9JJi3', t^? 'Ivòixti. 0'. sceves bora nona, an. 0544, indiet. nona.
«Ab bis si detrahas annos mandi 5508, qui remanent erunt 1086, Christo nato».
Così l'AUatio ntUa citata Diatriba. Ma poi, noli' altra sna opera indicata De ccclc-
siae Occid. ctc., accortosi di aver riprodotta erroneamente la data del codice, la emenda
cosi: «Liber erat satis antiquus..., exscriptas a Joannc Nereteno anno Dni 1136, ut ex
male conflatis in fine libri carminibus elicitur: 'Eypacprj tò rapòv piSXlov.,. hti ?xi^°' ^^•
Scriptus est hic liber anno VIMDCXLIV (1) otc. Ab bis si d- tralias aiuios VMDVIII,
qui rcmanent erunt MCXXXVI Christi; quatuor antcquam Manuel imperaret annos, ut
vivente adirne Goorgio exscriptus esse (codex) non immerito dici possit(2)».
L'Oudin, dopo aver riportato, come noi, tutto e solo il brano della Diatriba dell'Al-
latio, lo corregge in parte, ma in modo assai superficiale ; e quel clie ti muove a nausea,
in modo indegno e burbanzoso, quando lo diceche « iwprudentir... et ubsurdc, f'allHury>.
L'errore dell'AUatio sarebbe duplice; primieramente, perchè là nella data del codice, invece
dell'anno greco erroneo cyjj.8' (=6644 — di C. 1136) doveva leggere ?(}'H-ò', cioè l'anno
greco 6744 e di Christo 1236, cui veramente corrisponde o l'indizione IX, e il 13 di
giugno cadeva in un venerdì; laddove l'anno 1136 aveva l'indiz. XIV e il 13 di giugno cadeva
di sabbato. Contro queste ragioni dell' Oudin, nulla possiamo obiettare, percliè vere € in-
discutibili: quindi l'AUatio facilmente potè errare confondendo le due lettere greche f ^ \.
L'altro errore dell'AUatio è, di non aver badato al nome di «tpaToutvoupiwv = Frati
Minori, mentovati nel codice, particolarità questa che avrebbe dovuto farlo accorto di un
doppio errore nella sua data (1136): poiché, né in quest'anno era arcivescovo di Corfù
il Giorgio da lui ricordato, ma molti anni dopo (e. 1176-88); nò i Minoriti potevano
aver una disputa con lui prima che Francesco li avesse istituiti (1209-10). Ragione in-
discutibile anche questa. — Quindi l' Oudin, contento di aver emendato Vassurdo e V im-
prudenza dell'AUatio, scioglie egli la questione ma in modo poco storico, e meno critico,
distinguendo, senz'altra ragione plausibile, due omonimi Giorgii e ambo arcivescovi Corei-
resi: uno, che è l'autentico e storico, vissuto arcivescovo entro gli anni 1176-88(3), o
da esso contraddistiiito col soprannome di seniore: e l'altro col nome di Giorgio iuniore
vissuto secondo lui circa il 1230; o questi (sempre a giudizio dell'Oudin) avrebbe dispu-
(1) Qui nel testo di Àllatio spari la lettera C, ma evidentemente fu un' omissione del
tipografo; che dalla cifra greca e da quel che segue, è chiaro che l'AUatio intese darci l'anno
greco 6644 che corrisponde all'an. di Cristo 1136.
(2) Op. cit. De ecclesiae Occid. etc. col. 664.
(3) Vedi in Baronio Annales ad an. 1176-88. — Vedi anche il citato Harles nella Bi-
blioth. graeca del Fabricio t. XII p. 38-40, ove è riportato tutto l'art. dell'AUatio su Gior-
gio metrop. di Corfii ; e ove l'Harles non sa spiegarsi le contraddizioni nelle date, e si ap-
pella alla distinzione di due Giorgii fatta dall' Oudin.
SECOLO XIII. 173
tato nel 1236 coi FF. Minori, o sarebbe anche l'autore delle duo mentovate operette che
r imprudente Allatio attribuì al Giorgio seniore. Questa, la critica dell'Oadin; senza che
tu cerchi altre ragioni da lui che ti appaghino.
Ma quanto piìi assurda sia la critica dell' Oudin che non l'abbaglio dell' Allatio, basti
prender nota che: sebbene, per le due suddette ragioni della data e de' Minori mento-
vati nel cod. greco, non possano veramente convenire al Giorgio seniore le indicate ope-
rette attribuitogli dall' Allatio, meno poi le si possano attribuire (come crede 1' Oudin) al
suo Giorgio iuniore; cui, se potremmo concedere una disputa con de' Minori perchè a lui
contemporanei, non possiamo però attribuirgli le altre circostanze che troviamo indicato
nello stesso cod., circostanze cui non pose mente l'Oudin: come p. es. la venuta di Giorgio in
Italia, la sua lunga infermità nel monastero Casulano, le sue relazioni con Nettario (f 1181)
abbate di quel monastero ecc.: circostanze tutte che competono non ad altri che al Gior-
gio seniore che infatti venne in Italia nell'ott. del 1178 (1). L'Oudin non badò che queste
particolarità non potevano affatto convenire al suo Giorgio iuniore; non badò che la data del
codice in questione non era la data propriamente dell'opera, ma la data della copia fatta
dal Neriteno: e quindi, né per questa sola ragione, nò perchè ivi trovò ricordati i Mino-
riti, gli era lecito creare di sana pianta un altro Giorgio, e attribuire a lui tutto quello
che spettava all'altro, credendosi di aver così salvati e cavoli e capra. L'Oudin inoltre
non badò che nella prima operetta de Purgatorio igne si trattava di una disputa che si
dice avvenuta in monasterio Casulorum; e il monasteri© greco di Casale sappiamo esser
in Calabria a circa un kilom. da Otranto (2), e non a Costantinopoli, come sembra abbia
inteso l'Oudin, e come fé' credere allo Sbaralea, poiché ambedue ci parlano di ambo le
dispute come tenute a C.poli; quando invece si tratta che una, la prima de Purgatorio,
ebbe luogo nell'indicato monastero di Calabria, e la seconda in C.poli sul tema de pane
fermentato. In ultimo, l'Oudin, che con tanta burbanza volle correggere l' Allatio, non badò
che egli pure, in ogni caso e ciecamente, veniva ad attribuire le due suddette operette o
dispute al suo Giorgio iuniore, quando invece esse non appartengono a nessuno de' due
Giorgii, ma sono opera d'un altro greco, calabrese, cioè di Nicolò d'Otranto (Nicolai Hy-
druntini) che fiorì sotto il pontificato d'Innocenzo III (1198-1216), e che sappiamo aver
preso parte a varie discussioni teologiche in vari luoghi della Grecia, e in una, tenuta a
C.poli, fu anche interprete latino al card. Benedetto, legato colà d'Innocenzo III (e. 1212).
— Scrisse infatti Nicolò Hydruntino le sue discussioni contro i Latini, servendosi abbon-
dantemente degli scritti di Nicolò di Methone e di Giorgio arciv. Corcircse, come constatò
l'AUatio (3) ; il quale ci avverte inoltre che perciò « multa ex scriptorum incuria ad
Georgium (Corcyrensem) referuntur quae Nicolai (Hydruntini) sunt (4) » . Le opere f'el-
r Hydruntino, osserva lo stesso Allatio, sono scritte per modum dialogi, e tali sono in-
fatti i due trattati che sì vollero attribuire ad altri. Così l'AUatio, che poche pagine
(1) Cfr. il cit. Baronie, e il Sevestre Dictionnaire de Patrologie ed. Migne t. II col. 1001.
(2) e Abbatta ditìssima S. Nicolai de Casula Ordinis S. Basilii, clara quondam viris
doctis et religiosis... 1500 passibus ab Hydrunto distat.., florentissima Graecae omnis sa-
pientiae academìa » . Ughelli-Coleti Italia sacra t. IX col. 54. — Cfr. Fabricii-Harles Bi-
blioth. graeca cit. t. IX p. 310.
(3) Vedi Fabricii-Harles Biblioth. cit. t. XI p. 288-89, 291 e 704. -- Bandini Catcdogus
Codd. LaurenUanae graecorum t. I. p. 60. — Oudin Comment. de Scriptoribus ad an. 1210,
t. Ili col. 13-15: ove non fa che copiare l'AUatio De eccleaieu Occid. atque Orient. perpetua
consensione lib. 2 e. 13 §. 4 col. 703-5.
(4) AUatias op, cit. lib. 2 e. 13 col. 706.
174 BIBLIOTECA
46 prima (pp. cif. col. 664) aveva per colpa dell'amanuense attribuita a Giorgio arciv. di
Corfù l'operetta che principia Kotvwvixòv {aIv ^ttov ó avOfwno?, più sotto (ih. col. 705) senza
avvedersene si emenda, e la attribuisce al suo vero autore, a Nicolò Hydruntino (1). L'Ou-
din non si è accorto di questi emenda dcll'Allatio ; che se si fosse accorto ne lo avrebbe
incolpato di sbadataggine e di contraddizione, nelle quali precisamente cado il burbero cri-
tico, poiché attribuisce la stessa opera prima all'Hydruntino (op. cit. t. Ili col. 13), e poche
pagine dopo (ib. col. 110) al suo preteso Giorgio iuniore (2)1
Resta dunque chiaro, che l'operetta Kotvfovixòv, o il secundus commentar ius, non è
d'altri che dell' Hjdrnntino, e che egli non ebbe che fare coi Minoriti, se non col clero
latino 0 col legato card. Benedetto recatosi a C.poli verso il 1212.
Abbiamo attribuito a Nicolò Hydruntino anche il primo dialogo sopra ricordato, clie
tratta de purgatorio, e che nel cod. Barberino principia 'Apyji ÈTn^rjjittóaEw? ; il quale dia-
logo, dall'Allatio o da quelli che lo copiarono, fu invece attribuito a Giorgio arciv. Cor-
cirese. A dir vero, il nostro criterio si basa semplicemente 1' perchè il trattatello ha la
forma di dialogo, modo preferito dall' Hydruntino; 2» perchè lo troviamo nei codd. fra
mezzo agli scritti dell' Hydruntino, e 3" perchè, come abbiamo notato con l' Allatio, molte
sue operette furono dagli amanuensi attribuite a Giorgio Corcirese. L'altro cod. greco della
Laurcnziana (PI. V cod. 36) che quasi tutto, fuorché lo 3 ultimo carte, contiene varie
operette deirHydruntino, acclude pure tra i fogli 6v.-7v. un assai breve dialoghotto col
titolo di rioiT)|ia ratopytou jjirjTpojcoXiTou Kspxupas Ttcpi zupò? xaOapT7)piou : opus Georgii mc-
tropoUtac Corcyrac de igne purgatorio; dialoghetto che il Bandini (t. Ili p. 60 n. Ili)
appena accenna, e dubita so attribuirlo a Giorgio o all'Hydruntino perchè lo trova fra
mezzo gli scritti di questo, e perchè molte opere dell' Hydruntino farono ascritte a Giorgio.
Abbiamo potuto vedere il cod. Laurenziano, ed esso realmente principia come il cod. Bar-
berino, con sola qualche piccola differenza : 'Ap-^r; a-j(iEia>9Eu>v izphi a^tsp Tip<tìTiQOr,[jLEv xaTaxEijuvoi
ogOevCs èv T^" à-pa fiovij tcov KotaoóXwv uopi xSv XeyojjlIvwv 4>paTE{ievoup'ici>v, :t£pt Ttupò; xaOapnjpiou,
6V w ol TeXeuTùSvTEs etc... K«t i\ }j1v izewjii TotJ Aativou, ÈxaXEiro Zi ouxo? BapOoXo(jLaTo$, toiàSe
TI? :^v • — 0cX(i) {/.«Oéiv a^' ó{uSv tCv TpouxiSv, jcou aTcép^^^ovroi ai <J/u-y(^a\ xwv TEXEuxrjaavTwv a\u-
tavoTirtoc, xa\ [at) fOaoàvTcov IxSouXeuooi ri Im-rtiita... Tutto il brano nei cod. conta sole 50
righe di tosto, o due pagine appena, e termina senza dubbio incompleto così: 8uanEt0é5«
(zxouovTt xai rà; cixoà; anotppaTtovTt. Il cod. non porta data alcuna, e secondo il Bandini
sarebbe copia del scc. XIII; ma potrebbe ben esser anche del secolo seguente.
Del resto, non n^hiamo che Giorgio il seniore abbia scrìtto nn qualche trattato de
purgatorio, e fors'anco questo di cui parliamo; ma da tutte le ragioni su esposto non
possiamo certo attribuirlo a lui, né ad un Giorgio iuniore escogitato dall' Oudin su futili
ragioni che lo fecero cadere in contraddizione. È vero che, non avendo attualmente sotto
gli occhi il cod. Barberino e quello Laurenziano essendo mutilo, non siamo in grado di
convalidare la nostra opinione ; tuttavia è chiaro che gli anacronismi, provenienti dalla data
e dalla rubrica o principio 'Apx.^ l7:taT,|i£Miaeti>v sino a roiàSe n? ^v, si debbono all'amanuense
del cod. Barberino pieno zeppo dì errori come attesta l'Allatìo; o all'amanuense pure attri-
buiremo, se non la ginnta del nome di Bartolomeo che può ossero vera, per lo meno la
giunta del nome Frati Minori che è ivi arbitraria; giunta che poi passò anche nel cod.
(1) Cbe quest'opera sia dcII'Hydnmtìno basti confrontare i brani datici dairAllatio col
Cod. descrittoci dal Bandini op. ciL p. 61-62.
(2) L' Ondin fé' cadere nella stessa contraddizione il Fabrìcio e l' Harles ; cfr. BibUoUi.
cit t. Xn p. 40, e t. XI p. 288 e 704.
SECOLO xra. 175
Lanrenziano, come quegli che necessariamente dipende dal Barberino. Un Bartolomeo frate 46
Minore che abbia disputato con Giorgio seniore ò un anacronismo : e con Giorgio iuniore, una
capricciosa invenzione doli' Oudin. Ma disputò egli coli' Hydruntino ? ma quando, e dove ?...
Un Bartolomeo Minorità il quale entro il sec. XIII abbia disputato coi Greci non conosciamo,
fuori di fr. Bartolomeo vesc. di Grosseto o di fr. Bartolomeo da Siena, Ministro provinciale
dì Terra Santa, ambo legati papali inviati con altri a Costantinopoli nel 1278, come vedremo.
Sappiamo invece che l'Hydruntino disputò a C.poli col card. Benedetto verso il 1212, quando
i FF. Minori, testé appena fondati, non avevano ancora principiato a solcare i mari.
Abbiamo rigettata la distinzione di duo Giorgii, fattaci dall'Oudin sopra vaghe e con-
tradditorie supposizioni; ma non perciò abbiamo negata la possibilità dell'esistenza di un
qualche altro Giorgio, pur arciv. di Corfà, vìssuto entro la prima metà del sec. XIII.
Troviamo infatti un Giorgio di soprannome Bardane, Attico o Ateniese, che fu arcìv. di
Corfù, e precisamente contemporaneo a Germano II, patriarca C.politano residente allora
a Nicca (122240 f). Il Bardane, ignoto all'Oudin come all'Allatio, al Fabricìo, all'Harles
e ad altri, è ricordato, per quanto sappiamo, dal solo Le Quien; il quale, per l'opposto,
ignora affatto e non fa parola di ambo i Giorgii mentovati dall'Oudin. E questo Giorgio
Bardane, a testimonianza del Le Quien, avrebbe avuto che fare con dei FF. Minori, poichò
Bardane li ricorda in una sua lettera o controrisposta, diretta al mentovato patriarca Ger-
mano. — Nella serie degli arcivescovi di Corfà, dopo un Giovanni vissuto circa il 1166,
il Le Quien così ricorda il Bardane:
« Georgim. — In Cod. Bodleiano Oxoniensi 131 habetur epistola Gcorgii Bardanis
metropolìtae Corcyrensis ad Grermanum Patriarcham C.politannm, eo nomine secundum,
utique qui Nicaeae morabatur, quum Fratres Minores nonnullì ad unionem cum ecclesia
Eomana ineundam eum invitassent, quos Georgius 4>paTEiitvou(>£o>j« dicit (1) ».
Il cod. infatti è ancora nella Bodleiana di Oxford tra i codd. Barocc. n. 131, e tra i foli.
328-^1 contiene la detta lettera inedita col titolo: Tou «ttixou xopou. rstopYlou to3 BapSavT) tou
jiTjxponoXiTOu Kepxópa? ovTiYpajjLfjia itphq ròv naxpli()■^rf^ KoivaTavTivounóXeo); xupòv rep|i.«vóv :
Domini Georgii Bardani Attici, metropolìtae Corcyrensis, rescriptum ad dominum Ger-
manum patriarcham Constantinopolitanum , incipit : npóas^e oùpavè xai XoXiiao), xal
«xouéTw -fri : Attende coelttm et ìoquar, et audiat terra. Il cod. è del sec. XIY e contiene
varie opere del patriar. Germano II (2). Ma in proposito del contenuto in questo codice
nulla possiamo dire, perchè lontani da Oxford, e perchè ignoriamo so la controrisposta del
Bardane sia stata pubblicata recentemente.
E qui, potrebbe alcuno supporre, o che il Bardane fu quegli che eUbe che fare con un
Minorità Bartolomeo, o che l' amanuense del cod. Barberino abbia confuso questo Giorgio
coir omonimo seniore detto Cuphara, o checché altro. A noi però, privi di altri elementi,
basterà aver constatata la superficialità critica dell' Oudin seguito dallo Sbaralea, e po-
niamo in dubbio un fatto troppo complicato e incorto, ma che un di potrebbe esser chia-
rito come avvenimento storico, ma su ragioni però ben più salde che non quelle dell' Oudin.
C. 1237 — Fr. Bernardo Bàfulo da Pamoa in Terra Santa 1237-1285 f .
Frate Bernardo, figlio di Egidio Bafulo nobile parmigiano che si distinse nella presa 47
di Costantinopoli (13 apr. 1204), prima di entraruelV Ordine ebbe moglie ed una figliuola
(1) Le Quien Oriens ChrùOamu t. Il p. 150.
(2) G£r. Coz Catalogi Codd. Bodlekmae graecorum I eoi. 224.
176 BIBLIOTECA
47 di nome Bernardina, chn iiol fior degli anni si consacrò al Signore tra le Clarisse di Parma,
ove il Salimbone ce la ricorda nel 1285 ancor vivente e badessa di quel monastero. Ber-
nardo, 0 prima o dopo della figlinola, abbandonò anch' egli il mondo e vestì l' abito fran-
cescano nei primi tempi che l'Ordine di Francesco si stabili a Parma: cioè, come prova
r Affò (1), vivente ancora il S. Patriarca, e non più tardi del 1222-23. Lo stesso critico
Affò, basandosi sulle parole del Salimbone, pone verso la fine del 1237 l'andata di frajte
Bernardo in Terra Santa, ove santamente finì i suoi giorni nel 1285 più che ottuagenario (2),
— Tanto per la cronologia; e cediamo la penna al Salimbene unico cronista che co no
lasciò memoria.
«... Dominus Arpus de Beneceto, germanns frater praedicti domini Jacobini, cum
domino Bernardo Bafulo ordinem fratrnra Minorum intravit, quasi tempore primitivo quo
fratres Minores in Parma cognosci coeperunt. Erat autem dominus Bernardus Bafulus
miles ditissimus et famosus et multnm nominatus in Parma, et erat homo magnifici cordis
et probus, armatus et doctus ad bellum. Hic in principio sui ingressus in Ordinem, amoro
provocatus divino, mirabilem demonstravit fervorem, opere implendo apostolicum dictum.
Dicitur enim Hebr. XIII: Exeamits cum Jesu extra portam improperium ejus portantes.
Nam, ignorantibus fratribus, praecepit duobus hominibus suis, ut nnns sederet in equo, et
alius ligaret eum ad caudam ejusdem equi, et, verberando, per civitatem incederent, et via
publica graderentur, clamando valenter: «da/c latroni, date latroni!» Cumque pervenis-
sent ad porticum Sancti Petri, in qua milites ex more, causa deductionis, tempore otii se-
derò soliti sunt, credentes eum vere esse latronem, qui prò maleficiis talibus vapularet,
coeperunt et ipsi clamare: * date latroni, date latroni f* Tunc dominus Bernardus, ele-
vata facie, dixit ad eos : e in veritate bene dixistis date latroni, quia huc usque cantra
Dcum altissimum et contram animam mcam ut latro vixi; et ideo dignus sum talibus
vcrberibus piedi » . Et, bis dictis, praecepit hominibus suis, ut usque extra portam talia
operando perficerent iter suum. Cum antem cognovissent qui sedebant sub porticu quod
dominus Bernardus Bafulus esset, ingemuerunt, et, compuncti corde, dixerunt: vere vi-
dimus mirabilia hodie ; benedictus Deus qui hnmiliat et exaltat, et cui vult, miseretur, et
qucm vult, indurat ...
«... (Igitur de Domino Bernardo Bafulo sciendum est quod habuit unam filiam,
quae dieta est domina Bernardina, sapiens et discreta, sancta et Deo devotii, quao in par-
mensi monasterio est abbatissa ordinis sanctae Clarae. Item sciendum est quod dominus
Aegidius Bafulus, qui pater supradicti domini Bernardi fuit, quando Constantinopolitana
civitas capta est a latinis, [13 apr. 1204] cum jEfladio percussorio fortiter percussit in
portam, ut a fratre Gherardo Bangone (3) audivi, qui praesens erat et vidit. Et tunc
cognoverunt graeci quod completa erat illa prophetia, quae sculpta erat in porta; siquidem
Hìultao prophetiae ibidem sculptae sunt, sive in porta, sive in portae columna, quae non
cognoscuntur nisi cum fuerint jam completae). Dominus etiam Bernardus Bafulus, cum
esset frater Minor, et cum Imperatore parmenses in exercitu essent contra Mediolanum (4),
cucurrit ad ignem, qui accensus erat in burgo sanctae Christinae, et stans cum socuri in
cacumine unius domus ardentis, projiciebat et dejiciebat hinc inde lignamina, no aliae
domus comburerentur ab igne. Et videbatcr ab omnibus, et commendabatur ab eis, co
quod prndenter et valenter fecisset ; et reputatum est ei ad justitiam a generatione in ge-
uerationem usque in sempiternum, quia usque ad multos annos ista sua probitas ad me-
(1) /Storia della città di Parma (Parma 1793) t. Ili p. 106.
(2) Cfr. Storia cit. t. Ili p. 51, 157, 173-75. — P. Giacinto da Cantalupo Cenni Bio-
grafici t. I p. 276-79.
(3) Questo fr. Gerardo Rangone da Modena non é da confondersi con l' altro fr. Gerardo
da Modena de' Boccabadati sopranominato Moietta, di cui parleremo altrove, ambo lodati
dal Salimbene.
(4) Federico lungamente assediò Milano negli anni 1236-38. — Matteo Paris in Monum.
Germ. hiat. t XXVIII p. 135, 145.
SECOLO xm. 177
moriam est reducta. Post haec iyit ultra mare ad Terram Sanctam, et ibi laudabiliter ter- 47
minavit vitam suam in Ordine beati Francisci, qui est Ordo fratrum Minorum; cujus anima
per misericordiam Dei requiescat in pace, quia bene inchoavit, et bene finivit. Haec su-
pradicta ideo posui, quia prò majori parte omnos, de quibus locutus sum, vidi et cognovi,
et cito et in brevi de hac vita ad aliam pervenerunt . . . Igitur si plura facta sunt in
millesimo supraposito scilicet MCCLXXXV, digna relatu, memoriae non occurrunt. Haec
supraposita bona fide descripsi, praevia ventate, prout oculis meis vidi. Explicit de isto
millesimo, sequitur de venturo » (Salimbene Chron. p. 364-66).
1237 ? — B. fr. Vito da Cortona discepolo di S. Francesco, Ministro pro-
vinciale di Romania e di Terra Santa, nel 1237?
Quando, nel 1211, il S. Patriarca Francesco in Cortona riceveva all' Ordine il celebre 48
frate Elia, a lui si univa un cortonese di nome Vito, lodato per virtù, ma del quale nul-
r altro sappiamo se non che fu provinciale dell' Oriente dopo il b. Benedetto di Arezzo, e
che nel 1246, già ritornato in Italia, scrisse la vita della beata Emiliana, edita dai Bollan-
disti sotto il 19 maggio.
Di lui il Waddingo ci dà queste brevi notizie : « Alium etiam S. Pater [Franciscus]
sub humili ilio domicilio [Celle dicto] collegit civitatis Cortonensis virum, cui vera reli-
gionis species, et summus honoris divini et salvandarum animarum zelus magnam aptid
sanctum Magistrum peperere opinionem. Post Benedictnm de Aretio missus est Minister
ad Provinciam Romaniae in partibus Graecorum. Eediit postmodum in Italiam, et meritis
multorum propagatae fidei laborum clarus migravit ad Dominum (1)». — Lo stesso An-
nalista scrive di Ipi altrove : « Vitus Cortonensis, etruscus, a S. Francisco in coenobiolo
extra Cortonam initiatus, Minister Provinciae Bomanae [corrige: Komauiae], post propa-
gatam fidem in partibus Orientalibus, domum regressus, scripsit vitam B. Humilianae
tertii Ord. 8. Francisci, quam in compendium politiori stylo redegit Raphael Volater-
ranus. Vixit anno 1250(2)». Lo stesso ha il Terrinca, il quale però erra dicendolo
che * florébat in Oriente an. 1250 (S)*, quando fr. Vito già prima del 1246 era in
Italia.
Il Papini, non sappiamo su chjs fondato, gli assegna il provincialato d'Oriente nel
1237 : « Anno 1237 Minister Provinciae Eomaniae successor B. Benedicti de Aretio, ast
non ad multos annos. In Etruriam reversus egit historicum Florentiae anno 1248 [porr.
1246] Scriptorem Legendae B. Guidi a Cortona ne crede, Lector; ista foetus est decimi
sexti saeculi, ideoque scatet falsi3(4)».
Ritornato che fu Vito dall'Oriente (non sappiamo in che anno), ^li subito dopo la
morte della b. Umiliana (19 maii 1246), ne scrisse la vita che si ha pubblicata dai Bollan-
disti (5). In essa vita egli cosi termina il suo racconto : « Anno Dni. 1246 ista de vita
et morte b. Humilianae, sicut oculis nostris vidimus et auribus nostris audivimus..^
fideliter tamen et veraciter scripsimus (6)». Vito dunque scrisse nel 1246 e non nel 1248
(1) Wadd. Annal. tip. 109, ad an. 1211 n. 10.
(2) Syllab. Script. Ord. Min. (ed. 1660) p. 331.
(3) Theatrum Etrusco-Minor. (1682) p. 213 n. 149; cfir. ìbid. p. 167 n. 17.
(4) Cosi il Papini al num. 3955 della sua opera inedita Index ononuuticua Scriptorum
iuque ad annum 1650, congestus an. 1828, che vedemmo nella Nazionale di Firenze (II. II. 181).
— Cfr. pili sopra a p. 139, e le note 1 e 5.
(5) Ada SS. 19 mai. t. IV p. 385-418, ed. 1.
(6) Acta SS. cit p. 401 n. 62.
BibUot. — Tom. I. 18
178 BIBLIOTECA
48 come hanno lo Sbaralea (1) o il Papini (2). — La Nazionale di Firenze (Mugliab. CI. 38
cod. 21) possiede copia nis. della vita della b. Umiliana; parimenti la Laurenziana della
stessa citt;\ (Pluf. 27 dexir., cod. 11) nn' altro ms. del sec. XIV, con questo inizio: «In-
cipit legenda hcatae Humilianac de domo circulorum, quam legendaui fr. Vitus de Cor-
ionio dictavit, qui fuit reccptus a h. Francisco et fuit Minister in provincia Romanie » .
1237 \ — Giovanni di Brienne, re di Gerusalemme, imperatore di Costan-
tinopoli, e in ultimo frate Minore, morto a C.poli eco.
49 Neil' articolo consecrato alla vita del B. Benedetto di Arezzo (Vedi. an. 1221 n. 36)
abbiamo dovuto parlare per incidenza di questo grande eroe delle Crociate, che verso la
fine della sua vita indossò il sacco francescano professandone la regola nelle mani del
b. Benedetto provinciale allora di T. S. e dell'Oriente. Qui, anno della sua morte, ag-
giungiamo alcune memorie che lo riguardano, togliendole da contemporanei e da accre-
ditati autori.
La figura di questo personaggio (dice il Dodu che compendiamo) è una dello più sim-
patiche tra i monarchi di Gerusalemme. La durezza del suo destino, attirando lo sguardo
dello storico, ridesta simpatia. Non è possibile resistere al sentimento di rammarico o di
ammirazione che in tutti ridesta questo ardente apostolo del Ut guerra santa, cui la for-
tuna avversa soggettò alle più dure prove, senza però menomare in lui quella dignità per-
fetta e quella incontestabile grandezza che lo distinse.
Tipo di perfetto cavaliere, il Brienne possedeva le vere qualità che esigevano le tristi
circostanze e gì' interessi del regno latino. Al valor militare, ereditario nella sua famiglia,
vi accopiava la prudenza e l' esperienza dell' età matura. L' aspetto marziale, la gagliarda
sua forza, o l'alta statura eran cosa sorprendente pei cronisti di quel tempo. Giovane an-
cora, era il terrore de' Saraceni che incessantemente infestava; guidò cento mila soldati
alla conquista dell'Egitto; e con prodigi di valore, più tardi, salva Costantinopoli dal-
l' invasione de' barbari.
Brienne ebbe per prima moglie Maria di Montferrat, che dopo due anni appena di
matrimonio gli morì nel fiore dell' età. La seconda, Stefania figlia di Livone re d' Armenia,
sposata nel 1215, gli mori durante l'occupazione di Damiata (1220), affetta da crudele
malattia. La terza volta sposò (1223) Berengaria di Castiglia figliuola di Alfonso IX re
di Leone.
Dando la propria figlia Isabella (da altri detta Iolanda) per isposa all'imperatore
Federico II, egli si credette trovare in lui un protettore ed' un alleato. Ma Federico mal-
viiggio all' eccesso, il giorno dopo le nozze abbandona ed oltraggia la moglie, e spoglia del
regno il padre di lei ! Il Brienne, punto nel più vivo onoro di padre e di monarca, poteva
forse vendicare tanto oltraggio ; ma da 9aggio, e uomo pratico qual era, abbandona il regno
a Federico, nella certezza che una guerra civile avrebbe peggiorata la triste condizione delle
cose e quella della sua figliuola. Si fu allora che i baroni latini di Costantinopoli, conoscendone
il merito e la bravura, offrirono al Brienne il trono del crollante impero di Bizanzio. Il vec-
chio monarca nell' accettare il poso d'un impero che doveva dispniire ai Greci e Bulgari,
si addossava una responsabilità capace a far titubare i più risoluti. Ma il Brienne igno-
rava i calcoli delle animo interessato ed egoiste. Vestita appena la porpora imperiale, as-
(1) Snpplem. ad Seriptores p. G90.
(2) Stm-in di S. Frane, t. Il p, 236 n 9.
SECOLO xm. 179
sali e disperse le armato de' barbari, coronando da eroe una vita tutta probità, disinteresse, 40
e onore (1).
Il Cronista Tolosano Paventino (f 1226) narrando la disastrosa battaglia sotto Da-
miata (29 agosto 1219), alla quale fu presente S. Francesco, narra come re Giovanni
d'un colpo di daga tagliò in duo un enorme gigante saraceno munito di triplice corazza
« paganus de stirpe gigantea... cum expugnaret nostros, non utebatur clypeo aut lancea,
sed triplici thorace indutus, utraque manu clava ferrea et terribili sibi resistentes percu-
tiebat. Cui rex Johannes, divina adiutus gratia, exiens obviam, ipsum a frónte usque ad
umbilicum omnibus incidit videntibus (2) » .
L'autore contemporaneo che scrisse la Vita S. Engelberti circa il 1230, edita dal
Bóhmer (nei Fontes Ber. Germanicarum t. II. p. 301), cosi narra l' ingresso di Ee Gio-
vanni a Colonia nel 1224:
« ì^ohannes rex Hierosolymitanus" . . . Coloniam divertit. Ubi tam magnifice susceptus
est ut tam eius quam civitatis gloriam admirari non sufficeret. Quod dictum est de Salo-
mone, qui regnavit in Hierusalem, quod reges terre desideraverunt videre faciem eius et
audire sapientiam eius et obtulerunt ei munera : etiam de ipso exponi potest. Cognita eius
sapientia atque potentia, et quod potentior esset imperio, reges terre, Francie scilicet et
Anglie, Dacie, Bohemie, et Hungarie, miserunt ei munera in auro et argento geramisque
preciosis, eius adspectu et colloquio, vel prò amicitia comparanda, voi prò diversis causis
et necessitatibus, uti desiderantes. Hec que a me in eius laude scripta sunt, qui legerit
et illius gesta viderit, elicere poterit quod regina Saba Salomon! dixit: Prohavi, inquit,
quod media pars mihi nunciata non fuerit. Maior est sapientia tua et opera, quam
rumor quem audivi (3. Reg. X. 7.); fama uominis eius et operum iam usque ad exteras
nationes pervenerat, et timebant eum Sarraceni ».
Altre simili testimonianze storiche sulla bravura e bontà di re Giovanni possono ve-
dersi raccolte dal Ròhricht nei Testimonia minora de quinto bello sacro.
Altro contemporaneo è il Salimbene che consacrò al Brienne una bella pagina del suo
Chronicon :
«... Est autem Hesium civitas, in qua Fridericus Imperator natus fuit. Et divul-
gatum fuit de eo, quod esset filius cuiusdam beccarli de civitate (Hesina) ; propterea quod
domina Constantia Imperatrix multorum erat dierum et multum annosa, quando deapon-
savit eam Imperator Henricus: nec filium, nec filiam, praeter istum, unquam dlcitur ha-
buisse. Quapropter dictum fuit, quod accepit istum a patre, cum prius se gravidam simu-
lasset, et supposuit sibi, ut ex se genitus crederetnr. Ad quod credendum inducunt nos
tria. Primum, quia bene consueverunt talia facere mulieres, ut pluries reperisse me recolo.
Secundum, quia Merlinus ita scripsit de eo: Secundus Fridericus insperati et mirahilis
ortus. Tertium, quia Eex Johannes, qui fuit Eex Hierosolymitanus et socer Imperatoris,
quadam die irato animo et fronte rugosa, in gallico suo appellavit Imperatorem beccarli
filium, prò eo quod Guauterottum consanguineum suum volebat occidere (3) ; et quia cum
veneno non poterat, cum gladio debebat facere, quando cum Imperatore ad ludum schac-
corum sederct; timebat enim Imperator, ne quando aliquo casu, regnum hierosolymitanum
devolveretur ad istum. Quod Eegem lohannem non latuit. Qui ivit et acc«pit nepotem per
(1) Gaston Dodu Histoire des mstitut. monarchiques de Jéruaalem Paris 1894, pag. 150-53.
(2) Docum, di storia patria t. VI p. 704 (Firenze 1876). — Cfr, Rdhrieht TetUm. minora
Praef. p. 37 n. 4, p. 61 n. 1, e il testo del Tolosano a p. 241.
(3) Gautier o Gualtero (terzo di tal nome o quarto) detto il grande, conte di Brienne
e di Giaffa, e nipote di re Giovanni dì Brienne. Vedi Du Cange-Rey Familles d'outre-mer
pp. 347, 500. — V era anche un altro motivo della discordia tra re Giovanni e Federico II.
Questi aveva violata la nipote di re Giovanni, damigella della imperatrice Isabella sua figlia.
Vedi Chron. Fr. Pipini Muratori t. IX col. 647-48.
180 BIBLIOTECA
49 brachiam, qni cnm Imperatore ladcbat, et aniovit enm a lodo; et acritcr Impcratorein
redarguit, dicendo in gallico suo: Fi de becer diabclc! Et timuit Ini pera tor, nec ausns
fait dicere quicquam. Erat enim Eex lohannes magnus et grossus et loiigns statara, ro-
bustos et fortis et doctns ad praelium; ita at alter Karolus Pipini filius crederetnr. Et
quando in bello cum clava ferrea pércutiebat bine inde, ita fagiebant saraceni a facie eius,
sicut si vidissent diabolum, vel leonem paratura ad devorandos eos. Eevera non fuit tem-
pore suo, uti dicebatur, milos in mundo melior eo. linde et de eo et de magistro Alexan-
dro, qui erat melior clericus de mando et erat de Ordine fratrum Minorum, et legebat
Parisius, facta fait ad laudem eorum quaedam cantio partim in gallico, partim in latino,
quam maltotiens cantavi. Qaae sic inchoat; Avent tutt mantenent «... piz. Iste Eex
lohannes, quando armabatur a suis iturus ad bellnm, tremebat sicut juncus in aqua.
Cumque interrogaretur aliquando qua de causa sic tremeret, cum in bello centra hostes
robustus et validus esset pugnator, respondebat, quod de corpore sibi curae non erat, sed
timebat ne anima sua bene ordinata esset cnm Deo. Hoc est quod dicit Sapiens in Prov.
28 : Beatus homo, qui semper est pavidus : qui vero mentis est durae, corruet in malum...
Talis fuit Rex lohannes Ideo evenit ei, quod dixit Eccl. 33: Timenti Deum non occur-
rent mala; sed ir. tentatione Deus illum conservabit a malis. Eevera sic fuit. Factus est
enim frater Minor; et toto tempore vitae suae perseverasset in ordine, si Deus prolon-
gasset ei vitam. Eecepit enim eum, et induit minister Graeciae, scilicet frater Benedictus
de Aretio, qui fait sanctus homo. Iste Eex lohannes fuit avus maternus Eegis Conradi
filii Imperatoris Friderici. Alteram vero filiam Eegis lohannis habuit uxorem Balduinus
Imperator constantinopolitanus, quo mortuo, Eex lohannes bajulus illius remansit Imperli
prò parvulo suo nepote (1). Hic Eex lohannes quando ingrediebatur bellum et calefiebat
pugnando, nuUus audebat ante faciem suam stare, sed divertebant ab eo videntes quod
validus et fortis esset pugnator. Cai congruit quod de Inda Machabaeo legimus scriptum,
I. Mach. Ili: Similis factus est leoni in operibus suis; et sicut catulus leonis rugiens
in venatione sua (2)*.
Sulla vestizione del Brienne e sua morte ecc. vedi più sopra i cenni biografici su fr.
Benedetto di Arezzo (an. 1221 p. 131 n. 1, p. 137 s.), e i nostri cronisti Bernardo da
BjBssa p. 680-81 e Y autore del Chron. 24 Gen. p. 4-5, ambo nel t. lU degli Anal.
Franciscana.
1238 — Minori in Terra Santa — « Gregorius PP. IX : Dilectis filiis nni-
yersis Fratribns Minoribus et Praedicatoribus, salutem et apostolicam benedictionem.
— Credentes, quod non minus in oculis Eedemptoris habeatur acceptum, infideles ad
fidem Divini verbi propositione convertere, quam armis Saracenorum perfidiam expu-
gnare: vobis, qui in terra ultramarina (3), ad conversionem paganorum vel aliorum,
verbo, sea sanctae laboratis conversatìonis exemplo, illam concedimus veniam peccatorum,
quae in eiusdera Terrae succursum venientibus in generali concilio (4) est concessa. —
Datum Laterani IV Nonas Martii Pontificatus nostri anno undecimo » [4 mar. 1238] (5).
1238 — Minori in Aleppo — « Gregorius PP. IX : Dilectis filiis Fratribus
Militiae Templi apud Halap, et aliis Christianis in Saracenorum captivitate deten-
(1) La figlia del Brienne data in ìsposa a Balduino II si chiamava Maria (Mas Latrie
Chron. d'Émoul e. 41; è la cronaca che forse più d'ogni altra contemporanea ha copiose
notizie sul Brienne). Osserviamo che qui il Salimbene sbaglia e confonde i fatti, facendo il
Brienne tutore del figlio di Balduino II. Il Brienne invece fa tutore dello stesso Balduino II
cui diede poi Maria sua figlia in isposa. Il Brienne morì nel 1237, e Balduino II molti anni
dopo, verso la fine del 1273.
(2) Salimbene Chron. p. 15-17.
(3) Cioè in Terra Santa, cosi detta per antonomasia, e come risulta dal tenore della
stessa lettera.
(4) Concilio Lateranese IV an. 1215 sotto Inn. III.
(5) Sbaralea Buttar, francùc. t. I p. 233 n. 249,
SECOLO XIII. 181
tis (1) : Salutem et Apostolicam benedictionem. — Auctoritate vobis praesentium in- 49
dolgemus, nt a fratte Manasserio (2) seu quolibet alio Ordinis fratrum Minorum : vel
eorum non habita copia, de commissis a sacerdotibns Jacobitis absolvi, et ab eia super
his poenitentiam salutarem, ac Sacraraentum Eucharistiae recipere valeatis. — Datum
Laterani VII Idus Innii, pontificatus nostri anno duodecimo » [7 giugno 1238] (3).
1238 — Pr. Pietro de Philistim era incaricato dal Pontefice pei negozii della
Terra Santa in Francia, con facoltà di raccogliere i sussidii, crocesignare militi, e
commutare i voti (4),
1239 — Pr. Riooardo da Intwort, celebre predicatore, lo troviamo in que-
st'anno partito per la Terra Santa. L'Eccleston di lui narra: « Anno Domini 1224,
. . . applicuerunt primo fratres Minores in Angliam apud Dovoriam, 4 scilicet clerici
et 5 laici. Clerici foernnt isti : primus fr. Agnellus Pisanus . . . aetato circiter trece-
narius . . . provincialis Minister . . . Secandus fnit frater Bichardus de Indetvurde
(= Intworth), natione anglicus, sacerdos et praedicator et aetate provectior, qui pri-
mus extitit, qui citra montes populo praedicavit, et ordine et processu temporis, sub
bonae memoriae fratre Ioanne Parente [Min. Gen. 1227-1232] missus est Minister
provincialis in Hiberniam: fuerat enim vicarius fratris Agnelli in Anglia, dum ilio
ad capitulum generale proficisceretur, in quo facta est translatio reliquiarum S. Fran-
cisci \an. 1230], et eximiae sanctitatis exempla praeclara praebuerat. Completo igitur
fideli et Deo accepto ministerio, absolutus in capitulo generali [15 maii 1239] a
bonae memoriae fratre Alberto ab omni fratrum officio, zelo fidei succensus, profectus
est in Syriam, et ibidem felici fine requievit (5) » .
1240 — Intanto la famosa tregua conchiusa tra Federico II (18 feb. 1229)
e il soldano Kamel era scaduta ; e i Saraceni condotti dal soldano di Damasco Melek
Ennaser Daud (nipote di Kamel cui predicò S. Francesco) riprendono la S. Città invano
difesa dai pochi crociati che vi restavano di guardia (6), Il clero latino ripara in Acri.
1240 — Pr. Albertus Stadensis: — l. iter trans mare versila Ihenisalem
— 2. Itinerarium. Terrae Sanctae.
Sono due itinerarii conservatici dal Minorità Fr. Alberto Stadense nei suoi Annales qq
a condito orbe usque ad an. 1256, editi dal Lappenberg nei Momimenta Gcrmaniae
historica: Scriptores tom« XVI (Hannoverae 1859, in fol.) pp. 271-379.
L'Iter trans mare ossia V Iter maritimum versus lerusalem non è altro che mezza
pagina di brevi indicazioni estratte probabilmente dallo Scolion 96 dell' Historia ecclesia-
stica di Adamo Bremense (f 1076) edita nei citati Mon. Gérm. histor. tom. VII. pag,
280-389 e dal Migne Patrol. lai. tom. CXLVI pag. 451-620. Detto Iter non ha che
questa sola indicazione per 1' Oriente : « De Messin (Sicilia) ad Akkaron 14 diebus et to-
tidem noctìbas inter Orientem et Austrum, magis tamen ad Orientem » .
(1) Nel 1237 cento dieci Templari furono fatti prigionieri dai Saraceni presso Aleppo
della Siria, come si ha dal Chron. di Alberico riportato dal Raynaldo an. 1237 n. 83, e da
Matt. Paris Chron. an. 1237 p. 374 ed. Lond. 1684.
(2) Fr. Manasserio non è punto conosciuto dall' Annalista Waddingo, e dal nome conget-
tura lo Sbaralea esser egli qualche Minorità francese.
(3) Sbaralea BuUar. t. I p. 245 n. 266.
(4) Wadding an. 1238 n. 16; Sbaralea Bullar. t. I p. 256.
(5) Eccleston De adventu Min. in Anglia (Anal. frane, t. I. p. 218). — P. Ang. a S. Fran-
cisco {Certamen Seraphicum Prov. Angliae ed. 2 p. 233) lo annovera fra gli scrittori dell'Or-
dine chiamandolo Fr. Richardum Kingsdorp seu Kinstrop e il Lelando Regiosylvanum.
(6) H. Sauvaire Chronique de Moudjir-ed-Dyn p. 89.
182 BIBLIOTECA
60 Segue quindi l' Itinerarium Terrae Sanctae (p. 341-44) in forma di dialogo tra dna
personaggi fittizii: Firri interrogatore, e Tirri peregrino e narratore del suo itinerario.
Questo itinerario, quasi identico, è stato inserito dal Bellovacense nel suo Speculum histo-
riale libr. XXXI cap. 59-65, ambo riproducendolo da una fonte però a noi ignota. L'editore
Lappenberg (p. 340 n. 23) giustamente osserva che « Albertus non cavit ab erroribus,
quorum potiores correximus ex libris Eobinsonii (Palacstina, Neuere bibl. Forschungen
in Palaest.), ex quibus optima ad explicandum eum materia petenda est. Albertum ipsum
negandum est Terram Sanctaui vidisse; id quod vel maxime comprobatur summa eius in
distantiis locorum adnotandis inconstantia et negligentia. Ita fit, ut ne de miliaribus quidem
ab ilio adhibitis constet nobis: aliquoties ad miliare Francogallis vocatum petite lieue,
11, 436 pedum distantias vidotur esse mensus... Distantias eorundem locorum in Brocardi
descriptione Terrae Sanctae (Canisii lect. antiq. IV. 17) si contuleris cnm bisce, fere duo
Alberti unum Brocardi miliare aequare animadvertas ».
Fr. Alberto da monaco benedettino e abbate Stadenso, nel 1240 si rese Minorità come
egli stesso ci narra nella sua cronaca sotto il detto anno, nel quale anno pure principiò
a scrivere la cronaca. Visse probabilmenle sino al 1264.
Alberto scrivendo la sua cronaca nel 1240, precedette di alcu?i! anni il Domenicano
Bellovacense che compilava negli anni 1244-50 il libro XXXI dello suo Speculum histo-
riale, ove inserì egli pure un quasi simile itinerario a questo conservatoci da Alberto.
A commodità degli studiosi abbiamo creduto utile ripubblicarlo in questa nostra rac-
colta, non essendo possibile a molti avere tra le mani la colossale raccolta de' Monumenta
Germaniae historica.
Itinerarium Terrae Sanctae.
De Akkaron tres dìaotas habes usque Iherusalem, quae distat a Sychen 24 miliaribus,
16 a Diospoli, 16 ab Ebron, 14 ab Iberico, 4 a Bethlebem, 16 a Bersabee, 24 ab Asca-
lone, totidem a loppe, 16 a Eamatba. — In Betblebem iuxta locum nativitatis invenies prae-
sepe Domini, et 12 miliario a Bethlobera refulsit stella pastoribus. Non longe a praesepio
invenies tumulum boati Iheroriimi. Miliario a Bethlehem, versus Iherusalem, locus est
Reblata, ubi Rachel occubnit. — Vade igitur et adora in monte Calvariae, ubi crncifixus est
Dei filius ; vade et adora ad Sepulchrum Domini ; curro et adora in monte Syon, quia per
hunc tramitem ascendit lesus Iherosolimam die palmarnm. In monte ilio lavit pedes disci-
pulorum; ibi coenam fecit, ibi lohannes supra pectus eius recubuit. — Curre ad sinistram
mentis Syon super agrum Achalderaach, secus viam, quae ducit Effrata, et vide montem
Geon, ubi Salomon diadema recepit. Curre in accubitura mentis Olyveti, in quo est Be-
thania, et vade contra orientom trans Cedron iactu lapidis a Getsemani, quia ibi Salvator
noster orando suda vi t. Vade etiam in vallcm losaphat, iuxta Iherusalem. Ibi currunt aquae
Syloe cnm silentio quasi cursu subterraneo. Videro poteris ibi monumentum Absalonis,
ymmo tumulum perpetuae Virginis, quae in monte Syon e mando migravit. Scio, quod omit-
tere non vis, quin etiam vadas Emaus, quae dicitur Nicopolis, quae distat ab Iherusalem
stadiis 15 (!), quia ibi discipuli in fractione panis Dominum cognoverunt.
Vade ante portam Iherusalem, quae rospicit ad occasum, prò reverentia beati Ste-
phani, qui ibi lapidatus est et in Syon sepultus inter Nichodemum, Gamalielem et Abibon.
Deinde Constantinopolini translatus, ad ultiumm Romae iuxta beatuni Laurentium tumu-
latus. — Curre, si vis, ad montem Modin: 6 miliario ab Iherusalem contra meridiem; 8 mi-
liario a Modin in via, quae dncit loppen, sepulcrum beati Georgii in Lidda, quae et Dios-
polis. Miliario a Ramatha, tribus a Bethlehem oppidnm Tecua, unde Amos, ibi etiam se-
pultus. — Quarto miliario ab Iherusalem contra austrum oppidnm Zachariae, in quo Maria
salutavit Elizabeth. Ibi natus est loliannes, et beata Virgo eum excepit. — Curre, curre, quod
pene oblitus fueram, curre ad baptisterium, ad ieiuninm, et ad temptazionem Christi, curre
14 miliario ab Iherusalem usque Ihcricho, et cave, ne incldas in latrones. Etiam secundo
lapide ab Iberico ad sinistram, desertum pete, quod Quarentena vocatur, in quo Dominus
ieiunavit; et secundo miliario a Quarenteiia contra Galilaeam, aspico, mons excclsus, in
sK^oLo XI ri. 183
quo roi,'! oninintn .sociilornin omiiui rogna nniiidi rcx oiiiiiis snporbiao deinonstravit ot avidivit: .50
«Vado sathaiias». Sub (juarentona est rivulns fontis, qucin Helysous dfi amaro roddidit
potabilom. Uè Iberico curro, o,t in lordano lavare. Haec omnia loca devotioneni tibi, si
felix fneris, excitabunt.
Erspondlt Fini: Bene inichi Iberosolimitatinm iter et loca, in quibas steteront pedos
Domini, descripsisti; describas etiam loca trani^marina aliqna, ut tni valeam per hoc re-
minisci <^i iiicipias ab Hebroii, scilicct loco, a quo omnes egressi sunuis.
l'irri ait: Iiovera ab H*'bron omnes egressi sumus: quia Plasmator rerum, Adam
patroni nostrum ibidem plasmavit. Ibi etiam quatuor reverendi patres, Adam, Abraham,
Isaac et lacol) sunt sepnlti, ot eorum uxores quatuor Eva, Sara, Kebecca, Lya. Ilebron
iuxta vallem est lacrimarum, ideo sic dictam, quia Adam filium suum in ea 100 annis
luxit. In Ebron est ager, ctìi gleba rnbea est. Haec effoditur et comeditur, et prò medicina
carissima emitur; effoditur, sed anno finito integra reperitur. Socundo miliario ab Ilebron
est sepultura Lotth. Iuxta Hebron mons Mambre, ad cuius radicem est quercus, secus
quam est Abraham din comraoratus, hoc testante Iheronimo. Usque ad tempora Theodosii
imporatoris sinum suum dilatavit, ad adhuc videtur quamvis arida. Qui do ea secum aliqnid
detulerit, equus eius non infundit.
Decimo miliario ab Hebron est mare Mortoum. Supra lacum in accubitu ludaeae est
Segor; in exitu Segor uxor Loth mutata in salis effigiem. Supra ripam maris mortui multum
coìligitur aluminis. Supra lacum in descensu Arabiae Carnaym est spelunca Moabitarum,
in qua Balach aduxit Balaam. Idem mare ludaeam dividit et Arabiam.
Arabia tempore filiorum Israel heremus erat. In Arabia est Helym, locus fontium
Moysi et palmarum. In Arabia vallìs Moysi, in qua percussit bis silicem, dantem duoa ri-
vulos, qui nunc totam irrìgant patriam. In Arabia est mons Synai et mons Or, in quo se-
pultus est Aaron, et mons Abarym, in quo Moyses. In Arabia Mons regalis (1), quem
Baldevinus, primus rex Francorum in Iherusalem, firmum fecit et subdidit christianis.
Arabia iungitur Iduraaeae in confinibus Bostra.
Idumaeae est terra cum Syria, caputque Syriae est Damaacus. Idumaeam et Phoc-
niciam dividit Lybanus.
In Phoenicia est Tirns, circa cuius fines Christas saepius ambulavit. In Tiro tunmlus
Origenis. Ante Tirum L? pis marmoreus, super quem sedit lesus, nunc super se habens
quandara theculiolam; 8 miliario a Tyro centra orientem supra mare est Sarepta Sydoniao.
Ibi habltavit Helyas, ibii uè suscita vit filium viduae, lonam scilicet. Sexto miliario a Sa-
ropta est Sydon, de qua Dido. 16 miliario a Sidonj civitas est Benthos, in qua Salvatoris
ymago, a ludaeis crnciflxa, sanguinem produxit et aquàm.
Daraascus est in Syria. Hanc constroxit Eliecer, servus Abrahae, pater illius terrao
Hns, ex qua lob. Secando miliario a Damasco locus est, in quo Saulo apparuit Dominus.
Ad radicem Libani oriuntur Abana, Pharphar, fluvii Damasci. Montes Libani et plaiiicios
Arthados transcurrit Abana, et magno mari immergitur in finibus illis, in quibus beatos
Eustathios, uxore sua privatus et filiis desolatus. Pharphar per Syriam tendit in Antio-
chiam, labens secus muros eius, et 10 miliario ab Antiochia In portu Solin (2), scilicet
portn santi Symeonis, mediterraneo mari se commendat.
Ad radicem Libani est Caesarea Philippi. lor et Dan, fontes duo, de quibns lordanis
conflcitur sub montibus Gelboc, in quo Christas baptizatus est, tertio lapide ab lericho.
lor non longe a Caesarea Philippi lacum illius (3) facit ex se, et postea mare Galilaeae,
sumcns initinm inter Betsaida et Capharnaum. Dan contra Galilaeam gentiura se obliquans,
sub urbe Cedar secus medicabilia balnea spineti plana transiens, lor copulatur. lordanis
fere ab ortu suo subterraneum ducit gurgitem usque in planitiem, Medan vocatam, quasi
mcdius Dan. Labitur autem in mare Mortuum, et illud transiens cadit in maro Kubrum.
5 miliario a Bethsaida est Corozaim, et 5 a Corozaim Cedar, civitas opulenta. Caphar-
naum in dextro maris sita est. Secundo miliario a Capharnaum descensus montis, in quo
Dominus docuit turbas et apostolos; ubi etleprosura curavit. Miliario a descensa ilio locus,
(1) Mont royal o Sobal, edificato da Balduino I nel 1115, e conquistato dai Sara-
ceni nel 1189.
(2) Portug Sudi.
(3) Lacnm Merom.
184 BIBLIOTECA
50 in quo pavit quinque milia hominnm, et idem locus Mensa vocatnr. Uli loco subiacet locus,
in quo Christus post resurrectionem discipulis apparuit, comedens cum eis; mare scilicet,
quod Dominus sicco pede perambulavit, cum circa noctem Petro et Andreae apparuit pis-
cantibus, et in quo Petro mergenti ait: « Modicae fide!, quaro dubitasti?» Ibi etiam alia
vice discipulis periclitantibus mare quietnm reddidit. In sinistro capite montis concavo est
Genesareth, lacus generans aurum. Miliario 2 a Genesareth Magdalum, oppidum Mariae.
Haec autem regio Galilaea gentium. Secundo miliario a Magdalo est Tiberias, 5 a Tibe-
riade Betulia civitas, de qua ludith; 4 a Tiberiade contra meridiem est Dothaym, 12
lapide a Sebaste loseph fratres suos in pastura gregum reperit. Ibi etiam eum vendiderunt.
Audi, ubi etiam ire debes, in Nazareth scilicet, quae distat 10 miliaria a Tiberiade.
Haec enim est propria civitas Salvatoris, eo quod in ea nutritus sit. In Nazaret Labrus(l),
fons ille exiguus, ex quo puor lesus aquam saepius hauriens matri ministravit. Secundo
miliario a Nazareth Sephoris civitas, quae ducit Accaron. De qua Anna, mater Mariae, et
Philippus et Nathanael. In illa (2) lesus aquam convertit in vinum. Miliario a Nazareth
contra meridiem locus praecipitii ; quia inde volebant praecipitaro lesum. lesus autem trans-
ìens per medium illorum ibat.
Quarto miliario a Nazareth mons Tabor contra orientem. In descensu montis Tabor
dicunt quidam Melchisedech obviasse Abrahae. Secundo miliario a Thabor Naym civitas.
Supra Naym mons Endor, ad cuius radicem torrens Cyson.
Quinto miliario a Naym lezrahel civitas, quae et Seboym, de qua lezabel regina
iniquissima. Inxta lezrahel campus Mageddo, in quo rex lozias a rege ■ Samariae victus,
occubuit, deinde in Syon sepultus. Miliario a lezrael mons Gelboe. Secundo miliario a
Gelboo contra orientem Scythopolis civitas, supra cuius muros suspenderunt caput Sauli.
Uno miliario a lezracl Geminum (3), oppidum illnd, a quo incipit Samaria.
Decimo miliario a Gemino Sebaste, in qua sepultus fuit beatus lohannes baptista.
Decollatus autem est trans lordanem iuxta lacum Asphaltidis in castello Macherunte, et
delatus a discipulis suis in Sebaston, ibique sepultus inter Heijsaeum et Abdyam, cuius
corpus postea concremasse dicitur apostata lulianus, in ventum cineres iactitando. Sed
caput eius Alexandriae dclatum est, et postea Constantinopolim, ad ultimum in Galliam
pago Pictavensi. Indicom vero detulit in vallem Maurianam Tecla virgo; et adhuc in magna
veneratione custoditur in ci vitate Mauriana, ubi est sedes cathedralis.
Quarto miliario a Sebaste Neapolis, quae et Sychem. Dimidio miliario a Sychem, ab
Emor Dina filia lacob rapta est. In Sychepi relata fuerunt ossa loseph ex Egypto, et
in Sychem iuxta fontem, leroboam vitulos aureos fabricavit. Inxta Sychem est praedium,
quod dedit lacob Alio suo loseph. Ibi etiam fons lacob, super quem sedit Jesus, fatigatus
ex itinere. Iuxta Sychem therebintus, sub qua abscondit lacob ydola.. Miliario a Sychem
Luza civitas, ubi habitavit frequenter Abraham. Ibi etiam lacob dormiens scalam vidit et
titnlum erexit. Et sicut supra dictum est, 20 miliario a Sychem habes Iherusalem. En-
gaddi est iuxta mare Mortuum.
Octavo miliario a Nazareth Contra Carmelum, Kara mons, ad cuius radicem iuxta
fontem Lamech occidit Cayn. Tertio miliario a monte Cajn, mons Carmeli, habitatio Heliae
et Helisaei; 7 miliario a Nazareth contra orientem viculus Gergesa, in quo Salvator
obsessum curavit et porcos in mare praecipitavit. 16 miliario a monte Carmeli contra
meridiem, Caesarea metropolis Palaestinae, ex qua Cornelius, quem Petrus apostolus bapti-
zatum ibidem episcopum consecravit.
Iherusalem descripsimus, et circa Iherusalem loca plurima, in quibus steterunt pedes
Domini. Transeamus ad alia. Ecce habos, o Firri, topographiam transmarinae regionis, et
forte ibis Sepulchrum Domini aliquando visitare. Tunc cogita, quod dicitur:
Coelum non animum mutant, qui trans mare currunt.
Vix aliquos vidi, ymmo nunquam, qui redierinl meliores, voi de transmarìnis partibus,
vel de sanctorum liminibus. Firri ait: Unde est hoc propter Deum ? Et Tirri: Puto ex
eo, quod debita devotione nec exeunt, nec redeunt. Deberent enim tali contritione proficisci,
quali essent de seculo migraturi. — Et ita Firri et Tirri recesserunt ab invicem.
(1) Dal greco epìteto XaSpo?.
(2) « Quod cum in Cana urbe factum sit, hic quaedam periisse consentaneum » (^Editor).
(3) lenin o Zenin.
SECOLO xra. 185
Si noti che lo Stadense inserì questo Itinerario tra gli anni 1151-1152 della sna 50
Cronaca; quindi con certa probabilità possiamo dedurre che quella sia l'epoca odel viaggio
0 della compilazione di esso.
Gran parte della Cronaca dello Stadense contiene la storia delle varie Crociate, ed é
spesso citato dagli storici pei fatti avvenuti al suo tempo. Ci duole che egli Minorità, nulla
affatto parli né del viaggio di S. Francesco in Oriente, nò della parte che vi ebbe l' Ordino
nelle Crociato e nella storia della Chiesa!
Notiamo soltanto quanto egli ci dice dell' umanità del Soldano visitato dal S. Pa-
triarca.
« An. Dni. 1221... Peregrini in Damiata coeperunt versus Charras {cioè Cairo) et
Babilonem (1) proficisci, sed evontu miserabili sunt Nilo flumine circumducti. Et cum in
potestate essent hostium, tamen pax est ad octo annos inter utrumque populum reformata.
Soldanus crucem Domini nitro reddidit, christianos salvis rebus et corporibus Egiptum
exire permisit, omnes captivos reddi iussit, ita ut tunc temporis captivorum 30 milia la-
xarentur. Praecepit etiam alimenta divitibus prò pretio vendi, vel gratis infirmis et pau-
peribus exhiberi » (p. 357).
Sotto r an. 1246 riporta il tenore della lettera che il Soldano spedì al Papa in ri-
sposta a quelle portategli dall' ambasciatore pontificio. Detta lettera è puro nel Kaynaldo
Annales t. XIII, ad an. 1246 n. 52 seg.
1240 — Di due pretesi FP. Minori alia custodia dei S. Sepolcro di Gesù
Cristo in Qerusalenune : uà errata-corrige.
Questo articolo, un vero errata-corrige, non ha altro di mira che, perchè non si prò- 6i
paghi, correggere da noi un nostro solenne sproposito che ingenuamente divulgammo
nella nostra Serie cronologica de' Superiori della Terra Santa, scritta e pubblicata a
Grerusalemme nel 1898. Nella Prefazione di detta Serie (p. XVII) scrivevamo quanto
segue :
« Da una memoria manoscritta che conservasi nella Magliabecchiana di Firenze, si
ha che, nel 1240, otto figli di Saffedino, dei quindici che ne aveva, guardavano di coman-
damento del padre il S. Sepolcro, unitamente a quindici latini e dite frati Minori ; quello,
che era offerto e dato al S. Sepolcro dividevano fra loro e il Soldano. La rendita ammon-
tava a ventimila saracenati » . E qui, secondo il nostro solito, citavamo un estratto del
cod. Magliabecchiano (classe XXXV n. 169) comunicato ed inserito nel periodico delle no-
stre Missioni (2). — Neil' anno istesso, quando per la prima volta vedemmo l' Italia e ci
recammo a Firenze, la prima cosa fu di verificare la grave notizia e vedere di che cod.
si trattava, quale il suo valore, e se realmente conteneva la notizia, o se qualche errore
v' era in esso o nell' estratto comunicato alle stampe. La cosa e' interessava troppo, poiché
si parlava di due Minoriti nel S. Sepolcro di Gerusalemme già dalla prima metà del sec.
XIII. Il desiderato cod. ci venne finalmente sotto gli occhi; e non istentammo punto a
comprenderne il valore meschino, anzi nullo per la notizia che realmente ora contenuta
in esso; sicché nella delusione non ci restava che la sola soddisfazione di aver errato in
buona fede noi e gli editori dell'estratto, e di esser i primi a farne debita emenda per
l'amore della verità.
(1) « Mesr sìve Fosthat, ab occidentalibus scriptoribus Babylon vocata » {Editor).
(2) Le Missioni francescane, anno 1894 p. 159.
186 BIBLIOTECA
61 II cod. dunque Magliabecchiano (che il catalogo della biblioteca registra come ms. del
sec. XIV, ma che dev' essere molto più recente, ossia della metà del sec. XV) contiene una
miscela di pie leggende (1) tradotte dal latino, in più o meno buona lingua italiana del
quattrocento, e tra queste tì è « Za Informatione che volle papa inocentio della terra doltra
mare et del saldano (fol. 37 r.-39 v.) ». Ed è in questa informazione che trovasi (a fol. 38 r.
col. 2) il racconto in questione, con questi precisi termini non virgolati : « Octo figliuoli
di sephadino dordine del padre guardano el sepolcro con quindici latini due frati mi-
nori ciò eh' è offerto e dato al sepolcro ridavino [corrige : dividono] infra loro, et danno
quello che debbono al singnore [Soldano]. Vale la rendita del sepolcro XX milia sara-
cenafi». Ora, questa Informatione sappiamo non esser altro che una misera e sproposi-
tata versione della troppo nota relazione che Innocenzo III (1198-1216) dicesi abbia chiesta
al patriarca latino di Gerusalemme per conoscere le forze de' saraceni contro i quali pre-
parava la crociata. Molti sono i codd. che contengono detta relazione latina più o meno
ampia, abbreviata, monca o interpolata da altri: e coi differenti titoli di Descriptio Terrae
Sanctae, di Descriptio terrae Agarenorum (titolo più comune), o di Relatio tripartita
ad Innocentium III de viribus Agarenorum ; attribuita quando a qualche anonimo, quando
ad Aimaro monaco, e quando al Vitriaco o ad altri cronisti che la vollero inserita nei
loro scritti. L'abbiamo quindi oltre che in molti codici (2), anche edita in varie raccolte
storiche, come in Bongars (3), in Matteo Paris (4) in Riccardo di S. Germano (5), e al-
trove (6). Ora, in tutti questi testi, troviamo il brano più o meno concorde coi vari co-
dici, che in sostanza dicono quanto dice il testo italiano della Magliabecchlana ; ma il bravo
traduttore (e traditore!), o che abbia avuto sotto il naso un brutto testo latino, o che
abbia capito il latino alla maledetta, il fatto sta che, di due fratelli, figli minori del sol-
dano Saffedino, egli ne fece credere due frati Minori di S. Francesco! Ed ora, se potete,
risum teneatis, amici.
Ma vale la pena di riportare anche il relativo brano latino, secondo varie lezioni, e
perchè si vegga come pessimamente fu tradotto in italiano, e perchè ci pr«me constatare,
già dal tempo del Vitry che scriveva nel 1221, la presenza di cinque cristiani latini
(1) Tra le quali notiamo le seguenti: —fol. 40-54: Qui incomincia la passione del no-
stro Signore Geso Christo di feria quinta in cena domini translata per frate Nastagio del-
l' Ordine de' fratri Minori. — fol. 54-56 v. : Incomincia la vendetta la quale fecie Vespasiano
et Tito di Christo, imperadori di Roma. —fol. 56v60: Incomincia la inventione della
S. Croce. — fol. 60-62: Incomincia la legge di Macometto quella de'Saracini. — fol. 62-63:
Perchè fu facta la festa d'ogni Sancti.
(2) Bicordiamo quello di Heidelberg (Salernitano 9. 29 saec. XIII, fol. 171-75); quello del
Museo Brittanico (Harleiano 108, alias 35. A. 9, saec. XIII, fol. 40-44) descritti nei Monum.
Germ. hist. t. 31 p. 669-71; il Vaticano {Regin. 314 saec. XIII, fol. 106-6); ed altri più re-
centi del sec. XV indicatici dal Bòhricht (Biblioth. geogr. Palaest. 109), della quale epoca
è anche il Laurenziano PI. 89 sup. cod. 17, fol. 84-86, da noi visto.
(3) Gesta Dei per Francos p. 1125 29, e ibidem in Vitriaco p. 1611.
(4) Ediz. Lnard. II. 399-401, voi in ed. Lond. 1684 p. 146 sub an. 1193.
^5) In sno Chronic. ab an. 1189-1243, ove sotto l' an. 1214 inserisce la detta relazione.
I Chron. di Riccardo edito prima dall' Ughelli (in Italia Sacra III. 953) é stato ripubbli-
cato dal Muratori (Eer. Hai. Script, t. VII).
(6) Vedi Monum. Germ. hist. t. 19 p. 336 37. L'abbiamo anche nel libro pubblicato
dai Martcn-Durand (in TJiesanr. nov. anecdot. t. III col. 269-81 cap. 1-19) quale erronea-
mente attribuirono e intitolarono : LtftT III historiae Orientalis lacobi de Vitriaco.
SECOLO XIII. 187
nella custodia del S. Sepolcro dì Cristo, colà senza dnbbio lasciativi dai Soldani per facili- 61
tare ai Latini il pellegrinaggio ai luoghi santi e per non diminuire il ricco introito di
circa 20 mila saracenati (1), dote di due figliuoli del Soldano.
Il testo più antico e genuino della relazione inviata ad Innocenzo III, paro a noi sia
quello che abbiamo nel Chron. di Riccardo di S. Germano sotto l'anno 1214, la quale però
non ricorda né la presenza de' cinque latini al Sepolcro, nò dà la somma di doto che no
percepivano i figli del Soldano; particolarità queste che poi troviamo inserite negli altri
testi compilati con giunte pochi anni dopo.
Ex Riehardo a S. Germano loc. sup. cit: Eb; Paris, ed. Lond. 1684 p. 146, sub an. 1193:
« Octo alli filiì Sephadini de patris con- « Octo autem filii (Saphadini), de patris
stitutione sic vivunt. Duo ex ipsis custodiunt sui constitutione, viviint in hunc modum. Duo
Sepulcrura Domini, ad quos quidquid datur ex eia custodiunt Sepulclirum Domini, et eia
provenit, et dividunt in ter se (2) datur quiequid ad Sepulchrum ofFertur; et
ipsi hoc dividunt inter se. Valet autem redi-
Duo alii fratres miuores sunt quotidie in tus eorum vigiliti milia saracenorum . . .
conspectu dei sui Machometh, prò castitate
quam habent, et totum quod datur ad pe- Alii duo fratres minores suut quotidie ante
des eius, est de ipsis minoribus fratribus. Mahumetum prò castitate; et eis datur quic-
Haec, sanctissime Pater, ita esse in veritate quid ad pedes eius ofFertur: quod valet tri-
sciatis » . ginta millia saracenorum » .
Ex Vitriaco in ed. Bongars p. 1611: Ex Cod. iMurentiano cit., fot. 85:
« Octo filii Saffadinì de constitutione sic « Octo vero filii Saphaldini qui terras
vivunt. Duo ex ipsis custodiunt Sepulchrum non habent, de patris constitutione vivunt
Domini cum quinqne latinis: quibus duobus sic: duo ex ipsis custodiunt Sepulcrum Do-
fratribus quiequid datur vel offertur Sepul- mini cum quinque latinis christianis, ad quos
chro pervenit, et ipsi dividunt inter se aequa- perveniunt omnia quae intrant, et ipsi divì-
liter; et valet illud frequenter viginti mille dunt inter se. Quae oblatio valet XX milia
saracenatos bisantinis saracenorum
Duo alii fratres minores quotidie sunt ante Duo autem filii Saphaldini, de quibus nihil
deum suum Machomet prò castitate, et totum [= nullus] adhuc dominus est, sunt quotidie
quod datur ad pedes, habent ipsi (3)». ante Mamethum et in castitate vivunt ei. Et
quidquid datur ad pedes eius, devenit ad ma-
nus eorum. Et valet iste redditus plus quam
XXX ta millia bizantium».
(1) Saracenati (dice il Mariti Viaggi t. VITI p. 289) erano monete d' oro, le quali nel
diritto e nel rovescio avevano soltanto de' caratteri arabi; il valore dì questi corrisponde-
rebbfe nei tempi nostri (anno 1776) a circa lire rfeeci fiorentine. Dunque circa 200 mila lire;
le quali calcolate col meschino valore delle lire d'oggi, lo storico non isbaglierà se vorrà
agguagliare le 200 mila lire a circa un milione di lire odierne.
(2) E Riccardo e Matteo Paris non ricordano qui i cinque latini nel S. Sepolcro men-
tovati negli altri testi.
(3) Il testo di Marten-Durand (1. e. p. 271) termina cosi: « IXjo alii fratres minores
sunt quotidie apud Machometum dominum suum prò castitate sua, et quiequid datur ad
pedes eius, debet esse ipsis fratribus minoribus: valent eniin ipsi reditus plus quam trìgìnta
millia bisantii sarraceni > .
188 BIBLIOTECA
1241 — Fratria lordani, viceministri fratmm Minorum Boemiae et Polemiae,
Epistolae de incursione Tartarorum in regriones fidelium.
62 Son tro lettere che il detto Minorità indirizza ai principi e popoli cristiani sulle stragi
commosse dai Tartari, penetrati in Europa ; e pubblicato in calce al testo della Cronaca di
Matteo Paris noi Monum. Germ. historica t. XXVIII p. 207-10; e nell' ediz. di Wats,
London 1684 p. 1129-31.
Senza dar tanto peso alle congetture, vogliamo credere che questo fr. Giordano vice
ministro di due grandi Provincie molto disgiunte tra loro, Boemia e Polonia, non sia altri
che il noto fra Giordano da Giano che dettava in Germania verso il 1262 la sua Cronaca.
Nella lettera cujusdam episcopi Ungariae ad episcopum Parisiensem scritta nel 1240
(in Matth. Paris Chron. od. Wats, Londra 1684 pag. 1128) si fa menzione di Minoriti
uccisi dai Tartari dotti Mordani: « per illos (Tartaros Mordanos) credo esse interfectos Prae-
dicatores et Fratres Minores, et alios nuncios, quos miserat rex Ungariae ad explorandum » .
C. 1241 — Pr. Guglielmo, Minorità francese, legato e predicatore apostolico
nell' esercito cristiano di Siria.
63 Sopra tutti i predicatori della crociata di qnest' epoca (1235-41), e precipuo braccio
della Sede Apostolica, ora un tale frate Guglielmo che lo Sbaralea qualifica noli' indice
come perugino (!?). A fr. Gugliemo, penitenziere apostolico, e più volte legato papale, furono
diretto numerose lettere tutte a prò di Terra Santa, raccolte nel tomo I del Bullario fran-
cescano, le quali cosi compendiamo collo Sbaralea: « Willelmus Ord. Min. Perusinus (sic!)
Poenitentiarius Ap. iussus est commutare vota Terrae Sanctae prò imperio Constantino-
politano (pp. 179, 180-81), et dissidiura regis Franciae cura ecclesia Bellovacensi compo-
nere (p. 203); corniti Barri Ducis crucesignato pecuniam assignare (p. 218) et pecuniae
prò subsidio T. S. collectae quantitatem indicare (p. 218): praedicare crucem prò succursu
T. S. (p. 220) aliasqne plurimas commissiones accepit, fere omnes Terrae Sanctae et im-
perii Constantinopolitani subsidium spectantes (pp. 227-28, 232, 235, 237, 240, 245, 254,
256 e 291). In partibus transmarinis erat initio pontificatus Innocentii IV (p. 309~10);
collector etiam extitit prò subsidio corniti Montisfortis transfretaturo in Terram Sanctam
praestando (p. 323) cuius filius videtur fnisse (p. 257)». Tutti questi documenti, appena
accennati, darebbero suflBciente materia per istendere molte belle pagine dello zelo di fr.
Guglielmo, che noi sospettiamo di origine francese (1). Dal continuatore francese di Gu-
glielmo di Tiro, veniamo a sapere che fr. Guglielmo verso 1241 si trovava nell' esercito
di Siria predicatore, penitenziere e legato apostolico:
« H avoit en 1' ost 1 frere Meneur, qui avoit a nom frere Guillaume, qui estoit pe-
neancierz l' apostolo, legaz en 1' ost ; cil dist plussourz foiz en la fin de ses sermonz ces
parolles: «Por Diou! bone gent, proiez Nostre Seigneur quo il rande as granz hommes
de cest ost leurz cuerz; car bien sachiez certainnement que il Ics ont parduz par leur
pechiez; car si grant gent comme il a ci de la Crestienté deussient avoir povair d' aler
par tout contro les mescreanz, se Diex preist leur afairez en gre ». Aucunz des Crestienz
meismes en firent plusseurz chanconz. Maiz nous n'en metronz que une en nostre livre...(2)».
(1) Dalle molte lettere papali risulta luì aver predicata la crociata in Francia, ove era
per vari anni penitenziere apostolico, e tale poi in Oriente.
(2) ConHn. de Guillaume de Tyr dite du Ms. de Rothelin {Becueil des Hist. de Croia.
Occid. II. p. 550-51); seguono sei strofe sul tenore dei discorsi di fr. Guglielmo.
SECOLO XIII. 189
Frate Guglielmo trovandosi ancora in Oriente noi 1243, aveva lasciato in Europa un 53
suo socio e collaboratore per gli affari della Terra Santa, il Minorità frate Bóberlo de
CoUevil che aveva la premura di inviargli i soccorsi in Oriente. Ciò risulta da due lettere
di papa Inn. IV de' 7 agosto e 17 settembre del 1243 (1). Però nella seconda lettera,
non sappiamo se per errore o per doppio nome che avesse, invece di frate Guglielmo
egli ò detto « frater Gaufredus fel. ree. Gregorii Papae praedecessoris nostri pocni-
tentiarius » .
1241 — Convento di Tripoli — Frate Gautier e frate Pasquale de' Minori
del convento di Tripoli in Siria, vengono registrati come testimonii in un accordo fra
gli Ospedalieri Gerosolimitani e Boemondo IV principe di Antiochia, convenuti nel
palazzo vescovile di Tripoli, il 18 nov. 1241, presenti numerosi altri religiosi di vari
Ordini (2). I Minoriti dunque si stabilirono in Tripoli assai prima di detto anno, «
verosimilmente nei primordi della regolare provincia. Nel 1255 vi fu tenuto un Ca-
pitolo provinciale di Terra Santa (3). Nel 1274, occupava la sede vescovile di questa
città il famoso Frate Paolo Romano (4), che unitamente a S. Bonaventura presiedette,
per ordine del Papa, il concilio di Lione (5). In un documento del 1282 è ricordato
un tale fr. Giacomo d' Antiochia guardiano de' frati Minori di Tripoli (6). Alcuni
anni dopo (1289) Tripoli cadde in potere do' Saraceni, e i Minoriti tutti furono messi
a morte (7). — L' attuale convento e Chiesa datano dal 1582, quando i Missionari
di Terra Santa vi si ristabilirono per assistere nello spirituale i mercanti europei e
le vicine popolazioni Maronite (8). Cresciuta la popolazione cattolica, la S. Custodia
principiò nel 1864 a costruire una nuova chiesa più ampia, la quale fu condotta a
termine soltanto nel 1873 (9).
1242 — DB. Gerardo Mecateo da Villamagna, del Terz'Ord. di S. Fran-
cesco, morto nel maggio. Sua vita e gesta in T. S. vedi in Bollando Acta SS. t. Ili
e VII mail. — Breviar. Ord. Min. die 81 mali. — P. Leone Aureola Serafica 31
maggio.
1243 — Latini in Gerusalemme — I sovrani di Damasco e di Karak al-
leatisi coi Crociati della Siria a danno del Soldano d'Egitto, cedono in compenso ai
latini Tiberiade, Ascalona e Gerusalemme coi suoi santuarii (10).
1244 — Ooraemini — Il Soldano d'Egitto, Melek-Essaleh-Ayub, chiama in
suo aiuto le feroci orde de' Corasmini, le quali unitesi alle truppe del mamelucco Bibars,
sconfiggono i tre alleati nelle pianure di Gaza (11). Caduta Gerusalemme in potere di que-
sti, vi massacrano cinque mila cristiani, allagando di sangue cristiano il tempio del SS.
(1) Sbaralea BuUar. t. I p. 309-10.
(2) Seb. Pauli Codice diplomatico del S. Milit. Ord. Gerosol. (Lucca 1733) 1. 1 p. 133 n. 118.
(3) Itìnerar. di fr. Rubruquis; cfr. Pa.n£ìo Storia cit. voi. II. pag. 66. — Cfr. Analecta
frane. 1. 1 Appendix pag. 416. — In un docum. del sec. XIII è ricordata una chiesa de^ Frati
Minori, ed un' altra di S. Chiara nella città dì Tripoli. — Neues Archiv X. 237, ap. RShricht
Syria Sacra {Zeitach. d. Devi. Palaest. Ver. tom. X. p. 317).
(4) Fratello di Lucia, moglie di Boemondo V Principe di Antiochia. — Du Cange-Rey
Lea FamiUes d' Outre-mer pag. 812.
(5) Analecta frane, t. II pag. 85. — Le Quien Oriens CJiristianus t. III pag. 1175. —
Cfr. Sbaralea Buttar, t. III. p. 327.
(6) Vedi Serie cronologica n. 10.
(7) P. Marcellino da Civezza Storia univ. delle Miss. Francescane Voi. II. e. 8.
(8) Calahorra Chron. de Syria libr. VI. e. 6 p. 463; e. 36 p. 565.
(9) Dagli Schematismi della Custodia.
(10) H. Sauvaìre Chroniqtie de Moudjìr-ed-Dyn p. 89-90.
(11) H. Sauvaire op. cit. p. 90.
190 BIBLIOTECA
68 Sepolcro (1). Nelle citato memorie del tempo non troviamo indizio esplicito di Minoriti
massacrati dalle orde Corasmino come asseriscono comunemente le nostre cronache o
le memorie di Terra Santa. Dato però, come abbiamo visto, lo stabilimento fisso do' Mi-
nori in Gerusalemme e nelle vicinanze nel 1230, non abbiamo ragione di rigettare la
tradizione francescana che forse un giorno verrà confermata, come tante altre, da non
dubbi documenti.
1245 — Fr. Domenico d'Aragona de' Minori, legato papale in Costanti-
nopoli e nell' Oriente (2).
54 Con lettere de' 10 e 21 marzo 1245 fr. Domenico veniva spedito legato da Inn. IV
in Oriente, con ordini al Gran Maestro o Cavalieri Gerosolimitani di prestarsi nei bisogni
del legato, e ai patriarchi e vescovi di attenersi rigorosamente alle sue decisioni, I docu-
menti sono nello Sbaralea (3), ignorati dal Waddingo. — Frate Domenico si trattenne a
Costantinopoli sino all'aprile del 1247 come risulta dal seguente documento:
« Litera in qua Philippus de Tociato Bajulus Imperli Romaeorum, et Aegidius Quintus,
Gubornatores civitatis Constantinopolitanao excusaverunt Fratrcm Dominicum Hispanum
de Ordine Minornm, ad dictam civitatem per Papam prò fide catholica transmissum, de
longa mora, ad supplicationem Imperatricis et Nobilium ac Praelatorum dictae civitatis,
ibidem facta. Datum Constantinopoli, anno ab Incarnatione Domini MCCXLVII. Mensis
Aprilis, dio IV». È questo il sunto di dette lettere che si conservavano nell'archivio
S. Romanae Ecdesiae, il cui catalogo compilato nel 1366 venne pubblicato dal Muratori (4).
1245-48 — Fr. Giovanni da Piancarpino. Note ed osservazioni per una
nuova edizione critica della sua relazione sui Tari^ari ; segue il testo della
sua Prima redazione estratta da tm Cod. Torinese inedito, ecc.
55 Dopo il Sig. D'Avezac (1838), cho fu il primo a darci con sufficiente apparato cri-
tico un'edizione della relazione del Piancarpino, nessuno, che sappiamo noi, si è presa la
faticosa cura di rifare un lavoro più soddisfacente e secondo le esigenze della- critica e
degli studi orientali oggi cotanto progrediti.
Nel febbraio del 1899 ci capitò di trovare un testo del Piancarpino in nn cod. memb.
della Nazionale di Torino; e dopo averlo studiato e confrontato coi codd. del D'Avezac,
ci siamo fatti queste domande: È certo dunque, che il Piancarpino 'scrìsse in due volte,
due relazioni della sua storia de' Tartari, non già diverse, ma una (che è la prima) in
forma breve e compendiosa, e poi un'altra più ampia e particolareggiata. Ora, queste due
relazioni, pervennero elle sino a noi tali quali le compilò il celebre Minorità? Dov'è il testo
primo, ossia la prima compilazione, che egli ricorda neiìV epilogo della seconda? Nessuno ce
l'ha mai indicata. Il secondo poi testo, ossia la seconda compilazione, sappiamo esser conte*
nuta più ampia e più completa nel solo cod. Leyde-Petau, edito dal D'Avezac; ma dessa, è
ella pure integra quale ce la compilò il Piancarpino? — Il D'Avezac non si fece queste
difficoltà che oggi sorgono spontanee perchè basate sopra serie ragioni. — Per quel che ri-
(1) Vedi la lettera di Roberto Patriar. di Gerusalemme in Salimbene Chron. p, 60 e
una lunga relazione in Matt. Paris an. 1244 p. 546-49, ed. Lond. 1684.
(2) Questi è probabilmente fr. Domenico Suarez poi vescovo di Avila dal 1263 {Bull.
t. II) morto nel 1272. — Eubel Die Dischòfe num. 45 (Rom. QvarMsch. IV).
(3) BuUar. t. I p. 771-72.
(4) Anttquitates Italicae t. VI col. 101.
SECOLO XIII. 191
guarda la prima compilazione del testo di Piancarpiiio, diremo qualche cosa più sotto, 55
alla descrizione del cod. Torinese che pubblichiamo, e che erodiamo contener esso solo il
genuino testo della prima compilazione. — In quanto poi alla seconda o maggiore com-
pilazione del Piancarpino, crediamo che essa non ci è pervenuta nella sua integrità (per lo
meno nella seconda parte del cod. Leydo-Petau), poiché essa doveva contenere anche il
tenore delle lettere che il Kan scrisse al Papa, lettere che non troviamo in nessuno dei
codd. noti che contengono la seconda relazione del Piancarpino. Queste lettore invece le
abbiamo, e nel breve compendio dell'itinerario che il compagno del Piancarpino, fr. Be-
nedetto di Polonia, dettò a quelli di Colonia (1), e nel Chronicon di frate Salimbone che
le copiò fedelmente dal grande libro autografo che conteneva esso lettere con la grande
relazione del Piancarpino. « Frater Johannes scripsit unum magnnm librum de factis
tattarorum et aliis miràbilihus mundi, secundum quod oculis suis vidit, et faciebat
illum librnm .legi, ut pluries audivi et vidi, qnotiens facta tattarorum gravabutur re-
ferre... Ex ilio autem libro nihil scribere volui, nisi epistolas superius memoratas (impe-
ratoria)». E ricopiate queste lettere, il Salimbene soggiunge: «Non plus continebatur
in litteris Domini tattarorum missis ad Papam ». Ora, ripetiamo, non si conosce cod. al-
cuno della relazione del Piancarpino che contenga dette lettere, le quali dovevano essere
di certo in essa, poiché ex ilio libro lo ricopiò il Salimbene. Di più ancora; chi ponderi
le particolarità che il Salimbene ci narra del viaggio del Piancarpino (particolarità che
mancano nei testi della sua attuale relazione), nonché il duplice titolo del libro che ci dà lo
stesso Salimbene: « librum de factis tattarorum, et aliis mirabilibus mundi », (titolo questo
che indica chiaramente che una parto del libro trattava anche de aliis mirabilibus mundi,
parte che non si conosce affatto); perciò indubbiamente si dirà fondato il nostro sospetto, che
cioè: fin qui, non possediamo il testo integro e genuino della relazione del Piancarpino, la
quale per lo meno è mancante di un lungo capitolo o di alquanti paragrafi ; uno de' quali
doveva con tenore il testo delle lettere del Kan, ed altri paragrafi le varie notizie de aliis
mirabilibus mundi. Il doppio titolo datoci dal Salimbene verrebbe confermato anche
dal prologo che il Piancarpino premise al libro de' Tartari, ove dice : « Cum ex mandato
Sedis apostolicae iremus ad Tartaros et ad nationes alias Orientis... elegimus prius ad
Tartaros proficisci». Il Piancarpino dunque ebbe l'intento di visitare anche altri popoli
dell'Oriente oltre i Tartari; e lungo il percorso li visitò certo. E con questa espressione
sembra implicitamente prometterci di parlar di loro in un luogo a parte. Ma poiché
dall' attuale sua relazione sappiamo che fu soltanto fino a Si/ra Orda presso Karakorun,
sede del Tartaro, e che lungo il viaggio percorse gli altri popoli dell' Oriente, la massima
parto del suo libro naturalmente doveva trattare di quelli e limitarsi a qualche capitola ri-
guardante le altre nazioni e le meraviglie dell'Oriente; ora questo capitolo o questa parto,
a cui allude il Salimbene, manca nelle attuali relazioni che possediamo del Piancarpino.
Ma innanzi tutto, crediamo utile riportare il brano che il Salimbene consacrò alla
memoria del Piancarpino, e perché restò ignoto al D' Avczac, o perchè in esso racconto ab-
biamo il genuino tenore delle lettere che il gran Tartaro scrisse ad Innocenzo IV.
A) — Ex Chron. fratris Salimbene:
« Igitur anno Domini MCCXLVII, cum civitas mca Parma a Fridcrico Imperatore
quondam essot obsessa, exivi de Parma et ivi Lngdnnnm, et familiaritor fui locntns cum
domino Papa Innocentio quarto in camera sua. Post festum autem omnium Sanctorum
[-3 nov.^ arripui iter, ut in Franciam irem. Cumqne pervonissera ad primum locum fra-
(1) Vedi l'art, seguente su fr. Benedetto di Polonia.
192 BIBLIOTECA
56 trnm Minorum, qui post Lagdunom occurrit, cadcm die frater Johannes de Plano Carpi
pervenit illuc, qui redibat a tartaris, quo miserat eum Papa Innocentius qnartus. Erat
frater Johannes iste familiaris homo et spiritnalis et litteratas et magnus prolocator et
in multis expertus, et aliquando fnerat provincialis rainister in ordine (1). Iste ostendit
mihi et aliis fratribus unam cappam ligneam, quara portabat, ut daret domino Papae;
in qua cuppa erat, in fundo, cuiusdam pnlcherrimae rcginae imago, ut vidi oculis meis,
non artificialiter, seu opere pictorio ibi depicta, sed ex virtute constellationìs ibi impressa.
Et, si in centum partes secta fiiìsset, semper impressioncm illius imaginis habuisset...
«... Item idem frater Johannes dixit nobis, qnod pulcherrimam capellam portabat
ad donandum domino Papae. Et appellabat capellam, ut nobis exposuit, omnia pontificalia
paramenta, quae ad Missam celebrandam diebus solemnibus necessario requiruntur. Item
dixit nobis idem frater Johannes, quod multa fatìgatione itineris et laboris, et multa inedia
famis et frigoris et caloris ad maximum Dominum Tartarorum pervenit. Et quod lattari
appellantur, non tartari. Et quod comedunt carnes equinas, et lac jumentinum bibunt. Et
quod vidit ibi cum eis ex omni natione, quae sub coelo est, exceptis duabus. Et quod non
potuit intrare ad magnum Dominum Tattarorum, nisi purpura esset indùtus. Et -quod
honorifice et curìaliter et benigne fùit receptus et tractatus ab eo. Et quod inquisivit,
quot essent qui dominabantur in partibus occidentis. Et respondit quod duo : Papa videlicet
et Imperator, et ab istis duobus omnes alii habebant dominia. Iterum quaesivit quis isto-
rum dnornm esset maior. Cumque frater Johannes dixisset quod Papa, protulit litteras
Papae et dedit ei. Quas cum legi fecisset, dixit quod rescriberet Papae epistolas respon-
sivas, et daret sibi; et factum est ita. Item frater Johannes scripsit unum magnum li-
bvum de factis tattarorum et aliis mirabilibus mtmdi, secundum quod oculis suis vidit.
Et faciebat illum librum legi, ut pìuries audivi et vidi, quotiens facta tattarorum gravaba-
tur referre. Et ubi mirabantur, vel non intelligebant legentes, ipse exponebat et disserebat
de singulis. Ex ilio autem libro nihil scribere volui, nisi epistolas superius memoratas,
quia nec ad scribendum tempus habebam. Sunt autem epistolae illae hunc modum habentes:
Epistola Domini Tattarorum ad Papam Jnnocentium quartum (2).
« Dei fortitudo, omnium hominum Imperator, magno Papae litteras certissimas atque
vcras. Habito Consilio prò pace habenda nobiscum, tu, Papa, et omnes christiani nuntium
nobis transmisisti, sicut ab ipso audivimus, et in tuis litteris habebatur. Igitur si pacem
nobiscum habere desideratis, tu. Papa, et omnes reges et poteiites prò pace dif&nienda ad
me venire nullo modo postponatis, et tunc nostram audietis responsionem pariter atque
voluntatem. Tuarnm continebat series litterarum quod debemus baptizari eteffici christiani.
Ad hoc tibi breviter respondemus, quod hoc non intelligimus qualiter hoc facere debeamus.
Ad aliud, quod etiam in tuis litteris habebatur, scilicet quod miraris de tanta occisione
hominum, et maxime christianorum, et potissime polonoram, moravorum et hungarorum,
tibi taliter respondemus, qnod etiam hoc non intelligimus. Yerumtamen ne hoc sub silentio
omnimodo transire videamur, taliter tibi dicimus respondendum. Quia litterae Dei et prae-
cepto Cuinis-Chan (3) et Chan non obedierunt, et magnum consilium habentes nuntios oc-
ciderunt. Propterea Deus eos delere praecepit, et in manibus nostris tradidit. Alioquin
quod si Deus non fecisset, homo homini quid &cere potuisset? Sed vos, homines occidentis,
(1) Il Piancarpino fa Custode di Sassonia (1223-24), poi Ministro della stessa provincia
(1228-30), indi Ministro in Spagna (1230-32), e di nuovo Ministro di Sassonia (1232-39). Cfr.
Anal. frane, t. Ili p. 266 e gli autori citati ibidem in nota.
(2) Dobbiamo, come abbiamo detto, al Salimbene, se oggi possediamo integro il testo
di queste lettere del Gran Kan. Il D'Avezac (nella prefazione al Piancarpino p. 198-99), e
prima di lui Abele Rémusat (nelle Mémoiree de l'Académie dee Inscriptione t. VI p. 428),
pubblicarono il testo di queste stesse lettere, ma monco in fine e in alcuni punti variante,
quale ce lo tramandò il Cod. Colbertino che contiene il compendio dell'itinerario dettato a
Colonia da fìr. Benedetto polacco, compagno del Piancarpino. Vedine il testo nel seguente
art. su £r. Benedetto di Polonia.
(3) Ossia Gingis-Chan; perciò nel cod. Vaticano dev'esser scritto Cincis Chan, e non
Cuinis come qui e più sotto lessero gli editori dì Parma.
SECOLO XIII. 193
solos vos cliristianos esse crcditis, et alios dcspicitis ; sed qnotnodo scire potestis. cui Dons 66
suam gratiam conferro dignetor? Nos autem Deum adorando, in fortitudine Dei ab oriente
usque ad occidentem delevimus omncm terram ; et si haoc Dei fortitudo non esset, homincs
quid facere potuissent? Vos autem si paconi suscipitis et vestras nobis vultis tradore for-
titadines, tu, Papa, cum potentibus christianìs ad nio Tenire prò pace facienda nullo modo
differatìs ; et tunc sciemus quod vultis pacem habcre nobiscum. Si vero Dei et nostris lit-
teris non credideritis, et consilium non audieritis, ut ad nos voniatis, tunc prò certo scie-
mus quod guerram habere vultis nobiscum. Post hoc quid futurum sit, nos nesciraus ; solus
Deus novit. Cuinis-Chan (1) primns Iraperator. Sccundus Thaday-Chan (2). Tertins Tnjucli-
Cban (3)». — «Non plus continebatur in littcris Domini Tattarorura missis ad Papam ».
(p. 82-85).
Poi più sotto, ritorna a parlarci dello stesso fr. Giovanni da Piancarpino ; dopo averci
enumerate quattro principali invasioni de' barbari in Italia, continua:
«... Quinto et ultimo (et utinam ultimo!) tattari venire disponunt, et Italiam oc-
cupare, prout retulit frater Johannes de Plano Carpi, qui cum magno Domino tattaro-
rum familiaritcr fuit locutus. Et est Planum Carpi in perusino districtu. Et nota, quod
tempore Papao Gregorii noni, primo insonuerunt rumores de tattaris. Secundo, Papa In*
nocentius quartus fratrem lohannem de Plano Carpi misit ad eos. Tertio, Papa lohannes
XXI iterum misit ad eos sex fratrés Minorcs, duos de provincia Bononiae, quorum unus
erat lector, frater Antonius de Parma; alius discretus homo, scilicet frater loJumnes de
Sancta Agatha; et totidora de provincia Marchiae anchonitanae, et totidem do Tuscia
fratres lectores, cum tribus discretis. Lector Tusciao, qui ivit ad tattaros, fuit frater Gè-
rardus de Prato, cum quo habitavi in conventu pisano, quando eramns juvenes. Hic fuit
germanns fratris Arlotti, qui con venta vit Parisius, et factus est cathedralis magister. Ec-
vcrsi sunt itaque fratres Minores a tattaris valde sospites, et multa dicebant de eis, ut
ab eis audivi auribus meis (4). Porro cum frater Johannes de Plano Carpi, rediens a
tattaris, Lugdunum venisset ad Papam Innocentium quartum, et retulisset ei rumores de
tattaris et epistolas rep/aesentasset et dedisset donaria, quinqne fecit sibi Dominus Papa.
Prìmum fuit, quia curia iter eum vidit, et benigne et familiarìter eum tractavit. Secnndnm
fuit, quia tenuit eum tr bus mensibus socmn, quousque a parmensibns capta et dostructa
(1) Leggi: Gingis-Chan, legislatore e primo imperatore de' Tartari.
(2) Leggi: Chaday, o Koday o Okkoday-Kan, secondo imperatore (1227-41) e successore
di 6engis-Kan.
(3) Leggi : Kuyuk o Gujuk-Kan (terzo imperatore e figlio di Okkodaj-Kafì) autore della
presente lettera, eletto imperatore nell' agosto del 1246, presente il Piancarpino. In vari testi
erroneamente è detto Cuyne per Cuyuc o Kuyuk.
(4) Fr. Gerardo < vir religìosQs et doctus » , fratello germano del Generale fr. Arlotto
da Prato (1285-86), era stato studente a Pisa con fr. Salimbenei tra il 1241-46, e terminò
i suoi studi a Tolosa dopo il 1248 (Salimb. p. 139). Da Urbano IV, con lettere de' 22 lugl.
1264, fu spedito apocrisario con fr. Rainerio da Siena a Costantinopoli presso l' inip. Mi-
chele Paleologo (Wadd. an. 1264 n. 2; Sbaral. IL p. 564). Poi, nell'aprile 1278, con i frati
Ant. da Parma, Giov. da S. Agata, Andr. da Firenze e Matt. d'Arezzo fa mandato ad
Abaga re de' Tartari orientali, ed al Gran Kan imp. de' Tartari (Wadd. an. 1278, n. 8-10.
Sbaral. III. p. 289-99). — Premesso questo, osserviamo: frate Salimbene ricorda questa le-
gazione presso i Tartari composta di sei frati, due per ogni provincia cioè di Bologna,
delle Marche e della Toscana ; tre cioè lettori o maestri in teologia, con tre altri detti discreti;.
e la dice inviata da Giov. XXI, il che sarebbe tra il 15 sett. 1276 e il 16mag. 1277, epoca
del pontificato di Giovanni. Ora, se il Salimbene non erra nel nome del papa che li inviò,
dobbiamo registrare due differenti Missioni fra i Tartari capitanate da fr. Gerardo: una
verso la fine del 1276 sotto papa Giov. XXI, ricordata dal Salimbene con sei frati, e
r altra nell' aprile del 1278 sotto Nicolò III, coi soli quattro compagni mentovati nelle snc*
citate lettere papali.
BibUot. — Tom. I. 18
194 BIBLIOTECA
66 fnit Victoria civitas (1), et Imperator ab eis expnlsus atque fngatns: nam semper tenebat
sex fratres Minores secum quamdia vixit, ut vidi oculis meis. Tertiurn, quia commendavit
oum Papa de labore suo et fidelitate : dixit ergo ei Papa : « henedicaris tu, fili, a Domino
lesu Christo et a me Vicario sìw, quia in te video impletum Salomonis verbum, quod
in Proverbiis dicit, XXV etc. ». Quartum fnit, quia dedit ei archiepiscopatuni Antivaren-
sem, dicons, Matth. XXV etc. Quintum, quia itcrum fecit oum legatum ad Lodovicum
Eegem Franciae dirigendo. Ad quid autem eum ad Eegem Franciae miscrit, frater lohanncs,
CUOI inquirebatur ab eo, manifestare nolobat. Causa autem hnjus Icgationis creditur haec
fuisse. Innocentius Papa Fridericum deposuerat ab Imperio, et parmenses rebellaverunt
contra Imperinm, insuper et de civitate sua expulerant et opprobriose fugaverant, et Vi-
ctoriam civitatem suam, quam juxta Parmam fecerat, omnino destruxerant, ita ut nullum
penitus de ea remaneret vestigium. Et ideo ex omnibus istis injuriis impatientissimus erat
factus, et, voluti si ursa raptis foetibns in saltu saeviat, totus inflammatus ad iram et in
furorem conversus. Nam post fugam ivit Cremonam, et postea venit ad Torexellam, et
circa Parmam versabatur et faciebat mala quae poterat, et, quae facoro non poterat, mi-
nabatur. Et multa mala fecit, antequam rodirct in Regnum, ut infra dicemus, et ut in
alia posuimus chronica. Cognoscens igitur Papa quod Fridericus maxiraus persocutor esset
Ecclesiae, et quod venenum libenter, si possot, effunderet, et de persona sua non modicura
timens, misit rogando Regcm Franciae, quod suum differret passagium, quonsque cogno-
sceret quid de Friderico finaliter faceret Deus. Allegabat praeterea, quod in Italia multi
infidelos, et pessimi atque perversi et pestilentes homines versabantur, viri inopes et la-
trocinantes, et aere alieno oppressi, qui, congregati cum Friderico, eum quasi principem
scquebantur, et bona ecclesiastica dissipabant. Quid plnra ? Nam Papa laboravit incassum ;
quia non potuìt avertere Regem a desiderio transfretandi, eo quod parati essent crucesi-
gnati, et omnes ad transfretandum impensae. Et misit dicendo, quod committerct Papa
factum Priderici divino iudicio, quia Deus est qui gradientes in superbia potest humiliare.
Igitur Lodovìcus Rex Franciae, obstinato animo et irrevocabili proposito, ac mente prompta,
atque devota, disponebat penitus transfretare, et quam celerius posset Terrae Sanctae dare
succursum (2). Cum igitur primo vidi fratrem lohannem de Plano Carpi, qui redibat a
tattaris, sequenti die ivit Lugdunum ad Papam Innocentium, qui miserat eum. Ego vero
arripui iter ut Franciam irem ...» (p. 86-87).
« Et ecce frater Johannes de Plano Carpi redibat a Rege, ad quem miserat eum
Papa. Et habebat librum quem de tattaris fecerat; et fratres legebant coram eo, et ipse
interpretabatur, et exponebat quae videbantnr obscura et intellectu difficilia ad credendum.
Et comedi cum fratre lohanne tam in domo fratrum Minorum, quam extra in abbatiis
et solemnibus locis, non semel, ncque bis. Invitabatur enim libei ter et frequenter tam
ad prandium, quam ad coenam, tum quia legatus Papae, tum quia ad Rogem Franciae
missus, tum quia a tattaris venerat, tum etiam quia ex ordine fratrum Minorum erat, et
sanctissimae vitae credebatur ab omnibus. Nam, cum fui Cluniaci, dixerunt mihi monachi
clnniacenses : « utinam semper iales legati mitterentur a Papa qualis fuit frater Johannes,
qui a tattaris rediit! Nam alii legati, si possunt, ecclesias expoliant, et quicquid possurit
{\) Il 17 marzo 1248. Cfr. Baluzii-Mansi Miscellanea 1. 1. p. 200 e. 26. — Muratori Script.
t. IX col. 774-75 in Chron. Parmense.
(2) A tutti è noto l'esito lacrimevole tanto dì questa prima crociata (1250) in Egitto,
quanto di quella seconda in Tunisi (1270), nella quale il Santo re lasciò la vita sulla spiaggia
di Cartagine. Il Salimbene ci racconta come il primo disastro de' Crociati produsse in Francia
grande ira contro i Francescani e Domenicani che vi avevano predicata la croce. La gente
stolta che aveva dato ascolto alle turme de' pecorai francesi, che declamavano quod mare
operi', l debebat ad regem Franciae ulciscendum, ora, bestemmiando Dio, se la pigliava coi
frati e diceva Maometto più potente di Cristo ! (p. 225). « E questa è pittura del tempo (dice
uno savio scrittore) o meglio del misero orgoglio umano, che in ogni tempo si fa Dio a pro-
pria immagine, e lo vorrebbe aiutatore dei suoi conati, complice delle sue passioni, e pronto
rimuneratore d' ogni atto che dice di fare a gloria sua > . M. Tabarrini Studi di critica
storia (Firenze 1876) pag. 169.
SECOLO xm. 195
asportare, asportant. Fraiér vero lohannes, cum transivit per nos, nihil accipere voluit, 56
nisi pannum prò una tunica prò socio suo » . Et cognosce ta, qui legis, qnod menaste-
rioni cìaniacense est nobilissimum monasterium monachornm nigrorum in Bnrgnndìa or-
dinis sancti Benedicti. Et sunt ibi plures priores in clanstro. Et in praedicto loco tanta
est mnltitndo domornm, qnod Papa cum cardinalibns et cnm tota cnria sna posset ibi hos-
pitari, et Imperator similiter et eodem tempore cnm sua, sine monachorum detrimento.
Nec esset necesse propter hoc, quod aliquis monaehns de cella sua egrederetur, et incom-
modnm aliquod snstineret. Kota etiam, qnod ordo sancti Benedicti quantum ad monachos
nigros, longe melius servatur in partibus nltramontanis, quam in partibus italicis». (Salimb.
Chron. p. 88-89).
B) — Ex vita Innocentii Papae IV.
Dopo il racconto del Salimbene, non dispiaccia allo studioso di udire anche il breve
cenno che consacrò al Piancarpino un altro suo confratello e contemporaneo, lo storico
frate Nicolò de Curbio Minorità, cappellano e confessore d' Innoc. IV :
< Ad Tartaros gentem amaram, nullius religionis et ritus, quae prae sui multitudine
repleverat quasi universam faciem partium Orientis, missus est [ab Inn. IV] vir multae
rel^onis frater lohannes de Planocarpino ordinis Minorum, Poenitentìarius ipsins, post-
modum Archìepiscopus Antinacensis [corrige: Antibarensis 1248 — 1 Aug. 1252 f].
Qui transiens per terram desertam, inviam et inaquosam et per diversarum viarum am-
fractus, in fame et siti, trigore et nuditate, ad illos post multos fere per annum labores
graves et Tarios, duce Domino est deductus, alloquens eos postmodum per inierpretem,
cum ignotae linguae ab habitabili nostra zona penitus habentur ; multo laboravit studio si
quo modo reciperent verbum Dei et ad ovile fidei catholicae vocarentur. Hic solus ad
ipsornm Regem pervenit, cum plurimi hoc teutassent, nec nnquam ipsum attingere potuis-
sent, et propter ipsius dlstantiam, qui erat in ultima parte sui ezercitus constitutus, qui
qnidem exercitus in longum nimium tendebatur. Destinavit quoque [Pontifex] ad infideles
paganos, Soldanos videlicet Babiloniao et Iconiae, et alios quoque plures, nuntios speciales,
viros religiosos ordinis Minorum et Praedicatorum, doctos in scientia verbi Dei, ut et ipsi
abdicato infidelitatis errore venirent ad fidem et ad notìtiam verìtatis. Quod qnidem gavisi,
honorantes plurimum nuntios memoratos, per quos omnes rescripserunt ipsi summo Pon-
tifici, quamquam in snae infidelitatis velamine remansissent (1) ».
Biportate queste due testimonianze di due storici che conobbero il Piancarpino, diamo
ora alcuni cenni de' pochi codici che si conoscano contenere più o meno intera la relazione
del celebre ambasciatore, e in ultimo daremo tutto il testo della relazione che trovammo
nella Nazionale di Torino.
1* — Ma. Leyde-Petau. Ossia il ms. di Paolo Petan oggi nella biblioteca del-
l' Università di Leiden in Olanda (2). Sul margine inferiore del primo foglio porta l' im-
(1) Vita Innoc. IV a fr. Nicolao de Curbio in Miscellanea Balazii-ÌIansi t. I. p. 198.
— Da altre memorie contemporanee abbiamo: «Post Concilium (Lugdunense an. 1245) Papa
mittit nnncios Minores Fratres ad regem Tartarorum et alios nnncios ad Soldanum Egypti,
hortans eam per epistolam ad paeem cnm Christianìs habendam > . Annoi. S. PcuUaleon. in
Mommi. Germ. hiat. t. XXII p. 540. — E uno statato dell' Ordine Cisterciense prescriveva
nel 1245 speciali preghiere ordinate dal Papa : « Pro Praedicatorìbus et fraMbus Mlnorìbas^
quos misit D. Papa ad partes remotissimas prò negotio fidei, scrìbens prò ipsis eapitulo ge-
nerali, dicantar semel VII psalmi a singnUs monachis, et septies Pater noster a singnlis
con*, ersis per ordinem universum » . Martene-Durond Themttnts noma anecdotorum t. IV
col. 1385 n. 12.
(2) Da un facsimile del Ms. riprodotto noli' edizione del D' Avezac, evidentemente sì scorge
l'antichità del cod. che è certo della prima metà del sec. XIV, seppur non sia dell' nUima
metà del sec. XIII.
196 BIBLIOTECA
66 pressione ài questo jilno parole Acad. Lugd. che ci indicano V antica sna provenienza. Con
tutta ragiono il D' Avezac prescelse questo cod. per baso o testo principale della sua
edizione, rimandando in nota i non pochi errori dell' amanuense, e correggendo il tosto
collo migliori lezioni dogli altri 4 codd. da esso studiati. Se non che, invece di darci il
testo genuino del Pctau, collo varianti degli altri codd. in nota, egli credè bene di ser-
virsene per fondamento e darci ricostruito un testo quasi tutto nuovo con giunte più o
meno notabili degli altri quattro codd. e del compendio di Vincenzo di Beanvais. Modo
questo di pubblicare i testi che oggi non garba punto, e a ragiono, per chi se ne intende.
Un altro difetto del D' Avezac è quello puro di non averci descritti neppnr menomamente
i codd. da esso usati, meno poi indicataci la dipendenza e la relazione che vi ù tra loro.
Il cod. Loydfì-Petau v senza dubbio il testo più completo che si conosca della re-
lazione del Piancarpino, ed è il solo che contenga nella supposta sua integrità anche la
seconda parto della relazione (conosciuta fìn qui soltanto nel compendio del Bellovacenso),
non elio l'importante epilogo dell'opera, che manca negli altri codd. esaminati dal D' Avezac.
Data r importanza di questo cod e la grande rarità dell' edizione del D' Avezac, noi a
comodità degli studiosi crediamo bene riportare qui gli incipit e gli cxplicit delle princi-
pali parti di cui si compone la relazione del Piancarpino secondo il cod. Lejde-Petau,
sfiìv/si le interpolazioni o giunte del D' Avezac (1).
Il titolo generalo della relazione è « Incipit hystoria Mongalorum quos nos tartaros
nppellamus*. Notiamo col D' Avezac, che tutta questa Historia si compone di due parti ben
distinto ; nella prima parte, che abbraccia i primi otto capitoli, sono descritti il paese, i
costumi © la storia do' Tartari (in D' Avezac p. 207-341); e nella seconda parte, conte-
nuta nel nono o ultimo capitolo, il Piancarpino descrive il suo itinerario, gli avvenimenti
occorsigli, V udienza di Euyuk-Ean, e il suo ritorno (in D' Av. p. 341-377).
Al Prologo, che in altri codd. è detto epistola, precede una salutatio o direzione:
« Otnnibus fidelibus ad quos praesens scriptum pervenerit, fr. Johannes de Plano Carpini
or. fr. Min. scdis aposi, nuncitis ad Tartaros et ad nationes alias Orientis, Bei graiiam
in praesenti, et gloriam in futuro, et de inimicis Dei et D. N. I. C. victoriam trium-
plialem. Ea^licit salutatio.
« Incipit prologus : Cum ex mandato sedis apostolicao iremus ad tartaros et ad na-
tiones alias Orientis, et sciremus domini papae ac venerabilium oerdìnalium voluntatem,
elegiinus prius ad tartaros proficisci ; timebamus enim ne per eos in proxìmo ecclesiae Dei
periculum ìmmineret. Et quamvis a tartaris vel alìis nationibus timeremus occidi, vel per-
petuo captivarì, vel &me, siti, algore, aestu, contumeliis et laboribus nimiis, quasi ultra
vires àffiigi, quae omnia multo plus quam prius crediderimus, excepta morte vel captivitaie
(1) Relation de» Mongds cu Tartarea par le frhre Jean du Pian de Carpm de V ordre
deg frhres tnineura, legai du Saint- Siége Apoatolique, Nonce en Tartarie pendant tea annéea
1245-1247 et Archevéque d' Antivari. Première édition complète publtée d' après tea manuscrita
de Jjeyde, de Parta et de Ixmdrea et précédée <f une notice aur lea anciena voyagea en Tartarie
en general, et aur celui de Jean du Pian Carpiti en particidier, par M. D' Avezac dea aoeiétéa
géogruphiqnea de Paria, de Londrea et de Franefort, de la aociété Aaiatique eie. Paris, Ar-
tlius- Bertrand, 1838 in 4" di pp. 392. Con una carta geografica dell' itinerario del Piancar-
pino. È questa la prima edissione da noi citata, o piuttosto una edizione di pochi esemplari
tirata a parte « pour Hre diatribuée aux amia de V avfatr » (esemplare nella Nazionale di
Firenze), la quale, I' anno seguente 1839, nello stcssu formato e tipi fu inserita nella raccolta
delle memorie della società geogr&Rc& di Parigi Recueil de Voyagea t. IV pp. 400-779. Ambe
le edizioni ormai sono più che rare.
SECOLO XIII. 197
perpetqa, iiobis mnltiplicitor eTeiierant: non tamon pcporcinius nobis ipsis nt voluntiitem 55
Dei, socandam domini papac mandatam, adimplcro posscmus, et nt prufìcorcnms in aliquu
Christianis vel saltem, scita veracitor voluntate et intentione ipsorum, posscinns illam pa-
tofacere Christianis, ne forte sobito irruentes inTeniront cos impraeparatos, siciit peccatìs
liominnm cxigentibas alia vico contigit, et facerent magnani stragom in pepalo Christiane.
Unde qnaecumque prò vostra ntilitato vobis scribimns ad cantolam, tanto eecurius crederò
dcbetis, quanto nos cnncta vel ipsi ridimns ocnlis nostri», qni per annum et qnutuor
menscs et amplins, per ipsos pariter et com ipsis, ac fuinins inter cos, vel audivinins a
Christianis qni snnt inter eos capti et, nt crcdimns, fìde dignis. Mandatum mini a sniiinio
pontifico habnimas at cnncta perscrutaremur, et videremns omnia diligenter; quod taui nos,
quam frater Benedictns Polonas (1) einsdem Ordinis,'qui nostrae tribnlatienis fuit socins
et intorpres, focimns studiose. Sed si aliqna scribiraus propter notitiani logcntiuni, qnae in
partibns Ycstris nescinntnr, non debetis propter hoc nos appellare mendaces, qui vobis re-
forimns alia (2) quae ipsi vidimus, vel ab aliis prò certo audivinins, qnos esse credimus
fido dignos. Imo est valde crudele ut homo propter bonum quod facit ab aliis infa-
metur (3) ».
Dopo il riportiito prologo, viene il seguente sommario di tutta l'opera, e divisio libelli
per capitula, come la chiama il D'Avewic: « Volentes igitur facta scribcre Tartarornm,
ut Icctorcs valeant facilius invenire, hoc modo per capitula describemns: primo quìdeni
dicemns do terra, secundo do hominibns, tertio de ritu, quarto de moribns, quinto do
ipsorum imperio, sexio de bellis, septimo de terris quas eorum dominio snbiugarunt, odavo
quomodo in bello occurratur eisdem, ultimo (4) do via quam fccimus et curia imperatoris
et tostibns qui in terra Tartarornm nos invenernnt * .
Segue quindi il testo della relazione, la quale, cuine abbiamo osservato, si divide in
duo parti distinte dal diverso argomento:
La prima parte, cho contiene i primi otto capitoli, tratta della regione, usi, costumi,
culto, monarchi, guerre, o storia de'Tartari. Le rubriche do' capitoli sono:
Cap. I. De terrac tartarornm situ, et qualitate ipsius, et dispositiono aeris in eadcm.
Cap. IL De personis et vestibus, et habitaculis, de rebus, de ipsorum conjugio.
Cap. IH. De cultu Dei, de hiis quae credunt esso peccata, de divinationibus et ex-
purgationibns, et ritu funeris.
Cap. IV. De moribus bonis et malis, et consuetudini (bus) «t cibis eorum.
Cap. V. De principio impcrii tartarornm et principum eorum, et dominio imperatoris
et principum eius.
Cap. VI. De bello et ordinatone acicrum et armis et astuciis et congregatione et
crndelitate captivorum [= in captivos], et oppugnatone munitionum, et perfidia eorum in
hiis qui se reddunt eisdem.
Cap. VII. Quomodo faciunt [cum] hominibus pacem, et de terrarum nominibus quas
subjugaverunt, et de tyrannide quam exercent in hominibns suis, et de terris quae eis
restiterunt.
(1) Il nome Polonua trovasi soltanto in questo cod. di Leyde-Petau.
(2) Corrige Ula.
(3) Tutto quest'ultimo periodo (da Sed si aliqiia fino alia fine »i/a»t«fur) manca negli
altri 4 codd. del D' Avezac.
(4) Quest' ultimo titolo dell' ultimo capitolo manca nel sommario degli altri codd., perchè
manca in loro tutto questo capitolo che contiene la seeondn parte della relazione, contenuta,
come abbiamo osservato, nel solo cod. Leyde-Petau.
198 BIBLIOTECA
66 Cap. Vili. Quomodo bello tartaris occarratur, et qood attondnnt [corr. quid inten-
dant], et de armis et ordinatione aciornm et qnomodo occnrratnr eornm astaciis in pugna
et mnnitione castrorum et comitatnm, et quid facìcndnm est de captivis. — Qnest' ultimo
capitolo contiene delle istruzioni ai cristiani per difendersi dai Tartari. Esso termina con
questa clausola, che troviamo soltanto nel cod. Leyde-Petau che descriviamo: «Haec autem
quao superius scripta sunt, nt illi qui viderunt et audierunt, tantum duximns referendum,
non ut instrnamus discretos qui per exercitum [probabil. exercitium] pugnae, bellorum
noverint astucias ; credimus onim quod multa meliora et utiliora cogitabunt et facient illi
qui ad hoc pmdentes sunt et instmcti ; poterunt tamen per illa quae superius dieta sunt,
habere de eis occasionem et materiam cogitandi. Scriptum est enim: Audiens [sapiens]
sapientior erìt, et intelligens gubernacnla possidebit (1) ».
La seconda parte della relazione, che trovasi, come dicemmo, soltanto in questo cod.
Leyde-Pctau, contiene il IX" o ultimo capitolo con questa rubrica in D' Avezac :
Capitulum uUimi*m. De provinciis et situ earnm per quas transivimus, et de curia
impcratoris Tartarorum et prìncipum eius, et de testibus qui nos invenerunt ibidem. —
Esso principia con questi due capoversi; cioè sommario: Dicto quomodo bello occurratur
eìsdem, ultimò dicemus de via quam fecimus etc. ; e testo : « Cum iam proposuissemns,
ut dictum est prins alias (2), ad Tartaros proficisci, ad r^em pervenimus Boemorum ...»,
e termina: «Sunt et testes mercatores de Gonstantinopoli... Michael Genuensis ...Petrus
Paschami ; ali) plures fuerunt, sod eorum nomina nescimus » . Cui immediatamente segue
questo epilogo importante, perchè ci ricorda una compilazione anteriore e più breve:
« Bogamus cunctos qui legunt praedicta, ut nihil immutent nec apponant ; quia nos,
omnia quae vidimus, vel audivimus ab aliis quos credebamns fide dignos, sicut Deus testis
est, nihil scienter addentes, scripsimos praevia ventate. Sed quia illi, per quos transitum
fccimns, qui sunt in Polonia, Boemia et Teutonia et in Leodio (3) et Campania (4), supra-
scriptam historiam libenter habebant, idcirco eam rescrìpserunt antequaxn esset com-
pleta et etiam piane contraota, quia nondum tempus habueramus quietis, ut eam pos-
semns compiere piene. Ideo nemo miretur quod in ista plura sint et melins correcta quam
sint in illa ; quoniam istam, postquam habuimus qualecunque ocium, correximus ad plenum,
et perfecimus illa quae nondum erant completa. Eocplicit hystória Mongolorum quos nos
Tartaros appellamus * .
Descritto cosi il principale ms. di Leyde-Petau, notiamo anche i quattro seguenti codd.
usati dal D' Avezac.
2" — Ms. Lord Lumley. Edito già dal Hakluyt nella fine del sec. XVI (5). Esso
contiene il prologo e la prima parte, ossia i primi otto capitoli della relazione : e non di-
pende dal compendio del Bollovacenso, poiché questo contiene molte cose che non si tro-
vano nel ms. Lumley. Questo ms., secondo il D' Avezac, è una frazione della relazione
originale del Piancarpino.
(1) Gli altri quattro codd. del D' Avezac (Colbert, Lumley, Dupuy e Londinese) ter-
minano prima, e senza questa clausola, con le parole: «...plura mala fecerunt eis quam alii
(jui sunt eorum adversarii manifesti * . 11 cod. Colbert aggiunge: expliciunt gesta Tartarorum.
(2) Questa espressione pure tradisce evidentemente la posteriorità dì tempo in cui fu
compilato quest' ultimo capo, o seconda parte del libro.
(3) Liegi nel Brabante.
(4) Champagne prov. della Francia.
(5) The Principal navigatìons t. I p. 21-37: opera pubblicata nel 1598 a Londra, e ri-
stampata nel 1809.
SECOLO xni. 199
3" — Ms. British Museum: di Londra, sognato ms. reg. 13. A. del scc. XIV, in 4"; 65
ai foli. 198 principia la relaziono del Piancarpino, che contiene la sola prima parte e
termina col cap. ottavo come il ms. di Lamley. Molto numerose le sue varianti.
4° — Ms. Dupuy n. 686 : oggi nella nazionale di Parigi tra i mss. di Giacomo
Dupuy. Questo ms. non contiene altro che il compendio della relazione del Piancarpino
fatta da Vincenzo di Beauvais.
5" — Ms. Oolbert: della nazionale di Parigi, registrato nell'antico catalogo sotto
il num. 2477; ms. memb. del sec. XIV a due colonne; la relazione del Piancarpino ter-
mina come nei mss. Lumley, Dupuy e British Museum. Questo cod. ha il vantaggio sopra
tatti gli altri fin qui noti di avere in testa alla relazione del Piancarpino a) una com-
pendiosa relazione che un anonimo contemporaneo raccolse dalla bocca stessa di fr. Be-
nedetto di Polonia compagno del Piancarpino, e h) il testo, mutilo in fine, della lettera
che l'imperatore tartaro Kuyuk-Kan consegnò al Piancarpino in risposta a quella invia-
tagli da Innocenzo IV. Questa compendiosa relazione di fr. Benedetto la pubblicò pel primo
il D'Avezac in appendice al Piancarpino col titolo fittizio De itinere fratrum Minorum
ad Tartaros, quae frater Benedictus Polonus riva voce retulit (p. 378-83) riproducendo
poi la lettera mutila di Kuyuk-Kan a pag. 198-99 della dotta Prefazione (1).
6" — Ood. Vinoentii Bellovacensìs : ossia del celebre Domenicano Vincenzo di
Beauvais (f 1264) che fu il primo a compendiare la relazione del Piancarpino in oJ ca-
pitoli 0 brani, e inserirla nel 32» e ultimo libro del suo famoso Speculum historiale edito
più volte dal 1473 sino al 1624. Compendiando il testo del Piancarpino, Vincenzo v'in-
tercalò dicianove capitoli d'un' altra relazione del viaggio che contemporaneamente fecero
verso i Tartari della Persia i Domenicani fr. Simone da S. Quintino e fr. Anselmo o Asce-
lino e compagni. La prima parte della relazione del Piancarpino è compendiata da Vin-
cenzo in sedici capitoli (i capp. 3-17), e la seconda in altri quindici capp. che sono i
c^ipp. 19-25, 30-31, 33, e i capp. 35-39 dello stesso libro 32", tralasciando il prologo e
V epilogo del nostro Minorità. Questo compendio del Bellovacensc, coi capitoli de' duo Do-
menicani, passò poi nella raccolta del Eeineck edita nel 1585 e 1595 sotto il titolo di
Ilistoria Orientalis. Del compendio Bellovacense si servirono successivamente tutti gli
scrittori che parlarono del Piancarpino da S. Antonino, Marco da LisboJia, Itidolfi, liaynaldi,
sino al Waddingo ; e i seguenti ripeterono il detto da loro sijio al testo datoci dal D'Avezac.
Il D'Avezac indica anche i tre seguenti codd. da lui non potuti vedere:
7" — Ms. Bennet College di Cambridge n. 61. Esso cod. contiene una Ilistoria
Mongallorum sivc Tartarorum, coli' incipit Omnibus fidclibus, che sufficientemente ci in-
dica contenere la relaziono del Piancarpino.
8" — Ms. Corpus Christi College di Cambridge n. 181 ; contiene le relazioni
del Piancarpino e del Eubruquis.
9" — Ms. Saint-Martin de Toumai Q. 6, nel Belgio, contiene la relazione del
Pianciirpino. — A questi 9 codd. indicatici dal dotto editore del Piancarpino, aggiungiamo
anche i seguenti quattro :
Altri quattro Codici: — 1. Nella palatina di Vienna, lat. 512 membr. del sec. XIV
in 4", a fol. 1 a-13b: Ioaji du Plan-Carpin: Descriptio itineris in legatione ad Tartaras.
Incipit post argumentum rclationis : « lielacio lohainiis fratris Minoris de tartaris prologus :
Omnibus Christi fidelibus ...»; et explicit: « qnam alii qui sunt adversarii eornui mani-
festi » {Tabulae Codd. Palai. Vindob. t. I. p. 86). — 2. La stessa biblioteca ha un
(1) Vedi il seg. art. su fr. Benedetto di Polonia.
200 BIBLIOTECA
55 altro cod. mcmb. n. 362 del sec. XIV, fol. 27a-36a: lohauncs de Plano Carpino: Do
rilibus Tartarornni {Tahulae cit. t. 1. p. 54). Altri duo Codd. sono registrati nei Mss.
del nostro P. da Fanna con questi pochi cenni: — 3, Hannover bibl. pabbl. cod. 623:
Libellns historicos lohannis de Plano Carpini, qui missns est logatns ad Tartaros an. Dui.
1246 ab Innoc. IV, est saec. XVI. — 4. Beventer in Olanda, cod. 839 saoc. XV: Ioannis
do Plano Carpino Ord. Min. De gestis Tartaromm.
Versioni italiane — Oltre lo versioni francesi indicateci dal D'Avczac, che tutto
si attengono al compendio del Bellovacense, notiamo la prima versione italiana che puro
contiene il testo più o meno storpiato del compendio Bellovacense.
La prima volta comparve tradotta in italiano nel 1537 col titolo: — Opera dilette-
vole da intendere nella qviale si contiene doi itinerari in Tartaria per alcuni frati del-
l'ordine mirare e di San Domenico cioè frate Giovanni e frate Simone mandati dal
papa Innocentio IV nella detta provincia di Scithia per ambasciatori. Stampata in Vi-
negia per G. Antonio de Nicolini da Sabio nell'anno MDXXXVII. A di 17 ottobrio.
In picc. 8°, dì 56 fogli, con una incisione in legno sul frontespizio. Questa edizione ita-
liana rarissima, passò poi nella raccolta del Ramusio Viaggi e Navigazioni, in appendice
della 2» ediz. 1574, e nelle successive. (Usiamo la 4* ediz. Venez. 1604, t. Il fol. 233 v-
245 V., in 50 capitoli ; i primi 39 contengono la rclaz. del Piancarpino, e gli ultimi 11 capp.
quella do' Domenicani Ascelino e compagni).
n Ood. della Nazion. di Torino: latino n. MLXVI (segnato ora E. V. 8, alias
L. IV. 25) memb. miscellaneo in 8' a due colonne, di foli. 102, scritto in nitidi caratteri
del secolo XIV, e fors'anco dell'ultima metà del sec. XIII. Noi lo studiammo nel feb. dol
1899; ed ora fortunatamente veniamo a sapere dall'illustre bibliotecario Dr. Carlo Prati
che il cod. non pori nel triste incendio del 1904, ma che è rimasto alquanto danneggiato,
specie verso il margine interno, e che il testo è quasi sempre leggibile. A fol. 11 a-15 a
di questo cod. v' è la relazione del Piancarpino con questa rubrica : Liber de factis Tar-
tarorum a quodam fratre Minore compositus qui longo tetnpore fuit inter eos. Da questa
rubrica risulterebbe che il copista non conosceva l'autore, tacendone il nome e dicendolo
hngo tempore dimorato fra i Tartari ; se per longo tempore non abbia inteso i sedici mesi
della dimora del Piancarpino fra quei popoli. Anche i compilatori del catalogo de' Mss.
Torinesi, visto che il libro mancava del prologo, lo aggiudicarono ad un Minorità anonimo
e, a detta loro, da non confondersi col libro sui Tartari scritto dal Piancarpino : « Non est
conftindendns Minorità hic scriptor cum Ioanne de Plano Carpini, apud Waddingum {Syll.
Script, p. 221) qui Tartarorum historiam pariter scripsit, addita epistola quao incipit Cum
ex mandato Sedis Apostolicae. (1)».
Ma il vero si è che il cod. Torinese non contiene altro che un testo del nostro Pian-
carpino; e, so non erriamo, contiene il testo genuino della prima compilaeione che ogli
ste.se prima del suo ritorno in Lione (2), cioò quando ritornando dai Tartari si vide co-
stretto di lasciar copia di essa in vari luoghi per dove passò. Egli in fatti neW epilogo
del hi seconda compilazione (3) cosi parla della prima: « Sed quia illi por quos transitum
(1) Pasini Codicea mss. biblioUiecne Taurin. (Taurini 1749) t. II p. 355).
(2) E certamente dopo il marzo e prima del novembre del 1247, come risulta anche da
un passo del nostro cod. Torinese (cfr. § 1 dell' Appena, in nota) ove il Piancarpino dice che
1 Tartari /?i martto praeterito ae debiierunt mov«^e contro l' Europa.
(3) Come vedemmo nel racconto di Salimbcne, fr. Giov. fu trattenuto nella corte del
Papa per tre mesi (dee. 1247-mar. 1248), ove senza dubbio ebbe tempo di stendere la asconda
compilazione.
SECOLO XIII. 201
fecioiQS, qui smit in Polonia, Boemia, et Tontonia, et in Loodio et Campania, suprascriptam 56
liystoriam libonter liabobant, idcirco cara rescripscrnnt anteqnam essct completa, et otiam
pieno contracta, quia nondum tcmpus habneramos quietis ut eam possemus compiere pieno.
Ideo nerao mirotur quod in ista (cioè nella seconda compilazione) plura sint et melins
correcta qnam sint in illa; quoniam istam postquam habuiraus qualecmnque ocinm, corre-
xinins ad plenum, et perfecimus illa qnae nondum erant completa ». Consta dunque dio
della sua relazione il Piancarpino ci lasciò due distinte compilazioni, una breve compilata
durante il viaggio di ritorno, entro il marzo-novembre del 1247, e l'altra più ampia, stesa
a Lione cnlro i mesi decembre 1247-marzo 1248. La breve, ossia la prima compilazione,
secondo il nostro debole parere, è coptenuta nel presente cod. Torinese, che fin qui sa-
rebbe l'unico esemplare noto che la contenga, e sconosciuta al D' Avezac e ad altri. Dopo
un serio confronto del cod. Torinese con tutti i cinque codd, usati dal D' Avezac, e non
ostante le molte affinità tra esso e i due principali codd. Colbertino e Leyde-Pctau, ab-
biamo potuto constatare l'indipendenza di osso da tutti e cinque suddetti codd. compreso
il compendio del Bollovacenso. Il cod. Torinese infatti ha tutti i contrassegni d'un tosto
di una classo o redazione ben distinta; il quale se pur si accorda o discorda vicendevol-
mente or con l'uno e or con l'altro de' codd. usati dal D' Avezac, in molti punti però si
scosta da tutti, si da non poterlo dire né compendio nò dipendente da quelli. Arrogi, che
fra tutti i suddetti codd. il nostro Torinese è il solo che contenga in calce del libro un
sunto dello lettore che l'imperatore Tartaro inviò al Papa, lettere che affatto mancano negli
altri codici noti. Arrogi, cho se il cod. Torinese fosse un compendio dipendente dalla se-
conda compilazione, non si comprenderebbe il perchè e come il compendiatore abbia vo-
luto omettere di compendiare una buona serie di paragrafi di maggior importanza aggiunti
dal Piancarpino nella seconda compilazione : e abbia inoltre ardito scostarsi in più luoghi
dalla comune lezione di tutti i codd. della stessa^ e per di più aggiungervi a capriccio
una lettera del Kan che non esiste nò in compendio né per esteso in nessuno do' codd.
della detta seconda redazione. Ciò non pertanto, non possiamo giurare sulla validità delle
nostre deduzioni, basate forse per inconsiderazione su qualche erroneo supposto. Dato
però comunque il nostro giudizio, lasciamo la decisiva sentenza a chi intraprenderà una
nuova e critica edizione del Piancarpino su più codd. che non ebbe il D' Avezac. Se non
altro, il testo Torinese che qui pubblichiamo varrà per dilucidare non poche varianti
della celebre relazione. Premettiamo innanzi tutto un indice defl cod. Torinese; esso
contiene :
a) Una cronlchetta senza intestazione, che principia: « Annis ab Adam dtiobus mil-
libus dcxl. A diluvio cccxxzii, tetnpore naiivitaiis Jsaac, primo regnavit in ytalia lanus
annis XXVII. Post quem Saturnus ... », col seguito di una cronologia de' Cesari, de' Papi
e de' sovrani d'Europa con brevi cenni de' fatti più notabili sino all' elezione di Innocenzo IV
avvenuta : « Anno Cliristi m.cc.xUii. indictione prima, sequcnti die post natalem Io-
hannis Baptistac; qui, dominica in vigilia Aposiohrum consecratus, regnum induit, et
in eorumdem festo populo solemniter pracdicavit. Explicit » (fol. 1-10 a. 1). Indicazione
è questa, cotanto precisa, che ci fa sospettare l' autore della cronìchetta presente in Anagni
all'elezione di Inn. IV. — Cfr. in Pagi Breviarium hist, t. II p. 166 (ed. 2.) le varie
questioni sul giorno dell'elezione e consacrazione di Inn. IV.
b) Segue nel cod. un trattatalo [De variis nationibus Terrae Sanctae]: 1 De Asi-
sinis, 2 de Machumeto, 3 de Surianis, 4 de Armenis, 5 de Georgianis, 6 de Jacobinis, 7
de Nostorianis, 8 de Maronitis, 9 do Moserabibus, 10 de quibusdam ludaeis, 11 de diversis
gontibus ydola colentium (sic), 12 de Biduinis, 13 de Turchommanis, 14 de Pullanis (fol.
202 BIBLIOTECA
66 10 a. 1-11 a. 2). Il quale trattatollo non è altro che un compendio alla lotterà di quanto
scrisse in proposito il Vitriaco nel libro primo della sua storia.
e) Vien poi il « Libeì' de factis Tartarorum a quodam fratrc Minore compositus
qui hngo tempore fuii intcr eos » (fol. 11 a. 2-15 b. 2); cui segue:
d) « De Saracenis et de ritu ipsorum in oratione et ieiunio et aliis moribus ipso-
rum» (fol. 16a-17a); poi una
e) [Descriptio Orbis] ossia un piccolo trattato geografico (fol. 17 a-18 b).
f) Quaranta tre miracoli della B. Vergine : « Incipiunt capitula in librum miracu-
lorum b. Virginis » (fol. 19-35); e altri miracoli della B. Vergine ex dialogis S. Gre-
gorii papae (fol. 35-46).
g) In ultimo un commentario in Evangelium 8. Mattliaei, d' ignoto autore, che
principia: « Matthaeus, ut diximus, nativitatem Domini secundum carnem enarravit »
(fol. 46-102).
Ecco ora il testo del cod. Torinese, cui abbiamo aggiunte soltanto alcune varianti dei
codd. del D'Avezac e le parole chiuse tra le parentesi quadre.
Incipit liber de faotis Tartharorum a quodam fratre Minore compositus,
qui longo tempore fuit inter eos (fol. 11 a. 2):
[Cap. I]. De terra eornm et disposinone cius.
[§ Unicus. — De terra eorum etc.].
[Divisio libri:] Volentes facta describere tartarorum, hoc modo per capitula descri-
bemus : Primo quidem de terra dicemus, II' de hominibus. III' de ritn, HIP de moribus,
V" de ipsorum imperio, VI* de bellis.
Terra ipsorum est in ea parte posita orientis, in qua oriens sicut credimus coniun-
gitur aquiloni. Hec in parte est aliqnantum nimium montuosa et in parte aliquantum cam-
postris, sed fere tota est anuxta, glacea (1) et plurimum arenosa. In aliqua parte sant
aliquo modice silve, alia vero est sine lignis omnìno. Cibaria sua decoqunt, et sedent tam
imperator quam principes et alii omnes ad ignem factum de boum stercoribus et equorum.
Terra ctiam predicta non est in parte centesima fructuosa, ncc otiam Illa potest frnctum
portare nisi aquis fluvialibus irrigctur, sed et rivi ibidem sunt paaci, flumina vero pau-
cissima. Verum ibidem ville non sunt nec alique civitates, excepta una que dicitur esse
satis bona. Et licet alias infructuosa sit, quamvis non multum, tamen competonter est
alendis pecoribus apta.
Acr est in tempora mirabiliter ordinatus. In media euim estate, quando calor in aliis
partibus solet abnndare maximus, ibidem sunt tonitrua magna et fulgura, ex quibus plu-
rimi homines occiduntur. Cadunt ctiam ibi eodem tempore magno nives.
Ibi otiam sunt frigidissiraorum ventorum tam maxime tempestatos, quod cum labore
aliqnando possunt homincs equitare. In oa etiam in hyeme Jiunquam pluit, sed in ostate
sepe, et tam modicum, quod vix potest aliquaiido pulverem et radiccs gcrminum madidarc.
Grando etiam ibi sepe maxima cadit.
[Cap. n. De hominibus].
§ 1. — De forma tartarorum (fol. 11 b. 1):
Dicto de terra, dicendum est de hominibus. Et primo quidem formas describeraus per-
sonarum, II' de ipsorum coniugio, III" do vcstibus, IIII" do habitaculis, V° de rebus ipsorum.
Forma porsonarum ab omnibus aliis hominibus est remota. Inter ocnlos eiiim et gcnas
plusquam alii homines sunt lati. Gene etiam satis prominont a maxillis. Gracilos sunt ge-
neraliter in cingulo, exceptis quibusdam paucis. Pene omnes modiocris sunt stature. Barba
fere omnibus minime crcscit, aliqni tamen in superiori labio et barba modicos liabent comes
[sic prò crines] quos minime tondunt. Super vorticem capitis in modum clericorum habent
(1) Nei codd. del D'Avezac: admixta glarea = mista di ghiaja.
SECOLO xm. 203
coronas, et ab anre una nsqne ad aliam ad ]atitadinem triam digitoram geueralitcr ornnos 56
radontur, que rasure corone predicte iungnntur. Super frontem etiam ad latitudinem duo-
rum drgitorura similiter omnes raduntur. lUos autem capillos qui sunt inter coronam et
pretcxata (sic) rasuram crescere usque super cìlia sinunt, et ex utraque parte frontis ton-
dendo plusquam in medio crines faciunt longos. Reliquos vero crines permittunt crescere,
ut mulieres, de qnibus faciunt dnas cordas et ligant unamquamque post et ante(l). Pedes
etiam modicos habent.
§ 2. — De coniugio ipsorum.
Uxores unusquisque habet quot potest tenere. Aliquis centum, aliquis Lta., aliquis X,
aliquis plures et aliquis pauciores, et omnibus parentibus generaliter coniunguntur, excepta
matre, filia et sorore ex eadem matre.
Sorores autem ex patre tamen et uxorem etiam patris ducere possunt post mortom
patris. Uxorem etiam fratris alter frater iunior post mortem vel alius de parentela iunior
tenotur ducere. Bcliquas mulieres omnes sine ulla differentia ducunt uxores, et cmunt
valde pretiose a parentibus suis; post mortem maritorum de facili ad secunda coniugia
non migrant, nisi quis velit suam novercam ducere in uxorem.
§ 3. — De Vestibus eorum.
Vestes tam vironim quam mulierum sunt uno modo formate. Palliis, cappis, vel ca-
puciis vel pellibus non (fol. 11 ì>. 2 :) utuntur. Tunicas portant de bucharamo, purpura
vel l)aldachino in liunc modum formatas. A summo usque deorsum sunt fìsse (2) et ante
pectus duplicantur. A latere vero sinistro ijna, et in dextro trìbus ligaturis nectuntur. In
latore etiam sinistro usque ad brachale sunt scisse. Pellicea cuiuscumque sint generis in
cumdom modum formantur. Mulieres que non sunt maritate habent unam tunicam valde
amplam et usque ad terram, ante scissam. Super capud habent unum quid rotundum de
viminibus vel corticc factum, quod in longum protenditnr ad unam ulnam, et in snmitate
desinit in quadrum, et ab ymo usque ad summum in amplitudinem semper crescit, et in
sumitate habet unam virgulam longam et gracilem de auro vel de argento, seu di (sic)
ligno, vel etiam pennam, et est assutum super unum pilleolum quod protenditur usque
ad humeros, et tam pilleum quam instrumentum predictum est tectum de bucharamo seu
de purpura vel de baldachino, sine quo instrumento coram hominibus nunquam vadunt,
et por hoc ab aliis mulieribus cognoscuntur. Virgines autem et iuvenes mulieres cum magna
difficultate a viris possunt discerni, quia per omnia vestiuntur ut viri.
§ 4. — De habitaculis eorum.
Stationes habent rotnndas in modum tentorii preparatas, de virgis et baculis subii-
libus factas. Supra vero, in medio, rotnndas habent fenestras unde lumen ìngreditur et
possit fumus exire, quia in medio faciunt semper ignem. Parietes autem et tecta filtro
sunt operta ; hostia etiam de filtro sunt facta. Quedam solvuntur subito et reparantur et
super somarios deferuntur, quedam dissolvi non possunt, sed in curribus deferuntur, quia
quocumque vadunt sive ad bellum sive alias semper illas deferunt secnm.
§ 5. — De Animalibus et pecculio ipsorum.
In animalibus sunt divites valde, scilicet in camelis, bobus, ovibus, capris. De equis
et iumentis tantam multitudinem habent, quantam non credimus habere alium totum mun-
dum ; porcos et bestias alias minime habent.
[Gap. III. De ritn].
§ 1. — De ritu eorum in ailtu (fol. 12 a. 1) :
Dicto de hominibus supponendum est de ritu. De quo tractabìmus in hunc modum:
primo dicemus de cultu, IP de hiis que credunt esse peccata, 111° de ritu funeris.
Unum Deum credunt, quem credunt esse factorem omnium visibilium et invisibilinm«
et credunt ipsum tam honorum quamquc penaruro in hoc mundo esse datorem, non tamen
orationibus vel laudibus aut ritu aliquo ipsum colunt.
(1) Codd. D'Avezac: post aurem.
(2) L^gi scisse, come due righe più sotto.
204 BIBLIOTECA
66 Nìchilomìnas habent ydola qnedam de filtro ad ymaginom horainis facta, ot illa po-
naiit ex ntraqao parto hostii stationis, et subtcr illa poiiant qnoddum do filtro in inodnin
nborura factum, ot illa crednnt esso poccorom custodes, ac eìs beneficioni lactis et pnllornin
parare. Alia vero facinnt de pannis sericis ot illa ranltnm honoraiit. Quidam ponuiit illa in
pulcro curro tecto, ante hostium stationis, et quicnmqno de ilio curru aliqnid furatur, sino
lilla miserationo occiditur. Dnces, millenarii, centenarii yrcnm semper habent in medio sta-
tionis. Prodictis vero ydolis offerant primum lac omnis pecoris ot inmonti ; et qnando primo
bibore vel comoderò incipiunt, offenint eorum ydolo quod est in curru in aliquo sciplio ot
nsqno mane dimittnnt, et tunc auferunt de presentia eius et decoqont et manducant.
Solcm ot Innam ot ignem et aqnam venerantur et adorant, et torram ; cis ciborum
et potns primicias offcrentes, ot mane potissime antcqnam comedant voi etiam bibant. Et
quia de cultn Dei nullam legem observant, neminem cognnt suam fidem vel legcm negare.
§ 2. De hiis qm credunt esse peccata.
Et ìicot de iastitia facionda voi peccato cavcndo nullam babcant legem, tamcn babont
aliquas tradictiones quas dicont esse peccata, qnas confìxerunt ipsi voi parcntes eorum.
Unum est, figero cultollnm in ignem, vel etiam quocnmque modo tangere ignom cultoUo,
vel cnm cnltello extrahero de caldario carnes, insta ignem incidere cum securi : croduiìt
enim quod auferri debeat capud igne. Item appodiare (1) se ad flàgellum cum qno percu-
titnr equus. Ipsi enim calcaribas non utuntur. (fol. 12 a. 2:) item tangere fiagoUo sa-
gittas. Item iuvones aves occidere vel accipere. Cum freno eqnum porcntore. Os cum osse
alio frangere. Lac vel aliquem potnm vel cibum super terram fundere. In statione (2)
mingere, sed si volontarie facit occiditur. Et multa alia habent hiis similia, quo longum
essot enarrare. Sed homines occidere, aliorum torras invadere, res aliornm accipero, quo-
cumqne iniusto modo, fornicarl, aliis hominibus ininriam facere, contra prohibitionos et
Doi procepta, nullum peccatum est apud oos. De vita etiam et dampnationo perpetua nichii
scinnt. Credunt tamon quod post mortem in alio secalo vivant, greges multiplicent, come-
dant, bibant, et alia faciant quo in hoc secalo a viventibus hominibus fiunt.
§ 5. — De ritti funeris circa mortuos suos.
Quando aliquis eorum infirmatur ad mortem, ad capnd eius ponitur una basta, ot
circa illam filtrnm volvitar magnum, et ex tunc nullus audet alicnos terminos stationum
intrare. Et quando incipit agonizare, quasi omries recednnt ab co, qoniani nullus de hiis
qui morti eius assistunt potest ordam alicuius ducis vel imperatoris usquo ad novam la-
nationem intrare.
Cum autem mortaas est, si est de minoribas sepellitnr ocnlte in campo nbì placocrit
ois. Sepellitnr autcm cnm statione sedendo in medio eius, et ponant mensam ante eam et
alveolnm carnibas plenum et sciphum lactis iumenti. SepoUitur etiam cnm eo unum iumon-
tnm cam palio et equus cum freno ot sella, et alium eqaam comedunt et corinm impiotar
stramine, et super duo [li^^^] ^^^ UH or. altius ponunt, ut habeat in alio mando statio-
nem obi raoretnr, et iumentam de qao haboat lac, et possit sibi eqoos maltìplicare et
equis in quibus valeat equitare. Aurum et argentum sopelliunt eodem modo cum ipso.
Curros in quo ducitnr frangitur et statio sua destruitur, nec nomon proprium eius usque ad
tortiam generationem audot aliquis nominare.
Alius est etiam modus sepelliendi qnosdam maiores. Vadnnt enim in campo occulte,
et multa germina (fol. 12h.l:) removent cum radicibus et faciant foveam magnani, et
in latore illius fovee &ciant aliam sub terra, et illum servum qucm habent dilectum po-
nant snb eo. Qui iacet tara dia sub ipso, qood incipit quasi agonizare. Dein extrahunt
. eam ut possit respirare, et sic faciant ter. Et si evadit, est postea libor et facit quidquid
placuerit ei, ot est magnus in statione ac inter parentes illias. Mortuum autcm ponunt in
fovea, que est in latore facta, cum ois (3) qne superias dieta sunt. Denmm replent foveam
qae est ante foveam suam, et ddsaper gramina ponant nt fuerant prias, adheo nt locus al-
terius non yaleat inveniri.
(1) Appodiare = appoggiare.
(2) Statio = tenda, accampamento.
(3) Cipè cum Mi» rebus.
SECOLO xm. 205
In terra corani soni dao cimiteria. Unum in qno sepellinntnr ìmperatores, daces, et 55
nobjles eorum. Et ubicmnqao moriuntur, si congrue fiori potest, illnc deferuntur. Sopellìtur
antein cum eis aurain, et argentam oiultnm. Aliod est, in qao sepulti sunt illi qai in Hun-
garia interfccti faernnt, malti enim ibidem fùcrnnt occisi.
[Gap. IV. De morìbas].
§ 1. — De bonis moribus eorum.
Dicto de rita, diccndam est de moribas. De qaibas tractabimns iste modo: primo di-
ccmas de bonis, II" do malis, III" de cibis, IIII*' de consaetadinibus.
Predicti hotnines, sea tartari sant magis obedientes dominis suis qnam aliqni homines
qui sant in mando, sive secolares sire ctiam religiosi, et magis reverentnr eosdcm, nec
do facili mentiantnr. Verbis ad invicem aat raro contendant, factis vero neqaaqnam. Bella,
rixo, vulnera, homicidia numquam intcr eos contingunt. Predones etiam et fùres magnarum
rerum non invoniuntur ibidem. Unde stationes et carrus eorum ubi habent thesaurum, sino
scris aut vectibus firmantur. Si alique bestie perduntur, quicnmque invenerit eas, voi di-
mittit sic esse, vel ducit eas ad homines illos qui positi sunt ad hoc. Illi autem quorum
sant bestie, apud eosdem eas rcquirunt et absque uUa difficultate ìpsas recipiunt. Unus
alterum satis honorat, et ad invicem satis sunt sibi familiares, et cibaria, quamvis sint
apud eos panca, (fol. 12 b. 2:) satis inter so competenter comunicant illa. Satis etiam
sunt safferentes. lindo cum ieiunant, uno die vel duobus non comedentes omnino, do fa-
cili non videntur impatientes, sed cantant et ludunt quasi comederint bene. In equitando
multum sustinent, frigus etiam et calorem nimium patiuntur, nec sunt homines delicati.
Invidi ad invicem non videntur. Inter eos quasi nolla placita sunt. NuUus alium spernit,
sed iuvat et promovet quantum congrue potest. Mulieres eorum sunt caste, nec de impu-
dìcitia ipsarnm aliquid inter eos auditur. Yerba tamen quidam ex eis in vicio satis habent
tnrpia. Seditionos inter se raro aut numquam habere videntur. Et quamvis multum ine-
brientur, in ebrietato tamen sua verbis vel factis numquam contendant.
§ 2. — De malis moribus eorum.
Descriptis eorum bonis moribas, de malis est supponendum. Superbissimi sunt aliis
hominibns, despiciunt omnes, imo quasi prò nichilo reputant eos sive nobiles sint, [sive]
ignobiles. Iracondi sunt etiam aliis hominibus multam et indignantis nature. Et etiam
aliis hominibus sunt roendaces et fere nulla veritas invenitar [in] eis. In sumendo cibum
et potum sant inmundi et in aliis factis suis. Quicquid volunt facere aliis hominibus mali,
miro modo occultant ne sibi providere possint, vel contra eorum astutias remedium inve-
nire. Ebrietas honorabilis est apud eos, et cum multum aliquis bibit, ibidem roicit, nec
propter hoc dimittit quin iterum bibat. Valde sunt cupidi et avari. Exactores magis ad
petendum, tenacissimi retentoros, et parcissimi donatores. Aliorum hominum occisìo prò
nichilo est inter eos; ut breviter dicam, omnes mali eorum mores propter prolixitatem (1)
in scripto minime redigi possunt.
§ 3. — De cibis ipsorum.
Cibi eorum sunt omnia quo mandi possunt. Comedunt enim canes, vnlpes, lupos, equos.
Carnes etiam humanas in necessitate manducant. Unde quando pugnavorunt contra qaam-
dam civitatem (fol. 13 a. 1:) Lyycaorum (2), ubi moratur imporator ipsorum, quam obse-
derant tam diu, quod defecerant ipsis tartaris omnino expense, et non habebant quod man-
ducarent omnino, tane accipiebatur de X hominibus unus ad manducandum. Aluviones que
egrediuntur a iumentis cum pullis manducant. Immo vidimus etiam eos mures et pediculos
manducare. Nam salibus et manutei^iis non utuntur. Panem non habent, nec olerà, nec
legumina, nec aliquid aliud nisi carnes, de quibus manducant tam paucas, quod alie na-
tionos vix invoniri possent (sic).
Yestes suas non lavant, nec lavari permittunt, et maxime ab ilio tempore quo toni-
trua iiicipiunt usque quo desinat illnd tempus. Lac iumentorum bibunt in maxima quan-
titate si habent. Bibunt etiam et bovinum et vaccinum et caprinum et etiam camelorum.
(1) Adde: vitandam.
(2) Altri codd. in D'Avezac: Kitaorum, Kycaorum, Quitaorum.
206 BIBLIOTECA
66 Vinom, ccrTisiam, in editione (1) non habent, nisi ab aliis nationibas mittatar vel portetnr
§ 4. — De legihus Tartarorum.
Logem siye consaetndinem habent occidendi yiram et mnlierem qnos in adnlterio in-
venerint manifeste. Similiter et virginem si fornicata faerit cnm aliqno, virum et mulierem
occidnnt. Si aliqnis inyenitor in preda vel in farto manifesto in terra potestatis eornm,
sine ulla miseratione occiditar. Item si aliqnis eoram denndat conscilia (sic), maxime quando
Tolant ire ad bellnm, tantum (2) plaga eì dantnr snpcr posteriora quanto malora dare
cnm bacnlo rasticns nnns potest. Inter filinm concabine et nxoris nulla est di£Fercntia,
sed dat pater anicuiqne eornm qnod mlt. Etiam si est de genere dncum; ita est filius
concubine sicut est filius uxoris legìtime. Et quamvis unns tartarus, ut snperins dictnm
est, habeat multas uxores, unaqueque per se statiOnem habet et familia; et cum una co-
medit, bibit et dormit nna die, et altera die cum altera, una tamen ex ìpsis maior Inter
alia(s) est, et frequentins cum illa qnam cum aliis conmoratnr. Et cnm tamen multe sint,
inter se de facili numquam contendunt.
Viri nichil operantur omnino, exceptis sagittis, et etiam aliquantulum de gregibus
cnram habent; sed (fol. 13 a. 2:) venantur et se exercitum (3) ad sagittandum. Omnes
enim a parvo usque ad magnum sagittari! sunt et boni; et statim pueri eorum quando
sunt duorum vel trium annorum incipiunt equitare, equos regnnt et currus in eìs, et datur
eis arcus secnndum suam etatem et instrnnntur ad sagittandum. Agiles enim sunt valde,
nec non et audaces.
Yirgiiies et mulieres equitant et cnrmnt in eqnis ut viri, vidimus etiam eas phare-
tras et arcus portare; et tam viri qnam mulieres din in equitando possnnt dnrare. Brc-
vissimas habent strepas. Equos valde custodinnt, ìmmo rerum omnium sunt maximi con-
servatores. Mulieres eornm omnia operantnr, pellicia, vestes, calceos, ocreas, et omnia
opera que de corio fiunt. Cnrms etiam dncunt et reparant. Camelos onerant, et velocis-
sime et strenue in omnibus operibns suis sunt. Femoralibns omnes utuntnr et alique sicut
viri sagittant.
[Gap. V. De ipsomm imperio].
§ 1. — De Imperio Tartarorum et principiis eorum.
Dicto de consnetudinibus, de ipsomm est imperio snbnectendum. Et primo quidem di-
cemus de ipsomm principio, postmodum de imperatoribus, dominio, et principum (sic).
Notandum ergo quod quedam terra est in partibus orientis, de quH dictnm est supra,
que Mongol nominatur. Hec terra quondam populos IlIIor habuit. Unns, yera mongal (4),
idest magni mongali vocabantur. Secundus, symongcU (5), idest aquatici mongali. Ipsi autem
so ipsos tartaros appellabant a quodam fiuvio qui currit per terr^n qui tartar nominatur.
Tertius (6) appellabatur mechie (7), IlUns. mechut (8). Hii populi omnes unam formam
pcrsonarum et unam linguam habebant, quamvis inter se per provincias et principes essent
divisi. In terra yeramongal (9) fuit quidam qui vocabatnr Chingis (10). Iste incepit esso
robustus venator coram domino. IMdicit enim homines furari, capere predam. Ibat ad alias
terras, et qnoscumqne capere poterat et sibi associare, non dimittebat. Homines autem sue
gentis ad se inclinavit, qui tamqnam dncem ipsum sequebantur ad omnia malefacta. Hic
incipit pugnare cum isymongal sive tartaris, postquam homines agregaverat (fol. 13 b. 1:)
(1) In manducatione. Il D*Avezac: et medonem non habent.
(2) Il cod. Torinese qui ha erroneamente cenlutn per tantum.
(3) Corrige: HJxercitant.
(4) Codd. in D'Avezac: Yéka-Mongal; et sic passim.
(5) Codd. in D' Av.: Su- Mongal; et sic passim.
(6) Seil. populus.
(7) Codd. in D' Av.: Merkit, Merckat, Merckii, Merltitae; et sic passim.
(8) Codd. in D'Av.: Mecrit, Metrit, Moerit, Mechoit; et sic passim.
(9) Codd. in D'Av.: Yéka-Mongal.
(10) Altri codd. Chingit e Cyngi»; et sic passim; o Chmgia-ehan, Cytoan, e Cynffùcan.
SECOLO xin. 207
sibi, et interfecit dncem eoruiii, et multo bello sibi omnes tartaros subingavit, et in snam 66
servitntem redegit. Post hoc pugnavit cum mechitis, qui erant iuxta terram positi tartarorum,
quos etiam bello sibi subiecit. Indo procedens pugnavit centra mechutos et illos devicit.
Ipse Chingischam habait IlIIor filios (1), quorum unus, nomine Occodaycham (2),
in terra hyarahyitorum (3) fuit positus imperator, ot edificavit quamdam ciTitatcm quani
Omul (4) appellavit ; prope quam ad mcridiem est quoddam desertum magnum in quo
silvestres homines prò certo habitare dicuntur, qui nullo modo locuntur, nec in crnribus
habent iuncturas, et si quando per se surgere volunt, sine adiutorio alioruni minime
possunt, Habent tamon tantam discretionem, quod faciunt filtria de lana camelorum quibns
vestiuntur et etiam centra ventum ponunt (sic). Et si aliquando tartari vadunt ad eos et
vulnerant eos sagittis, ponunt germina in ulnis (5) et fortiter fugiunt ante eos.
Iste etiam Chingischam cum post multas victerias, aliquantnlura quievisset, suos
exercitns divisit, et alium filium suum nomine Thosuch (6), quem etiam Cham appella-
bant, idest imperatorem, misit cum exercitu centra Cumanos (7), quos multo bello devicit.
Qui postqnam deviccrat eos, in terram snam reversus est.
Alium filium misit cum exercitu centra Indos, qnique minorem Indiam devicerunt. Hii
antem magni (8) saraceni quos ethiopos nominantur (sic). Hic antem exercitus centra
christianos ad pugnam, qui sunt in India malori, processiti. Hoc audiens rex terre illius,
qui vulgo lohanes preshyter appellatur, venit centra, exercitu congregato. Et faciens yma-
gines hominum cupreas, in solla posuit super equos, ponens ignem interins, et posuit ho-
minem cum folle post ymaginem super equum, et cum ymaginibus talibns et equis taliter
preparatis, venerunt contra predictos tartaros ad pugnandum. Et cum ad locnm prelii
pervenissent, istos equos unum post alium (9) premiserunt. Viri antem qui erant retro
pesuerunt (fol. 13 b. 2:) nescie quid super ignem qui erat in predicta ymagine, et com
follibus fortiter sufiflaverunt. Unde factum est quod ex igne greco homines comburebantur
et equi ; et ex fumo aer est denigratus, et tunc super tartaros iacierunt sagittas ex quibns
multi fnerunt vulnerati et intorfecti; et sic cum confusione eos de suis finibus eiecerunt;
nec umquam audiviraus quod ultra ad ipsos redierunt. Cura autom per desertum redirent,
in quamdam terram venerunt, (ut nobìs in curia imperatoris per clericos Euthenos et alios
qui diu fuerunt Inter ipsos, firmiter dicebatur) (10), in qua qnedam monstra ymaginem fe-
mineam habentia repererunt. Et cura interregassent eas per multes interpretes ubi essent
viri illius terre, responderunt, quod illa terra quecumque femine nascebantur habebant for-
mam humanam, masculi autem speciem habent caninam. Et dnm moram protraherent in
terra predicta, canes in alia parte fluminis convenerunt in unum. Et dum esset hyemps
asperrima, se omnes preiecerunt in aquam, et post hoc inconturbati (11) in pulverem vol-
vebantur, et ita palvis admixtus aqua, super eos congelabatur. Et dum sepe ita fecissent,
(1) Nei codd. del D' Av.: questo periodo principia cosi: In terra autem praedictorum
Kara-Kitaorum, Occoday-can filius Cliingis-can, postquam positus fiiit imperator, quondam ci-
vitatem aedificavit, quam Omyl appellavit...
(2) In altri codd.: Occodai-cam, Occoday-can.
(3) Codd. in D' Av.: Kara-Kitaorum, Kara-Lycaorum (= Rara-Kitai idest nigri Kitai).
(4) Codd. in D'Av.: Omyl, Cummyl, Chanyl, e Omsi.
(5) Cod. Leyde: gr amina in manvs; cod. Colbert: in vulnus.
(6) Nei codd. D' A vezac questo periodo cosi principia : t Et cum aliquantulum quievisset,
suos exercitus divisit. Unum de filiis suis Tossite nomine, quem etiam etc.. ». lidem codd.:
Gossus, Tosuc, Tossuch, et Thosui.
(7) Codd. in D' Av. : Comanos.
(8) Meglio forse nigri come nei codd. D' Avezac.
(9) Codd. D' Av. : unum juxta alium.
(10) Tutta questa testimonianza da noi chiusa in parentesi non si trova nei codd. del
D' Avezac, fuorché nel cod. di Leyde-Pctau e nel nostro Torinese; da questo anche vien
confermato il nostro giudizio che il cod. Torinese non dipende dal cod. Colbertiano, come
non dipende da quello di Leyde.
(11) Meglio incontinenti come i codd. D' Avezac.
208 BIBLIOTECA
56 glacies densata est super eos, et com magno impeto cnm tartaris convenorunt ad pngnam.
At illi cnm sagittis eos sagittabant, ac si super lapides sagitassent retro sagitto redibant;
alia etiam arma eorum in nullo ledere potorant eos. Canes vero iiisultum facientes in
ipsos, morsibns vnlneraverunt multos et occiderunt, et ita eiecerunt eos de finibus suis.
Hii (1) consuetudinem mirabilem immo potins raiserabilem habent, quia cum alicuius
pater humane nature debitura solvit, omnes congregant(ur) et comedunt eum sicut nobis
dicebatur prò certo. Isti pilos in barba non habent, immo quoddam ferrum in manibus por-
tant cnm quo barbara sera per depliant si torte (fol. 14 a. 1:) aliquis crinis crescit in
illa. Multum etiam sunt dcformes. Inde exercitus ille in terram suam rcvertebatur.
Chingischam etiam eo tempore quo ducens exercitum (2) ivit cnm expeditione contra
orientem per terram Lyergis (3), quos bello non vicit ; et ut nobis dicebatur ibidem, usquo
ad montes Caspios pervenit. Montes autem illi sunt do lapide adamantino, unde eorum
sagittas et arma ferrea ad se traxerunt. Homines vero inter ipsos montes conclusi, cla-
morem exercitus, ut creditur, audientes, montem frangere inceperunt. Et cum alio tempore
post X annos revorterentur, montem invenerunt confractum. Et cum ad illos tartari adtemp-
tassent ire, minime potuerunt; et viderunt quia fregerunt montem, sed nubes quedam erat
posìta ante ipsos ad quam accedere non poterant uUo modo, quia visum amittebant omnino,
statim cum perveniebant ad illam. Illi autem ex adverso credentes quod tartari ad illos
accedere formidarent, insultum contra eos fecerunt, sed statim cum pervcnerunt ad nubem
procedere non potuerunt propter cansam superius pretaxatam. Sed antequani pervenirent
ad montem predictos (sic), plusquam per mensem per vastam solitudinem transierunt. Inde
proccdentes adhuc contra orientem, plusquam per alium mensem magnum desertum ivernnt,
et pervenemnt ad qnamdara terram, ut nobis certissime dicebatur, ubi videbant vias tritas,
sed nullom hominem poterant invenire. Tantum tandem quesierunt por terram, quod in-
venerunt unum hominem cum uxore sua, quos ante Chingischam addnxerunt. Et cum in-
torrogasset eos ubi essent homines terre illius, respondernnt quod in terra sub montibus
habitarent. At Chingischam predictns, retonta uxore, misit virum illum mandans homi-
nibos illis quod venirent ad mandatum ipsius. Ille autem vadens ad illos, narravit omnia
quo Chingischam mandaverat eis. Qui respondentes dixerunt, quod tali dio venirent ad
ipsum ad faciendum mandatum ipsius. Ipsi autem medio tempore congrcgavcrunt so per
vias occnltas sub terra, et venerunt contra istos ad pugnam. Et irruentes (fol. 14 a. 2:)
subito super eos, plurimos occiderunt. At Chingischam et sui videntes quod nichil profi-
ceftnt, sed potius perderent homines suos, quia etiam solis ortum (4) sustinere non pote-
rant: immo eo tempore quando oriebatur, oportebat eos ponore unam aurem ad terram et
snporiorem obturare, ne terribilem sonum illum audirent: nec sic tamen cavere poterant
quin propter hoc ex eis plurimi necarentur ; fugorunt, et terram exierunt predictam. Illos
tamen, virum videlicet cum uxore sua, secum duxorunt, qui usque ad mortem in terra tar-
tarorum fuerunt. Interrogati autem quare habitarent sub terra, dixerunt quod uno tempore
anni com sol oritur tantus sonitus est, qnod homines nulla ratione potorant snbstinere,
immo etiam tnnc percatiebant in organis et tympanis et in aliis instrumentis ut illnm
sonitnm non audirent.
Inde autem in terram propriam reversns, ibidem leges moltas et statuta multiplicia
fecit, qoe a tartaris inviolabiliter observantor, ex qoibus tantum duo dicemus. Unum est,
quod qaicomquo in superbiam erectus, propria auctoritate, sine electione principom, esse
volnerit imperator, sine nlla miseratone debet occidi. Unde, ante electioncm istius Cìdn-
giscMm (5), propter hoc unns de principìbus, nepos ipsius Chingiscìuim fnit occisus, volebat
(1) Qui r amanuense Torinese ha evidentemente saltato un perìodo che si riferisce non ai
cani-uomini de' quali si parlò immediatamente sopra, ma agli abitanti della terra Burithabet.
I codd. D' Avezac premettono : € Et dura reverteretur exercitus ille videlicet Mongalorum,
venit ad terram Burithabet [aZu; lìuritìiobec, BuTufabeth], quoB bello vicerunt: qui sunt pa-
gani. Qui consuetudinem etc. » come sopra.
(2) Notabile variante nei codd. D' Avezac : tempore quo diviait alias exercitus...
(3) Codd. in D' Av.: Kergis, Gergis.
(4) In D' Avezac, senza varianti : solis soniium.
(5) Codd. in D' Av. : istius Cuyuc-can o Kayuchan, Cuynch.
SECOLO xm. 209
enim sine electione regnare. Àlind statatnm est, qnod sibi subingare debent omne^m terram, 56
nec cam aliqna gente pacem babere debeant, nisi sabdantnr eìs, qnonsqne veniat tempns
i^terfectionis eornm. Debent etiam occidi nt vaticinatnm est eis ; et illi qai evadere potne-
mnt, ut dicant (sic), debent illam legem tenere qnam tenent illi qui eós bello devincnnt.
Statnit etiam qaod per millenarios, et centenarios, et decanos, et tenebras in Xcem millia (1)
debeat eornm exercitns ordinari. Post hec ab ictu tonitmi est occisns^ peractis snis ordi-
nationibas et dtatntis.
§ 2. — De imperatoribus Tartharorum et dominio.
Imperator autem Tartarorom habet mirabile domininm super omnes. Nullus enim
audet in aliqna parte morarì, nisi ipse assignet. Ipse autem assignat ubi maneant dncos.
Duces vero assignant millenariis f/b2. i4&. i.';^ loca, millenarii centenariis, centenarii
decanis. Insuper qnicquid precipitnr eis quocumqne tempore, quocumqne loco, sire ad bellum,
sire ad mortem, sive ad vitam, sine nulla contradictione obediunt. Etiam si petit fìliam
virginem voi sororem, sine conditione datnr ei. Immo singnlis annis, aut intermissis ali-
qnibus, yii^ines coUigit ex omnibus finib'us tartarorum, et si ipse Tult sibi retinere aliquas,
retinet, alias dat suis hominibus sicut ei expedire yidetur. Et sciendum quod ita omnia in
manu imperatoris [sunt], quod nemo audet dicere: hoc meum est, Tel illud; sed omnia sua
snnt^ res, homines et iumenta. Et super hoc etiam nuper emanatum imperatoris statutum.
Idem domininm per omnia habent duces super homines suos.
§ 3. — De electione alterius imperatoris et divisione exercitus.
Mortuo imperatore, ut superius dictum est, convenerunt duces et elegerunt Ocaday
filinm Chingischam predicti in imperatorem. Qui hinito conscilio (sic) principum suorum,
divìsit exercitus. Bati^ qui in IP gradu attinebat eidem, misit centra terram alti soldani (2),
et centra terram Bissemor (3). Hii enim saraceni erant, sed cumaniter (4) loquebantur.
Et cum intrasset terram eorum pugnavit cum eis et bello sibi eos subiecit. Inde post aliam
yictoriam procedentes destruxerunt totam Busciam (5). De Buscia et Eomania processerunt
duces VI (6). Unus, Orda nomine, fuit in Polonia. Centra Hungaros yero fuerunt Y, sci-
lic«t, Batu, Hurui, Cadam, Sibam, Buygeth (7), et isti omnes VI pugnayerunt centra
Hungaros et Pelenos. Ex quibus tartaris in Polonia et in Hungaria plures interfecti fnemnt.
Et si non fngissent et viriliter restitissent Hungari, exiyissent tartari de finibus suis, quia
hsbuerunt talem timerem quod omnes fhgere attemptabant ; sed Bati evaginato gladio, in
&ciem restitit eis dicens : « Nolite fìigcre, quia si Àigeritis nullus evadet ; et si debemus
meri meriamur omnes, quia ftiturum est ut Chingischam predixit (fol. 14 h. 2 :) quod
ìnterfici debeamus, et si nunc tempus est, sustineamus ■» . Et sic animati sunt et reman-
serunt, et Hungariam destruxerunt.
Inde revertentes venerunt in terram mordwmorwn (8) qui sunt pagani, et eos bello
vicerunt. Inde procedentes centra hyseros (9), idest, hulgariam magnam, et ipsam destru-
(1) Godd. in D' Av.: tenehras, ideet decem mUia; il Ms. di Londra: et tenebra» Ix. mUia.
(2) Codd. in D' Av. : Alti-Soldaid, altìsoldani.
(3) Codd. in D' Av.: Btserminorum, Bisserminarum.
(4) lidem : comanicum, commanit (er).
(5) lidem: Ruadam, Ruchiam, Rusaiam.
(6) Codd. in D' Av. : dticea praedicU, e tacciono qui i nomi dei personaggi che seguono
perchè già nominati al § 2 del cap. Y de principibus tartarortan, paragrafo che manca nel
nostro cod. e che con tutta probabilità il Piancarpino aggiunse nella seconda compilazione
del suo libro. Da qui pure risulterebbe che il cod. Torinese contiene la prima compilazione
del Piancarpino non essistendo altri codd. di simile órdine e redazione qual è il Torinese.
(7) Tutti questi personaggi nei codd. del D' Av. sono mentovati non in questo luogo,
ma nel § 2 del cap. Y cosi : < Haec sunt nomina ducum : Ordu, iste fuit in Polonia et in
Hungaria, Bati [alii codd. Bacu, Batu], Cadan[&l. Cathan, Cadon], ^yban, Burin [al. Hurin,
Bureth], et Buigec [al. Buyget, Onjgat]; isti omnes fuerunt in Hungaria > (D' Avezac p. 271).
(8) Cod. Londin.: Moydunanorum.
(9) 0 bylerosf I codd. in D' Av. hanno tutti BiUros, o BiUeros, o Byleros.
BibUot. — Tom. I. 14
210 BIBLIOTECA
65 xeniiit omnino. Inde procedentes ad aquilonem centra lyas-hyait (1), idest, ungariam ma-
gnam, 008 etiam destruxorunt, Inde egredientes iverunt plus etiam ad aqailonem et vene-
rant ad par(KSÌtas (2) qui habent parvus stomachos et os parTnlnm, at nobis dicebatnr,
nec mandncant sed decoqaant carnes, qaibus decoctis, ponont se saper ollam et famnm
recipinnt, et de hoc solo reficinntor. Sed et si aliqnid mandacant, hoc valde modìcnm est.
Inde procedentes yenerant ad gamagedes (3). Hii antem homines, nt dicitnr, tantnm
de Tenationibns vivant. Tabernacnla etiam et vestes habent tantnmmodo de pellibas be-
stiarnm. Inde nltra procedentes venenint ad qnamdam terram saper occeanam abi inve-
nerant qaedam monstra, at nobis firmiter dicebatar, qae per omnia formam hamanam ha-
bebant, sed pedes desinebant in pedes bovinos, capad antem habebant hamanam, sed faciem
per omnia habebant at canis, et sic per intervalla temporam latratam interponebant, tamen
ad materiam (4) saam redibant, et sic intelligi poterant qae dicebant. Inde rediemnt in
Camaniam et asqae nane qaidàm ex eis morantur ibidem.
Cyrpodam (5) vero eodem tempore misit Occodaycham cam exercitu ad merìdiem
contra Lyergis (6) qnos bello devicit. Hii aatem homines snnt pagani qai pilos in barba
non habent; qaoram consaotado talis est, cam enim pater alicoias meritar, prò dolere
quasi unam corrigiam in signum lamenti ab aure usque ad anrem de facie sua levant.
Qaibus devictis, ad meridiem ivit contra arm&ios. Sed cum per deserta transirent, qaedam
monstra invenerunt efSgiem humanam habentia, sed non nisi unum brachium cum manu
in (fol. 15 a. 1:) medio pectoris et unum pedem habebant. Et duo sagittabant cum une
archu, et isti ita fortiter currebant, quod equi investigare non poterant. Currebant autem
saltando super illum unum pedem, et cum essent fessi taliter eundo, ibant super manum
et pedem revol vendo se quasi rotam. Istos autem homines Ysidorus cydepos (7) appellavit.
£t cum essent sic fessi, iterum currebant secundum modum prìorem.
[Gap. VI. De bello].
§ 1. — De bello Tartharorum et ordinatione acierum.
Dicto de imperio, dicendum est de bello hoc modo : primo de ordinatione acierum, tE"
de armis, IIV de crudelitate quam faciunt de captivis.
De ordinatione acierum hoc modo Chingischam ordinavit, videlicet : X hominibus pre-
poneretnr unus, et ille secundum nos appollatur decanus. Decem autem decanis prepone-
retur qui centenarius nominatar. Decem vero centenariis preponeretur unus qui millenarius
appellatur. Decem vero millenariis preponeretur unus, et ille unus vocatur tenebre apud
eos. Cuncto vero exercitui preponunt duces duo vcl tres, ita tamen quod habent rcspectum
ad unum. Cum autem sunt in bello si de X hominibus fugit unus, vel duo, vel tres, vel
etiam plurcs, omnes occiduntur. Et si omnes X fugiunt, nisi fugiant alii centum, omnes
occidantur. Et ut breviter dicam, nisi omnes comuniter cedant, omnes qui fagiunt occiduntur.
Item si unus de X, duo aut plures audacter accedant ad pugnanj, et X alii non sequuntur,
etiam occiduntur. Et si unus de X vel plures capiuntur et alii sui socii non liberant eos,
etiam occiduntur (8). Cum autem volunt ad pugnam accedere omnes acies ordinant. Et si
debent pugnare, duces sive principes exercitus bellum non intrant, sed a lenge contra ini-
micorum excrcitum [stant], et iuxta se habent pueros in equis et mulieres, et equos, et
faciunt aliquando ymagines hominum et ponunt super equos ut multitudo magna bellan-
tium (sic) esse credatur contra faciem inimicorum.
(1) Codd. in D' At.: Bascart, Baschart,'^ e Boaartoè il cod. Leyde-Petau.
(2) Codd. in D'Av.: Parosailas; Leyde-Petau: Per-ossicas.
(3) Codd. in D' Av. : Samogedos, Samogedi, e Sagemodi.
(4) Cod. Leyde-Petau: mentem; cod. Colbert: materiam; alii: naturam.
(6) Codd. in D' Av. : Chirpodan, Cirpodam, Cyrpodan.
(6) Codd. ibid. Kergte, Gergts.
(7) Cydepos erron. per oecypodes (wxunoBe? dì Strabene). Oltre il nostro Torinese, il solo
cod. di Leyde-Petau e il testo di Vincenzo di Beauvais hanno questa frase : « istos autem
Isidoms Cyclopedes appellavit » .
(8) Tutto il periodo che segue (da Ciim autem || inimiconim) nei codd. del D' Avezac è
posposto al § 3 de astuciis in congressione al n. 4. (D' Avezac p. 297).
SECOLO XIIL 211
§ 2. — De armis eorum. 66
Anna antem ista ad minns debent habere: duos arcns vel tres, ?el Qimm boimm ad
(fol. 15 a. 2:) minns, et tres pharetras magnas plenas sagittis, et anam secorìm, et funos
ad machinas trahcndas. Divites antem habent gladios acntos in Qne ox nna tamen parte
incidentos, et aliqnantnlnm cnryas ; et habent eqnnra armatnm et galeas et lanceas. Quidam
etiam loricas habent de corio. Aliqni etiam habent lanceas, et in collo ferri lanceé habent
nnnm tmcinnm com quo detrahnnt homines de sella si possant. Longitndo sagittarnm sua-
mm est daoram pednm et unins palmi et dnoram digitorum ; ferramenta sagittarnm snnt
accotissima et ex utraqne parte incidentia quasi gladins biceps, et semper portant limam
iaxta pharetram ad acaendnm sagittas. Scntum habent de yiminibns Tel de virgnltis factam.
§ 3. — De (rudentate earum erga cqptivos.
Cam obsident castrnm aliqnod vel ciyitatem, blande eis locnnntnr et multa promittunt
ad hoc ut se eorum roani bus tradant. Et si illi se eis reddiderint, dicunt: «Exite, ut se*
cundum morem nostrum tos numeremus » . Et cum illi ad eos exeuut, querunt qui sunt
artifices inter eos et illos resorvant, alios antem, exceptis illis quos volunt habere prò
servis, cum securi occidunt. Et si aliquibus parcunt, ut dictum est, nobilibus et honestis
hominibus numquam parcunt. Et si forte aliquo casu contingente seryant aliquos nobiles,
nec prece, nec pretio possunt ultra de captiyìtate exire. Imbelles (1) autem quoscumqne
capiunt occidunt, nisi forte yelint aliquos conseryare ut habeant eos prò seryis. Occidendos
antem dividunt per contenàrios, ut cum bipenni ìnterficiantur ab eis; ipsi yero diyidunt
post hoc per captiyos, et unicuìque seryo ad interficiendum dant X aut plures, secundum
quod maioribus placet.
[Appendix yel Secunda Pars].
§ 1. — De intentione eorum que sii.
Sciendum preterea quod intenti© tartarorum est subicere sibi totum mundum sì possunt,
et de hoc Chingischam habent mandatum, sicut supra dictam est. Idcirco eorum imperator
sic in litterts suis seribit ; fortitudo (2) omnium hominum imperator. Et in superscriptionem
sigilli sui est hoc: Deus in (fol. 15b.l:) celo et Cliingischam (3) super terram: Dei
fortitudo omnium hominum imperaioris sigillum. Et ideo cum nuUis hominibus faciunt
pacem, ut dictum est, nisi forte so in eorum manibus tradant. Et quia, excepta christia-
nitate, nulla terra est in orbe quam timeant (4), idcirco ad pugnam se preparant contra
nos. linde noyerint nniyersi, quod nobìs existentibus in tartarorum terra, in solempni curia,
que iam ex pluribus annis indicta erat, fuimus, ubi elegerunt Cuyne (5) in imperatorem
in presentia nostra qui in lingua eorum dicitur Cham. Qui praedictus imperator erexit
cum omnibus principibus yexillum contra ecclesiam Dei et Bomanum imperium, ac contra
omnia regna christianorum et popnlos occidentis.
In predicta autem curia sunt bellatores et principes exercitus assignati. De decem
hominibus mittunt tres cum familiis eorum de omni terra potestatis eorum (sic). Unus
exercitus dicit intrare per Hungariam, secundus per Foloniam yenient pugnaturi continuo
XYUI annis (6). Tempus est etiam eis assignatum procedendi, et in martio preterito se
(1) In D*Ay.: In bellùf.
(2) Nei codd. D'Av.: Dei fortitudo omnium hominum imperator.
(3) In tutti i codd. D' Avezac : Detis in coélo, et Ouyuo-oan super terram Dei forti-
tudo. Omnium hominum imperaioris sigillum.
(4) Quattro codd. del D' Avezac hanno come il nostro timeant o timent, e non pertanto
egli volle attenersi al sólo cod. Leyde-Petau che scrive quam teneant; e per di più vi frap-
pone un non che non ci doveva entrare, e stravolge il senso componendo il testo cosi: «nulla
est terra in orbe quam ipsi non teneant » .
(5) Leggi Ouyuc facilmente storpiato dall' amanuense in Cuyne. Kuyuk o 6ujuk-kan fu H
terzo imperatore dei Tartari e quegli che ricevette il Piancarpino.
(6) In D' Avezac: decem et oeto anni».
212 BIBLIOTECA
56 dobacruiit movoro de terra sua (1). Vciiiont antom in tribns vel aiinis IlIIor usqno in
Cninaniau]. De Comania insultam faciciit in U-rras supcrias annotata». Ignoramas tanicn
utrnm incontinenti post tortiam liycmem voniant rei ad tcmpus adirne oxpcctent nt mdias
Tcniro possint ac iinproviso. Hoc omnia firma sont et vera, nisi Dominns aliqnod itnpodi-
mcntnm prò sua gratia faciat, sicnt fecit quando vencrunt in Hungariam et Poloniam. De-
bobant procedere pugnando XXX" annis, scd ìnterfectus fuit tunc imporator cornm vencno,
et propter hoc quieverunt a proliis usque nunc. Sed modo quia positus est imporator do
noTO, iterum ad pugnam incipiuut so preparare.
§ 2. — Qtwmodo franseunt flumina (2).
Sciendum est etiam quando ad flumina pervcniunt, hoc modo transeunt (fot. 15 b. 2:)
illa, etiam si sunt magna. Maioros unum rotundum et love corium habent, in cnins snmi-
tato per circnitum crebras faciunt ansas in quibus funem ponnnt et stringunt, ita quod
in circuitu faciunt qucmdam vontrem quem rcplent vestibns et aliis rebus, et fortissime ad
inyiccni comprimunt ; post hcc in medio ponunt sollas et alias res duriorcs. Ilomines etiam
in medio scdent, et ligant ad candam equi navem liane taliter preparatam, et unum ho-
minem qui equum rogat faciunt cum equo ante nataro ; voi habent aliqnando duos remos,
et cuu) illis remigant ultra aqnam, et sic transeunt flumina. Equos pcliunt in aquam, et
unus iuxta unum equum quem regit natat, et alii equi omnes illum secnntur, et sic trans-
eunt aquas et flumina magna. Alii vero pauperiores unam bursam do corio bono consntam
nnusquisque tcnetur habere ; in qnam bursam .vel in quo sacco vestes et oronos res sua$)
imponuiit, et in summitate saccum fortissimo ligaut et snspendant ad caudam equi, et
transeunt ut superius dictum est.
§ 3. — Ad Papam epistola imporator is Tartharorum.
« Oham filius dei excolsi, Magno sacerdoti salutcm. Misisti nupcr ad nos nnncios tuos
qui muTtuni magnifìce loqnebantnr, iiescio utrnm tu miseris vet cornm stnltitm fiicrit. Scd
si vis panom tnum in paco comoderò in terra tua et aquam tuam in pace biberc, occurras
nobis cum onniibus qui ad te spectant, et preccdas nos super omnes qui volunt obodiro
mandato dei excolsi. Quod si non fbcoris, vcniomus ad te, et quod indo contingat deus
excclsns indicabit».
E qui termina il nostro cod. Torinese, ed ò, corno abbiamo notato, il solo codice cho
contenga questo sunto dolio lettere del Ean al Papa ; particolaritii ò questa tanto più da
notarsi, in quanto cho nessun codice fin qui noto dolla relazione d»! Piancarpino porta seco
lettera alcuna del Kan.
Ma chi confronti il tenore di questo brevi lettere del cod. Torinese con quelle più
lunghe tramandateci dal Siilimbeno o da fr. Benedetto, vi scorgono tra loro appena un' om-
bra di somiglianza, e questa soltanto là nell'invito cho il superbo Kan & al Papa e ai
monarchi di Europù di presentarsi a lui per ottener la pace, so volevano salvarsi dalle
sue minacce. Tuttavia, questo lettere non ponno ossero cho un molto breve compendio di
quella che il Salimbone ricopiò dal libro del Piancarpino. Però, tanto il compendio di questo
(1) Cod. Lcyde-Petau : »n martio praeterito exfrcifvm invcninms indictum per tunnes Tar-
taros per qnos fransivimu^, ad terram litfgriar. Altri codd. in D'Av.: in martio anno domini
1247 se de terra una movebant; e il cod. Colbcrtino: anno praeterito gè de terra ma movc-
mnL L' espressione quindi propria sola del nostro eod. Torinese che parla nel senso imper-
fetto come di cosa prossima ad cffettaarsi (in martio praeterito se debuerutU movere), tradisce
chiaramente la priorìtil di sua redazione sopra gli altri codd. mentovati, e che questa prima
redazione fii scritta entro il 1247 e dopo il mese di marzo.
(2) Tutto questo paragrafo nella seconda compilazione è inserito al cap. VI, % Z. de
astuiìis in congressiotte al num. 2 (D* Avezac p. 294) E veramente il suo luogo nel nostro
cod. Torinese sarebbe meglio altrove, ossia al cap. VI dopo il § 3. de ertideUtafe eorum
erga caì>tivos.
SECOLO XIII. 213
lettore ehc il tosto Salìmbcniano, hanno inoltro molta somiglianza col tosto di un'altra 55
Icttorà che dicesi portata dai Domenicani Ascolino o compagni a papa Innoc. IV. Qncslc
ci fìirono tramandato dal citato Vincenzo di Beànvais (Spceul. histminlc Uh, 32) che ri-
mescolò, comò si fi dotto, la relaziono dol Piancarpino con qnella del Domenicano Asci'lino,
si che ta non ricavi da Vicenzo se detto lettore contengano realmonto il tenore di quelita
dio si credono (>ortate da Ascelino, o piuttosto siano an rimaneggiamento di quello altro
dol Piancarpino, o di ambedue. Checchi no sia, si noti che il Piancarpino portò seco duo
t«sti della lettera del Kan, uno in arabo e questo sconosciuto, e l'altro in Ialino (1)" Avo/ne
cit. p. 360 cap. ultimo § 2 n. 10), tal cl>e è vana ogni congettura in proposito. Dol resto,
ci preme proporro all' esame degli studiosi aiicho il testo dello lotterò che si credono por-
tato da Ascelino; esso sono dol tenore seguente:
Excmplwn liUranim Jìaiothnoi ad Innocentium IV Sum. Ponti fican. — Hoc est
disposinone divina ipsius Cham transmissum l^aiothnoi verbnm. Papa, ita.scias: tni nuncii
vonerunt, tuas literas attulerunt; tui nuncii maxima vorha dixerunt, nescimus ntrnni im'un-
zeris eis ita loqui, aut a semetipsis dixernnt. Et in litoris talitor scripsora.s: llomiues
multos ocx:iditis, interimitis et perditi». Praeceptutn Dei stabile, et statutum eius, qui totiuit
faciem orbis continet, sic est: Quicumque statutum audiorint, super propriam terram, a(|nam
et patrimoninm sedeant, et ei, qui fiiciem totins orbis continet, virtutem tradant. Quicumque
antom praec^ptnm et statutum ìion audiorint, sed alitor focerint, illi deleantur, et i)or-
dantur. Nunc super hoc istnd statutum et praecoptnm ad vos transuiittimus: si vnltis
super torram vestram, aquam et patrimonium sedere, oportct ut tu Papa ipso, in propria
])ersona, ad nos venias, et ad oum qui £iciom totius orbis continet accedas ; et si tu prao-
ceptnm Dei stabile, et illius, qui fiiciem totins terrae continet, non andioris, istud nos no-
scimus. Deus scit. Oportct ut anteqnam vonias nuncios praemitt.:is, et nobis signiSces si
venies an non, si velis nobiscum componere, aut inimicus esse: et resiìonsiunem praecepti
cito ad nos transniittc. Istud praecoptnm per manus Aybez et Siirgis misimus mense lulii,
vigcsima dio Innationis in territorio Sitiens Castri scrìpsimos(l) ».
1245 8. — Pr. Benedictus Polonus : — De itinere fratrum Minorum ad Tar-
tarea, quae frater Benedictus Polonus viva voce retulit.
É una relaziono brovo d sommaria che frate Benedetto compagno dol Piancari>ino dettò 56
a corti personaggi quando dalla Tartaria passarono ambi per Colonia. Essa ci fu conservata
ncir unico ms. di Parigi (Eegio 2477 olim Colbertino), e fu pubblicata per la prima volii
dal D' Avezac in appendice alla relazione del Piancarpino, nell' ediz. a parte del 1 8<18, e
nel Tlccucil de Voyagcs (Paris 1839) t. IV p. 774-70. Donodotto schiarisce a meraviglia
vari passi della relazione del Piancarpino; e, quel che ò strano, nella snaJbrove relaziono
troviamo il tenore delle lettore del gran Kan al Papa, elio mancano affato noi codici del
Piancarpino !
La relazione di Benedetto principia: «Anno Domini millesimo ducentesimo quadrage-
simo quinto, fr. Johannes, do ordino Minorum fratrum, dictus de Plano Carpini, a Do-
juino Papa missus est ad Tartaros cum alio fratrc (2), in Pascila exiens a Lugduno flalliao
(1) Vinc. Bcllovac. I. e. — Eodnlphìns IIM. Sernph. Uelig. fol. 2% v.
(2) Questi sarebbe fr. Stefano lìormo ricordato dnl Cliron. 24 (ini. {Anni, frane, t. Ili
p. 2r»(>) come socio del l^iancarpino; il (lusilc, arrivato ai confini della Coinniiia, cadde in-
fermo e dovette sospendere il viaggio, come wgiic a dirci fr. Benedetto. Tutti e tre son ri-
cordati dal fìlassberger, Anal. fraur. t. II p. 71. Altri eoinpagni Minoriti non sono mento-
vati ne da Bi!nodetto ni dal Piancarpino. Il Waddingo {Stn-iplorr/i p, 221) nomina pure fr. Ste-
fano Boemo come socio del Piancarpino.
214 BIBLIOTECA
56 nbi Papa fnit; profectns in Poloniam assnmpsit in Vretslavia tercinm fratrem einsdem
Ordinis Benedictum nomine, Polonnm genere, nt esset sibi socins laboris et tribalationis,
ac interpres. Qui mediante Conrado dnce Polonornm, perveneront nsqne Kyoviam civitatem
Rosciae, qnae nunc est sub aervitute Tartarorum. Qaorum civium doctores condnctum eis
déderant ad sex dietas nsqne ad primam cnstodiam Tartaromm circa principinm Comaniae.
A cains castodiae dncibns, cnm audissent eos esse nnntios Fapae, postnlatis et receptis ab
eis mnneribns, dicti dao fratres Johannes et Benedictus, tertio fratre debilitato, cnm eqnis
et clientnlis, qnos secnm addaxerant ibidem relictis, nt eis mandabatnr, in ipsornm Tar-
taromm eqais, et sarcnmcnlis sois sibi saWis, perdacti snnt ad secnndam cnstodiam...».
— Termina : « Ipsi antem fratres ad occidentem progrediebantnr, et apnd Coloniam, trans-
ito Beno, reversi snnt ad dominnm Papam apnd Lngdnnnm, litteras Imperatoris Tarta-
romm eidem repraesentantes, qnaram tenor per interpretationem factam talis est » :
Segne nel cod. Colbertino il tenore incompleto delle lettere dell' imperatore Tartaro,
che il D' Avezac trasporta nella prefazione a p. 198-99 dell' ediz. 1838. Koi le ridiamo
qui perchè il lettore possa confrontarle col testo Salimbeniano riportato nel precedente ar-
ticolo dove parliamo del Piancarpino.
Litterae regia Tartarorum ad Bominum Papam.
Dei fortitndo, Chingiscan (1), omnium hominnm imperator, magno Papae, litteras cer-
tissimas atqne veras. Consilio habito prò pace habenda nobiscnm, ta et canoti popoli chri-
stiani qni in occidente consistnnt, nobis per tnnm nnntinm transmisisti, qni sicnt ab ipso
andirimns, et nt in litteris tnis habebatur, pacem velletis habere nobiscnm. Igitar si pacem
desideratis habere nobiscnm, tn papa, imperatore», reges omnes, cnnctiqne potentes civitatam
et tcrramm roctores, ad me prò pace diffinienda nullo modo venire differatis, et nostram
aodietis responsionem pariter et volnntatem. Tnaram continebat series litteramm, qnod
deberemns baptizari et effici Christian! : ad hoc tibi breviter respondemns qnod non Intel-
ligimns qnaliter hoc lacere debearons. Ad id etiam qnod in tnis litteris habebator, qnod
miraris de occisione hommnm et maxime christianornm ac potissime Hongarornm, Polo-
nornm et Moraviomm, tibi breviter respondemns, qnod etiam hoc non intelligimns. Verun-
tamen, ne hoc snb silentio transire videamnr, taliter tibi dncimos respondendnm : qnia
praecepto Dei et Chingiscan non obediernnt, et malnm consilinm habentes nnncios nostros
occidemnt; qnare Dens eos deieri praecopit, ac manibns nostris tradnxit. Alioqnin nisi
Dcns fecisset, homo homini quid &ccre potnisset? Sed tos habitatores occidentis, Donm
adoratis, et solos vos christianos esse croditìs et alios contemnitis; sed qnomodo scitis cui
gratiam snam conferre dignetnr? Nos Denm adoramns et in fortitudine ipsins ab oriento
nsqne ad occidentem delebìmus omnem terram. Qnod si homo fortitndo Dei non esset, ho>
mines quid tacere potnissent?...» Manca il resto.
Gli Annali di S. Pantaleone di Colonia, sconosciuti al D' Avezac, confermano appun-
tino la relazione yerbale di frate Benedetto (che, secondo noi, dev'esser questa del cod.
Colbertino) dandoci anche l' epoca del suo passaggio per Colonia col Piancarpino :
1347, Oct. 3. — « Eloctus rex (Wilhelmns comes HoUandiac) una cum legato Co-
loniam ingreditur... In electione hnius regis, fratres Minores, qui a Papa missi faerant ad
Tartaros, rediemnt, reportantos epistolam, quam Kex Tartaromm Pape misit. Cuius epi-
stole tenorem et totins procossum itineris, summo labore et periculis confecti, nnns eo-
rnndcm fratrnm Minorum, Benedictus nomine, Polonus genere, sicnt vidit et andivìt, cuidam
prelato et quodam scholastico Coloniensi, hystoriarnm non ignaro [altro cod. : non ignaris],
cum transitnm per Coloniam iaceret, viva voce et diincido explanavit ; quo libello speciali,
(1) Il nome di Ckingisean é qui una giunta erronea del cod. Colbertino, che il D' Avezac
correggo surrogandovi il nome del vero mittente, l' imperatore Cnyrth-ìtan. Osserviamo però
che nel testo Salim.beniano manca qui a£htto il nome dell'imperatore.
SECOLO XIII. 215
quem iidem fratrea de orta «t rito, ceterisque circnmstantiis Tartarornm rctnlcrant, ipso 66
fratre oretcnns singala declarante, snnt adiecta (1) ».
Né il Waddingo, né lo Sbaralea, ne' altri nostri cronisti connobbero punto questa som-
maria relazione di fr. Benedetto di Polonia. Il Papini In una sua opera ms. della Nazionale
di Firenze (2), ricorda un Benedetto socio del Piancarpino, e lo suppone anche socio in
scribenda relatione histotica exhihiia Papae; ma poi dubita se veramente debba dirsi Be-
nedetto il compagno del Piancarpino o piuttosto il fr. Stefano Boemo ricordato dal Chron.
24 Gen. (3), non sospettando che tutti e due furon realmente compagni del Piancarpino,
ma fr. .Stefano soltanto fino ai confini dei Tartari. Peggio però erra il nostro Melissano
quando riportando un errore di altri (che dissero il Piancarpino e fr. Benedetto telorum
idiìms confossi, ad extremum gladio iugulati sunt, et in civitate Armaloch die 20 iunii
huius anni 1248 sepulti), distingue due altri omonimi Minoriti per dirli morti martiri noi
tempo e luogo indicati (4).
1246 — Fr. Lorenzo [da Orte] de' Minori, legato apostoUoo (1246) in Siria,
Cipro, Armenia, Grecia, Iconio, ecc., poi vescovo (nel 1255) di Antivari.
Al mentoyato fr. Domenico di Aragona (n. 54), troviamo succeduto legato apostolico 57
per tutto V Oriente il celebre frate Lorenzo [da Otte] (5), inviato specialmente al patriarca
greco di Antiochia, al Catholicon di Armenia, e al patriarca Maronita del Libano, con
lettere datate il 6 agosto 1246: nelle quali il pontefice loda fr. Lorenzo <ii virum scientìa
praeditum, morum honestate, et in consiUis circumspectum * , e lo munisce di pieno facoltà
« ut evcllat et dissipct, acdificet et plantet, sicut vidèrit expedire » . In quella data allo
stesso Lorenzo, il poute.ice così si esprime : « Ti mandiamo, come angelo di pace, nostro
legato trasmarino in Ai nenia, in Iconio, in Turchia, in Grecia e nel regno di Babi-
lonia (6), con piena ani )rità non pure sopra tutti i cristiani di tali regni, ma eziandio
sopra tutti i greci de' patriarcati dì Antiochia, di Gerusalemme e del regno di Cipro, e
sopra i Giacobiti, Maroniti e Nestoriani, affinchè secondo la prudenza che ti concesse il
Signore, tu quivi abbatti, edifichi e pianti. T ingiungiamo poi specialmente di pigliare sotto
la tua protezione con 1' autorità Apostolica della quale sei fornito, tutti e singoli i Greci,
quale che sì fosse il loro nome, né consentir mai che con alcuna molestia 0 violenza ven-
gano vessati : e delle ingiurie od offese che avessero mai patite dai Latini, domandare agli
(1) Annales S. Pantaleonis Coloniensia nei Monumenta Germaniae historica, Scriptorum
t. XXII p. 542.
(2) Ms. autografo II. II. 181. Index onomaaticus scriptorum Ord. Min. uaqtte ad an. 1650,
al num. 630.
(3) < Dubium oritur an fuerìt (Bcned ictus Polonns) socius Ioannis, cnm in Chron. 24
Gen, noininctur Stephanus Boacmus » : Ms. cit.
(4) Vedi Melissano in addit. ad Wadding. an, 1248 n. 3, t. Ili p. 207. — Cfr. Civezza Storia
t. I. p. 457. — N<i l'Amat di S. Filippo (l. 48-54), nò il Yule, nò altri parlarono con pre-
cisione storica del viaggio e dei compagni del Piancarpino. Alcuni gli dettero anche per com-
pagno fr. Lorenzo dì Portogallo!
(5) Confuso da alcuni coli' omonimo fr. Lorenzo da Portogallo che vuoisi inviato ai Tar-
tari nel 1245. Che il suinmcntovnto sia da Orte, cittadina degli Stati Romani, Io si ricava da
uu Breve diretto nel 1259 ad un suo nipote Andrea da Orte; cfr. lìtdlar. t. II p. 335 n. 484.
(G) Cioò nelle })rovincic della vera Babilonia ossia Messopotamia, e non nell' Egitto detto
impropriamente Babilonia.
216 BIBLIOTECA
67 offensori degna soddisfazione, comandando loro se n« guardassero bene in avvenire, e i
ribelli, ove accadesse, raffrenare e pnnire mercè delle censore ecclesiastiehe». Queste e simili
lettere riportate dagli Annalisti dicono assai più d' ogni elogio. Lorenzo vi si recò in tatti
qne' Inoghi, da per tatto accreditando di presenza (dice l' Henrìon) la &ma che di lai pre>
correva grande di prudenza e di santità (1). — Frate Lorenzo, dopo aver disimparato il
suo ministero, e dopo aver resa giustizia ai Greci di Cipro (e. 1250) con &r richiama
il loro arcivescovo ingiustamente esiliato (2), non sappiamo più per quanto tempo siasi fer-
mato in Oriente ; se non che nel 1255 lo troviamo promosso alla sede arcivescovile di Anti-
varì (3). Di lui il Salimbene: < Fr. Laurentius, amicus et socius meus, similiter morabatur
cum Papa [a Ferrara nel 1251] quem postea fecit archiepiscopum Antivarensem (4) ».
Lorenzo preparò la via alla missione in Oriente del b. Giov. di Parma (Wadd. 1249 n. 4).
1246 — Ambasciata del Soldaao. — Si ha che in quesV anno, uno de' molti
francescani di T. S., si ebbe l' incarico dal Soldano d' Egitto di portar sue lettere
al Pontefice Innocenzo lY. In esse il Soldano accenna a lettere speditegli assai prima,
e che gli furono molto gradite. Dice inoltre di aver ricevuto il messo pontificio
(verosimilmente francescano, e forse lo stesso latore della presente) con affetto, onore,
divozione e riverenza (5).
1246 — Pr, GKifirlielino Boi. — Il nobile Signora Raimondo Bagiacense,
presa la croce dalle mani de' Francescani di Borgogna, parte per la Terra Santa in com-
pagnia di frate Ouglielmo Boi, suo confessore e consigliere e di un altro Minorità,
concessigli da Innocenzo IV (6).
1247 — ArmeniarG^orsia. — Già vedemmo nel 1233 inaugurate le Mia-
sioni in Georgia. La prima missione che vanti 1' Ordine Minoritico in Armenia data
da quest' anno (1247), ove per ordine del più volte mentovato Pontefice Innocenzo IV
vi si recava il francescano frate Andrea (da Perugia?) con altri suoi confratelli, de-
stinati a procurare 1' unione degli Armeni e de' Georgiani colla Chiesa Bomana. Le
gesta di questo Minorità e de' suoi confratelli sono registate dai nostri storici (7). Koi
qui solamente notiamo come i detti Missionari riuscissero felicemente di piegare il
Caiolicon (8) e i suoi vescovi a riconoscere il primato di onore e giurisdizione del
Bomano Pontefice su tutte le Chiese, come risulta dalle lettere del detto patriarca
dirette ad Innocenzo per mezzo degli stessi francescani, ove questi son chiamati religiosi
eccellenti, virtuosi in tutte le opere e meritevoli della stima di tutti gli uomini.
Simili lettere ottenne frate Andrea anche dai vescovi Giacobiti e Nestorìani, nelle
quali confessano la Santa Chiesa Bomana esser madre e capo di tutte le Chiese (9).
(1) I documenti nello Sbaralea Buttar, t. I ; Wadd. t. IIL — Belle pagine nel Civezza
Storia ddle Mìm. t. I p. 405-12, che lo dice di patria incerta.
(2) Buttar, tip. 547. — Vedi Waddingo 1247, e 1249 n. 4. — Cfr. Mas Latrie Hi$L
de Chypre t. 1. p. 857,
(3) Cfr. Buttar, t. II p. 76 nota b. — L' Eubel {Hierarchia t. I p. 92) lo confonde con
fr. Lorenzo da Portogallo legato ai Tartari nel 12fó e forse vescovo di Septa in Africa (cfr.
Buttar. 1. 1 p. 354 n. b. e Wadd. t. IH p. 245 n. 3). — Il Waddingo pure sospetta l' identità
de' due omonimi Minoriti (ib. t. Ili p. 125, n. 14).
(4) Chron. p..227.
(5) Vedasi il docom. nel Wadding, ArmoLe» an. 1246, n. 5. — Stadense, ad an. 1246.
— Diaz iMeema Hierotolymiiana n. XXX.'
(6) Vedasi il Breve nello Sbaralea BvUar. tip. 497.
(7) Cfr. Waddingo an. 1247 n. 13 che non Io dice di Perugia. — Civezza Storia ecc.
t. L e. 9. — Panfilo Storia t. IL e. 14.
(8) Cosi chiamasi il Patriarca d'Armenia.
(9) Vedi anche Fleury, Bohrbacher, e Baynald an. 1247.
SECOLO xm. 217
e. 1247 t — Pr. Enrico da Pisa, Ministro provinciale di Grecia e di Terra
Santa.
Tatto quanto si sa di qnesto Minorità lo abbiamo dal Salimbcne che qni riportiaino, 58
colla gianta di alcnne note per dilncidare la cronologia dei fatti.
«... Eodem anno (MCCXLVII) (1) captnm fuit navigiam mantnanornm apnd Borsellum,
et alind postea ad Gramignatiam.... Et apnd Lnxariam stetcraiit modiolanenscs, brixienscs,
fcrrarienses, bononienses et veneti daobns mensibns. Erat enim valida guerra et intricata
et periculosa. Nam respublica contra Ecclesiam cnm suis seqoacibns vivaciter insnrrexorat,
et e converso. Et patriarcha Antiochenns obiit aipnd Lngdnnnm, qni fuit de Rohertis do
Regio, et tempore magni tcrremotus erat episcopus Brixiensis... Item iste patriarciia parvao
litteraturae fuit; sed recorapensabat hunc defectunU in aliis bonis, qnae facicbat... Porro
cum patriarcha Antiocheno multis annis stetit frater Henrìcns Fisanus, qui fiiit' ex Or-
dine fratrnm Minornm, qui multa bona de praedicto patriarclia mihi et aliis fratribus re-
ferebat frequenter (2). Iste frater Henricus Pisanus ftiit pulcher homo, modiocris tamon
staturae, largus, curialis, liberalìs et alacer. Cam omnibus bene conversari sciebat, condo-
scendendo se moribus singulorum, fratrum suorum gratiam habcns et saecularinm, quod
paucorum est. Item solemnis praedlcator et gratiosus clero et populo fuit. Item sciebat
scribere, miniare, quod aliqui illuminare dicunt (prò eo quod ex minio liber illumiiiatur),
notare» cantus pulcherrimos et delectabiles invenire, tam modulatos, idest fractos, quain
firmos. Solemnis cantor fuit. Habebat vocem grossam et sonoram, ita ut totum replorot
ehorum. Quillam vero habebat subtilem, altissimam et acutam, dulcem, suavem et de-
lectabilem snpra modum. Meus Custos fuit in Senensi custodia, et meus magister in canta,
tempore Gregorii Papae noni (3)... Iste frater Henricus Pisaìius fuit morigeratus homo,
et Deo devotus et Beatae Yirgini et beatae Mariae MagdalQnae. (Nec mirum, quia ecclesia
suae viciniae Fisis habebat vocabalum huins sanctae. In civitate etiam pisana b. Virgo
vocabulum habebat matricis ecclesiae. In qua lui (4) a pisano archiepiscopo diaconus ordi-
natus). Multas cantilenas fecit frater Henricus et multas sequentias. Nam illam littoram
fecit et cantum: Christe Deus — Christe meus — Chrisic Box et Domine...
Item illam cantilonam fecit, litteram cum triplici cantu, s^Wicet: Miser homo, cogita
— facta Creatoris. Item cantum fecit in illa littera magìstri Philipp! cancellarli pari-
sìonsis, scilicet: Homo, guam sit pura — mihi de te cura. Et quia cum essot Custos,
et in conventu Senensi in infirmitorio jaceret infirmns in lecto, et notare non posset, vo-
I
(1) Nello stesso anno 1247, il Salimbene erasi recato a Lione presso il Pontefice.
Chron. p. 62.
(2) Alberto de Rozato o Rizzato, da vescovo di Brescia fa promosso al patriarcato di
Antiochia nel 1226. Come abbiamo già notato sotto un articolo precedente (all' anno 1230
p. 159) Roberto fa in Oriente dal 1229 al 1233, indi in Italia negli anni 1234 38, e poi di
nuovo in Oriente negli anni 1238-45. Ritornato' in Europa mori in Lione di Francia (22 luglio
1246) durante il concilio. (Gfr. Eubel Hierarcìùa I p. 93 e la Revtie de V OrienUlAitin t. Vili
p. 141-43). La lunga convivenza di fr. Enrico col patriarca Antiocheno dobbiamo porla ve-
rosimilmente prima del 1241, essendo che in quest' anno Enrico era Custode a Siena.
(3) Gr^orio IX governò 1227-1241. SalimbeiìKt nacque nel 1221 {Chron. p. 5), vesti l'abito
nel 1238 (p. 11) nel convento di Fano; qualche teinpo dopo, per timore del padre, che voleva
rapirlo, con lettere di Fr. Elia Generale Ministro si portò in Toscana, ove dimorò otto anni :
€ duobus in civitate Lucensi, et duobus in Senensi, et IIII in Pisana» (p, 17): e cosi ab-
biamo per epoca della sua dimora in Toscana gli anni 1238-46 ; e precisamente avremo gli
anni 1240-41 per epoca della sua dimora nel convento di Siena, e del Custodiato di frate
Enrico. Questo calcolo troviamo anche confermato dallo Sbaralea {Supplem. ad Scrip. Ord.
Min. p. 339) che pone il nostro Enrico Custode a Siena nel 1241.
(4) Cioè tra il 1242-46 epoca della bus dimora a Pisa.
218 BIBLIOTECA
68 cavit me et fui primus, qai, eo cantante, notavi illuni cantnm. Item in illa alia littera.
qnac est cancellarii, siniiliter cantura fecit, scilicet: Crux de te volo conqueri.... Sane fr.
Hcnricus Pisanus intimus raens amicns fnit, et talis vere, qualem describit Sapiens in
Prov. XVIII: Vir amàbiìis ad societatem, magis amicus erit, quam frater. Nam et ipse
fratrcm habebat in Ordine contemporaneom raihi, et ego fratrem contemporanenm sibi. Et
longe plos me diligebat, nt dixi, quam germannm et proprinm fratrem. Hic factus fuit
Ministor in Graecia, quae est provincia Romaniae (1), et mihi obedientialem litteram dedit,
per quam possem, si mihi placeret, ire ad eum et esse de provincia sua, cum quocumque
socio voluissem. Insuper ot promisit mihi Bibliam se daturum et alios libros multos. Sed
non ivi, quia eodem anno, quo pervenit illuc, ultimum diem clausit. Obiit autem in quo-
dam provinciali capitnlo celebrato Corinthi (2). In quo loco sepultus, requicvit in pace.
Prophetavit autem, sive futura praedixit, audientibus fratribus, qui in capitulo erant, dicens:
nunc dividimns libros decedentium fratrum, sed poterit esse, qnod usque ad breve tompus
dividcntur et nostri. Bevera ita &ctum Aiit, quia in eodem capitulo fuerunt libri sui di-
visi » (Salimbene Chron. p. 64-67).
1247 — Di un Documento arabo a prò de' Prati del Monte Sion, nel 1247?
59 Neil' archivio dei nostri firmani di Gerusalemme e' imbattemmo in un curioso docu-
mento giuridico, scritto in arabo con data dell' egira 25 rab^el-aual 645, che corrispondo
all' era nostra 31 luglio 1247. In esso è ricordato un frate Giacomo figlio di Narsis
(o Barsis o Parsis, che in mancanza di punti diacritici arabi, questo nome si presta a
varie lezioni) superiore del convento di Monte Sion. — Come già in un altro nostro la-
voro (3), cosi aTiche qui vogliamo ripetere i nostri dubbi, non sull' autenticità del docu-
mento, ma sulle date contenuto in esso, malamente trascritte dal notaio o dall'ufficiale
arabo del tribunale. 11 documento ha varie date dubbie e che si riferiscono ad anteriori
documenti che più non possediamo. Per es., è ricordato un documento dell' egira 504 che
corrisponde al nostro 1110, epoca in cui i Crociati erano padroni di Gerusalemme e della
Terra Santa ! Ciò non ostsinte il documento porta chiara la data de' 25 Bàbi et aual del-
l'anno 645 (= 31 luglio 1247); di più, è vidimato da ben dieci Kadi o giudici, quattro
de' quali vi apposero i loro sigilli, oltre i nomi di nove testi ufficiali.
Il contenuto del documento in parola, è una sentenza a prò de' Minoriti contro un
tale Giacomo cristiano cho reclamava un piccolo terreno, provata proprietà de' religiosi
franchi del convento di Sion. I religiosi franchi provarono con documenti in mano,
cìte detto terreno spettava a loro come credi de' religiosi franchi che li precedett-cro da
tempi assai anteriori, da Omar in poi. — In esso documento sono ricordati i seguenti
Minoriti: — 1", il religioso Giovanni figlio di Pietro — 2°, il religioso Gregorio figlio
di Giacomo — 3**, il religioso Andrea figlio di Gioacchino — 4°, il religioso Fran-
cesco figlio di l'omaso — 5", il religioso Giacomo figlio di Narsis (:=. Narciso?)
supcriore del convento — 6", // religioso Costantino figlio di Giovanni, procuratore
degli affari del convento — 7", Mcnkad figlio di Giuseppe, dragomanno del sopradetto
convento.
(1) La Provincia d'Oriente, unica sino al 12<>.-), ebbe promiscuauiente le varie donomi-
nazioni di Provincia d' Oltremare, di liomania, di Grecia, dì Sìria, di Terra Santa o di An-
tiwiliia. — Cfr. Serie cronolof/tea (lei Superiori di T. S. pp. XHI e n. 2. — Panfilo Storia
conip. I. 4.56-57. — Papini Storia di S. Frane. I. 100, 184. — Cfr. aopra p. 108, 158.
(2) ]h\ quanto paro, 1' anno della morte di fr. Enrico wirobbe il 1247, sotto il quale
anno Suliinbcne ne parla.
(3) Serie cronologica n. 4, p. 4.
SECOLO xm. 219
1248-64. — Pr. Gilbertus Tomacensis: — Hodoeporioon primae profe-
otìonls Sancii Ludovici Qalliarum regie in Syriam.
Prato Gilberto o Guiberto di Tonrnai (f 1270) celebro teologo e predicatore della 60
Francia (1), scrisse quest' opera per testimonianza di Enrico di Gand. il noto dottore e
arcid. di Tonrnai morto nel 1293. L' opera non è ricordata punto dagli storiografi del
Santo re, o bibliografi della Palestina. L' Arturo ne prende nota dal Cousiii : « Guilbertus,
seu Wilbertus Tomacensis dicitnr scripsisse Hodoeporicon primne profcctionis 8. Ludovici
regis ad partes transmarinas, teste Consinio lib. 4 Histor. Tornacens. cap. 8 et 11 (2)»,
Il Waddingo e lo Sbaraloa (3) riportano 1' elenco delle suo molte opere, e da loro è detto
« vir genere nobilis, sed vita ac moribus nobilior ». Nel 1255 Alessivndro IV gli inviava
un Breve elogiando una sua compilazione e chiedendone copia. Morì fr. Gilberto nel 1270
come ha il citato Lecoy.
Il Fabricio a proposito del mentovato Hodoeporicon scrivo quanto segue : « Qnod
vero Henricus Gandavensis (cap. 54) refert eundem scripsisse Hodoeporicon pim memoriae
(sic) Domini Ludovici, Regis Francorum, ad transmarinas partes, illud necdum lucem
vidit quod sciam, licet Miraeus iampridem annotavit Hodoeporicon hoc et Sermones do
Dominicis, Sanctis, Quadragesimale, Chronica atquo alia a Bunderio in indice notata, latere
mss. Tornaci ad S. Martinum, partim Leodici ad S. lacobum et alibi (4)». Nell'antico
archivio papale che si custodiva nel medio evo nella sacrestia de' frati Minori di Assisi,
tra i codd. v' era un Libellus imperfectus de actibus et gestis b. Ludovici regis FraU'
corum ultra mare (5). Noi sospettiamo che l' autore doli' Hodoeporicon abbia accompagnato
nella prima crociata (1248-54) il S. re Luigi IX. — Il Lajard corregge meritamente Nicolò
Staphort che errò nel confondere l' Hodoeporicon di Gilberto con le opero predicabili del
medesimo (6).
1249-61. — n B. fr. Giovanni da Parma, Ministro Generale, coi suoi com-
pagni ftr. Drudone francese, fir. Bonav. d' Iseo, fr. Gherardo Boccabadati da
Modena, è inviato Nunzio all' imp. Vatacio in Nicea, in compagnia dei due
Minoriti greci tr. Salimbene e fr. Tomaso legati dell' imperatore greco, eoo.
E di nuovo al cronista Salimbene che dobbiamo le importanti notizie de' sei mentovati 61
Minoriti che appianarono le difi&coltà e prepararono l' unione, per quanto effimera, delle due
Chiese nel concilio di Lione (1274). Notevole per la nostra storia Minoritica in Oriente
è il ricordo di due Minoriti greci, uno di nome frate Salimbene, V altro frate Totnaso
« lector Constantinopolitanns », e ambo legati dell' imp. Vatacio al Papa. — Sebbene il
Salimbene ci dica che il b. Giovianni abbia condotti seco in Oriente, oltre i frati Drudone
e Bonaventura « et multos alios idoneos fratres^ quorum nomina ponere non expcdit
(1) Vedi Lecòy de la Marche La Chaire frangaise (Paris 1868) p. 4»59. — Vedi special-
mente lina bella bio-bibliografìa su fr. Gilberto di Felix Lajard nell' Histoire littéraire de
la France t. XIX (Paris 1838) p. 138-142.
(2) Martyr. Francisc. snb d. 25 aug. p. 405 § 50 (ed. 2* Paris 1653).
(3) Scriptorea p. 100; Siqyplem. p. 308.
(4) BilìUotheca Latina t. Ili p. 169.
(5) Ehrle Archiv far Litt. u. Kirch. t. I p. 360.
(6) Hiatoire lUt. de la France Ice. cit. p. 141.
220 BIBLIOTECA
61 modo », in sognito omette di dirci quanti e chi essi furono. — Al Clarcno poi dobbiamo
se si sa che anche il celebre fr. Gerardo Boccabadati fa ano tra i molti compagni del
b. Giovanni in Oriente.
A) — Ex Clironic. fratria Salimbene :
« Igitnr anno Domini MCCXLYin, circa festam Pcntecostcs, sìto post, ab Altisio-
doro ad convontam Senonensem desccndi, quia provinciale fapitnlum administrationis Fraii-
ciae ibi celebrari dobobat, et domiiius Lodovicus Box Franciac illac erat vontnrus. Con-
gregato itaqoe capitalo, ministor Fraiiciae cnm diffinitoribas ad fratrcm lohanncm de-
Parma generalom ministrom, qui in illa domo erat, accessit, diccns ei : « Pater, nos
fxaminavimus et approbavimus XL fratres, qui ad capitulum vencrant, prò hcdxmdo
praedicationis officio; et dcdimus eis, et remisimtts cos, ut redeant ad loca sua, ne ex
multitudinc fratrum domus capituU sii gravata». Qnibas gcneralìs ministor rcspondit,
qno<l insipienter et male fecerant, quia hoc non conceditur a ministris proviiicialibus et
diilinitoribns, nisi in abscntia generalis, et addidit: « examiriationem, quam de eis fecisiis,
jam habco approhaiam; sed volo, qnod ovnnes rcvoccntur, et a me officium praedicationis
habeant, secundum quod t» reguìa continctur ». Et factum fuit ita; et fucrunt postoa in
loco capitali usque ad fiiiom (>jns. Plt quia Kex Fraiiciae de Parisius erat ogrossus, et ad
Ciipitnlum veitiebat, cnm jam uppropinqnarot domni, egressi sunt omnes fratres Minorcs
obyiam ci, ut honorifìcc reciperetur ab eis. Et frater Rigaldus ex ordino Mìnorum, ma-
gist<?r cathedratus Parisins et Botomagen.sis archiepiscopus (1), indutus pontiticalibns pa-
ramentis, egressus est domnm, et ibat fostinanter ad Regom, qnaoreudo et dicendo: « ubi
est liexì ubi est Eex? * Et ego sequebar eum: n«m solus et attonitus ibat cum mitra
in Pipite et bacnlo pastorali in manu. Moram onim contnixorat in praeparando so, ita
qnod alii fratres jam orant egressi, et stiibant hinc inde per stratam, versis vultibus e
regione, Regom ventnrnm videro volentes. (Et miratus snm ultra modnm in mcmetipso,
dieoiis: certe l(>gi non semel, noqne bis, quod scnones galli usqiic adeo fuornnt potentes,
qnod duce Brenno, Bomam ccpernnt; nnwc autem muliores eorum, prò majori parte pedis-
seqnae esse videntur. Et, isi Kex Franciao per Pisas, vel ytcr Bononiam transitum fecisset,
totus flos dominarnm de civitatibns nominatis obvius occnrreret. Tnnc recordatus sum,
quod vera est gallicorum consuetudo: nani in Francia soinmmodo burgenscs in civitatibns
habitant; milites vero et nobiles dominae morantur in villis et possessionibns sais). Erat
autem Box subtilis et gracili.s, macilentus, convenientor et longus, habens vultum ango-
licum et faciem gratiosam. Et vcnicbiit ad «H'clcsiam fratrum Minorum non in pompa re-
gali, sed in habito peregrini, haliens capsellam et burdonem pert^rìnationis ad colluni,
qui optimo scapulas regias decorabat. Et voniebat non equcs, sed \)cic8. Et fratres sui
germani, qui tres comites erant, quorum primns llóbertus, ultimus Karoliis diceliatnr,
qui fecit magna et laude dignissima, consimilis humilitate et liabitn, s(>(|uebantur. Nec cn-
rabiit Box de comitiva nobilium, sed magis de orationibus et suflfnigiis panporum. Kcvcra
magis erat dicendns monachus, quantum ad devotionem cordis, quam quantum ad afina
bellica miles. Ingrossus itaque occlesiam fratrum, devotissime factii genuflectiuno, còram
altari oravit. Et cnm ogrederetnr ecdosiam, et adirne sapor ostiam stiirot, ernm jaxta
eum. Et ecce oblatns est ei, et ex parte thesaurarii senononsis e<7clesiao repnicsentatns,
magnns lucius vivas in aqua, in conca lignea de abiete, «juam tnsci bigou'/am appellant, in
qua lavantur et balneantnr infantes rum in <-nnabu]i.s tmtriuntnr. Siquidem c:irus et pre-
tiosus piscia in Francia lucius repnt:itnr. Et rognitiatns est B(*x Uxm mittenti, quam exe-
nium praesentiinti. Deinde dixit liox int'(>lligil>ili vo<'e, quod nnlins ingrciicretur domum
Cifpitnli, nisi ossei miles, exceptis fnitribns, qnìbus Uhiuì volobiit. Cam autem essemns in
aipitulo congregati. Bel coepit diccre fattji sua, n^oinmendando se et fratres suos et do-
minam r(^nam mntrom suam et tot.nn suani societ^item, et devotissime genuflect^udo, iK'tiit
oraiiones et suffragia fratrum. Et ali(|ni fratres do Francia, qui erant juxtji niò, ex devo-
tionc et piotate, quasi inconsolabilltor llebant. Post Begem vero, cardinalis romanae cnriae,
scilicet dominus Oddo, qui quondam parìsiensis cancellarias fhcrat, et cum Koge trai|sfro>
(1) Di qm»to cclòbru MiaoritJi clic accompagnò S. Luigi IX nella infanstsi cruciatsi del
1270 parleremo più sotto, all'an. indicato 1270.
SECOLO xm. 221
tare debebat, cxorsns est loqui: et paucis rcrbis nos oxpedivit. Post istos dnos locntns est 61
frater Johannes de Parma ^eiieralis ministor, coi ox oflìcio incoinbcbat rosponsio, dicons :
. — « Ecclosiasticus docet, XXXII : Loquere major nata, decet enim te primum verbum,
diligenti scientia. llox nostor et domiuas et pater et boiiefactor, et qni coiigrogationis pau-
peram afifabilein se fecit, venit ad nos hamilitor et benigno. Et primo locatus est nobis,
sicnt entn decebat; nec petit a nobis karam et argontam, qnibas por Dei gratiam aerarla
saa snfficientor abandant; sed postolat orationos et saffragia fratram, et prò tali nogotio,
prò quo multipliciter commendandas videtnr. Quia rcvera, liane peregrinationom et crucis
signationem assampsit dominns Bei ad honorem Domini nostri lesa Christi, et ad dandam
Terrae Sanctae snccarsom, et ad debellandam liostes et inimicos fìdei et Crucis Christi, et
ad honorem nnirersalis Ecclesiae, et totias fidei christianae, et prò salate animae saae,
et omniam qni secam transfretare debebant. Qaapropter, qnia fait praecipaas Ordinis bo-
nefactor et defensor, non solam Parisias, yerum etiani in toto Begno suo, et quia humi-
liter venit ad nos cum tam digna societate prò tali negotio ad suffragia Ordinis postnlanda,
dignam et congraum est, ut rependamus ei aliqua beneficia. Et quia fratres de Francia
promptiores sont ad negotium istud sascipiendum, et plus intendunt facerc, quam ego
scirem ìmponere, ideo illis nullam lègem impono. Quia vero ego inchoavi Ordinem visitare,
disposni in mente mea cuilibet sacerdoti prò Bege et prò tota sua societate qaatuor missas
ìmponere : unam de Sancto Spirita, aliam de Cruce, tertiam de beata Virgine, et quartaui
de Trinitate. Et si contingat, quod filius Dei vocet eum de hoc mundo ad Patrem, adhnc
per fjratros superaddantur majora. Et si non respondi sufficienter secundum desiderium
suum, ipse Bex sit dominus praecipiendi ; quia ex parte nostra noti deest qui impleat,
sed qui jubeat». — Audiens haec Bex regratiatus est generali ministro, et in tantum
acceptavit responsionem suam, quod voluit eam litteris generalis et sigillo confirmatam
habere. Et factum fuit ita. — Porro Illa die Bex fecit expensas et comedit cum fratribus. Et
comedimus in refectorio. Et comcderunt ibi trcs fratres Begis, et cardinalis romanae curiae,
et generalis minister, et frater Rigaldus archìepiscopus Botomagcnsis, et provincialis mi-
nister Franciae, et custodes et diffinitores et discreti, et quotquot de corpore capituli erant,
et fratres hospites, quos forenses nominamus. Cognoscens itaque generalis minister quod
cum Bege erat nobilis et digna societas, scilicet tres comites, et romanae Ecclesiae legatus
et cardinalis, et Botomagensis archiepiscopus, noluit se obstentare in faciendo opere suo,
quanquam invitaretnr, ut juxta Begem discumberet; sed magis voluit opere implere, quod
Dominus docuit verbo et moiìstravit exemplo, scilicet curialitatem et humilitatem. Elegit
igitur frater Johannes et discubuit in mensa humilium; sed nobilitata est ex praesentia
sua, et multi, aedificati ex hoc, habuerunt bonum exemplum. Porro Illa die Bex implevit
Scrìpturam, quae dicit, Ecclosiasticus lUI: Congregationi pauperum affabilcm te facito.
Habuimus igitur illa die, primo corasas, postea panem albissimum ; vinum quoque, ut ma-
gnifìcentia regìa dignum erat, abundans, et praecipuum ponebatar. Et juxta morem galli-
cornm, erant multi qui nolentes invitarent et cogerent ad bibendum. Postea habuimus fabks
recentes cum lacte decoctas, pisces et cancros, pastillos anguillarum, risum cum lacte amigdu-
larum et pulvore cynamomi; anguillas assatàs cam optimo salsamente; turtas et juncatas;
et fructus necessarios habuimus abundanter atque decenter. Et omnia curialiter faerunt
apposita et sedulo ministrata. Sequenti die Bex a^ressus est iter suum. Ego vero, finito
capitulo, secutus sum Begem. Habebam enim obedientiam a generali ministro eundi in
provinciam Provinciae ad morandum. Et facile fuit mihi ipsum Begem reperire, quia de
strata publica declinabat frequenter, ut iret ad heremitoria fratrum Minorum et aliorum
religiosorum hinc inde a dextris et a sinistris, ut se eorum orationibQs commendaret. Et
hoc negotium semper exercuit quousque pervenit ad mare, et arripuit iter, vadens ad Terram
Sanctam. Cum autem visitassem fratres de Altisiodoro, de quorum conventu fuerani, ivi
una die Urgeliacum, quod est in Borgundia nobile castrum, in quo corpus Magdalenae
credebatur tane esse. Et in crastinum erat dies dominica. Et summo mane Bex venit ad
fratres ad suffragia fratrum poscenda. Et totam comitivam suam Bex dimisit in castro, a
quo fratres valde parum distabant. Et duxit Bex secum solam modo tres fratres suos, et
aliquos servientes, qui equornm essent custodes. Et, facta gonuflexione et reverentia coram
altari, fratres rospictebant sedilia et ligna in quibus sederent. Bex vero sedit iji terra et
in pulvere, ut vidi ocnlis roeis. Ecclesia enim illa pavimentata non erat. Et revocavit nos
ad se, dicens : « venite ad me, fratres mei dtUcissimi, et audite verba mea » . Et fecfmus
222 BIBLIOTECA
Ol circniam circa onm, in terra com eo sedendo; et fratres sai germani similiter. Et fecit
recommondationom saam, et poposcit orationes et snffragia fratrom secnndum formam sn-
perias jam descriptain. Et, post responsioneni sibi factam, egrcssns est ecclesiam, at iret
vìam snam. Et dictam est ei, qiiod Karolas ferventer orabat. Et Bcx gandebat, et patienter
oxpectabat fratreni orantom, nec ascendebat eqatini. Et alìi duo fratres comites forinsecns
similiter expectabant com S^e. Et Karohis erat janior frater et comes Provinciae (ba-
bebat enim sororem reginae nxorem), et faciebat maltas genntlectiones ad altare, qnod erat
in ala ecclesiae jnxta egressnm. Et ego videbam et Earolam ferventem orantem, et Kegem
jnxta ostiam exterius patienter expectantem ; et mnltum fui aedificatns. Post baec Rex ivit
yiam suam; et finitis negotiis suis, ad sibi praeparatam naviginm properavit. Ego vero
ivi Lngdannm et adhnc inveni ibi dominam Papam Innocentium qoartnm cnm cardtnalibns
snis » (p. 93-97).
«... Papa etiam Inoocentins qnartns diligebat fratrem lohannem sicnt animam snam;
et, quando ibat ad enm, recipiel)at enm ad oscalnm oris; et cogita vit eum facere cardi-
nalem, sed, morte praeventns, non potnit. Vattatius (1) similiter, Imperator graecornm,
andiens sanctitatem fratris lohannis de Parma, misit ad Papam Innocentium quartum
rogando qnod mitteret ei fratrem lohannem generalem; quia sperabat, qnod per enm
graeci redirent ad praecepta romsnae Ecclesiae. Cnmqne ibi esset frater Johannes, tantum
dilexit enm Vattatim, qnod volnit sibi donaria multa dare, qnae frater Johannes omnia
recusayit. Cam autcm vidisset Vattatius quod frater Johannes nihil accipere voluit, habuit
indo bonnm exemplnm ; tamen multam thesanrum sibi lìbenter dedisset. Tane rogavit eum,
quod, amore sai, cum eqoitaret per Graeciam cum societate sua, portaret in mano quam-
dam scuriatam, quam dedit ei. Ille vero, putans esse flagellum ad rerberandam equum,
accepit illud, reminiscens illius versus:
Nil nocet admisso (idest: Teloci) subdere calcar equo.
Cam igìtur tale signum graeci viderent, quod erat imperiale, omnes coram fratre
lohanne genuflectebant, sicnt fEiciant latini, quando Corpus Domini eleratur et demon-
stratur in missa : et faciebant ei et societati suae Omnes expensas. Et sic reversos est frater
Johannes ad Papam Innocentium, qui mìserat eum » (p. 133).
Anno Domini MCCXLIX, cum abiiarem in convento lanaensi placuit fratri Nan-
telmo ministro meo ut irem ad generalem ministrnm prò negotiis provinciae lanuensis:
et in festo b. Mathiae Apostoli [25 febr.] intravi mare et in qnatuor diebus perveni Areas
ad locum fratris Hugonis . . . Eramus enim in principio maioris quadragesimae . . . quia
quadragesima imminebat . . . Post prandium vero arripui iter ut irem ad generalem mi-
nistrnm, quem post dies convenientes, Avignioni inveni, quia redibat ab Hispania, revo-
catus a papa Jnnocentio quarto, qui morabatur Lngduni, ut mitteret eum ad graecos, de
qnibus erat spes, ut, mediante Vattacio, cum romana Ecclesia reconciliari deberent...
Post haec ivi Lugdunum cum generali ministro, et, cum fiiimus Yiennac, invenirous
nuntium Vattacii, quem miscrat ad Papam prò generali ministro. Eie erat ex Ordino fra-
tram Minorum, et dicebatar frater Salìmbene sicut et ego, ot erat graecns ex uno parente
et latinus ex altero (2); et optime loqnebatur latinis verbis com clericam non baberet,
optìme etiam in vulgari noverat graecam et linguam latinam; quem generalis assumpsit
et doxit Lagdunom. Cumque accessisset generalis ad Papam, suscepit enm Papa ad osca-
Inm oris et dixit sibi: ^parcat tibi Deus, fili, quia multum stetisti, quare non venisti
eques ut citius venires ad me? an quia equitaturas et expensas dare non possum, ideo
(1) Imperatore Giovanni III Dacas detto Yatacio (1222-55 f) mori in età di 62 anni:
Patriarca greco era Emmanuele (1243-55 f ), succeduto a Metodio.
(2) Di questo fr. Salìmbene greco, come del seguente fr. Tomaso « Lector Constantino-
politanus graecus ex Ord. Min. > sì hanno queste poche notizie dal solo cronista Salimbene.
Da esse però ricaviamo non solo il progresso dell' Ordine Minoritìco fra i Greci, ma che in
oltre a Costantinopoli vi era lo studio con propri lettori o Maestri in teologia. Più tardi,
nel Concilio di Lione (1274), vedremo un altro Minorità greco tfr. Ioannes de Balastn de
Coìtstantlnopoli * interprete dell'Imperatone e de' prelati greci (^Anal. frane, t. II. pp. 86, 88;
Sbaralea BuUar. X. III. p. 217).
SECOLO xm. 223
dimisisti?* Cni frater Johannes respondit: * pater, satis celeriter veni, visis Utteris vestris, 61
sed fratres per qtios transibam, mihi impedimcfito fuerunt » . Cui Papa dixit : « utiles
habemus rumores, scilicet quod gracci reconciliari velini cum romana Ecclesia; qua-
propter volo quod vadas ad eos cum bona societata fratrum Ordinis lui, et poter it esse
quod, te mediante, aliquid boni Deus digndbitur operari: ex parte autem mea omneni
gratiam quam volueris, habeas». Cui dixit frater Johannes: «pater, non deest qui im-
pleat, sed qui jubeat, nam paratus sum, et non sum turbatus, ut custodiam mandata
tua». Cui Papa dixit: «.benedicaris tu, fili, quia bona est responsio tua». Erat antom
tane temporis Lngdani lector constantinopolitanus frater Thomas graecus ex ordine Mi-
norum (1), qai sanctus homo erat, et graece et latine optiine loquebatnr. Hnnc genoralis
assumpsit nt ad graecos dnceret secnm, nam ad hoc etiam venerat a Vattatio missns.
Duxit enim secam fratrem Drudonem (2) ministrnm Bargandiae, qui erat nobilis homo,
pulcher et litteratns et sanctus, nam magnus lector erat in theologia, et qualibet die fra-
tribus praedicare volebat: duxit similiter secum fratrem Bonaventuram de Yseo (3), qui
erat famosus homo et antiquus minister in diversis provinciis : duxit et multos alios ydo-
neos fratres, quorum nomina ponere non expedit modo; et finita septimana paschali, a
Lugduno recessit » (Salimb. Chron. p. 148-49).
«... Undecimus [socius fratris Ioannis] (4) frater Drudo, minister Burgundiae, lector
in theologia, qui qualibet die de influentiis divinis fratribus praedicare volebat, ut auribus
meis audivi, cum in Burgundia essem cum eo. Hic fuit nobilis homo et pulcher, et hone-
stae et sanctissimae vitae plusquam credi possit; nam ultra humanam aestimationcm miro
modo fuit Deo devotus. Hunc duxit secum frater Johannes de Parma, quando Papa Jn-
nocentius quartus boiiae memoriae misit euni ad gfaocos, ut oos reduceret ad unitatem
fidei cum romana Ecclesia. Duodecimus socius fratris lohannis de Parma fuit frater Bo-
naventura de Jseo (5) quando frater lohannes ivit ad graecos missus a Papa. Fuit autem
(1) Vedi la nota precedente.
(2) Altre notizie su fr. Drudone vedi in Chron. 24 Gtn. {Anal. frane, t. Ili p. 244-45 ;
e cfr. ib. p. 374 n. 4). — Cfr. Lemmens Fragmenta minora: Calai. Sanctorum p. 27-28.
(3) Di lui vedi in Chron. 24 Gen. {Anal. frane, t. Ili pp. 263, 269, 277), ove, sulla
testimonianza di fr. Pellegrino da Bologna, si ha che frate Bonav. da Iseo fu il vicario del
Generale Crescenzio al Concilio di Lione nel 1245, e non il b. Giovanni da Parma, come
scrisse il Salimbene {Chron. p. 60) seguito poi dal P. Panfilo (Storia I. 590) che suppose erronea
la testimonianza di jfì*. Pellegrino. Ma anche il nostro fedelissimo Salimbene poteva errare
scrivendo 40 anni dopo, se non vogliamo supporre che tutti e due, Giovanni e Bonaventura,
o simultaneamente o successivamente fossero intervenuti al Concilio come vicarii di Crescenzio.
Del resto, una decisiva prova la troviamo in calce di una Bolla dì Inn, IV (nella quale si con-
fermano i privilegi del re d' Ungheria) data Lugduni 3 idus iulii anno tertìo, e controfirmata
dai due arcivescovi Minoriti Odone Rotomagense e Leone di Milano, e tra questi firma anche
frater Bonaventura vicarine Minisiri generalis fratrum Minorum. (Vedi Bongars Gesta Dei
p. 1195, e Sabatier Opuscvles 1. 1 p. 134). Abbiamo inoltre la testimonianza del cronista fr. To-
maso di Pavia (vedi l' art. sotto l' an. 1280) che fu compagno di Bonaventura nel detto Concilio.
(4) Il Salimbene a pag. 317-19 parla di altri dieci socii o compagni del b. Giovanni da
Parma, ma osserva che « non omnes supradictos socios simul habuit, et secum ducebat, sed
successive, quia volebat Ordinem circuire et visitare » . Tra questi era anche fr. Andrea da
Bologna, Ministro di Terra Santa, di cui parliamo altrove.
(5) Oltre il celebre fr. Elia di Cortona che si occupò (come abbiamo visto a p. 116-17) di
cose di Alchimia, troviamo anche il nostro Bonav. da Iseo occupato in simili materie, come
ci consta da due codd. che portano il nome *strano di Compostella. Di uno, che esisteva nella
biblioteca dei PP. Min. Conventuali di Pieve in Toscana, abbiamo un saggio nello Sbaralea
{Supplem. ad Script, p. 177); e di un secondo cod. della Riccardiana di Firenze, segnato
n. 119 (ms. cart. in fol. a due colonne della fine del sec. XIV, o dei primi del sec. XV)
diamo qui le seguenti indicazioni. Si noti che, tanto Elia come Bonaventura visitarono l'Oriente;
e dall' Oriente, senza dubhio, portarono gran parte della loro scienza esperimentale che tro-
224 BIBLIOTECA
61 frator Bonaventura antiqaos tam in ordine, qoam in aetate, sapiens et indnstrìas et sa-
gacissimns, et homo hoiiestac et sanctae vitae, et dilectns ab IciHno de Bomano; veratn-^
tamen nltramoduui baronizabat, cnm fìlins fuerit cninsdam tabernariae, ut dicebatar. Hic
fbit antiquus minister in ordine; nam in provincia Provinciae fnit minister, et in provincia
Janncnsi minister, et in provincia Bononiae minister, et in Marchia trivisina minister:
magnnm volnmon Scrmonnm fecit de festivitatibns et de tempore; laudabilem finem habuit,
CQJns anima requiescat in pace * (pag. 319).
Abbiamo visto che secondo il Salimbene, frate Giovanni si mise in via per V Oriente
dopo la settimana di Pasqua, la quale nel 1249 cadeva sccundo o pridie mmas aprilis,
cioè ai 4 di aprile. Quindi erra il Chron. XXIV Gen. (1) che pone il viaggio nel 1254.
Frate Giovanni da Lione scendeva a Genova (Salimb. p. 151), e verso la metà di giugno,
dello stesso anno 1249, passava per Parma (id. p. 159). Salimbene non ci dice altro del
viaggio, né meno del risultato della missione di fr. Giovanni. L'Affò (2) ce lo t& giungere
a Costantinopoli presso l' Imperatore e Patriarca Emanuele (3) senza accorgersi che Co-,
stantinopoli era ancora in potere de' Latini (13 apr. 1204 — 25 iul. 1261), e che l'Impe-
ratore e il Patriarca greco risiedevano in Nicea di Bitinia. — L'itinerario di Giovanni
dovette verosimilmente esser questo: dall'Italia a C.poli, e da II. a Nicomedia (Ismit)
peV mare, e da Nicomedia a Nicea per terra. Quando poi vi giunse, quanto tempo preci-
samen te vi si fermò, e quando ritornò dal Papa, nulla si ha di certo. La testimonianza
autorevolissima di fr. Nicolò di Cnrbio, Minorità, cappellano e biografo di Inn. lY, ci as-
▼iarao in questi codici. — La Compostdla di £r. Bonaventura principia nel cod. Riccardiano
a fol. 142 v. 2 : e In nomine Dni. amen. Incipit liber Compostille multorum ezperimentorum
veritatis, ex dictis fratrìs Bonaventure de Yseo ordinis Minorum, quem composuit Yeneciis
existens in conventu fratrum S. Marie et in conventn loci Vinee [Convento ottenxUo dai FF.
nel 1256]. Et est liber' medicinalis et alchimie, cnius capitula sunt multa, quorum tabula hec
est: fìiit autem tempore domini Raineriige [ficl per Rainerii Zeni, Doge, an. 1252-68 f ] ducis
Vcnetìs. — ProJiemium CompostiUe : Compostilla est liber compositus et inventus a fre. Bona-
ventura de Yseo ord. fratrum Minorum ex dictis multorum phiiosophorum qui delectati sunt in
scientiis secretis secretorum, experimentorum artis, operis auri et argenti, que apud nos vo-
catur alchimia...». Segue la divisione dell'opera in quattro libri coi respettivi capitoli. Il
Prohemium quarti operis (fol. 143) principia : < Grandis gratia Dei est in homine... » , e ter-
mina : « Ego quidem fr. Bonaventura de Yseo ord. Minorum fui amicus domesticus et fami-
liarìB fratris Alberti Theotonici de ordine Predicatorum : multa contulimus de scientiis et de
expcrimentis in cartis eccretorum, ut nigromantìe, alchimie etc. > . Al fol. 166 r. 1 : e Explicit
liber Compostille fratrìs Bonaventure de Yseo... Igitur lege, adverte et fatiga et proba re-
eeptas... Et sic est finis huius, ideo gratias ». — Immediatamente dopo (fol. 166 r. 2-177 r. 2)
segue un' altra simile opera attribuita a fr. Elia di Cortona : Incipit liber alchimicaXia quem
fr. Helya edidit apud Fredericum imperatorem: Liber lumen luminum transactus de sarra-
ceno ac arabico in latinum a fratre Cypriano ac compositus in latinum a generali fratrum
Minorum super alchimicis. Incipit liber, qui lumen luminum dicitur, ex librìs medicorum et
experimentìs et phiiosophorum et disciptlnarum exercitarum ac experìmentorum facilium nec
non rerum electarum et scientiarum mirabilium quibus nobilis atque prudens medicus sen
alchimista indiget habere noticiam... Explicit liber prìmus alchimie. Incipit 2us de ere quo-
modo transmutetur in lunam (sic !). — Dopo sei libri termina : « 50 partes iovis et convertet
eas ad se etc. et sic est finis. Et sic est finis huius libri, ideo gratias > .
(1) Anal. frane, t. III p. 277; cfr. Und. t. II p. 73 n. 10.
(2) Vita del b. Giov. da Parma p. 44.
(3) Manuele II Charitopulo, tenne il patriarcato entro gli anni 1244-55, e dalla storia
sappiamo che egli non abboriva l'unione. Cfr. Acta SS. t. I aug. p. 158*.
SECOLO xm. 225
sicura col Salimbenc, che fr. Giovanni ritornò dal Pontefice a Lione, quindi prima della 61
Pasqua del 1251 ; poiché dopo Pasqua il Papa s' incamminò per l' Italia. Ci piace ripor-
tare por intero il racconto di quest'altro teste contemporaneo e presente ai fetti corno il
Salimbenc :
B) — Ex vita Innocentii Papae IV:
« Ad Graecos quoque et Baceium [= Vatacium} Imperatorem ipsorum misit ipso
Dominus Papa virum religiosum fratrem lohannem de Parmeno generalem Ministruni or-
dinis Minoruiu, vitae maturitate praeclarum, Doctorem in tbeologia egrogium, dans ipsi
socios et sequaces eiusdom Ordinis fratres, viros sapientia doctos pariter et maturos, ad
rc'ducendum illos ad fidei certitudinom et Ecclesiae unitatem, ut fieret nnum ovile et unus
pastor; quibus illnc usque Deo volente deductus, ordinatis bine inde quaestionibus super
quibnsdam casibus et eorum erroribus, quibus errabant et in sua pertinacia se tenobant,
tam super processione Spiritus Sancti, quem cosserebant non a Pilio, sed solum a Patro
procedere, quam de reverendo sacramento eucharistiae, quod dicebant debere confici, non
de azjmo sed potius fermentato, et quibusdam aliis suis ritibus et doctrinis, decìdentes
ipsi a suis opinionibus, cum non haberent eorum stabile fulcimentum, deventum est tjxn-
dem et denuntiatnm quod ex eis super iis decidendis et parendo Ecclesiae Eomanae man-
datis, solemnes nuntii ad sedem Apostolicam mitterent. Diebus vero (^sicj frater Johannes
Minister et eius socii memorati apud Lugdunum ad praesentiam Summi Pontificis remea-
runt (1) » .
Dopo il Salimbene e il da Curbio, abbiamo le seguenti notizie che ci dà il Clareno
sul b. Giovanni in Oriente, e specialmente sul suo compagno fr. Gerardo da Modena:
0) — Ex Historia septem Tribulationum fr. Angeli Clarcni:
« Missus [fr. Ioannes] ad Grecos septimo administrationis sue anno (2) ut legatns a
summo Pontifice, in tanta ab Imperatore et Patriarcha religionis eorum et omni clero et
popula est habitus reverentia et estjmatione sanctitatis vite et divine sapientie, ut non se
pntarent hominem quempiam prudentem et ernditum videre, sed unum de antiquis patribus
et doctoribus, vel aliquem de Christi discipulis. Nempe omnis concordia et unitas, que
prin\o cum papa Clemente [7F» 1265-1268] et postea cum papa Gregorio [X" 1271-1276]
tractata, et patenti confessione in concilio generali [Lugduni 127'i] ex parte Imperatoris
et Grecorum ostensa et publicata est, initium et originem traxit a fratre lohanne et so-
ciis. — Cuius principalis sociua frater Girardtts (3), cum in foro Constantinopolitano po-
(1) Baluzii-Mansii Miscellanea t. 1 p. 198. — Per la vita del nostro Beato, oltre i citati
afutori, cfr. Ubertino da Casale (Arbor Vitae Prol. f. 1, e llb. V e. 3), Angelo Clareno {De
Tribul. in Archivf. Utter. undKircheng.X. II pp. 262-87), il Pisano (Conform. 8*), specialmente
il Waddingo {Annales an. 1249 n. 4-5, an. 1250 n. 2, e an. 1256 n. 38), lo Spondano (an. 1249
n. 17), il De Gubernatìs {Orhis Seraph. de Miss. 1. 1 p. 260 n. 43), il Pagi (Brewar. histor. t. II
p. 181 n. 44, e p. 193 n. 13-15), Du Cange (Hist lib. 5 e. 1, e e. 4), i tre volami d^li Ano-
Iccta franciscana, e il Emo P. Luig^ da Parma Vita del b. Criov. (2" ed. Quaraccbi 1900).
(2) Corrige : « terUo administrationis suae anno > , che corrisponde al 1249, anno certo
della sua missione in Oriente. Come vede il lettore, l'errore del Chron. 24 Gen. più sopra
citato (p. 224), che pone il viaggio del b. Giov. nel 1254, ha origine dall' errore del Clareno.
(3) E questi il celebre fir. Grerardo da Modena (de Mutino) de' Boccabadati, sopranno-
minato Moietta nel secolo, come ci assicura il Salimbene: «... ex potentìbns et divitibus
parentibns natus, scilicet de Buccabadatis. Hic fdit de primitivis firatribus unus, non tamen
de duodecim. Amicus et intimus fuit b. Francisci, et aliquando socios. Cnrialis homo fuit
valde, liberalìs et largus ; religiosns et honestus, et valde morigeratus, temperatus in verbis
et in omnibus operibus suis. Parrae litteraturae fuit; magnus concionator, optìmus et gra-
tiosus praedicator. Totum mondum circuire volebat. Hic prò me rogavit fratrem Heljam
BibUot. — T<m. L 16
226 BIBLIOTECA
61 pulo prodicarot, in colum suspiciens ad modicum snstitit ot lacrimis perfiisus ad populum
conversus dixit: * Modo aquila capta est». Et seipsum explicans ad populum conversus
denuo ait : « Modo rex Francie vir sanctus Ludowicus captus est. Orate Deum prò li-
beratione ipsius et salute omnium, qui cum co sunt » . Annotaverunt diem et horain ot
ipsa eadom die et bora a saracenis captum [5 Apr. 1250], none sanctnm, regem Ludo-
wicum fuisse roperierunt. Hoc ego semel, et seenndo et tertio audivi a venerabili et reve-
rendo viro episcopo Bondunucie (1), qui tunc oius predicationi presens erat et diem et
horam signavit et cum ceteris reperii. Hniic, cum misisset frater Johannes ad visitandos
fratres provinciae Romanie, Venetomm navis portabat sub hoc pacto, quod ipsum poneret
in portu Corono [presso Moreà]. Cumque navis venisset ad conventionis locam, rogabat
eos frater Gerardus, quod iuxta promissnm ponerent enm in loco prefato. Naute vero
prospernm habentes tempus, proptor magnum damnum et periculum, se promissnm implere
non posse fìrmabant. Quod vir Dei audiens, secessit ad modicum etoravit; statimquo miro
modo audivit Deus orationom servi sui, et contrarinm ventura misit, quo coacti applicave-
runt ad locum promissum, ac ponentes eum in scapha miserunt ad terram. Ips» vero
nautis, qui portaverant ipsum dixit: « lìedite quam cito, et patronis dicite navis, quod
iter suum faciant, quia hie venfus naturalis non est, sed missus est a Beo, ut prelati
mei ohedicntiam compleam ». Qui -audientes verbum et maris aspicientes undas cognove-
runt ita esse, et ancoras, quas proiecerant snbstolentes perrexerunt iter suum. Ipsi antera
naute et dominus Raphael Natalis, cum ante locmn illum navigarerans, prò magno mi-
racnlo referebant, quod ibidem de ilio fratre contigerat. Similes sibi socios vir sanctus
habcro studebat, ut exemplum sancte conversationis eorum ad bonnm fratres, qnos visi-
tabat, posset adtrahere (2) » .
L' AITÒ, il Emo P. Luigi di Parma ed altri, toccano appena e alla sfuggevole il ri-
sultato della legazione dì fr. Giovanni, dandoci a credere che lo zelo apostolico di lui non
avesse sortito il sospirato effetto, sia per la mala fede dei greci, sia perchè i loro amba-
sciatori furono spogliati per via dai masnadieri e perciò costretti di ritornarsene in dietro.
— È vero che alcuni ambasciatori del Vatacio, circa quel tempo, spogliati e maltrattati
nel regno delle due Sicilie, si videro costretti ritornare in Oriente; ma è poi fuori di dubbio
generalem ministrum... ut ad Ordinem me reciperet; et ezatidivit eum apud Pàrmam, anno
Dni. 1288. Huius socius aliquando in itinere fai. Huic tempore illius devotionÌB praedictae
[ciot : apnd Parmam tempore illius devotionìs, quod dictum fiiit AUéluja, nel 1233] parmenses
totaliter dominium Parmae dederunt, ut eorum esset Potestas, et conoordaret eos, qui guerras
habebant, ad pacem. Et sic fecit... Cum fratre Gerardo fui infirmus apad Ferrariam infir-
mìtate de qua mortuus est. Et veniens ipse Mutinam, circa annum novum, ultimum diem
clausit. Sepultus est in ecclesia fratrum Minor um in sepulcro lapideo. Et multa miracula
Deus per cum operari dignatus est...» {Chron. p. 36-37. Cfìr. anche il Chron. Parm. in
Muratori t. IX p. 766). — Il Puteolano Io ricorda tra i socii famigliari di S. Francesco : « Gre-
rardus de Mutina ibidem sepultus, vir multis fulsit miraculis. Hic fuit cum b. Francisco,
cum praedicavit avibus » (Misceli, frane, t. Vili p. 58). Gerardo nel 1230 era al Gap. Gren.
(Ecclest. p. 242), e nel 1263 tentò invano di convertire fr. Elia (Salimb. p. 412). Egli mori
entro gli anni 1254-57 come possiamo ricavare dal riportato brano di fr. Salimbene che di-
morò a Ferrara per sette anni 1250-57. Vari scrittori confusero il nostro Gerardo coli' altro
fr. Gerardo Bangoni da Modena ricordato pure dal Salimbene (p. 31) e stato già podestà
di Arezzo nel 1224-25 (Murat. XXIV p. 859). Il Civezza (Storia d. Miss. t. Ili p. 172) cita
la seguente opera che avremmo desiderato di conoscere : « Dei beati Gherardo Bangoni e
Gherardo Boccabadati di Modena dell' Ord. de' ff. Minori, dissertazione dell' ab. Gir. Tira-
boschi, edita per cura del dott. Luigi Maini, con addizioni relative specialmente al b. Ghe-
rardo Boccabadati. Modena 1856 > .
(1) Bodonitza presso le Termopili.
(2) Clarenus Historia Tribulationum Ord. Min. in Archiv fUr Litter. und Kircheng. IL
p. 268-69. \
SECOLO xm. 227
che altri ambasciatori, vivente ancora papa Inn, IV, arrivarono felicemente in Caria, pre- 61
sentando al Papa una serie di articoli, in parte approvati dal suo successore Alessandro rV(l).
Gli ambasciatori erano: gli arcivescovi di Cizico e di Sardi, il conte Angelo e Teofilatto
grande interprete del Vatacio; e questi certo vennero in Italia o con fr. Giovanni (2), o
poco dopo di lui, e senza dubbio per le trattative da esso intavolate ; le quali però trattative
restarono sospese per la morte di papa Inn. IV, del Vatacio e del patriarca Manuele II,
trapassati tutti e tre nello stesso anno 1255. Non è vero dunque che la legazione di fr.
Giovanni riuscisse infruttuosa; anzi ad ossa dobbiamo, se non altro, quella serie di articoli
che poi servirono di base alle susseguenti trattative continuato da Minoriti, sino al celebre
concilio di Lione (1274), come vedremo (3).
Non appena licenziato per la stampa il presente articolo sulla missione del b. Gio-
vanni in Oriente, ci giunge in proposito una bolla di Innoc. IV fin qui inedita e testé
rinvenuta dall' illustre Sabatier nell' archivio del Sacro convento di Assisi (Baccol. III^
bulla n. 6) e dallo stesso pubblicata nella Hevue historique di Parigi (4). Ilssa conferma
quanto abbiamo detto più sopra sul felice risultato delle trattative del b. Giovanni, e del
suo ritorno a Lione accompagnato da apocrisari greci.
Innocentius episcopus servus servorum Dei Venerabilibus fratribus Archiepiscopis et
episcopis ac dilectis filiis nobilibus viris.. Magno Interpreti et.. Kalothito Legatis Grecorum
ad sedem apostolicam accedentibus. Salutem et apostolicam benedictionem. Dilatatum est
cor nostrum in Deo pre gaudio vehementi, audito quod prudens Grecia, novo superni sideris
irradiata fulgore, gratanter accepit humilem pacis angelum dilectum filium fratrem lohannem
Generalem ordinis Minorum Ministrum, sibi ab apostolica sede transmissum, et per ipsum
salutaris verbi pulsata Consilio, in auditu auris concepit monita sanitatis de curanda veteris
peste discidii, quo universalis ecclesiae unitatem orientalis discessio dampnabiliter secuit, per
vos quos dignos tante legationis baiulos indicavit, deliberans nobiscum saluberrimum inire
tractatum. 0 si vobis, preducem divini ductus stellam sequentibus, subsequens vos oriens
(1) Vedasi il docum. in Wadd. an. 1256 n. 38-39, t. IV p. 37-40; riportato o compen-
diato poi da altri storici.
(2) Come vuole il Du Gange Hist. lib. 5 e. 4, citato dal Le Beau Storia del Basso im-
pero (Contili, al Rolin, Venez. 1826, t. 96 p. 67-69).
(3) Abbiamo letto tra gli altri anche uno studio sul b. Giovanni, scritto da Felix Lajard
membro dell' Istituto di Francia, e inserito nella celebre Histoire littéraire de la France (t. XX
p. 23-38). Perché il lettore vegga con quanta incredibile legerezza si ignori e profani la ve-
rità anche da accademici, noteremo soltanto quello che il Lajard dice sulla duplice missione
del b. Giov. in Oriente. Nella prima (1249), Giovanni non riuscì a nulla : « il n'en resulta
aucun rapprochement entre les deux églises » (p. 30). La seconda volta (1289) Giovanni
€ demanda la permission de retourner chez les Grecs, et de s'employer encore, disait-il, à
la réeonciliation de leur Église. Le pape Nicolas IV y consentit, prenant pour un courage
admirable dans un octogénaire, cet inutile et dangereux retour d'une activité trop longtemps
interrompue. lean se mit en route et n'alia pas plus loin que Camerino... Si l'on consìdére
que lean de Parme, honorablement accueilli par les GrecS, ne les disposa aucunement à
rentrer sous la domination de l'Èglise latine, il sera permis(?!) de penser qu'il ne prenaìt
pas fort à coeur l'extinction de leur schisme; et l'on comprenderà (!) comment, à la fin de
ses jours, il désirait vivement d'alter mourir au milieu d^etix » ! (p. 31-34). Lasciamo il giu-
dìzio alle anime imparziali e oneste di dirci quanta onestà e verità vi sìa in questo criterio
dell' accademico Lajard. A noi piace constatare ogni tanto questo procedere di simili sentori,
perché si vegga con quanta lealtà si scriva la storia, la quale, assolutamente per tutti, non
dev'essere altro che la pura verità, sacra ad ogni anima onesta.
(4) Tomo LXXXIX (Nov.-Decem. 1905) p. 815.
228 BIBLIOTECA
61 ili domuui iiidividnutn sponso uiiìcc rcducatur, in quain cum primo creata in revelationem
geiitium lux celestis illamiiiationis indiuit, ostcìidciis in commnnioiie orthodoxe coUectionis
ili Christuin inveiiiri pie adorandam intemerate fidci voritatem. 0 si temporibus nostris
celitus infundatur hec giatia, quod inter lios fluctus, quibus agitatur iiisuperabilis beati
Petri navicnìa, vetus rima scissure qne potissimum vidctur patere periculo fidei Christiane,
per providam rcintegrationein partiuin solidetur. Tunc quidom dorainus servorum suorum
sorvuni in beata suavitatis pace dimitteret, cum nostri tantum yidere meruissent oculi sa-
Intai-e, quod videlicet sub uno pastore, sicut prideni, scissa in gregis dispendium dominici
ovilis unitas sarciretur. Hinc est quod adventum vcstrum leto excipimus apostolica congra-
tulationis applausu, sperantes quod pacern dcsiderabilem ferent et referent pedes vestri, et
supplici prece divine pietatis implorantes clomentiam, ut laborum vestrorum studia et pie
intentionis vota, quibus sinceritatem ecclesie generalis ad robur integritatis catholice aifec-
tamus, optato prosequatur eflfectu, protegens bonnui spinen pacis ecclesiastice quod in vobis
qui congregat seminavit, ne qua zizania in necem futurorum proventnum dispergens, super-
seminet inimicus. Igitur properct in gaudio gressus vester, quia nos et fratres nostri ve-
stram expectamus presontiam susci piondam favore condigno in visceribus lesu Christi, et
tiiliilominus vobis venientibus providori de securo conductu in terris devotorum ecclesie per
quas vos transire contigerit procuraraus, ut grata peregrinationis vestre profectio inoffenso
ad destinatum calle pertingat. Datum Lugduni VI Idus Augusti [8 ag. 1250] pontificatus
nostri anno octavo (1). — Fr. Gioo. dunque era in quest'epoca già ritornato daiV Oriente.
1249 — Convento in Damiata. — II 6 giugno 1249, il santo re Luigi
IX occupa Damiata, e vi stabilisce i Frati Minori, ed altri regolari, somministnindo
loro tutto r occorevole pel cnlto e mantenimento (2). Sidata Damiata (apr. 1250) ai
Saraceni, non si ha memoria della sorte toccata ai Minoriti e al loro convento.
1250 — Crociate. — Innocenzo IV, vedendo lo stato lacrimevole della Terra
Santa, manda sue lettere in varie parti d' Europa per promuovere soccorsi a prò
de' Crociati. Al re d' Inghilterra dà licenza di condur seco de' francescani ; ad altri
frati dello stesso Ordine, che si recavano a predicare nelle terre de' Saraceni, con-
ferma le facoltà e i privilegi loro più volte concessi. Lettere parimenti scrive al suo
nunzio in Inghilterra, frate Giovanni Anglico, a prò di Terra Santa, nonché al
Provinciale francescano di Germania perchè decida i Frigi e Norvegi di muovere in
soccorso de' Crociati (3).
1252. — Missionari. — Da quest' anno daterebbe secondo alcuni l' instìtu-
zìone della famosa Società de' Frati pellegrinanti per Gesù Cristo in tutta la
terra, composta di Francescani e Domenicani, sotto la direzione del Generale France-
scano (4). Questa società, nella quale si arruolavano anche arcivescovi e vescovi, dis-
seminò pel mondo intero una falange senza numero di Missionari, al magnanimo ar-
dire de' quali deve l' Europa del Medio Evo la &cile comunicazione co' molti popoli
d' Oriente in que' tempi quasi sconosciuti. Le lettere d' Innocenzo IV, che noi ricor-
deremo più sotto (1258), ne sarebbero prova (5).
(1) Oltre questa, due altre bolle, osserva il Sabatier, concementi la missione del b. Giov.
in Oriente, sfuggirono allo Sbaralea e agli altri storici della Chiesa. Vedi Potthast n. 13385
e seg. e Berger Begistres cT Innocent. IV n. 4749 e seg.: Summi diapoaitione paatoria dei 28
maggio 1249.
(2) Vedi il Contin. di Guglielmo da Tiro nel Reeuetl dea Hiator. dea Oroiaadea: Hist.
Occid. t. II p. 594. — Cfr. Begeato cronol. sopra a p. 103.
(3) Sbaralea, Buttar, t. I pp. 542, 546, 554, 559, 561.
(4) Cfr. Civezza, Storia t. I. e. XIV, p. 468. — Panfilo Storia t. II e. 17, p. 489 seg.
(5) Non vediamo le ragioni dì dir fondata questa Società verso il 1252, il cui nome non
comparisce nei documenti se non nei primi anni del sec. XIV; prima ancora del 1252 Do-
menicani e Francescani, spesso uniti) predicavano e le Crociate e percorrevano le stesse re-
gioni degl' infedeli, ma non perciò formavano una Società con certe l^gi o statuti, né dìpen-
SECOLO XIII. 229
1253-55 — Pr. Willelmus de Rubruk : — itinerarium fratrie Willelmi de
Rubnik de Ordine fratrum Minorum, anno gratiae m.cc.l.iii. ad partes
Orientales.
Edito da Frane. Michel o Tomaso Wrigt nel Bccueil de Voyages et de Mémoircs 62
puhlié par la Soc: de Géographie Paris 1839 t. IV pp. 199-394 (cui segue a pp. 400-779
il testo dell' itinerario del Piancarpino del quale abbiamo parlato tiìV an. 1245). Questa
edizione del testo del Knbruquis »; sfortunamonte in alcuni punti scorretta.
Il nostro fr. Guglielmo di Rubrnquis o Ruysbroeck del Brabantc (1), nacque verso il
1220; e quando nel 1253 intraprese il viaggio per la Tartaria egli era membro della
Missione e Provincia di Terra Santa con residenza in Acri. Il 7 maggio 1253 parti da
Costantinopoli (2) in compagnia di fr. Bartolowco da Cremona (3) suo confratello, con un
chierico di nome Gozot, con un interprete e un servo, prendendo la via del Mar Nero e
giungendo a Saldata (Sudak) il 21 dello stesso mese. Dopo un lungo tragitto trovò Batti
Kart che era sul Volga; e ai 27 decembre arrivava agli accampamenti dell' iuip. Mangu
Kan, e con lui a Caracoriim il sabbato delle Palme 1254. Compinta la sua missione,
lasciò Caracorum il di 8 di luglio; e prendendo la via del Caucxiso, traversò l'Armenia
e celebrò la festa di Natale (25 dee.) a Naxivan. Dall' Armenia poi scese al mare di Ci-
licia; il re d'Armenia (egli scrive) « fecit me duci usque ad mare, ad portnm qui dicitur
Àuax (4); et inde transivi in Cìprum, et Nicosie inveni Ministrum nostrum (5), qui eodem
deva, come si dice, dal Generale de' Minori. Il eh. P. Masetti 0. P. nei Monumenta et An-
tiquit. Ord. Pracd. (Komac t. I p. 457-66) inserì un' appendice De Congregatione Peì'cgri-
nantimn propter Christnm de qua itirnfio habetur ttaec. XIV et XV: Exercifatio hìstoi'ica in
qua origo, jrrogresstis et finis exponitur. Il dotto storico, che è il primo tra i Domenicani a
trattarne ex professo, poiché «de hac Congregatione nemo hactenus data opera edissernit»,
tace affatto delia comunanza de' due Ordini, nella fondazione e direzione di questa Congre-
gazione. La congregazione de' frati Domenicani Peregrinanti si componeva (egli dico) di re-
ligiosi di tutte le Provincie sottoposti ad un Vicario gmerale, e la sua vera fondazione data,
non dai tempi del b. Umberto verso il 1252, come vorrebbero alcuni, ma propriamente nel
1312, con a capo il primo Vicario che fu Fr. Franco da Perugiat * Iste fuit primiis Vicarine
generalis Societatis peregrinantium propt^r Cltrintum ». (Nccrol. Ord. ihid. p. 460). Essa venne
estinta verso il 1500. Società, egli soggiunge, da non confondersi coi Domenicani di Terra
Santa: < siquidem Terra Sancta fiierat in Provinciam erecta an. 1238». La Società quindi
de' FF. Pellegrinanti, con a capo un Vicario generale, era comune ai due Ordini, ma non
perciò tra loro unite, se non nello scopo della civiltà e della fede.
(1) Il nostro P, Stefano Schoutens 0. M., della Provincia Belgica, prova in un suo art. pub-
blicato nel BuU. de l'Acad. roy. Flamande t. XVI, che fr. Guglielmo di Ruysbroeck non era di
origine francese come pretesero alcuni. Generalmente Io si crede nato a Ruhrouck nel nord del
Brabante. — Cfr. Hist. litt. de la France t. XIX p. 114-26. — Études franciscaines t. XIV p. 419.
(2) C.poli era ancora in potere de' Latini ; e fr. Guglielmo ci d^ce di aver predicato al
popolo in S. Sofia, prima di lasciare la città.
(3) Di lui vedi Givezza Storia d. Miss. t. I p. 457 n. 1.
(4) Cosi nel testo; Bergeron ed altri la dicono Cura! U Auax non può esser altroché
r Ayas (= Ai'as = Laizo = Laiazo = Lajacinm, 1' antica Aegae) città allora florida j)el
commercio dei Veneti e Genovesi coli' Armenia Minor«^ oggi misero villaggio sulla spiaggia
sinistra del golfo di Alessandretta.
(5) Il testo ha erroneamente vestrttm.
230 BIBLIOTECA
62 die duxit mo seenni versus Antiochiam (1), qne multum est in debili statu. Ibi fnimus
in festo apostolorom Petri et Pauli. Inde veniinus Tripolini (2), obi fuit capitulum nostrum
in Assumcione beate Virginis ; et diffinivit Minister quod logerem Achon, non permittens
me venire ad vos, preci piena ut scriberom vobis ea que vellem per latorem presentium.
Ego autem non audens reniti contra obedienciam, feci prout potui et scivi, postnlans vonìara
a vestra invicta niansnetndine . . . Libenter viderem vos, quosdam amicos specialcs qnos
habeo in regno vestro; unde si non esset contrarium vestre majestati, vellem supplicare
vobis quatonus scriberetis Ministro ut dimitteret me venire ad vos, ad Torram Sanctam
in brevi reversurum » (pag. 393-94).
Abbondanti sunti del suo viaggio si hanno presso tutti gli storici moderni sino al
Civezza <3) e Panfilo (4).
Una notevole memoria, ignorata dai biografi del Eubruquis, troverà il lettore nel se-
guente articolo sotto fr. Giacomo da Iseo (a p. 233), cui il re di Armenia Aitone I (e. 1238-70)
ebbe a lagnarsi del poco tatto politico di frate Guglielmo.
Eubruquis (dico il Michaud) partito per la Tartaria durante il soggiorno dì re
Luigi in Palestina, e ritornato dopo la partenza de' Crocesignati, non condusse a buon
esito la sua missione appo il potente imperatore de' Mongoli ; ma qual viaggiatore
seppe osservare con sagacità la regione, i costumi, le leggi de' Tartari, e la sua rela-
zione è pur dessa un monumento prezioso, che nemmeno i moderni viaggi poterono far
obbliare (5).
1253 — Convento in Sidone. — Da un documento francese (21 mar.) pub-
blicato dallo Strehlke (Tabulae Ordinis Theutonici, Berolini 1869, pag. 82 n. 103)
e compendiato come segue dall'illustre ROhricht, ricaviamo e l'esistenza d'un con-
vento Minoritico in Sidone e la sua posizione sita presso il mare : — « Juliein, do-
minus de Saite, Petro d' Avalon, constabulario de Tabaria, et domino de Adelon, pia-
team in civitato Sidonis sitam concedit et sigillo confirmat, qn<ae littori adiacens versus
austrum habet domain Theutonicorum, versus meridiem domum Fratrum Minorum,
et extenditur versus occidontem usque ad litus maris, et versus orientem usquo ad
viam, quae ducit ad mare et portransit demos ipsius Petri necnon dominae Margaritae,
matris Jnliani, olim dominae Sidonis (6)».
1253 — Bagdad-Tartaria. — A richiesta del santo re Luigi IX, Innocenzo
IV scrive al suo Legato in Oriente di promuovere ai vescovati fra i Tartari e nella
Soldania di Bagdad religiosi Francescani e Domenicani, come quelli a' quali si deve
la propagazione della fede cattolica tra quelle genti, e perciò più atti a dirigere quelle
Missioni. — Sbaral. Bullar. t. I p. 651.
(1) Ove la Provincia di T. S. aveva un convento, oltre quello sulla vicina Montagna
Nera, come abbiamo visto altrove. Vedi a p. G5 s.
(2) È questa la prima volta clic incontriamo ricordato un convento a Trìpoli; quindi
senza dubbio, dobbiamo porre la sua fondazione, se non molti, alcuni anni prima
del 1255. Vedi a p. 233.
(3) Storia dette Miss. t. I p. 429-457.
(4) Storia camp. t. II p. 48-66. — Vedi anche un articolo dì M. Daunau in Histoire
littér. de la France t. XIX p. 114-26, ed altri.
(5) Storia delle Crociate lib. XIV. — Un interessante studio é il Fr. Guillaume de
Eubrouck, ainbassadeiir de S. Louis en Orient: récit de son voyage, trad. de l'originai latin
et annotò par L. De Hacker, Paris 1877, in 8 di pp. 336. — Vedi Pacquot Mémoires littér.
dcs Pays-Bas t. I p. 213. — Civezza Bill. San/rane. p. 503-505.
(6) Rohricht Re<jesta Regni Hierosolymitani n. 1205.
SECOLO XIU. 281
1254 — Documento riguardante un Convento francescano in Nicosia, capi-
tale del regno di Cipro.
Nel 1254 (29 gen.) Innocenzo IV dà l'incarico al vescovo di Tripoli e all'arcidiacono 63
di S. Giov. d' Acri di decidere srl la questione sorta tra i francescani di Nicosia e 1' ar-
civescovo di quella città, riguardo un convento che quelli vendettero illegalmente ai mo-
naci Cisterciosi. L'importante documento è ignoto ai cronisti dell'Ordino Minoritìco.
Bcscriptum de loco monasterii Belliloc'U (\): — Innocentins servus servornm Dei,
Venerabili fratri episcopo Tripolitano et dilecto filio archidiacono Acconensi, salutem et
apostolicam beiiodictionem. — Ex parte Venerabilis fratris nostri Archiepiscopi Nicosiensis
nobis est oblata querela, quod Minister et fratres Ordiiiis Fratrum Minorum Nicosiensis
quemdam locum, in quo prius fnorant, relinquentcs, illuni (qui juxta ipsius Ordinis insti-
tuta ad euudcm Archiepiscopum tanquam loci diocesanum pervenire debuerat) quibusdam
monachis Cisterciensis ordinis de facto, cum de jure nequiverint, vendiderunt: qui locum
ipsum contra justiciam detinent occupatnm, in ipsius Archiepiscopi et ecclesie sue non mo-
dicum prejudicium ac gravamon; ideoque discretioni vostre per apostolica scripta man-
damus, quatinus, vocatis qui fucrint vocandi, et anditis hinc indo propositis, quod cano-
nicum fuerit, appellatione postposita, dccernatis, facientos, quod decrevoritis, por coiisuram
ecclesiastica m firmitor observari. Testes vero qui fuerint nominati, si se gratia, odio vel
timore subtraxerint, censura simili, appellatione cessante, cog-atis veritati testimonium
perhibere, non obstante si aliquibus a Sede Apostolica sit indultum quod excommunicjvri,
suspendi vel interdici non possint per litteras diete sedis non facientes plenam et expressam
de indulto hujusmodi mentionem. Quod si non ambo hiis exequendis potueritis interesse,
alter vestrum ea nichilominus exequatur. — Datum Laterani, IV Kalendas Pebruarii, pon-
tificatus nostri anno XI (2).
1254 — Romania -Grecia-. — Minoriti creati inquisitori nell' impero greco
soggetto ai Latini (Wad. an. cit. n. 17). — 1255: Fr. Kainerio vescovo di Maine in
Grecia. — Wadd. an. cit, n. 17.
1254 — Fr. AfiFOstino di Notyngham Vesc. di Laodicea. — « Frater
Augustinus, bonae memoriae fratris Willclmi de Notyngham gerraanus (3), primo domini
Innocentii papae IV [1243-54] familiaris, postea cum nepote eiusdera domino patriarcha
Antiocheno (4) in Syriara profectns [1254], postremo episcopus Laodiceae factus est (5)».
(1) Bellus loeus = Beaulieu, abbazia e monastero dei Cisterciesi situato entro la citt:\ di
Nicosia (Mas Latrie in Archi'ves de VOrknt Latin t. II p, 234-35), da non confondersi coli' ab-
bazìa Bellapaise degli Agostiniani, situata sui monti di Cerinia nel vicino villaggio di Caaafani.
(2) Venezia Ma. Cartolare di S. Sofìa n. 68, ap. Mas Latrie Histoire de Chypre t. Ili p. 651.
(3) Ambo lettori di teologia nell' universìtA. di Cambrige. Cfr. Anal. frane, t. I p. 209.
(4) E questi Opizio de' Fleschi, genovese, nipote di Inn. IV e dì Adriano V. Eletto pa-
triarca dì Antiochia (ancor soggetta ai Crociati) e legato apost. dell'Oriente, arrivava in
Acri ai 22 giug. o secondo altri ai 4 ott. 1254. Cosi abbiamo l'anno in cui lo accompagnò il
nostro fr. Agostino' Non sappiamo quanto tempo Opizio siasi fermato in Oriente; dal 1264 tro-
viamo nella diocesi patriarcale un suo vicario di nome Bartolomeo, e lui in Italia, ove mori
nel 1292. — Cfr. Bevue de l'Or. Latin t. Vili p. 143-44 e ArcJdv. de V Or. Lai. t. II B. p. 446.
(5) Ex Eccleston in Anal. frano, t. I p. 251. — Nelle serie de' vescovi di Laodicea (La-
tachia in Fenicia) non apparisce il nostro Agostino nel sec. XIII. L'Eubel (Hierarchia I. 304)
erroneamente lo pone circa il 1310 citando il Gams e la Si/ria Sacra; come pure il Rey e
il Du Cange (Familles p, 797) che Io registrano e. 1314 e 1334, sotto il quale anno (n. 27j
ne parla il Waddingo. Agostino invece dovette precedere fr, Pietro da Sant' Ilario 0, P.
che tenne quella sede negli anni 1264-72. Cfr. Eubcl cit.
232 BIBLIOTECA
C. 1255 — Pr. Giacomo da Iseo, Missionario in Siria.
64 Frate Giacomo da Iseo (di Lombardia presso il lago Iseo o Sabino, tra i confini di
Brescia e Bergamo), lodato dal Celanese come « vir in Ordine nostro satis celeber et fa-
mosusi>, non è par nominato dai tanti cronisti che vanta l'Ordine! — Dal racconto di
fr. Tomaso da Celano, risulta che frate Giacomo entrò giovanetto nell' Ordine, vivente il
Santo Patriarca; e che poco prima del 1230 (anno della transazione del Santo e della
guarigione di fr. Giacomo) questi « curam animarum inter cos \Fratrcs\ suscepit » , vero-
similmente in officio di Ministro provinciale in Toscana. Verso questo tempo il Salimbene
co lo mostra a Lucca, ove fr. Giacomo negò l' assoluzione alla badessa di Gatarolo, la quale
egli non voleva stesse al governo delle Clarisse (1). Nel 1230, probabilmente nella stessa
qualità di Provinciale, intervenne alla traslazione del corpo di S. Francesco in Assisi ; e
pieno di fede noi meriti del Santo, ottenne da Dio la guarigione dalla « iam inveterata infir-
mitate », cioè dall'ernia che lo aveva colto ancor bambino (2). Più tardi, verso il 1248-50,
sappiamo dallo stesso Salimbene che Giacomo « crai Minister Bomanus » , quando il Generale
b. Giovanni di Parma gli inviava a Boma quale Lettore il celebre frate Stefano inglese (3).
Fuori delle surriferite notìzie invano cercherebbonsi altre sulla vita di fr. Giac. da Iseo.
Dobbiamo quindi ad un cod. della Vaticana se veniamo a sapere che questo « molto ce-
lebre e famoso » Minorità del sec. XIII fu ^ure missionario (e fors' anco superiore) nella
Provincia della Terra Santa. Frate Giacomo dunque, dopo aver governate due delle più
grandi Provincie dell'Ordine, venne in Siria qualche anno dopo la metà del secolo XIII;
e lo troviamo a Tripoli in colloquio con Aitone I re di Armenia che ebbe a lagnarsi seco
Iril del poco tatto politico usato dal suo celebre confratello frate Guglielmo Buhruquis, il
quale credette convertire alla fede Cattolica l'imperatore de' Tartari minacciandogli le pene
dell'inferno. Frate Guglielmo inviato dal santo re Luigi IX nel 1253 ai Tartari, ritornava
in Cipro nel 1255, e da li lo stesso anno col Ministro provinciale si recava al Capitolo che
si celebrava in Tripoli di Siria (4), ove verosimilmente iucontrossi anche con fr. Giacomo
da Iseo. La lagnanza del re Aitono I contro il Buhruquis è ben seria, e non può mettersi
in dubbio, data l'intimità e alleanza che regnava tra lui e l'imperatore de' Tartari (5).
E qui sparisce dalla storia il « celebre » Minorità d' Iseo ! (6).
(1) Salimbene Chron. p. 29 sub an. 1229.
(2) Cfr. anche il cit. Salimb. p. 29 sub an. 12,30.
(3) Salimb. Chron. cit. p. 143.
(4) Cfr, Civczza Storia t. I e. 13. — Panfilo Storia t. II e. 2.
(5) Aitone I, Hethum, 1' Otiion del Sanuto, dallo storico arabo Abulfaragc chiamato Al-
Tacfur-Hatem, re di Armenia (e. 1238-70), recatosi in persona alla corte dell' imp. Mangu
Kan (1254-5.5) fu accolto onorevolmente; d'ondo ritornò nei suoi stati nel 1255 dopo aver
conchiuso un'alleanza coi Tartari e persuaso il Gran Kan di farsi cristiano. Lo storico
Aitone monaco {lliat. Orien. e. 24-28) parente del re, asserisce clie in rt^alti il Tartaro coi
suoi principali signori vennero battezzati da un vescovo Armeno clic ora cancelliere del re
d'Armenia. Holau (Hulagu) fratello del gran Kan col re Aitone I sconfissero piò volte gli
infedeli come nel 1257-60. — Cfr. Du Cange-Rey Famillen d'ontremer p. 127-29. — Cfr.
Tournebize Histoire polit. et relig. de V Armenie in Bevue de V Or. Citrét. an. 1904, p. 229-30.
(6) Precisamente verso la met<\ del sec. XIII, e non dopo il 1268, un fr. lacobus è ri-
cordato come € incola conventus Montanae Nigrae » presso Antiochia, con frate Giovannino
(11 de OUi>sf)'c fr. Kaincrio da Montt;puIciano. — Cfr. supra n. 20 a p. 70, in Cliran. XXIV Gen.
SECOLO XIII. 233
A) — Ex Thoma de Celano: 64
« Frater lacobns de Yseo, vir in Ordine nostro satis celeber et fainosns, de seipso
testimoninm dicens ad gloriam patris nostri [Si Francisci], prò aanitatis beneficio agit
gratias sancto Dei. Hic, cura puer esset teneUiis in domo paterna, fracturam incurrit cor-
poris valde gravem, defluentibns, quae snnt abdita corporis et qnae in archanis natura
locaverat, ad loca non sua, cum dura molestia laesionis. Dolcbant pater et sui qui nove-
rant causam, et cum saepo medicorum iuvamenta tontarent, in nullo proficerc videbantur.
Coepit tandem iuvenis, divino afflatus spiritu, de salute animac cogitare, et Deum studiosa
niente requirere, qui sanat contritos cordo et alligat contritionos ooruni. Itaquo Ordinem
sancti Francisci devotus intravit, nulli tamen qua urgebatnr infirinitati'in d^texit. Veruni
aliquantisper nioram in Ordine faciente, cum ad notitiam fratrum iuTeiiis pervanisset in-
firmitas, moti fratres voluerunt euui, licot dolentes, remittere ad parentes. Sed pneri con-
stantia tanta fuit, ut coactionem vinceret importunani. Curam proinde habuerunt fratres
de iflvene, donec gratia confortatus, et probis moribus redolcns boiiun» virum, curam ani-
marum inter eos snscepit, et laudabiliter regnlarem exercuit discipliuam. Factum est autem
cum corpus beati Francisci transferretnr ad locum, affuit tunc dictus frater translationis
gaudiis cum moltitudine ceterornm. Et appropinquans tumbae, in qua corpus qniesccb-it
patris sanctissimi, prò iam inveterata intirmitato coepit orare diutius. Subito miro modo
ad loca debita partibus revocjitis, sanatum se senticns, succinctorinm deposuit, et ex tunc
ab omni dolore praeterito ponitns liber fuit(l)».
B) — Ex Cod. Vatic. Ottob.:
« Dixit frater lacobus de Iseo, se vidisse Tripoli in domo Fratrum regem Armeniae
referentem, se sic audiisse a rege Tartarorum, culpante et non approbante modum. quem
tennerat coram ipso frater GuUelmtis [Rubruqnis] flandricus lector. Cum enim missus a
domino rege Franciae cum littoris snis ante illum magnum Regem Tartarorum venisset,
coepit ei suadcre fìdem chrìstianam, et dixit, quod tam ipsc tartarns quam omnes infìdeles
morte perituri erant aeterna, et igne perpetuo damnandi. Respondit ilio quasi admirans
do modo eius, quem tenebat, voletis illi soadero fìdem christianam : « Nutrix, inquit, primo
in OS pueri stillare incipit guttas lactis, ut puer duìcedincm senticns alliciatur ad sugen-
dum; postea praebet ei mamillam: sic primo debueras plano et rationabilìtor snadero nobis,
qui videmur omnino ab liac doctrina alieni. Sed statim comminasti poenas aetornas » . Et
dicebatur per regem illum Armeniae, quod ilio religiosus, qui aliter procossorat (2), habuit
gratiam coram rege ilio Tartarorum (3)».
1255 — Convento di Tripoli. — Già esisteva in quest' anno, ove, come ab-
biamo visto (a p. 230), il Rubrnquis fu presente al Capitqlo provinciale. Oltre la
chiesa e convento de' Minori, v' era anche un monastero e chiesa di 8. Chiara (4).
(1) Celano Miracula b. Francisci in Anal. Boll. t. XVIH p. 152 n. 109. -— Cfr. anche
S. Bonav. Tregenda viaj. {miracula § Vili. n. 2), ove riporta lo stesso fatto compendiando il.
Celano, e più chiaramente si esprime là ove dice: «Cum corpus b. Francisci transferretuf
ad locum [ad novam basilicam S. Fr. die. 25 maii 1280], ubi pretiosus sacrocum ossium
eins nunc thesaurus est conditus: affuit et tunc dictus Frater [Jacof/us de Imeo'] translationis
gaudiis, ut glorificati iam Patris sanctissimo corpori honorem debitum exhiberct. Et appro-
pinquans tumbae, in qua ossa sacra fùerant collocata, prae devotione spiritus sacruin tu-
mulum complcxatus, subito, miro modo etc. >.
(2) Cioè quel vescovo Armeno che, secondo lo storico Aìtonc ricordato in una nota pre-
cedente, riuscì a convertire il Tartaro.
(3) Cod. Misceli. Vatic. Ottob. lat. saec. XIV n. 522, fol. 164 v.; et Anal. frane, t. I.
p. 416-17.
(4) Neties Archiv X. 237, ap. Rohricht Syria sacra {Zeif^chr. d. Denl. Palaest. Ver. t. X
p. 317). — Nel 1278 è ricordato il convento di Tripoli in Sbaral. Jìullar. t. Ili p. .*^27. -
Per la storia più recente vedi la nostra Serie cronol. dei Superiori p. 218-19,
234 BIBLIOTECA
64 1256 — Convento di Tiro o Sur. — Lo stabilimento dei frati Minori in
Tiro data certo assai prima della metà del sec. XIII. Una lettera di Alessandro IV,
datata il 1 marzo 1255, è diretta al Ministro de' FF. Minori della città di Tiro
(Loda NobisJ: in essa il Pontefice dà l' incarico a lui e ad altri di esaminare certe
questioni insorte tra alcuni personaggi della Siria. (Cfr. Sbaralea Bullar. an. cit.).
Due altre lettere dello stosso Pontefice, date contemporaneamente 1' anno dopo,
agli 11 di Luglio del 1256, e ambe dello stesso tenore Cum ad promerenda, conferiscono
alcune indulgenze alle chiese de' Minori di Acri e di Tiro. Perchè documento inedito,
crediamo bene di qui inserirlo.
« Alexander Episcopus servus servorum Dei, dilectis filiis Ministro et fratribns or-
dinis fratrum Minorum Tirensium, salutem et apostolicam benedictionem. — Cum ad
promerenda sempiterna gaudia, sanctorum suffragia sint nobis plnrimum oportuna,
loca sanctorum omnium pia sunt dovotione fideliuin veneranda; ot dum Dei honoramus
amicos, ipsi nos amabiles Deo reddant, et illorum nobis quodammodo vendicantes pa-
trocinium apud ipsum, quod marita nostra non obtinent, eorum mereamur interces-
sionibus obtinere. Cupientes igitur nt ecclesia vestra, in festivitatibus beatorum Fran-
cisci et Antonii confessorum, ac beatae Clarae Virginis, quae in ipsa ecclesia snnt
praecipne ac solemnes, congruis honoribus frequententur, omnibus vere poenitentibus
et confessìs, qui eccle.siam ipsam annis singulis in eisdem festivitatibus, et usque ad
ceto dies sequentes, devote ac venerabiliter visitarint, de omnipotentis Dei miseri-
cordia, et beatorum Petri et Pauli apostolorum eius auctoritate confisi, centnm dies
do iniuncta sibi poenitentia misericorditer relaxamus. Datnm Anagniae quinto Idus
Julii. Pontificatus nostri anno 2 » — Dall' antico Bollano Ms. del Sacro Monte Sion,
fogl. 48 n. 38. — Al fogl. poi 46 n. 35, dello stesso Ms., è ripetuto questo identico
Breve coli' indirizzo però: BilecUs filiis Ministro et fratrihus ordinis fratrum Mi-
norum Acconensium, salutem etc. nt snpra.
1255 — Convento di Acri. — In un docum. de' 10 marzo del 1255, redatto
nella città di Acri, il Magister (=-Minist€r) Ordinis Minorum Acconensimn è pre-
sente ad nn consiglio locale tenuto nella detta città presenti tutti i capi religiosi (1).
1256 — Custode in Acsri. — Da un altro documento del 1256, si Hcava
che il Custode della Siria risiedeva nella città di Acri. In esso documento, il Conte
di Giaffa e di Ascalona, donando quattordici villaggi o casali agli Ospedalieri Gero-
solimitani, sotto certe condizioni, vi si aggiunge che uno dei tre arbitri in questione,
sarà nominato dall'attuale Custode de' frati Minori di Acri. «... et celui qui sera
au jor coustode des freres menors d' Acre i metra e tierz». L'accordo fu fatto e
firmato a Giaffa contea di Giovanni d' Ibolino, li 2 febbr. 1256: « Ce fu fait a laphe
en r an de l' incarnation nostre Seignor Ihesu Christ mil deus cens cinquantesis, le
segoni jor de fevrier (2) » .
1256 — Tregue. — In quest' anno i due Soldani di Damasco e di Egitto
firmano una tregua coi Latini di Siria, duratura anni 10, mesi 10, settimane 10,
giorni 10 e oro 10; tregua del resto poco rispettata dai maomettani (3).
1257 — Fr. Lupo Dain. — (Vescovo del Marocco 1246-57). Si recò in
pellegrinaggio ai Luoghi Santi della Palestina dopo di essersi liberato dal grave peso
del vescovato nel 1257: « Absolutas ab onere curao pastoralis, sacram perogrinationem
olim tantopere concupitam cum Pontificis benedictione complevìt; eaque per labores,
(1) Ms. della bibl. nazionale di Parigi (ms. lat. p. 9071 n. 12) citato dal Ròhricht, nei
Regesta Regni Hin-osolymitani n. 1226.
(2) S<!b. Palili Codice Diplomatico Gerosolim. t. I p. 151-53, n, dipi. 128. — Il Pauli
{ihid.) erroneamente interpreta il Custode des freres Menors, per le Gardien actuel ecc. —
Dal testamento di un tale Saliba cittadino di Tolemaide (Acri), si ha che costui lasciò ai
frati Minori di Acri 5 bizanti, nel 1264. — Pauli ibid. t. I p. 264.
(3) Ròhricht in Archives de V Orient Latin t. II p. 370.
SECOLO XIII. 235
et nemninas plurimas poracta, locisque nostrae Redainptioiiis sanctissime visitatis, al- 64
teraiii ex costis, aliudque os S. Matthiae Apostoli, caput nnins ex Sanctis Innocentibns,
aliasquo Sanctornm rcliquias abiiide in Patriain reportans, in antiquo sui Ordinis Ca«-
saraujjustano coiiventn debita cuin reverentia coUocavit (1) » Il Papa permettendojjli
l'andata in Tc^rra Santa, così g-li parlò: «Andate pure, o fu/Uo, che noi ben volen-
tieri accondiscendinmo alla vostra domanda, sì che non lupo, ma agnello vi addi-
mostriate». Quando Inn. IV comunicò ai Cardinali la nomina di frate Lupo alla sede
di Marocco uscì in questo parole : « È ben giusto che colui che da lupo facemmo
agnello, or di agnello lo tramutiamo in pastore de' lupi (2) » . L' Eubel gli dà il so-
pranome, forse di famiglia, di Lopez (3).
1257 — Martiri. — Prima dì questa data debbonsi registrare quei Martiri
francescani, de' quali fa menzione Alessandro IV in una sua lettera diretta al Ministro
Provinciale di Siria e ai suoi religiosi. In essa dico, che i detti francescani, combat-
tendo per la difesa della fede, furono uccisi pel nome di Cristo. Termina col con-
cedere indulgenza plenaria a tutti que' francescani che si recano nella Missione di T. S.
0 vi dimoreranno per tutta la vita (4).
1257 — Costantinopoli. — Il Papa scrive (iul. 15) al Provinciale di Ro-
mania (= dell' Oriente e della Terra Santa) di procurare delle sovvenzioni al biso-
gnoso patriarca latino di C.poli, Pantaleo Giustiniani (5).
1258 — Missioni. — Non iscorsero 40 anni da che il Serafico Patriarca
ebbe inaugurata la Missione d' Oriente, e i PP. Minori già vi si dilatarono in modo
meraviglioso, da non lasciar terra, a que' tempi conosciuta, ove non vi avessero pre-
dicato il Vangelo e propagata la civiltà Cristiana. Notevole ò la bolla di Alessandro IV
diretta in quest' anno « Ai diletti figli i Frati dell' Ordine de' Minori nelle terre
de' Saraceni, Pagani, Greci, Bulgari, Cumani, Etiopi, Siri, Iberi, Alani, Gazar i.
Goti, Zici, Ruteni, Georgiani, Nubi, Nestoriani, Giacòbiti, Armeni, Indi, Mosteliti,
Tartari, TJngheri dell' Ungheria Maggiore, de' Cristiani schiavi presso i Turchi,
e di altri infedeli delle regioni d' Oriente, ossia di tutte le parti ove vadano ».
Monumento raro, se non unico, negli annali della storia, che dice assai dell' ardi-
mento de' Missionari francescani e della meravigliosa propagazione del loro Ordine
nello terre d' Oriente (6).
1258 — Venezia e la T. S. — Nel 1258 il Soldano d' Egitto tra le prero-
gative concesse a Venezia, in vari trattati, prometteva inoltre: «et adhnc faciemus
habere curam de Cliristianis Surianis (7), qui sunt in nostra terra. Et faciemus eis
servicium et honorem, et placitum, et amplius eriinus propo ipsos, et non eos derc-
linqucmus (8) ».
1260 — Oonstit. Narbonenses. — Le prime Costituzioni doir Ordine com-
pilate da S. Bonaventura e sancite nel Capitolo Gen. di Narbona, die 10 lun., ordi-
navano : « Providcatur etiam do lectoribus, predìcatoribus, de mittcndis intor Saracenos
et alios infideles; de mittendis de una provincia ad aliam ad manendum, de novis
Provinciis capiendis et ministrationibns distinguendis et huiusmodi (0) ».
(1) De CInbcrnatis Orbiti Scrnph. t. I d<^ Mission. p. 534 n. IH.
(2) Cfr. Civezza Storia t. I p. 284-300. — Sbaralea Hnllar. t. I. — Il Waddingo un. 1246,
e il cit. De Gubernatis.
(3) Die. Bìschofc n. 3, in Moni. Quartalsch. IV.
(^4) Sbaral. Ballar, t. II p. 209: Ex relatu fide, digvm-inn.
(.5) Wadd. an. cit. n. 17. — Sbaral. Bidlar. t. II p. 229,
(G) Cfr. Sbaral. Bidlar. t. II p. 2^5.
(7) Ostìia cristiani stabiliti in Suria o Siria.
(8) Tafel niid Thomas Fonte.s rerum Austriacarum t. II (120.'')-r)5) p. 491.
(9) S. Bonav, Opera omnia t. Vili p. 464. — Ehrle in Archiv t. VI p. 13G-7.
236 BIBLIOTECA
64 C. 1260-70? — Fr. Pellegrino di Bologna Provinciale in Grecia. —
« Est autcm villa Polesni ubi frator Feregrinus ile Bononia habnit possessiones snas.
Est antem fr. Peregrinos homo spiritualis et litteratus, qui nunquam bibit nisi aquam,
et vinnm abliorret; et bis fuit Minister in Ordine fratrum Minornm, scilicet in Graccia
et in provincia lanuensi (1) ».
1260 — Pr. Benedictus de Alignano : — l. Tractatus Pidei pontra diversos
errores — 2. De constructione castri Saphet.
66 1. — Cenni biografici di fr. Benedetto. — Nessuno de' cronisti antichi, né i sotto
citati scrittori (2) seppero darci cenno alcuno della nascita e dei primi anni di Benedetto;
e quindi al solo Salimbene, tra gli antichi, dobbiamo esser grati se di lui ci conservò nella
sua Cronaca pochi, ma importanti cenni. Egli lo chiama « grafia benedictus et nomine » ;
é, quel che più importa, egli lo conobbe di persona quando nel 1247 si recò in Francia,
e in. modo particolare quando nel 1248 dimorò per qualche tempo più a lungo nel con-
vento di Marsiglia (3), ove il nostro Benedetto era già vescovo. Il Salimbene scrive:
« Ex quo in Provincia et in Massilia versatur stylns noster, non ab re puto scri-
bendum fore qnod occurrit memoriae non tacendum. Nam in Massilia natus est quidam
puer in festo sancti Benedictì, qui vocatns est Benedictus, qui etiam, postqnam ablactatus
(1) Salimbene Chron. p. 335 sub anno 1285. — Nel 1268 fr. Pellegrino mise la pace tra
1 Bolognesi e Veneti che si guerreggiavano accanitamente (ib. p. 252). Pellegrino nel 1305
scrisse una Cronaca (Cfr. Anat. frane, p. XI e 269, 287) di cui testé il eh. Little trovò un
importante compendio pubblicato nel fìuUettino critico di cose francescane, an. 1905, diretto
dal Suttina. — Se il Provincialato di fr. Pellegrino in Grecia datasse dopo il 1263, egli al-
lora non entrerebbe nella serie de' Superiori di Tèrra Santa da quell' anno divisa dalla Grecia.
(2) Di Benedetto (ignoto al Waddingo e ai cronisti francescani) parlano gli autori della
Gallia Christiana nova (Paris 1715) t. I p. 651 s., t. VI p. 947. — il Baluzio in Miscellanea
(Paris 1678 s) t. VI p. 357, 565; e in ed. 2» Mansii (Lucae 1761) t. I p. 228-31, (ove ab-
biamo anonimo il-libro De. constrtictione castri Saphet, che noi col Petit-Radel attribuiremo
al nostro Benedetto) e ibid. nel t. II p. 242-44 ove si hanno la prefazione del Baluzio e le
lettere che Benedetto premise alla sua grande opera teologico-polemica. — L'Oudin in Com-
mcnt. de Svrijìtoì'iJms (ed. 1722, t. III col. 487-88) il quale però ripete e aggrava gli errori
della citata Gallia Christiana, scrivendo che Benedetto fn « unus ex primis alnmnìs Ord.
FF. Minorum, ac S. Francisci (ut creditur) olini ex primis sociis vel discipulis » ! E segue
poi dicendo che Benedetto, disgustato, e « deposito episcopatu, ad Ordinem FF. Minorum
reversus est, eoruin in panpertate divitias amplexatus, ut tradit antiquus Codex Ms. (!?). Id,
circa an. 1262, poftmortem ut credimus Alexandri IV, cui carissimus erat, contigit. Assumpto
in suecessorem altero Benedicto de Alignano, quem fulsse ei et nomine et sanguine proximum
suspicor... » !! eppure, l'Oudin cita il Balnzio che non sognò di dividere Benedetto in due.
— Lo Sbaralea in DvUar. t. I p 513 n. f., p. 65.0 n. a.; e in Snpplem. ad Scriptores p. 122,
ove però erra asserendo che Benedetto « episcopatu dimisso, paulo post niensem augustum
anni 1263 factus est frater Minorità». — Coll'Oudin la sbaglia anche il nostro P. Giov.
a S. Antonio (liibl. universa franciscana t. I p. 201) che lo dice pure uno de' primi discepoli
di S. Francesco! — Il Peti Radei inseri una buona biografia M Benedetto \\&\V Histoire
littcraire de la France (Paris 1838) t. XIX p. 84-91. — Ma a preferenza di tutti, abbiamo
spigolata la Gallia Christiana novissima (Valence 1899) di Albanès e Ohevalier, che in un
voi. in fol. ci raccolsero tutti i docum. sulla diocesi di Marsiglia: i numr. 239-301 contengono
note e documenti sul nostro Benedetto d'Alignan, dal 1229 ài 1268, anno della sua morte.
(3) Cfr. Salimbene Chron. pp. 25-26, 82-93; ma specialm. pp. 97, 124, 140-41, 146, 291.
SECOLO XIU. 237
foit ìli festo sancii Bcnedicti positus fait ad addiscendam lìtteras; postquatu vero facius 65
est grandinscolns et litteratns, in festo sancii Benedicii ordincm monachorum nig:roruni
intravit; et, processu iemporis, in festo sancii Benedicti facius fuit sacrista; et postoa,
intervallo facto per plures annos, in festo sancii Benedicti, propter bonam vitam et bonos
moi-es qnos habebai, monachi elegorunt ipsnm abbatem ; et ita, gradatim ascendendo, ca-
nonici massilienses in festo sancii Benedicti elegeruni eum in episcopum sunin, ubi se lan-
dabiliter habuit; postea in festo sancii Benedicii intravit ordinem beati Francisci, in quo
humiliter et laudabiliicr decera annis vixit; et in festo sancii Benedicti uliimum diem
clansii; et sepnlius est in ecclesia fratrum Minorum de Massilia in archa lapidea, quem
Deus niiraculis demonsiravii illustrem. Hic vere fuit vir viiae venerabilis, gratia bene-
dicius et nomine ... Benedicatur ialis episcopus, quia bene inchoavit, et bene finivit; et
mnlios bonos libros liabuerunt fratres Minores de Massilia occasione ejus, quia potius voluit
humillari cutn mitibus, qUam dividere spolia cum superbis. Prov. 16 (1)».
Premesso il racconto del Salìmbene, spigoliamo ora i più importanti documenti che
riguardano il nostro Benedetto, e che troviamo riportati specialmente nella citata Gallia
Christiana novissima.
Benedetto, era semplice sacrista monasterii Villaemagnae, quando sulla fine del 1224
veniva eletto canonice et unanimiter abate del monastero benedettino di Notre-Dame de
la Grasse, abbazia soggetta immediatamente alla S. Sede. Papa Innoc. Ili, compatendo
alle ristrettezze dell' abbazia che non permettevano a Benedetto di recarsi a Roma per la
sua conferma, dava l'incarico al vescovo di Nìmes (con lett. 3 gen. 1225) di confermare
l'elezione di Benedetto, e come tale farlo riconoscere da tutti i monaci de' monasteri di-
pendenti da quello (2).
Il 25 aprile del 1228 vediamo Benedetto a Rieti, e ai 4 luglio dello stesso anno a
Perugia ; e tutte le due volte alla presenza di Gregorio IX, dal quale ottenne la conferma
di certi antichi privilegi del suo monastero. — ■ Senza dubbio, si fu in questo viaggio
d'Italia, in questa notabile dimora di Benedetto nell'Umbria, che egli conobbe ed ammirò
r Ordine Minoritico cui egli allora, o un po' più tardi, volle dare il nome. Se Benedetto ai
4 di luglio 1228 era con Gregorio IX a Perugia, diremo senza esitare che il pio bene-
dettino, già Minorità nel cuore, scese anch' egli con la Curia papale da Perugia in Assisi,
per assistere alla solenne e straordinaria pompa della canonizzazione di S. Francesco, la
quale doveva celebrarsi pochi giorni dopo, cioè il 16 dello stesso luglio. Da questo tempo
dunque. Benedetto aveva dato il coore al prodigioso Francesco.
Gregorio IX, che non poteva ignorare le grandi virtù di Benedetto, non tardò di
coglier subito 1' occasione che gli si presentava di nominarlo alla sede vescovile di Mar-
siglia, testò rimasta vacante per la morte del vescovo Pietro di Montlaur (f 29 ag. 1229).
Così, appena un anno dopo il suo ritorno dall'Italia, e verso la fine del 1229, Benedetto
montava sulla sede di S. Lazaro. E pochi mesi più tardi (il 27 marzo 1230), notiamo il
primo documento ove egli si prende il nome di frater, emanando gli statuti per la sua
chiesa : « Nos frater Benedictus Dei permissione episcopus et dominus Massiliae (3) » .
(1) Salimbene Chron. p. 320-21. — Gallia Christiana novissima n. 239, ove si ha il brano
del Salimbene estratto dall'originale Vaticano, cod. lat. 7260, fol. 440 v.
(2) Le bolle del seguente pontefice Gregorio IX, concernenti Benedetto come abate, vedi
in Potthast tra i nn. 8165-8238, e nella nuova ediz. dell' ^isi. de Languedoc t. V e. 1666-67
(Chevalier).
(3) Gallia christ. novissima cit. n. 246; così pare al n. 247 (29 apr. 1230): *NosJr. Be-
nedictus » ; al n. 253, 14 ag. 1234; al n. 254, 30 giug. 1235; nella lettera diretta al Papa
de' 28 mag. [1249] al n. 266; e cosi spesso altrove.
238 BIBLIOTECA
65 K qui apriumo nna parentesi. Qnando e in qaal anno il nostro Benedetto si rese
Minorità? Il Sivlimbeno ci dico: «in feste S. Bcnedicti intravit Ordiiicni beati Francisci,
in quo hiimilitcr ci laudahilitcr dcccm annis vixit, et in festo S. Bencdicti ultimum diem
clausit » . Secondo il Salimbone dunque, Benedetto sarebbe entrato nell' Ordine Minoritico
il 21 marzo 1258, e sarebbe vissuto in esso anni cZ/ec/, nella condizione di semplice frate :
« huiniliter vixit » ; e sarebbe morto il 21 marzo 1268. Il Salimbene, quantunque abbia
conosciuto di persona il pio vescovo nel 1248, potè tuttavia cadere in alcune inesattezze,
tanto più che egli scriveva di Benedetto per incidenza, e ben 40 anni dopo (e. il 1287).
E primieramente, è certo che Benedetto, entrando nell' Ordino, non lasciò il vescovato cbo
ncg-li ultimi del 12G7 (1): e clie egli mori non il giorno di S. Benedetto (21 mar.), ma
agli 11 di luglio del 1268, come si La dall'antico necrologio della cbiesa Marsigliese ri-
portato dal Chevalier. Salimbene quindi potè errare anche negli anni dieci che gli dà di
vita fraiicescana. Benedetto, dandosi il nome di frater fin dal 27 marzo 1230, dobbiamo
dirlo entrato nell'Ordine già da qualche tempo prima: e forse in Italia, e forse in Assisi
stessa; ma con tutta ragione, n'^ll' intervallo di tempo che passò tra la sua rinunzia da
abate e la elezione al vescovato di Marsiglia; o, se vuoisi, nel bel principio del suo epi-
scopato, come sappiamo di un S. Lodovico di Tolosa; ma in ogni caso, prima de' 27 marzo
1230, se non vogliamo supporre on puro capriccio in Benedetto il chiamarsi egli così
spesso frate, dandosi un soprannome non mai usato da abati o vescovi benedettini. Questo
sarebbe il criterio anche del citato Petit-Kadel che dice : « Dans sa vieillesse (!) sans cesser
d'ètre évéque, il s'ótait engagé dans l'Ordre de ces derniers rcligieux (mineurs), et il se
noramait lui-méme frèrc JBenoit (2) » ; e prima del Petit, così ne arguì il Baluzio: «In
uno chartulario monasterii Cluniacensis inveni illum fnisse apud Lugdnnum cum Eaymundo
episcopo Nemausensi eo tempore quo Papa Innocentius IV illic celebrabat Concilium ge-
nerale [1245]. Vocatur antem frater in ea charta monasterii Cluniacensis: Ego frater
Benedictus Dei permissione dictus Episcopus Massiliensis. Quo etiam modo scribit in
epistola dedicatoria commentarli de summa Trinitate. Jam tnm ergo se addixerat instituto
ordinis S. Francisci, cui illum se addixisse reperi in veteri collectione miraculorum patra-
torum in diocesi Magalonensi (3) » ,
Quando il nostro Benedetto salì sulla sede episcopale di Marsiglia, la città era allora
governata in parte dai visconti del paese, e in parte dal vescovo e da alcuni del clero.
Quasi contemporaneamente, uno di questi visconti si era fatto monaco nell'abbazia di
S. Vittore, ed aveva, rinunziando, trasferita nella persona dell'abate parte di quella giu-
risdizione civile che gli spettava come visconte della città. Questa strana rinunzia piacque
ai monaci, ma spiacque assai al popolo; il quale, non solo protestò contro le ingiuste
pretese dell'abbazia, ma per di peggio si diede furibondo a eccessi, predando i beni del
monastero. Il neoeletto vescovo, gratia et nomine Benedictus, principiò il suo governo col
(1) L'ultimo atto di Benedetto come vescovo è del 13 mar. 1267; e il suo successore
fu eletto il 23 dee. 1267, avendo Benedetto rinunziato per la grave sua età. Cfr. Gallìa
christ. novissima cit. n, 303.
(2) Hist. liti, de la France cit. p. 85.
(3) Balnzii-Mansii Miscellanea sacra ed. 2» t. II p. 244; ivi stesso riporta il brano ex
collectione miracidorum ove si parla di Benedetto che dalla Terra Santa portò in Marsiglia
una particella della santa Croce : « Dnus. Benedictus quondam episcopus Massiliensis et
nunc frater Minor, cum quoddam frustum Ugni verao crucis de ultramare asportasset, etc. » .
II cod. lat. di Parigi n. 3555 (Colbert 4799) ha la variante : « condam episc. Marsiliensis et
postea frater Minor». Gallìa christ. novissima n. 293.
SECOLO xm. 239
ridare la pace al suo popolo, facendo desistere i monaci dalle loro vane pretese su quella 66
giurisdizione civile che spettava ai borghesi (1). Il buon vescovo al 1 di gen. del 1230,
in forma solenne, assolveva i Marsigliesi dàlie censure, e garantiva il possesso dì certi
beni e diritti spettanti all'abbazia di S. Vittore. Pochi mesi dopo (29 apr. 1230), ricon-
fermava la pace tra lui e il conte della Provence: « Licet nos fr. Benedictus Dei per-
missione episcopus et dominus Massiliae, nullam guerram habeamus cum dno. cernite Pro-
vinciae, nec cum civitate Arelatensi et eorum valitoribus, tamen propter abundantiorem
cautelam, pacem statuimus et firmamus nunc de novo, per nos et per ecclesiam nostram,
et per praepositum, et per milites et homines nostros, et per civitàtem nostram episco-
palem inrisdictionis nostrae temporalis et ecclesiae sedis Massiliensis, et per omnia castra
nostra et dictae sedis etc. ». Quindi subito dopo (24 mag. 1230), detta nuovi statuti per
la riforma spirituale e temporale della sua diocesi; siede arbitro, e detta la pace (2 ag.
1230) tra il conte di Provence e la Comune di Marsiglia ; distoglie il conte di Tolosa di
far la guerra a quello di Provence (giug. 1232); e lui stesso, arbitro delle paci, dà il
lodevole esempio di accettare l'arbitrato di altri a sé inferiori per l' amor della pace : così
Bonfiglio abate di S. Vittore sedette arbitro (27 gen. 1233) tra Benedetto e il nobile Fel-
guerio di S. Cannato. Un nuovo dupplice accordo su certi diritti, e sul passaggio dei cro-
ciati, conchiuse (29 ag. 1235) col detto conte dì Provence; e il medesimo conte, ancora
una volta, per opera dì Benedetto rinova la pace coi Marsigliesi (Aìx, 12 sett. 1235).
In quest' accordo, fra gli altri presenti come testi notiamo : fr. Bonafortuna minister fra-
trum Minorum, fr. Michael et fr. W. de Plazentia de ord. FP. Minorum (2).
Ebbene, quest'uomo di pace e di giustizia, aveva talmente inasprito alcuni malvagi
canonici del suo clero, dì quelli, come li chiamò Gregorio IX, che « laicos in sceleribus
suis vincunt*, talché questi «cum quibusdam suis complicibus, in armis et multis aliìs
modis (epìscopum) afflixerunt hactenus, et affligunt : propter qnod dictus episcopus a civi-
tate Massìlìensi coactas est dintius exulare »! Ordina quindi Gregorio IX (27 nov. 1235)
ai vescovi dì Arles e dì Carpentras, di restituire Benedetto alla sua chiesa e dì frenare
i malvagi canonici e complici.
E qui, privi di altri documenti, dobbiamo sorvolare quattro anni di vescovato del
nostro Benedetto, per seguirlo finalmente in Oriente.
Ti baldo V, re di Na varrà e conte di Sciampagna, aveva deciso di compier lui il voto
dì suo padre Tibaldo, morto prima della quinta crociata. Egli dunque con numerosi cro-
ciati guidati da esso e da' duchi di Bretagna e dì Borgogna, e col seguito dì molti conti
e nobili francesi, s' imbarcava a Marsiglia nell' agosto del 1239, diretto per la Siria (3).
Non creeremo delle ipotesi se diremo (dato pure il silenzio della storia), che il nostro
Benedetto grande zelo addimostrò per questa sesta crociata; e in prova ci basta di sa-
(1) Hist. liti, de la France t. e. p. 84.
(2) Gallia christ. novissima nn. 247-58. — In una traslazione di certe reliquie {GaUia
cit. n. 307) fatta tra 1' 11 mag. e 20 giugno 1277, troviamo presenti i seguenti Minoriti del
convento di Marsiglia: e in praesentia et testimonio fratria Bertrandi de Socodorio, exatoàH
conventus fratrum Minorum Massiliae, £r. B(aymundi) Gaufridi, lectoris einsdem conventus,
fr. Pondi Bigaudi, lectoris conventus fratrum Minorum de Aquis, fr. Bertrandi de Secureto
ordinis dictorum fratrum Minorum > . — Fr. Poncins è quegli ricordato dal Salimbene Chron.
p. 141, 143; e il Gaufridi quegli che negli anni 1289-95 fri Ministro Generale dell'Ordine.
(8) Vedi Michaud Storia delle Crociate, sesta crociata, an. 1229-40. — Gli Annales de
T. S. (editi in Archives de l'Or. Latin, t. II B. p. 440) danno l' arrivo in Acri del re e com-
pagni al 1 sett. 1239.
240 BIBLIOTECA
65 pere che egli volle iiocoinpiignare i crociati di Tibaldo; e con essi felicemente approdò in
Acri al 1 di sett. del 1239 (1).
Arrivato Benedetto in Oriente, non è a dire qnanto egli abbia fatto di bene fra quei
popoli e colla parola e cogli scritti. La principale sna cura, da quel tempo in poi, si fii
r estirpazione dell' eresia che divideva i cristiani dell' Oriente, e la distruzione della ma-
lefica setta maomettana, nemica della civiltà e della fede cristiana; ciò lo si vedrà in se-
guito dall' analisi che faremo del suo grande catechismo, che egli principiò a scrivere in
Oriento e pei popoli dell' Oriente, nel 1239 ; e terminò di scrivere parimenti in Oriente
nel 1261, ove lo vedremo ritornato per una seconda volta.
Benedetto, ad uno zelo così apostolico e ad una vast;i dottrina teologica, univa anche
una mente intraprendente e audace, e un vero genio militare. A lui la storia delle Crociate
(ingiustamente obliato!) deve la ricostruzione della famosa fortezza di Safet (1240), uno
de' baluardi del cristianesimo in Siria; e più tardi tomba (1266) gloriosa dì veri eroi
e di veri martiri. Tra questi vedremo pure alcuni Minoriti, confratelli di Benedetto,
da lui probabilmente ivi collocati come apòstoli de' vicini popoli della Galilea (2). A luì
parimenti la storia letteraria dell' Oriente (che fin qui lo ha pur ignorato) deve il noto
libro I)e consfructione castri Saphet, scritto da lui verso il 1260-61, e fin qui raramente,
ma mai citato dai Palestinografi sotto il nome di Benedetto. Tutta questa storia risulterà dal
medesimo libro che daremo qui presso, nel quale egli ci racconterà le sue premure per la
ricostruzione del castello, il suo viaggio e l'accoglienza che ebbe dal Soldano in Damasco,
non che il suo secondo viaggio in Oriento ecc. ecc.
Quando il nostro Benedetto poneva piede in Siria (1 sett. 1239), Gerusalemme era
ancora in potere dei Latini; e qualche giorno dopo, dovette egli ricever la nuova della
morte di Geraldo patriarca di Gerusalemme trapassato nella S. Città e sepolto presso la Tomba
di Cristo (t 7 sett. 1239) (3). Due mesi dopo (20 nov.), udiva Benedetto la ricaduta di
Gerusalemme in potere del Soldano di Earak (Melek Nasser-Daud, nipote di Kamel cui
predicò S. Francesco), proprio nel tempo che scadeva la tregua di 10 anni, conchiusa
(18 feb. 1229) tra Federico II e il Soldano Earoel (4), e contemporaneamente alla scon-
fitta toccata al Duca dì Borgogna tra Gaza e Ascalona (5), ricordataci dallo stesso Bene-
detto nel suo libro De consfructione castri Sapliet. — Intanto ì due Soldani di Karak
e di Damasco credettero bene di conchindere una tregua coi Crociati (1240), e render loro
Gcrttsalemme, e ai Templari Safet e Beaufori; dopo di che il re di Navarra coi suoi ri-
tornò in Europa (6).
Benedetto, felice di veder conchiusa una tregua coi nemici, gli riuscì facile la visita
di tutta la Siria, della Terra Santa, e di Gerusalemme ; e perfino di veder Damasco, dopo
aver ottenuto un salvocondotto da quel Soldano. In queste sue escursioni egli aveva me-
ditato una grande impresa. Dopo aver esplorata la Sìria, la Galilea e Damasco, ritornò
in Acri con l' intento risoluto di persuadere i Templari a ricostruire l' antica fortezza di
(1) Questa crociata fa per ordine di Gr^orio IX predicata già dal 1234 dai Domeni-
cani e Minoriti. Vedi più sopra a p. 169.
(2) Vedi più sotto all' anno 1266.
(3) Du Gange- Rey FamUles d^outremer p. 728, — Cfif. Couret Notice historique sur
rOrdrc du St. Sépulcre, Paiia 1905, p. 59 n. 4, e gli autori ivi citati.
(4) Cfr. Couret op. cit. p, 68 n. 8, p. 59 n. 5. — Sanvaire Clironique de Moudjir-eddyn
p. 89. — Cfr. sopra i nn. 40-41.
(5) Annales de T. S. in Arclùve» dt. t. II B. p. 440.
(6) Annalea de T. S. loc. cit.
SECOLO xm. 241
Safet (1): e vi riascì! Agli 11 di dee. del 1240, con pompa militare e religiosa, Benedetto 65
nel nome del Signore benediceva e gettava colle proprie mani la prima pietra nelle fonda-
menta della celebre fortezza : « et snper lapidem obtalit co pam argenteam deaoratam. pie-
nam pecunia in snbsidinm operis snbseqnentis » .
Il 8 apr. 1242 troviamo Benedetto già ritornato in Marsiglia, e presente alla fonda-
zione dell'abbazia detta del Monte Sion; e il 5 Dee. 1248 intervenuto al concilio di Ya-
lence (DrOme).
Luigi IX re di Francia, il 25 ag. 1248. era partito col suo esercito per l' Oriente,
e tutta la Cristianità ansiosa lo seguiva coi suoi voti. Il vescovo di Marsiglia non lo potè
seguire, ma aveva mandato colà alcuni del suo clero, e questi lo tenevano informato di
quanto accadeva in Oriente. Una lettera di Benedetto scritta il 28 maggio 1250, infor-
mava il Pontefice Inn. IV di alcuni successi dell' esercito cristiano in Egitto, quando in-
vece dai 5 aprile dello stesso anno il santo re era prigioniero dei saraceni! ÀI buon ve-
scovo erano testé arrivate queste buone nuove da uno del suo clero rimasto probabilmente
in Damiata, ma certo non bene informato. La lettera è del tenore che segue:
Sanctissimo Patri ac Domino reverendissimo I. divina providentia Pontifici summo,
frater Benedictus (2), Dei permissione dictus episcopus Marselliae, cnm snmma devotione
reverentiam et obedientiam, pedum oscula beatorum.
Sicut caverò yolumns ne aures sanctitatis vestrae mendaciis aggravemus, sic cum laeta
et certa, quae ad honorem Dei et Ecclosiae pertinent intelligimus, cum gaudio intimamtts.
Licet autem frequentes rumores audivimus, quod ad exaltationem Christianitatis Castmm
de Cadrò redditum fuerit domrno regi Franciae divina gratia procurante; quod cum tamen
per diversos diversimode dicebatnr, supersedìmus scribere, donec certitudinem haberemas.
Sed nocte praeterita praeceptor S. Ioannis Marselliae misit nobis litteras, in quibus con-
tinetur quod ante Purificationem, per octo dies, illustris rex Franciae, cum exercitu suo
ad Castrum de Cadrò venit (3), et fuit sibi traditum per quosdam saracenos qui insurre-
xerant contra Soldanum, et per Magistrum Hospitalis et alios Christianos qui ibi sola vi
detenti fnerant. Dominus vero rex, Domino disponente, direxit quatnor acies. In prima
fuit Comes Flandriae cum Templariis: in secunda Comes Britanniae et Comes S. Paul!:
in tertia ipse rex, et Comes Pictaviae, et Andegaviae, et Provinciae, et Dux Bui^undiae,
et plures alii Barones: in quarta dominus Bobertus Comes Atthrebatensis et Magistri
Hospitalium et plures alii Barones (4). Duae vero aliae scalae Baronum et militum fnerant
hinc inde ab utroque cornu. Et sic ordinato exercitu, in ortu solis congressi sunt: et a
tertia nsque ad noctem duravit bellum, et fuit strages saracenorum innumerabilis, et Sol-
danus obfugit, et nesciebatur quo ierat. Ex parte vero Christianorum dicuntur esse mortui
nsque ad mille Inter milites, baliatarios, et armigeros. Dominus autem Eex et sui fratres
sani sunt, licet tamen Comes Attrebatensis in campo per diem et noctem iacuisset quasi
mortuus. Cadrum et Babylonem habet dominus Eex(!). Et Alexandria, ut dicitur, est eis
derelicta. Ergo, Pater sanctissime, benedicite Deum Coeli et coram omnilms vìventibus
confitemini UH, quia fecit nobiscum misericordiam suam (Toh. 12. 6), sub vostro regi-
(1) Safet dal 1140 al 1189 fu in potere de' Templari, indi di Saladino che se ne impos-
sessò dopo due anni di assedio: Corradino nel 1219 la fece smantellare. — Rey-Du Gange
FamUles d'outre mer p. 26, 903. — Fr. Llévìn Guide fed. 4« t. Ili p. 176.
(2) Nel ms. per errore si ha un H, invece dell' iniziale B.
(3) Non in Cairo, ma in Mansurah; ove il 5 apr. 1250, sconfitto l' esercito, il Santo re
cadeva prigioniero. Il prevosto dì S. Giov. informava il buon vescovo delle voci che corre-
vano, sfortunatamente, non vere.
(4) Dall' elenco di questi personaggi risulta che le nuove ricevute da Benedetto con
lettere del preposto di S. Giov. di Marsiglia, devono datare dal febbr. 1250 e non prima;
il conte di Poitiers qui ricordato, non giunse in Egitto in aiuto del fratello che nell'autunno
del 1249. — Snlla cronologia di questa crociata vedi sopra a p. 103.
BiblM. — T<Hn. I. 16
242 BIBLIOTECA
65 mine Christianitatem talìter exaitando. — Datnm Marselliae quinto Ealendas lanii [28
Magg. 1250] (1)».
Innocenzo IV noi 1 maggio 1251 passava per Marsiglia, e soddisfatto dell'accoglienza
avuta da quel popolo, rilasciava loro un privilegio di sua protezione.
Benedetto col vescovo di Toulon danno la regola di S. Agostino ai novelli frati della
Penitenza di Gesù Cristo (10 magg. 1251).
Interviene al concilio provinciale convocato da Giov. Banssan arciv. d' Arles all' Isle-
sur-Sorgues (19 sett. 1251).
Conchiude un trattato di pace tra Carlo d' Anjou e i Marsigliesi (Aix 26 lugl. 1252);
e simili accordi con altri, ecc.
n 13 marzo 1253 Inn. IV ingiunge a Benedetto di obbligare i PP. Minori e Predi-
catori di inculcare al popolo 1' obbligo di pagare le decime ecclesiastiche (2).
Nel 1257, Benedetto, d' accordo coi suoi canonici, cede tutto il dominio civile della
superiore Marsiglia a Carlo d' Anjou, e per compenso ottiene alcuni feudi in diverse castella.
Durante il suo vescovato, verso il 1257, s' introdusse nella sua diocesi un novello
Ordine religioso detto de' frati della B. F. Maria madre di Cristo, confermato da Clem. IV
nel 1266 e poi soppresso dal Concilio di Lione nel 1274. Da un atto del 1258, abbiamo
che un signore cedette tutti i suoi beni al vescovo di Marsiglia (Petit-Radel).
Il 4 gen. 1258, Benedetto, seguendo le istruzioni del Papa, concede la regola di S.
Agostino ai Servi della B. Vergine Maria. — Il 4 apr. 1259, Benedetto promulga nuovi
statuti per la chiesa Marsigliese.
Alessandro FV (24 giugno 1260) dirige la bolla Audiat orbis al vescovo, al priore
de' Domenicani e al guardiano do' FP. Minori di Marsiglia, invitandoli di predicare ai Mar-
sigliesi la crociata e di soccorrere in vari modi il minacciato regno latino della Siria. Be-
nedetto promulga questa bolla il 1 agosto dello stesso anno, e si decide anche di fare un
secondo viaggio in Oriente. Prima di lasciare Marsiglia, stende una specie di testamento
(27 ag. 1260) fondando alcuni annui legati pii, ove tra gli altri lasciti notiamo: ai Do-
menicani 20 soldi, ai PP. Minori 20 sol., alle monache di S. Clara 10 sol. ecc., e cosi a
venti altri istituti della città.
Benedetto, dopo aver scritto questo testamento, subito dovette imbarcarsi per l' Oriente»
perchè lo vediamo giunto ai 4 ott. 1260 in Siria. Da lì, mosse egli subito per la Galilea
alla visita del forte di Safet. Lo vide, e ne ammirò la costruzione perfetta con vera sua
soddisfazione, senza che per allora neppur la minima ombra di triste presagio futuro ve^
nisse a turbargli il cuore in un opera da lui giudicata inespugnabile, ma che poi, sei anni
dopo, seppe esser stata tomba di molti eroi, suoi amici e suoi confratelli! — Omettiamo
di parlar qui di questo tragico avvenimento che costò la vita a migliaia di eroi, poiché
ne parleremo altrove sotto l' an. 1266.
Benedetto in Oriente (ove si trattenne per circa 3 anni, fino al 1263) ebbe la como-
dità di ultimare la sua grande opera Tractatus fidei, e da 11 spedire copie in vari luoghi.
Abbiamo quattro sue lettere accompagnatorie del Trattato che il zelante vescovo indirizzò
a vari personaggi.
(1) Achery SpicUegium seu coUectio veterum acriptorum ed. 1* t. VII p. 225; ed 2"
(Baluze-Martène, Paris 1723) t. Ili p. 628, ove ci danno la data erronea 1249.
(2) Sbaralea Bullar. t. I p. 653; documento oroesBO dalla Gallia christ. novissima. Un
altro docum. parimenti ignoto ai compilatori della cit. Gallia è de' 27 apr. 1248 che riguarda
la fuga e carcere di un tale Maestro di fisica fr. Baìnerìo {BuU. cit. t. I p. 512).
SECOLO xm. 243
La prima è dirotta: « Sanctissimo in Christo patri ac reverendissimo Domino Alexandre 66
[IV: 1254-61] Dei providentia Pontifici sommo, frater Benedictus Dei permissione dictns
episcopus Massiliae cum somma devotione, obedientia et reverentia, devota pednm oscola
beatorora. — Cum citra et ultra mare varios errores invenerimus deviantes ab orthodoxae
fidei puritate et Ecclesiae catholicae adversantes, nos toio animo cupientes ad honorem
Dni. leso Christi fideles ac fidem catholicam munire flrmiter ac firmare contra fidei ini-
micos rationibos, aoctoritatibos, et exemplis, et erroneos cnm sois erroribns radicitus extir-
pare, et qualiter per doctrinam, soUicitudinem, et diligentiam sanctae sedis apostolicae
extirpati et extirpandi sint evidentios declarare ; ideo, prout nobis divina gratia inspiravit,
studuimos exponere symbolom constitutum in universali Concilio Lateranensi a bonae me-
moriae papa Innocontio tertio celebrato, qnod symbolum incipit: Firmiter credimus; in
verbis singulis dicti symboli eliduntur, et quibus erronei innituntur contra fidem et Ec-
clesiam catholicam, et qualiter eis valeat responderi, et qualiter fides catholica, qoam tenet
et docet Sedes apostolica, potest probari rationibos, auctoritatibus, exemplis, et similitudi-
nibus, quibus infideles apertius convincontur et fideles in fide firmius roborantnr. Quia
experti somos, iam est dio, qood sanctae paternitatis vestrae devotio ad hoc totis viribus
iiivigilat ut fides D. N. I. C. et catholica Ecclesia semper proficiat, et errores ac erronei
contrarii extirpentor, hoc opos sanctae paternitatì vestrae daximus destinandum, supplì-
cantes ut si quid vero reprehensìbile vel insufficiens, infirmitati meae ac imperitiae sanctae
paternitatis vestrae pia et dulcis affectio indulgeat, corrigat, snppleat, et emendet, nosque
ac gregem nobis commissum in vestris sanctis orationibus et meritis habere dignemini com-
mendatos ». — Questa lettera non porta data; ma dalla seguente risulterebbe averla egli
diretta da Acri, alquanto prima della morte o della nuova della morte di Alessandro TV
(t 25 mag. 1261).
La seconda lettera è diretta a fr. Tomaso Agni domenicano, vescovo titolare dì
Betlemme e Legato apostolico, il quale trovavasi allora in Oriente (1): «Sanctae pater-
nitati vestrae mittimus tractatum qoem composuimus super erroribus quos citra et tìltta
mare invenimus a fide catholica aberrantes et ab unitate Sedis apostolicae deviantes. Qoem
tractatum misimus Domino Papae bonae memoriae Alexandro (2), sicut patet in littera
praecedenti, et postea dirivavimus ad religiones fratrum Praedicatorum, ei Minonvm, et
Cisterciensium et de poenitentia lesu Christi, et ad alias plures, et ad archiepiscopos et
episcopos, et diversas provincias et dioceses in partibus transmarinis, et per vos in istis
partibns, ubi opos incepimus, volomus dirivari. Vos aut«m corrigatis quae videritis corri-
genda, et faciatis copiam aliis transcribendi secundum quod viderilis expedire... Datum
Accon anno Dni. MCCLXI in festo S. Matthei [21 sett.] ».
La terza lettera è diretta al testé eletto Patriarca di Gerusalemme, Guglielmo vescovo
di Agen, destinato anche Legato apostolico in Oriente e amministratore di Acri: essa porta
la data da Marsiglia ai 9 agosto 1263, e dalla quale veniamo a sapere che già il nostro
Benedetto era ritornato dall' Oriente. Benedetto gli spedisce copia del suo Trattato e gli
dice : « Firmiter credimus qood merito sanctitatis Testrae Dirina Providentia vos vocavit
ad porgandam Terram Sanctam ab erroribus inndelium et a spurcitiis vitiornm quibus
existit, peccatis exigentibos, longis temporibus multipliciter prophanata. Et quia optamus
fieri participes tanti meriti ac laboris, etsi malora non possumus ut vellemos, saltem vobis
(1) Cfr. Riant Histoire de V église de BethUèm p. 38-40.
(2) Il papa dunque era già morto, quando Benedetto indirazzava questa lettera al
vescovo Bfìtletnitano.
244 BIBLIOTECA
65 offerimns mnnas exignnm, sed utile ad ìmpugnandnm infìdeles et ad mnniendam fideles
anctoritatibus, rationibus, et exemplis, con tra errores qoos invenimus citra et ultra mare
a pnritate iìdei aberrantes. Hoc opus incepimus olim quando primo transfretavimus prò
subsidio Terrae Sanctae [cioè tra il 1239 e 1241]. Quod opus misimus Dno. papae Ale-
xandre, sicut patet in littera praecedenti, et postea diriravimus ad diversas provincias et
dioceses et religfiones, et ad dirivandum dedimus ven. patri Thomae Dei gratia episcopo
Bethlemitano Sedis apostolicae legato quando ultimo reversi faimus a partibus transma-
rinis. Yos autem corrigite corrigenda etc. ... Datum Massiliae an. Dni MGCLXUI in tì-
gilia S. Laurentii » .
La quarta lettera, con un esemplare della sua opera, ò diretta al priore de' Domenicani
di Montpellier, ecc. probabilmente in data della precedente (1).
Benedetto dunque era già ritornato in Marsiglia nell' agosto del 1263 ; e il 24 ott.
dello stesso anno lo vediamo convocare un sinodo nella quale promulgò una sentenza sulle
decime. — In un documento (e. 1265?) troviamo registrati i nomi e la paga di sette
giudei al servizio del vescovo di Marsiglia. — H 17 luglio 1266 instituisce e regola l'officio
dell' elemosiniere della sua chiesa. — D 13 marzo 1267, riforma e ordina riuovi statuti
per il decoro del suo clero, in specie de' suoi canonici, E questo fu probabilmente l' ultimo
atto pubblico di Benedetto ormai vecchio e desideroso di dimettersi dal grave peso del-
l' episcopato.
Una lettera di Clemente lY, data da Viterbo il 23 decembre 1267, nominava a suc-
cessore di Benedetto il suo vicario di nome Raimondo di Nimes; in essa dice il Pontefice:
« Yen. frater noster Benedictus olim episcopus Massiliensis, longa supportatione pontificalis
sarcinae fatigatus, et ad eam ulterins sufferendam sibì, debilitate multa ex languore quo
est confractus, ac ex senio ad quod iam devenit, specialiter procedente gravato, vires non
assurgere corporeas asseverans, ex zelo quo erga ecclesiam suam commissumque sibi domi-
nicum gregem fervebat, elegit humiUter pontificaftis officium diiMitere, ne per eius impo-
tentiara vel defectum, ipsius gregis aut ecclesiae posset profectibus quomodolìbet deperire:
attente postulans cessionem eius a nobis recipi, sibiqne sic lasso quietis locum quem sua
requirebat conditio, benignius indulgeri, volenti, praemissa de causa, regimini ecclesiae
cedere praolibatae. Quam cessionem sponte oblatam, propter multiplicis tamen supplicationis
instantiam, duximus admittendam ; sicque provisione etc*. — Da quel di il santo uomo,
grafia et nomine Benedictus, ottenne per pochi mesi un meritato riposo in questa terra,
fino al dì 11 luglio 1268 giorno del suo eterno riposo, registrato nel Mortuologio ecclesiae
Massiliensis (2).
2. — Biljliofirrafla di fìr. Benedetto. — Tra i codd. noti che contengono la grande
opera di fr. Benedetto Tractatus fldei, il principale e più importante crediamo sia quello
di Parigi studiato dal Petit-Eadel. — Il cod. della Nazionale di Parigi, tra i mas. latini
n. 4224, è un grosso volume membranaceo in 4* di 476 fogli, scritto in due colonne a
caratteri molto belli e ben leggibili. Ha per titolo : « Tractatus fidei contra diversos
errores, super titnlum De summa Trinitate et fide catholica in decretalibus». Nelle ultime
quaranta pagine, v' è dello stesso autore un' esposizione del Pater e dell' Ave Maria, e
in calce, a fol. 476 v. la sententi^i lata in synodo super decimas [Massil. 24 oct. 1263] (3).
— È questo il ced. illustrato del citato Petit-Badel che qui noi riassumiamo:
(1) Tutte e quattro queste lettere sono in Baluzio MùceU. cit. t. II. p. 242.
(2) Gallia christ. noviss. n. 301-303.
(3) E» Pettt-Radel Hist. liUér. cit. p. 90, et Gallia christ. novùs. cit. n. 297.
SECOLO xra. 245
Il Trattato di Benedetto (scrive il Petit-Radel) è nn vasta esposizione della dottrina 66
cristiana, ossia un trattato di teologia prattica, esposta per domande e risposte, metodo
che lo rende molto chiaro e intelligibile (1). — Esso è diviso in tre parti grandi e ben
distinte: \sl prima parte tratta della fede: del simbolo degli Apostoli, del mistero della
SS. Trinità, degli angeli, dell' eternità del premio e della pena ecc. : argomenti divisi e
suddivisi in numerosissimi ma brevi capitoli. La seconda parie divisa in ben 599 capitoli,
tratta dell' umana natura di Cristo, de' suoi attributi, virtù e qualità : de' misteri dell' in-
carnazione e redenzione: delle virtù e prerogative della B. V. Maria, e de' diversi nomi e
figure sotto i quali essa ci viene raffigurata nel Vecchio Testamento. In questa parte sono
enumerati e confutati i molti errori che gli eretici insegnarono contro la dottrina di Gesù
Cristo; e Benedetto termina questa seconda parte con una lunga dissertazione, nella quale
prova che la riparazione del genere umano fu assai più ammirabile della sua creazione.
tiSL terga parte, e ultima, tratta della Chieda e de' Sacramenti, suddividendo la materia in
ben novecento e novanta capitoli. — Ognuna di queste tre parti è preceduta da un indica
alfabetico delle materie con l' indicazione de' capitoli, indice redatto in modo minuto e par-
ticolareggiato, ciò che contribuisce a maggior chiarezza del suo metodo particolare, metodo
del tutto opposto a quello de' Sommisti e commentatori delle. Sentenze, e di cui non si
ha punto esempio o traccia nel trattato di Benedetto.
Al seguito di questo trattato, l' autore stesso vi aggiunse un Compendio, molto cu-
rioso e istruttivo, di cui ecco la forma. Nel mezzo di 11 pagine del codice, trascrisse un
simbolo della dottrina cattolica, in ventun brevi colonne, ma in caratteri grandi ; a destra
e sinistra d' ogni colonna, in caratteri minuti, egli indica contro quali errori è diretta ogni
singola parola del simbolo quivi inserito. Ogni parola del simbolo ha sul margino viciao
una nota dottrinale che principia Contra ilìos qui ecc., contro quegli eretici o errori che
si oppongono alla dottrina espressa nel simbolo. Questi paragrafi Contra illos, sorpassano
il numero di duecento, e il Compendio occupa undici pagine del manoscritto. Nel pream-
bolo di esso. Benedetto cosi si esprime : « Nel Trattato precedente' noi abbiamo fatto co-
noscere gli errori che sono riprovati dal simbolo che segue : ed abbiamo riportate le testi-
monianze e le ragioni per le quali quelli che sono nell' errore si 'sforzano di rimanervi.
E da parte nostra, noi abbiamo esposte autorità, ragioni ed esempi, che ci son parsi più
confacenti a convincere i miscredenti e a consolidare i fedeli nella fede cattolica. Ma esso
Trattato parve ad alcuni prolisso, perchè, distratti in altre occupazioni, non hanno il tempo
per la lettura : altri, per lo contrario, provando disgusto nella lettura delle sacre scritture,
poco se ne curano; altri, finalmente, perchè trovano superiore alla loro capacità le molte
e difficili cose esposte in. quel Trattato. Por tutte queste ragioni, e perchè colla brevità
da noi si possa contentar tutti, noi abbiamo compilato questo Compendio ove son notati
tutti gli errori indicatici da ogni parola del simbolo, aggiungendovi le ragioni per la forza
delle quali gli erranti e i loro errori sono confutati, e i fedeli conformati nella purità della
fede e nell' unione della Chiesa cattolica » .
Dopo questo Compendio, segue nel cod. un' esposizione del Pater noster e dell' Ave
Maria in quaranta pagine, opera dello stesso fr. Benedetto. In calce del cod. si ha per
ultimo la indicata Sentenfia super deeimas, pubblicata nelle citate Miscellanea del Baluzio
e nella Gallia Christiana novissima.
(1) Nel modo dei catechismi moderni: e se non erriamo, £r. Benedetto sarebbe il primo
tra gli antichi scolastici che abbia usato il metodo de' catechismi moderni nell' insegnamento
della dottrina cattolica, scostandosi cosi dal metodo degli scolastici del suo tempo.
246 BIBLIOTECA
66 Un altro ms. ò quello di Roma, bibl. Alessandrina, cod. 141 in 4" picc. del soc. XIII,
in caratteri gotici a due colonne, colle iniziali, titoli e note marginali in rosso. Dopo le
lettere dedicatorie nel 1* fol., il Trattato principia al fol. 2v. in rosso: * Incipit Tractatus
fidei cantra diversos errores, super titulum de summa Trinitate et fide catholica, in de-
cretalibus. Quoniam fides est spiritualis aedificii fandamentum ...»; e termina al fol. 359:
«si scit aliquem alium peccasse in aliquo de praedictis ». E in rosso: « Qui fecit hunc
librum per saecula sii benedictus (1)».
La seconda opera di fr. Benedetto, che alcuni palestinologi e storici delle crociate
hanno citato come anonima, ò V importante libro De oonstruotione castri Saphet, di
cui non conosciamo che due soli codd., quello Colbertino n. 5129 (Parigino lat. n. 5510
fol. 84-89 sec. XIV) edito dal Baluzio (2), e l' altro della Nazionale di Torino (segnato
DXCV 1. III. 28) datoci dagli editori del catalogo della stessa biblioteca (3).
A dir vero, il libro De constructione castri Saphet non porta il nome di fr. Benedetto,
e nei citati codd. esso è anonimo : anzi di lui ivi si parla in terza persona, e lo si appella
con lode Episcopus Marsiliae, re ac nomine Benedictus (4), parole che non converebbero
forse sulla penna dell' umile vescovo, se non vogliamo supporle una giunta dell' amanuense.
Del resto, il tenore di tutto il libro, in ispecie i dialoghi, il prologo e la conclusione, ci pa-
lesano non altri esserne 1' autore che lui ; o per certo fu lui l' inspiratore e dettatore di chi
per lui scriveva. Il Petit-Radel, che non discute punto se sia o no opera di Benedetto, l' attri-
buisce senz' altro a lui ; e a lui noi la attribuiremo puro, senza la minima esitazione. Gli
editori del citato catalogo Torinese inclinano a crederla opera del Vitriaco perchè la trovano
nel medesimo cod. che contiene la sua Historia Hierosolymitana, e perchè vi scorgono lo
stile e l' ideale del Vitriacense ; ma i dotti scrittori non badarono che Giacomo di Vitry
era già morto il 1 mag. 1240 (5), e che 1' opera De constructione castri Saphet non fu
certo scritta prima del 1260.
Ciò premesso, daremo qui il testo del cod. Torinese, che è non solo integro ma assai
più corretto che non il testo del cod. Parigino edito dal Baluzio. In calce poi, daremo
soltanto le più notabili varianti del testo Baluziano, non curandoci di notare tutti gli evi-
denti errori dell'inesperto copista o tipografo.
De oonstruotione castri Saphet.
[Prologus].
Quum sit nostrum fìrmum et salubre propositum in hiis que sunt ad honorem Dei
semper intendere, ac in hiis jugiter immorari, et precipue in hiis que ad oxaltationem fidei
et Ecclesie, et que (a) ad salutem animarum, que ad subsidium Terre Sancte, [que] ad de-
(a) Il testo Baluziano: et quae ad aedificationem proximorum, quae ad salutem etc.
(1) Troviamo citati anche i seguenti codd. Parigini che contengono non sappiamo se
una parte sola degli scritti di Benedetto, ovvero tutto anche il Tractatus fidei: cod. Col-
bertino n. 1454 usato dal Baluzio, e cod. Colbertino n. 4799 (Parigino lat. n. 3555).
(2) In cit. Miscellanea t. VI p. 357-69; e nell' ediz. 2* del Mansi in t. I p. 228-31.
(3) Codices mss. hibliothecae Taurinen. (Taurini 1749) t. II p. 152-58. — Cfr. Rohricbt
Bibl. geogr. Palaestinae n. 154.
(4) E cosi, lui vivente, lo chiamava in una sua lettera Gerardo di Frachet: * Dei grafia,
re et nomine Benedicto . ..» (Gallia christ. novissima cit. n. 296); cosi pure il citato Salimbene:
• Hic vere fuit . .. grafia et benedictus nomine».
(5) Cfr. sopra a p. 3 le nostre notizie sul Vitriaco.
SECOLO xin. 247
fensionem fidelium, qne ad offensionem infidelium cemimas pertinere (a), et pioptor hoc 65
castrum Saphet spìritualiter (b) et principaliter sit constractam : qaaro et quando fieri
incepìt, et qnaliter constractaiu faerit, proponìmns declarare.
Quare et quando, et qualiter cepit construi castrum Saphet.
Qanm igitnr ad sabsidinm Terre Sancte venisset raagnus exercitus Christianoruni, in
qao erat Rex Navarie (e), Comes Campanie, Dox Bargnndie, Comes Britanie, Comes Vioii-
uensis, et Porensis (d), Comes Montisfortis, Comes Baresis (e) et Comes Mariscononsis (/'), et
plures alii Comites et Barones, et in quo milites in apparata militari plus quam M.L. (g) nu-
merati fuerant, preter alios quibus non erat apparatus sufficiens militaris, et Balistariorum et
peditum, qui (h) innumerabilis multitudo, et venissent apud Joppen et Ascalonam, et deli-
berassent qualiter procedere deberent: quidam nobiles de suis viribus presumentes, et Tem-
plariorum, et Hospitalariorum et aliorum Religiosorum ac nobilium de terra, consilium
contempnentes, de nocte ab oxercitu recesserunt; et quum non dederint (i) gloriam Deo cujus
est Victoria, sed eam sibi visi sunt usurpare (h), vieti fuerunt ignominiose, et plures capti
et mortui, et exercitus reversus est cum confusione maxima apud Joppen (1). Ubi ad role-
vandum et mitigandum confusionem, deliberatum fuit quod reedificaretur castrum Saphet,
quia non poterant ita bonum opus construero toti terre; et ut magister Templi opus in-
ciperet, promisorunt quod darent ei ad subsidium construendi Vllm. (/) marcharum, et quod
esset exercitus ibi per duos menses, ut securius et levius hedificarotur. Sed cum reversi
fuissent in Sabulo Accon, obliti sunt promissorum, nec iverunt ad construendum, nec ad
hoc feciendum aliquid contulerunt. Cum a facta (w) treuga cum Soldano Damasci Dominus
Kex et exercitus magnus repatriasset, Episcopus Marsilie, re ac nomine Benedictus, ivit
ad Sanctam Mariam de Sardania (n) per peregrinationem (2), cum competenti ducatu dicti
Soldani ; et cum mondato (o) Soldani per aliquot dies expectasset in Damasco, frequenter
veniebant ad eum plures querentes ab eo si hedifficaretur Saphet. Et cum ipse reqnireret
ab eis, quare cum tanta instantia inquirebant, respondebant quod hedificato castro dicto
Saphet, Damasci portalia essent clausa. Cum ergo dictus Episcopus recessit a Damasco,
consideravit diligenter terr? s usque Saphet; et non vidit munitionem aliquam preter Su-
(a) Bai. : guae ad confusionem et destructionem infit ^^lium credimut pertinere. — (6) Bai. :
Sajihet specialitei' sit constructum. — (e) Bai.: in quo erant Rex Nàvarrae... — (d) Bai. :
Comes Nivernensis et Forenciae. — (e) Bai. : Barensis. — (/) Bai. : Masticonensis. — {g) Bai. :
miUe et quingenti. — (Ji) Bai.: quasi. — (i) Bai.: et quia non dederunt. — (k) Bai.: ecm sibi
nisi sunt deputare. — (l) Bai.: septem millia marcarum. — (m) Bai.: Cum autem facta
treuga... — («) Bai.: de Sardinia. — (o) Bai.: de mandato.
(1) Il Duca di Bretagna, avendo recata la guerra sul territorio del Soldano di Damasco,
era tornato in Acri con un ricco bottino. Tosto altri Crociati invidiosi del buon esito di
quella spedizione, concepirono il disegno di assalire Gaza. Partiti alla volta di quel paese,
senza ordine e precauzione alcuna, vennero sorpresi e sconfitti dai saraceni. Il Duca di Bor-
gogna che capitanava l'impresa, scappò dal disastro, e se ne venne in Acri a piangere la
morte e la schiavitù di molti suoi cavalieri e baroni. Questo disastro, invece di riunire i
crociati, accrebbe le loro discordie; vennero separatamente a patti cogli infedeli, e i Tem-
plari ed alcuni capi dell'esercito stipularono una tregua col Soldano di Damasco dal quale
ottennero la restituzione de' luoghi santi (Michaud Storia delle crociate, lib. XII an. 1229-40).
Questa tregua, ricordata anche dal nostro Benedetto, sussegui a quella di 10 anni conchiusa
da Federico II e che scadeva precisamente entro il 1239. Vedi quello che diciamo a p. 240
sulla tregua del 1240. Cfr. Archives de V Or. Latin t. II B. p, 440. — Giaffa, ove ripara-
rono i suddetti crociati sconfitti, era in potere allora di Gualtiero di Brienne, il Grande,
che la ebbe da re Giov. di Brienne suo zio. — Du Cange-Rey FamUles d'outre mer p. 347.
(2) e Sardanaia, lonzi da la cita (di Damasco) sete miglia da Oriente > . Suriano Trat-
tato di Terra Santa p. 152.
248 BIBLIOTECA
66 bobam (a) qaam tonebat nepos dlcti Soldani. Et cum venisset apod Sapbet, invenit ibi accr-
vum magnum lapidum sine omni edificio, ubi centra fuerat castrnm nobile ac famosum (6) ;
et ibi recepit eam cura magno gaudio frater Irumbardus de Caro (e) qui erat terre ibidem ca-
stoUanus; sed non habuerunt ubi caput reclinarent, nisi garbelarias quas portant servientcs
fratrum, ubi faciunt lectos dominorum suorura. Cum igitur dictus Episcopns inquisiissot di-
ligenter circumstantias et districtum dicti castri, et quare Saraceni hedificationem ejus tam
formidarent: et invenisset quod si illud castrum fierct esset defensio et securitas, et quasi
scutnm Christianornm usque Accon centra Saraccnos, et esset impugnati© fortis ac formi-
dabilis, et facilitas et opportunitas faciendi insultus et discursus in terra Saracenorum usque
Daraascum, et propter hedificationem dicti castri amitteret Soldanus multam pecuniam et
magnum succursum (d) in horainibus et rebus illorum qui essent de territorio (e) dicti
castri: amitteret quoque in terra sua principalia casalia (f), et agriculturara et pascua, et alia
consueta, quia non auderent terrara excolere propter metum dicti castri, unde (g) verteretur
in heremum et solitudinem sua terra, et itcrum oporteret eum facere multas expensas et
tenere multos stipendiarios prò defensione Damasci ot prò terris circum adiacentibus ; et bre-
viter, invenit per famam comunem, quod non esset fortalitium uliquod in terra illa (h) unde
possent Saraceni tantum dampnificari, et Christiani tam adjuvari, et Christianitas dilactari.
Cum hoc Consilia dictus Episcopus audivisset (i), venit Accon; et cum visitaret Magi-
strum Templi nomine Armanum (1), qui jacebat infirmus, quesivit ab eo idem Magister quid
viderat et audierat apud Damascnm. Et Episcopus respondit id quod videbatur sibi magnifì-
centius, quod viderat et audierat in quanto timore ac tremore et querendi sollicitudine existe-
rent Saraceni super hedificatione castri de Saphet. Et sic roferrendo predicta, cepit persua-
dere diligenter et instanter quod intenderent totis viribus et celeriter, dum tempus habebant
treuge (k), ad illud hedificandum. Magister vero cum suspirio dixit: « Domine Episcope, non
est facilis hedificatio Saphet; nonne vos audivistis quod Rex Na varie (i), Dux Burgundie,
Comites et Barones exercitus promisorunt quod venirent apud Saphet, ut securius et citins
hedificaretur, et starent ibi per duos menses, et darent Vllm. marcharum, prò faciendo
hedificio, et tamen unum denarium (w) prò hedificio non dimiserunt, et vos dicitis quod hedi-
ficemus sine subsidio (m) ». Et tune Episcopns dixit: «Magister conquiescatis in lecto vostro,
et detis (o) voluntatem vestram bonam, et efficax verbum vestrum fratribus, et ego confido in
Domino, quod plus facietis de lecto vestro, quam fccerit totus exercitus cum mnltitndine ar-
matornm, et babundantia suarum divitiarum». Et cum instaret Episcopns, dixerunt majores
qui erant ibi: « Domine Episcopo, vos dixistis quod bonnm vobis videro tur; et Magister ha-
(a) Bai. : Subebeam. Senza dubbio trattasi dell' antico castello detto Sebele, Sebebe o Su-
beibe, situato sn d' una montagna, a mezza lega dalla città di Balìnas, o Panca (Banias = Cae-
sarea PhUippi), al di la del Giordano; castello ricordato appena dai Du Gange e Rey in Far
milles cit. p. 247. Cfr. Archives de V Or. Latin t. II p. 379, 395. — (6) Bai. erronee: invenit
ibi asertiumiX) sine aedificatione, ubi quondam [\) fuerat castrum... — (e) Bai.: Raymundus de
Caro, qui erat tunc ibidem ca^tellanus ; personaggio ignoto ai Du Gange e Rey. — (d) Bai.:
succursum et servitium. — (e) Bai.: erronee: de seto{ì) dicti castri. — (/) Bai.: propria ca-
salia. — (^r) Bai.: et inde. — (h) Bai.: quod noìi esset castrum tam fortissimum in terra
illa... — (») Bai.: Cum haec et similia audivisset dictus Episcopus... — (le) Bai.: dum habe-
bant treugas. — {l) Bai. : Navarrae. — (m) Bai. erronee : et tamen unde (!) ad aedificium
non dimiserunt. — (n) BaL: sine suòsidio aliquorum. — (o) Bai.: et dicaOs.
(1) Armando, o Herman, o Harmaonns de Périgord gran Maestro dell'Ordine de' Tem-
plari, il quale cadde prigioniero de' Gorasmiai nella celebre battaglia di Gaza (18 ott. 1244),
e, secondo il continuatore di Guglielmo di Tiro (lib. 33 e. 57), mori in prigione. — Cfr. Du
Cange-Rey FamUles d'outre mer p. 886, i quali sembra, abbiano ignorato il presente' libro
De constntctione castri Saphet donde potevano ricavare tanta storia per la biografia di Ar-
manno. Di lui cfr. anche gli Archives de V Orient Latin t. II B. p. 155; il quale non è da
confondersi con Hermann de Salza (ih. t. I p. 418, t II B. p. 166) gran Maestro dell' Ordine
Teutonico^ cbe nel 1219 combatté sotto Damiata. — Cfr. Da Gange e Re^ op. cU. p. 902.
SECOLO xm. 249
bebit consilium et respondebit vobis». Cum autom recessissct Episcopus a Magistro, vocavit 65
€0S qui erant majores in Consilio, et persuasit eis id quod (a) dixerat Magistro, et placuit eis
plurimum (6), et dixerunt ei, quod sequenti die venirct, et faceret tantum, quod Magistcr
ponoret hoc in Consilio coram illis.
Qualiter Episcopus Marsilie persuasit Magistro Templi et ejus Consilio quod
construerent castrum Saphet.
Sequenti vero die venit idem Episcopus ad Magistrum, et rogavit illum ut vocaret
Consilium snmn, qnod volebat ei loqui aliqua sibi cara: et cum vonissent, dixit (e) Episcopus:
« Domini, ego intellexi quod Religio vestra fuit primo spiritualiter (d) instituta per sanctos
milites qui se totaliter devoverunt ad tuitionem Christianorum et ad impugnationem Sara-
cenorum; et quia in bis (e) se strenue ac fideliter habuerunt, Dominus exaltavit et dilatavit
Religionem vestram apud Sedem Apostolicam (/"), et apnd Keges et Principes, et est coram
Deo et hominibus vestra Eeligio hodie plurimum Celebris ac famosa: et quod factum fuit
tunc per illos sanctos milites, mihi (g) videtur quod per vos sit siinilitor faciendnm. Quia cum
essem apud Damascum, intellexi per plures, quia non est aliud (h) quod Saraceni tantum
timeant, quantum (i) Saphet hedificetur; quia hcdificato ilio castro, portale Damasci reputant
esse clausum ; et nos ipsi vidimus et consideravimus circumstantias dirti loci, et est fama
publica, quod non potest hedificari castrum vel fortalitium in terra ista, per quod possit
ita defendi Christianitas, et Saracenorum infidelitas impugnari, sicut per castrum Saphet.
Propter quod ego, ut amicus vester fìdelis (lì), attendens honorem Dei, sjilutem animarum, et
promotionem Religionis vestre, rogo, consulo, et requiro, ut vos, tamquam Deo fideles ac
devoti 'et strenui milites, respiciatis ad exempla illorum sanctorum priorum militum (l), qui
Eeligionem" vestram instituerunt, et exemplo illorum priorum exponatis vos et ve^ra ad
hedificationem castri de Saphet, per quod tanta impugnati© infidelium (ni), et tanta defensio
fidelium semper fiat. Ego autom non liabco pecuniara quam vobìs ad hoc offoram suffi-
cientem ; sed personam offcro ad faciendam ibi peregrinationem, si vultis hedificare ; si autem
nolueritis («), predicabq^ peregrinis, et vadam ibi hedificare cum eis do maceria, cum sit ibi
acervus (o) magnus lapidum, et faciam murum in circuitu de siccis lapidibus, ad defensionem
Christianorum, et ad impugnationem Saracenorum ». Quo audito, dixit quasi ridendo Magister:
«Bene habet in corde quod fiat,(j))»; et Episcopus subjunxit: « habeatis et vos ad hoc
bonum consilium, et Deus sit vobiscum » ; et sic (q) recessit ab eis. Doniiiins autem direxit
eorum Consiltnm et concordaverunt unanimiter, quod dictum castrum rchedificarctur sino
mora, dnm durabant treugc cum Soldano Damasci, qnod si differeretnr, possit (r) hcdifi-
catio de focili impedir!.
De leticia construendi castri Saphet (s).
Qunm antem deliberatum fnisset quod hedificaretur Saphei;, leticia magna fuit in domo
Templi, et in civitate Accon, et in populo Terre Sancte; et sine mora electa est militum
servientinm, balistariorum et armatorum aliorum laudabilis comitiva, et saumagia multa (t)
ad portandum arma et victualia et alia necessaria, et aperta sunt granaria et cellaria et
thesauraria, et alie ofEìcine ad faciendas expensas magnifice ac gaudenter; et missa est ibi
multitudo operariorum, et clavorum cum instrumentis et impensis sibi necessariis ; et letata
est terra in adventu eorum, et exultavit vera (m) Christianitas Terre Sancte. Idem vero Epi-
scopus Marsilie ibi venit cum quibus potuit peregrinis, et posuit tentoria sua in parte ubi
(a) Bai.: Ulttd quod Episcopus dixerat... — (é) Bai.: pienissime. — (e) Bai.: dixit illis.
— (d) Bai.: principaliter. — (e) Bai.: in hoc. — (/) Bai. erronee: apud »e(!) et apud Eeges.
— (g) Bai. : milites, modo videtur... — (A) Bai. : quod non est aliquid. — (i) Bai. : quantum
quod. — (fc) Bai.: ego vester amicus, vester fidelis. — (l) Bai. mutilo sic: respiciatis ad
exempla illorum priorum, et exponatis vos etc. — (m) Bai. : infidelium semper fiat. — (n) Bai. :
volueritis. — (o) Bai. erronee: cum eis damacia, «m»7tfer (!) tòt acervtts... — (p) Bai.: Do-
mine, hahetis m corde... — {q) Bai. : et tunc. — (r) Bai. : differretur, posset — (s) Bai. :
Quod gaudenter et magnifice ineeptum fuit Saphet, et a quo, et quando. — {t) Bai. : et san-
marti multi. E cosi passim. — (u) Bai.: erronee: naturam{ì).
250 BIBLIOTECA
66 fuerat Sinagoga Jadeorum et Meschida (a) Saracenorum, ut per hoc (b) aperte significaret
quod castram Saphet hedificabatar ad depellendas (e) infidelitatcs infidelinm, et ad roboran-
dam et defendendam fidem Domini Nostri Ihesa Chrìsti. Ccm autem parata essent ea qne
ad incipiendoru tam preclarnm opus pertinebant, post celebrationera Misse venit idem Epi-
scopas, et facto brevi sermone ad devotionem assistentium provocandam, invocata Spiritus
Sancti gratia, cum benedictione et solempnitato debita, posnit primarium (d) lapidem ad
honorem Domini Jhesu Christi, et ad exaltationem fidei Christiane, et super lapidem obtulit
cupam unam argenteam deauratam, plenam pecunia, in subsidium opcris subsequentis, anno
Domini M.CC.XLIII. idibus (sic!) Decera bris (e).
Qualiter inventus est putheus aque viventis (f) infra castrum Saphet.
Et cum esset ibi defectus aque, et cum mnltis sauraagiis, laboribus et expcnsis affere-
retur a remotiore (g), et Episcopus singulis diebus queroret fonticulos ad facienda barquilia
ut aque coUigerentur (h), quidam Saracenus senex dixit dispensatori Episcopi : « si Dominns
yester daret mihi tunicam, ego ostenderem sibi fontem aque viventis infra castrum ». Qui
cum ei tunicam promisisset, ostendit ei locum ubi est modo putheus, super quem erant ruine
turrium (i) et murorum, et (A;) multi acervi lapidum, et cum quereretur ab eo iterum signum
certum, dixit, quod in ore puthei invenirent ensem et capellum de ferro, et ita inventum
est; et propter hoc ibi attentius et fortius laboratum est, donec aqua scaturiens optima
inventa est, in magna habundantia toti castro. Mansit autem ibi dictus Episcopus, donec
castrum firmatnm fiiit, ita quod posset se deffendero contra fidei inimicos ; et cum repa-
triavit, dedit dicto castro tamquam filiolo karissimo prelecto (l) omnes equitaturas suas,
et tentoria, et suppellectilia (nt), et data sibi benedictione, tradidit operis et operantium in
custodiam et promotores (n) Domino Jhesu Christo, ad cujus honorem inceptum fuit, et ejus
nomini dedicatum.
De mirabili constructura castri Saphet (o).
Qnum autem idem Episcopus reversus fuisses ad subsidium Terre Sancte contra Tartaros,
anno Domini M.CCLXIIII. non.(/) Octubris(p), et venisset ad visitandum Saphet, invenit
quod ab uno passagio quo rediit Episcopus apud Marsiliam usque ad aliud passagium quo re-
versus [est] apud Saphet, per Dei gratiam et providentiam, et strenuitatem ac magnificentiam
fratrum Sancte Domus Templi, dictnm castrum cum tanta industria, tanta mirificentia, et
magnificentia est constructum, quod ejus exquisita et excellens constructio non solum ab
homine, sed facta a Dei omnipotentia potius videatur. Ad quod sciendum est, pleninsque (q)
notandum, quod castrum Saphet situm est inter civitatem Accon et Damascum, quasi in
medio in superioribus Galileo (r) in qiiodam promontorio circumcluso montibus et collibus et
prerumptis precipitiis, et scopolis ac rupibus, et est propter viarum difficultates, arduitates
et angustias, ex magna parte quasi inaccessibile et inexpugnabile ; a parte vero Damasci
quasi prò vallo habet fluvium Jordanem et stagnum Genesareth, mare Galilee, ac mare Tybe-
riadis, et hec sunt (s) prò fortalicio naturaliter a remotis ; artificiose vero sunt ibi intus (t)
et extra munitiones et hedificia admiranda. Que autem et qualia siiit ibi hedificia, que et
(a) Bai.: agota... et mesquida... — (b) Bai.: ut per hoc innueret. — (e) Bai*: ad debel-
landas. — (d) Bai. : primum. — (e) Qui evidentemente errano o gli editori del Catalogo
o il testo Torinese, e dobbiamo attenerci alla lezione del testo Baluziano che ha invece:
anno Domini MCCXL. tertio idus Decembris [11 dee. 1240]; poiché troviamo Benedetto
già ritornato in Francia nell'aprile del 1242. Vedi sopra a p. 241. — (/) Bai.: aquae
^ivae; e cosi passim. — Ig) Bai.: a remotis. — (h) Bai.: barquilia ubi coUigerentur. —
(») Bai.: rupium. — (fc) Bai.: et ob hoc. — {1} Bai. erronee: filiolo Symon praeelecto.
— (ni) Bai.: tectoria et superlectUia. — (n) Bai.: operantium custodiam et promotionem. —
(o) BaL: In qua brevitate tempori» tam magnifice »it constructum, et quanta sint fortaliUa
castri. — {p) Corrige : anno Dni. MCCLX. IV Non. Octobris (4 ott. 1260) come lesse bene il
Baluzio. Benedetto nell' agosto del 1263 era di già ritornato in Francia dal suo secondo viaggio
in Oriente. Vedi sopra a p. 242 s. — (q) Bai. : sciendum plenius. — (r) Bai. : qiMsi in medio
Galileae. — (*) Bai. : sunt ei. — (t) BaL : ^dem prope inttis.
SECOLO XIII. 251
quales, quot [et] quante mnnitiones et fortalicia in soffatis, que habont in profando rupis VII. 65
canas, et sex in lato ; que in muris, qui (a) habent in altitudine XX. canas, et in latitudine
in suramo canam et dimidiam, que in antemuralibus et scamis, que habent in altitudine X.
canas, et in circuitu CCCLXXV., que in vivo sub terra profunde, inter antemuralia et fos-
sata, cum crotis in circuitu totius castri P. CCCLXXV, canas; que in crotis, qui dicuntur
fortie coaperte, que sunt super scamas et subtus antemuralibus (6), ubi possunt (e) esse ba-
listarii cum magnis balistis, et defendere scamas, et alia propinqua et remota, et non possunt
ab aliis exterius videri: ubi possunt esse secure sino aliis armaturis; que in interioribus et
propugnaculis, ubi sunt VII. turres, quarum qualibet habet in altitudine XXII. (d) canas,
in latitudine X., in spissitndine IL in summo; que in divorsis officinis ad omnes usus nec-
cessarios, que, in balistarum et qnarelorum (e) et machinarum, et aliorum armorum mnltitu-
dine, ac magnitudine et varietate artificialium, et cum quantis laboribus et sumptibns hec
sunt facta, quante cotidiane custodie, quanta presidia armatorum ad custodiendum et de-
fendendum, et adversarios impugnandum sint ibi necessaria continue, quot opcrarii diver-
sornm operum, que ac quante expense sint in hiis cotidie faciendo, non est facile scriptura
vel verbo plenarie explicare. Quia vero (f) tam preclara, tam oximia, tamque cxcellentia et
necessaria opera ad honorem Dei, et ad exaltationem Christiani nominis, ad depressionem (^r)
infidelium et ad hedificationem fidelium, hec sunt facta et etiam facienda, non convenit
penitus sub silencio preteriri, sod saltem aliqua ad devotionem ot compassionem fidelium
provocandam expedit recitari.
De sumptibus magnis cotidie habitis prò custodia castri Saphet (h).
Ad honorem igitur Domini Nostri Jhesu Christi, et ad hostendendara devotam stre-
nuitatem et immensam necessitatem sancte Keligionis militie Templi, et ad provocandam
devotionem et compassionem, et ad accendendam caritatom Christianorum fidelium erga
dictam Roligionem et dictum castrum, referiraus expensas quas fecit ibi in hedificiis Domus
Templi. Nam sicut inquisivimus et inquiri fecimus diligenter a majoribus, et per majores
Domus Templi (i), in primis duobns annis et dimidio, expendit Domus Templi in hedificando
castro Saphet, preter reditns et obventiones dicti castri, undecies centum milia bisanciorom
Saracenorum; et singulis sequentibus annis secundum magis et minus, XLm. bisanciorom
Saracenorum ; in cotidianis expensis dantur victualia mille et septingentis personis et plus ;
et tempore guere duobos milibus et ducentis. In stabilimento cotidiano castri sunt neces-
sarii L. milites, et XXX. servientes fratres cum equis et armis, et L. Turcopoli cum equis
et armis, et balistarii CCC, in operibus et aliis officiis DCCC. et XX., et sciavi CCCC. Et
expenduntur ibi annuatim secundum magis et minus plusquam Xllm. (h) muli honerati inter
ordeum et frumentum, preter alia victualia et stipendia que dantur stipendiariis et personis
advonticiis, et preter equos, et equitatnras, et arma ot alia necessaria, quo non facile est
computare.
De cxcellentia dicti castri Saphet (/).
Ad ostendendam vero excellentiam dicti castri, ne vidoatur inutile, onerosum et di-
spendiosum, et insufficiens tantum opus, vel ad habitandum inhabile, notandum quod ca-
strum Saphet est amenitate aeris temperatum et sanum, ubertate viridariorum, vinearum,
arborum et herbamm placidum ac jocundum, fecunditate ac diversitato fructuum locuplox
et habundans, ubi crescunt et abundanter fructìficant ficus, sicut malagranata et amigdala,
et oliva: cui dedit Dominus de rore celi et de pinguedine terre benedictionem, et habun-
(a) Bai.: qxMe. — (6) Dalla nota a fino alla nota h, è stranamente storpiato nel testo
Baluziano cosi: * quae habent in altitudine viginti canna» et in latitudine decem cannas, et
in circuitu CCCLXXV. quae immensibus {\) terra profunde in antemuralia et foasata cum
crotis quae durua (!) fosaae coopertae quae super scamas et sub antemMralibus, etc. » (!!). —
(e) In Bai. manca possimi, come anche nell' inciso che segue ! — {d) In Bai. : duodecim
cannas. — (e) Bai.: caleriorum. — (/) Bai.: Quod vero. — (g) Bai.: ad offenaionem. —
[11) Bai.: Quantum expensis sit constrnctum. — (i) In Bai. deest: Nam || maiorea Domus
Templi. — (fr) Bai.: dttodecini millia. — {1} Bai.: De excellentia et aufficientìa castri Saphet.
252 BIBLIOTECA
66 dantiam framenti vini et olei, legominom et olernm, et frnctanm electornm, lactis et mcllis
copiam, et pascna nntrimentis animalium congruentia : nemora, arbores et arbnsta prò fa-
ciendis furnis calcis, et prò coqaendis cibariis copiose, et lapidicinas optimas ibidem ad
opera facienda, et irrigua fontìnm ac magna barqnilia ad aqnanda animalia et ad piantata (a)
irriganda, non solam extra castmm sed etiam intra castrum (b), nbi snnt aqne vive optime
habnndantes (e) et plnres magne cisterne, secnndam qaod snnt necessarie cailibet officine.
Sant et ibi XII. molendina de aqna extra castram, et infra plarima de animalibas et de vento,
et forni safficientissimi sicnt decet. Ne aliqnid desit (d) nobilitati et necessitati dicti castri,
ibi snnt venationes diversarnm yenationnm, et piscationes diversoram pisciam copiose de
flamine Jordanis, de mari Galiloe, de mari Genesareth, et de mari magno de diversis locis (e)
afferri possunt salsi cotidie ac recentes. Inter alias antera excellentias qnas habet castrom
Saphet, illnd est notabile, qnod per pancos potest defendi, et secnndam defensionem ma-
nitionam saaram (f) maltos potest colligere, nec potest nisi per maximam moltitadinera
obsiderì, sed illam maltitadinem dia necessaria non babcre (g), qnia neqae aqaam neqne
Yictnalia inreniret, nec multitado maxima posset ibi esse simal perpetue (h), et si divide-
retar per loca remota, non posset se inyicem adjayare.
De utilitate castri, et de Locis devotis circa positis (i).
Quantum autem sit castrum utile ac necessarìum toti terre Christianorum, et infidelibus
quam nocivom, scire possant per experientiam, qui noverunt qaod ante hedificationem (k)
dicti castri, Saraceni, Biduini, Coramìni (t) et Turcomani faciebant insultns freqnentes usqno
Accon [et] per tcrram aliam Chistianorniii. Sed hedifìcato castro Saphet, positura [est] repu-
gnaculum' et obstaculum ne ad nocendum publice transire audeant a flumine Jordanis usque
Accon, nisi esset maxima multitudo; et ab Accon usque Saphet yadunt secure honerati sau-
marii (m) et quadrige, et agriculture, et terre colonia libere ab omnibus exercetur (n). A flu-
mine yero Jordanis usque Damascum remanet terra inculta et quasi yasta, propter raetum
castri Saphet. Unde fiunt grandes insultus, et depredationes et yastationes usque Damascum,
et nbi &cte sunt plures miracnlose yictorie per fratres Templi contra fidei iniraicos, quas non
esset facile recitare, quia inde posset fieri magnus liber. Illnd autem non est obraittendum
quia (o) ex parte Accon sub castro Saphet in forti loco est burgum siye villa magna, ubi est
mercatura et populi multitado (p), et potest defendi a castro. Habet autem castrum Saphet
sub dorainio et districto suo casalia que in gallico Ville dicuntur, plusquam CCLX. in
quibus manet plusquam Xm. (g) hominnm, cum arcubus et sagitis, preter alios ex quibus
haberì potest multa pecunia Inter (r) castrum Saphet et alias Beligiones (s), et Barones ac
milites, ad quos pertinent dieta casalia, de quibus parum aut nihil habebat (t) ante hedifi-
cationem Saphet. Nec haberent hodie nisi castrum esset hedificatam, quia omnia haberet
Soldanus et alii Saraceni.
Ula vero ntilitas non est obmittenda que supergreditur nnìversas: quod modo
potest predicarì libere, in omnibus predictis locis, fides Domini nostri Jhesu Christi,
et destra! ac reprobar! publice !n sermonibus blasphemia Machometi, quod non poterat
fieri ante constructionem Saphet. Neque Saraceni ausi sunt ibi ptiblice (u) proclamare
sicut ante &ciebant blasphemias Machoraeti contra fidera Domini nostri Jhesu Christi.
Possant et modo(t;) visitar! loca famosa que sunt in districtu Saphet: ni cisterna Jos^h
ubi fnit venditus a fratrìbus suis, et civi^s Capharnaum que est in finibus Sabulon et
NeptaUm, ab! habitavit et cepit predicare, et operatus est raulta rairacula principaliter (x)
(o) Bai.: plaìUaria. — (6) Bai. j. «ed etiam infra. Ibi sunt aquae... — (e) Bal.i abun-
danter. -^ {d) Bai.: Ne quid autem desit. — (e) Bai.: locis unde pisces afferri... — (/) Bai.:
et sub defensione in mvmtionem suam multos... — (ff) Bai.: sed Ula multitudo diu neces-
saria non haberet, quia... — {h) Bai.: esse prope insimul. — (i) Bai.: De utilitate praedicti
castri Saphet. — (fc) Bai.: noverunt quot et quantos contra aedificationem. - — (l) Bai.: Co-
romini. — (m) Bai.: sagmarii. — (n) Bai. erronee: et terrai coloni. Ab omnibus exaltetur
Deus{V.l). — (o) Meglio quod, come in Bai. — (p) In Bai. erronee e con lacuna: mercatum
et... instituta (!). — (q) Bai.: decem millia hominum. — (r) Bai. erronee: iutus. — («) Bai. er-
ronee: regùmes. — (t) BaL: habebant. — («) BaL: m pubìico. — (v) Bai.: Possunt ibi modo.
•— (x) BaL; pertonoMier.
SECOLO xm. 253
Dominns Jhesns Christus, et obi Petrus solvit tribntura de statere invento in ore piscis 66
prò se et prò Domino Ihesu Christo: Mat. XVII; et ubi Matheus sedebat ad theloneura, de
quo sumptus est ad Apostolatum. Item ibi prope in monte (a) versus Tyheriadem est locns
ubi de quinque panibus ordeacis et dnobus piscibus saciavit Dominus Vm. hominum, de
qnibus superfaerunt XII. cophani (6) fragmentorum. Et est ibi prope locus ubi post resu-
rectioneni manifestavit se Jhesus discipuìis suis, et comedi! cum eis, secundum quod legitnr
in "Evangelio feria IIII. post Pascba, et ille locus dicitur vulgariter mensa Domini, ubi
est ecclesia, et peregrinatio solempnis. Item ibi prope juxta mare Tjberiadis est casale
quod dicitur JBethsaida, ubi nati fuerunt Petrus et Andreas, Philippus et Jacopus minor,
et ubi Chri'stus elegit ad Apostolatum Petrum et Andream, et duos filios Zebedei. Item
ibi prope juxta mare Tyberiadis versus Tabariam est locus qui dicitar Magdalon, ubi di-
citur nata fuìsse Magdalena. Loca etiam solempniora sunt Nazareth, Mons Tahor, Cana
Galike, et alia plurima, propter constructionem castri Saphet possunt liberius et securius
visitari. Et propter hoc potest scirì quantum minuitur et subtrahitur infidelibus Saracenis,
et quantum accrescit et additur Christianitati propter constructionem et stabilimentum castri
Saphet, quod factum est ad amplificandum et debilitandum et reprimendum infìdeles, et
ad dilatandum, multiplicandum et confortandum fideles. Ad honorem Domini Nostri Jhesu
Christi, et ad exaltationem Ecclesie Sancte Dei amen. Explicit liber Saphet (e).
1261 S. — Fr. Paolo de' Conti di Segni, Vescovo di TripoU in Siria a261-86):
Cernii biogrrafici.
Di frate Paolo vescovo di Tripoli, discendente dalla nobilissima famiglia romana 66
de' Conti di Segni, e pronipote d' Innocenzo in, appena si ha memoria nei nostri Annali.
Di lui abbiamo raccolto queste poche notizie :
Dal Conte Biccardo Duca di Sora (fratello di papa Innocenzo III), sorti Paolo l
Conte di Segni e proconsolo Eomano, che sposò Filippa Galarda o Gagliarda. Questi fa-
rono i genitori del nostro fr. Paolo vescovo di Tripoli, e di Lucia che andò sposa nel 1235
a Boemondo V principe di Antiochia (1233-51). Il figlio di costoro, Boemondo VI, prin-
cipe di Antiochia e di Tripoli (1251-1275 mag. 11 f), vide cadere Antiochia in potere
di Bibars (il 18 mag. 1268): e Boemondo VII (figlio di Boemondo VI) mori senza lasciare
posteri, nel 1287 (1).
Pr. Paolo, secondo l'Eubel, ebbe il vescovato di Tripoli l'il ott. 1261, e tenne questa
sede (da essa spesso assente) fino alla morte 1285 (2). Nel 1263 lo troviamo partito per
Tripoli, come risulta da una lettera papale compendiata dal citato Eubel:
« Panlns (Ord. Min. episcop. Tripolitanus, sedit 11 oct. 1261) de comitibus Signiae,
Panli Anagnini proconsulis Bomani filins — « proxima consanguinitate conjunctus cum
Nicolao filio J. de Polo comitis viri (= mariti) Sarraconae, sororis quondam Ioannis Pra-
iapanis » — cui ad ecclesiam suam personaliter se conferre desideranti, Urbanus IV an.
1263 Mali 26 indulsit, ut Boemundnm principem Antiochenum et comitem Tripolitanum,
(a) Bai.: Item tòt in monte prope versus Tyberiadim. — (ò) Bai.: cophini pieni. — (e) In
Bai. termina cosi: quod fcustum est ad damnificandum, et destituendum, et reprimendum infi-
deles, et ad delectandvm, multiplicandum et confortandum fideles, ad honorem D. N. J. Ch.
et ad exaltationem Ecclesiae et sanctae fidei chriatianae.
(1) Cfif. Bevue de V Orieni Latin t. IV p. 399, 405-6. — Du Gange-Bey FamUles d' outre
mer p. 205-210, 485 s. — Secondo alcuni Antiochia cadde il 16 maggio, aeconda altri il
17, il 19 e 29 maggio! Cfr. Archives de l'Or. Latin t. II p. 391 n. 109.
(2) Hierarchia cath. medii aevi t. I p. 526.
254 BIBLIOTECA
QQ iiepotem sunrn, ab epìscopo Bethlecmitano et apost. Sedis legato oxcommunicatum, lite pen-
dente, neqoaqnam vitare deboret(l)».
Il vescovo di Betlemme aveva scomunicato tutti coloro, .che commerciavano o rice-
vevano i Tartari; cosi la scomunica aveva colpito anche Boemondo VI che non poteva
astenersi dal commerciare coi Tartari vicinissimi ai suoi stati. Questi perciò appellò alla
S. Sede, e pendente l'appello fr. Paolo ebbe licenza dal Papa di trattare e comunicare
col nipote (2). Nel 1274, lo troviamo nel concilio di Lione, a fianco de' due celebri Mi-
noriti Rigaldo arciv. Rotomagense e S. Bonaventura che vi presiedeva per ordine del
Papa (3).
Dopo il concilio, fr. Paolo ritornò alla sua sede di Tripoli ; ove, non dal nipote Boe-
mondo VI che mori li 11 maggio 1275, ma dal pronipote Boemondo VII, ebbe a soffrire
non poche contrarietà per certi attriti politici, e per fino fu costretto ad esulare dalla
sua sede, circa il 1278, come saviamente congetturò il Eaynaldo (4). Boemondo VII, pre-
vedendo forse che la S. Sede non avrebbe lasciato di prenderne le difese (come in fatti le
prese, in favore del vescovo persf^guitato), firmò una carta nella quale dichiara solenne-
mente di rimettere tutto le sue divergenze con fr. Paolo all'arbitrato de' comuni amici
Roggero di S. Severino Conte di Marsico e di Nicolò de Lorgne gran Maestro degli Ospe-
dalieri: la lettera porta la data 18 sett. 1278 (5). — Intanto, fr. Paolo che si era por-
tato a Roma, espose la gravità del caso a Nicolò III, il quale mandò in proposito severe
lettere a Boemondo VII con data del 1 giugno 1279 (6). Da quest'epoca fino alla sua
morte (1285), non sappiamo se fr. Paolo sia più ritornato in Oriente; lo troviamo invece
nella curia del Papa, e più volte legato dalla S. Sede por seri negozi presso i principi
d'Europa, come presso Rodolfo d'Austria re de' Romani, con lettere de' 7 di giugno 1279 (7).
La città di Tripoli il 26 aprile 1288 (o meglio 1289 secondo Aitone) cadeva per sempre
in mano dei Saraceni (8).
1263 S. — Pr. Simone d' Auvergne, e compagni tr. Pietro de Moras, fr.
Pietro di Orest, tr. Bonifacio d'Ivrea, nunzi di Urbano IV a Michele Pa-
leologo imp. di C.poli 1263. — Ciii segruono altri due niinzi tr. Gherardo
da Prato e fr. Bainerio da Siena nel 1264.
67 Alessio Stratigopulo toglieva C.poli ai Latini il 25 luglio 1261, e Michele Paleologo,
lasciata l'Asia, vi faceva il solenne ingresso ai 14 del seguente agosto. Balduino II e il
patriarca latino Pantaleo Giustiniani, ebbero appena tempo di mettersi in salvo e riparare
(1) HiefUrchia loc. cit.
(2) Cfr. Pauli Codice Diplomatico t. I p. 198, 536.
(3) Cfr. Wadd. an. cit. n. 11. — Armi, frane, t. II p. 85; t. HI p. 353. — Sbarai. BuUar.
t. Ili index.
(4) Annal. an. 1278 n. 81. — L' Eubel {Hierarck. cit. I. 526) cadde in una svista, attri-
buendo a Boemondo VI l'espulsione di fr. Paolo dalla sede di Tripoli; la lettera eh' ei cita
di Nicolò III (1 iurl. 1279) non poteva riguardare che Boemondo VII, figlio di Boem. VI
morto nel 1275.
(5) Vedi il docum. nel cit. Codice Diplom. del Paulì.
(6) Sono in Sbaral. Bidlar. t. Ili p. 394-96: Ad audientiam.
(7) Cfr. Sbaral. Bullar. t. Ili p. 397, 437.
(8) Du Cange-Rey op. cit. p. 488.
SECOLO xm. 255
in Italia (1). Il Ginstiniani, prima di fnggire da C.poli, vi aveva lasciato suo vicario pa- 67
triarcale un tale Minorità di nome fr. Antonio, confermato più tardi (31 ott. 1263) nella
stessa carica da Urbano IV, con divieto ai Superiori dell' Ordine di disturbarlo da un tale
ufficio (2). Il Paleologo, che doveva ancor temere lo spodestato Balduino e l' ambizione del
re Carlo di Napoli, rispettò le proprietà che ì Latini avevano entro Bizanzio e lasciò loro
una certa libertà (3) ; anzi si affrettò d' inviare suoi legati al Papa per placarlo, e disar-
marlo per avventura con i soliti voti di un'unione delle due Chiese. Ebbe però l'impru-
denza, 0 impudenza, di scegliere per suoi legati due officiali già stati sottosegretarii, e tra-
ditori di Balduino II, uno detto Niceforizza e l'altro Alubarde o Aluvarde. Il primo cadde
nelle mani probabilmente de' partigiani di Balduino, e fu, dice il Pachymero, se dice il
vero, scorticato vivo; l' Alubarde invece riuscì a salvar la pelle colla fuga (4). Ciò non
pertanto, il Paleologo inviò tre altri suoi legati al Papa nel 1262; tra i quali notiamo
un monaco di nome Massimo Alufardo, che forse sarà lo stesso che l' Aluvarde suddetto,
pria salvatosi colla foga. Urbano risponde al Paleologo con tutta amorevolezza e gli pro-
mette r invio di suoi nunzi (5).
L'anno seguente (1263), Urbano potè appena destinare i summentovati primi quattro
nunzi Minoriti, presentatigli da S. Bonaventura. I quali, muniti con lettere datate dal 28 dì
luglio al 1 agosto 1263 (6), non sembra siano tosto arrivati a C.poli, poiché entro il 1264
vediamo arrivato in Italia Nicolò vescovo di Cotrone in Calabria, nuovo legato del Paleo-
logo (7) che sollecitava la desiata unione e l' invio dei nunzi del Papa, nel momento forse
in cui i quattro Minoriti giungevano a Costantinopoli. Urbano IV con sollecitudine risponde
al Paleologo con lunghe lettere Mediator Dei in data de' 22 giugno 1264, rimandandogli
il vescovo Nicolò in compagnia di due altri apocrìsarii Minoriti, cioè frate Gerardo da
Prato (8) e frate Bainerio da Siena (9). In queste lettere il Papa suppone già arrivati a
C.poli i quattro primi nunzi; e nel caso questi fossero già di ritorno, gli rimanda per
conchiudere le trattative i detti Nicolò e ì due nuovi nunzi Minoriti, assai lodati dal pon-
tefice.
Poco dopo la partenza de' due nunzi Gerardo e Bainerio per C.poli, Urbano IV mo-
riva ai 2 ott. dello stesso anno 1264; cui, pochi mesi dopo, succedeva Clemente IV (9 fdb.
1265-29 nov. 1268 t).
(1) Belin Histoire de la latinité de C.pU. ed. 2*. 1894, p. 87 s.
(2) Sbaral. Btdlar. t. II p. 524 n. 103. — Probabilmente crede lo Sbaralea che questo
fr. Antonio sia quello de Regio di cui in Bullar. t. Ili p. 195 n. 15.
(3) Pachymero De Mich. Palaeol. 1. 2 ce. 32, 35 (Migne P. G. t. 143).
(4) Pachymero qp. dt. 1. 2 e. 36.
(5) Cfip. Wadding an. 1262 n. 1-2. — Sbarai, Bullar. t. II p. 449.
(6) Wadding an. 1263 n. 1-6. — Sbaral. loe. cit. p. 486-96.
(7) Le sue lettere portate da Nicolò e pubblicate dal Waddingo (1264 n. 1), non ricor-
dano punto r arrivo a C.poli dei quattro nunzi Simone e compagni ; non erano quindi ancor
arrivati a destinazione.
(8) Quegli che più tardi, nel 1278, fu con altri frati legato ai Tartari. Suoi cenni bio-
cronologici vedi in Atml. frane, t. Ili p. 376 nota 2 ; e nella prefìiz. al BrevUoqitium super
libros Sententiarum fr. Gerardi de Prato edito dal P. Marcellino da Civezza (Prato 1882)
p. 53-61.
(9) Wadding an. 1264 n. 2. — Sbaral. Bullar. t. Il p. 564; e ibid. p. 567 not. d, fr. Bai-
nerio è creduto membro de' nobili Piccolomini di Siena, stato Ministro Provinciale della Ro-
mana e della Toscana.
256 BIBLIOTECA
67 Alcuni fecero dire al Waddingo che i quattro primi nunzi, fr. Simone e compagni,
penarono tre anni nella corte Bizantina, senza conchiuder nulla. Ma di questi pretesi tre
anni di nunziatura non troviamo cenno alcuno né nel Waddingo né nei documenti noti;
invece tre anni dopo, cioè nel 1267, vediamo riattivate le trattative tra Bizanzio e Eoma,
e nuovi legati dell' imperatore greco giungere a Viterbo presso il pontefice Clemente IV (1).
Nella lettera che il Papa diede per risposta all'imperatore, datata da Viterbo il 4 di marzo
1267, gli ricorda i predetti 4 nunzi, fr. Simone e compagni, inviatigli dal suo predecessore
Urbano, i quali (dice) « aliquandiu (2) in tua Curia commorati, cum non possent ad
plenum assequi quod volebant, volentes tandem obtinere quod poterant, in quamdam tecum,
ut dicitur, convenere scripturam, certos articnlos continentera. Magnitudini tuae bona fide
spondentes, se apud dictara Sedem instituros, quantum esset in eis, ut scripturam huius-
modi Sedes eadem acceptaret». Segue il Pontefice lagnandosi coli' imperatore che i suoi
ambasciatori greci testé arrivati, pretendevano (senza esser autorizzati da lettere imperiali
e senza ragione) che la S. Sede confermasse la detta scrittura già accettata con le debite
riserve dai suoi quattro nunzi. Indi egregiamente scolpa i suoi nunzi che l'accettarono, e
nega di volerla sancire.
Che cosa conteneva la scrittura accettata con riserva dai 4 nunzi? Il testo non Io
conosciamo ; ma dal tenore della lettera di Clemente IV sappiamo 1", che i Greci tra le altre
cose, pretendevano di trattare l'afEare del dogma e dell'unione in un concilio da tenersi
in Grecia (3); e in 2* luogo, Ohe la professione di fede in essa scrittura contenuta non
era chiara, ma ambigua: in fatti, il Pontefice dice all'imperatore:
« Nos quoque petitionem a praefatis tois Apocrisariis super ipsius scripturae, inspecto
tenore, cum nonnulla, quae continentur in ea, nec accommoda, nec utilia, immo dispen-
diosa, et damnosa potius tanto et tali n^gotio [unionis] reputemus, de praedictorum fra-
trum nostrornm Consilio, einsdem negotii qualitate pensata, non duximus admittendam;
praesertim cum ipsi tui Apocrisarii ad roborandam eamdem, prò te tuique imperii clero
vel populo nullum, ut praemisimus, mandatum vel potestatem haberent, nec tu de peti-
tione praemissa tnis aliquid litteris duxeris ìnserendum ; immo ab eadem scriptura, utpote
de cuius corroboratione iam elapso fere triennio non curasti, nec per nostros Apocrisarios,
post superius nominatos novissime ad te missos (4), qui apud te moram diutius contraxe-
runt, nobis misisti aliquid verbo vel scripto, recessisse verisimiliter credi posses, quam-
quam et alias non fnisset a nobis eadem petitio admittenda... » . — Questa petizione infatti
consisteva nella pretesa di tener un concilio in Gr«cia: « Licet in praefata scripUtra de
convocatione Concila ageretur, et licet tu per tuas pràéfatas litteras Concilinm in terra tua
convocar! petieris, Nos tamen nullo modo proponimus Concilium ad discussionem, seu defi-
nitionem huiusmodi convocare...». — Riguardo poi alla professione di fede, compresa nello
scritto, il Pontefice dice all'imperatore: — «In eis etenim quae sunt fide!, et veritatem
respicinnt, sine qua salus esse non potest, explicite non sub involttcro est- agendum... »;
e perciò gli manda una professione di fede chiara e precisa che vuole da lui e dal suo
(1) Vedi r originale greco delle lettere del Paleologo al Papa nel periodico romano il
Bessarùme, Anno IV p. 48.
(2) Cioè alqtianto tempo, e non già per tre anni, come scrissero alcuni basandosi sem-
plicemente sull' intervallo di tempo che vi corre tra il 1264-67.
(3) Cfr. Sbaralea in Buttar, t. ITI p. 113 nota a, e p. 116.
(4) Cioè i frati Gerardo da Prato e Rainerio da Siena su mentovati. — Da questo passo
risulta che i quattro primi nunzi Minoriti non si erano trovati insieme a C.poli con questi
due; quelli quattro aliquandiu, e questi due diutius si trattennero in quella capitale.
SECOLO xm. 257
clero professata. In ultimo gli promette d'inviargli suoi nunzi che potranno illuminarlo; 67
e intanto attenderà gli apocrisari imperiali, dopo l' arrivo de' quali, e dopo abbracciata la
professione di fede, potrà ad caritatis vinculum rohorandum convocarsi un concilio ove
crederà meglio la S. Sede (1).
Cinque anni tardò il Paleoìogo per rispondere alla S. Sede! Ma vedremo che final-
mente egli assenti a quanto chiedeva nelle sue lettere papa Clemente IV, inviando nel
1272 al suo successore Gregorio X il Minorità greco fr. Giovanni Parastron, quegli che
felicemente con fr. Girolamo d' Ascoli e compagni, riuscirono a fer conchiudere l' accordo
nel famoso concilio di Lione (1274).
Ora torniamo brevemente ai mentovati 4 nunzi, fr. Simone e compagni. — Molti storici
della Chiesa, tra i quali il Eaynaldo, il Eohrbachcr ed altri, li accusano essi di aver ec-
ceduto nel loro mandato e di aver oltrepassato i limiti delle loro facoltà col accettare che
fecero la scrittura o petizione del Paleoìogo. Anzi, con lo stesso criterio de' dotti accusa-
tori, potremmo aggiunger noi una più grave accusa, e incolpare i nunzi di aver essi ac-
cettata anche una professione di fede greca, oscura ed equìvoca ! Se non che, in mancanza
del testo accettato dai nunzi, è vago ogni giudizio in proposito ; e non è possibile supporre
che un S. Bonaventura abbia presentati al Papa per la nunziatura religiosi cotanto ingenui
da accontentarsi di una formula di fede dubbia e non chiara. In quanto poi all' accusa in
materia politica, cioè di aver essi oltrepassato i limiti delle loro facoltà, 1' accusa è più
che vaga, e del tutto insussistente per chi abbia letta anche superficialmente la ricordata
lettera di Clemente IV diretta al Paleoìogo; ove il Pontefice conchiude: « Videat itaque tua
Sublimitas, quam pure, quam liquide dicti fratres apocrisari! Sedis eiusdem suae potestatis
et ministeri! reservarunt seriem et fines, seu terminos expresserunt etc. (2)...».
In ultimo dovremmo dire qualche cosa del ricordato Nicolò vescovo di Cotrone in
Calabria, legato del Paleoìogo al Papa nel 1264, e che noi sospettiamo Minorità. — Ap^
partenne egli o no air(Vdine de' Minori? La cosa è molto dubbia secondo l'Eobel (3); che
poca probabilità se ne i vrebbe da ciò che egli è detto Mctgister, titolo comune ai maestri
0 dottori di teologia neìl' Ordine, e per averlo Innocenzo IV inalzato (2 sett. 1254) alla
sede di Cotrone per opera di fr. Giov. d' Aversa Ministro provinciale de' PF. Minori in
Calabria. Il Pontefice scrive al Ministro fr. Giovanni : «... discretioni tuae, per apostolica
(1) Sì è detto che, dopo il ritomo da C.poli de' quattro nunzi francescani, Clemente IV
avesse inviati colà altri nunzi appartenenti all' Ordine de' Predicatori, i quali pure non avreb-
bero conchiuso nulla (Cfr. Civezza Storia deUe Missioni t. II p. 89). Vi sono infatti lettere
di papa Clemente Quantum et quoties, date il 9 di giugno 1267 e dirette al Ministro Gen.
de' Domenicani, al quale chiede tre de' suoi religiosi per inviarli a C.poli; questi però non
partirono, per la ragione che gli apocrisari greci aspettati dal Papa mancarono di venire,
e il legato dell' imperatore greco (fr. Giov. Parastron Minorità) si fece aspettare sino al 1272,
al tempo di papa Gregorio X. Tanto risulta dalle lettere di questo pontefice, Qui misera^
tione (24 ott. 1272), dirette al Paleoìogo, cui notifica aver Egli proclamato un concilio a
Lione pel 1274, ove infatti vedremo conchiusa finalmente l'effimera unione delle due Chiese
per opera di altri nunzi francescani, come diremo a suo luogo. — Cfr. Sbaral. Buttar, t. Ili
p. 116 nota a, e p. 187.
(2) Cfr. anche Civezza. Storia di. 1 II e 2: ove però l'egregio Padre tralasciò- di par-
larci della successiva nunziatura dei due Minoriti firati Gerardo e Rainerio.
(3) In Buttar, t. V p. 607 n. 42, e in Bom. Q^artal. IV p. 195 n. 39, ove però per ab-
baglio lo chiama Giovanni invece di Nicolò; ma nella Hierarchia medU aevi L 221, gli d&
il vero nome di Nicolò.
BiiìM. -> Tom. L 17
258 BIBLIOTECA
67 scripta mandamns dilectnm filinm magistrum Kicolanm de Darachio Camerae nostrae cle-
ricum, in latina et graeca lingua peritura, virom utique litteratum, providum et discretnm,
ac in spiritnalìbns et temporalibas circnmspectnm, eidem ecclesiae (Cotroncnsi) aactoritate
nostra in episcopnm praeficias et pastorem : amoto exinde Manro presbytero qui prò ipsias
electo se gerit, et per saecalarem potentiam se in illa procnravit intrudi. .. (1) », La ca-
rica di clericus camerae apostoUcae non osterebbe, ma non abbiamo altre prove per dirlo
Minorità.
Non si sa per quanto tempo Nicolò abbia tenuto la sede di Cotrone. Nel 1264 lo
vediamo arrivare da C.poli, legato dell' imp. Paleologo presso papa Urbano IV, assai lo-
dato da ambidne. È quindi rimandato a C.poli coi due ricordati nunzi Minoriti fr. Gerardo
da Prato e fr. Bainerìo da Siena (2). — Nei primi mesi del 1267 il Paleologo scrivendo
a Clemente IV per riattivare le trattative dell' unione, gli ricorda la missione di Nicolò
presso Alessandro IV suo predecessore, dal quale ebbe lettere « per sanctissimum episcopum
Cotronae dominum Nicolaum virum summa reverentia et aequitate praeditum, et propter
magnam doctrinam prudentiamque celebratum (3) ». — Troviamo ricordato il vescovo Nicolò
nella storia del greco Pachymero, là ove ci ricorda che il Paleologo le più volte usava per
suoi ambasciatori al Papa e eius generis hominum, quos latini Frerios vocant, quasi di-
ceres fratres, quos ad id sibi officii praestanduin artificio blanditiarum ntebaiur. Horum
interventu multus erat (Imperator) in obsecrando Pontifico Bomano ne sineret Carolum
(Siciliae) exequi quae destinaverat . . . Imperator magis magisque attendebat paci Ecclesiae
procurandae acriusque strìngendae bomines Italicae ditionis, maxime si ecclesiastici essent
et latini ritus, forte Constantinopolt peregrinantes aut degentes, benevolentissime admittens
adhibensque. Id quod observare licuit in episcopo quondam Crotonae, viro litteris divinis
pererudito, et lingua iuxta ntraque diserto, qnem in patriarchae comitatu collocatum, eique
commendatnm, post aliquod tempus sacris graeci ritus vestibus indnit, volens procuransqué
ut ecclesia (aliqua) hic ei gubernanda per delegationem, ut solet dici, traderetur; cuius
delegationis capax erat, quippe qui eius, quam primum foerat sortitus, cura et gubenm-
tione liber esset. Quod effcctnm band dubie fuisset, nisi sub haec ille deprehensus molirì
nescio quid inimico animo in nostrum damnum, in vesUiu quidem graeco perseverare per-
missus, amisit tamen imperatoris gratiam, et exul circa Heracleam Ponti misstts est.
Interim, eo Ucet exulante, non óbstahat ut ecclesia ilio uteretur ad quodcunque utilem
putaret. Alios vero qtuimplurimos Frerios [= Fratres] excipiebat, et in Ecclesiam mit-
tébat ad episcopos et patriarcham ; ex quorum participatione in sacris ritibus psalmodiae,
ingressus adytorum et statioftum, ex participatione sacri panis, quem antidorum vocant (i),
et in aliis omnibus, excepta sacra Synaxi (hanc enim non quaerebant), iam proximam
ecclesiarum pacem firmabat, praemuniébatque (5) ». — Di Nicolò non troviamo altre me-
morie. Secondo il eh. N. Festa, non è improbabile che egli fosse stato uno del numero di
quelli apocrisari che nel 1250 focevano la traversata da Durazzo a Brindisi per recarsi
(1) Sbaral. BtMar. t. I p. 766. — UglieIli-€!oleti ItaUa Sacra t IX col. 385.
(2) Vedi le lettere papali e qadli dd Paleolc^o in Wadd. an. 1264 n. 1-2, e in Sbaral.
Bvllar. t. II p. 564 seg.
(3} Vedi r originale in cit. Bessarióne, Anno lY p. 48.
(4) 'Av-H&opov = retributìo, cosi detto il semplice pane benedetto cui partecipano tatti
i presentì al s. sacrificio, e non le specie di pane eonsecrato.
(5) Pacbym. De Mich. Palaeol. L 5 e 8 (Migne P. G. t. 143 coL 811-13). Tutto U
brano espresso qui in eoraivo, fa da noi alquanto ritoccato sul testo originale grieco, non
credendo esatta la versione del Possino.
SECOLO xm. 259
presso Innocenzo IV da parte dell' irap. Giov, Vatace, con grande rammarico di Federico II 67
suocero di questo. In seguito Teodoro II, Duca Lascaris, indirizzava al vescovo di Cotrone
il suo trattato Jrep'i Ix^opeuceu? tou àf'iou rveup-axo?, il cui tono inflessìbile deve aver con-
tribuito a rendere infruttuose le pratiche di conciliazione durante il pontificato di Ales-
sandro IV, con il quale Teodoro fu anche in corrispondenza diretta (1).
1263 — Nazaret. — Neil' aprile di quest' anno, il Soldano Bibars accampato
tra il Tabor e Naim, invia l' emiro Ala-eddin-Taibar contro Nazaret che la distrugge,
devastando anche la celebre basilica dell' Annunziazione. Similmente Bibars devasta il
Santuario della Transfigurazione sul Tabor, tutti i santuari della Galilea e tutto il
territorio fin quasi alle porte di Acri (2).
1265 — Cesarea e Arsuf. — US marzo. Cesarea, dopo 7 giorni di assedio,
cade in potere di Bibars per capitolazione. L'arabo Abulfeda, dice che Bibars non
mantenne le promesse, e fece massacrare i cristiani (3).
Il 26 di aprile la città di Arsuf e il 29 la cittadella, dopo 40 giorni di assedio,
cadono in potere di Bibars, che al solito abusa della capitolazione senza rispetto né
alla vita né alla libertà dei prigionieri (4).
1265 — Famagosta. — In questo anno troviamo vescovo di Famagosta in
Cipro il Minorità frate Velasco, celebre nella storia della Chiesa per le sue molto
legazioni presso quasi tutti i principi di Europa. Il 17 sett. 1267 egli fa traslaio
alla sede di Idanha in Portogallo (5).
1266. — Pr. lacobus de Podio, Custode delia Custodia di Terra Santa in
Siria, e suoi tre compagni martiri in Safet della Galilea.
L' anno 1266 fti uno de' più tragici pei Crociati della Terra Santa. Il feroce Bibars, 68
fornitosi di nuove truppe, partiva dal Cairo alli 8 di mag^o, traversando Gaza ai 10, e
quindi sostò alquanto a Gerusalemme. Un emiro col grosso delle truppe fu inviato contro
Tiro, un altro contro Sidone, un terzo contro Monforte, ed altri contro Athlith e contro
altre località fortificate. Lui, Bibars, il 1 di giugno si fé' vedere sotto le mura di Acri, e
poi ai 13 dello stesso mese si accampò alle vicinanze della fortezza di Safet.
Ai 7 di luglio il Soldano diede l' ordine per l' assalto generale contro la fortezza, pro^
mettendo 300 monete d' oro ai primi 10 pionieri che avessero svelta una pietra del forte,
L' assalto fu accanito, condotto dallo stesso Bibars ; ma il risultato fu umiliante, perchè
furono respinti dagli assediati. L' assalto fu ripetuto il 13 e il 19 di luglio, ma con in-
felice successo. Molti de' suoi generali stanchi della difficile impresa, diedero appena segno
di volersi riposare, e Bibars ne fece arrestare 40 ! ma fé' loro presto grazia per rianimarli
all' impresa. Intanto, gli assediati vedendosi ogni giorno indeboliti senza alcuna speranza
di soccorso, vennero a trattative di resa col Soldano. Questi loro promise di lasciarli li-
(1) Cfr. periodico Bessarione Anno ÌV, voi. Vi p. 531-32.
(2) Archtves de l'Or. Latin t. II p. 374; quivi l'erudito Ròhrieht cade in una svista
quando asserisce che secondo il Pisano [Conform. fol. 125) sarebbero periti in quest'anno
a Nazaret 31 frati Minori! Il Pisano invece riporta questo numero di màrtiri come morti
nei limiti di tutta la Terra Santa, dall'origine della Provìncia Minoritica (1217) fino al
tempo in cui egli scriveva (e. 1385).
(3) Cfr. Archives de l'Or. Ixitin.i. II p. 378 nota 52.
(4) Cfr. Archives eit. t. II p. 380-81.
(5) Cfr. Wadding an. 1267 n. 8. — Eubel Hierarch. ~ Sbaral. Buttar, t. II e III.
260 BIBLIOTECA
68 beri a ritirarsi in Acri, a condizione di cedergli tatto quello che possedevano. Le condi-
zioni furono accettate; ma non appena gli assediati uscirono dalle porte, che furono ar-
restati e tenuti prigionieri.
Quest' atto sleale dell' infedele Soldano è diversamente spiegato dai cronisti arabi. Il
Makrisi ne incolpa i cristiani, i quali, dice, mancarono primi alla parola nascondendo fra
le loro vesti 1' oro e l' argento. Invece, Ibin-Ferat e Ibin-Abderrahim riferiscono che il
Bibars deliberatamente volle ingannare i cristiani, col pretesto che non egli ma altri in
sua vece aveva giurata la capitolazione coi cristiani (1).
Safet cadde il 25 di luglio 1266, secondo la testimonianza più autorevole del Chro-
nicon Lemovicense (2). I miseri vinti, in numero di circa 3000, tra i quali 150 cavalieri
e 767 altri combattenti e quattro frati Minori, furono condotti sur una collina, e là,
dopo la proferta di aver salva la vita se rinnegavano la fede, vennero tutti trucidati. H
Sanuto e V Erphordiense dicono la strage compiuta al tramonto del sole, il Makrisi nella
mattina dei 24 luglio (3).
Dei quattro Minoriti uccisi secondo il Chron. Lemovicense, due soltanto sono nomi-
nati dall' Erphordiense e dal Sanuto : cioè fr. Giacomo Custode de' frati Minori di Siria,
soprannominato dal Sanuto come originario de Podio (Puy nella Linguadoca?), e frate
Geremia suo compagno, che vuoisi da Lecce (4). — Ciò premesso, ecco ora il racconto di
tre antichi cronisti:
A) — Ex Chronico Monasterii Lemovicensis (5) :
« MCCLXVI. Soldanus Babyloniae obsedit castrum Cephet, quod tenebant Templari!:
et illud obtinuit in festo beati Christophori proditione cujasdam fratris sui natione Syrii,
qui Leo vocabatur, et fuerat frater per triginta annos. Hujos proditi onis quidam Anglicus
dicebatur esse particeps, quem obsessi interfecerunt. Iste maledictus Leo, qui Castellanus
erat loci, non permittebat quod se defenderent christiani, quia minabatur eis pejora. Tandem
maledictus Soldanus affidavit per juramentum obsessos et quod cnm armis et oneribus snis
recederent securi, castro reddito : de quibus, cum exissent, interfecit et decapitavit septies
viginti fratres et decem Templi, ezceptis Hospitalariis, et septingentos et sexaginta septem
viros bellatores et quatuor fratres Minores, exceptis mulieribus et parvulis. Qui omnes
aestimati faerunt usque ad tria millia. Et maledictus Leo fidem nostram coram omnibus
negavit. Dicebatur etiam quod caput unius fratris Minoris abscissnm consnmmavit an-
tiphona beatae Yii^nis qnam cantabant, scilicet Saive Regina. Hac de causa Ludoricus
(1) Ci sorprende non poco che l' illustre palestìnol<^ B. Bdbrìcht (dal quale compoi-
diamo questi fatti), inclini quasi s^npre a prestar fede al suo preferito Makrisi, sia pure
che questi venga contradetto da scrittori e arabi e cristiani ! £ si, che oggi da molti pale-
stinologi sì vuole a scapito della sincerità storica riabilitare la memoria di un Bibars come
quella di un Federico II, e di -tanti altri, forse perchè la loro forza e potenza, sia pur bru-
tale, tanto ci affiuscinano 1' animo guerriero !
(2) Il Sanuto ed altri cronisti citati n^li Archwe» II. 383, danno chi la data dei 24 o 22
giugno, e chi circa festum omnium Sanctorum 1
(3) Cfr. Rdhricht in Archive» de V Orimi Latin t. II p. 381-84.
(4) Da Lecce lo dice il Civezza Storia delle Miss. t. II p. 31 ; ma il P. Enbel (in Pro-
vinciale Ord. Min. n. 324) gli dà il soprannome di Leve! — Di questi parlano il Chron. 24
Gen. (Anal. frane, t. III p. 416); il Glassberger (^Anal. cit. t. II p. 79); il Wadding Annales
an. 1266 n. 8.
(5) Auctore Petra dorai enudem loci abbate in Miscellanea Baluzii t. I p. 231. — £ in
BecueU de» Hist. de la France t. XXI p. 773. — Vedi anche il racconto del Minorità
Erphordiense nel s^uente art. sotto l' an. 1266, n. 60, p. 264, e il P. Lemmens Fragmenta
minora p. 25.
SECOLO xm. 261
Plus rei Franciae, omnes Barones regni qui habebant trecentas libras in redditibns, Parisins 68
in Annunciatione beatae Virginia venire fecit, et ipsis praesentibus (ipse) et tres filii sui
cruces sumpserunt, et Comes Àtrebatensis, et Britanniae, et plnres alii Archiepiscopi et
Episcopi et Barones, quorum non erat numerus » .
B) — Ex Chron. Minoritele Erphordiensis (1):
Soldanus Babyloniae « cepit quoque et perfodiens expugnavit castrum munitissimnm
Templariorum, quod dicitur Saphet, in quo fratres cruciferos et alios christianos inventos
duris Tincnlis constrinxit ad duo roilia et plures. Hos omnes Soldanus singillatim examinari
jussit promissionem faciens publicam de vita eis danda, quicumque ex eis Christum Jesum
et fidem Christi negaret, et Machometura secundum ritum Sarracenorum coleret. In illa
tam periculosa ac valida tentatione fìdelium duo fratres Minores, videi icet frater Jacobus
custos fratrum et ejus socius frater Jeremias, sincerissimi servi Dei, zelo fidei accensi con-
stantissime per medium captivorum discurrentes, singulariter universos et univcrsaliter
singulos in fide katholica confortabant, ex quibus 8 timore mortis impulsi fidem negantes
publice apostataverunt, ceteri omnes in confessione nominis Dei perseverantes pariter de-
collati sunt, Soldano jubente. Ultimo post omnes ipsi duo minores fratres jam nominati
capitalem sententiam subeuntes gloriosum martyrium compleverunt ».
0) — Ex Marini Sanuti Secreta fidelium Crucis (2) :
Soldanus « obtento castro, post solis occasnm misit Admiratum snadens ut Saracenornm
legem suscipiant; alfoquin gladio cuncti perirent. At universi duonim fratrum Minorum,
qui aderant, monitia tota nocte confortati martyrium potius elegerunt, quam Christi negare
fidem : fiuebatque sanguis per montis declìvum quasi aquae rivulns ; fuerunt autem ultra DC.
Post hoc vero fratrem Jacobum de Podio et fratrem Jeremiam, quia ceteros in fide firma-
verant, et priorem Templariorum excoriari fecerunt, deinde fustigar!, postremo ad locum
ceterornm deducti capite caesì sunt. Fecit autem Soldanus locum materia circumdari, quia
noctibus super corpora splendebat lux etiam cernentibus Saracenis ».
Dopo questa spaventevole carneficina, il Soldano divise tra 1 suoi emiri le ricchezze
della città, e una moltitudine di prigionieri uomini, donne e fanciulli. Frattanto venne da
lui una deputazione de' cristiani di Acri por chiedergli licenza di seppellire i loro morti.
Bibars concesse loro udienza ma per il giorno dopo, senza dar loro intanto altra risposta;
ma nella notte stessa il barbaro fece una incursione sul territorio di Acri uccidendo molti
cristiani. Al suo ritorno chiamati a sé i deputati cristiani disse loro: «Voi siete venuti
a cercar qui de' martiri ; voi ne troverete molti là in Acri ; noi ne abbiamo aggiunti molti
là gin più che voi non ne desideriate » . E ili di agosto Bibars si ritirava in Damasco (3).
1266-70 — Minorità Erphordiensis : — Ohronica Minor, auctore Minorità
Erphordiense.
Edita dall' Holder-Egger nei Monumenta Crermaniae historica, Scripforum t. XXIV 69
pp. 172-213.
Questo Minorità anonimo lasciò un compendio di Cronaca dai primordi del Cristiane-
simo sino circa il 1266. Altri Minoriti, continuatori della stessa, vi aggiunsero alcuno
notizie brevi sino al 1291. L'editore osserva che in detta Cronaca «omnino plura (invenis)
(1) In Monum. Germaniae histor. t. XXIV p. 205. — Di questo cronista vedi l' articolo
che segue ai num. 69.
(2) In Gesta Dei per Franco» ed. Bongars, t. II p. 222, iib. 5 par. 12 e. 18.
(3) Anche questo barbaro procedere del più feroce tra i Soldani ci é riferito dagli storici
arabi editi dal Reinaud e citato dal Bòhricht in Archives cit. t. II p. 384 n. 83.
262 BIBLIOTECA
69 do extremis partibus terrarnm, praesertim de Terra Santa, qnae sive litteris sive narrata
a Fratribus in diversis partibas constitutis auctor comperit ». Diamo qui quei brani che
interessano e illustrano tanti fatti della nostra storia di Terra Santa.
«... Anno Dni. 1200 sub papa Innocentio III, et tempore Heiurici imperatoris cepit
in Accon Ordo fratrum Theutonice domus . . .
Hnius pape Innocentii III, pontificatus anno 10, anno vero ab incarn. Domini 1206,
Franciscus ut sapiens architectus cepit penitenciam agere et, Dee misericorditer dispo-
nente, iniciavit Ordinem Fratrum Minorum, et tunc ipse prefatus papa, statim ut yidit
et audivit sanctum Franciscum, divinitus inspiratus Ordinem approbavit, dans sancto
Francisco mandatum ut predicaret verbum Dei, et suis sociis ac fratribus similiter dedit...
Anno Dni. 1201 sub hoc papa civitas Constantinopolitana capta est, et spoliata a
christianis plurimis diviciis et rebus ac multis sanctorum reliquiis, ut apparet in Venecia
et in Halberstat...
Anno Dni. 1213 regina Hungarie, mater sancte Helizabeth, occisa est, et pueri pro-
fecti sunt ultra mare cum multitudine ; sed peregrinacio illa annichilata periit [11 Cod. B.
3-6^ C. qui aggiunge: per beatum Franciscum et sanctam Claram virgtnem cepit Ordo Pau-
perum Dominarum, yidelicet post sextum annum conversionis sancti Francisci. JÉJ »7 Cod. B. 2
qui pone : Eodem tempore Pratres in Marrochium missi per sanctum Franciscum, quinque
ex eis inssu regis martirizati sunt, per quorum reliquias coutigerunt plnra miracula]...
Anno Dni. 1215 beatus Dominicus . . . iniciavit Ordinem fratrum Predica torum . . .
Sequenti anno (1216) confirmatus est Ordo fratrum Predicatornm a papa Inn. ITE:
Sequenti anno (1217) confirmatus est(!) Ordo Fratrum Minorum.
Anno Dni. 1217, Inn. papa III in Perusio feliciter obiit et ibidem sepultus est ...
Defuncto Inn. papa III, Honorius papa 187 ordinatur: sedìt annis 11. Hic papa Ho-
norius III vitam et regulam sancti Francisci confìrmavit et in registro posuit. Hoc con-
tigit ad salutem multarum animarum anno Dni. 1224 [Cod. B. 2 ha invece: Anno Dni.
1223 beatus Franciscus ab Honorio papa regulam accepit Ordinis fratrum Minorum bul-
latam et registratam] . . .
Anno Dni. 1224 beatus ille servus Dei Franciscus contuens in aere Seraphim in cruce
positum, ex tunc in palmis, latere et pedibus effigiem plagarum Christi tulit usque ad
felicem exitum suum, multis tunc utrinsque sexus videntibus illa in eo Christi stigmata.
Anno Dni. 1226 . . . Honorii pape anno 10, Friderici Imperatoris anno 7 imperii, ex
quo perfectissime adhesit Christo anno 20, ipse b. Franciscus apud Assìsium feliciter et
sicut stella choruscans migravit ad Christum etatis sue anno 45. Igitur in statu perfec-
tionis et sancte religionis 10 annos sub papa Inn. III et alios 10 annos sub papa Ho-
norio III, Dei clementia favente perfecit.
Anno Dni. 1227 . . . fait multa crucesignatorura turba congregata aput Brandeiz
(Brundusium), ut parit^r cum Friderico Imperatore in Terre Sancte subsidium transfre-
tarent; set dolo Friderici imperatoris, ut fertur, interveniente, illud passagium impeditum
fuit, et magna railicia illa christianorum, que amplius quam 60 milia estimabatar,' dissi-
pata fnit. Et ille illustris langravius Thuringio Ludevicus, paratus corde et corpore cum
omnibus suis armatis transire mare in subsidium Terre Sancte, ibi aput Otrant (Otranto),
ut fertur, veneno intoxicatns, obiit feliciter, et reductns sepultus est in Reinhersburnen.
Hic papa Gregorius IX vocabatur Hugolinus.
Iste papa, anno Dni. 1228, pontificatus vero sui anno 2, canonizavit sollempnissime
beatum Franciscum in civitate Assisii. Postea idem venerabilis papa tres sanctos succes-
sive canonizavit, videlicet b. Dominicum . . ., et b. Antonium Ord. Fr. JVIinorum, et b. Eli-
zabeth de Màrcburg, relictam videlicet illustrissimi principis Ludewici langravii Thuringie.
Hic papa Gregorius IX Eomae celebravit sollempniter magnum generale capitulum Fra-
trum Minorum, in quo frater Albertus de Pisis electus fuit in aure ipsius Gregorii pape
in generalem Ministrum eiusdem Ordinis fratrum Minorum et mox confirmatus ab ipso
papa anno Domini 1239, [Altri codd. erroneamente: 1229 e 1240]. Ipso eodem anno
Gregorius excommunicavit Fridericum imperatorera, obicens ei multos, graves et enormes
articulos . . . Hic papa cum esset Cardinalis et episcopus Hostiensis fovit sanctum Fran-
ciscum a principio nascentis Ordinis sui, qaem ad modum gallina fovet puUos anos; ipse
namque ab Honorio papa constitutas fuerat protector Ordinis novelli . . .
SECOLO xm. 263
Iste Gregorius IX duos Ordines confirmavit, quos sanctus Franciscus ordinavit, unum 69
pauperum dominàrum sanctimonialium, alterum penitencium, qui sexum capit utrnmqne,
sciljcet clericos, coniuges, virgines et continentes . . .
[Anno Domini 1245.1 ^ic (Innoc. papa IV) in concilio Lugdunense constituit, ut
octava nativitatis beate virginia Marie ab omnibus clericis et religiosis annnatim sollem-
pniter celebretnr. Tempore huius pape Ludevkus rei Francie cum Christiane cxercitu
centra consilium pape transfretavit [1248], et fagientibns barbaris a facie eius, cepit et in
possessione pacifica habuit Damiatam. Postea in brevi bello ipse idem rex Francie a soldano
Babilonie, id est a Pharaone rege- Egipti, captus est, et suus christianus exercitus totus
dissipatus et occisus est. Bex autem Ludevicus prò redempcione sua dedit soldano ccntnm
milia marcarum argenti et civitatem Damiatam. Verum arma, tentoria, vasa preciosa,
equos electos, alimenta chri»tianorum Sarraceni in ilio prelio obtinuernnt.
[Anno Domini 1254 sancta Clara virgo migravit ad Christum, postquam fiierat in
ordine pauperum dominarum 42 annis].
Anno Domini 1255 Alexander papa 194 ordinatur. Hic cardinalis Hostiensis episcopus
vocabatur Keinaldus, pater et protector ordinis fratrum Minornm fuit, frequenter eos seenni
tenuit.
Anno Domini 1256 hic papa Alexander canonizavit beatam Claram virginem, que
prima plantula fuit ordinis sancti Damiani, quem instituit fidelis et prudens servus Dei
beatus Franciscus.
Iste papa Ezelinum de Tervis, tortorem cbristianorum, interfectorem 60 fratrum Mi-
norum et aliorum fidelium plurimorum, persecutorem sacre fidei katholice, prò heretico,
et omnes fautores suos sentencialiter condempnaVit et cxcommanicavit . . .
. . . Hostes sevissimi, oppressores crudelissimi omnium nacionum, Tartari, potentis-
sime expngnavernnt partes orientales, videlicet regnum Indie, regnum Armenie, regnum
Ninive, regnum de Baldach potentissimum, interfecto eorum papa kalifa, regnum de Halap,
regnum lerosolimitanum, Anthiochiam et partes cbristianorum ultra mare, et fugatis tam
christianis quam Sarracenis, lerusalem et Arabiam possiderunt. Porro soldanus Babilonie,
qui est Pharao rex Egipti, resumptis utcumque viribus, cum exercitu barbarorum clam
irruit in castra Tartarorum et multa ex eis milia interfecit. Soldanus Babilonie ideo di-
citur, quia in tercia mansione in exitu Israel ex Egìpto, scilicet Ethan, rex Pharao con-
struxit civitatem munitam, quam appellavit Babiloniam novam.
Anno Domini 1262 rex Tartarorum misit sollerapnes nuncios, circiter 24 nobiles Tar-
taros cum duobus fratribus ordinis Predicatorum (1), qui essent iiiterpretes linguarum, ad
regem Francie Ludevicum, ut se et totnm regnum Francie dicioni subiccret Tartarorum;
alioquin Franciam impugnaret tempore procedente. Quod Ludevicus rex, habito Consilio
cum primoribus regni sui, constanter renuit; ipsos tamen nuncios honorifice Parisius te-
nuit et usque ad papam Alexandrum pacifice remisit . . . Eodem anno papa Alexander . . .
defnnctns est . . .
Anno Domini 1262 . . . Urbanus papa IIII, congregata multitudine tara cleri quam
populi cum cardinalibus et pontificibus, 14 kal. Decembris incepit predicare sollempniter
crucem in succursura Terre Sancte et fratribus Minoribus ac Predicatoribus per litteras
apostolicas datas Viterbii, stricte dedit in mandatis, eandem crucem constanter et diligcnter
predicare per Dei ecclesiam cum larga indulgencia in subsidium Terre Sancte . . .
Anno Domini 1265 . . . Soldanus Babilonie inpuguans christianos in Terra Sancta,
cepit Azotum castrum firmissimum domus Hospitalis quod alio nomine vocatur Assur (2),
in quo habitabant duo milia hominnm, quos omnes occidit, set fratres milites domus Ho-
spitalis et domus Templi 180 captivos ac stricte vinculatos deduxit in Egiptura; copit
eciam castrum et civitatem Cesaream; necnon et civitatem quo vocatur Cayphas idem
Sarracenus soldanus violenter cepit et tenet. Albertus langravius Thuringio et marchio
Otto de Brandinburg cum filiò suo, Albertus eciam dux de Brnnsvic et multi alii in Pru-
sciam peregrinando contra paganos cum signo crucis profecti sunt.
(1) I tre Codici B 4, B 5, B 5 a, hanno invece « Fratrum. Minorum ». — Su questa le-
gazione tartara in Francia il Kòhricht (Archives de V Or. Latin t. I p. 650 n. 81) rimanda
a Giov. Vìtodurano ed. Wyss p. 22, e al Pistorius Compii, chronol. I, 744.
(2) Arsuf.
264 BIBLIOTECA
69 Confinuationes — Continuatìo i» Minoritae Erphordiensis (1).
Anno Domini 1266 Clemens papa missis litteris dedit in mandatis per regnam Ale-
manie fratribns Predicatoribus et Minoribus predicare crncem fideliter et instanter centra
soldannm Babilonie, qui est Pharao Egipti, et centra Sarracenos altra mare, nt succur-
rator affliccioni christianornm, et in snbsidium Terre Sancte . . .
Dao de ordine fratrnm Minorum felici transita ex hoc secalo migrantes, videlicet
frater Petrus, minister fratrum Minorum provincialis in Calabria, et frater Wilhelmus,
confessor et presbyter in Tuderto, Domino declarante merita sanctitatis eorum, plurimi»
et stupendis miraculis claruerunt, in tantum ut eciam 4 mortuos snscitarent. Archiepiscopns
Knpertus in Magdeburg obiit, et per compromissionem alium concorditer elegerunt.
Itenim et iterum soldanus Babylonie, prophanus hostis Christi et ecclesie, venit in
terminos cristianorum cum multitudine gravi, subiugavit sibi Terram Sanctam, quam Sal-
vator noster proprio suo sanguine consecravit, videlicet lernsalem, Nazareth, Bethleem,
Betlifage, Sepulchrum Domini, montem Syon, montem Oliveti, montem Thabor, Galileam
totam et mare Tyberiadis cum omnibus civitatibus suis, lericho cum omnibus suburbanis,
Cesaream Philippi, aliam quoque Cesaream Palestine et alia multa, quibus dominatur et
possidet, constituens in eis capitaneos et custodes Sarracenos, loca sanctissima suis spur-
ciciis prophanantes, ut heu! dici possit: Facta est lerusalem quasi polluta menstruis
Inter eos. Cepit quoque et perfodiens expugnavit castrum munitissimum Templariorum,
quod dicitar Saphct, in quo fratres cruciferos et alios christianos inventos duris vinculis
constrinxit ad duo milia et plures. Hos omnes soldanus singillatim examinari iussit, prò-
missionem faciens publicam de vita eis danda, quicumque ex eis Christum lesum et fidem
Christi negaret et Machometum secnndum ritum Sarracenorum coleret. In illa tara peri-
culosa ac valida tcmptacione fidelium duo fratres Minores (2), videlicet frater lacobus
custos fratrum et eius socius frater leremias (3), sincerissimi servi Dei, zelo fidei accensi,
constantissime per medium captivorum discurrentes, singulariter universos et universaliter
singulos in fide katholica coufortabant, ex quibus 8 timore mortis impulsi fidem negantes,
publice apostataverunt, coteri omnes in confessione nominis Dei perseverantes, pariter de-
collati sunt, soldano iubente. Ultimo post omnes ipsi duo Minores fratres iam nominati
capitalem sentenciam suboantes, gloriosum martyrium compleverunt.
Quinque tantum civitates cristianus populus adhuc possidet in Terra Sancta et tria
forcia castra. Civitates sunt iste : Accon, Tyrus, Sydon, loppe, Beritus. Castra autem
sunt hec: Castrum Peregrinum, Mons Fortis et Mons BelU-fortis.
Clemens papa dedit generali ministro Ordinis fratrum Minorum fratri Bonaventure
vacantem archiepiscopatum Eboracensem in Anglia, annuatim habentem in redditibus plus
quam triginta milia marcarum, quem ipse vir virtutis et homo boni exempli ac doctor
Parisiensis in theologia atque diviciarum contemptor accipere penitus recusavit.
Anno Domini 1267 cruce signati sunt in snbsidium Terre Sancte Ludvicus rex Francie,
rei Ajiglie, rex Arragonie, rex Navarrie, rex Sicilie, comes frater regis Francie et filli
regis Francie, archiepiscopns Rotomagensis (4), alii comites et nobiles milites et cives ac
viri bellatores malta milia . . .
Anno Domini 1269 in provincia Syrie septem fratres Minores a Sarracenis, videlicet
a soldano Babilonie et satellitibus eius, prò fide Ka,tholica'occisi sunt. Qui postquam mar-
tyrium compleverunt, unus ex eis nomine Cunradus de Hallis (5) sacerdos decoUatus, in
mare a perfidis est proiectus; et ecce duo clara luminaria, omnibus videntibus tam chri-
(1) Queste ContinuaHones sono giunte di un altro Minorità anonimo, come giustamente
osserva 1' editore.
(2) Altra relazione sui nostri martiri di Safet vedi sotto l'anno 126B n. 68, ove son
detti quattro i Minoriti martiri in Safet di Galilea.
(3) lacobus de Podio (Puy); cfr. Sanuto Secr. fidel. 1. 5 par. 12. e. 18 (Bongars II.
p. 222) riportato sopra a p. 261, e il Quaresmius Elucid. T. S. lib. 7, peregr. 8, cap. 8.
(4) Il Minorità Odo Rigaldi, di cui parliamo altrove sotto l'an. 1270.
(5) Cfr. Chron. 24 Gen. in Anal. frane, t. Ili p. 416. — P, Lemmens Fragmenta mù
nera: Catalogus ss. Fratrum. p. 26. — Vedi al n. 72.
SECOLO xm. 265
stianis quam Sarraconis, stabant in fluctibus maris saper eam, videlicet unum luminare 60
saper caput eius et aliud luminare super corpus eius quasi per triduum. Ascendentibus
quoque procellis maris in altum, luminaria non videbantar, sed recedentibas procellis, ite-
rum ab omnibus in littore existentibus vidfibantur. Quo miracolo territi Sarraceni, omnes
fugierunt ab ilio loco, dicentes: «Deus christianorum pugnat prò ipsis christianis » .
Item [1268] soldanus Babilonie, scilicet Pharao rex Egipti, naci^ne Turcus, nomine
Melchasar (1), sevissiraus hostis sancte katholice ecclesie, civitatem Ànlioohiam magnam
et opulentam ac Christian© populo plenam, bello expugnavit et cepit, spolians eam innu-
meris opibus, ac incendio vastavit; occidit quoque in ea plus quam centum milia et 30
milia hominum, et hoc maxime in odium Tartarorum, quia ipsa Antiochia subiocta fuit
et tributaria Tartaris (2). Soldanus pnblice apostatanti bus et Christum negantibus multis
milibus dedit vitam. Solempnes nuncii soldani predicte Babilonie, et solempnes nuncii regis
Tartarorum missi ad principes christianos et maxime ad Ludvicum regem Francie, navi-
gantes per mare Mediterraneum, convenerunt a casa in civitate lanuensi, et videntes se,
pugnare ceperunt, pars contra partem, in platea civitatis, ut simul se occiderent, quia
odium inveteratum et rancorem portant ad invicem Sarraceni et Tartari. Quod videntes
cives lanuenses, ut decebat eos, lites interceperunt, pognas sedaverunt eorom. Denique
prefati nuncii cum pervenissent ad regem Francie, Sarracenos nunccios soldani nec videre
voluit nec audire, nunccios autem regis Tartarorum et Tartaros gloriose ac honorifice su-
scepit et procuravit, et legaciones ipsorum notabiliter et utiliter terminavit ipse illustris
Ludvicus rex Francie.
In exercitu Gallici Karoli regis Sicilie [in Syria] (3), unus gruardianus fratrum Mi-
noruzn [et] cum ipso 10 firatres eiusdem Ordinis in suo claustro capti et vestibus
spoliati, ac ducti sic nudi ad vendendum publice sunt per exercitum, ita quousque illos
Deus propter suam innocenciam per quendam abbatem ordinis beati Benedicti a vinculis
et obprobrio liberavit, et dato predo redemit...
Anno Domini 1270 germanus sancte Elizabeth de Marcburg, videlicet illustris et pò-
tens rex Bela in Ungaria feliciter obiit. Hic enim fiiit Dei ac divini ofi&cii solempnis amator.
Paulnlum post mortem prefati regis, regina uxor eius et consors regni, nacione Greca, fe-
liciter obiit. Similiter christianissimus rex Francie Ludvicus in peregrinacione obiit. Filius
quoque eiusdem, nomine Johannes, aput patrem in peregrinacione prope Terram Sanctam
in castris, non in bello, set febre sicut et pater suus obiit super mare aput Tunis. Ibidem
multi militos in dissenteria mortui sunt, et plura milia peregrinorum submersi sunt in
mari. Igitur ossa huius Ludvici regis et filii eius lohannis solempniter Parisius et hono-
rifice sunt reducta et in sepulchro patrum suorum honorifice sunt sepulta in loco celebri.
Iste Ludvicus rex Francie per omnia laudabilis scilicet in divino cultu, in iudiciis iustis,
in operibus pietatis, in domibus religiosorum edificandis ac in plurimis karismatum donis
precellens, cruce signatus cum Philippe et lohanne, filiis suis, in commemoracione sancti
Pauli ad Aquas Mortuas aput Marsiliam ascendit mare, circiter cum 60 milibus armato-
rum, in subsidium Terre Sancte navigans. Qui mare non transivit, set febre mortuus est.
Multi alii nobiles et barones de eiusdem regis exercitu in bello mortui sunt. Item inclita
Thuringie lantgravia Margareta, filia Friderici imperatoris, feliciter obiit in Franckenfurt.
In captura allecium plurimi sunt submersi, scilicet numero quasi mille viri et una navis
portans allecium 40 lastones submersa est. Item rex Arragonie et rex Navarrie nocnon
et r«x Anglie Odevardus cruce signati cum suis exercitibus in subsidium Terre Sancte por
mare cum rege Francie profecti sunt, set minime pervenerunt, et contra Sarracenos, hostes
ecclesie, nichil vel parum utique profecerunt. Kothomagensis archiepiscopus nomine Bigaldus,
(1) Melek es-Saher Bibars I, soprannominato Bendokdar.
(2) Boemondo VI, principe di Tripoli e di Antiochia, era alleato e non propriamente tri-
butario dei Tartari.
(3) In Syria in exercitu Caroli etc. Vedi il Glassberger (in Anal. frane, t. II p. 82) che
copia il nostro cronista. — Sui diritti di Carlo I d'Anjou re di Napoli sulla città di Acri
e sul regno gerosolimitano, vedi le prore che ne dà il Ròhricht in Archivea de l'Orient Latin
t. I p. 641 n. 35. Re Carlo manteneva varie truppe nella città di Acri, e un governatore
in sua vece.
266 BIBLIOTECA
69 set professione et habitn Ordinis fratrara Minornm, olim magister et doctor theologie Pa-
risius in kathedra, edam cam rege Francie cruce signatns in Terre Sancte subsidium na-
vigayit, Frisones cruce signati, sicnt estimati sunt circiter 40 milia et amplius, tunc tem-
poris cura suis propriis navibns profccti sunt in subsidium Terre Sancte. Magistri in
theolologria et confessores et predìcatores fratres Minores mvilti profecti simt
cum praefatis regibus nobilibus ac eiercitibus christianis; plurimi sacerdotes, capellani
et alii clerici necnon religiosi, set precipue de fratribns Minoribus et Predicatoribus sunt
profecti multi ultra mare ad salutem animarum. In ilio passagrio defiincti sunt viginti
fratres Minores . . . » .
1267. — Pr. Guglielmo Vesc. di Tortosa (Antarados) in Siria e il clero
orientale.
70 Frate Guglielmo de' Minori fu eletto alla sede di Antarados in Siria con breve di
Urbano IV de' 9 apr. 1263 (1). Di lui ci resta una convenzione fatta nel 1267 cogli
Ospedalieri Gerosolimitani, ai quali cede lo decime delle entrate del castello Craco (2) sito
nella sua diocesi, per mille bisanti trìpolitani (3), rilasciando quel di più che gli competeva
a sussidio del detto castello. Di notevole in esso documento è quel che segue relativamente
al clero orientale :
« Yolnmns etiajn, atque concedimns, quod Yicarii, qui Grecis et alìis nationìbus a la-
tinis, in locis predictis, conformes singulis, iuxta formam arbitrii, perficientur (praeficienktr?)
a nobis, illos curent, ordinent, et tractent in omnibus vice nostra, et specialiter in eornm
ecclesiis construendis secundum debitum ritum eorum. Si quis vero ex eis Archiepiscopus,
Episcopus, Abbas, seu quelibet persona ecclesiastica, scismaticus fnerit jnanifestus, si ve
obedientiam Antaradensi ecclesie prestare noluerit et Romane, Magister et fratres pre-.
dicti {hospitalis S. Ioannis), per predictum arbitrium non teneantur ad aliud in hac parte,
nisi quod illum, vel illos, in errore hujusmodi non manuteneant, vel defendant. Speramus
tamen quod ìpsi iuvabunt, dante Domino, ad hoc ut illi ad obedientiam veniant, sicut
expedit saluti eorum. In matrimoniis siquidem conjungendis, et levibus questionibus que
oriuntur ex eis, volumus atque concedimus, quod Prior Craci, vel Cappeìlanus ecclesie
latinorum in burgo cognoscat, et percipiat vice nostra, ita quod in aliis formam arbitrii
non excedat. Datum Accon, an. Dni. 1267, sept. Eal. 'Sov. (4) ».
1267. — Pr. Rogerius Bacon: — De situ Terrae Sanotae, eto.
71 1. — Questo trattato di frate Eogero vide più volto la luce nel suo Opus Majus
edito prima dal Jebb Londra 1733, e poi nella seconda edizione della stessa opera
(1) Sbaral. BuUar. t. II p. 461 e p. 559. Cfr. ib. p 528, 545-46. — Eabel Hierarch. 1. 1
p. 92 n. 1. — Guglielmo mori prima del 1274.
(2) Ossia la celebre fortezza degli Ospedalieri detta Krak o chàteau des Curdes, e oggi
dagli arabi Kalaat-elHosn. Sulla storia di lei, caduta in potere di Bibars 30 mar. 1271, vedi
Archives de V Orient Latin t. II. p. 398 s. — E sulla sua struttura militare, con pianta e
disegni illustrata da G. Eey in Étude sur les monumenta de V architecture militaire dee Croiséa
en Syrie (^Paris 1871) p. 39-67 e le piante IV- VII in fine del volume.
(3) Il citato Bey (ÉJtude cit. p. 64) calcola i mille bisanti in oro per 10,500 fr. di nostra
moneta. — Il bisante saraceno di Siria, lungo i secoli XIII-IV valeva 10 dirhem (= dramme
d' argento). — Cfr. Cornelio Desimoni in Archives dk V Orient Latin t. I p. 437 s.
(4) Pauli Codice Diplomatico voi, I p. 183-84, dipi. n. 145. — Non è da confondersi il
nostro Guglielmo coli' omonimo Domenicano parimenti vescovo di Tortosa alcuni anni prima.
SECOLO xm. 267
curata dai Minori con note e un prologo galeato in difesa del Bacone, Venetiis 1750 in 71
fol.; ove a pag. 153-65 si ha il trattato de situ T. S. Recentemente il Dr. John Henry
Bridges ridava una nuova e più corretta edizione dell' Opus Majus, resasi ormai rarissima
e scarsa quella del citato Jebb, col titolo : The « Opus Majus » of Boger Bacon, edited
with introducUon and analitical table by J. H. Bridges, Oxford 1897, splendida odiz.
uso inglese, in due voi. in 8 di pp. CLXXXV-404 e 568. In questa edizione (che noi
usiamo) il trattato de situ T. S. fa parte della Geographia del Bacone che è ivi nella
Quarta pars Operis Majoris voi. I p. 286-376.
Come nota il Kòhricht, Rogero scriveva questa geografia nel 1267 (1). In essa il ce-
lebre Minorità ci lasciò il più esatto trattato di geografia contemporaneo che vanti il
medio evo cristiano. La lettura ne è dilettevole, e soddisfa anche i dotti per la varia eru-
dizione che vi mostra. Egli stesso ci narra il motivo e lo scopo nobile che si ebbe nel
compilare la sua Geographia. — « Cognitio locorum mundi (ei dice) valde necessaria est
reipublicae fidelium et conversioni infìdelium et ad obviandum infidelibus et Antichristo, et
aliis. Nam propter diversas utilitates reipublicae, et propter praedicationem fidei mittuntur
homines ad loca mundi diversa ; in quibus occupationibus valde necessarium est proficiscen-
tibus ut scirent complexiones locorum externorum, quatenus scirent eligere loca temperata
per quae transirent. Nam valentissimi homines, aliquando ignorantes naturam locorum
mundi, seipsos Christianorumque negotia peremerunt, eo quod loca nimis caìida in tempo-
ribus calidis, aut nimis frigida in frigidis transierunt. Receperunt etiam pericula infinita,
eo quod nesciverunt quando intra verunt regiones fidelium, quando schismaticorum, quando
Saracenorum, quando Tartarorum, quando tyrannorum, quando hominum pacificorum, quando
barbarorum, quando hominum rationabilium ... Et ideo, sive prò conversione infidelium pro-
ficiscatur, aut prò aliis Ecclesiae negoiiis, necesse est ut sciat ritus et conditiones omnium
nationum, quatenus proposito certo locum proprìum petet; ne si velit paganos adire, cadat
in idololatras, vel si illos intendat, scismaticos invadat, vcl prò scismaticis obedientes Ro-
manae ecclesiae eligat, aut indifferentes utrique parti, cujusmodi sunt populi qui vocantur
Aas (2); quatenus etiam Nestorianos desiderans Nicholaitas declinet; et sic multis gentibns
sectarum diversarum ne unam prò alia eligat oberrando. Quam plurimi enim a negotiis
Christianorum maximis sunt frustrati, eo quod regionum distinctiones nesciverunt. Deinde
non modica nec«ssitas sciendi loca mundi oritur ex hoc, quod oportet Ecclesiam optime sciro
situm et conditiones decem tribuum ludaeorum, qui exibunt in diebus futuris (1. 301-2) »
« Quoniam igitur infinita est utilitas cognitionis locorum hujus mundi prò philosophia
et theologia et Ecclesia Dei, volo adhuc alium sermonem de hujusmodi locis componere et
divisiones regionum evidentiores assignare; et sequar Plinium abundantius, quem omnes
sancti et sapientes sequuti sunt. Ubi autem aliquod certum per alios auctores invenero
tam per sanctos, ut Hieronymum, Orosium, Isidorum, quam per alios auctores, non ne-
(1) B^l. geogr. Palaest n. 135. •— Cfir. Ingram in Naturai hiet, revitio, Dublio 1858, V. (>.
— Se, come vuoisi, Rogero Bacone nel 1248 contava 34 anni d' età, egli sarebbe nato nel 1214.
Piets e il Waddingo lo dicono morto gli 11 giugno 1284; altri nel 1292, e il Jebb nel 1294
data che sembra la più probabile al Daunou in Hist. littér. de la France t. XX p. 233.
(2) Popoli limitrofi agli Alani posti lungo il Don e il Caspio, t Deinde superius ad
Orieutera sunt montes Alanorum et Aas, qui sunt Christiani, et recipiunt indiflferenter omnes
Christianos tam Latinos quam Graecos, unde non sunt scbismatici, et pugnant cum Tartaris;
et similiter Alani. Post eos ad orientem sunt Saraceni, qui vocantur Lelgì, qui propter teirae
fòrtitudinem pugnant cum Tartaris > (Rog. Baco Opus Majus t. I. p. 3tì3-4). Qui i Lelgi sa-
rebbero forse 1 Lyergis ricordati sopra dal Piancarpino a p. 208, 210. I Ligyes del Caucaso?
268 BIBLIOTECA
71 gligam qnae necessaria sant assignare ... Et assigiiabo ritns et sectas gentinm, ut qui sant
pagani, qui idololatrae, qui Tartari, et sic de aliis, nt certior apprehensio locornm pateat
perlegenti. Haec aatem via, qua procedam, non est per certificationem astronomiae, scilicet
per veras longitudines et latitudines locomm respectu coeli; quia nondum hàbent eam
Latini, sed est snmpta ex auctoribus qui mandi regiones describunt secondum qnod quilibet
potest loca natalis soli describere, et per alios de locis extraneis edoceri. Konnnnqnam
tamen plura reperiontur scripta, quae ex rumore magis quam per experientiam habnernnt
anctores. Nam et Plinins minus bene dixit mare Caspinm oriri ex mari Oceano, et Ptolomeas
in Àlmagesti de plano errayit de sita Britanniae majoris et minoris, sicnt manifestnm est
cnilibet, et sic isti de aliis maltis, et caeteri aactores similiter. Propter quod recurram
ad eos qui loca hujus mundi prò magna parte peragrati sunt. Et maxime in regionibas
aqailonaribns sequar frafrem praedictum (Willielmum), qaem Dominas Eex Pranciae Lo-
do vicns misit ad Tartaros anno Domini 1253, qai perlustra vit regiones orientis et aqailonis
et loca in medio mundi bis annexa, et scripsit haec praedicta illustri regi; quem librum
diligenter vidi, et cum ejus auctore contuli, et similiter cum multis aliis, qui loca orientis
et meridiana rimati sunt (I. 304-5) ».
Cosi, sulla scorta dei citati autori, non che di Giuseppe Flavio, di Egesippo, di Al-
fragano (il cosi detto arabo scrittore Ahmad Ibn Muhammad Ibin Kathir), de' due Mi-
noriti Bubruquis e Piancarpino e di altri, cui spesso spesso fa cenno, il nostro Bacone
traccia un vero capo lavoro di geografia del medio evo, correggendo non pochi errori
de' suoi contemporanei e degli antichi.
Notiamo, per gli studiosi cartografi, che alla geografia di Bacone, vi era unita, una
mappa o carta geografica da luì stesso delineata, come risulta dalle seguenti sue parole :
« Secundum igitur praedicta, praesentem afferò doscriptionem in albiori parte pellis, ubi
civìtates notantur per circnlos rubros : nam in alia parte pellis alia descriptio poterit as-
signari propter evidentiam majorem locorum mundi. Et hanc secundam descriptionem addo
propter summam utilitatem locorum » (I. 300; cfr. etiam pp. 296-97).
È evidente, dice il Bridges, da questo e da altri passi, che Bacone preparò una Mappa
del mondo per illustrare questa parte dell' Opus Majus. Tuttavia nessuna traccia di questa
Mappa spedita al Pontefice, è stata finora scoperta (loc. cit).
2. — Opere geografiche del Bacone. — H Baleo (1) nel lungo catalogo delle opere
di Bacone (ne scrisse oltre ottanta) distingue due opere del medesimo sulla Terra Santa:
a) — De situ Palestìnae liber unus.
b) — De locis sacris liber unus.
Lo stesso scrittore registra anche le seguenti opere geografiche di Bogero:
e) — Descriptiones loooram mundi lib. unus, coli' incipit: «Ad hoc antem
quod certius et plura...».
d) — Oosmographia lib, 1.
e) — De regrionibus mundi lib. 1. — ^ H Cordier nell'opera Les Voyages en Asie
du B. fr. Odoric, Paris 1891, a p. LXXV, descrive un cod. della Ducale di Wolfenbùttel
« n. 41 Weissernburg » che contiene quest' opera: Bogerus Bacon, de regionibus adpapam
Ckmentem, nei ff. 91-120.
f) — De regibus mundi lib 1 (2).
(1) Seriptores iUustr. majori» Brytaniae CcUcdogtts Basileae 1559 p. 342.
(2) Il Waddingo e lo Sbaralea {Svpplem. p. 643) registrano anche un altro cod. De sita
Orbis lib. 1, ms. Cautabrigiae in Colico S. Benedicti cod. 192 n. 2; e nello stesso Colleg. il
SECOLO XUL 269
3. — Opere edite del Bacone. — Oltre le suddette opere edite dal Jebb e dal Bridges (1), 71
il eh. J. S. Brewer pubblicò Fratris Bogeri Bacon opera quaedam hactenus inedita, Londra
1859, in 8° gr. di pp. C-573, che contiene 1' Opus Tertium, V Opus Minus, nn Com-
pendium Philosophiae e De nulUtate magiae. Il Sig. Bobert Stcele attualmente (1905)
intraprende la pubblicazione delle opere inedite del Bacone, di cui usci il 1 fascicolo con
la Metaphisica Fr. Bogeri, e il De viciis contractis in studio Theologiae, Londra Alex.
Moring, in 8» di pp. Vm-56.
In ultimo non vogliamo lasciare di riportare il giudizio che Alessandro Humboldt £&
dei meriti di Rogero sulla geografia de' suoi tempi e sulle scoperte più recenti. — Dopo
averci dimostrato che i grandi missionari e viaggiatori francescani (i Piancarpino, Bubruk,
Corvino, Marignólli e Odorico) conobbero scientificamente potersi andare alle Indie per vi?
d' occidente, tenendosi sulle parti delle terre abitabili, nonché i rapporti tra la superficie
de' continenti e quella de' mari, soggiunge : « Questi cenni si trovano in frate Buggero
Bacone, uomo prodigioso per la varietà delle sue conoscenze, per la vigoria del suo intelletto
e r indirizzo de' suoi lavori alla riforma degli studi fisici ; e questi studi furono quelli che
determinarono la scoperta del Nuovo Mondo. Fra gli autori che consultava il Colombo, il
più a lui prediletto fa senza dubbio il Cardinale d'Ailly (Petrus de Alliaco); e sopra
tutto pare che lo colpisse il capitolo ottavo del Cardinale che ha per titolo De quantitate
terrae hàbitahilis; capitolo che inseri quasi per intero nella lettera che Colombo scrisse
ai monarchi di Spagna il 1498 dopo il suo ritomo ad Haiti dalla costa di Paria. Ora io
verificai (dice l' Humboldt), che questo tratto copiato dal Colombo, il Cardinale d' Ailly
lo aveva preso quasi alla lettera dall' Opus Majus del francescano Buggero Bacone. Vero
è eh' ^lì, il Cardinale, alla fine della sua Imago Mundi la chiama scriptura expluribus
auctoribus recollecta an. 1410; ma a' molti nomi di autori classici e di cosmografi arabi che
cita, si guarda bene dall' aggiungere quello del celebre frate francescano ». E l' Humboldt
dà i tre testi, perchè il lettore a suo agio possa confrontarli, e soggiunge : « Il fatto è, che
r opera di frate Buggero Bacone precedette quella del d' Ailly di più che cent' anni, e che,
in quanto riguarda l'interiore dell'Asia e l'estremità orientale di quel continente, era
molto più ricca di cognizioni che non l' Imago Mundi (2) ».
1268 — Qiafib, e il Convento de' Minori. — Ai 7 di marzo dì qaest' anno,
il Soldano Bibars s' impossessa della città e castello di Giaffa in meno di 12 ore.
Dopo aver permesso agli abitanti di ritirarsi in Acri, egli ordina la distruzione della
città, riserbandosi il l^name e i marmi 4>er decorare l' interiore della moschea Daherì,
sita nel quartiere Hosainiah del Cairo (3). Cosi finì il gran convento e chiesa de'FF.
Minori costruitivi dal re Luigi IX nel 1252. Vedi sotto qnest' anno, a p. 103 (4).
lib. De regionibus mundi. — Tutti questi sei libri geografici del Bacone sarebbero tante
parti della sna Geographia contenuta nella quarta parte del suo Opus majus, come osserva
il Jebb, e dopo di lui Victor le Clero in Histoire littéraire de la France t. XX p. 247, ove
si ha un' abbondante bio-bibliografia del nostro Bacone.
(1) Il Bridges poco fa pubblicò anche un volume supplementare dell' Opus Majus (Londra,
pp. Xy-187) che non abbiamo visto ancora. — Un cenno biografico-crìtico sulla vita, e alcuni
brani delle varie opere di Bogero Bacone vedi in Monum. Cferm. histor. Scrlptor. t. XXVIII
p. 569-83.
(2) Hist. de la géogr. ap. Civezza Storia delle Miss. t. VII par. Il p. 647-61.
(3) Archives de V Orient Latin t. II p. 379.
(4) Cfr. nostra Serie cronologica dei Superiori di T. S. p. 205-6.
270 BIBLIOTECA
"71 1268 — Caduta di Antiochia — Martiri. — Assediata da Bibars il 15
maggio, cade in suo potere il di 18, spargendovi la desolazione e la morte. Gli otto
mila nomini, donne e fanciulli riparati nella cittadella furono condotti prigioni, dando
la libertà soltanto agli apostati (1).
In questa triste circostanza furono devastati 1 due conventi che i francescani vi
avevano, uno entro la città, e 1' altro nelle vicinanze sulla famosa Montagna Nera.
I religiosi che li abitavano ebbero, senza dubbio, quella sorte che toccò ad altri loro
confratelli, o uccisi coi 17 mila cittadini, o menati in iscbiavitù (2).
Il patriarca latino e quattro frati Domenicani furono sgozzati avanti l' altare
maggiore della cattedrale (3). — Secondo il Bzovio (4), qui in Antiochia, sarebbero
perite le Clarisse che per conservare la castità si deturparono il viso; fatto che il
Vitodurano, il Waddingo, S. Antonino ed altri (come vedremo) riferiscono avvenuto
nella caduta di Acri, 1291. L' Echard (5) negherebbe anche il fatto come avvenuto
in Acri, per la ragione che prima dell' assedio le belle donne, i fanciulli e gì' inutili
ripararono in Cipro ! — Del resto, oltre il monastero di Clarisse perite nel massacro
di Acri, possiamo concedere con ragione anche 1' esistenza d' un altro monastero di
Clarisse nella città di Antiochia, quelle verosimilmente che professando la regola di
S. Benedetto furono nel 1257 riformate dai Minoriti, ed ottennero poi indulgenze per
le festività de' santi Francesco, Antonio e Chiara (6).
1269 — S. Bonaventtira e la Crociata. — « Neque S. Bonaventura Mi-
norum Primicerius scgniter adlaboravit (ut exercitus in Orientem quantocius trans-
ferretur): nam coactis Assisii Comitiis, Keipublicae christianae discrimen consodalium
precibus commendavit, deinde deputatis ad praedicandam crucem Ministris, omni sol-
licitudine satagebat ut per se suosque Christian! Principes et Dynastae in sacrum
bellum coirent (7) »
Bibars, non ostante abbia conchiuso 1' anno precedente trattati di pace con quasi
tutti i principi cristiani di Siria, trovò al solito 1' occasione di romper loro guerra.
H 23 di maggio devastò con incendi e massacri i dintorni di Tiro (8).
1269. — Fr. Gonrado de Hallìs e sei oompaerni martiri in Siria. — Altri
Tmdici Minoriti catturati dai Saraceni.
72 Abbiamo il racconto del loro martìrio nella cronaca più sopra riportata (sub an. 1269
p. 264-65) del contemporaneo Minorità Erphordiense che li dice uccisi dalle orde del feroce
Bibars nel 1269. Lo stesso in compeRdio ci racconta il Qlassberger (9). — Ambo questi
(1) Rohricht in Archives de l'Orìent Latin t. II p. 391-92; cfr, ibid. la nota 111. — Sauvaire
Chronique de Moudjireddyn p. 238. — Wadding an. 1268 n. 2. — Vedi specialm. Michand
Storia delle Crociate lib. XV, agli anni 1255-70, e ivi la lettera che Bibars scrìsse dopo la
caduta di Antiochia al principe Boemondo VI.
(2) Vedi sopra a p. 65-70. — Cfr. Wadding an. 1268 n. 2. — Givezza Storia delle
Miss. t. II e. 1. — La catena dell' AmAnus che si stende dal colle di Beylan sino a Ras el
Khanzir, era chiamata la Montagna Nera coperta di grandi foreste e irrigata da molte sor-
genti. Su qaesta montana regione vi erano molti monasteri di monaci greci e latini; ai qtiali
ultimi apparteneva quello detto di S. Giorgio spesso ricordato nei documenti del principato
di Antiochia. — Cfr. K G. Rey in Archives de l'Or. Latin t. II p. 332-33.
(3) Le Qaien Oriens Chriat. III. 1162.
(4) Annoi. 1268 n. 68.
(5) Servptores I. 423.
(6) Vedi il breve Lic^t is, 5 mar. 1257, in SbaraL Bvllar. t. Il p. 202.
(7) Haroldns Annoi, an. 1269 n. 1. — Cfr. Wadding an. cit.
(8) Rohricht in Archives de V Or. Latin t. II p. 395-96.
(9) Anal. frane, t II. p. 82.
SECOLO xm. 271
cronisti registrano inoltre, che le stesse orde saracene avevan catturati e tolti da nn con- 72
vento francescano della Siria il guardiano e dieci religiosi, che poi nn devoto abbate bene-
dettino riscattò e mise in libertà. — Il CatcUogus ss. FF. e il Chron. 24 Gen.(l) con-
temporaneamente ai suddetti martiri ne registrano altri diie: « Alii etiam duo fratres,
quorum alter senez, et alter iuvenis prò fide Christi a saracenis fuerunt decollati ».
1270. — Fr. Odone RigaJdi (Rigaud), Arcivescovo Rotomagense (Bouen),
compagno di 8. Luigi IX nella seconda Crociata in Oriente : cenni bio-
grafici.
Fra i principi e baroni che accompagnarono il santo monarca Luigi IX nella seconda 73
sua crociata in Oriente, deve la nostra storia mentovare il celebre prelato Minorità fr.
Odone Bigaldi, del quale non abbiamo ancora una biografia degna di lui, se non pochi
cenni qua e là sparsi negli Annali del Waddingo (2) e nel Bullarium (3) e Supplementum
ad Scriptores (4) dello Sbaralea.
n Sigr. Bonnin che nel 1852 ripubblicò il Regestum Visitationum del nostro Eigàldi (5)
fu anche il primo a darci nella prefazione una succinta biografia dì lui, la quale noi qui
riassumiamo completandola con altri dati, perchè si conosca tra noi meglio un benemerito
nostro confratello troppo dimenticato.
Odo 0 Odone Bigaud (Odo Bigaldm o Bigaldi) figlio di Pietro de Bigaud cavaliere,
era, secondo la testimonianza di Matteo Paris, di origine francese e discendente di nobile
famiglia; ma ignorasi ancora la data precisa e il luogo della sua nascita. Noi 1236 egli
entrò nell' Ordine de' Minori, e terminò i suoi studi a Parigi sotto il famoso dottore frate
Alessandro di Hales. Ottenuto il dottorato (6) in teologia (1242), presto si acquistò grande
riputazione come predicatore, e, se vogliam credere alla tradizione popolare, si fu durante
un corso di predicazioni che egli dava a Bouen, che il capitolo della città, lo elesse a
quella sede arcivescovile. Checché ne sia, sappiamo dal Salimbene, che il santo re Luigi IX
molto si adoperò perchè Odone vi fosse eletto (7), non ostante la viva opposizione del-
l' umile religioso che bramava condur la vita nel rigore e nella semplicità monacale. Fi-
nalmente la sua renitenza fu vìnta; e venne consacrato a Lione nel marzo del 1248 da
Papa Innocenzo IV che colà risiedeva, causa le persecuzioni dì Federico II che spadro-
(1) Lemmens Catal. di. p. 26, e Anal. frano, t. Ili p. 416.
(2) Tomi II p. 419 n. 16; III p. 160 n. 37; IV p. 398 n. 11; V p. 5 n. 5.
(3) Tomi I-III, vedi rispettivi indici.
(4) P. 568-69. Ma né lo Sbaralea, né il Waddingo né altri nostri Cronisti, per quanto
sappiamo, ricordano il viaggio del Rigaldi in Oriente.
(5) Coi tipi di Augusto Le Brument, Bouen 1852; un voi. in 4'» di pp. VII-860, che
abbraccia i soli anni 1248-69 dell' arcivescovato del Rigaldi, I' altra parte del Cod. essendo
smarrita. — Un' anteriore ediz. dello stesso, Rouen 1847 in 4", è citata neU'JJwtoire Kttér. de la
France t. XXI p. LXXIX e 616-28, ove si ha un abbondante cenno biografico di fir. Odone.
(6) Il Salimbene (p. 93) lo dice €magÌ8ter cathedratus Parùtus», il che vuol dire che
Odone, tenne cattedra nell' università di Parigi dopo 1' Alense. Cfir. Chron. 24 Gen. [Anal.
frane, t. Ili p. 220) ove in nota lo si dice nato e. 1200-1205. — « Celeber Odo Rigaldi Ord.
Min«, qui ante electionem ad sedem arcbiepiscopalem actu regebat in theologica facultate
Parisiis » . Deuifle Ord. Praed. Chartularium Unheriitatia Parieiensis tip. 305. — Ad
Odone nella cattedra succedette il Minorità Guglielmo de Melitona. Ih. t. I p. 211 n. 4.
(7) Salimbene Chron. ed. Parma 1857, p. 220.
272 BIBLIOTECA
73 neggiava da barbaro in Italia. Il di di Pasqua Odone Eigaldi, 57» arciyescovo di Bonen,
entrava solennemente nella sua metropoli succedendo a Odone Clément morto il 5 maggio
1247, col quale spesso venne confuso da alcuni scrittori (1).
Zelante qual era, subito egli intraprese la visita pastorale della sua estesa diocesi e
del resto della Normandia che gli apparteneva, mentre Luigi IX partiva per la sua prima
crociata il 12 giugno 1248. Il 21 di aprile 1249, 1' arcivescovo interrompe il corso delle
sue visite pastorali e s' imbarca a Wissant per l' Inghilterra, a fine di rivendicare da
Enrico III certi beni appartenuti alla sua diocesi e che quel monarca aveva sequestrati.
Il 7 di maggio lo vediamo ritornare in Francia e riprendere le sue visite apostoliche. Il
23 settembre egli presiedette ai funerali di Gautioro vescovo di Parigi, e verso la fine
dell' anno andò a soggiornare a Lione presso Innocenzo IV. Quando Luigi IX cadeva (1250)
prigioniero col suo esercito nella battaglia di Mansurah, il pio arcivescovo ordinò pub-
bliche preci per la liberazione del santo re, come ordinavano le bolle papali. Nello stesso
anno ei visitò le sei diocesi della Normandia, mostrando una prodigiosa attività, e senza
punto interrompere le sue fatiche se non per recarsi due volte presso il Papa a Lione ove
lo chiamavano gravi interessi del regno.
Dopo la Pasqua del 1251 Innocenzo IV potè ritornare tranquillo in Italia, poiché era
morto il suo feroce persecutore Federico II. Odone, dopo aver tenuto un concilio provin-
ciale a Rouen (1252), e dopo aver assistito ai funerali (29 nov.) della pia regina madre
Bianca, regente del regno per Luigi assente, si vide costretto (1253) di prendere la via
di Roma per rivedere il Papa e con lui aggiustare le serie difficoltà insorte tra la giu-
risdizione sua e quella de' suoi suffraganei ; e non ritornò in Francia che dopo ottenute
le bolle che mettevan fino ad ogni questione.
Il Salimbene, non conosciuto dal Bonnin, ricorda l' arrivo di Odone in Mantova
(16 mar. 1253), accompagnato da un equipaggio di 80 cavalcature e da numerosa co-
mitiva. A questa pompa dovuta al suo grado, e secondo gli usi dì quei tempi feudali,
Odone univa una squisita carità coi poveri cui ogni giorno offriva in due vasi di argento
di ogni qualità di cibi che gli venivano apposti sulla mensa. Poi Salimbene soggiunge:
« Frate Eigaldi dell' Ordine de' Minori ed arcivescovo Botomagense era uno de' maggiori
chierici del mondo. Fu maestro cattedratico in Parigi, e per molti anni insegnò teologia
in quel convento de' frati; era ottimo disputatore ed oratore improvìso: scrisse un'opera
sulle Sentenze (2), e fu amico di Luigi re di Francia che s' impegnò perchè fosse promosso
a quella sede arcivescovile. Egli amò molto l' Ordine de' Predicatori come il suo de' Minori,
ed ambo beneficò. Era deforme di aspetto, ma grazioso nelle opere e nei costumi, poiché
era uomo santo e a Dio devoto, e sì bene fini la sua vita; cuius anima per misericordiam
Dei requiescat in pace. Ebbe egli un fratello germano nell' Ordine, uomo bello e chierico
distinto, che si chiamava frate Adamo le Bigalde; ed ambo vidi più volte in diversi
luoghi (3) » .
(1) Il aostro Odone tenne 1' arcivescovato Botomagense (Ronen) dal marzo 1248 fino
alla sua morte 2 luglio 1275. Dal Ciaconio è erroneamente posto tra i Cardinali nominati da
Inn, IV (Eubel Hierarch. I. p. 7 nota 2), e lo confuse probabilmente col omonimo Card. Odone
de Castro morto nel 1273, quegli stesso forse che è ricordato dal Salimbene (Chron. 95, 133)
come legato di Curia nell' esercito di S. Lodovico IX che s' imbarcava per 1' Oriente. (Cfr.
Sbaralea BuUar. t. I. p. 547, 651 in nn.).
(2) Vedi r elenco di molte sue opere nel Waddingo. — Sbaralea Supplementwm p. 568-69.
(3) Salimbene Chron. p. 219-20. — In calce del presente articolo riportiamo tutto il
brano della cronaca Salimbeniana.
SECOLO xm. 273
Dal Registro delle sue visito veniamo a sapere, che Odone si trattenne in Italia, 73
fermandosi nello principali città, fino all'agosto del 1254; nell'andata si fermò 4 giorni
in Assisi, e nel ritorno da Koma passò tatto il mese di maggio del 1254 in compagnia
di papa Innocenzo* IV (1), il quale poco dopo moriva a Napoli il 7 dee. dello stesso anno,
succedendogli Alessandro IV.
Ee Luigi era ritornato dall' Oriente ed entrava a Parigi il dì 7 sett. 1254; e alli 30
dello stesso mese vi arrivava Odone. E da questo momento noi vediamo Y arcivescovo di
Bouen entrare nelle relazioni più intime col santo monarca e diventare il suo abituale
consigliere negli affari più grandi del regno. In questo stesso anno (7 dee.) il re lo in-
viava incontro al sovrano d'Inghilterra che veniva a Parigi; e il 6 di aprile dell'anno
seguente Odone benediceva il matrimonio di Isabella, figlia di Luigi IX, sposata a Tibaldo Y
re di Navarra. Ai 4 decembre del 1257, nel giardino de' re a Parigi, alla presenza de' due
monarchi di Francia e d' Inghilterra e di un gran numero di Signori, Odone legge e pub-
blica n trattato di pace tra i due re, pel quale Enrico m rinunziava a tutte le sue pretese
su la Normandia.
Luigi, figlio primogenito di Luigi IX, era morto (25 dee. 1259) in età appena
di 16 anni; e l'arcivescovo, allora in giro per la diocesi, apprese soltanto il 15 gen-
naio dell' anno seguente il luttuoso avvenimento che colpiva il santo monarca nei suoi
più teneri affetti. Odone si mise subito in cammino per consolare il prìncipe; ma vìa
facendo egli stesso cadde infermo, e non potè raggiungere Q re che ai 26 gennaio a
Pont-de-l' Arche.
Dai 4 ai 22 luglio del 1260, lo vediamo di nuovo in Inghilterra per af^rì del regno,
per r esecuzione cioè del trattato recentemente firmato dai due sovrani. Per quasi tutto il
febbraio del 1261, Odone dovette risiedere a Parigi ed occupare il seggio nel Parlamento.
Poi (6 lugl. 1262), a Clermont di Auvergne, celebra lo sposalizio di Filippo, figlio del re
ed erede di Francia, con Isabella di Aragona; e ai 31 dello stesso mese va col re incontro
al sovrano d' Inghilterra che per la terza volta veniva a Parigi.
Nel 1267, ai S di giugno, assistette alla ceremonia che si fece a Parigi, quando
Filippo, figlio del re, fu creato cavaliere. In questa circostanza anche il nostro arcive-
scovo prese la croce per la Terra Santa col re di Navarra, col conte di Dreux e una
grande moltitudine di altri principi, e tenne un discorso all' immenso popolo accorso al-
l'isola di Notre-Dame. Prima di partire per l'Oriente, celebrò l'ultimo concilio provinciale
(25 sett. 1269) de' dieci che sappiamo da esso convocati e presieduti ; e nel nov. e dee.
dello stesso anno visita per congedarsi varie chiese, e poi parte con la seconda crociata
di Luigi IX (2).
Noi non ci fermeremo, e neppur compendieremo questa gloriosa, ma tragica crociata
che costò la vita al Santo monarca e perchè troppo nota, e perchè nulla sappiamo di par-
ticolare che riguardi il nostro Odone, se non che egli pure e più che altri dovette parte-
(1) Regesium Visitationum archiep. Rothom. p. 179-83.
(2) In questo viaggio lo seguirono molti francescani tra i quali i due seguenti: «Obiit
eodem anno [1270] christianissimus Rex Frantcorum, Ludovicus, in peregrinatione ultra mare,
et filius eius, nomine Johannes. Navigaverat cura ipso rege ultra mare cruce signatus domirut
Rigaldus archiepiscopus Rothomagensis et doctor Parisiensis Ordinis Minorum, in subsidium
Terrae Sanctae, et mtiltì religiosi de Ordine Minorum et Praedlcatorum ; ìnter quos
fuerunt frater lohannes de Prisco et fr. Walterus de Hoyo. Sed post mortem regis aliqui red-
ierunt» . — Glassberger Chron. in Anal. frane, t. II. p. 82. — Di fr. Bigaldi cfr. Chron. 24
Gen. ibid. t. Ili pp. 220 n. 2, 314 e 353.
Bibliot. — Tom. I. 18
274 BIBLIOTECA
73 cipare alle sofferenze di un intoro esercito, o restarno addolorato sino all' anima per la
morte del sao amico e sovrano Luigi IX. Sappiamo che già durante il tragitto, prima di
arrivare in Àfrica e presso le costo di Sardegna, nel Inglio del 1270, Lnigi lo nominava
sul mare uno degli esecutori delle ultime sue volontà, in caso di morte. E lui morto,
Filippo m suo figlio, nel settembre dello stesso anno, lo proclamava sul campo di Car-
tagine primo consigliere di Pietro d' Alen^on, già prescelto, in caso di regenza, luogotenente
generale del regno di Francia.
Nel 1271 Odone era ritornato cogli altri principi in Francia; e senza dubbio adempì
fedelmente la volontà del suo santo monarca. Due anni dopo, nel 1273, lui fu uno de' tre
prelati cui Gregorio X affidò il processo della canonizzazione di Luigi IX. Lo stesso Pon-
tefice, r anno dopo (1274), lo prescelse coli' altro Minorità frate Paolo vescovo di Tripoli,
per compagno di S. Bonaventura cardinale, generale dell' Ordine, e vice-preside del concilio
ecumenico di Lione (1).
Bonaventura moriva durante il concilio ai 14 di luglio del 1274; e un anno dopo, ai
2 di luglio del 1275, lo seguiva il suo confratello Odone Bigaldi, che pieno di meriti
presso Dio e gli uomini, moriva a Bouen, e veniva sepolto con degna pompa in quella
cattedrale. Il suo corpo venne collocato a destra della cappella della Vergine, dietro
il coro.
L' editore del Begestum Visitationum del nostro Odone, dopo aver fatte risaltare le
virtù e gl'insigni servigi resi aUa Chiesa e alla Francia da questo insigne Minorità, si
duole meritamente, e non sa spiegarsi che la storia abbia quasi dimenticato in lui uno
de' più benemeriti prelati della Francia. H Bonnin promise di darci a tempo più propizio
una più completa biografia di Odone Rigaud, ma noi non sappiamo se il eh. editore abbia
potuto mantenere la promessa.
Chiudiamo questi pochi cenni con una pagina della cronaca del citato Salimbene:
«... Magister Martinus de Parma [l^atus Pontificìs in Lombardia], curialis homo,
humìlis, benignus et liberalis, largas ezpensas fecit Mantuae fratri Rigaldo et toti familiae
suae, cum transisset per eum 116-17 martii 1253} eando ad Curiam ; et misit ante eum
senescalcum suum, volens sibi &cere expensas usque Bononiam: sed firater Bigaldus hoc
non est passus, quia dixit quod de medietate reddituum suorum poterat splendide vivere
et decenter cum tota familia sua, et aliam medietatem habebat snperfluam. Et habebat
LXXX equitaturas in ilio itinere et decentem familiam; et cum comedit Ferrariae [19 mar].
in civitate, tenuit secum ad comedendum quatuor fratres Minores, qui iverant ad visitandum
ipsum. Et habebat ante se super mensa duas magnas concas argenteas, in quibus prò
pauperibus ponebantur cibaria ; et portabat dapifer semper duo fercula de quolibet ciborum
genere secundum diversitates ciborum, et ponebat ante frntrem Rigaldum. Ille vero unum
fercnlum retinebat sibi, de quo comedebat, aliud vero prò pauperibus refundebat in concas;
et sic fitciebat de qnalibet apposi tione et di versi tate ciborum. Erat antem frater Bigaldus
ex ordine fratrum Minorum et Botomagensis archiepiscopus, et unus de maioribus clericis
de mnndo : magister cathedratus fnit Parisius [1241 ss.], et multis annis legit theologiam
in domo fratrum: optimus disputator fuit et gratuitus sermocinator : opus fecit super
Sententias: amicus fhit B^is Franciae sancti Lodoici, qui etiam laboravit prò eo ut ar-
chiepiscopatnm Botomagensem haberet: ordinem fratrum Praedicatorum multum dilexit,
sicnt et ordinem fratrum Minorum de quo erat, et fuit eorum benefactor; turpis erat in
£&cie, sed gratiosus in moribus et operibus snis: nam sanctus homo fuit et Deo devotus,
et bene finivit vitam suam [2 ivi. 1275]; cuius anima per misericordiam Dei requiescat
il» pace. — Fratrem germanum habuit in Ordine, pnlcrura hominem et magnnm clericum,
qui dicebatur frater Adam le BigaMe. Àmbos pluries vidi, et in diversis locis (2) ».
(1) Cfr. CkTon. 24 Gen. in Anal. frane, t. Ili p. 853.
(2) Salimbene Chron. cit. p. 219-20.
SECOLO xm. 275
1270 — Pr. Giovarmi dal Monti. — H P. Sigismondo {Biografia Serafica 73
p. 77) sotto r anno 1270, ricorda nn fr. Giovanni dai Monti, religioso assai caro a
S. Luigi IX re di Francia, confessore di Margherita regina di Navarra figliuola del
santo re, e qualche volta confessore dello stesso re. Giovanni avrebbe accompagnato
il monarca francese nella crociata di Tunisi; e dopo la morte di lui, sarebbe stato
inviato dal principe Filippo a portar la triste nuova in Francia. Fa distinto predi-
catore, e lasciò opere predicabili.
C. 1270 — Fr. Andrea da Bologna, Ministro provinciale di Terra Santa
o. il 1270.
Nella nostra Serie Cronologica de' Suj>eriori di Terra Santa registrammo (p. 5-6) 74
frate Andrea da Bologna, assegnandogli il governo verso il 1270. I^li morì nel 1284 nella
Curia del Papa di cui era cappellano. Il solo Salimbeno ha quanto segue sulla vita di
Andrea, del quale nulla altro sappiamo.
«... Secundus socius fratris lohannis de ParmA, quando Minister generalis erat
[1247-57], fuit frater Andreas de Bononia, qui homo honestus et benignus et gratiosus
et familiaris et religiosus et Deo devotus fuit. Hic fuit bonus dictator, et dictavit illas
litteras, quas habuit sanctus Lodoycus, in capitulo senensi in primo passagio \_1348], quae
multum placuerunt sibi ob liberalitatem et curialitatem fratris lohannis de Parma gene-
ralis Ministri. Item supradictus frater Andreas Ultramarinae provinciae fuit Minister, sci-
licet Terrae Sanctae, sive promissionis ( . . . Embescat igitur Fridericus secundus Imperator
quondam, qui sive trufatorie, sive credendo verum dicere, insultando, Deo dicebat quod
non viderat regnuin suum quod in Sicilia habebat et in Calabria et Apulia, quia non *
tantum commendassot promissionis terram). Igitur frater Andreas laudabUiter vitam suam
terminavit in pace, cum in curia domini Papae poenitentiarius e8set(l)».
1270 — Pr. Giovannino de Ollis da Parma, Custode di Terra Santa
(1270-79), e Missiomurio Apostolico in Egitto (1279^2).
Fr. Giovannino delle Olle da Parma in quale anno e dove vestisse T abito francescano 76
non ci è dato saperlo.
Si sa che attendeva agli studii nel convento di S. Francesco di Parma, quando per
ordine de' superiori venne mandato in Francia in compagnia di frate Salimbene, il cronista,
dal quale solo abbiamo queste notizie.
Dalla Francia Giovannino si portò a Genova, ove venne ordinato diacono nel 1248;
e nel 1250 ritornò in provincia, chiamatovi dal suo Ministro fra Vitale (2). Dimorò lungo
tempo in Bologna ; e dopo essersi rimesso in salute da un' infermità sofferta, si portò nella
provincia di Terra Santa (ivit ad provinciam Ultramarinam), giusto nell' anno 1270
quando re Luigi IX si recava alla guerra di Tunisi. Tenne colà la carica di Custode, forse
sino il 1279, nel quale anno invece del Custode, si era recato a rappresentarlo nel Ca-
pitolo generale celebrato in Assisi. Poi lo vediamo di bel nuovo in Oriente per conforto
de' cristiani schiavi in Egitto, dal 1279 al 82.
« Convaluit tandem (frater lohanninus de Ollis), et post multos annos ivit ad pro-
vinciam Ultramarinam, eo anno quo Rex Franciae transfretavit secundo, et Tnnisinm ivit
[1270}: et fuit ibi custos, et prò custode ad generale capitulum venit, quod fuit Asisii
(1) Salimbene Chron. p. 317 sub an. 1284; a p. 323 dice che fr. Andrea era guardiano
del conv. di Bologna quando viveva colà un tale fr. Nicolò da Montefeltro religioso di san-
tissima vita.
(2) Salimbene Chron. p. 127, 139.
276 BIBLIOTECA
75 colebratum [1279], in quo frater Bonagratia &ctus fnit generalis Minister, et declaratio
rogulao fratribns data. Et qnia christiani, qui apud Aegyptum a saracenis in vinculis te-
nebantur, luisorant ad Papam Nicolaum tcrtium [1277-80] ut amore Dei mitteret eis
unum bonum et ydoneum sacerdotem, cum quo possent de peccatis suis fiducialiter confi-
teri, Papa hoc negotium commisit generali Ministro; et frater Bonagratia generalis Mi-
nister voluit quod iste iret ad christianos captivos. qui erant in Aegypto, in merito obe-
dientiae salutaris, et in remissionem suorum omnium peccatorum. Ipse vero a generali
obtinuit quod ad sequens generale capitulum [1282] posset venire, et postmodum de pro-
vincia Bononiae esse, sicut antiquitus fuerat: quae omnia laudabiliter facta sunt. Nam
christiaiiis illis multa bona fecit, et fecit fieri: et unicornura vidit et vineam balsamitam,
et do manna attulit in vase vitreo, et de aqua fontis sanctae Mariae, sine cujus irriga-
tione vinea balsomita fructificare non potest, et de lignis balsami secum portavit, et multa
talia nobis ignota, quae fratribus ostendebat; et referebat quo modo Saraceni habent in
vinculis et faciunt eos fodere foveas castroròm suorum, et terrara cum cophinis asportare,
et quod qualibet die non dantur nisi tres panes parvi cnilibet Christiane. Igitur, cum ce-
lebratuni fuisset in Alemannia apud Argentinam generale capitulum [1282] in quo iste
intorfuit, in reversione sua, in primo loco fratrum prope Argentinam ultimum diera clausit,
et miraculis fulsit. Iste fuit frater lohanninus de OlUs de Parma, qui fnit de provincia
Romaniae, sive Graeciae, et de provincia Bononiae et de provincia Terrae Sanctae (1);
et socius meus fuit in Francia, in Burgundia, in provincia Provinciae, et in lanuensi con-
ventu: bonus scriptor, l)onu3 cantor, bonus praedicator, honestus et bonus et utilis homo,
cujus anima requiescat in pace. In conventu, in quo obiit, erat quidam frater Minor ex
diuturna infirmitate incurabiliter infirmus, quantum ad medicos, qui totum se contulit ad
rogandura Deum, ut amore istius fratris daret sibi integram sospitatera, et statim factum
fuit: audivi hoc a fratre Paganino de Ferrarla, qui praesens erat (2)».
Minoriti in Tunisi nel 1270. — «... Et cum de morte Éegis (Ludovici IX)
christianorum exercitus turbaretur, et exercitus saracenorum exaltaretnr, Karolus Rex Si-
ciliae, prò quo, adhuc vivens Rex Pranciae frater suus, venerat, cum magna militia advenit.
. . . Tandem Tunicium per mare et per terram oppugnare intendebant : quod videntes sara-
ceni, timore compulsi, pacta cum christianis inierunt. Inter quae dicuntur faisse praecipua,
ut oranes christiani, captivi in ilio regno, liberi dimitterentur; et quod in monasteriis, ad
honorem Christi nominis, in omnibus civitatibus regni illius constructis, fides Christi per
fratres Minores et Praedicatores et per alios quoscumque libere praedicetnr; et volentes
baptizari, libere baptizentur; et solutis expensis Regibus, quas ibi fecerant, Rex Tunicii Regi
Siciliae tributarius est effectus. Plnra alia pacta fuorunt, quae hic longum fuisset ponere (3)».
c. 127O-80 — PY. Bartholomaeus Anglicus: — G^ographia Orbis et de-
scriptio Terrae Sanctae — (in Tractatu de proprietatibus rerum vene-
rabilis fratris Bartholomaei Anglici Ord. Min. etc.).
76 Comunemente tutti gli storici e bibliografi col Lelando e Waddingo dissero il nostro
Bartolomeo fiorito nella metà del secolo XIV circa il 1360; errore che fu ripetuto dal
(1) Qui chiaramente il Salimbene distingue ormai la provincia di Grecia o di Romania
da quella di Terra Santa, ambe dal 1217 sempre unite sotto un provinciale, sino al Capitolo
generale Pisano del 1263, nel quale anno furono separate in due distinte provincie con ri-
spettivi Ministri provinciali. — Vedi Regesto cronol. sopra a p. 104.
(2) Salimb. Chron. p. 140-43. Di fr. Giovannino parla anche altrove, p. 127-28.
(3) Salimb. Chron. p. 256. — Lo stesso abbiamo nella Cronaca di Giov, Villani lib. 7
e. 38 : « Feciono pace per lo 'nfrascritto modo : primo, che tutti i Cristiani eh' erano pre-
gioni in Tunisi o in tutto quello reame, fossono liberi, e che monisteri e chiese per gli Cri-
stiani si pò tessono edificare, e in quelle l'uficio sacro si potesse celebrare; e che per gli
frati Minori e Predicatori e per altre persone ecclesiastiche si potesse liberamente predicare
il Vangelo di Cristo; e qual Saracino si volesse battezzare, e tornare alla fede di Cristo,
liberamente il potesse fare ecc. » .
SECOLO xm.
277
Fabricio (1), dall' Ondin (2) e da cento altri sino al Chevalier (Reperioire) sogniti anche 76
dal Ròhricht (3) che lo registra tra i palestinologi circa il 1350! Eppnre, il dotto Sbaralea
aveva già dimostrato che Bartolomeo visse nel sec. XIII, e che doveva aver scritto la sua
opera entro gli anni 1260-1296 e non più tardi. Ma e lo Sbaralea pure, con i mentovati
autori, cadde nell' altro errore confondendo il nostro Bartolomeo Anglico coli' omonimo Mi-
norità inglese sopranominato di Glanville, del nobile casato dei Conti di Norfolk, il quale
componeva le sue opere nella metà del sec. XIV (4). — Frate Salimbene, che scriveva
le prime pagine del suo Chronicon nel 1283, ricorda in fatti 1' opera di Bartolomeo che
dice divisa in XIX Ubellos: «Horum animalium (parla degli elefanti) in Acthiopia magna
copia est, quorum naturam et propriotates frater Bartholomaeus Anglicns (5) ex Ordine
Minorum in libro, quem De proprietatibus rerum fecit, sufficienter exposuit. Quem etiam
tractatum in XIX libellos divisit. Magnus clericus fuit, et totam Bibliam cursorie Parisius
Icgit». Troviamo inoltre che il suo libro De proprietatihtts rerum, in un elenco del
1286, era tassato dall' Università di Parigi per la pubblica vendita (6). Non v' è dunque
dubbio che il nostro Bartolomeo fioriva nel sec. XIII, e che la sua opera era certo scritta
prima ancora del 1283 ; e probabilmente, come congettura il Felder, nella metà del sec. XIII.
Della sua vita nulla, o ben poco sappiamo (7); eppure le sue molte opere erano
tra le più stimate nel medio evo ; che 1' opera De proprietatibus, neU' ultimo quarto del
sec. XV, conta circa trenta edizioni in latino, francese, inglese, olandese e spagnolo,
oltre un numero stragrande di codd. sparsi in tutte le biblioteche d' Europa. Bartolomeo
aveva compilata una vera enciclopedia, che fu la prima nel medio evo, e nella quale tratta
di quasi tutto lo scibile del suo tempo, di geografia, astronomia, antropologia, storia naturale
ecc., dividendo le materie in. tanti libri o trattati, o questi in capitoli che principiano quasi
sempre col nome della materia in ordine alfabetico, al modo dei dizionari moderni.
Senza entrare in un esame serio de' varii codd. da noi visti, notiamo soltanto che il
Salimbene e i più dei codd. registrano soltanto novendecim libros in tutta l' opera De
proprietatSms ; altri codd. meno (perchè o mutili o incompleti), altri invece venti, come
il cod. (sec. XIV) della biblioteca del Santo in Padova da noi studiato (8), ed alcuni
ventuno: * Scripsit de Proprietatibus rerum libros 21 (9) ». L' edizione di Parigi del 1573
contiene in fatti due libri di più, cioè 21 : « addito libro XX de rerum accidentibus, nn-
meris, mensuris, ponderibus et sono, et libro de proprietatibus apum (10) » : libri questi
che van pure, crediamo, attribuiti a Bartolomeo, ma che o gli amanuensi o gli editori aggiun-
sero posteriormente ai dicianove che componevano la primitiva opera De proprietatibus.
(1) Biblioth. med. aetatìs ed. 2» Pafavii 1754, t. I p. 179.
(2; Commmt. de SeriptorUnu t. ITI col. 969-70.
(3) BibUoth. geogr. PalaesUnae p. 88 n. 206.
(4) Suppl. ad Script, p. 115. — Nel doppio errore cadde anche il P. Àngelas a S. Fr. nel
suo Certamen Seraph. Prov. Angliae (Qoaracchi 1885) p. 278-79. — Cfr. P. Hilarìn Felder Geseh.
der WissenachfU. Studien im Framislcanerorden, Freiburg 1904, p. 248-53, ivi un dotto studio su
fr. Bart. che con dispiacere conoscemmo troppo tardi, e quando il presente fogL era in macchina.
(5) Salimb. Chron. p. 48. E cosi in tutti i codd. é detto sempre Anglicug, e mai de GlanvUla.
(6) Denifle Ord. Pr. e Chatelain Chartularwm Univ. Paris, t. I p. 644.
(7) Fu lettore a Parigi, e poi (1231) in Sassonia. — Jord. in Anal. frane. 1. 1. p. 17-18.
(8) Come pure un cod. della Palatina di Vienna del sec. XV n. 5272 contìme 20 libri:
« De rerrtm naturaUum propriet4iiS)us libri XX.».
(9) P. Angdus in Certamen eit. p. 279.
(10) Fabrieius BibUotìt. cit. p. 179.
278
BIBLIOTECA
76 Secondo il Brunet (1), le più antiche edizioni della presente opera devono datare
prima del 1470, sebbene quelle che si conoscono di quest' epoca non portino l' indicazione
del luogo, né data alcuna. Da esso Brunet e dal Hain(2) ci piace indicare qui le principali:
Ediz. in latino: Coloniae sine 1. et an. et typ.; Basileae, s. 1. et an. et typ. (per
Richel e Wensler); Argentinae 1480; Coloniae 1481; Lngduni 21 nov. 1482; et eodem
anno 1482 dee. 10, alibi; Coloniae 1483; Nurenbergae 1483; Argentinae 1485; altra
alibi sine loco 1488; Argentinae 1488; ibidem 1491; Nurenbergae 1492; Argentinae 1495;
e molte altre nei susseguenti anni che possono vedersi nei bibliografi.
Ediz. in francese: Paris sine anno; Lyon s. a.; ibidem 1482, 1485 (contempora-
neamente due edizioni nello stesso anno, una per Guil. le Boi 25 jan., e l' altra per
Mathieu Husz 12 ott), 1487, 1491 e 1500: cioè sette edizioni nella sola Lione, entro si
pochi anni! — Fu re Carlo V di Francia che nel 1372 diede ordine al suo cappellano fr. Giov.
Corbichon agostiniano di farne la traduzione in francese.
Edie. in inglese: London senza data. — Edis.' in olandese: sine loco nel 1479 e
U8h. — Edìz. in spagnolo: Tolosa 1494, e Toledo 1529.
Bartolomeo consacrò molti capitoli della sua enciclopedia alla storia, topografia ed etno-
grafia deir Oriente in generale, e della Terra Santa in particolare, come vedrà lo studioso dal
scg. sommario. E siamo d' avviso che, una nuova ediz. critica della sua opera, illustrerebbe 1%
scienza medioevale a pari di quella del suo contemporaneo Vincenzo di Beauvais (f 1264). —
Usiamo il cod. del sec. XIV della biblioteca del Santo di Padova (Membr. Scaff. 18, n. 383).
Libro XIII, cap. 18: De lacu Tyberiadia. — e. 19: De lacu Genesareth.
Libro XIV, cap. 3: De monte Ararath. — e. 4: De monte Bethel. — e. 5: De
monte Caucaso. — e. 6: De monte Ebal. — e. 7: De monte Ermon. — e. 8: De monte
Ebron. — e. 9: De monte Ethyopie. — e. 10: De monte Seyr. — e. 12: De monte Ephraim.
— e. 13: De monte Fasga. — e. 14: De monte Fogor. — e. 15: De monte Galaad. —
e. 16: De monte Gallazim (= Garizim). — e. 17: De monte Gelboe. — e. 18: De monte
Golgata (= Calvariae). — e. 19: De monte Gaas. - e. 20: De monte Hefron: « mon-
ticulus in tribù luda septentrìonem, in XX ab Elya miliario, ubi est villa pregrandis qua
Effrea nuncupatur ut dicit losephus ». — e. 21: De monte Israel: « montes totius terre
promissionis...». — e. 23: De monte Harmelo (Carmelo). — e. 24: De monte Libano. —
e. 25: De monte Moria: «in eodem loco creditnr lacob dormivìsse, et angelorum ascen-
dentium ^e^ scalam visionem ridisse». — e. 26: De monte Nebo. — e. 27: De monte
Hor. — e. 28: De monte Oliveto: « iuita lemsalem, sic dictus propter copiam olivarum...
In hnjus montis radice sive pede, fluit rivulus qui dicìtur torrens Cedron ; inter cujus ripam
et montcm fiiit ortus quem Dominus orationis et quietis gratia sepius subintravit. lindo
etiam captus fuit proximo in orto qui Gesseman dictus fuit. Ibi etiam, sed in pede montis,
iuxta torrentem, fuerat quondam villnla dieta. Gethsemani... In hoc monte erat quidam
viculus nomine Bethphage, qui Sacerdotum erat, in cujus montis latere erat civitas Bethania
dieta, quo fuit civitas Marthae, Lazari et Marie. . . In hoc monte Dominus ad celes ascendit».
— e. 30: De monte Oreb. — e. 34: De monte Sephara. — e. 35: De monte Segor. —
e. 36: De monte Synay (non ricorda S. Caterina). — e. 37: De monte Syon (non ricorda
il Cenacolo). — e. 38: De monte Selmon. — e. 39: De monte Sophyn. — e. 40: De
monte Saron. — e. 41: De monte Seon. — e. 42: De monte Semon: « est mona
de quo ps. XIII in quo est mons Sebaste, ubi reliquie Ioan. Baptiste requiescnnt ». —
(1) Manuel de Bibl. X. II col. 1619 s.
(2} Rqperiorium Bibliogr. t. II p. 323 s., ove son registrate 26 ediz. inconabnli.
SECOLO xm. 279
e. 43: De monto Thabor: «Saper omnia antem montem istam reddit coramendabilem 76
preseotia Salvatoris, quia ipsom freqnentia bonoraTit. . . ». — e. 44: De Ziph: «in quo
latnit David».
Liber XV, ubi agitur de Orbe et Provinciis terrarum: «... Huic operi snnt inse-
renda maxime illa de qaibas S. Scriptnra sepias inrenitar lacere mentionem». — Gap. 1:
De Orbis divisione. — e. 2: De Asya. — e. 3: De Assiria. — e. 4! De Arabia. — e. 5:
De Armenia. — e. 6 : De Aradia « sive Aradin, est insula qne tota est civitas sita in
mari mediterraneo non longe a Tyro». — e. 7: De Albania: «Asie majoris est provincia
a colore popoli nnncnpata eo quod crine nascantur». — e. 8: De Attica (Graecia). —
e. 9: De Achaya. — e. 10: De Archadia. — e. 12: De Amazonia (in Asia). — e. 22:
De Babilonia (prov. in Caldea). — e. 32: De Capadocia. — e. 33: De Caldea. — e. 34:
De Cedar (ubi ysmaelite). — e. 51: De Ethyopia. — e. 53: De Egypto. — e. 75: De
Tdnmea. — e. 76: De ladea. — e. 109: De Ophyr. — e. 112: De paradiso terrestri
(tre langbe colonne, riporta varie opinioni antiche), —e. 129: De Romania (Impero C.poli):
« Usqae hodio Greci non se vocant Grecos.vnlgariter, sed potius Eomanides». — e. 133:
De Samaria. — e. 146: De Syria. — e. 162: De Tripolitana. — ecc. ecc. — Qacsto
codice di Padova, come abbiamo notato, termina col cap. 21 del libro XX.
I bibliografi tra le varie opere di Bartolomeo, registrano anche nn Chronkon de
Sanctis, del quale sfortunatamente non abbiamo traccia alcuna.
II citato Bohricht ricorda un cod. compendio del sec. XY col seguente titolo: Geo-
graphia sive descriptio tam terrae quam mùris ex libro de Proprietatibus rerum com-
pilato a fr. Bartholomaeo Anglico de Ordine Fratrum Minorum (1).
1271 — Pr. Mauritil Ord. Min.: — Itìnerarium in Terram Sanctam.
Sono appena pochi urani del suo grande itino''ario (forse miseramente perduto) con- 77
servatici nel cod. della biblioteca di Cristiania Archiv n" 29, e pubblicati da G. Storm
nei Monum. histor. Norvegiae, Christiania, W. Brogger 1880, a pag. 163-68 (2).
Pèrchò frate Maurizio è del tutto ignoto ai nostri scrittori, ci preme qui riportare
quel che di lui ci narra nella citata opera il conte Biant.
« Andres Nikolasson et frère Maurice (1271). — Un baron norvógien que nona
avons déja vu figurer dans les négociations d'Hàkon et de Saint Louis, Andres Nikolasson,
arme pour la Terre Sainte uno expédition dont le récit, compose par son chapelain, frère
Maurice, du monastèro des Franciscains de Bergen, et conserve par fragments dans un
manuscrit authographe des Archives de No/vòge, nous a déja fonmi des indications géo-
graphiques importantes. Le baron Andres avait été l'nn des fòvoris dn fon roi, qui Tavait
employó dans plus d'une ambassade difficile ; c'était en memo temps l'un des plus braves
capitaines des armées norv%ìennes. Alìié de fort près aux Arnunges-Bjarkey, les demiers
restes des puissants jarls du Bomsdal, Andres, à la mort d'Hàkon le Vicux, s'était vu
délaissé par Magnùs Hàkonarson, et, à l'eiemple de ses ancètres, n'avait trouvé à prendre
dans sa disgràce qu'un seni parti digne de son nom; il était alle mourir où etait mort
le vieux Skopti et où s'étaient éteinis tant d'antres grands noms norvógiens. H prit avec
lui frère Maurice qui l'avait accompagno dans ses autres voyages et qui devait jouer plus
(1) BibUoth. geògr. PalaesUnae p. 88.
(2) Cfr. ibid. p. XLYIMX, e il Riant Ije» Seandmaves en Terre Samte pp. 72, 357,
412; e il Bohricht BOd. geogr. PaUust. n. 139«
280 BIBLIOTECA
77 tard un certain ròle dans Ics affaìres de Norvège. Hs partirent en 1271 de Seley, le jonr
de S. Antoine (17 janvier); ils passèreiit par le détroit de Gibraltar, vinrent à Cartha-
gène, puis à Marseille et enfin en Syrie en cOtoyant l'ile de Sardaigne. Andres monrot
de la fièvre en roate (1273); quant à frère Manrice, il revint en Noryège où il mit au
service du roi Magnùs VII sa longno expérience et les le9ons d' Andres. En 1281 il alla
en Écosse conciare le mariage du prince de Norvège, Erik, avec la Princesse Marguerite,
et, au retour, écrivit longuement le récit de ses voyages et des négociations dont il avait
étó chargé (1) » .
Nella citata opera del Riant (p, 370) leggiamo che il pio vescovo di Linkoping, Enrico
svedese, mori in Acri (f 1283, Enbel Hierarch. I. 319), e fa ivi sepolto nella chiesa dei
Minori.
1271 — Bibars in Siria — Nella pricciavera di quest' anno, Bibars di nuovo
devasta i dintorni di Tripoli: e conquista la fortezza di Safitha (= Castel Blanc
=r Blonkastel) difesa debolmente da 700 Templari, i quali dopo la capitolazione si
ritirarono nelle terre dei cristiani. Nel marzo, prende nello stesso modo il castello
Kurde^ nel maggio le fortezze dì Akkar, e ai 11-12 giug. Montfort ed altre. Bibars
firma una tregua di 10 anni col principe di Tripoli, Boemondo VI (2).
1271-72 — Pr. Roberto di Tumliam e fr. Guglielmo di EQdley ooUe
truppe infiflesi di Eduardo I in Oriente.
78 n di 24 di giugno del 1268, in un sinodo convocato a Northampton, il principe
Eduardo, figlio di re Enrico m d' Inghilterra, aveva fatto voto di recarsi in soccorso della
Terra Santa. Suo fratello Edmondo ed altri principi e baroni seguirono il suo esempio. I
Frati Minori e i Predicatori, che furono incaricati di percorrere le città e le campagne per
predicare la crociata, arruolarono un buon numero di guerrieri.
Ai 29 di sett. 1270, Eduardo arrivato ad Aigues Mortes per congiungersi col s. re
Luigi IX, come avevano convenuto, seppe che quegli era già partito e accampato davanti a
Tunisi. Ripreso il mare (4 ott.), in Sardegna ebbe la notizia della morte del santo re; e
finalmente il 10 nov. sbarcava coi suoi in Tunisi, quando già re Carlo di Sicilia aveva con-
chiusa la pace coi Tunisini. Da li, con re Carlo ritornò a Trapani per passarvi l' in-
Yemo (3). Una furiosa tempesta (22-23 nov.) distrusse in quelle spiagge una parte delle
sue navi ; e dovette vettovagliarne altre che gli somministrarono i genovesi e francesi (4).
Cosi, nella primavera del 1271 potè riprendere la via per V Oriente, toccar Y isola di Cipro,
e ai 9 di ma^o approdare in Acri. Dopo un mese intraprese le sue spedizioni contro i
saraceni, e marciò sopra Lidda devastandone i dintorni. — Per le altre sue gesta in Oriente
rimandiamo lo studioso al dotto lavoro compilato dal S. Bòhricht e pubblicato nei citati
ArdUves de VOrient Latin.
Fra i molti Minoriti che dovettero accompagnare le truppe di Eduardo in Oriente,
di due soli troviamo memoria. — H primo è un tale fr. Guglielmo di Hidley di cui non
(1) Riant op. dL p. %7-8. — Vedi iiudtre: Absalon Pederson Norriges Beskrivehe, ed.
Nikolayseo, p. 1(^-4; Ano. M. ad um. 1273; Mimch Y. 451, 471, 478, VI. 23, dt. in Riant.
(2) Arckioes de VOrient Latin, t. II p. 397-401.
(3) C&. Arekivt» de VOnenl Lati» t. I p. 617 s.
(4) Fra le navi genovesi nol^g^ate da Eduardo d'Inghilterra nel porto di Trapani
(3 gen. 1271) per condurre le sue truppe in Siria, notiamo due chiamate Sanctus Franeùeug,
e una Sanetu» Antìtotùus Peire (= Pera, sobborgo dei senoresi di Costantinopoli). — Ar-
ebioet de VOr. Lati» t. Il p. 407.
SECOLO xm. 281
si ha memoria nelle storie francescane, e che ci è ricordato come compagno di Edoardo 78
dal Chron. de Lanercost (pag. 81) citato dal Eohricht (1). — Il secondo, ò fr. Roberto
de Turnham (o Tarneham), già dottore di teologia in Londra, uomo pio, erudito e sopra-
tutto eloquentissimo predicatore, prescelto da Eduardo a predicatore del suo esercito, co-
nosciuta eh' ebbe la potente eloquenza del Minorità. Egli sopra ogni aspettazione adempì
un così nobile officio.
Di fr. Roberto l'Eccleston scrive : « Frater Robertus de Tornam (al. Turnham), primo
Guardianus Lenniae (al. Linniae), postea per multos annos custos Cantabrigiae, postremo
ineffabili fervore impetrata licentia proficiscendi cum crucesignatis in Terram Sanctam, cum
famam incomparabilcm tam saecularium quam fratrum in officio gravi acqnisivit, tantao
nobilis suae salvationis in morte signa monstravit, ut de salute sua nullus fìdelis ambi-
gere debeat (2) » .
Un altro storico inglese scrive di lui: « Frater Robertus Turnehamus, ex convontu
Londinensi, ubi Inter suos professor sacras Litteras docuit : vir pius, eruditus et m primis
tum eloquens, tum vehemens concionator. Unde cum Eduardus princeps, regis Henrici III
filius, contra Saracenos in Syriam expeditionem pararet, et consultaretur de insigni aliquo
oratore, qui militem in hostes animare et in quamcumque partem dicendi vi flecterc posset
et prò arbitrio ducere; Turnehamus ad hoc omnium aptissimus repertus est. Itaqne cum
exercitu profectus, adeo strenue munus iniunctum praestitit, ut de se conceptam expecta-
tionem longe superaverit. Multa egragia scripta concinnasse dicitur(3)».
Intanto re Carlo di Sicilia credè bene di venire a trattative di pace con Bibars, e
questi accettò per divergere le sue forze contro i Tartari che lo minacciavano. La pace
quindi fu conchiusa a Cesarea di Palestina il 22 aprile 1272 per un periodo di 10 anni,
10 mesi, 10 settimane, 10 giorni è 10 ore. Per questo trattato tutto il piano di Acri,
colle località e paesi d'intorno e con la via per Nazaret furon dichiarati esenti da ogni
tributo e dipendenti dai Crociati. Eduardo solo non volle aver parte a questa tregua, per
la sete che lo divorava di combattere il più crudele tra i Soldani. Gli abitanti invece di
Acri no gioirono, e si credettero felici di poter riprendere i sospesi pellegrinaggi ai Luoghi
Santi. Molti pellegrini in massa si recarono allora in Nazaret e a Betlemme, ma pochi
ardirono arrivare sino a Gerusalemme, per tema di incorrere nelle censure ecclesiastiche
che vietavano allora il pellegrinaggio al Sepolcro di Cristo per non arricchire i nemici del
nome cristiano.
Eduardo, che il 16 giugno 1272 accoppò V assassino che voleva ucciderlo per istigar-
zione del feroce Bibars, decise finalmente di ritornarsene in Inghilterra ove era richiamato.
Lasciato in Acri un corpo di truppe mantenute a sue spese, partì per Trapani verso la
fine del 1272 e lì ebbe la nuova della morte del re suo padre. Ai 5 di febbraio 1273
giunse a fioma; e ai 14 dello stesso mese, accompagnato dal re Carlo di Sicilia si portò
a Orvieto dal papa Gregorio X che conobbe da l^ato apostolico in Siria. Percorsa tutta
l'Italia e la Francia, giunse a Londra il 18 agosto del 1274, e il giorno dopo ih coro-
nato re da Boberto arcivescovo di Cantorbery. Eduardo morì il 7 luglio 1307 (4).
(1) In Arehivea de V Orimt Latin t. I p. 626 nota ^.
(2) Th. de Eccleston in Anal. frane, t." I p. %1; cfr. ib. p. 269.
(3) Fr. Angelas a S. Frane Certamen Seraph. Provòudae Angliae (ed. Qaaracchi 1885)
p. 240. — Fr. Angelo scriveva nel primo quarto del sec. XVII, e 1» prima ediz. del Cerfamm
usci a Donai nel 1649, e la 2* ibid. 1661, questa quasi sconosciuta.
(4) Archives de VOr, Latin t. I p. 625-29.
282 BIBLIOTECA
78 1272 — Donna Sanoia d'Arafirona in Gherusalemme. — Donna Sancia,
una delle figlif> di re Giacomo I d' Aragona, recatasi in pellegrinaggio a Gcrosalcmmc
nel 1272, colà moriva nello spedale di S. Giovanni, dopo aver jper parecchi anni atteso
a servire gì' infermi e i poveri pellegrini (1).
1272 — n Soldano Bibars ooncede Firmckni ai FF. Minoriti di Terra Santa.
70 Nel precedente articolo abbiamo accennato al trattato di pace, per 10 anni, conchiaso
tra Bibars da una parte, e il re Carlo di Sicilia coi Crociati di Siria dall'altra parte; e
come qnindi i cristiani ripresero i soliti pellegrinaggi pei Luoghi Santi. Senza dabbio, che
i Minoriti nqn si lasciarono sfuggire qnest' occasione per ritornare nei luoghi da dove fii-
rono 0 cacciati o massacrati dalle orde di Bibars. E noi in quest'epoca (se non qualche
anno prima), dobbiamo porre la emanazione dei Firmani o decreti dati dal Bibars in fa-
vore de'FF. Minori. Bibars I tenne il soldanato d'Egitto dal 1260-1277 anno della sua
morte. I Firmani da lui emanati a prò de' frati, furono di poi successivamente e senza
interrózione confermati da tutti i Soldani che gli succedettero (2).
Che se per le tristi vicende di sette secoli trascorsi, non fummo fortunati di scoprire
e dare qui agli studiosi copia di qualcuno dei firmani di Bibars, perchè o miseramente
perduti o tuttora sepolti nell' oblio ; ci rimangono però testimoni fuor d' ogni dubbio della
loro esistenza, quei jBrmani cioè de' susseguenti Soldani d'Egitto del sec. XY i quali con-
stantemente ricordano quelli emanati dai Soldani predecessori, e tra i quali precisamente
il primo nella serie fra tutti i Soldani è ricordato il famoso Bibars. Cosi, ad esempio, il
Soldano Barsabai-Asceraf, nel suo firmano emanato il 24 nov. 1427, dichiara che « i Be-
lìgiosi franchi dimoranti in Grernsalemme, nel convento dì Sion, in Betlemme ed in Ain-
Carem... si presentarono al maestoso nostro palazzo e sollecitarono con preghiere l'abbon-
danza delle nostre nobili beneficenze, proponendosi dì ottenere dalla nobile nostra benevo-
lenza che c'interessassimo di loro, essendo essi sotto la nostra nobile protezione, e l'alto
nostro governo; e che &cessimo di nuovo un secondo nobile firmano generale, da annet-
tersi al primo già emanato in loro favore, il contenuto del quale è, che : — « questi re-
ligiosi hanno in mano nobili firmani dati loro dai Be predecessori, i quali sono: il vitto-
rioso re Melek-Saher-Bibars [1^60-77], il vittorioso re Melek-Mansur-Kalaun \1279-90],
il vittorioso re Melek-Naser-Muhammad [1293-94 e 1299-1341], il vittorioso re Melek-
Naser-Hasaan [1347-51 e 54-61] ed i suoi fratelli (3), l'illustrissimo re Melek-Asceraf-
Soiaaban [1363-78], il martire vincitore Saher-Barkuk [1382-99], il vittorioso re Melek-
Naser-Faragi [1399-14U3], il forte re Melek-Muajed-Sceikh [1412-21] ed il suo vitto-
rioso figlio el-MusafiGar [1421}, il vittorioso re Melek-Saher-Tattar [1421], ed il suo
figlio il re virtuoso Melek-Saleh [1421-22] ». — Come pure (prosegw il Soldano) pos-
(1) Cfr. Michaud Storia delle Crociate lib. XV. — Il Conret Notice historique sur VOrdte
du St. Sondare (ed. 1905) p. 117, ci dà l'anno 1272 del pell^rinaggio di questa pia donna.
— Non ostante le continue guerre, spesso, durante le tregue, i cristiani potevano recarsi in
pellegrinaggio ai Luc^hi Santi. Cosi dopo la tr^ua conchiusa nel 1256, molti pellegrini si re-
carono in Gerusalemme, ma furono e maltrattati e spogliati. — Ofr. Archives de VOrient Latin
t II p. 370.
(2) Vedi la nostra /Serie Cfrorud. de' Repertori di T. S. p. XVIU, p. 168, 178, e p. 185.
(3) I fratelli di Hassan che renarono prima o dopo di Ini, furono : Abubekr-Mansur
1341, Oaciuk-Asceraf 1341-42, Ahmad-Na8eivSGeha1>-Eddin 1342, Ismail-Essalah
1342-44, Soiaaban-Kamel 1344-46, Melek-Hassi 134647, e Melek-Bssalah 1351-54.
SECOLO xra. 283
seggono il nobile nostro firmano generale, il quale contiene quanto siamo per dire, che 70
cioè : ... » ecc. ecc. come nella nostra Serie Cronologica, ove nell' appendice riportammo
tatto il testo arabo a p. 163, e la versione italiana a p. 167.
Lo stesso tenore, e la medesima serie dei Soldani è ripetuta e continuata in un altro
firmano emanato il 17 aprile 1472 dal Soldano Kaietbai-Mahmud che può vedersi nel testo
arabo e italiano nelV appendice della citata nostra Serie Cronologica a p. 173 e 178(1).
1272-74 — Pr. Girolamo d' Ascoli con i frati Raimondo di Berengario, Bo-
nagrazia di Persiceto e Bonaventura di Mugello, nunzi del Papa all' imp.
Michele Paleologo in Costantinopoli.
Si tratta della celebre legazione a C.poli che ebbe per effetto immediato la sospirata 80
unione della Chiesa greca colla latina nel secondo concilio ecumenico di Lione; legazione
guidata da fr. Girolamo Massio o Masci d'Ascoli, che fu poi Generale dell'Ordino (lugl.
1274-1279 mag.). Cardinale, e quindi Sommo Pontefice col nome di Nicolò IV (15 feb. 1288-
4 apr. 1292 f) (2).
Questa bella pagina di storia ecclesiastica è troppo nota dagli atti del concilio e dagli
storici della Chiesa ; ad essa nulla abbiamo da aggiungere, se non far riviver la memoria
d' un' altro Minorità che fu compagno ai sunnominati, e che per avventura fu anche troppo
trascurato dagli annalisti della Chiesa. È questi il seguente fr. Giov. Parastron.
Di una pretesa seconda missione di £r. Girolamo a C.poli, parleremo sotto gli anni
1276-77.
1272-75 — Pr. Giovanni Parastron, Minorità greco di o.poii, legato del-
l' Imp. greco al Papà, interprete al concilio di Lione, ecc. (1272-76 f ).
La parte principale che ebbero i. Minoriti nella solenne unione delle due Chiese, com- 81
pinta nel concilio di Lione, ci è ormai, come abbiamo detto, troppo nota dalla storia delle
due Chiese (3). Ma del principale campione di questa unione, che fu il Minorità £r. Gio-
vanni Parastron (detto da alcuni Balastri o Palastro, greco di nascita, cittadino dì C.poli
e dotto teologo) tu appena troverai ricordato il nome nelle storie dell' Ordine e della Chiesa !
H Waddingo ignorandone il cognome di famiglia o del paese (Parastron = 'Iwàwjjv n«-
pàoTpov e TCopàtjrpwv in Pachym. infra citato) prima lo confuse con fr. Giovanni dì Monte-
corvino {ann. 1272 n. 3 p. 345), e poi poche pagine dopo [ann. 1274 n. 5 p. 394) ci
ricorda un fr. Giov. dà Costantinopoli che cantò in pieno concilio il simbolo in greco.
(1) Il Soldano Kaietbaì, ripetendo in questo suo firmano la stessa serie de' soprannomi-
nati Soldani collo stesso ordine da Bibars (1260-77) sino al Melek-Saleh (1421-22), la
protrae poi continuandola sino ai suoi tempi, mentovando anche i firmani emanati dui se-
gnenti tre suoi immediati predecessori cioè : Asceraf-Barsabai (1422-38), Saher-G-iakmalk
(1438-53) e Asceraf-Binal (1453-61).
(2) Un bel compendio della vita di fr. Girolamo d' Ascoli abbiamo nella Storia del P. Pan-
filo, t. II e. 1 p. 1-27. Altre fonti veggansi citate nel seguente art. su fr. Giov. Parastron.
(3) Vedi Raynaldus Annales Eccles. an. 1272-74. — Wadd. t. IV an. 1272-74. — Sbaralea
Bvllar. t. Ili p. 187-88, 217. — Civezza Storia t. II capp. 2 e 5 e gli aut. ivi citati. —
Panfilo Storta t. I p. 638 s Palmieri, nel Bessarùme, rivista di studi Orientali, Anno V
voi. 8 fase. 53-54, e gli aut. greci e latini ivi citati : Demetrakopulos 'laropia toù o^ioit«TO(
Lipsia 1867. — Hei^enrother H^tovre de VEgliae, Paris 1888, voL IV, ecc.
284 BIBLIOTECA
81 La confusione fu poi ripotata anche dall'annotatore del margino della seconda edizione
degli Annali Waddinghiani (t. IV p. 389 in margine). Lo Sbaralea poi, che lo ricorda
col soprannome di Belastro (1), lo confonde con l'altro Minorità fr. Giovanni d'Ancona,
creato arcivescovo di Cipro nel 1288, come vedremo sotto quest'anno. Nell'errore dello
Sbaralea cadde anche il dotto Eubel (2); ma nella sua pregiata HierarcMa (I. 382) si
corregge, poiché al nome dell' arcivescovo di Cipro, fr. Giovanni, non vi appone il sopran-
nome di Parasfron. Il nostro Parastron non fu dunque mai promosso a sede vescovile,
e, come si vedrà, mori appena ritornato coi legati greci in Costantinopoli, cioè nel 1275,
l'anno dopo la celebrazione del concilio.
Dal greco Pachymero, storico contemporaneo, che più sotto riportiamo, risulterebbe
che Gregorio X già da quando era in Siria (3) aveva inviato certi nunzi frati al Paleologo
comunicandogli officiosamente la sua elezione al papato, e invitandolo in pari tempo a con-
tinuare le trattive con esso lui snll' unione della due Chiese. In fatti, dalla prima lettera
di Gregorio (diretta al Paleologo in data de' 24 ott. 1272) abbiamo che l'imperatore aveva
già inviato al Papa qual suo legato il nostro fr. Giovanni Parastron, il quale giunse cer-
tamente in Italia dopo il 1 aprile 1272, data della proclamazione del iuturo concilio indetto
pel 1 maggio 1274 a Lione. In essa lettera così si esprime il Papa all'imperatore:
« Super quo (Concilio) licet ab esordio indictionis huiusmodi, ad Magnificentiam tuam
litteras et Nuncios disposuerimus destinare, ipsorum tamen consulto suspendimus missionem
anxii expectantes, ut a te super iis, quae felicis recordationis Clemens Papa praedecessor
noster novissime tuae celsitudini scripserat, Apocrisariis receptis aliquibns, nostros plenius
mitteremus instructos. Nobis vero de tuorum Apocrisariorum expectatione sollicitis, dilectus
fìlius frater Ioannes de Ordine Minorum a tua Serenitate transmissus, bonus de terra
longinqna nuncius supervenit, tuas nobis devotione plenas, et laetitiae causa non vacuas
litteras repraesentans ; in qoibus gaudium de nostro quem sperabas ad tuas partes adventa
conceptum... exprìmens, etc.».
H Parastron dunque era arrivato in Italia, nunzio dell' imperatore, nel o dopo l' aprile
del 1272. Poi, dopo il 29 ott. 1272 (data della lett. papale Dilectos filios), egli in compagnia
de' nunzi del Papa, fr. Girolamo d'Ascoli e compagni, riprese la via per Costantinopoli.
Ora sentiamo come il greco Pachymero ci racconta la missione e lo zelo addimostrato
da fr. Giovanni Parastron per la desiata unione. Daremo per maggior fedeltà il barbaro
testo greco del Pachymero con a fianco una nostra versione letterale, non essendoci pia-
ciuta quella del Possine troppo libera e non sempre fedele.
ta . *Oicc>K araOévTo; xamca too TpTffo^ou, ó e. IL QuomodOf comUiuto papa Gh-egcriOf
^aaùjòìi 3cpò$ T^v (ter' Ixsivoo eìpi^v^v i^xo- Js^perator cum eo paeem iractaòaL
[P. 251] TàXos ToìJ xorà Sof^ocv TpTiTopioo, Tandem, Gr^orio qnì erat in Syria, viro
ov^ràc S(B6e6or^i£you et; oprnìv xtù J^rpuorou xrfi TÌrtntis fama celeberrimo et antiquae Eccle-
«p^AOf rSfi *Eba)jf)otSv Et(>^vi)s xoù ó^tovoidi;, siamm pacis atque concordìae aemalatore, in
(1) BtMoT. t. ra p. 187; efr. ibid. p. 188, e 217.
(2) Bischofe etc. aug dem Mmoritenorden in Bom. ^uirtalach. IV p. 239 n. 103 e nella
eontànnazìone del BvUaritaa t. Y p. 613 n. 104.
(3) Gr^orio fa eletto il 1 sett 1271, quando ancora si trovava in Acri con Edoardo pri-
mogenito del re d'Inghilterra; ricevute le lettere della sua nomina, s'imbarcò per l'Italia nel
noT. dello stesso anno; al 1 gen. 1272 approda a Brindisi, ai 27 marzo è consacrato a Boma;
al 1 «pr. indice il emuàlio pei 1 mag. dd 1274. — Cfr. Pagi Brtv. kitior. t. II p. 221 e seg.
SECOLO xm.
285
«5 tÒ najcmxòv 7cpo3xXrì6lvTO? à^tcojicc xat TjSr)
T^v E7CI 'Ptójirji; Ix Supia5 avóovTOc, ytvETai ol
èv66[jLiov (rJxouaTO yàp Ixeivw xax twv tou ^aat-
Xéw; (j.r|Vu[jiaTcov Tipo; :ia7:nav w? triv eìprjvrjv
TóJv 'ExxX7)CTtwv aìpoiTo) ni(j.i}/ai Tcpòs PaatXéa,
xa\ (ptXtxòj? (lèv tà Jtpwra èxsivov aartàaaoBai,
a^a 8è xat SrjlóSoai ttiv xX^aiv, xa\ w; t^? S'PV
VTjs IxTOTttos TóSv 'ExxXrjatòJV òplyoiTO, xiv ^oi-
XotTO TouTO xat ó PaaiXEÓ?, oùx av Iv aXXw ye-
vla6ai xaXXtov rj aùrou ys ttiv JiaJCTCìXTiv a^iav
Tauia TOu rpTjYopiou 8ta «ppspttov Siajtrjvj-
oajiivou, 8^ov ^v w; ó (xÈv xparOv xaxà 8EtXiav
T^v Tipo? tÒv KàpouXov T^v elpi^vrjv È^rjTEt, w?
oÙt^? Y^ JJ^^l ouCT»)s {17)8' £t5 vouv cpépEiv IxEivrjv
jct&TtOTE, ot 81 TCEpi tÒv FprjYÓpiov 8t' auro touto
tÒ t^; Etp^^vrjs xaXòv xa\ tviv tìóv 'ExxXrjatttv
Evtootv. Mr)8l yàp 8ixaiov {Jir,8' oXw? euXoYov, fOvr)
TOtauta È;c\ [jLixpoT§ tkji 8iayip£a6at, aXX' ^ ajco-
8ou{iEvov rà? attia; ròv atxtwjjLEVov EipTivE^Eiv Jia-
pÉj^^Eiv T0T5 a8eX«poTc;, tj ji^v Iv toij t8iots òy^pt-
xtot? Etx' ouv Tcpovopoi; ovO' ÉxaTEpov [P. 252J
p.^ ouTto 8ta^6pws ?j(^£iv xa\ axTjpuxxtDS aXX^qXot;
«TiEj^^OàvEoOai • opxEiv yàp ajjiipoTlpoii; toù? Ej^Opoù?
TOu aTaupou, wv tÒ t£Xos «TiwXsta, xat ayanT)-
tÒv ajroj^ptóvTO)? iplpovia; ovovia tou XptaTOiJ
itpò; EXEivou; (laj^EaBat, otcou xa\ tÒ vixSv Inai-
vetÒv xo\ tÒ axoTu-^avEtv (jtoT:^piov, fpyw Tifjv
jcpoOujiiov SEi^aoiv.
OuTw [lÈv ouv ::pòs àXi^XXou? EyovTS? pa<jt-
Xeùs xa\ rp»iYÓptos, ó jaIv tjVev Et; to Trpóoto ttiv
5(^£tpoTOvtav 8e5Ó[i.evo?, PadiXEÙs Zi izoXùs :^v Iv-
TEuOev T^ ouvó8t{) liziyiiiy* xat tÒv naTptapj^rjv 6w-
TtEUTtXùSs U7C£p)^Ó[4EV0S ÙjTOxXtVEtV Xa\ àvuElV TO
O7tou8aljó[j.£vòv • Etvai fàp xa\ SvSpa tJJs etpi^vTj':
tÒv TtànTcav xa\ ÈTiiOujjiias ttJs xpsiTTOvo?.
Mex' ou izoXìi 8c xaTaaTctvxo? tovJ rp»)Yopioo,
npicSEt; £X£T9ev xaTaXajiSàvouoi to BuJ^ivTtov,
xa\ Ot jcpéaSEi? ^pépioi, wv eU ^v 'Iwàvvrjs Ila-
pàdTptov (I)vo[Aaaji£vos, tuoXitjjs àpj^^^OEv xoi ^uv-
papalem dignitatera vocato, et ìam e Syria 81
Eomam proficìscenti, in mentem venit legatos
ad Imperatorem mittere (siquidem Gregorius
audierat vota imperatoris ad praedecessorem
Pontificem transmissa, quibus Ecclesiarum pa-
cem monstrabat desiderare) et in primis eum
amieabiliter salutare, suam pariter electionem
ad papatum, et dein ingens eius desiderium
de concilianda Ecclesiarum pace notificare:
quam si et imperator voluerit pacem, nusquam
haec cum alio melior evaderei, quam cum ipso
qui tunc papalera dignitatem obtinebat.
Cum talia Gregorius per Fratres [Mìno-
res] (1) imperatori nuntiasset, manifcstum ftiit
imperatorem quidem ob timorem Caroli regìs
pacem opta visse: qui si timor defuisset, pro-
fecto nec in mentem ei usquam haec cogitatio
venisset; e con tra, qui circa Gregorium erant
hoc unum optabant, bonum scilicet pacis et
Ecclesiarum unionem. Non enim iustum, et
nequaquam conveniens erat, ut tales et tantae
nationes in exiguis rebus discreparent: sed
potìus, illa quae in causa culpabilis deprehcn-
ditur, haec causas amoveat, sic fratribus pa-
cem praebendo; vel secus si unaquaeque in
propriia officiis et privilegiis iure fuerit in-
venta, bis gaudeat, caveatque in dissidio per-
sistere et implacabiliter invicem odisse: suf-
ficit enim utrisque, qui amatissimum Christi
nomen portant, crucis oppugnare inimicos,
,quorum finis interitus, ubi et vincere glorio-
sum et vinci salutare erit : opere, ergo, bonum
animum ostendant.
Sic igitur se se invicem imperator et Gre-
gorius habebant; hic, consecrationem recep-
turus coopta via progrediebatur (2), imperator
vero exinde totus erat in ambienda Synodo,
et, blanditiis circumveniendo, Patriachae (3)
consensum ad intentum carpere conabatur:
Pontificem enim (aiebat) virura esse pacis et
desideri! praestantioris.
Non multo post, constituto in sua sede
Gregorio, legati inde Byzantium appulerunt,
et legati isti Fratres [Minores] fuerunt; inter
quos unus erat Ioannes Parastron dictus, ori-
(1) Il compilatore degli indici della storia del Pachymero (Migne P. G. 1. 144 col. 1410)
erroneamente attribuisce qui il nome di Frerii ai frati dell' Ordine de' Predicatori.
(2) Dal surriferito brano e da quel che segue, risulterebbe aver Gregorio inviata una
prima missione a C.poli composta di frati Minori, già da quando era in Siria.
(3) Era questi di nome Giuseppe I eletto il 28 dee. 1267 e deposto dall' imperatore Mi-
chele nel 1274 perchè nemico dell' unione. — Cfr. BoUand. Acta SS. t. I aug. p. 165*.
286
BIBLIOTECA
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TauT* fXrfE xat auaxtà^tdv xo Ixi tw Su^SóXio
TÓXjjtrjjia, «pl(j6u? wv xo\ npoSpyou (laXXov wav-
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'EìxxXTiala; xaXòv jjlIv IXé^ov t^v stp^^vT^v Etvoi,
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Si^jcote Tou Eip7)vàpj(^ou XpioTDu (laSriTaTs, kX^v
jiet' a^ipaXEia; xa\' ou^ &i Itu^év • Eivat Y«p tÒv
xivSuvov {liyav toT{ tou òpOovJ Ótoooouv à^iapTa-
vouoi.
— « Kaì TOuTO oùy^ THi.iv apTt ^uv£6r, ntKpÒiy^'
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OÙSEt( KpÓTEpOV, xat TOU [AT) OéXfitV (JLETaSàXXElV
KfltXtv £15 o xa\ jcpiv ^qfiEV • aXX' avSpE? (lEyaXot
Trjv apETTjv xa\ ao(po\ Trjv ^w'^aiv jcEpi toótojv
XaXf,aavT£t StTjvé^OTjaav, xat Só^av IxEivot; Sté-
aTTjoav. TÒ SI xal £15 nXÉov ttjv Iptv IxTEtVEoOai
gine Constantìnopolitanas et in lingua graeca
doctus, cai et zelas magnus inerat prò unione
Ecclesiarum, sicuti ipse loquendo demonstra-
bat, ita ut frequenter audiretnr sibi ipsi mor-
tem subitam optare, dummodo quae pacib
erant feliciter procederent; quod et revera
postea evenit (1). Haec dicebat, et revera pro-
moter erat pacis ardentiseimus; ita ut più-
ries accedens Patriarcham et Synodum im-
pense rogaret, et pacem hanc urgeret; usus
vero nostros ita magni faciebat, ut cnm in*
terdum Patriaroha sacrum faceret, ipse de-
tecto capite, suis secum comitibus assnmptis,
Sacrarium ingrederetur, stansque ibi coram
quocumque adstante praesule, mysticas cum
eo preces decantabat maximo cum fervore.
Ille quidem, ita erga nos et ritus nostros de-
core et pie se gerebat; ad Italos vero adstan-
tes prospiciens, bonum et tutum esse, aiebat,
ut amoto additamento in Symbolo, causa
scandali, ita fratribus sese reconciliarent. Ve-
rumtamen [nostrìs dicebat] aequum esse, quas
latini rationes allegabant in favorem addita-
menti in Symbolo inserti, ut idoneas accipe-
remus: ita quod, et illi qui dicunt ex Patre
et FUio, et vos ex Palre per Filium Spiritnm
Sanctum procedere, ambo convenitis et Dei
mysteria ambo attingitìs [aiebat]. — Ille haec
dicebat, excnsabatque temerariam additionem
in Symbolo, et ut legatus nihil tanti faciebat
quam ut legationis finem attingeret. Nostri
vero Ecclesiae praelati, bonam esse pacem
respondebant; et revera quare non? pacem
praesertim inter adeo conspicuas Ecclesias,
quae capitum instar habentur ab ubivis ter-
rarum degentibus discipulis Christi, principis
pacis? Verum pax haec secura tutaque debet
esse, nec utcumque Btabilienda; periculum
magnum imminet illis qui a veritate aberrant.
— «Et haec eadem nobis [aiebant] non
recenter contigit fhisse proposita, quasi nos
culpabiles essemus novitatis quam nemo prius
attentavit, et quasi pertinaces nolimus redire
ad ea quae prius tenebamus; ast, viri etiam
magni virtute et sapientia de bisce tractan-
tes discreparunt, et famam sibi compara-
(1) Con questa espressione qvod et revera postea evenit, il Pachymero allude certamente
al reale compimento de' voti di frate Giovanni, avveratisi poco dopo: cioè l'unione delle
Chiese e la morte del fervido Minorità. Giovanni Parastron infatti, non appena ritornato
dal concilio di Lione, moriva a Costantinopoli l' anno dopo, nel 1275, come abbiamo dal
cronista Glassberger che riporteremo più sotto.
SECOLO xm.
287
Tou ii£Tp(ou o5t' èxEtvoi; rjv OsXrjóv, xat toT?
j:Xeova^ou<nv «jiaOI; aXXut xa\ ToXjjLTjpòv ó tcXeo-
vaaiió;. IlXfiv to xai 7)|i.a« ttiv 7cpoo0^xr,v Jtpo-
«pIpEtv ù(j.Tv t6t' av jbip(xv ti-^z xai Stxatto; òvet-
8tJ^ot{jLe0a, et SuaoeSeias ùita? Ij aatSEias, tò
yEiptorov , Sta ttjv rpóoOEdiv l^paspófiEOa , ws
ó(j.oi(o; xa\ fijMÓv aaÈ6oóvTii>v 8tà ttiv npoaO^^XTjV
tÌ 0[j.otiz. 'Eitet Se Trjv Ini tC 2ju(i.6óX({> jtpo-
aS/jXTjv àj:oTpe7tó[i.£0a, w; [i.^ xaXòv aXXcu; ov
{tTj5' «ayaXÈ? tÒ oóvoXov xaTr,af aXta(>ivoi$ Ijcey-
yEipEiv, xSv IvtÒs XéYotEv Tou òpOoti, jcou 5txaiov
*){».iv TtpoTEivEiv tà ojioia ; T15 yàp 7)[iiì>y ètóX-
p.7jo£ 7:tÌTC0TE ouTw; «<)? Xé^Ei? {iExà npoa6i^X7i5
ÓjioXOfEtV ; KaXÒv OUV Xol (3\i\t.fÌpOV TTlV ElpI^VTiV
ce oTCEÓSovta tCv 'ExxXVjattuv ooxto TOtpSaOat ouv-
laxàlv TaÓTr,v, oocpSìc olxovojjiouvTa nap' 'iTaXo's
T^v TOU ax<zv8aXou acpaipEoiv, xav T)p«T( bi\i£v o\
aiTtc^iiEvoi TOu axavSàXou, Sixa'.u; tjjjlTv IsirXi^T-
Tovta t«>? lToi[iot$ ouoi 8l-^E(j0ot T^v |jiirX>j5iv.
Et 81 Tcap' lxelvot( tò axàvSaXov ffiXagrev, i'tayxTi
ffveuiiartxòv ovto xat 7cpeo6euT^v t^? etpi^VTj? Ixei-
voi? ttfOstv mipSoOot xò lirt x^ xQRV0T0(Lia xou
Iju{jl6óXou à(i,apx7j|jia >. — >
runt. Praeterea, neqae illi volebant ut con-
tentio ultra convenientes limitcs erumperet;
nam, et ipsis aliorsum insoleutìbus, insolentia
ìgnorantia est et temeritas. Caeterum, quoad
ìllud, quod nos vobìs additamentum Symboli
obiicimus, tunc profecto querela vestra locum
haberet, et ìuste nobis ezprobraretur, si nos
vos irreligiositate, aut, quod esset pessimum,
impietate ob additamentum hoc accusaremus;
quia pari ratione nos etiam impietate argue-
remur ob aequalia dogmata additamento. Cum
ergo additamentum in Symbolo repudiamus,
quemadmodum in securo stantìbus non licet
aggredi rem non aliunde bonam nec omnino
securam, etsi additamentum hoc intra fines
sistat veritatis, ubi quaeso iustitia est ut
nobis talia proponantur? Quia enim nostro-
rum ausus est unquam, ita, ut asserfs, cum
additamento fidem profiteri? Bonam ergo et
utilem iudicamus pacem quam soUicitas Ec-
clesiarum; ita etiam sapienter istam incul-
care studeas apud Italos, curando scilicet ut
scandalum amoveant, licet illi nos scandali
incusent; et tunc merito nos obiurgaTerìs [si
pacem negaremus rei si causa scandali esse-
mns], et paratos nos invenìes ut meruisse re-
prehendi. Quod si secus scandalum ab illis or-
tum duxit, necesse erit te, religiosum virum
et pacis ministrum, satagere ut illos inducas
novitatis errorem ex Symbolo auferre». —
Sic dicebant Ecclesiae proceres, et sic pa-
rati erant in nullo prorsus audìre imperato-
rem, si quae circa ista iusserit, etiamsi gra-
vissima quaeque minaretur.
Nei seguenti capitoli del lib. V prosane lo storico greco a narrarci le serie difficoltà
superate dall' imperatore collo buone e colle brutte, per indurre il suo clero all' unione
colla chiesa Eomana (lib. V ce. 12-21). — Finalmente furono prescelti i legati che l' im-
peratore inviava al concilio con ricchi doni pel potefice: — « Electì ergo in legatos hi
sunt: Germanus qui patriarcha fiierat, et episcopus Nicaeae Theophanes; praeterea ex
senatoriis m^rnus logotheta Acropolita, praeses vestiarii Panaretus, et magnus interpres
81
OGxto? fXeyov 01 x5Js 'ExxXTjota^, xoi ouxtt»«
etj^ov «!)« oi8lv axouaró|uvot PaotX£«i>s, et Tcpod-
Tctaaoi èv xoóxon, xat e* yg xx \tiyiaTa àneiXet(l).
(1) Gregoriì Pachymerae De Michaele Pcdaeologo lib. V cap. 11 (Migne P. G. t. 143
col. 821-26), — Lo stesso storico ricorda una seconda volta il nostro fr. Giovanni Para-
stron, là ove parla delle feroci persecuzioni che Andronico successore di Michele mosse
contro gli unionisti: e ... Archidiaconis vero Meliteniotae et Metochitae, quod, legati ab im-
peratore [Michaele] missi, celebranti Papae adstiterant, quanquam pari modo se Constanti-
nopoli Ioannes Parastron et eius socii Frerii a Papa legati gesserant, sacrum facienti pa-
triarchae tum losephi et ipsi assistentes, quo removerl orane a tali fecto crimen plerisque
videbatnr; tamen eam ob causam, ut atrocissimi reis sceleris, perpetuam dignitatis amis-
sionem irrogarunt». De Andronico Palaeol. lib. I e. 6 (Migne P. G. t. 144 col. 27).
288 BIBLIOTECA
81 Berrhoeota. His triremes ab imperatore datae snnt duae; nnain qni ex Ecclesia erant
simul conscenderant, altera regii vehebaniur exccpto magno logotheta. Extolerunt autem
seciim malta et pretiosa snpellectilis sacrae dona, stolas, et aareas effigies, tam compo-
sita ex variis speciebns aromatam ingentis pretii tbjmiamata. Ad haec et majoris ec-
clesiae endyten sive tapetem altaris, rosei coloris, auro illasom, nnionibus insertis
(lib. V e. 17)».
JPartenza e naufragio dei legati Greci, e loro arrivo a Lione, ecc. — « Legati alieno
navigare orsi tempore, sub initium videlicet martii 11274] nave conscensa, ad Maleam,
qaem volgo lignivorum ob crebras illic navium subraersiones vocant, extrema mensis eins
decade pervenerunt. Ibi quinta die maioris.hebdomadae 129 »nar.(l)] sub vesperam nau-
fragium miserabile fecere . . . {La nave che portava i legati civili e i doni pel Papa perì
miseramente tra gli scagli, salvo uno solo della comitiva) . . . At episcopi cnm magno lo-
gotheta noctem totam cnm fincta mariqne omni naatarnm industria lactati, ac saepe in
extremnm demersionis admoti discrimen, aegre snmma vi snb anroram Methonem tennernnt,
elapsi praeter omnem spem periculo praesentissimo. Ibi qnievemnt diebus aliqnot, expec-
tantes indiciom de eo qnod comitibns evenisset, si qno forte tempestas similiter salvam
appnlisset sociam triremim. Yemm non mnlto post trìstis eos nanfragii nnntins percnlit.
Unde intellecto sibi iam solis band amplins coUegas expectandos, nec caasam esse cnr re
infecta revcrterentur, versus Bomam solverunt, et paucis diebus pervenientes ad Papam,
legatione functi sua sunt, perhumaniter illos excipiente Papa, adeo ut eos honoraverit tiaris,
mitris et annulis quibus insignibus episcopos omarì mos illic obtinet. Vere igitur et in-
sequenti aestate ibi exactis, omnibus culti a Papa benevolentiae indiciis, transegerunt quae
in mandatis habebant. Tum extremo autnmno, mutuos ipsis adiunctos a Papa legatos Con-
stantinopolim perduxerunt (lib. V e. 21)».
n Pachymero non ci dice se nella nave che conduceva il clero greco vi fosse anche
fr. Criov. Parastron coi legati del Papa; questi probabilmente rimontavano la nave papale
che li aveva condotti a Costantinopoli. Neppure ci dice se i legati greci e latini partirono
simultaneamente da C.poli per l' Italia. Sappiamo però, che 1' anno avanti (poco prima
dei 21 nov. del 1273, data d' una lett. del Papa al Paleologo Littcrarum series), V im-
peratore aveva rimandati, ed erano giunti a Lione, due dei compagni di fi-. Girolamo
d' Ascoli, cioè i frati Raimondo e Bonaventura con due legati greci apportatori di buone
speranze; e che finalmente fr. Girolamo d'Ascoli, fr. Berengario da Persioeto, con fr.
Giov. Parastron, in compagnia de' legati greci, entravano in Lione ai 24 giugno 1274 (2).
Il risultato del concilio è troppo noto. La desiderata unione fu conchiusa il 29 giugno,
festa dei Ss. Apostoli; e «deindo, ipso domino Papa Gregorio X Missarum solemnia cele-
brante, interfuerunt graeci, et Symbolum cum confessione articuli de processione Spiritus
Sancti ter successive canta verunt, ad hoc informati per eorum interpretem, fratrem
lohannem de Balastri de Constantinopoli de Ordine fratrum Minorum, sufficienter in
utraque lingua, videlicet graeca e latina, eruditum (3) ».
n Pachymero ci ha detto che, al ritorno de' legati greci, il Papa inviò in loro com-
pagnia altri suoi nunzi diretti al Paleologo. Di questi, gli annali del Waddingo e Eay-
(1) Come computa il De Rubeis, che corregge 1' abbaglio del Possine, in Migne P. G.
t. 142 p. 69-70.
(2) Wadding loc. cit. — Anal. frane, t. II p. 86 s. — Cfr. De Rubeis loc. cit. p. 70.
— Raynal. Annoi, an. 1274.
(3) Glassberger Chron. in AnaX. frane, t. II p. 86. — Wadd. an. 1274 n. 6.
SECOLO xm. 289
naldo (1) non ci ricordano che il solo abate di Montecassino (2), munito di lettere papali 81
date 5 Kal. aug. (28 luglio). Da una lettera però di Gregorio X, ignota ai ricordati an-
nalisti, sappiamo di certo che anche il nostro fr. Giov. Parastron fu rimandato coi legati
greci a Costantinopoli:
« Gregorius etc. — Dilecto fdìo fratti lohannl dicto Belastro Ord. fr. Minorum,
salutem et apostoUcam henedictionern- — Cum in negotio, quod actum est his diebns do
reductìone Graecorum ad Ecclesiasticam unitatem, diu et utiliter laboraris, et adhuc sit
circa illud utilis labor tuus: Tolumus, et praescntium tibi auctoritate mandamus, quatenus
personaliter cum Xunciis praedictorum Graecorum ad partes illas accedens, consummationi
eiusdem negotii fideliter et solerter intendas » [anno 1274 die ... lulii] (3).
Dunque fr. Giov. Parastron ritornò a Costantinopoli coi legati greci, nell' autunno
dello stesso anno 1274, come risulta dal Pachymero e dai documenti citati. Per quel che
poi ivi seguì, prò e contro la fatta unione, rimandiamo il lettore al citato Pachymero
lib. V e. 22 e seg. — Finalmente anche a C.poli 1' unione fa celebrata e proclamata in pre-
senza dei legati papali, l' ab. di Montecassino e fr. Giov. Parastron : « Ejusdem porro
mensis die sexta decima lianuarii 1275], Nicolao Chalcedonensi episcopo celebrante in
palatii sacra sede [legatis ibi cum imperatore praesentibus (4)], legitur duplici lingua
epìstola Apostoli, tum sectio illa ex Actibus Apostolorum (Petri enim principis Aposto-
lorum agebatur festum, quod Ecclesia celebrat titulo Depositionis sacrorum vinculorum);
sacrum quoque Evangelium pariter recitatum est graece et latine, et inde, loco proprio, Papae
mentio facta est a diacono: et Gregorius, summus pontifex et apostolicae Ecclesiae occu-
menicus papa fait proclamatus (5) » .
Arrivati a questo punto, non ci resta altro che registrare la morte del nostro Pa-
rastron che lo colse a Costantinopoli nel 1275. Abbiamo visto che il greco Pachymero ac-
cenna la morte del Parastron come avvenuta poco dopo la desiderata unione, e secondo i voti
del fervido Minorità che diceva di offrire in sacrifizio la sua vita a Dio, purché arrivasse a
vedere 1' unione de' suoi fratelli con la Chiesa Cattolica. All' implicita testimonianza del
Pachymero, diamo ora quella esplicita e chiara del nostro cronista Glassberger che ne
registra la morte con le seguenti notizie, sotto 1' anno 1275 : — « Item, frater Johannes
de Balastri Ordinis nostri, tam graeca quam latina lingua sufficienter peritus, pridem in
concilio Lugdunensi interpres Imperatoris graecorum et praelatorum Graeciae, remissus ab
eodem concilio cum graecis ad Graeciam, Constantinopoli feliciter migravit ad Dominum;
qui die obitus sui amplius quam trecenta miracula Dei virtute fecit. Unde graeci in eius
vigiliis: Begetn Confessorum Dominum etc. et in Introitu Missae exsequiarum: Os iusti
etc. et of&cium Confessorum cantaverunt; et prò eius canonizatione Imperator graecorum
et praelati Graeciae instanter ad dominum Papam laborabant (6) » . — Chi ha potuto
constatare la fedeltà del compilatore e cronista Glassberger, vorrà con noi esser persuaso
aver egli attinte queste notizie sul Parastron da qualche autorevole cronista contempo-
raneo e presente al concilio di Lione. Se mal non ci apponiamo, il Glassberger desunse questo
(1) Ad annum 1274.
(2) Bernardo Ayglerio, ricordato dallo Sbaralea Bvllar. t. Ili p. 216.
(3) Sbaralea Bullar. t. Ili p. 217 n. 48.
(4) Twv nploSswv (7uva|jia tO PaotXei èxeid*; napóvTtov, frane obli.ita dal traduttore Possine!
Abbiamo perciò ritoccato anche questo brano del Possino sul testo originale.
(6) Pachyra. lib. V e. 22 in Migne P. G. t. 143 col. 853.
(6) Anal. frane, t. II p. 88; cfr. ibid. p. 86.
BibUot. — Tom. L 19
290 BIBLIOTECA
81 brano dalle ancor desiderate cronache o di fr. Bernardo da Bessa o di fr. Pellegrino di
Bologna, ambo già segrotarii di S. Bonaventura anima del concilio Lionese.
1273-74 — Pr. Alberto de' Gonzaga, Legato ApostoUco 4ài Gregorio x a
Michele Paleologo imp. di Costantinopoli,
82 « Nato il nostro Alberto dalla principesca famiglia de' Gonzaga di Mantova, avversò
sii) da giovinetto le delizio del mondo, e prese l' abito de' francescani sotto il generalato
del Serafico S. Bonaventura. Sotto la scorta di un tanto maestro, Alberto progredì talmente
nella pietà e nella dottrina che atirasse gli sguardi del Pontefic* Gregorio X, il quale aven-
dolo sperimentato adorno di senno politico nel disimpegno di pubblici negozi, lo spedi suo
nunzio a Onglielmo marchese di Monferrato ed ai Visconti di Milano, onde tra le subalpine
e lombarde provincie, sconvolte dalla guerra, facesse risuonare, in nome del Vicario di
Gesìi Cristo, la parola di pace; ed egli vi andò e parlò e trattò con tanta efficacia, che
la pace si stabili.
Dopo altre minori incombenze, lo stesso Pontefice mandollo su superba galèa Legato
Apostolico a Costantinopoli presso l' Imperatore greco per conchiudere il ben avviato
affare della riunione della chiesa greca alla Latina. In queir arduo incarico il Gonzaga
si maneggiò con tanta destrezza e prudenza, che la riunione si compiè nel concilio Lio-
nese II, al quale anch' egli prese parte non per diritto che ne avesse, ma per bisogno
che aveasi di Ini. — Morto Gregorio X nel gennaio del 1276, in meno di nove anni sei
Pontefici si assisero sulla cattedra di S. Pietro, ed in quel fluttuante periodo il Gonzaga
modestissimo si tenne appartato nella divata oscurità del chiostro, sino a che Nicolò IV,
che da generale del nostr' Ordine ne avea conosciuto appieno lo zelo, la prudenza e la
dottrina, nominollo vescovo d' Ivrea [nel 1389] e volle consacrarlo egli stesso colle
proprie mani. Alberto, dopo aver saggiamente governata la chiesa d' Ivrea morì
nella pace de' giusti nel 1321 e fu sepolto nella chiesa da lui edificata in onore di S.
Francesco (1) » .
1273 — Fr. Giov. Batt. Zanni a Gerusalemme. — In questo anno il
Wadd. (2) pone la fondazione del Convento di Bagnacavallo ; ove alla consacrazione
della chiesa, fatta il 26 decembre, intervenne gran moltitudine di popolo per venerare
una sacra icone della Vergine portata da Gerusalemme dal P. G. B. Zanni di Ba-
gnacavallo.
1274 — Crociata. — Nel ricordato concilio di Lione, Gregorio X proclama
la crociata contro i Saraceni che occupavano Terra Santa. A ben trenta Provinciali,
compreso quello di Siria, ingiunge con lunghissimo lettere la predicazione della detta
crociata: e i rispettivi superiori a ciò destinano un vero esercito di predicatori fran-
cescani (3).
(1) Dalle Memorie storielle della Chiesa d' Ivrea del Can. Giov. Saroglia Vie. Gcn.
d' Ivrea, citate dal P. Bassi nella sua opera Ms. Cronaca de' Francescani del Piemonte
p, 19-20: ms, autografo del Bassi comunicatomi dal gentile mio confratello P. Lett. Vin-
cenzo Vallare della Prov. di Torino. — Cfr. Wadding an. 1274 n. 25, t. IV p. 405. —
Cfr. Sbaralea Bullar. t. IV p. 74, 90. — Non abbiamo trovato l'anno preciso della lega-
zione di fr. Alberto a Costantinopoli ; del resto, egli dovette esser compagno o del principale
nunzio fr; Girolamo d' Ascoli, o dell' ab. di Montecassino sopra ricordato, a p. 289.
(2) Annal. t. IV n. 18 p. 385.
(3) Si mentes fidelium, 13 nov. 1274, Sbaral. Bullar. t. III p. 223-26.
SECOLO xin. 291
1274-80 — Fr. Pidentius de Padua: — incipit Uber recuperatioms Terrae
Sanotae S.mo ac B jno in Christo Patri ac Domino Domino Nicholao, Dei
gratia S. Bom. ao univ. Ecclesiae summo Pontifici: Fidentixis (de Padua)
Ord. Minorum minlmvis ad pedum oscula beatorum.
È il titolo quale co lo dà il P. Marcellino- da Civezza che dice il cod. membranaceo 83
in 4», di 78 carte, con bellissime miniature e nella* biblioteca Nazionale di Parigi (1).
Nei cataloghi di quella biblioteca lo troviamo infatti registrato tra i codd. fonds latins
n. 7242, membr. scritto nel sec. XIV, che tra i foli. 85r-126r. contiene: «Pidentius
de Padua, ord. Min. Liber de recuperanda Terra Sancta ad Nicolaum papam, cum
figuris (2) » .
Non sappiamo chi sia questo fr. Pidenzio da Padova, cui papa Gregorio X già nel
concilio di Lione (1274) aveva dato l' incarico di stendere la presente opera storico-strategica
per la prossima crociata inculcata nel detto concilio, opera che frate Fidenzio compi e
presentò a papa Nicolò III. Non abbiamo prove per identificarlo coU' omonimo B. Fidenzio
da Padova, morto non sappiamo quando e sepolto nella basilica di S. Antonio di Padova,
e ricordato appena dalle nostre memorie come uomo santo e vissuto nel sec. XIII (3). Un
fr. Fidenzio di Padova, che crediamo il nostro, fa con altri legati spedito dal Doge Ve-
neto nel 1286 al Papa, dal quale ottennero la revoca dell'interdetto inflitto alla Eepub-
blica (4). Che il nostro Fidenzio sia stato in Oriente, non v' è da dubitare.
Ciò premesso, diamo la descrizione del cod. che ne diede il cit. P. Marcellino da Civezza.
€ Pelicis recordationis Dominus Papa Gregorius Sancto Spiritu inflammatus, totis vi-
sceribus liberationem Terrae Sanctae desiderans, quam Salvator noster Dominus Jesus
Christus proprio sanguine conquisivit, mihi mandavit in Concilio Lugdunensi ut in scriptis
ponerem qualiter Terra Sancta acquiri posset de manibus infìdelium ; et qualiter acquisita
posset a Christifidelibus conservari. Ego sane, licet minus idoneus, scribendum exstimavi
Sanctitati Vestrae quod super premissis Dominus inspiravìt ad laudem et honorem Domini
nostri Jesu Christi et ad directioiiem eorum qui amore Salvatoris nostri sunt in maria
transituri, simplici oratione insinuans ea quae prò parte ocuUs meis tndi et manibus attra-
tavi ». — Ed entrando nell' argomento narra, come la Terra Santa, primo fuit gmtilium
dispersorum; seomdo, ludeorvm; tertio, Assiriorvm; quarto, Romanorum; quinto, diri-
stianorum; sexto, Saracenorum; aggiungendo che da ultimo mf di nuovo Christianorum.
Parlando della prima possessione che n' ebbero i cristiani, mostra per quali cause dipoi la
perdessero; che furono i vizi pagani, di cui si resero infetti: cioè esterminatio, indiscrefiOj
divisio, defectio, derelictio. Poi venendo all'acquisto che ne fecero i Saraceni, ragiona a
lungo de Machometo et eius vita, e di quel che lasoiò per exedità ai suoi seguaci, cioè
infidelitas, foeditas, crudelìtas, cupiditas, sagacitas, stolUditas, instabilità. Finalmente
passando a dimostrare quod Terra Sancta debeat esse Christianorum: Nec prophetizo
(1) Bibliografia Sanfranc. p. 441 n. 480.
(2) Cfr. Jnventaire de VOrient Latin (Génea 1882) p. 13. — Archives de V Orient Latin
t. II p. 140. — Rohricht BibHoth. geogr. PàUiest. p. 75, che dimentica però di registrare
fr. Fidenzio nel sec. XIII nel qnale scrìsse.
(3) Wadding Annal. sub an. 1249. — Arturo Mariyrol. die 31 lan. — Eubel Provin-
ciale Ord. Min. p. 62. — Lemmens Catal. S». Fratmm p. 17. — Sigismondo da Venezra
Biografia Serafica p. 62 sotto 1' an. 1251.
(4) Vedi Sbaral. Buttar, t. IH p. 563.
292 BIBLIOTECA
83 (egli dice) quia propheta non sum : scd ea narro quae scripta reperi, atque ex scripto-
ribiis coniicere potui. E i mezzi sono : Exercitiis suffìcieniia, bonitafis eminentia, capitis
praescientia. Quanto al primo, oporiet ut bellatores multi sint numero, periti prelio, fortcs
animo, sagaces ingenio. Poi decenter armati, bene ordinati, ad intncem dispositi. Il sa-
gaces ingenio comprende castrorum fixio; castrorum moderatio; castrorum custoditio;
inimicorum ea^loratio; in fugis cautio; continua unio; agendorum consideratio. Il bonitas
comprende caritas, casiitas, humilitas, pietas, unitas, sobrietas, legalitas, pacientia, cu-
piditatis carentia, orationis frequentia. U praesideniia unius capitis espone le qualità di
cui il supremo capitano vuol essere adorno: cioè potentia excelsus, vita honestus, sapientia
conspicuus, iudicio aequus, probitate animosus, largitale copiosus, diligentia sollicitus,
conversafione mansuetus, stàbilitate firmus. Si debbono allestire due eserciti : uno por terra,
l'altro per mare; parlando dell'esercito di mare, ragiona con molta perizia de loco ga-
learum, de hominibus gàlearum, de rectoribus galearum : e così di quello per terra. Quel
che può nuocere è necessariorum defcctibilitas, hostis magnanimitas, adiuiorii longin-
quitas, iemporis morositas. Qui aggiunge un trattatalo geografico con una carta rispon-
dente della Terra Santa, per mostrare come il detto esercito per terra s' abbia a disporre,
intrattenendosi specialmente de Antiochena civitate et ditionibus eius. Finalmente si fa a
ragionare de Terrae Sanctae conscrvatione, la quale richiede sufliciens militia, maris
custodia, munitio firma, competens praesidentia, Immilis sapientia; e quindi passa a dire
della poca solidità dell' esercito del Sultano, essendo composto di rinnegati cristiani: Cum
Bit chrisiianorum malorum, che facilmente gli si volteranno contro. E conchindc:
« lam attendai diligenter Dolor meus renovatur,
Qui Christum amat ferventer: Hostis stridet et crassatur.
Christns exclamat exprobrans: An dilectns non exurget,
Qnis erit inflammatus, Qucm et vis amoris nrget,
Qui me tegat denudatnm, Ut malignos hostes sternat,
A maiignis crnciatum? Et aeternum lumen cernat?
Sacra mea sunt deiecta, Felix qui per me se dabit,
Feris lupis iacent spreta; Mecum semper conregnabit.
« Explicit liber editus a Fratre Fidentio de Fadua de Ordine Minoram. Et est qnod
Terra Sancta posset recnperari de manibus infidelium et teneri ». — I lettori v^^ono da
sé il pregio di questo Manoscritto. — Il nostro Fidenzio precedette così molti anni il ce-
lebre Marìn Sannto che nei primi del sec. XIV compilava una simile opera, ma assai
più estesa.
1276-77 — Pr. Girolamo d'Ascoli, Ministro generale dell'Ordine (1274-79),
fu egli rimandato legato a Ck>stantinopoli per la seconda volta nel 1276-77?
Esame crìtico.
84 Della legazione di fr. Girolamo a C.poli in compagnia de' frati Baimondo, Bonagrazia
e Bonaventura, abbiamo già trattato più sopra, indicando semplicemente le fonti sotto l' anno
1272-74, senza aver nulla aggiunto di particolare, salvo quei pochi cenni che riguardano
il loro confratello greco e compagno fr. Giovanni Parastron.
Ora lo Sbaralea è il primo e il solo fra gli autorevoli scrittori francescani, che abbia
ammesso una seconda missione di fr. Girolamo in Costantinopoli nel 1277, in compagnia
di tre altri Minoriti, diversi dai samraentovati, cioè con i frati Guidone Ministro della
SECOLO xni. 293
Bomana, Angelo Ministro della Serafica e Gentile da Bettona, qaesV oltimo già Inquisitore 84
0 poi (9 ott. 1279) arcivescovo di Beggio in Calabria; missione, che a giudizio dello stesso
autore, realmente avrebbe avuto effetto nel 1277, sotto il breve pontificato di papa Gio-
vanni XXI (eletto 8 sett. 1276, e morto 20 mag. 1277), cui vuole anche attribuite le
lettere papali già pubblicate per la prima volta dai Martène e Durand (1), i quali però
le attribuiscono non a Giov. XXI, ma al suo predecessore Innocenzo V (2) che visse appena
cinque mesi nel pontificato (21 gen.-22 giug. 1276 f).
Ma innanzi tutto, crediamo utile di riassumere brevemente il tenore de' documenti in
questione.
Sono essi sei lettere pontificie; o meglio, tre lettere pei destinatari a C.poli, e un
Memoriale tripartito, ossia un memoriale con più due cedule supplementari, contenenti
le istruzioni e le norme di procedere pei nunzi. Si noti, che tutti e sei questi documenti
editi dai Martène e Sbaralea, non portano data alcuna.
1. — Nella prima lettera « Quanto gaudio», diretta all' imp. Michele Paleologo, il
pontefice gli ricorda la gioia della Chiesa universale per la testé effettuata unione nel
concilio di Lione (1274) sotto il suo predecessore Greg. X. Ora lo invita a rinforzare so-
lecitamente detta unione nei modi che gli verranno suggeriti dai nunzi che gli invia € che
gli raccomanda : « dilectum filium Hieronymum Generalem, Guidonem Bomanum, et An-
gelum S. Francisci Provinciarum Ministros, et Gentilem de Bectovio (3) Ordinis Minorum
Fratres, viros utique claros verae fidei claritate, voluntariae paupertatis humilitate conspi-
cuos, hnmiles Christi pauperis scctatores, de ipso fratrum Consilio [cardinalium] delibera-
vimus praemittendos, . . . qnatenus quae ad praemissam solidationem petierint, studeas cum
omni plenitudine adimplere > .
2. — Nella seconda lettera allo stesso imp. Michele « Pacis aemulus», che é tutta
di argomento politico, gli raccomanda di trovare i mezzi per far la pace coi Latini e col
re Carlo di Sicilia pre «ndente all'impero di Bizanzio, e di venir a tregua concesso loro;
e perciò ancora gli inviava i suddetti nunzi.
3. — Nella terza « Grandis affectus*, diretta al Patriarca e ai prelati greci, il pon-
tefice li esorta di cooperare coi suoi nunzi per consolidare la effettuata unione, T armonia
vicendevole ecc.
4. — La quarta lettera < In commissi vobis », contiene il triplice memoriale o istru-
zione data ai nunzi sul modo di procedere nel delicato affare loro affidato. Nel primo
€ In commissi*, indice loro di salutargli e benedirgli affettuosamente l'imperatore e il
suo primogenito Andronico : e di esporre loro i motivi della presente legazione, presentando
in primo luogo la lettera di argomento spirituale, ossia la prima che principia : « Inno-
centius Carissimo in Ch. f. n. Michaeli Palaeologo. — Quanto gaudio ...*, poi quella
diretta al Patriarca « Grandis Affectus » ; e quindi delicatamente entrare nell' ai^omento
(1) Amplissima coUectìo t. VII col. 246-57 n. 29 seg. — Sbaralea BuUar. t. Ili p. 267-74:
il quale ivi, a p. 274 nota e, crede provata una seconda legazione di fr. Girolamo dalle sus-
seguenti lettere papali di Nicolò ITI; ma queste, se ricordano una missione al Paleologo,
tacciono affatto il nome di Girolamo e compagni. Vedremo invece che Nicolò III allude alla
missione di ft. Giacomo vesc. di Ferentino e suoi compagni Domenicani, missione non ignota
allo stesso Sbaralea che la ricorda Snd. p. 271 nota a.
(2) Il celebre Domenicano fir. Pietro di Tarantasia, quegli che col suo compianto amico
S. Bonaventura cotanto si erano adoperati per l' unione delle due Chiese conchiusa in
Lione (1274).
(8) Lo Sbaralea osaerva: «1^^ de Bettonio alias Yettonio, vulgo Bettona». {BnU. IIL 269).
294 BIBLIOTBCA
84 politico presentando all' imperatore l' altra lettera « Pacis aemulus » nella quale gli sug-
gerisce r accordo cogli avversari. Di più, chiedano all' imperatore di riconfermare con giu-
ramento e propria firma la professione di fede, che gli esibiranno in iscritto, e che fu già
professata a Lione a nome dell' imperatore dal suo Logoteta. La stessa professione si chieda
anche dal primogenito Andronico; e per mezzo loro, lo stesso facciano col Patriarca e
clero : e tutto ciò si faccia con prudenza e carità. — L' altro memoriale o cedula « Inter
celerà » , prescrive ai nunzi che, se non potranno ottenere la professione di fede pubblica
del Faleologo, questa potrà esser privata, ma alla presenza dei magnati del clero e de' no-
biU ; e che se non si potrà sperare da lui un solenne giuramento, in questo caso basterà
che ^li confermi la professione del suo Logoteta. H pontefice prescrìve altre simili norme
da tenersi col clero su vari articoli espressi nel primo memoriale. — Una seconda cedula
« Licei ea quae in Memoriali » traccia la condotta che devono tenere i suoi nunzi, e
suggerisce loro sommo tatto e prudenza nell'afEare; e. finalmente, se non potranno ottenere
tutto quanto è prescritto nel Memoriale, «duce prudentia ... ea quae poteritis commoda re-
cipere studeatis » .
Questo il tenore de' documenti. Ora, a quale pontefice dobbiamo attribuirli ? a Inno-
cenzo V, come vorrebbe il Martène, o a Giov. XXI come la pensa lo Sbaralea ? Il Martène,
dal tenore del contenuto e specialmente dal Memoriale, ove il papa è espressamente nomi-
nato Innocentius Quintus, li attribuisce a questo pontefice. In conferma dell' opinione del
Martène, sappiamo in fatti dalla storia della Chiesa che Inn. Y aveva (destinata una lega-
zione pel Paleologo, ma colto dalla morte, quella venne rimandata, e spedita poi dal suo
successore Giov. XXI (1). Anche un Ms. della Marciana darebbe ragione al Martène, ove
si ha il Memoriale che il Valeìitinelli pure dice esser Innocentii papae V ad Michaelem
Pàlaeologum e che spedai ad avmum 1276 (2). tJn' altra prova più seria, di questa pre-
tesa seconda missione di fr. Girolamo e compagni durante il pontificaio di Inn. V, ce la
somministrerebbe l' archivio Angioino di Napoli (Beg. Ang. 1275 B. n. 23 fol. 177) dove
si ha che, il 28 maggio (1276) da Boma, Re Carlo di Sicilia col pontefice spediscono
fr. Girolamo Ministro generale de' Minori, in qualità di loro nunzio, al Paleologo per
trattare la tregua tra esso re Carlo e l' imperatore greco (3).
Lo Sbaralea invece, basandosi sui nomi de' Minoriti registrati nelle predette lettere,
e sur una testimonianza dubbia del Chron. 24 Generalium (che più sotto riporteremo),
non che sul vago accenno che Nicolò III fe al Paleologo d' una legazione precedente, am-
mette senza difficoltà una seconda missione di fr. Girolamo e compagni in C.poli, ma sotto
il pontificato di Giovanni XXI, nel 1277, cui pure attribuisce le lettere in questione. La
(1) Cfr. Pagi Brev. histor. t. II p. 243 sub Ioan. XXI num. 6. — Il dotto P. de Eubeis
(in Vita Georgii Cypriiìn Mìgne P. G. t. 142 col. 73) cosi riassume questo periodo storico:
€ Pro confirmatione unioais cum Latina Graecae Elcclesiae, legatos ad Michaelem impera-
torem, et Andronicnm, ac Ioannem patriarcbam anno 1276 designaverat Innocentius V. Adire
Constantinopolim jussit eos Ioannes XX dictus XXI, eodem anno 1276, electus die 15 sep-
tembrìs, denatusque XVII kal. iunii anno inseqiienti. Successìt Nicolaus III, die 25 Novem-
bris: quo sedente, Graeci legati pervenerunt cum litteris Michaelis et Andronici impera-
torum, et Ioannis Becci patriarchae: quibus ratutn habebatar, qnidquid ab eis in n^otìo
pacis expetitum fiierat » .
(2) Biblioth. Ms. S. Marci Codd. Lai. t. II p. 129 (cod. n. 27, fol. 5-7); è un ms. del
sec. XV e non del XIV, ove il Valentinelli malamente lesse Generalem de Berchonio invece
di Geniilem de Bectovio.
(3) Cfir. ArcMv. ator. ital. anno 1876, Ser. 3, t 25 p. 38.
SECOLO XIII. 295
ragione per cui lo Sbaralea attribuisce queste lettere a papa Giov. XXI, è perchè più tardi 84
Nicolò III in un suo memoriale (oct. 1278, Buttar. III. p. 355) cita appunto come let-
tera di Giov. XXI quella che principia Pacìs aemulus, quale dal Martène è attribuita a
Inn. V. Ma anche il Memoriale (riassunto più sopra al num. 4), che secondo lo Sbaralea
{Buttar. Ili p. 271) sarebbe di Giov. XXI, attribuisce esplicitamente a Innocenzo V tutte
0 tre le suindicate lettere!
Che cosa dunque dubbiamo dire, sia in proposito delle lettere, sia riguardo a questa
seconda missione di fr. Girolamo? — Papa Innocenzo V aveva in fatti decisa, anzi desti-
nata una legazione per Constantinopoli all' imp. Paleologo, come ce lo attestano unanimi
gli storici della Chiesa (1); e i legati a ciò prescelti furono senza dubbio il nostro fr. Gi-
rolamo d' Ascoli coi suoi tre confratelli Guidone, Angelo e GenUle nominati nelle suddette
lettere di Inn. V; la missione venne anche combinata (il 28 mag. 1276) dal Papa con ro
Carlo di Sicilia, e alle lettere papali, pronte, non mancava che la data, ossia la spedizione e
il congedo dei legati. In questo frattempo, quasi sulle preparative per la partenza di Giro-
lamo, e non appena passato un mese, Inn. V moriva a Roma il 22 giugno 1276: siche
la missione necessariamente restò interdetta. Gli succede intanto (12 lugl. 1276) Adriano V,
il quale, non ancor consecrato, muore ai 18 agosto dello stesso anno, e vien sepolto nella
chiesa de' Minori in Viterbo. Talché, né sotto di lui potè aver luogo la missione di fr. Gi-
rolamo. Quasi un mese dopo, il 15 sott. 1276, sale al pontificato Giovanni XXI. Qnesti
allora credè bene di sospendere l' invio di Girolamo a C.poli, e di spedirlo invece, in com-
pagnia del generale dei Domenicani, suo nunzio al re di Francia; le lettere accompagna-
torie sono datate un mese dopo 1' elezione del Papa, cioè de' 15 ott. 1276 (2). Girolamo
dunque non potè recarsi a C.poli nò entro il 1276, né meno nel 1277 al suo ritorno dalla
Francia, nò poco prima della morte di Giov. XXI (f 16 mag. 1277), come vorrebbe lo
Sbaralea (Bull. Ili p. 270 nota 6); e ciò per la semplice ragione che il Papa, invece di Giro-
lamo e i detti compagni, aveva già prescelti e spediti al Paleologo altri nunzi, i due cioè
vescovi Domenicani Giacomo e Gaufrido, accompagnati da altri due loro confratelli; i quali
furono muniti precisamente con le identiche lettere che Inn. V aveva preparate per fr. Gi-
rolamo e compagni, e lasciato senza data. Al tenore identico di queste lettere, Giov. XXI
non fece altro che sostituirvi il suo nome, quello de' nuovi nunzi Domenicani, e apporvi in
calce la data da Viterbo 20 nov. 1276. Si confrontino per es. i due testi di quella che
principia Grandis affcctus (3). I nunzi Domenicani partirono in fatti, e ritornarono coi
legati dell' imperatore dopo la morto di Giov. XXI (f 16 mag. 1277) in sede vacante (4);
e quel che più interessa, ritornarono dopo aver ottenuto pienamente lo scopo della loro
missione, come risulta dalle lettere del Paleologo che ci danno i due principali annalisti
della Chiesa (5).
(1) Cfr. il Pagi e il de Rubeis sopra citati. — Vedi anche il Raynaldo an. 1276 n. 24,
t. Ili p. 401.
(2) Sono nel Waddingo, Sbaralea an, cit., e in Raynaldo an. cit. n. 47-48, t. Ili p. 411 :
« Habet infausti » .
(3) Una in Sbarai Buttar, t. Ili p. 270, e 1' altra in Raynaldo Annoi, an. 1276 n. 45,
t. Ili p. 409.
(4) Cfr. Raynal. an. 1277 n. 21, 25, 27.
(5) Raynal. an. et loc. cit. — Waddingo an. 1277 n. 3. — Il nostro annalista dopo aver
riportate le lettere de' due imperatori Michele e Andronico, suggiunge: < Ex his litterìs,
Michaelis praesertiin, constat, praedictos nuntios (Ord. Praedicatorum) ab Innocentio littcras
accepìsse, missos tamen a Ioanne » ; non badò il dottissimo Waddingo, che Inn. V era morto
296 BIBLIOTECA
84 H supporre dunque, come suppone lo Sbaralea (III p. 270 not. 6), due successive e
immediate missioni (prima quella de quattro Domenicani e poi quella di fr. Girolamo e
compagni) è cosa inammissibile, anzi erronea. Non è possibile concedere due distinte e suc-
cessive missioni, munite con lettere verbalmente identiche e dirette ad una medesima per-
sona, massime quando sappiamo di certo aver la prima missione ottenuto pieno effetto; e
meno poi, quando si sa che i nunzi Domenicani ritornarono da C.poli dopo la morte del
Papa. Fr. Girolamo quindi, in ogni caso, non potò da Giov. XXI esser mandato una se-
conda volta al Paleologo.
n Chron. 24 Gen., già citato dallo Sbaralea, accenna come segue al fatto della se-
conda destinazione di Girolamo per 1' Oriente, ma prudentemente pone in dubbio la sua
definitiva partenza.
« Eodem anno (1276) iterato, super aliquibus punctis, legatio isti Generali [fr. Hie-
ronymo] imponitur ad Graeciam — ntrum tamen iverit, non inveni — sed ob hoc impe-
ditns, non potnit esso in capìtnlo generali Padoae celebrato, sed misit ibi snnm vicarium
fratrcm Bonagratiam, qui sibi postea in generalata snccessit. Et eidem capitulo anno Dni.
1276 in Pentecoste [24 Maii] celebrato, misit [fr. Hieronymus] litteras efficaces quibus officio
resignabat, allegando insufficìentìam, impotentiam acnegotia Eccclesiae; nihilominus tamen
fait in officio confirmatus (1) » .
In ultimo crediamo conveniente notare due altri abbagli che potrebbero ingerire con-
fusione in questo fatto storico. — Nel Muratori (2) troviamo pubblicato da un Ms. del
sec. XIY un antico catalogo o sommario dell' archivio della S. Sede. Il compilatore di esso
catalogo, compendiando in un breve sommario le due solenni professioni di fede del Pa-
ledlogo, fatte nel 1274 e 1277, confuse nomi e &tti di queste due epoche ben distinte,
si da dirci erroneamente che fr. Girolamo coi compagni Baimondo, Bonagrazia e Bonaven-
tura furono spediti a C.poli nel 1277 da papa Giov. XXI! H Paleologo rinovando la pro-
fessione di fedo nel 1277 alla presenza de' nunzi Domenicani, non fece altro che consegnare
loro il testo identico della professione già fatta nel 1274 alla presenza de' nunzi France-
scani, cui però aggiunse un solenne giuramento ripetuto a C.poli nell'anno greco 6785,
mense aprilis, indict. V, che perfettamente corrisponde al 1277. H compilatore del detto
catalogo non fé' dunque che confondere nomi e &tti di due epoche diverse.
n Waddingo, non avendo badato al tenore delle due professioni di fede, identiche ma
date in diverso tempo, pubblicò sotto Y anno 1274 (n. 2) il testo greco e latino di quella
consonata ai nunzi Domenicani, e che porta la data greca 6785 = 1277, dalla quale
soppresse soltanto la clausola del giuramento. Del resto, salvo la data, il testo Waddin-
ghiano è perfettamente quello che portò seco fr. Girolamo e che abbiamo int^^o nei mo-
numenti ecclesiastici (3), e qua e là sparso negli annali del Bajnaldo (4).
il 22 giugno 1276, e che i nunzi Domenicani partirono con le lettere di Giov. XXI datate
il 20 nov. dello stesso anno, come abbiamo or ora detto. Del resto, dalle lettere de' due im-
peratori non risalta quel che asserisce il nostro annalista.
(1) Anal. frane, t. Ili p. 357. — Lo stesso asserisce anche il Glassberger (Anal. cit.
t. II p. 89), ma senza porre in dubbio la partenza di Girolamo per CostantinopolL
(2) Antiquitatea italicae t. VI p. 102.
(3) Cfr. la collezione ConcUiorum tom. XXYIII p. 535 s.
(4) Annoi. Eccles. an. 1274 n. 14; cfr. ib. an. 1267 n. 75, et an. 1277 n. 27. — Nel testo
latino del Raynaldo troviamo soppresso il nome del Minorità fr. Giovanni (Parastron) li
ove l'imperatore confessa il domma del Porgatorìo; RoupYomi>plou, . IJTOt xaOafniplou, xaOù; ó
aStXf ò( IcaawT); 7)(i7v StEoaf tjoe = pnrgatorìi seu catharterii, ncutnobitfrater loannu expkmavit.
SECOLO xni. 297
e. 1277 S. — Pr. Quilelmus de S. Patusio : — l. vita S. Ludovici IX regia
— 2. Laudatio 9. Ludovici IX regis Prancoruin — 3. Senno de vita S. Lu-
dovici IX regìa Franciae.
Tatte 0 tre sono opere del Minorità frate Guglielmo, ignoto agli scrittori dell'Ordine. 85
La prima, che è la più copiosa vita che si abbia del Santo re, scritta, come già indovi-
narono gli antichi BoUandisti, da un Minorità anonimo in latino, ma tramandataci nel
vecchio idioma gallico, fu da loro pubblicata negli Ada SS. 24 ang. t. V p. 571-672,
sotto il titolo di Vita secunda, auctore anonymo rcginae Margaritae confessarlo, latine
reddita ex Ms. gallico, interprete Ioanne Stiltingo. Ora, dopo i diligenti stadi del eh.
H. Pranpois Delabordo, conosciamo e il nome dell'autore Minorità e abbiamo un'accurata
edizione dell'antica versione francese (1). Egli ha pure egregiamente provato, come notano
gli odierni BoUandisti, che il testo francese non è che una traduzione del testo originale
latino scritto da frate Guglielmo, ma oggi ancora sconosciuto (2).
La seconda, Laudatio ecc., fu pubblicata da Leopoldo Delisle nel citato Journal des
Savants, an. 1901 p. 231-36; e la terza, che è un diffuso Sermo o panegirico, testé fu
dato alla luce dal mentovato Delaborde (3).
Guglielmo da S. Patusio, fu per più di 18 anni confessore della regina Margherita
(1221-95) vedova del santo re Luigi IX, cioè dal 1277 in poi; e nei 1314 fu uno degli
esecutori testamentari della stessa regina. Fu famigliare e confessore anche di Bianca
figlinola de' suddetti, rimasta vedova di Ferdinando de la Gerda, a preghiere della quale
egli compilò nel 1302-1803 la vita del santo re in latino, la quale a noi pervenne, come
abbiamo detto, soltanto nella redazione francese summentovata. Il bollandista Stiltingo che
(1) H. F. Delaborde, Vie de Saint Louis, par Guillaume de Saint-Patìius, eonfeasew de
la reine Marguerite, puMiée d'après le» mss. Paris, Picard 1899 in 8, pp. XXXII-166 (fii
parte della CoUection de textes pour aervir à Vétude et à P enseignement de l'histoire). — Ci
piace riportare una breve recensione dell'opera che ne diede là stampa francese: cLetexte
donne par M. Delaborde est un des plus rìches en renseignements sur la vie, les moeurs et
la personne de saint Louis. Il a été moins consulte qn'il ne le méritait, parce que les sources
qti'avait utilisées l'auteur, les enquétes de cauonisation, étaient considérées comme perdnes,
et, partant, le confiance inspirée par cette oeuvre diminuée. Àujourd'hui des fragments de
cette enquéte ont éte retrouvés et prouvent la fidélité de 1' auteur et le scrupule avec lequel
il s'en est servi. En outre, par un examen plus approfondi du manuscrit et de judicieuses
comparaisons avec des textes contemporains, M. Delaborde est parvenu à retrouver le nom
de r auteur. L'originai latin est perdu et a été traduit en fran^ais par deux auteurs. La
première partie seule est intéressante pour l'histoire generale, et c'est la seule que M. De*
laborde a reproduite, l'autre, contenant seuleme-nt le récit des miracles opérés par saint Louis,
n'ofi&e qu'un iutérét d' édification. Un index fort èomplet termine cette édition et permet
l'utilisation complète d'un texte très important pour l'étude d'un de nos plus grands rois.
Cette édition était d'autant plus importante que celle donnée, dans le tome XX des Histo-
riens de France, ne marquait pas un progrès sur celle donée au XVIII* siécle par Cape-
ronnier, et celle-ci ne pouvait presentar les avantag^ que les méthodes critiques modemes
offrent auz lecteurs > . Catal. Picard.
(2) Cfr. Analecta BoUand. t. XVII p. 258, t XX p. llj, t. XXI p. 224-25. — Leop.
Delisle in Journal des Savants, 1901 p. 228-39.
(3) Une oeuvre nouveUe de Guill. de St. Pathus nella Siblioth. de l' École des Chartes
t. LXm (1902) p. 261-88.
298 BIBLIOTECA
85 la tradusse in latino e la illustrò noi suoi commentari, conchiuso: « summa huius Vltac
auctoritas ahumle niilii videtur probata » {Acta SS. cit. p. 278 n. 13).
Guglielmo in questa vita ricorda la fondazione del convento e della chiesa de' Minori
in Giaffa di Palestina per opera del s. re che presenziò alla ricostruzione della città e
de' forti dal 15 aprile 1252, giorno del suo arrivo, sino ai 23 giugno 1253, giorno della
sua partenza per Sidone. In questo frattempo il santo re: « Fundavit ecclesiam, domuinquc
fratrum Minorum urbis lafensis tram mare : jussitque construi dcccm calices argenteos
inauratos, vestesqtie, aliaque templi ornamenta ad deccm, quae ibidem, sunt, altaria in-
struenda. lussit etiam libros fieri ad cultum divinum, ac fratrum studia, instruxitquc
memoratam domum lectis, aliaque supelkctile necessaria (1) » .
Guglielmo, in tutti i sedici capitoli della prima parte della Vita, bellamente espone
lo gesta del Santo specialmente in Oriente, narrando i fatti non per ordine cronologico,
ma per ordine di materia. La cronologia invece è dottamente illustrata nei premessi com-
mentarii del dotto bollandista Stiltingo.
Qni però vogliamo riportare alcuni brani del Sermone originale di frate Guglielmo edito
dal Delaborde, e che riguardano alcuni fatti del Santo in Oriente. In nota indichiamo i
relativi fatti che si hanno nella Vita bollandiana.
n. 10. liane soliditatem constantie habuit beatns Lndovicus: nam ultra mare captus,
dum Saraceni, interfocto Soldano suo, cruentatos adhuc gladios tenentes, intendendo mortem,
juramentum de servando pactum quod cum Soldano habuerat exigerent, implicantes quod
Christum negaret et fidem, si centra veniret, horruit rex beatus et in vera fide firmns et
stabilis respoiidit voce libera: « Nunquam sum hoc facturus»; et cum furerent infideles,
nani similem conditionem in jurando se servaturos pactum quod ad ouni Soldanus habuerat
oxacti adjoccrant, dicentibus suis tam cloricis quam laicis qui aderant quod secure illnd
poterat dicere, cum pactum omnino servare proponeret, dixit beatus: « Tantum horrco
vcrbiim illud etiam sub conditióne audire, quod nequaquam possem illud verbo expri-
mercy>. Mutu itaquo divino flexi, pepercerunt sibi Saraceni de hac conditióne, constantiam
snam admirantes plurimam (2).
n. 11. Praetorea cum admiraldas, qui Soldannm statim occiderat, ut diccbat, esset
coram rege evaginato et sanguinolento ense, et ipse crnentatus sanguine, ensem vibrans
ac si vellet cum co ferire, et diceret quod ipsum regem, si vellet, poterat occidere vel eum
poterat liberare, et quod hoc faceret, si rex beatns Ludovicns eum railitem facero vellet:
quod consulebant beato regi aliqui magni christiani assistentes ei, et beatus rex sicut
constans respondit, quod nullo modo faceret militem aliqnem infidelem, sod si vellet fieri
christianus, eum in Franciam duceret, multam terram sibi daret, et eum militem faceret;
sed Saracenus noluit consentire (3).
11. 14. Cepit ab ineunte pneritia super afflictos panperes pia gestare viscera caritatis.
Exomplum patet dum esset ultra mare, et multi paupores infirmi essent in exercitu, Rex
sanctus timens periculnm quod iraminero poterat ex conflictibus qui fiebant inter Christianos
et Saracenos, precepit cuidam de suis quod iret ad naveà, que per flnmen venerant ascendendo,
in qnibus erant victualia regis, et eas faceret evacuari et in flumine victualia projici, re-
tentis solnm victualibns prò octo diebus, et faceret debiles et infirmos ascendere naves; quod
ille adimplevit, et bene tisque ad mille infirmos et panperes in navibns sunt recepii (4).
(1) Ada SS. cit. p. 584 n. 48 par. I e. 4; cfr. ib. p. 434 n. 714. — Sulla storia di questo
convento vedi la nostra Serie cronolof/iea p. 205-6, e gli autori ivi citati. Giaffa nel 12G8
cadde in potere del terribile Bìbars che fece demolire tutte le fortificazioni inalzate da
Luigi IX, e allora senza dubbio spari e il convento e la chiesa dei Minori, che dovcvan
esser grandiosi dal numero degli altari che contava la chiesa. — Cfr. sopra a p. 269.
(2) Cfr. AHa SS. Vita secunda, pars I e. 2 n. 20-21 pag. 577.
(3) Cfr. Acta SS. loc. cit. n. 22 pag. 577,
(4) Cfr. Acta SS. cit. par. I e. 7 n. 78 pag. 592.
SECOLO xnr. 299
n. 15. Itetn, in tempore captionis sue, cam esset infinnus, sibi fiierat consnltam a 85
mnltis qnod exercitnm dimitteret et per floraen in Acon (1) rediret, ut fecit Legatus, noluit
compatiens exercitui; sed dixit quod ipse duxerat militiam suain secum et volebat eam
reducere secum, vel capi seu mori cura eis.
n. 16. Itera per aliud patet. Kege capto et pluribus christianis, audivit quod divites
volebant se redimere pauperibus dimissis; hoc rex pius districte et sub maxima pena
inhibuit, ne per hoc contingeret liberationem pauperum impediri, et promisit quod delibe-
rationem suam sine aliorum non procuraret, et snam et aliornm redempturam ipse solus
integre solveret de suo : quod fecit quemadmodum dixit (2).
1277 — Domenicani in T. S. — Nel Capitolo celebrato a Bordeaux nel 1277,
r Ordine de' Domenicani contava in Terra Santa tre soli conventi : in Terra Santa
conventus tres : Achon, Nicosiae, Tripoli (3) .
1278-79 — Pr. Bartolomeo d'Amelia vescovo di Grosseto, con i com-
pagni fr. Bartolomeo di Siena, fr. Filippo di Perugia e fr. Angelo dì Or-
vieto, ntmzi di Nicolò m al Paleologo.
Non ostante gli ottimi risultati ottenuti da fr. Girolamo d'Ascoli, e da altri testé ritor- 86
nati dalla legazione di Costantinopoli, papa Nicolò III vide il bisogno di riavvivare lo zelo
di Michele Paleologo e saldare vie più 1' unione delle due Chiese. Destinò quindi un' altra
legazione presso l' imperatore o il clero, composta dai seguenti Minoriti ; fr. Bartolomeo
di Amelia vescovo di Grosseto, fr. Bartolomeo da Siena Ministro Provinciale di Siria, fr.
Filippo da Perugia, e fr. Angelo da Orvieto: missione abbondantemente esposta negli
annali del Raynaldo, Waddingo (4), nel bollano dello Sbaralea (5), e nella Storia del P.
Marcellino da Civezza (6).
Alle fonti indicate, aggiungiamo qui soltanto due decreti inediti di re Carlo I di
Napoli, che riguardano questa legazione e contemporaneamente un'altra missione di Ni-
ceforo Duca fin qui ignota ai nostri Annalisti e condotta da un Minorità di nome fr.
Giacomo. 1 due documenti ci danno la data della vicina partenza di ambedue questo
ambasciate.
Pro nunciis Bni Pape et Paleologi. — Scriptum est magistris portulanis et prò-
euratoribus Curiae etc. :
« Volumus et fidelitati vestre districte precipiondo mandamus quatenus, Venerabilem
patrem episcopum Crossetanum, fratres Bartholomeum de Senis ministrum Syrie, Philip-
pum Perusinum et Angelum Urbeoetanum lectores ordinis Minorum, domini nostri summi
pontificis nuutios, nec non nuncios seu apocrisarios Paleologi, cum ipsis domini pape nunciis
procedentes vel ipsorum nuncios presentes lictpras deferentes, vasa prò ipsorum familiorura,
equitaturiarum, samariorum et honorum eorum transitu necessaria, a quibnscumque illa
locare volentibus permictatis condacere libere et sine pedagio vel iure aliquo exiture. Datura
Neapoli die TIP lanuarii [1279] ». — (Napoli, Archiv. di Stato, Registro di Carlo 1, 1378
B. n. 30 fol. 32 r.).
(1) Corrige: in Damiatam, come vuole il DeIaboI^de, e come in fatti si ha nella Vita
par. I e. 7 n. 79 in Acta SS. cit. pag. 592.
(2) Cfr. Acta SS. cit. p. I e. 7 n. 80 pag. 593.
(3) Quétif-Echard Biblioth. t. I p. I.
(4) An. cit. n. 2-7.
(5) T. in p. 348-61.
(6) T. II e. 6 p. 271 s. — A questa legazione composta di soli francescani, si riferisce
senza dubbio il lungo racconto che ci lasciò il greco Pachymero nella Storia di Mich. Paleol.
lib. VI e. 14-18 (Migne P. G. t. 143 col. 914-926), e gli storici ne dovrebbero tener conto.
300 BIBLIOETCA
86 Pro nunciis Despoti. — Scriptum est magistris portulanis et vieeportulanis Apulie:
« Fidolitati tue preclpiondo mandamas, qaatenus dictnm Magnici, fratrem lacobum
ordiiiis Minorum et Nicholaum Andracopolnm, niilites, noncios Magnifici viri Domini Ne-
chofori despoti Comnini Dncis ad partes Eomanie transfretari volentes cum eorum fainiliis,
qnataor equis ad arma, dnobns mnlis, nno soranno, necnon victoalibns ac annona ipsornm
oqoorum ad eorum transitnm nessariis exinde, de qnoconqnc ponte Apulie voluerint [exire]
libero permictentes, nullam eis in personis vel rebus molestiam inferatis, proviso quod
pluros equos ad arma aliaque prohibita secnm aliquatenus non transducant, nihilque ferant
vel transfcrant nostre contrarium maiestati, presentibus post menses duos minime valituris.
Datum apnd Turrim [S. Erasmi] Vili" aprilis VIP Ind. [1279] ». — (Napoli, Archiv. di
Stato, Kegistro di Carlo I, 1278 B. fol. 95 v.).
Simili lettere (ibidem) dirette al Bainlo di Barletta, perchè prepari l' occorrente por
r imbarco de' mentovati ambasciatori che orano venuti a trattare dì pace e prestare omaggio
di fedeltà, al re Carlo (1).
A proposito del nostro fr. Bartolomeo di Siena, Provinciale di Terra Santa, osser-
viamo col dotto critico P. Papini che egli apparteneva alla nobilissima famiglia Senese
de' Piccolomini. Dopo il Provincialato di Siria, e dopo aver lodevolmente compiuta la le-
gazione pontificia, con i suddetti suoi confratelli, presso l' Imperatore di Costantinopoli,
ebbe la carica d' Inquisitore (1284-7) e poi quella di Provinciale in Toscana. Da Boni-
facio Vili fatto vescovo di Fiesole, rinunziò il vescovato senza prenderne possesso, a te-
stimonianza del Nuti citato dal Papini (2). Qual uomo fosse il nostro Bartolomeo rilevasi
dalle lettere di Nicolò III al Paleologo, ove è lodata la scienza e lo zelo per la fede cat-
tolica di lui e dei suoi compagni (3).
Dell'altro fr. Bartol. di Amelia (Umbria) scrive il Benoffi: « Fr. Bartholomaeus de
Ameria Inquisì tor in Provincia Romana, electus est Episcopus Crossetanus anno 1278.
Postmodum delegatns Nuncius Apost. ad Imperatorem Orientis prò unione Ecclesiae Graecae
cum Latina, deìnde de Intere Legatus ad Regem Angliae, demum Vicarius D. N. Papae
in Urbe Roma (4)».
In quanto a fr. Filippo dì Perugia, si ha che poi fu promosso al vescovato di Fiesole
(12 feb. 1282 — 22 apr. 1298), e morì circa il 1307 (5).
Di fr. Angelo da Orvieto non troviamo notizie.
1278 — Minoriti in Tartaxià. — Già dal nov. del 1276 erano arrivati
ambasciatori del re tartaro Abaga e del re di Armenia presso il Papa e presso i
Sovrani d' Europa ; Nicolò III, il 1 apr. 1278, destina suoi nunzi al Tartaro i Mi-
noriti fr. Gerardo da Prato, fr. Antonio da Parma, fr. Giovanni da S. Agata, fr.
Andrea da Firenze e fr. Matteo d' Arezzo (6). — Cfr. sopra a pag. 193 e la nota 4v
1278 — G-li Assassin. — I terribili Assassin della Sìria erano il terrore
de' Sovrani anche lontani. Ruggero di S. Severo, governatore di Acri a nome dì Carlo I,
faceva avvisato il suo re, che il terribile Bìbars aveva inviato dodici individui degli
(1) Cfr. Archiv. 8tor. ital. an. 1878 t. II p. 199.
(2) Bonifacio Vili il 21 marzo 1301 aveva eletto alla sede di Fiesole il nostro fr. Bar-
tolomeo allora Provinciale della Toscana; ma vi rinunzia, e gli succede un tale Antonio
Orsi. — Eubel Hierarchia I. 258.
(3) Papini Etruria Francescana p. 9. n. 15; p. 55 n. 4; e p 98 n. 8.
(4) Benoffi De Inquisitoribus, Ms. Antoniano di Padova, Scaff. XXIII n. 698 fol. 51 v.
(5) Eubel Hierarch. 1. 258. — Cfr. Sbaral. Script, p. 620, e Buttar, t. ITI p. 349 nota e.
(6) Documenti in Sbaral. Buttar, t. Ili pp. 289-94, 296-97, 299. — Wadd. an. 1278.—
Civezza Storia t. Il e. 5, e e. 7 p. 296-97, 303, e a p. 306, ove congettura che il fr. Antonio
che mori martire a Salmastro di Persia e. il 1284, sia il saddetto fr. Antonio da Parma.
SECOLO xm. 301
Assassin, travestiti da frati Minori, sn d' una nave genovese, per attentare alla vita 86
di lui e a quella di Filippo re di Francia : per il che re Carlo ordinò in tutti i porti
un' attiva sorveglianza (1).
C. 1279 — Pr. Marco di Montefeltro fonda ìl Convento di Sebaste (Sivas)
in Armenia.
€ Pr. Bonagratia,'Miiiister Generalis, misit multos fratres ad partes infidelinin Aqnilo- 87
nares, etcum magna dilatatione ampliavit Vicariani Aquìlonis. — In capitulo praedicto, Assisii
celebrato [1279] confirmata est fratri Marco [de Montefeltro], olim socio Genoraliura Mi-
nistrorum, gratia ei in capitulo Pisano sub fratre Bonaventura, Gen.li Ministro, concessa, quod
quilibet sacerdos post mortem eius celebraret unam Missam prò co. Ipse coepit aedificare lo-
cum de Sebaste, qui locus demum assignatus fuit fratribus commorantibus inter Tartaros (2) » .
Fr. Marco di Montefeltro fu Ministro della Marca Anconitana, eletto nel 1270, secondo il
P. Luigi da Fabriano (3). Fa compagno de' Generali Crescenzio, Giov. da Parma e di S. Bo-
naventura: 0 morì nel 1284. È assai celebrato dal Salimbene suo amico. — La fonda-
zione del convento di Sebaste ebbe luogo probabilmente entro gli anni 1279-83 del genera-
lato di frate Bonagrazia, e cioè alcuni anni dopo il provincialato di fr. Marco nelle Marche.
Frater Marchus de Montefeltro, honestus homo et sanctus, qui longo tempore vixit:
et fìiit socius fratris Crescentii et fratris Johannis de Parma et fratris Bonaventurae. Hic
fuit de Mutino; quiescit in Urbino; miraculis coruscat . . . Item frater Marchus fuit mi-
nister provincialis in Marchia Anchonitana, et laudabiliter se habuit ibi. Item bonus
dictator fuit, et velox et intelligibilis ; et prò labore, quem sustinuit associando generales
ministros et scribendo eis litteras, promeruit sibi, et in quodam generali capitulo obtinuit,
quod quilibet sacerdos ordinis, post deccssum spum, diceret prò anima sua unam missam
de mortuis. Obiit autem anno Domini MCOLXXXIIII. Hic fuit meus specialis amicus; et
generalem ministrum fratrem Bonaventuram in tantum dilexit, quod, post mortem ejus,
quando recordabatur magnae litteraturae ipsius et omnium gratiarura, quas habebat, ex
quadam dulcedine erurapebat in lacrymas. Item quando frater Bonaventura generalis mi-
nister clero predicare debobat, ibat ad eum frater Marchus et sibi dicebat : « tu es quidam
mercenarius, et alia vice, quando praedicasti nescivisti quod diceres; sed spero quod non
facies modo ». Hoc autem ideo frater Marchus dicebat, ut eum ad melius dicendum provo-
caret: et tamen frater Marchus omnes sermones fratris Bonaventurae scribebat et habere
volebat. Gaudebat autem frater Bonaventura, quando frater Marchus ei dicebat convicia,
propter quinque: primo, quia homo erat benignus et patiens; secundo, quia in hoc imi-
tabatur beatum patrem Pranciscum; tertio, quia constabat sibi quod eum intime diligebat;
quarto, quia habebat occasionem vitandi vanam gloriam ; quinto, quia habebat occasionem
melius praevidendi. (Salimb. Cliron. p. 136; cfr. anche p. 139, 317 idid.).
1279 S. — Pr. Giovanni da Montecorvino, Missionario in Armenia, Per-
sia, India e Cina: e primo Arcivescovo di Pekino. — Sue lettere dal-
l' Oriente, ecc.
Non possiamo indicare la data precisa della prima missione del Montecorvino in 88
Oriento. Il Waddingo, e dopo luì altri, ce lo dicono partito eum aliis plerisquc conso-
(1) Cfr. Archivio si. ital. 1878, I p. 437, ap. Archivea de V Or. Latin. 1. 1 p. 626 nota 55,
ove Io studioso troverà indicate una quantità di opere riguardo la storia della famosa setta
degli Assassin di Siria.
(2) Anal. frane, t. II p. 96. — Sebaste, oggi Sivas nell'Asia Minore. Di questo convento
non troviamo piiì memoria nella metà del sec. XIV.
(3) Cenni della Prov. Picena p. 255. Nel 1281 gli succede fr. Ugolino di Montebello.
302 BIBLIOTECA
88 dalibus, sotto il generalato di frate Bonagrazia (1279-83), e che d' allora Orientis regiones
tmiversas ferme percurrerunt con risultati, senza alcun dubbio, meravigliosi per la scienza,
per la fede e per la civiltà cristiana (1). Circa dieci anni dopo, cioè nel 1289, lo vediamo
in Italia reduce dall' Armenia, dalla Persia e dalle altre regioni d'Oriente; e l'anno stesso,
in compagnia di altri missionarii, ripartire per 1' Oriente in qualità di legato di Nicolò IV,
munito da esso di dieci e più lettere che doveva presentare una ad Artone II. re di Ar-
menia, una ad Argum Kan re tartaro della Persia, e una a Kubilay Kan grande impe-
ratore della Cina in Pekino, e le altre ad altri principi e magnati dell' Oriente (2).
Clemente V, con lettere de' 23 luglio 1307, creava il Montecorviuo primo arcivescovo
di Pekino, e contemporaneamente per suoi suffraganei gli inviava i seguenti sei Minoriti:
fr. Andrea da Perugia (non da Parigi), fr. Nicolò di Bancia (3) ex Ministro della Serafica,
fr Gerardo Albuini, fr. Ulrico di Seyfriesdorf di Germania, fr. Peregrino di Castello e
fr. Grugliemo di Villanova di Francia. — L' Eubel sospetta che di tutti questi, il solo
fr. Guglielmo mancò di portarsi in Oriente, e cita una lettera del Papa del 1 mag. 1308;
ma queste lettere inculcano anzi a fr. Guglielmo di partire sine dilatione. Più tardi assai
(1323), ebbe egli la sede di Sagena in Corsica, e poi quella di Trieste (4). — «: Nicolaus
et Ulricus praedicti una cum fr. Andreuccio de Assisio eiusdem Ord. Min. (quem ipsum
nonnulli in episcopum suffr. sedis Cambaliensis assumptum esse dlcunt) « in ingressu Indiae
inferioris, in terra quadam crudelissima » perierunt. Ceteri tres (AndreoiS, Gerardus et Pe-
regrinus) usque Cambalum pervenerunt, ìbìque secundum mandatnm apostolicum, fratrl
loanni de Montecorvino . . . munus consecrationis impenderunt palliumque assignarunt, et
ab eo postmodum successive episcopi Zaytonenses, in eodem imperio Tartarorum, constituti
8unt. Primns episcopus Zaytonensis erat Gerardus, qui panlo post obiit; ei successit Pe-
regrinus, quo an. 1323 mortuo, Andreas huic ecclesiae praefectus est, cnius litteras an.
1326 ad guardianum conventus Perusini scriptas Waddingus Ann. Min. ad an. 1326 n. 2
exhibet (5) ». — Alla nuova della morte de' frati Nicolò ed Ulrico, Clemente V (ai 19
feb. 1311) consacrò tre altri Minoriti destinandoli a suffraganei del Montecorvino; essi
furono un fr. Tomaso, fr. Pietro da Firenze e il noto fr. Girolamo poi vescovo di
Caffa (prima del 1318)^ e che ora sappiamo oriundo di Catalogna e grande avversario
dei Clarenitani (6).
In che anno morì il Montecorvino? — Sappiamo che nacque nel 1247, perchè egli
stesso nella sua lettera degli 8 gen. 1305 ci dice che in qu€st' anno egli contava anni 58
(1) Cfr. Wadding Annales ad an. 1289. — Givezza Storia delle MUs. frane, t. Il ce. 9 e 10;
t. Ili ce. 1-3, 6, e passim. — Panfilo Storia t. II e. 3.
(2) Veggansi in Wadd. cit., e per ordine in Sbaralea BvUar. t. IV p. 83-90; efr. ib.
p. 326 n. 17 e p. 394 n. 68.
(3) O BantUt, o Bantra, o Bontra in Eubel Buttar, t V nn. 86, 87, e à p. 615 n. 172.
In Waddingo (an. 1326 n. 2) Nieolaus de Banthera! che è quegli che altrove è detto fr. Nic.
de Apulia (Wadd. an. 1307 n. 8).
(4) Eubel BuUar. francisc. t. V n. 112; cfr. ibid n. 489, ove Giov. XXII U 28 feb. 1323
destinandolo alla sede Sagonense, dice di lui : < te, qncm . . . Clem. papa V ... ad praedicandam
in terra Tartarorum verbum Domini deputavìt». Se Guglielmo non si fosse mai recato fra
i Tartari, vana crediamo e inopportuna sarebbe l' allusione onorevole Che gli fa il Pontefice.
(5) Eubel Btdlar. franoisc. t. V p. 38 n. 86; cfr. ibid. nn. 112, 176. — Cfr. Civeaza
Storia t. Ili ce. 6 e 15.
(6) Cfr. Eubel BvUar. cit. p. 74 nota 7. — Etole Arohiv t. I p. 528*29; t. HI p. 13.
— Ànnibalis de Latera Supplem. BuUarU p. 160 nota 21. — Wadd. Annoi, t. VI pasaim.
— Civezza Storia cit. t. Ili loc. cit. e i ce. 9-10, e t. VI p. 22.
SECOLO XIII. 303
d'età. Ma una data precisa della sua morte non abbiamo; chi lo dice morto nel 1330 e 88
chi nel 1333. Nelle lettere di Giov. XXII dei 18 sett. 1333, colle quali eleggeva alla
sede di Pekino un altro Minorità di nome Nicolò, è detto che il Montecorvino « dudum . . .
in partibus illis diem clausit extremum (1) ».
Il nostro fr. Giovanni MarignoUi di Firenze, che fu in Pekino l'an. 1342, ricordando
il Montecorvino, riferisce di lui alcune particolarità della sua vita trascurate o ignote ai
suoi biografi. Egli scrive: « Summi etiam principes sui imperii totius [scil. magni Kam do
Cambalec], plus quam triginta millia, qui vocantur Alani et totum gubernant imperinm
Orìentis, sunt Christiani, re vel nomine, et dicunt se sclavos Papae, parati mori prò Fran-
quis; sic enim vocant nos, non a Francia, sed a Franquia. Horum primus apostolus fuit
fra ter Johannes dictus de morite Corvino, qui primo miles, judex et doctor Friderici im-
peratoris (!) post LXXII annos C'O Cactus frater Minor doctissimus et scientissimus —
quem sanctum venerantur Thartari et Alani (2) ». Il prof. Angelo De Gubernatis, il quale
sofistica troppo sull'ignoranza geografica del MarignoUi, lascia passare senza punto notare
il doppio anacronismo da noi notato coi due ammirativi. Del resto, noi crediamo a quel
che ci dice il MarignoUi sulla vita precedente del Montecorvino milite, giudice e dottore,
perchè era in grado di saperlo, ma il nome dell' imperatore e i 72 anni del Montecorvino
prima di farsi frate, sono due errori così gravi che non possiamo attribuirli al contempo-
raneo MarignoUi, ma piuttosto o al codice o al copista del Dobner primo editore della
cronaca del MarignoUi.
Premessi questi dati storico-cronologici, ci rimane ora di dire qualche cosa sugli scritti
del nostro Montecorvino.
Lettera 1» — Cui manca l' indirizzo, e principia: « Ego fr. Ioannes de Monte Corvino
de Ord. FF. Minorum, recessi de Thaurisio civitate Persarum anno Domini MCCXCI et
intravi in Indiam || nec princeps in mundo possit acquari Cham in latitudine terrae, et
mnltitudine populi, et magnitudine divitiarum. Finis. Data in civitate Cambaliech regni
Catay, an. Dni MCCCV die Vili raensis lanuarii». — É in Waddingo (an. 1305 n. 13),
in Raynaldi (an. 1305 n. 19-20, t. IV. 401), in De Gubernatis (Orbis Seraph. de
Miss. t. I. 373-74), e tradotta in italiano nel Da Civezza {Storia delle Miss, t. III in
n. a p. 135-38).
Tra le notizie importanti che in essa ci dà, dice : « Ego fr. Ioannes . . . recessi de
Thaurisio civitate Persarum anno Dni MCCXCI, et intravi in Indiani, et fui. in contrada
Indiae ad Ecclesiam S. Thomae Apostoli [nel Màlabar] mensibus XIII, et ibi baptizavi circa
centum personas in diversis locis, et socius fuit meae viae fr. Nicolaus de Pi storio de Ordine
fratrum Praedicatorum, qui mortuus est ibi, et sepultus in eadem ecclesia. Et ego ultorvus
procedens perveni in Katag \corr. Katay] regnum Imperatoris Tartarorum, qui dicitur
Magnus Cham . . ; et ego suro apud eum iam ante duos annos (3) . . . Ego vero solus in hac
peregrinatione fui, sino socio, annis undecim, donec venit ad me frater Arnoldus, Ale-
(1) Eubel Bullar. t. V n. 1037-43, t. VI n. 89 nota 2. — Questo Nicolò, arrivato a
Tschagatai {Turkestan = Buchara) ivi mori: cfr. ibid. t. V R. 1057. — Vedi in Civezza
Storia cit. t. ili p. 599-602 la relazione sulla morte e funerali del Montecorvino, lasciataci
dal Domenicano fr. Guglielmo Adami arciv. di Sultanieh che vi fu presente.
(2) Il testo del MarignoUi estratto dall' ediz. del Dobner fu riprodotto dai Meinert, Kunst-
mann, Yale, poi dal prof. De Gubernatis Storia dei viaggiai, ital. p. 142-60, indi dal Civezza
in Bibliogr. Sanfran. p. 372-83. — Cfr. Domenichelli Vita b. Odorico p. 29.
(3) Da questo passo risulta che fir. Nicolò gli mori entro il 1292-93; e che il Montecor-
vino si stabili a Pekin.) dal 1302.
304 BIBLIOTECA
88 mannas de provincia Coloniae, nane est annus secnndns(l)». Parla della coiiTersione d'an re
Giorgio nestoriano morto sei anni prima (donqae circa il 1299): « qni erat de genero illustri
Magni Eegis, qni dictns fuit praeshyter Ioannes de India * ; il così detto Prete Gianni
che molti cronisti medioevali e recenti confnsero coi sovrani di Abissinia. Domanda de' con-
fratelli per aioto nella missione, ecc. ; e dice che da dodici anni non ebbe nuove della S. Sede
né deir Ordine sno. « Ego iam senni . . . snm enim annoram quinquaginta oeto. Didici com-
petenter lingnam et litteram Tartaricam . . ., et iam transtnli in lingnam illam et litteram
totnm Novum Testamentum et Psalterium, qnao feci scribi in palcherrima littera eomm,
et scribo et lego, et praedico in patenti et in manifesto testimoninm legis Christi. Et
tractavi cam snpradicto rege Georgio, si vixisset, totam Officium latinom transferre, nt
per totam terram cantaretar in dominio sno; et eo vivente, in ecclesia sna celebrabam
Missam secandam ritnm latinnm, in littera et lingua illa legens tam verba Canonis,
qttam Praefationis * .
Lettera 2* — Diretta : « Revdo. in Cho. Pri. Fri. NN. Vicario [et] Generali
Ministro Ord. FF. Minorum, et Vicario Fratrum et Magistro Ord. Praedicatorum,
et Fratribus Ordinis utriusque in provincia Persarum manentibus: fr. Ioannes de
Monte Corvino . . . Legatus et Nuncius Sedis Apost. Romanae, salutem eie. Ordo exi-
miae caritatis invitat, nt longe lateqne distantes || qnibus est semper aestas, et nnmqnam
hyems. Baptizavi ibi circa centom personas . . » . — Così mutila in fine è in Waddingo
(ih. n. 14) di cui dice deest finis. — La stessa in De Gubernatis (C^ftis cit. p. 374-75);
in italiano e a brani in Civezza {Storia t. IH p. 141-48), il quale nota che questa let-
tera è stata trascurata dal Fleury, dal Bohrbacher, e appena accennata dall' Henrion
e dal HucI
Sebbene mutila, dal contenuto però risulta che questa lettera pure fu scritta nello stesso
anno 1305, e poco dopo la festa di S. Francesco (4 ott.). In questa ricordate di aver scritta
un' altra lettera, nel gennaio dell' anno precedente (1304), diretta al P. Vicario della pro-
vincia di Gazaria, ma della quale sfortunatamente non si conosce il tenore (2): « Nunc
autem notifico vobis, quod anno praeterito in principio lanuarii, per quemdam amicum
nostrum, qui fuit ex sociis domini Kathan Chamis . . ., ego misi litteras patri Vicario et
Fratribus provinciae Gazariae de statu et conditione mea, paucis verbis exaratas, in quibns
litteris rogavi eumdem Vicarium, quod exempla ìllarum vobis transmitteret, et iam intel-
lexi per aliquas personas . . . quod meae litterae ad vos pervenerint, et quod ille idem
nuncius, qui portavit litteras meas, postmodum de Sara [= Saray'\ civitate venerit Thauri-
siùm, propter quod de factis et contentis in illis [litteris] cogitavi non fecere mentionem,
nec iterato scribere ... In isto autem anno Domini MCCCV ego incepi alium locum novum
coram ostio Domini Chamis . . . Dominus Petrtcs de I/uco-longo, fidelis christianus et magnus
mercator, qui fuit socìus meus de Thaurisio, ipse emit terram prò loco quem dixi, et dedit
mihi, prò amore Dei . . . De India maiorem partem ego vidi, et quaesivi de aliis partibus
Indiae; et esset magnus profectus praedicare eis fidom Christi, si Pratres venirent. Sed
non essent mittendi nisi viri solidissimi; nam regiones sunt pulcherrimae, plenae aroma-
tibus et lapidibus pretiosis, sed de fructibus nostris parum habent, et propter magnam
temperantiam et caliditatem aeris et regionis, nudi vadunt medio corpore, verenda coope-
(1) Abbiamo dunque che fr. Arnoldo gli arrivò in aiuto verso il 1303. — Di una rela-
zione di questo Minorità tedesco parleremo sotto il 1310 di questa nostra Biblioteca.
(2) Vedi Civezza Storia cit. t. Ili p. 143, che fu il primo, e forse il solo che notò
e la data e la mancanza di questa lettera, che il Piancarpino dice dì aver scritta nel gen.
del 1304.
SECOLO xm. 305
perientes, et propterea artìbns nostris sartornm et cordonom et artificiis non indigent, 88
qnibns est semper aestas et nnmqnam hyems (1)».
Il Ynle, segQÌto dal P. Domenichelli, assegna a questa lettera 1' anno 1306, perchè
nella medesima si fa cenno d' un' altra scritta 1' anno precedente che pel Ynle sarebbe
quella degli 8 gennaio 1305 (2). Ma il Tuie non badò, che il Montecorvino scriveva questa
seconda lettera precisamente nel 1305 : « In isto autem anno Domini 1305 ego accepi
alium locum etc. » ; e che dalle particolarità cui ivi accenna il Montecorvino, non può esser
quella degli 8 gen. 1305, ma un' altra scrìtta nel gen. del 1304^ la quale, secondo noi e
il P. Marcellino da Civezza, ci è ancora ignota o smarrita.
Lettera 3" — Data da Cambalich civitate regni Kathay an. 1306 in Barn. Qidn-
quagesimae mensis februarii. — Di questa non abbiamo che un breve sunto tramandatoci
dal Chfonicon pseudo-Odorici e riportato dal Waddingo (sub an. 1307 n. 6, t. VI p. 91-92).
Ivi ci si narra che « solemnes nuntii venerunt ad eum de quadam parte Aethiopiae »
pregandolo d' inviar loro colà dei Missionari (3). — Questa lettera fu portata in Europa
dal suo compagno il b. fr. Tomaso da Tolentino che nel 1307 giungeva in Francia presso
Clemente V per informarlo dello stato di quelle Missioni ecc. — Cfr. Wadd. loc. cjt.
Lettera 4" — Ignota al Waddingo, allo Sbaralea e ad altri, in sino a che il Eunst-
mann (4) e il Civezza (5), che sono i soli, crediamo, la pubblicarono per intero dall' unico
cod. Laurenziano (Plut. 76 n. 74; a foli. 187 r.-191 v., ms. del sec. XY) che ce la conservò
in volgare, tradotta dal Domenicano frate Menentillo da Spoleto al quale erroneamente
fin qui fu attribuita prima dai Qnétif ed Écbard (6), e poi da altri. Fr. Menentillo, sia o
non sia mai stato in Oriente, non fu che agente di trasmissione, traduttore e compendia^
tore della presente lettera che egli potè avere dal messo del Montecorvino e inviare al
suo confratello fr. Bartolomeo da San Concordi© (7).
Dal testo di Menentillo, essa ci apparirà non solo compendiata, ma in alcuni punti
mutila, e per di più erronea nella data anno MCCX (sic), ove, senza dubbio all'amanuense
sfuggì dalla penna forse non più d' un C, per non dirlo troppo distratto qualora volessimo
supporre sfuggitegli più lettere ancora, e sostituirvi o l' anno MCCXCII o MCCXCIII secondo
alcuni (8), o il MCCCXX, secondo altri (9). A noi invece sembrerebbe più ragionevole
assegnare a questa lettera 1' anno MCCCX, per esser così più vicini al codice e supporre
in esso r omissione di una e non di più lettere numeriche. Varrebbe anche per la nostra
data notare, che questa lettera fu certo scritta, e spedita col messo, buon tempo dopo la
(1) Sui prodotti e clima del paese, colle stesse quasi parole, parla anche nella qttarta
lettera che riportiamo più sotto.
(2) P. Teof. Domenichelli La vita e » viaggi del B. Odorico (Prato 1881) p. 22 nota 3.
(3) L' Huc e il Civezza qui per Etiopia intenderebbero Ceylan; il Kunstmann invece
pensa a Socotra. — Cfr. Domenichelli Vita e viaggi del B. Odorico. p. 23.
(4) In Munchener gelehrte Anzeigen: 24 e 25 dee. 1855, p. 164 s.
(5) Storia delle Miss, francese, t. VI p. 309-314; cfr. la sua Bibliografia eanjraneescana
p. 409-10.
(6) Bibliotheca Ord. Praed. t. I p. 541.
(7) Questi fioriva nel 1314; fini di scrìvere la nota Summa de casibus nel 1838, e mori
nel 1347. — Échard Biblioth. cit. t. I p. 623.
(8) Secondo U prof. Angelo De Gubematia nella sua Storia dei viaggiatori italiani p. 96;
e Domenichelli in op. cit. Vita e viaggi del B. Odorico p. 21-22.
(9) In Civezza Storia cit. t. VI p. 314. — Non sappiamo la data che le assegna il cit.
Kunstmann, ma in ogni caso crediamo arbitraria quella che da lui riproduce T Amat da S.
Filippo i^Studi Bibliografici p. 79-80, ed. 2») cioè U 22 dicemb. 1302, o 1303.
Bibliot. — Tom. I. 20
306 BIBLIOTECA
88 morte di fr. Nicolò da Pistoia (f 1292-93), e che fa indirizzata dal Menentillo a frate
Bartolomeo quando questi era già celebre nel sao Ordine e in Italia, celebrità che per Ini
data soltanto dalla prima decade del secolo XIV (e. il 1314), e non dal 1292 quando
forse era ancor giovanotto o non ancor entrato tra i Predicatori : egli morì nel 1347. Non
possiamo del resto nasconderci una grave difficoltà che sorgerebbe assegnando alla presente
lettera la data del 1310. In questo caso dovremmo dire che il Montecorvino avesse lasciata
Pekino e ritornato nel Maàbar (= Minibar, ossia a Maliapur) sulla costa orientalo del-
l'Indostan, d'onde fu spedita la presente lettera; quando invece, dal 1293 in poi, lo ve-
diamo stabilito a Pekino e non altrove. Ma data la misera condizione in cui ci pervenne
il testo di Menentillo, noi non siamo in grado di precisarne la data.
Checché ne sìa quindi della precisa data di questa lettera, noi ci siamo presi la pena
dì ricopiarla dal cod. Laurenziano per darla agli studiosi orientalisti nella sua integrità
quale ce la tramandò il Menentillo, e speriamo di darla senza errori di stampa. Notiamo,
che nel ms. non v' è punteggiatura ; o se v' è alcuna, essa è tutta a caprìccio della penna
del mediocre amanuense.
Allo in Xpo. frate Bartolomeo da santo CJionchordio suo per tutte le chose frate
Menentillo de Spuleto, salute et sapiensia : perciò che chonoscho che voi grande chura
avete innisciensia et molto sapete, et voreste tutte le chose sapere, spesialmente quelle
elle non sapete, et voresti avere sapimento et chogniosciensia de tutte le chose, imperciò
scrivo a voi ciert-e chose le quali aguale (sic) sono scritte delle parte dindia superiore
per uno frate Minore, lo quale fue chonpagnio di frate Nicholaio da Pistoia lo quale
moritte innindia superiore andando al Signiore de tutta lin^a: lo messo viddi et parlai
chollui, in delle chui braccia lo detto frate Nicholaio moritte: e cho^ testifichava.
La chondissione dellindia chosì è chome di sotto. Si dicìe innindia sempre è chaldo,
et mai non ve verno et non ve chaudo (sic) soperchio, et la rf^ione è questa, perchè
qnìne sono venti dogni tempo che temperano laria et lo chalore; la ragione perchè non vi
può essere verno è questa, perchè ragione [regione] disposta sobto al aìdiacho, in del modo
chessi dicìe dì sotto, cioè che lo sole quando è in del principio della vergine, cioè a dì XXTTTT*
daghosto, sichome io choUì miei ochj viddi et estimai, &e radio perpedichulare sicché non
fae ombra dalchuna parte, et simile fae in principio dellariete chentra la fine dì marzo;
et poi passando lo ariete passa in verso aquilone et fee ombra di verso lo merizo in fin
che va . . . (1) et torna a vergine : et simigliantemente passando lo segnìo della vergine poi fe
ombra di verso aquilone, et però non può essere tanto slonghamento di sole che vi sia freddo;
et perciò non vi sono due state, imperciò, sichome è detto 4i sopra, non ve frodo, ne verno.
Bella grandessa del die et della nocte, quanto pottì cierchai per mìzura et per estimo
de segni: lo die est (sic) quando lo sole fae lo radio ritto sensa alchuna onbra in dellì
ditti due termini, lo die è XV ore, et la notte Villi; quando vero lo sole è in solstitio
del chalcro [= cancro} lo die ae XIIII ore u pocho meno, et la notte è X et poche piò,
cioè una quarta parte d'ora; quando vero lo sole est 'nsolstitio di chaprìchorno, cioè in
del mese dì dicìenbre, lo die ae ore XI, la notte XIII, perciò che [v'è] lunghamento del
sole alquanto magiore quando è in chaprìcorno, che quando è in chaucro.
Stella vero, la quale sì dicìe tramontana, è sì di presso uvero sotto, che apena si
pare ; per la qual chosa mi parve che se io fussì stato in luogho alto arei potuto vedere
laltra tramontana la quale è posta in chontrario: molto ghuardai di vederla, et vidi piò
segni che gli andavano intomo, per li quai li chonovi, et parvemì chelli fiisseno vicini
veramente, perchè le fumusità vi sono chontinue chontra quelle parte sotane, per lì chalori
et per lì venti : ella è molto al di sotto, non meno potei ciertìfichare, imperciò che lindia
è grande regione et ìnnalchuno luogho era piò, et inalchuno meno: io ciò oservai chome io
petti la region tanto dellindia saperiore che sì dicìe Maabar (2) in della chontrada di
Santo Tomeo.
(1) Puntini nel codice.
(2) Maabar = Mabar, osala la costa detta di Coromandel. Vedi la nota 4* a p. 308.
SECOLO xm. 307
Bella chondissìone della terra dindia superiore. La chondissione della soprescritta 88
terra dindia chosì è, chella [è] terra assai, et bene avitata, et grande città vi sono; le
chase anno miserabile, perciò che sono fabricate cho loto sabuloso, et chomunemente clio-
perte di fronde. Dallori monti va pochi : fiumi innalchuno luogho monti [= molti], et in-
nalchuno pochi: fonti nulla, u molte poche: possi [= pozzi] monti: et la ragione è, perchè
chomunamente vi si trova quiné aqua a due, overo III passi, et meno : quel aqua non è
bene buona da bere perchè est alquanto molle et lassa lo ventre; et ano chomunemente
pescine uvero vallette quasi chome fosse, innelle quali si raunano aque piovane, et quelle
beno; animali ano poghi; chavalli non vi si trova, se non apo li re et grandi baroni: et
molte poghe mosche vi sono, pulcie nulla; et albori che producieno frutto dogni tenpo,
siche apo loro quelli medesimi arbori et derbe si trovano frutti perfetti in messo tempore.
Simigliantemente de ogni tenpo si semina et rachoglie, et questo è perchè dognie tenpo
è chaldo et non freddo. Sono quìne le spesie aromatiche in buono merchato, altre più et
altre meno, sechondo la diversità delle spesie: sonvi arbori che producieno sucharo, et altri
che producieno mele, et altri che producieno lucore che à savore de vino, et di quello
usano et benno gli abitatori di quelle chontrade: et queste tre chose sono di piccula va-
luta ; et évi larbore che fa pepe, et este nodoso et sottile sichome vite et molto sasimiglia
alla vite, ecietto che [è] piò sottile e trapiantasi.
Lo zinsano è sichome channa, e sichome radicìe di channa si chava et trapiantasi;
le channe suoe sono alto sichome alberi, et ano ghovito [= gomito] uno et piò di grosessa
intorno, rami sottili et spinosi et foglie minute.
Lalbore del bersi è albore sottile et alto et spinoso tutto sichome rubro: le foglie
sono chome felcie ; le nocie dindia sono grosse chome poponi : cholore anno verde sichome
chochosse: li rami et le foglie loro sono chome rami et foglie di palmo; larbore del ci-
namomo mezanamente grosso et non molto alto et in ghambo et in buchia et in foglie
è simile [aZ^jalorio, et molto sasimiglia [aZZ'Jalorio del quale este grande chopia al isula
apresso a Maabar (1).
Delli omini da maravigliare, cioè chontrafatti da gli altri, et delli animali, et del pa-
radiso teresto, monto adimandai et cierchai ; alchuna chosa trovar none potti. Li buoi sono
apo loro animali sagrati, et perciò le loro charne non mangiano per reverensia, ma lo
latte loro usano et lo loro servigio sichome lautre giente. Piovevi in cierti tempi.
La chondissione ìelli avitanti dindia è chotale. Li omini di quella regione sono ido-
latri et sensa leggle, jt sensa lettera, et sensa libri: anno alfabeto chol quale scrivono
suoi ragioni et orasioni uvero coniurasioni didoli, et non anno charta ma scriveno in foglie
dalbori, le quai sono chome foglie di palme; et non anno chonosciensia dalchuno pechato.
Case anno dellidoli, in dello quali sadorano quasi innogni ora, siche non si raunano
per andare ad adorare innalchuna ora, ma chatuno va ad adorare quando li piacie, et
adorano ad ognio parte (sic) in quelli loro idoli di die et di nocte: frequentemente vi apa-
rechiano ; di digiuni, feste, nò alchuno die da ghuardare non anno, né settimana, né mese.
In anno una volta solamente si maritano; et morendo lo marito, quella femina piò
non si marita; pechato charnale alloro non si reputa pechato, nò di dirlo non si ver-
ghogniano.
In delle parti marine sono molti saracini, et ànnovi grande forza. Infra terra pochi
christiani; et giudei va molti pochi et di pocho valore contra li christiani: et quelli che
anno nome di christianitade molto li perseghuitano.
Li morti loro non sepeliscieno, ma àrdenoli, et ad ardelli portano clion {strumenti et
chon chanti, avegnia chelli parenti del morto innaltri luoghi grandi dolori et ranchori
menano sichome lautra giente.
Este lindia regione grande, et sonvi piò r^ni et piò linghue: sonovi li omini asai
dimestichi et familiari et di poche parole et quasi chome omini di ville, et sono non apos-
tutto neri, uvero ulivigni, et monto bene formati, chosi le femine chome li omini: vanno
a piedi dischalsi et nudi, portando una tovaglia intorno alli membri verghognievoli ; li
gharsoni e le fanciulle in fino a Vili anni nulla chosa portano, ma chosi restieno nudi,
et vanno chome del ventre della madre stitteno. Barba non si radono ; molte volte lo die
(1) Neil' isola cioè di Ceylan.
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88 si lavano ; pane et vino non anno ; dell! nostri frutti che noi usiamo, pochi n niente anno ;
ma usano in cibo chotidiàno riso et pocho latte, et mangiono balordamente sichome porci,
cioè chon tutta la mano nvero pngnio, sensa chuchiaio; in del mangiare paiono magior-
mente porci, che omini.
La terra este monto sighura: scherani u robatori rade volte si trovano: pedagi molti
vi si paghano: artifici va pochi, però che larte et lartificio pocho vi vagliene et piciulo
luogho vanno; spade et choltella asai usano sichome noi: se veramente fanno battaglia,
in piciulla ora se ne spacciano, avegniachè loste sia grande ; inperciò che nudi vanno alla
battaglia chon sole spade et chon choltella: ae tra loro alchuni saracini soldanieri che
portano archi.
La chondissione del mare dindia è questo e in questo modo: che lo mare è molto
abondevole di pesci et peschavisi innalchuno luogho perle et pietre presiose: li porti vi
sono molti radi, et mali ; et deste da sapere che questo este lo mare mezano, uvero ocheano,
sie che da parte de merizo non si trova terra, se non isule : et in quello mare sono molte
isnle oltra dodici miglia, et molte di quelle sono abitate, et molte no: nàvichavisi daisse(l)
infine adormesse (2) et a quelle parte le quali si dicie che siano due miglia migliaia di
migliaia (sic), intra scielocho \^=z scirocco^ et levante; de Minabar (3) a Maabar (4) chontra
a tramontana ecc. migliaia; intra levante et ghrecho de Menahar a Gruigimencota (5)
altre ecc. migliaia: nàvichavisi intra ghrecho et tramontana; lo residuo non è veduto,
perciò non ne dicho. — Le piaggio del soprascritto mare : sono in mare innalchuno luogho
e. migliaia e piò, unde vi si teme che non ficano li legni in terra, et no vi si può navi-
chare sennò una volta lanno; perchè, dalla intrata daprile in fine alla fine dottobre,
li venti sono occidentali, siche ninno potrè (sic) navichare in verso occidente; et per lo
chontrario, cioè dal mese dottobre infine al marso, da mezo magio infine a la fine de
luglio, sono li venti si valorosi che le navi che in quello tenpo si trovano fuori delli porti,
launque vanno, sono tenuti disperati, et se champano è per ventura; unde in dallanno
passato peritteno piò che nave Ix, et in questo anno, in luoghi omnino vicini, vii.
Dellautre regioni non avemo novelle. Le loro nave sono molto fraile, distorte, senza
ferro, e senza chalchatura, et sono chucite chon fané sichome vestimento ; unde se lo filo
si ronpe innuno luogho, vaccio si rompe; unde ogni anno si rachonciano, una volta lo
meno, et piò se volo navichare. Et anno pure uno timone, fraile e sottile chome una taula
di larghessa duno ghonito (sic), in meso della poppa; et quando denno girare, chon grande
(1) Cosi nel codice: tdaisse». In Civezza. {Storia, cìt. VI. 313): «da Joaa fino ad
Ormisaa > . Ma è veramente una città o isola detta Isse, o non piuttosto un pronome (da
esse) che si riferirebbe alle isole ricordate? Il Montecorvino volle forse dirci che da esse
isole fino ad Armuz il mare è navigabile. Se poi Isse è un isola, non paia strano se gli
attribuiremo la cognizione della nota isola del Griappone lesso. Quaerendo dicimus.
(2) Ormesse = Ormuz nel golfo Persico.
(3) Minabar o Menabar o Minibar, è la nota costa del Malabar sul mare occidentale
dell' Indostan. — Cfr. P. Domenichelli Vita e viaggi del B. Odorico p. 307-13.
(4) Maabar o Mabar, fu cosi detta dagli antichi viaggiatori la regione o costa di Co-
romandel, sul mare orientale dell' Indostan; Maabar fu detta Sinché la, Maliapur o Meliapur
l'antica capitale del Coromandel, sulle cui rovine i Portoghesi fondarono S. Tomaso o S.
Tome, in memoria del santo Apostolo che vuoisi sepolto in cima d' un vicino monte. À una
lega di Maliapur sorge oggi vicina Madras, nuova capitale degli Inglesi. Da Maliapar dunque,
scrìveva la presente lettera il Montecorvino.
(5) Guigimencota lesse pure il P. Marcellino da Civezza (Storia cìt. VI. 314); il prof.
De Gubematis (Storia de' viaggiatori ital. p. 96) lesse invece: *■ Siu Simmoncota (\) l& cui
posizione geografica (dice) è ancora da determinarsi » . — Guigi-mencota potrebbe essere la
« Melianeota, che tra lor vuol dir città grande, la qual ha nove miglia di circuito», visitata
dal Conti nel Malabar? — Vedi il Conti nella cit. opera del De Gubematis (p. Ili e 174): ove
questi osserva che neppur gli riusci di riscontrare la Melianeota del Conti, e dubita vi sia
un errore d' amanuense.
SECOLO xm. 309
pena girano: et sello vento è potente non puonno girare. Vela anno una et uno alboro, 88
et sono vele di stuoie u di miserabile panno. Le funi sono di resti ; ànchoro anno poghi,
et non buoni marinai; unde molti pericholi vi chorrono, siche si dicie che, quelle nave
che vanno sane et salve, Dio le ghoverna, et lumano artificio pocho vi vale.
Iscritta fu questa lettera in Màbar cittade della provincia di Sitia dellindia di
sopra (1), die XX dicienbre, anno domìni MCCX. (sic!).
C. 1280 f ? — Fr. Thomas de Papia: — Gesta Imperatomm et Pontiflcum
(in Monum. Germ. Histor. Scriptores t. XXII p. 483-528, editore Ern. Ehreii-
feuchter, 1872).
Queste Gesta che l'editore meritamente attribuisce ad un Minorità di nome Tomaso (2), 89
senza però alcun fondamento lo disse di nazione toscano (natione crai tuscus), quando
invece vi sono fondate ragioni per attribuirle a frate Tomaso da Pavia lodato dal Salim-
bene. La semplice ragione che egli sia vissuto lunghi anni in Toscana e che della Toscana
ci dia abbondanti notizie, non crediamo bastare per dircelo toscano, o aretino come vor-
rebbe il Winkelmann (3) citato dal dotto editore. Tomaso abbonda anche di notizie su
Pavia, e a Pavia sappiamo aver egli passata la sua fanciullezza : « Huc usquc sunt po-
sita, ut audivi Papiae, dum adhuc puer essem, a senioribus terrae, qui temporibus illis
erant » (Gesta p. 504). Il Salimbene gli consacra una bella pagina che non possiamo
non premettere come biografìa di un Minorità che fu anche in Oriente:
«... Dominus Phylippus archiepiscopus Bavennas (4) ... volens mori in terra sua,
faciebat se portari in quodam lecto ligneo a viginti hominibus, decem et decem succeden-
tibus sibi ; et cum fuit Imolae, voluit esse in loco fratrura Minorum, et ego tunc temporis
habìtabam ibi; et totum refectorium concessimus sibi, et non fuit nobiscum nisi una die.
Cum autem esset Pistoni, misit prò fratre Thoma de Papia, qui erat notus et amicns
suus ab antiqnis diebus, et confessus est secum, et ordinavit bone cum eo de salute animae
suae ; et sic quievit in pace, sepultus in ecclesia fratrnm Minorum do Pistorio. Fuit frator
Thomas de Papia sanctus homo et bonus et magnus clericus, et lector in theologia Parmao
et Bononiae et Ferrariae multis annis : antiquus erat in Ordine fratrum Minorum, sapiens
et discretus, et vir boni et sani consilii: familiaris homo fuit, alacer, humilis atque be-
nignus et Deo devotus, et praedicator gratiosus atque sollemnis: multis annis minister
provincialis fuit in Tuscia : Chronicam magnam fecit ; quia multum abundabat et erat pro-
lixus : fecit etiam tractatum Sermonum ; fecit similiter magnum opus in theologia et multum
(1) Detta pure Indo-Scizia da alcuni geografi antichi.
(2) Lo Sbaralea (Supplem. p. 56 n. 335), che fu.il primo a descriverci il cod. di S. Croce,
oggi Laurenziano Chronicon Imperatorum et Roman. Pontificum, lo attribuì ad un Minorità
anonimo italiano — Il cod. Laurenziano PI. XXI, Cod. 5 n. 624, memb. di foli. 92, in due
colonne, diviso in Centuriae, e scritto da due mani verso la metà del sec. XIV, non porta
nome d'autore. L'altro di Parigi, memb. lat. n. 6818, in grande formato, del sec. XIII, in
due colonne, tutto di una mano, contiene le 6re«to entro i foli. 111-178, col nome dell'autore:
CHRO THO, cioè Chronicon Thomae, diviso l' argomento in capitoli o tesi. Consta, né l' uno
né r altro esser autografo di Tomaso. L' editore Ehrenfeuchter, nel darci il testo delle Gosfu
su questi due soli codd. a lui noti, omise tutta quasi la parte antica che Tomaso verbal-
mente copiò da autori troppo noti. Nel Potthast {BibltotJi. med. aevi t. II p. 1065 e 1066)
troviamo registrati altri due codd. delle Gesta: Paris Nazion. sec. XIV n. 6815. 6, e Londra
Mus. Brit. Karl, sec, XIV n. 3723 (-1266); 3775. 4.
(3) In Forschungen zur Deutsch. Geschichte IX p. 450.
(4) Filippo (Fontana) arcivescovo di Ravenna dal 1251 in poi, mori verso il luglio del
1268; cfr. Eubel Hierarch. t. I p. 436.
310 BIBLIOTECA
89 diffasum, quod prò sui magnitudine Bovem appellavit : provinciam Tusciae ad bonos mores
reduxit: multum fuit amicus meus, quia multis annis in conventu Ferrariensi habitavi
cura eo (1): cuius anima per misericordiam Dei requiescat in pace, amen (2)».
Altre notizie di Tomaso le abbiamo dalle sue Gesta e da qualche altra memoria.
Nel 1245 lo vediamo in Francia al Concilio di Lione : « Haec verissima esse scio,
sicut qui interfui ipsi concilio et socius eram vicarii generalis ministri orcUnis Mino-
rum (3), qui suum sigillum apposuit et privilegia legi diligenter audivit » (p. 492).
Nel 1253, sappiamo da lui stesso che era in Romania, ossia in Grecia, o meglio a
dire in Oriente; senza però dirci in che carica e per quanto tempo vi si fosse fermato.
Sembra che qualche tempo prima del 1258, o in quest'anno, Tomaso fosse già Mi-
nistro provinciale della Toscana, quando il b. frate Stefano a lui attuale provinciale fece
il racconto delle stimmate di S. Francesco (4). Secondo il Terrinca: «P. Thomas Papiensis
hanc provinciam regehat circa an. 1260 (5) » ; e tenne questa carica « multis annis »
come abbiamo dal citato Salimbene, e forse sino al 1279 quando gli succedette nel pro-
vincialato il P. Filippo da Perugia (6).
Dal 1260 fino al 1270 lo troviamo quasi sempre in Toscana. Nel 1260, Tomaso
stesso ci dice che ei fa presente alla fratricida battaglia di Monte Aperto (p. 518) che
sappiamo combattuta fra i Ghibellini di Siena e i Guelfi di Firenze, nella quale prese
parte anche Dante Alighieri. Nel 1267 Tomaso accompagnava re Carlo di Sicilia nella
spedizione per la Toscana; fu per qualche tempo colla sua corte, e forse lo accompagnò
al ritorno nelle Puglie (p. 520 e seg.). L'anno seguente (circa il 20 ag. 1268), pochi
giorni prima della sconfìtta di Corradino, Tomaso, senza nominarsi, chiaramente però ci
fa capire che egli fu uno de' due Minoriti che si recarono alla corte di Napoli messaggeri
allo stesso re Carlo di negozi importanti. In questa occasione re Carlo volle esser infor-
mato che ne era del celebre frate Benedetto di Arezzo (7).
Tomaso stesso ebbe a provare lo spirito profetico di Benedetto, come si ha nella vita
del beato scritta dall'aretino Nanni (8) e nelle conformità del Pisano (9). Questo è tutto
quanto sappiamo della vita del nostro cronista.
Tomaso da Pavia compilava questa sua Cronaca nel 1278 e 79 (10), dopo aver per-
corsa tutta l'Italia, parte dell'Oriente, e visitate la Francia, la Germania, la Boemia e
(1) Salimbene [Chron. p. 90 e 159-60) dice di sé che abitò nel convento di Ferrara dagli
ultimi del 1249 per sette anni continui, occupato a scrivere varie cronache.
(2) Salimbene Chron. p. 217-18, ove parla di ambedue questi personaggi per incidenza.
(3) Vicario in detto Concilio del generale frate Crescenzio, sappiamo ora di certo che
fu frate Bonaventura d'Iseo; cfr. Sabatier Opuscvl-es t. I p. 119-20, e ibid. la giunta a p. 134.
In oltre veggasi Bongars Gesta Dei p. 1195, ove si ha per esteso una bolla papale che con-
ferma i privilegi del re d'Ungheria, firmata anche da frate Bonaventura come vicario del
Ministro generale. — Vedi sopra pag. 223 nota 3».
(4) Papini Etruria francescana (Siena 1797) p. 8 n. 7. — Cfr. Wadding, Annalea t. IV
p. 92 n. 9, sub an. 1268.
(5) Terrinca Theatrum Etrusco-Minoriticum, p. 31.
(6) Terrinca Theatrum, cit. p. 31.
(7) Da noi illustrato più sopra al n. 36 della presente Biblioteca.
(8) Vedi sopra al n. 36 p. 141-42.
(9) Conform. 8% fol. 56 r. ed. 1513 — Vedi sopra a p. 148.
(10) E come egregiamente prova il eh. editore Ehrenfeucbter, fu compilata da Tomaso
ormai vecchio nel 1278 e 79; anzi « statuendum erit, eum uno quasi impetu eodemque tem-
pore, certo ante obitum Caroli I Siciliae regis (f 1285), probabiliter ipso anno 1279 totam
SECOLO xm. 311
la Dalmazia. Peccato che in questa Cronaca egli non ci racconti nulla del suo viaggio in
Oriente, e sorvoli i fatti celebri occorsi nel suo tempo in quello regioni. Il racconto che
egli ci fa delle gesta de' Crociati e Saraceni in Oriente, 6 tutta roba tolta verbalmente
dall'opera di Guglielmo di Tiro, e ben poco o nulla aggiunge del suo. Curioso è soltanto
un lungo capitolo. De Mahumet et quo tempore et quomodo ad dominium venit (p. 492-94),
che egli riprodusse da un antiquissimo libro trovato nella sacrestia d' una chiesa di Bo-
logna.
Quando morì il nostro Tomaso? L' Ehrenfeuchter non avendolo identificato col frate
Tomaso di Pavia celebrato dal Salimbene, nulla seppe dirci della vita di lui, e ben poche
notizie ricavò dalla sua cronaca a suo riguardo. Saviamente però il doito editore osserva che,
quando Tomaso scriveva nel 1279, tunc grandaevus erat, e nuli' altro. Ora, il Salimbene,
che stendeva nel 1284 il periodo storico che abbraccia i fatti da esso narrati sotto l' anno
1250 (1), quivi per incidenza parla di Filippo arciv. di Eavenna e di frate Tomaso da
Pavia e li dice ambo morti; abbiamo quindi un indizio certo che Tomaso nel giugno del
1284 non viveva più. Da ciò pure, risulta vie più certo, quello che già acutamente con-
getturò il dotto editore di Tomaso, che cioè, i pochi cenni della cronaca ove trattasi di
fatti occorsi nel 1285 e 1297, sono giunte di mano posteriore.
Ora ci sia lecito formulare un dubbio, che crediamo fondato. I codici Laurenziano e
Parigino, contengon eglino tutta la cronaca di Tomaso, o non ne scrisse anche una più
ampia ricordata dal Salimbene, come quegli che la disse Chronicam magnani fecit, quia
muUum abundabat et erat prolixus? Y&n^ Ta%ìom ci persuaderebbero che la cronaca
quale l' abbiamo nei due suddetti codd. non sia quella a cui alluse il Salimbene, e quindi
i detti codd. non conterrebbero che un compendio della Chronica magna, ossia una seconda
cronaca o compilazione fatta più tardi da Tomaso stesso. E le ragioni sarebbero, che cioè,
in nessuno dei due codd. abbiamo l'autografo di Tomaso, e che ambo dipendono da uno
stesso codice archetipo, come lo dice anche il dotto editore Ehrenfeuchter. Il cod. Lauren-
ziano, che vedemmo in Firenze, è diviso in centuriae, laddove il cod. Parigino è ridotto
in capitoli 0 tesi: il che evidentemente mostra due amanuensi o compilatori differenti nella
forma. — Inoltre, Tomaso, come abbiamo notato, compilava queste Gesta quando era già
vecchio, entro gli anni 1278-79, ossia qualche anno prima della sua morte, avvenuta verso
il 1280, poiché il racconto non passa l'anno 1279; ora, stando al Salimbene, queste Gesta,
e pel tempo impiegato nel compilarle, e per la mole non grande dell'opera, non posson
dirsi Chronica magna, né Tomaso poteva esser tacciato per queste Gesta come multum
abundabat et prolixus. Le Gesta di Tomaso, specialmente nella storia antica, e per mole
e per prolissità, non superano certo il Chronicon del suo censore Salimbene. E tanto più
che Tomaso preavvisa nelle sue Gesta che « brev^itatem ac proUxitatem devitare cupimus, eo
quod brevitas nimia nubilum obscuritatis inducit et famem desideriumque sciendi non minuit,
sed incendit...; et ipsa proliiitas nimia, debito moderamine non frenata, fastidium logen-
tibus saepe parit... Nos ergo inter paucum et nimium, via media incedontes, et dicemus
utilia, quantum expedire videbimns, et superflua relinquemus. Nam nimia brevitate sunt
usi plerique, qui cronicas conscripserunt, sed prolixitatis vitium ut plurimum incurrerunt.
opus scripgisse » (p. 484). Tomaso ricorda virente re Carlo il quale < usque nunc in Sicilia
regnai, acilicet 1278, mense novembris die mensis 20 in /etto Helisabet » (fol. 152 del cod.
Parig.).
(1) Cfif. Chron. ed. Parmae, p. 212: * agitar nunc annua 1284, in vigilia b. lohannis
BapUatae, cura scribimu» ista » ; e quattro pagine dopo (p. 217) parla dell' arciv. Filippa e
di frate Tomaso sotto l' anno 1250.
312 BIBLIOTECA
89 qui conscripserant historias » (p. 490). — Crediamo dunque a due compilazioni di Tomaso;
0 queste Gesta per noi non sarebbero che un' opera diversa o un compendio della sua
Chronica magna ricordata dal Salimbene.
Un cod. membranaceo S. Antonii de Urbe, del secolo XIV (1) contiene un lungo
brano di quattro colonne sulla vita di frate Stefano compagno di S. Francesco ; brano che
il coù. attribuisce a frate Tomaso da Pavia Ministro provinciale in Toscana, e che cre-
diamo lo abbia egli estratto da qualche cronaca di Tomaso oggi a noi sconosciuta. Questo
racconto di Tomaso sulla vita di frate Stefano occupa nel citato cod. i fogli 58 v. 2. —
59 V. 2., in parte conosciuto dal Mariano e dal Waddingo (2), fu da noi riportato per esteso
più sopra, sotto il n. 34 a p. 127-28.
1282 — Fr. Matteo Vicario del Ministro provinciale di T. S,, Pr. Giacomo
dì Antiochia guardiano del convento de'PF. Minori di IVipoli, e fr. Ugo Minorità
vescovo di Gibelet in Sìria, trovansi presentì in un processo tra i Tenìplàri e il prin-
cipe di Antiochia (3).
1284 — Minoriti e Domenicam venuti dall' Oriente. — < Item millesimo
supraposito (1284) alii insonuerunt rumores. Dicunt enim veridici relatores, qui de
ultramarinis partibus nuper venerunt, scìlicet fratres Minores et Praedicatores, Inter
Tartaros et Saracenos foro factam maximam novitatem. Ajunt enim qnod filius Begis
tartarorum defuncti surrexit in praelinm centra patruum, qui regnabat, et adhaeserat
saracenis, et occidit eum, et saracenorum multitudinem nimiam interfecit: insuper
mandavit Soldano Babjloniae ut fngiat in Aegiptum: alioquin occidet eum, si eum
ceperit, cura veniret ad partes suas, ad quas intendit festinanter venire: proponit
enim, ut dicitur, esse in sabbato sancto in Hierusalem, et, si viderit ignem descen-
dentem de coelo, ut asserunt christiani, promittit se occisurum omnes agarenos quos
poterit invenire. Nam, antequam iret ad praclium jam praefatum cnm georgiauis et
ceteris christianis, quibus adhaesit, fecit fieri monetam, et ex una parte sepulchrum,
et ex alia litteras continentes: In nomine Patris et Filii et Spiritiis saneti; fecit
etiam vexilla et arma crucis signaculo insigniri, et in Crucifixi nomine de sara-
cenis et tartaris sibi contrariis duplicem stragem fecit. Hoc autem audientes Sol-
danus Babyloniae et àgafeni sibi subjecti, qui festinabant in adjutorium tartarorum,
recesserunt, velociter fugiendo, ne et ipsi male perirent eum inimicantibus christianis.
Explicit» (Salimb. Chron. p. 308). — Cfr. Tournebize Hist. polit. et reUg. del' Ar-
menie in Èevue de V Orient Chrétien An. 1905, p. 370.
1286 — Pr. GelebertO Custode de* Frati Minori in Siria.
90 Frate Geleberto, Custode della Custodia di Siria o della Terra Santa (4), risiedeva
probabilmente nel gran convento di Acri, come risulterebbe da un documento di quei
tempi (5). — Geleberto fu presente con altri Minoriti ad una convenzione conchiusa tra
(1) È una miscela preziosa sulla vita di S. Francesco, e de' suoi compagni ecc., compilata
su antiche memorie, ed è tra i codd. S. Antonii de Urbe, in parte illustrato dal P. Lemmeng
O. F. M. nei Documenta antiqua franeiscana III p. 72-73.
(2) Annales t. IV p. 92, an. 1258 n. 9.
(3) Vedi Mas Latrie Hist. de Chypre t. Ili p. 662-67, e p. 673 n. 1. — C£p. nostra Serie
cronologica de' Superiori di T. S. num. 10.
(4) Come sappiamo, la Provincia di Terra Santa si suddivideva in due Custodie, una
di Siria e una di Cipro, con proprii Custodi residenti in uno dei conventi principali della
rispettiva Custodia, e ambo dipendenti dal Ministro Provinciale di Terra Santa o di Sìria.
(5) Cfr. Bohricht Sgria sacra in ZeUschr. des Deuisch. Paiaest. Verein» t. X p. 22.
SECOLO xm. 313
Enrico II re dì Cipro e di Gerosalemme e i militi del re di Francia. Nel documento redatto OC
dalle due parti egli è detto « Gelébertus Custos Minorum (1) » .
1286 f — Albertus Milioli 3^ Ord. S. Frane: -— i. Liber de temporibiis
et aetatibus ab an. 1-1286. — Memoriale Potestatum civitatis Reglnae
1154-1286. — Oontinuatio Begrina 1285-1290. — G-esta obsidionis Damiatae :
1218 mai. -1219 nov. 5. — 2. Chronica Imperatonim Latinorum et Grae-
oorum, et Regum Longrobardorum et alianun nationTim, usque ad an. 1213.
— Et additamenta varia.
Alberto Milioli, cronista ^n qui sconosciuto, e perchè appartenente al terz^ Ordine 91
nostro e perchè abbondante compilatore di memorie sull'Oriente, merita alcuni cenni in
questa nostra biblioteca, cenni che riassumiamo dalla lunga e dotta prefazione che il eh.
Holder-Egger premise alle suddette opere del Milioli, edite recentemente e quasi integra-
mente (2) con impareggiabile erudizione nei Monumenta Germaniae historica, Scriptorum
t. XXXI, praef. pp. 235-352, e testo pp. 353-668 (Hannover et Lipsiae 1903).
Alberto, figlio di Grerardo Milioli, nacque verosimilmente non molto prima del 1220,
cioè contemporaneamente a frate Salimbene (nato 1221), poi suo amico, suo confessore e
suo maestro in religione e in istoria. Nel 1242 lo vediamo in officio di sacri palatiinó-
iarius in Beggio d'Emilia sua patria. Per ordine del Podestà di Beg^io, dal 1265 sino
quasi al 1273, egli raccolse ed ordinò in bella forma oltre quattordici libri degli statuti
della città, tutt'oggi conservati in quell'archivio di Stato. Alcuni anni dopo il 1273, la-
sciato forse l' officio di notaro, diedesi Alberto a compilare cronache e le memorie di sua
patria. In questo frattempo egli conobbe il nostro ormai celebre frate Salimbene degli
Adami che nel 1281 era venuto di &miglia nel convento di Beggio e dal quale si ebbe
non pochi incoraggiamenti e materiali pel lavoro.
n eh. critico Alfredo Dove (3) che egregiamente illustrò il cronicon di Salimbene e
utilizzò i manoscritti del Milioli (che egli non conosceva di nome), li giudicò lavoro di un
Minorità. L' Holder-Egger però nega che il Milioli in età^axanzata siasi fettto mai Mino-
rità, ma concede come probabile che egli fosse ascritto al terz' Ordine di S. Francesco,
come quegli che mensilmente, secondo il prescritto della regola, e puntualmente si confes-
sava dal suo intimo e amico frate Salimbene. E là, ove Alberto sembra parli come fosse
Minorità (p. 567-68), consta non essere cbe un brano della cronaca del Salimbene che
egli abbondantemente ricopiò nella sua. Checché ne sia, « il pio e buon * Alberto lasciava
questa vita e l'amico Salimbene verso la fine del 1286, come si congettura; che certo
dopo il 1287 egli non viveva più.
Ora diamo qualche cenno della sua opera « opus mirum et monstruosum » come la
qualifica il dotto critico editore (p. 336); che, Alberto *stupendae simpUcitatis fuit, rudis,
Unguae lati/noe ignarus», e quindi *qualis auctor, tale opus eius » (p. 338).
(1) Cfìr. Mas Latria Hiatoire de Chypre t. Ili p. 671. — E qui intendiamo annullata
tutta la nota che trovasi nella nostra Serie cronol. de' Superiori sotto il num. 11 a p. 7, a
proposito di un certo fr. Giacomo che fu realmente Ministro provinciale circa il 1290 come
vedremo a suo luogo.
(2) Il dotto editore credè bene di lasciare nell' oblio il Librum ponUficalem pieno di
mende e già edito nella cronaca di Giovanni de Deo (ibid. p. 301-324) e del quale si è
servito Alberto.
(3) Die Doppelchromìeon von Beggio und die Q,tieUen Salimbene' s; Lipsia 1878.
314 BIBLIOTECA
Tanta semplicità però e rozzezza non offese punto l' ingenuità e la sinceHtà di Alberto
fedele compilatore, alla diligenza del quale oggi la critica deve, come al Salimbene,
buona parte del testo puro della cronaca maggiore di Sicardo, che dicesi smarrita (1), e
che egli si ebbe dall'amico Salimbene, si da schiarirci oggi non poco le fonti antiche e
recenti d'onde attinse, e che ora si conoscono e giudicano meglio. Ad Alberto in modo
particolare dobbiamo il lungo periodo di anni 1-1167 contenuto nel racconto che si la-
menta perduto della Cronaca Sicardo-Salimbeniana, come egregiamente provò il citato A.
Dove (2), e pienamente consente l' editore di Alberto (3).
Salimbene, come viensi ora a sapere di certo, aveva rifuso nella sua cronaca grande
quasi tutto il testo di Sicardo, specialmente la cronaca maggiore di lui, oggi desiderata;
e siccome per maggior sfortuna, i primi 207 fogli del cod. Vaticano che contenevano il rac-
conto di Salimbene sino al 1167, andarono anch'essi miseramente perduti, così dobbiamo
ad Alberto le reliquie di questa parte perduta del prezioso cronicon Sicardo-Salimbeniano
dal quale egli copiò ed inseri, prima alcuni brani, nei margini del suo Liber de tempo-
ribus, e poi rifuse compilando con esso la massima parte della sua Chronica Impera-
torum (4). « Edimus, dice l' Holder, Sicardi chronicam quae extat, sed libros Alberti
MilioU et fratris Salimbene adhibuimus ad illius textum restituendum » (p. 76).
Ma anche gli Orientalisti dovran esser grati all'ingenuo compilatore Alberto, so non
altro per averci conservato due nuovi cimeli, uno leggendario e l'altro storico riguar-
danti r Oriente. — Il primo è la leggenda De vindicta passionis Jesu Christi facta
super ludaeos ab imperatoribus Tito et Vespasiano in civitate Jerusalem, inserita da
Alberto al cap. Ili del suo Liber de Temporibus (a p. 373-79), e che per forma o
compilazione differisce dai testi noti e pubblicati dal Tischendorf (5). — La seconda
operetta, tutta storica e di somma importanza per la storia delle crociate, è un nuovo
testo, 0 a meglio dire una nuova compilazione delle famose Gesta obsidionis Damiatae
1218-1219.
Delle G«sta obsidionis Damiatae, sulle quali c'interessa formarci un tantino, si
conoscono fin qui cinqm differenti testi o compilazioni, tutte e cinque del sec. XIII, una
sola perduta cioè il testo originale, e le altre quattro ora le abbiamo collettivamente e
(1) Il testo della cronaca universale di Sicardo ricostruito dall' Holder- Egger deve senza
dubbio avvicinarsi assai al testo originale oggi perduto. Van Ortroy ÌD'Analecta BoUandiana
t. XXII, p. 358.
(2) Doppelchronikon, p. 79-109.
(3) Praef. p. 75: il quale anche ammette, di più che, oltre- il cronicon Sicardo-Salimbe-
niano, Alberto usò in alcuni luoghi il testo puro di Sicardo datogli dal Salimbene.
(4) Il Muratori giudicando questa Chronica Imperatorum (che a noi piacerebbe chiamare
Sicardo-Salìmbene-Albertìna) opera di Sicardo con giunte altrui, la pubblicò nei Scriptores
rerum italic. t. VII, col. 529-626 (d' onde passò poi nel Migne Patr. Lai. t. 213 col. 437-540)
€resectÌ8 quae nativitatem Christi praecedunt, e codicibus biblioteca^ Vmdobonerm et Extenn • ,
ma eoa non poche mende e mutilazioni. Poi {ib. t. Vili col. 1073-1174) pubblicò come ano-
nimo anche il Memoriale potestatum Regienaium del nostro Alberto, che altri credettero di
attribuire al Salimbene perché vi scorsero lunghi brani del suo Cbronicon, come il Balzani
{Le Cronache italiane nel medio Evo, Milano Hoepli 1884 p. 249) e il dotto Tabarrini {Studi
di critica storia p. 87), e prima di loro l' eruditissimo P. AflFò Ord. Min.
(5) Evangelia apocryphà ed. 2 (Lipsiac 1885) p. 471-86; e cfr. p. CXXXII s. — Vedi
un bel lavoro con un testo italiano, edito dal giovane Mich. 0. Tirrito sotto la direzione
del eh. prof. Guido Mazzoni che lo pubblicò nelle pregiate sue Esercitazioni sulla letteratura
religiosa in Italia nei sec. XIII e XIV, Firenze, Alfìini 1905, p. 301-342.
SECOLO xin. 315
con più severa critica edite dall' Holder-Egger nel 31 volume dei citati Monumenta Ger-
manìae historica.
1" Il primo testo ufficiale, compilato senza dubbio giorno per giorno da uno del clero
italiano che segui il Card. Pelagio all' assedio di Damiata, oggi lo si crede perduto, e non
lo si riconosce che nei brani più o meno fedelmente riprodotti dai quattro seguenti com-
pilatori, che lo rimaneggiarono e rifusero nelle loro singole relazioni con giunte più o meno
abbondanti ricavate da altre memorie. Consta che tutti e quattro ebbero sott' occhio e per
guida questo primo testo ufi&ciale oggi smarrito.
2" Il secondo testo, che l' Holder-Egger vuole sia compilazione di un autore svevo
0 tedesco del secolo XIII (1), ha per titolo Liber Duelli christiani in ohsidione Damiatae
exacti: mai. 1218-1220 fébr. (nei cit. M. G. H. t. 31 p. 675-705 occupa le pagine a
destra). Dal tenore del testo (cfr. cap. 4 e 17 pp. 681 e 699) l'autore fu certo presento
all'assèdio, o verosimilmente egli fu uno del clero tedesco; e senza dubbio ebbe sotf occhio
il primo testo originale da lui rifatto in miglior forma latina e continuato sino ai fatti
de' 2 febbraio 1220.
3» Il terzo testo, col titolo di Gesta obsidionis Damiatae mai. 1218-1220 febr. 2
(in cit. M. G. H. p. 674-704, occupa le pagine a sinistra) è d'un tale che si dice sa-
cerdote Joannes de Tulbio (da Tolve di Potenza) che non si sa se fu autore o copista
delle Gesta, e se "fu o non fu presente ai fatti; poiché egli non fa che inserire nel suo,
brani del testo primo ufficiale perduto, mutandolo in alcuni punti, trasponendo, corrom-
pendo, omettendo fatti, e poche cose aggiungendo. Egli segue il secondo testo, il Liber
duelli, e come questo termina il suo racconto il 2 feb. 1220 (2).
4'* Il quarto testo, collo stesso titolo di Gesta obsidionis Damiatae : mai. 1218-1219
nov. 5 (in cit. M. G. E. p. 463-503 nelle pagine a destra) viene attribuito al notaio
piacentino Giovanni Codagnello noto compilatore del Chronicon Placentinum ab an. 1012
usque ad an. 1235, il quale non sappiamo se fa, e verosimilmente non fu presente all' as-
sedio (3). Fra tutti i compilatori delle Gesta, Codagnello « infimus tenendus est », come
quegli che colla sua solita vana verbosità aumentò, esagerò, corruppe e con finti racconti
adulterò il puro testo del primo autore italiano. Quindi non è da credergli ciecamente là
ove non concorda con gli altri compilatori o con altre fonti. Egli termina le sue Gesta
ai 5 nov. 1219, il che sarebbe un argomento che egli non ebbe il testo de' due precedenti,
ma il testo primitivo del chierico Italiano e qualche altra relazione, seppure non vogliamo
congetturare col Huillard-Bréholles che il testo Codagnelliano provenga dal seguente testo
Albertino, congettura che non piacerebbe ai dotti critici Holder e Rohricht che dan la pre-
cedenza di tempo al testo Codagnello.
ò" Il quinto testo intitolato pure Gesta obsidionis Damiatae, mai. 1218-1219 nov. 5,
(in cit. M. G. H. p. 462-502 nelle pagine a sinistra) è, come vuole l' Holder-Egger, tutta
compilazione del nostro Alberto Milioli, perchè da esso inserito nei cap. 219-220 del suo
(1) Lo stesso giudica il eh. R. Rohricht: Quinti belli sacri scriptores minoì'es t^.'KXWW,
ove a pp. 141-66 ci pubblica il Liber Duelli dallo stesso cod. di Heidelberg segnato Salem
g. 29, ma con minor cura dell' Holder.
(2) Il testo del da Tolve fu pubblicato per la prima volta dal cit. Rohricht Quinti belli etc.
(Genevae 1879) p. 117-40 dallo stesso cod. Harleiano n. 108 del Museo Britannico, ma da
una copia non troppo fedele.
(3) Huillard-Bréholles Clironicon Placentinum (Paris 1856) Pref. p. XVH-XX, crede
che queste Gesta furono aggiunte dal copista al cod. della Cronaca di Codagnello, e perciò
316 BIBLIOTECA
01 Liber de temporibus, o più precisamente nella seconda parte di questo Liber che ha per
titolo Memoriale Potestatum civitatis Beginae ab an. 1154-1286, dandogli il luogo dopo
l'anno 1219 di esso Memoriale (1) . Secondo lo deduzioni più o meno fondate dell' Holder-
Egger, Alberto avrebbe avuto tra le mani un altro testo sconosciuto e perduto, cioè una
seconda relazione originale che riassumeva in sé oltre il testo della prima ufficiale molte
altre notizie assai, tutte serie e notevolissime e degne di fede, perchè confermateci da Oli-
vero e dall' autore fragmenti Provincialis, sì da dover facilmente credere a tutto il resto
del racconto che l' autore, pure italiano, avrebbe compilato sotto Damiata. Ora questa re-
lazione, che noi diremmo seconda (e perduta come la primu ufficiale), sarebbe stata da
Alberto inettamente rimpastata e confusa col testo Codagnelliano, senza badar tanto
all'ordino e serie de' fatti distinti. Utinam Albertus Milioli (conclude l'editore) hunc li-
iellum deperditum scriptoris itali integrum descripsisset ! Sed grates ei agimus, quod
auctor inscitus partes huius haud parvas satis fideliter, etsi negligenter, descriptas ser-
vaverit, et quod magnas partes libelli Codagnelliani ex codice bono exscripserit, ex quo
cvenit, ut eius ope multa menda codicis nostri Parisini (Codagnelli) tollere potuimus »
(p. 673). Il testo quindi di Alberto è il ^iù abbondante e più minuto degli altri compi-
latori, come quello che contiene in sé e la prima relazione ufficiale comune a tutti, e buona
parte della mentovata seconda relazione posseduta dal solo Alberto; e termina il racconto
col Codagnello ai 5 nov. 1219 (2).
In ultimo, senza pregiudicare al merito di Alberto, né contradire il giudizio del eh.
Holder-Egger e di altri, ci sia lecito porre un quesito. È poi certo che si debba tutta ad
Alberto la compilazione di queste Gesta che egli inserì, quasi fuor di luogo e scopo, nel
suo Memoriale Potestatum civitatis Beginae? Il eh, Alfredo Dove (3), cui pienamente
consente il dotto editore di Alberto (4), provò ad evidenza che Alberto non fece che rac-
cogliere, copiare ed ordinare in un corpo tutta la parte del Memoriale dal 1154 sino al
1273, composta già da altri cronisti di Reggio, e che lui non compose realmente che la
sola parte contenuta tra gli anni 1273-1281. Ora le Gesta appunto entrano, e senza al-
cuna ragione, nel periodo del 1219, tra le memorie cioè da Alberto raccolte, ma non da
esso composte. Quindi, siccome sappiamo che Alberto usufruì del materiale datogli da frate
Salimbene e dalla Cronica di lui copiò e se ne servì abbondantemente (5) ; non senza qualche
fondamento possiamo avanzare una nostra idea ed attribuire al Salimbene almeno la pa-
ternità del testo della seconda compilazione, oggi perduta, e da Alberto usata e rimaneg-
giata col testo di Codagnello. Checché ne sia, per ora dobbiamo ad Alberto uno dei più
preziosi monumenti della storia delle Crociate.
(1) Questo Memormle colle unite Gesta obs. Pamiatae furono pubblicate per la prima
volta dal Muratori Script, rer. ital. t. Vili col. 1071-1180, ma con molte mende ed omis-
sioni, e gìudicoUe opera d'un Minorità.
(2) Dall' intimità che vi é tra il testo Albertino e quello di Codagnello, fu indotto senza
dubbio il eh. Ròhricbt a rifondere i due testi in uno e pubblicarli in Quinti belli sacri seri-
ptores minorcs p. 71-115, preferendo or l' uno or l' altro, e ponendo in nota le varianti ; modo
che non piacque ad alcuni critici tra i quali l'Holder, e ben a ragione.
(3) Op. cit. p. 68-85 ap. Holder-Egger M. G. H. p. 346.
(4) Praef. p. 338 e 346.
(5) Oltre quanto abbiamo detto più sopra, Alberto trascrisse nella sua opera tutta la
parte del 1281-84 che nel ms. dì Salimbene corrisponde ai foli. 420 438; cosi pure, giudica
r Holder-Egger, son brani di Salimbene le vite di Niccolò III e di Martino V che Alberto
inserì nei cap. 290, 298, e tanta altra parte che tratta dei Minori e dei fatti d'Oriente.
SECOLO xm. 317
1287 — Pr. Salimbene de Adaan (1221-1200?): — Chronica fratria Saiim-
bene Parmensis Ordinis Minorum, ex Codice Bibliothecae Vaticanae ntinc
prìmum edita. (Parmae, Fiaccadori 1857).
* Un volume in 4" di pp. XIV-424 (1). — In attesa djella nnova, complela e critica
edizione del cod. Vaticano unico e- autografo (lat. n. 7260 sec. XIII) della cronica Salim-
beniana promessaci dal eh. Holder-Egger pel 32" tomo de' Monumenta Germaniae histo-
rica, siamo costretti di servirci per ora della meschina e monca edizione del Fiaccadori,
curata con mediocre cura dalla società editrice de' Monumenta ad provincias Parmensem
et Placentinam pertìnentia, contenta di pubblicare la meschina copia che dal cod. Vaticano
ricavò l'abate Amati sotto la guida di Mons. Gaetano Marini. Gli editori giustamente si
lagnano che il Marini avesse riputato inutile trascrivere dal cod. Vaticano « alcuni trat-
tatelli, dei quali la cronaca ne porge intitolazioni valevoli a suscitare i nostri e desideri
e lamenti, parecchie canzoni popolari e satire, ed altro ; il che tutto avrebbe valso almeno
a vieppiù dichiarare lo spirito de' tempi intorno a cui la Cronaca stessa si aggira. Ciò
nulla meno, la Dio mercè, tanto ne rimane da renderla uno stupendo monumento». Ma
questo veramente stupendo monumento lo giudicheranno i dotti quando uscirà completo nei
citati Monum. Germaniae corredato, come ne siam certi, di critica imparziale, e con nuovi
dati bio-bibliografici su Salimbene che oggi ignoriamo (2).
Per noi il Salimbene è una delle più antiche e più abbondanti fonti storiche per
r Oriente, come quegli che ci lasciò belle pagine sulla vita di molti francescani missionari
in Terra Santa e nel resto dell' Oriente (3) ; ed è perciò che diamo qui alcuni cenni della
sua vita e specialmente delle sue opere, che fino ad oggi tutte (salvo parte della sua
grande cronaca) sono 0 sepolte nell'oblio 0 disgraziatamente perdute! — Ma si domanderà:
fu, 0 non fu egli mai in Oriente ? Egli non ce lo dice chiaramente, né sappiamo se nelle
altre sue tre cronache perdute, accenni 0 no a qualche suo viaggio in quelle regioni, che
dovevano certamente solleticare la mente sua irrequieta e desiosa di vedere, conoscere
e prender nota di persone e cose da esso illustrate. Qualche tempo prima del 1247, quando
egli aveva appena compiti i cinque lustri, frate Enrico da Pisa Ministro provinciale della
Grecia e di Terra Santa, suo grande amico, gli aveva ottenuta 1' obbedienza di seguirlo
in Oriente; ma morto lui, non vi andò: «Frater Henricus Pisanus intimus meus amicus...
longe plus me dillgebat quam germanum et proprium fratrem. Hic factus Ministcr in
(1) Carlo Cantarelli ne diede una versione italiana Cronaca di fra Salimbene Parmi-
giano... corredata di note e di un ampio indice per matei'ie (l'arma, lìattei 1882, due voi.
in 8" picc. di pp. XV-3-49 e 370). « Infelice traduzione » è detta dal Nevati nel Giornale Sto-
rico della lett. ital. I (1884) 409.
(2) Dopo aver compilato questo articolo sul Salimbene, il eh. Holder-Egger con animo
squisitamente gentile regalava al nostro Collegio di Quaracchi le desiderate primizie del suo
dotto lavoro, la prima parte cioè della Cronaca Salimbeniana, testé appena terminata ma
non ancora pubblicata. Il bel volume in 4° di pp. 1-360 contiene integri e senza lacune tutti
i primi 208a-359b fogli dell'originale Vaticano, cioè sino a circa il 1250 iniziato, parte
che neir ediz. del Fiaccadori corrisponderebbe alle pp. 1-176, oltre il liber de Praelafo che
il vecchio editore volle rilegare in calce della sua ediz. a p. 401-14. L' Holder-Egger ci fe
sperare che la seconda parte del suo lavoro, di maggior mole, uscirà nel venturo anno 1907.
(3) Belle ed importanti pagine che noi sempre riproducemmo corredate di note, dispo-
nendole sotto il loro rispettivo anno in questa Biblioteca.
318 BIBLIOTECA
92 Graeda, quae est provincia Bomaniae, mihi ohedientialem Utteram dedit, per quam
possem, si mihi piacerei, ire ad eum et esse de provincia sua, cum quocumque socio vo-
luissem. Insuper et promisit mihi Bibliam se daturum et alios libros multos. Sed non
ivi quia eodem anno, quo pervenit illuc, uUimum diem clausit. Obiit autem in quodam
provinciali capitulo celebrato Corinthi, in quo loco sepultus requievit in pace» {Chron.
p. 67). Né sappiamo se più tardi vi si recò. Un sospetto ne avremmo là ove, nella stessa
cronaca, parlando della grotta di Santa Maria Maddalena da lui visitata presso Marsiglia
vi notò una sorgente che egli dice formata «ad modum fontis Siloe» (p. 292). Come egli
appella alla celebre fontana di Gerusalemme ? Questo però, nulla proverebbe in proposito.
1. — Cenni biografici. — Nacque Salimbene in Parma il 9 di ottobre del 1221 da
Guido di Adamo e da Imelda di Cassio.
Suo padre, uomo di guerra, aveva preso la croce e militato in Oriente con Baldovino
conte di Fiandra (1). La madre, donna umile e divota, mori monaca in S. Chiara di Parma
(p. 22), come quasi tutti 1 suoi più prossimi parenti i quali avevano abbracciato o il primo
0 il secondo Istituto francescano. Salimbene, quindicenne appena, fu ricevuto all' Ordine
da frate Elia, vestendo V abito (4 feb. 1238) a Fano (p. 12). Passati vari anni nei conventi
di Toscana (Lucca 1239-41, Siena 1241-43, Pisa 1243-47, Pistoia 1247), nel 1247 lo ve-
diamo recarsi a Lione da Papa Innocenzo IV, che lo accolse molto amorevolmente, perchè
gli era conosciutissimo e quasi parente (p. 25-6) ; nella quale occasione il Papa lo nominò
predicatore, conferendogli anche vari favori e grazie. In Francia (1 nov. 1247-1249 apr.),
Salimbene percorse e visitò molti conventi do' nostri, e a Sens conobbe il celebre fra Gio-
vanni da Piancarpino, il quale allora ritornava dalla Tartaria ove era stato inviato da
Innocenzo IV (p. 83-88). Infermatosi a Sens, passò al convento di Auxerre per rimettersi
in salute; e per la Pentecoste del 1248, lo rivediamo ritornare a Sens, ove il Ministro
generale fr. Giovanni da Parma celebrava il capitolo provinciale, presente anche il Santo
monarca Luigi IX colà venuto coi suoi tre fratelli, per raccomandarsi alle preghiere de' frati
pria di porsi in cammino per 1' Oriente (p. 92-94). Nello stesso anno 1248, sceso a Ge-
nova, venne consacrato sacerdote (p. 144); e poi lo rivediamo di nuovo percorrere la
Francia (p. 146), e di nuovo a Genova nel 1249 (p. 148). Nel giugno dello stesso anno,
ritornò a Parma, ove stette cei'to fino agli ultimi del 1250 (p. 185-86), testimone del-
l' attentato di Uberto Pallavicino che volle impossessarsi della città dopo la morte di Fe-
derico II, e introdurvi i Ghibellini. In questa circostanza, quando altri nasconde van le cose
più preziose, Salimbene nascose i suoi libri : « abscondi libros meos » . Nello stesso anno
1250 (decembre?) passò a Ferrara, ove si fermò sette anni interi, intento a scrivere e
comporre cronache e trattati. Di fatto, egli ci assicura che in detto anno compilò la Cro-
naca che comincia Octavianus Caesar Augustus (p. 90, 159-60), e probabilmente ivi pure
compilò le altre due cronache delle quattro che scrisse (p. 123-24); e l'ultima che è il
Chronicon Parmense, principiò a scrivere nel 1283 continuandola fino al 1287. E qui
cessa la cronologia certa della vita del più veridico e simpatico cronista che vanti il medio
evo. E se più ne sapremo più tardi, lo dovremo alle diligenti cure del nuovo editore
Holder-Egger, da cui ci aspettiamo abbondanti notizie fin qui sconosciute.
2. — Bibliografia. — Salimbene, cultore, più che altri mai tra i suoi contemporanei»
esimio della storia e della poesia popolare, scrisse molte opere, e tra queste ben quattro
(1) « Fuit autem pater meus Guido de Adam, pulcher homo et fortis, qui aliquando trans-
fretavit prò Terrae Sanctae auccursu tempore Balduini comitis Flandriae (e. 1204), de quo
passagio supra descripsi, et ego necdum natus eram > . Chron. Parm. p. 9.
SECOLO xin. 319
differenti cronache oltre vari trattati, per lo più storici essi pure, come vedrassi in qaesto
elenco che raccogliamo dal sno grande Chronicon.
1' — Chrbnlca maior o Chronica Sicardo-Salimbeniana (che così chiameremo
in distinzione delle altre), è quella del cod. Vatic, lat. n. 7260, edita monca dal Fiaccadori,
e che quanto prima vedremo ripubblicata con severa erudizione critica dal ricordato
Holder-Egger. — Questa, ultima forse per compilazione, la notiamo prima in ordine per
il suo merito impareggiabile. Essa, dalla creazione del mondo continuava il racconto sino
al 1287; e il Salimbene nella prima parte (così diremo noi quella parte che abbracciava gli
anni di Cristo 1-1213) vi aveva inserita con sue giunte tutta la cronaca di Sicardo vescovo
Cremonese; ma poiché quasi tutta questa prima parte del cod. Vatic. di Salimbene (cioè
i primi 207 fogli che contenevano il racconto degli anni 1-1167) andò sgraziatamente
smarrita, così fin qui si lamentava quasi perduta la genuina cronaca di Sicardo, spesso
citata, ma poco conosciuta ; e di cui oggi soltanto possiamo dire di possedere un testo ri-
fattoci dall' Holder (1) che la ricostruì su vari codd. e sul testo della cronaca di Alberto
Milioli, 3 Ord. S. Fr., il quale nella sua aveva rifusa quella Sicardo-Salimbeniana (2). Oggi
dunque non resta del cod. Vaticano che la seconda parte della Cronaca di Salimbene, quella
cioè che dagli anni 1167 va sino al 1287.
2» — Ohrordca brevior seu de xn sceleribuB Priderioi H Imp., com'egli in
più luoghi la ricorda.
Sotto r anno 1247, mentovando la sconfitta di Federico e la distruzione della città
Vittoria da esso fondata presso Parma, scrive : * Duces fuerunt exercitus (dei Guelfi) Gre-
gorius de Montelongo legatus, vir sapiens et in multis expertus, et Philippus Vicedominus
civis Placentinus, homo strenuus et probus, tunc Parmae civitatis Potestas, sicut in alia
Chronica posui, in qua duodecim scelera Friderici Imperatoris desoripui*. (Ed. !• p. 81,
ed. 2» dell' Holder p. 204).
E poco dopo; « Fridericus . . . in pieno concilio Lugdunensi depositus fuit. ab Imperio
ab Innocentio Papa quarto anno Domini MCCXLV. Item de Friderico sciendum est, quod
postquam, destructa Victoria, fecit omnia, quae in alia Chronica posui, reversus est in
Apuliam...». (Ed. 1* p. 82, ed. 2» p. 205).
E più sotto: «Et multa mala fecit (Fridericus), antequam rediret in Begnum, ut
infra dicemus, et ut in alia posuimus Chronica ». (Ed. 1' p. 87, ed. 2» p. 211).
Dopo aver enumerati Dieci infortunii di Federico (sotto 1' anno 1250) soggiunge in
parentesi: « (Istis decem infortuniis Friderici Imperatoris quondam, possumus addere adhuc
duo, ut duodenarium numerum habeamus : primum, quia excommunicatus a Papa Gregorio
nono fait: secundum, quia Ecclesia regnum Siciliae ei conabatur auferre. Et hoc sine culpa
sua non erat; cum enim misisset eum Ecclesia ultra mare ad Tcrram Sanctam recupe-
randam, pacem cum Saracenis fecit sine Christianorum utilitate; insuper et nomen Macho-
metti fecit in tempio Domini publice de[can?]tari, sicut in alia Chronica posuimus, ubi
descrijpsimus XII scelera Friderici) ». (Ed. 1* p. 164-65, ed. 2» p, 344).
Nello stesso anno 1250, parlando delle Sfiiperstieioni di Federico ne enumera sette,
e poi rimanda ad altra sua cronaca, che dev' essere questa stessa in cui parla de' XII
scelera Friderici. — «Nunc de superstitionibus Friderici aliquid est dicendum... Prima...
Quarta... Porro alias superstitiones et curiositates et maledictiones et incredulitates et per-
versitates et abusiones habuit similiter Fridericus, de quibus aliquas in alia Chronica
(1) Nei Monum. Germaniae historica t. XXXI p. 22-183.
(2) Vedasi al n. 91 1' articolo su Alberto Milioli 3 Ord. S. Fr.
320 BIBLIOTECA
02 posui; ut de homine, qnem vivnin inclndebat in vegete, donec ibi moreretur, volens per
hoc demonstrare qnod anima totaliter deperirei . . . Septima et ultima cariositas eins et sa-
perstitio fait, sicut etiam in alia Chronica posui, qaia, cnm qnadam die interrogasset
Michaelem Scothum astrolognm samn, quantum distabat a coelo, et ille quod visum sibì
fiierat, respondisset etc. ». (Ed. 1' p. 167-69, ed. 2» p. 351-53).
Sotto r anno poi 1285, la ricorda per l' ultima volta chiamandola Chronica brevior:
«Alias pravitates Friderìci Imperatoris quondam superius posui: similiter et in alia Chronica
breviori diligenter eas descripsi sed non omnes; erant enim multae valde ». (Ed. 1» p. 349),
-^ Di questa importante cronaca non abbiamo traccia alcuna ; e speriamo che l' Holder-Egger
r abbia a rintracciare o indicare se mai altro cronista l' abbia rifusa nel proprio chronicon.
3« — Obronioa brevis seu anni 1250. La chiameremo così quella che egli dice
di aver scritta nel convento di Ferrara Y anno 1250. Salimbene allora contava 29 anni
di età, ed essa forse fu la prima cronaca da lui semplicemente compilata « ex diversis
scriptis*. Dal vago inizio dì questa cronaca «quae sic inchoat: Octavianus Caesar Au-
gustus » crediamo dì scorgerla nelle due cronache del surricordato Alberto Mìlìoli il quale,
specialmente nella Cronica Imperatorum, ricopiò ì manoscritti avuti dal Salimbene (Vedi
l'art, su Aìb. Milioli al n. 01, p. 313-16). Infatti il Liber de temporibus del Milioli, col
cap. 1 principia * de nativUate Christi et de Odaviano fidelissimo ImpercUore {1) * , e
ivi, e nella Chronica Imperatorum riassume la storia dei 27 re Longobardi, ultimo de' quali
Desiderio (2). H Salimbene parlando per incidenza, sotto il 1247, di scrittori e commentatori,
cosi ricorda, questa sua breve cronaca:
«Notandum, quod interpretatio sermonum potest sumi duobus modis. Uno modo ut
dicantur interpretes, translatores, qui transferunt libros de una lingua in aliam, de quìbus
sufficienter posui sub Adriano Imperatore, prò eo quod Aquila primus interpres sub eo,
hoc est, eo imperante, transtulit. De quibus require in ìUa Chronica, quae sic inchoat:
Octavianus Caesar Augustus etc., quam feci in conventu Ferrariensi eo anno, quo Lodo-
vicus Rex Franciae a Saracenis in ultramarinis partibus captus fuit, scilicet anno Domini
MCCL, cuius Chronicae stylum, colligens ex diversis scriptis, usque ad Longobardorum
perduxi historiam. Postmodnm calamum temperavi, cessavique scribere quantum ad Chro-
nicam illam, quia ita eram pauper, quod defectum chartarum sive pergameni habebam.
Et agitur nunc annus MCCLXXXIY. Non autem cessavi quantum ad plures alias Chro-
nicas, quas optime, secundum meum judicium, feci, ex quibus resecavi superfluitates, abu-
siones, falsitates et contrarietates, verumtamen non omnes, quia aliqua quae scribuntur ita
sunt usitata, quod totus mundus non posset ea removere a cordibns eorum, qui ita in
principio didicerunt». (Ed. 1» p. 90, ed. 2« p. 216-17).
4° — Ohronioa quarta. Cosi battezziamo questa di cui Salimbene non ci dà cenno
altrove, se non quando ricorda semplicemente di aver scritte qiMttro cronache.
Sotto l'anno 1248, parlando di Sagarello e suoi settatori, dice: « Mirum est autem,
quod abbas Ioachym de istis apostolis in scripturìs suis nullam videtur &cere mentionem,
sicut fecit de Ordine fratrum Minorum et fratmm Praedicatorum, quos in multis fignris
Yeterìs Testamenti, antequam mundo apparerent, venturos esse praedixit: sicut in hoc
Chronica et in alia, et in tertia et in quarta, nec non et in tractatu quem de Helyseo
feci, optime et pluries demonstravi ». (Ed. 1* p. 123-24, ed. 2* p. 293).
(1) Momm. Germ. hist t. XXXI p. 353, 371.
(2) Ibid. in Libro de Temp. capp. 66-158, pp. 401-434; e in Cren. Imper. capp. 61-74,
pp. 614-623.
SECOLO xm. 321
5« — Tractatus de Helyseo: Ricordato nel precedente brano, e Terosimilmente 02
trattava di Gioacchino abate, delle sue dottrine e de' saoi segnaci. In questo trattato avrà
probabilmente consacrata qualche bella pagina sulla vita del b. Giovanni da Parma che
ebbe non poche noie per certe sue simpatie verso le dottrine del celebre abate.
6* — Expositlo in commentarìos abbatis loachim super quatuor Evan-
firelistas. « Anno Dni. 1248 [mènse Inlio] cnm essem cum fratre Hugone in provincia
Provinciae apnd castrum Areamm... accepi ab eo quod habebat de expositione abbatis
Ioachjm super quatuor Evangelistas et ivi in civitatem Aqnensem, et abitavi ibi in con-
ventu fratrnm Minorum, et scripsi cum socio meo [fratre lohannino de Ollis] illam expo-
sitionem abbatis loachim prò generali Ministro fratre lohanne de Parma, qui simìliter
maximus erat Ioachita». (Ed. 1* p. 124, ed. 2' p. 294). — Se qui il Salimbene non
allude al molto che scrisse su Gioacchino nella stessa grande cronaca sotto l'anno 1248,
allora dobbiamo ammettere che egli scrisse sui commentarii del celebre abate un libro
speciale che egli chiama Expositio ecc.
?• — Liber Taediorum. «In supradicto millesimo (1259) habitabam in burgo Sahcti
Domnini, et composnì et scripsi alium librum Taediorum ad similitndinem Patecli ». (Ed.
1* p. 238). Vuoisi opera in versi volgari, e con ragione (1).
8» — Tractatus Papae Qregrorii X : che tenne il pontificato negli anni 1271-76 ;
il Salimbene forse ne scrisse le gesta. Ricorda questo trattato così: « Porro princeps Man-
fredus aliquas habuit bonitates, quas in Tractatu Papae Gregorii decimi descripsi suffi-
cienter». (Ed. 1* p. 245).
9* — Vita S. Antoni! Patavini. Bicordando sotto l'anno 1231 la morte del santo,
soggiunge : « De quo in alio lX)co, si fuerit vita comes, abnndantius disseremus et copiosicb
perorabimns » . (Ed. 1» p. 30, ed. 2* p. 68). Questa promessa faceva Salimbene nel 1283
quando principiava a compilare la sua grande Cronaca; se poi l'abbia mantenuta non si sa.
10* — De B. P. Francisco. Accennata che ebbe la conformità di Francesco stini-
matizzato con Gesù Crocifisso, soggiunge : « In quibus autem (b. Pranciscus) fuerit similis
(Christo), qtia alibi scripsi, ideo hic taceo, quia ad alia dicenda festino ». (Ed. 1* p. 75,
ed. 2* p. 195). Allude senza dubbio a qualche vita o a qualche trattato sulle conformità
di Francesco con Cristo, opera sfortunatamente fin qui sconosciuta!
11* — liiber de Praelato, ossia Liber de G«neralibus Ministris Ordinis B.
Francisci. Ambo titoli che ricaviamo dallo stesso Salimbene. Il Liber è pubblicato mutilo
dal cod. Vaticano in calce alla cronaca edita coi tipi del Fiaccadori (pp. 401-414): « Incipit
Liber de Praelato quem feci occasione fratris Heliae, et multa bonaetutilia continei».
Nel codice esso occupa i fogli 246c-278d; ed ora c'è dato per intero nella prima parte
dell' ediz. dell' Holder, a pp. 96-163. — Esposto con grandi tratti il tempo del generalato
di frate Elia, la sua vita, il bene e il male che lo resero famoso, Salimbene conchiude di-
cendo : « Et haec de fratre Hclia dieta sufficiant. Quia enim intentionis nostrae fui! loqui
de generalibus Ministris Ordinis beati Francisci, cnm tempus occurreret opportunum, et
Helyas qui fuit unns ex illis, qui etiam me recepit ad Ordinem, grandem matcriam histo-
riae continebat, ideo me prius volui expedire de ipso, ut, eius deposita sarcina, facilins
historiam prosequerer inchoatam . . . (p. 413) ». — Il Salimbene dunque, ebbe l'intenzione di
parlarci in modo particolare di tutti i Ministri generali dell' Ordine vissuti-nel suo tempo.
(1) In più laoghi il Salimbene ricorda < magistram Gerardum Pateclum qui focìt librum
rfe Taediis* (p. 21); e a pag. 402 riporta alcune strofe di versi volgari italiani estratti dal
libro Taediorum Patecli. Salimbene dunque scrisse il suo libro Taediorum in versi ))upolari.
Bibliot. — Tom. I. 21
322 BIBLIOTECA
02 Ma se si eccettuano le abbondanti pagine che egli consacrò nella sua cronaca al b. Giov.
di Parma, e qualche minimo cenno di appena due o tre altri Ministri generali, invano
cercheremmo in essa un ricordo degli altri dieci o undici Ministri che governarono l'Ordine
durante la vita del nostro Salimbene. 0 lui dunque non fu fedele alla sua promessa, o
dei Ministri generali scrisse a parte.
La perdita o lo sperpero di questo e degli altri scritti Salimbeniani non possono non
rammaricare quanti amano la storia genuina del medio evo e quella dell' Ordine Minoritico.
Nutriamo fiducia che il eh. Holder-Egger nella prefazione che premetterà alla sua critica
edizione del cod. Vaticano ci somministrerà nuova luce e sulla vita e sulle opere scritte
dal più sincero, dal più erudito e dal più grazioso cronista che vanti il medio evo.
Il Minorità P. Affò, vir sane doctissimus et (zcutissimus, come lo chiama l' Holder (1),
e che fu il primo a scrivere con cognizione di frate Salimbene e della sua cronaca (2), fu
anche il primo ad attribuirgli la cronaca intitolata Memoriale Potestaium Reginensium
edita dal Muratori (3) e da questo aggiudicata ad un anonimo Minorità. Al giudizio del-
l' Affò assentirono molti altri critici, tra i quali il dotto Tabarrini (4), il Balzani (5) ed
altri, basati su forti ragioni di uniformità tra il Memoriale e il Chronicon di Salimbene.
E realmente in ambedue queste storie gli autori si scoprono per Minoriti : scrivono come te-
stimoni di fatti con una coincidenza di tempi, con la stessa opinione guelfa, con i medesimi
giudizi sulle persone e cose, con lo stesso metodo nel citare la Scrittura, i versi di Mer-
lino ; e la dottrina dell' abate Gioacchino è esposta sommariamente da ambedue senza dif-
ferenza neppur di una sillaba. Queste e molte altre somiglianze indussero a credere che
il Salimbene avesse scritto anche il Memoriale per commissione forse dello stesso Comune
di Beggio, che lo teneva in grande estimazione e gliene diede pubblica testimonianza (6).
Ora però, dopo che l' Holder-Egger, con vigorosa critica scoprì e pubblicò (7) le opere, o
meglio dire le compilazioni storiche del snmmentovato Alberto Milioli (del 3. Ord. di S.
Francesco, amico^ penitente e discepolo in istoria del Salimbene), dobbiamo a lui almeno
la raccolta e la disposizione della materia contenuta nel Memoriale quale si ha oggi, senza
perciò negare la paternità al Salimbene di molta parte del materiale usufroito dal Milioli
compilatore-copista.
Cosi pure, più al Salimbene che al Milioli devesi, crediamo noi, attribuire anche un
antico testo delle famose Gesta óbsidionis Damiatae, inserito dal Milioli più o meno ge-
nuino tra i capp. 219-220 del suo Memoriale Potestatum, come abbiamo notato sotto l'art,
del Milioli, a p. S16.
1287 — Oonstitutiones T. S. — «Anno Domini M'CC'LXXX'IX* [corr.
1287] in capitulo generali apud Montempossnlanum celebrato, mandat generalis mi-
nister [fr. Matthaeus de Aquasparta] et capitulnm generale, quod nullns minister
scienter mittat fratres insolentes ad provinciam Terrae Sanctae (8) » .
(1) In Monum. Germ. hist. t. 31 p. 339.
(2) Il P. Affò nel 1781 riusci ad avere un estratto della cronica Salimbeniana per mezzo
di Mons. Gius. Reggi, e se ne servi nelle vite che scrisse di fr. Elia, del B, Giov. da Parma
e nella Storia della città di Parma e nelle Memorie degli scrittori e letterati Parmigiani ecc.
(3) Scriptores t. Vili col. 1073-1174.
(4) Studi di critica storica (Firenze 1876) p. 90-91.
(5) Le cronache ital. del medio Evo descritte (Milano, Hoepli 1884) p, 249.
(6) Cosi il cit. Tabarrini.
(7) In cit. Momim. Germ. hist. t. 31.
(8) Cfr. Cod. Borghese ap. Ehrie Archiv fwr Literaiur und Kircheng. t. VI p. 58.
SECOLO xm. 323
1288 — PP. Minori in Persia e Armenia. — Romae 2 Aprii.: — Nicolaus 92
IV Argoni, regi Tartarorum significat, se ipsins nuntios Barsaumam Episcopuin, Saba-
dium, Thomam de Anfusis, et Ugiietum interpretem, benigne recepisse, et pluribus fidei
cristianae elogiis interjectis eum eXcitat, ut baptisionm et veram religionem accipiat(l).
Eodera anno, meiivse ac die, idem eumdem, qui confirmaverat se, sì regnum Hie-
rosolymitannm de manibus impiorum liberari contigerit, in civitate Hierosolymitana
baptismi lavacro renasci desiderare, adhortatnr, nt ad baptismum promptus acce-
leret (2) ; deinde et Tuctanen et Elegagem, reginas Tartiirornm, monet, ut augendae
religioni christianae studium impendant (3).
Apr. 7 Romae, — Nicolaus IV Dionysio Episcopo Taurisiensi, qui so fidem ca-
tholicam a fratribus Minoribus acceptam servare, epistolis confessus erat, gratulatur,
eumque rogat, nt fidei forma praesentibus adjuncta populos imbuat (4).
Eodem anno, mense ac die, idem Nic. IV Yaulaham (Episc. Nestorianus Yàbalaha)
epìscopum in partibus Oriontis constitutnm, qui litteras per Barsaumam Episcopum, Saba-
dinum, Thomam de Amfusis et Uguetum interpretem, nuntios Regis Tartarorum, praesen-
tatas miserat, laudat, quod fratres Minores fidem catholicam praedicantes favore suo
prosequatur, et ejusdem fidei formara raittens, monet, ut eam snbditis suis inculcet (5).
1288 — Passio B. fr. Prancisci [de Spoleto] in civitate Damiatae Aegyptì.
Il racconto più antico del martirio di fr. Francesco [da Spoleto], squartato in due 93
dai maomettani in Damìata, ci è dato dal più volte citato Chron. 24 Gen. (6) che perù
omette dircelo da Spoleto, come dopo il compilatore del Firmamentum trium Ordinum (7)
lo denominarono tutti i susseguenti cronisti. Dal Waddingo è questi appena ricordato, e
gli assegna come anno del martirio la data del 1288 assegnatagli dal cit. Firmamentum (8).
L' Hueber (9) lo chiama Franciscus de Damiata, e lo fa morire in Cairo nel 1370!
L' Arturo (10) lo chiama Franciscus Picenus seu a Marchia, e nell' indice topografico sotto
la parola Damiatae gli dà il soprannome di Franciscus a Christo! Così, anche il nostro
Quaresmìo (11), con quanti altri cronisti vanta 1' Ordine, dì un Francesco martire in Da-
(1) Sbaral. Bullar. t. IV p. 6-8 n. 5. — Potthast n. 22,631. — Rohricht Regesta n. 1475.
(2) Sbaral. t. IV p. 8 n. 6. — Potthast n. 22,632.
(3) Sbaral. t. IV p. 8 n. 7. — Potthast n. 22,633. — Roh. Regesta n. 1475.
(4) SbaraL t. IV p. 9 n. 9. — Potthast n. 22,643. — Ròh. Regesta n. 1477.
(5) Sbaral. t. IV p. 9 n. 10. — Potthast n. 22,644. — Roh. Regesfa n. 1477. — Altri
simili documenti si hanno in tutto il tomo IV del Bullar. francescano, in Waddingo ecc.
Un sommario dal 1289-92 in Rohricht Regesta p. 387-94. — Notiamo qui un interessante
lavoro documentato edito dal Dr. G. B. Chabot nella Revue de V Orient Latin (voi. I-II)
sulla famosa ambasciata del Patriarca Nestoriano Mar labalaha III, ricevuto dal Pontefice
francescano Nicolò IV, il cui pontificato fu uno de' più grandi nella storia della Chiesa.
Il titolo è: Histoire du Patriarche Mar labalaha III e du moine Rahban Qaunia, traduit
du Syriaque par J. B. Chabot {Revue citata, t. I pp. 567-610; t. II pp. 73-142, 235-304,
630-643). V'è un'edizione tirata a parte in I voi. in -8» di 278 pagine, Parigi 1895, E. Lerou.x.
Importante lavoro per la storia delle Missioni francescane nell'Armenia, Persia e Caldea.
(6) In Andl. frane, t. III p. 418.
(7) Parte I fol. 30 v., ed. Paris 1512: « Eodem anno (1288) fr. Franciscus de Spoleto
apud Egyptum in civitate Damiata a saracenis crudeliter occisus est » .
(8) Annales t. I p. 153 n. 5; e t. V an. 1288 n. 36 p. 188. — Cfr. eiusd. catalogum
martyrum in calce ad Scriptores Ord. Min.
(9) Menologiwm die 12 aprilis.
(10) Martyrologium sub die 5 lulii; cfr. ibid. die 1 lan. de b. Frane. Sjmletano.
(11) Elucidatio Terrae Sanctae lib. 8, peregr. 1. cap. 11.
324 BIBLIOTECA
93 miata ne fecero due (che in due lo divisero anche i turchi!) indottivi in errore probabilmente
prima da fr. Marco da Lisbona (1), poi dal Tossignano (2), e poi anco dal Waddingo
stesso, che senza avvedersene copiò e propagò 1' errore di fr. Marco o del Tossignano (3).
Un fr. Francesco Marchigiano o a Christo che sia, e morto in Damiata nella seconda
metà del secolo XIV non è mentovato punto nelle memorie dei cronisti antichi; e quello
che i recenti dicono di lai, tutto si conviene al nostro Francesco detto da Spoleto.
1288? — Mart3n*ium B. fr. Philippi de Amicio seu de Podio [= Le Puy]
in castro Azoti Palaestinae [ast cuino 1265 f].
04 Frate Filippo (benedetto da S. Antonio di Padova nel seno della madre incinta) nacque
durante il soggiorno del Santo in Francia (1224-26) e, secondo la profezia del grande
Taumaturgo, mori in fatti martire della fede nella caduta di Gaza. La relazione del suo
martirio leggesi nel Chron. 24 Gen. (4). Vedi il VITaddingo (5). Vedi anche in Quaresmio
e nei Bollandisti (6) il racconto che ne dà S. Antonino.
Lo Speculum seu Firm. Ord. Min. Par. I (7), e dopo di lui il Waddingo e i Bol-
landisti, con tutti gli altri nostri storici, assegnano corno epoca del martirio 1' anno 1288 :
« Fr. Philippus de Anisio, in castro Azoti cum duobns millibus christianis (quos ad mar-
tyrii palmam perduiit confortando) decollatus, gloriosum martyrium consummavit » . — Ma
Azoto, oggi Asdud, antica piazza forte situata tra Giaffa e Ascalona, cadeva in potere del
Soldano Bibars nello stesso anno che Cesarea, cioè nel 1265 (8), come pure la piazza di
Arsur (= Assur = Arsuf, l'antica Apollonia) posta tra Giaffa e Cesarea (9): e tutte
queste piazze, da quel tempo fino ad oggi, restarono sempre in potere de'Soldani. Perciò
dunque, e per le altre circostanze che abbiamo nel cit. Chron. 24 Gen. sul martirio di
fr. Filippo, e sul numero degli altri, prigionieri e martiri, che in sostanza combinano con
la storia delle Crociate, devesi porre il martirio di Filippo in Gaza si, ma nel 1265 e non
nel 1288. — E per non confondersi viepiù, notiamo la confusione che il nostro Minorità
Erphordiense (sopra a p. 263) fa di Azoto con Arsur o Assur, come fossero una e me-
desima città; se non vogliamo piuttosto supporre nei codd. scritto Asiut invece di Assur.
c. 1288 — Passio fr. Gonradi de Saxonìa et fr. Stephani Hungari.
06 Uccisi dai Greci scismatici *in Iveria (Georgia) iuxta montes Caspios*. Il racconto
è nel Chron. 24 Gen. (10) che assegna il tempo del martirio sotto il generalato di fr.
(1) Cfir. Cren. Parte II lib. 5 e. 17, e lib. 9 e. 30.
(2) Histcr. Seraph. Religionia fol. 100 v.
(3) Cfr. Annales ad an. 1369 n. 10, t. Vili p. 214.
(4) Anal. frane, t. Ili p. 134-35 e p. 416-17.
(5) An. 1231 n. 18, e an. 1288 n. 36.
(6) Elucid. T. S. lib. 8, peregr. 1, cap. 3-. — Acta SS. 13 jan. II p. 729, et 7 mar. I
p. 629, ed. 1".
(7) Ed. Venet. 1513 fol. 34v.; ed. Parigi 1512 fol. 30v.
(8) Vedi Michaud Storia delle Crociate lib. XV. — Raynaldi an. 1265 n. 40. — Vedi
più sopra a p. 259.
(9) Cfr. Fr. Liévin Guide-Indicateur de la T. S. ed. 4« t. III p. 258, e gli antt. ivi
citati per la storia di Arsur.
(10) Anal. frane, t. III p. 417-18.
SECOLO xra. 325
Matteo d' Acqnasparta (1287-89). — Il Waddingo ne parla sotto 1' anno 1284 (1), 05
ma il Firmamentum trium Ordinum, Parte I, assegna loro per anno del martirio
il 1288 (2).
Fr. Stefano Ungaro non è da confondersi coli' omonimo martire « in civitate Sarai »
(= Zarew, a Est di Zaritzin, e al Nord di Astrakan sul Volga), ucciso sotto il gene-
ralato di fr. Gerardo Oddone nel 1334, il cui racconto abbiamo pure nel citato Chron. ib.
p, 515-24, nel Pisano Conform. 8* fol. 70 ed. 1513, e cenni nel Catalogus SS. fratrum
del P. Lemmens pp. 41 e 46 (3).
C. 1288 — Passio fr. Monaldi de Ancona et sociorum Francisoi de Pe-
trìolo et Antonii de Mediolano in Arzenga Armeniae.
n racconto lo abbiamo nel Chron. 24 Gen. (4) ; in Waddingo (5) ; in Civezza (6) ; 96
negli Ada SS. 16 mar. (7). — Sull' epocfa del martirio più probabile è di attenerci al
Chron. 24 Gen. che gli assegna il tempo del generalato di fr. Matteo d' Acquasparta
(1287-89), e più precisamente nel 1288 come ha l'accreditato Firmam. trium Ordinum (8);
laddove il Pisano (9) pone la loro morte « tempore fratria Akxandri generalis Ministri
1314*. I nostri PP. di Quaracchi, editori del citato Chron., congetturano che il 1314
sia la data della lettera o relazione del martirio che scrisse fr. Carlino de' Grimaldi gnl
luogo e molti anni dopo il martirio, come risulterebbe dall' introduzione che è a pag. 597
del detto Chronicon. La relazione del Grimaldi sembra mutila, mancandovi e la data
e la conclusione della lettera. H da S. Antonio (10) ricorda un cod. ms. della Cotto-
niana n. 9.
Areengn, luogo del martirio (che i geografi scrivono dififerentemente Arzingam,
Artzinga, Artzinganis, o Ertzinga) città situata in Armenia presso l' Eufrate, è cre-
diamo r odierna Erzindjan del Willajet di Erzerum.
128&-96 — Pr. Giovanni d'Ancona deU'Ord. de' Minori, Arcivescovo di
Nicosia nell'isola di Cipro: cenni biografici.
L' illustre storiografo di Cipro, il conte di Mas Latrie, scrìsse una breve ma dotta 9t
biografia di questo Minorità, quasi ignoto agli storici francescani, pubblicandola negli Ar-
chives de V Orient Latin, d' onde noi desumiamo questi pochi cenni.
Frate Giovanni d' Ancona fu eletto Arcivescovo di Cipro dal Pontefice Nicolò IV ai
20 d' ottobre del 1288. Poco sappiamo della vita di questo umile Minorità; è però lodato
assai dagli storici per la sua dottrina, modestia e disinteresse. Portò, dice l' illustre storico
(1) Wadd. an. cìt. n. 2, t. V p. 128: li dice morti «in Ormetìa (?) iuxta montes
Caspios » ; e nei SyUabo martyrum ripete : « in Ormeria seu Ormetia » . Sarebbe Urmia f
(2) Ed. Parigi 1512 fol. 30v. — I BoUandiati {BHL. p 290) per abbaglio: il 5 apr. 1282.
(3) Cfr. anche Enbel Provinciale Ord. Minorum p, 78 n. 324.
(4) Anal. frane, t. Ili p. 412 15; cfr. ib. p. 597.
(5) Ad an. 1314 n. 9, t. VI p. 224-26.
(6) Storia delle Missioni t. II e. 8 p. 362-72.
(7) T. II p. 412-13 (407-408).
(8) Part I fol. 30 V. ed. Parigi 1512; ed. Venet 1513 fol. 34.
(9) Conform. 8% fol. 70r ed. 1513.
(10) Bibl. univ. frane, t. III p. 12.
326 BIBLIOTECA
97 di Cipro (1), sulla sede di Nicosia le virtù del B. Ugo da Fagiano, senza avere nò lo
spirito intraprendente né le abbondanti risorse di lui. Giovanni, datosi ai doveri del suo
ministero spirituale, poco curavasi de' beni temporali, sfruttati da altri, contento e felice
nella povertà francescana. Ma una bolla Pontificia, data da Orvieto li 26 aprile del 1291,
metteva in dovere certi pretendenti che abusavano della troppa bontà dell' umile france-
scano (2). Mon ostante la sua povertà, l'Arcivescovo Giovanni arma a proprie spese una
galea e la conduce egli stesso in soccorso di S. Giovanni d' Acri assediata dal Soldano
d' Egitto (3). Poco altro si sa del nostro Giovanni. Desideroso di menare una vita pacifica,
chiede al Pontefice Bonifacio Vili di esser alleggerito del grave peso della diocesi arcivesco-
vile di Cipro; al cui desiderio, in parte annuendo il Pontefice, viene traslatato (1295) alla
sede arcivescovile di Torre in Sardegna (4). Egli fu il primo che usò la formola, poi di-
venuta comune: «Dei et Apostolica grafia Nicosiensis Arehiepiscopus (5) » .
1289 t — B. fr. Oonrado d' Ascoli. — Sua vita, suo apostolato in Egitto
e Libia (recatovi;!! durante il generalato di fr. Girolamo d' Ascoli 1274-79), e sua
morte in Ascoli ai 19 apr. 1289. — Vedi le addenda del Waddingo in Annales an.
1289 n. 27-31, t. V p. 212-15. — Ada SS. t. II apr. p. 741-42. — Pisanus
Conform. 8* iti Prov. Marchiae.
1289 — Pafo — Pr. Roberto de' Minori, Vescovo della città di Pafo nel-
l' isola di Cipro 1289-98. — Eeg. Nic. IV ed. Langlois n. 814.
1289 — Convento di Tripoli. — Il Soldano Kelaun, detto anche Melek-el-
Mansur (1279-90), prose varie piazze agli Ospedalieri; e, dopo un mese di assedio,
cadeva in suo potere anche la città di Tripoli il 26 di aprile del 1288, o meglio
dell' anno 1289, come scrive il monaco armeno Aitone (6). La maggior parte degli
uomini fa massacrata, i fanciulli e le donne condotti schiavi e la città demolita (7).
Non è a dire che sorte sia toccata al convento che dai primordi della Provincia vi
avevano i FF. Minori, che vuoisi distrutto, e i religiosi massacrati o menati in ischia-
vitù (8). — Sotto r anno 1282 abbiamo visto un guardiano di Tripoli di nome fr.
Giacomo di Antiochia.
1289 — Clarisse martiri in Tripoli. — A proposito delle Clarisse di Tripoli,
che avrebbero subita la stessa sorte toccata a quelle di Acri (1291), e come quelle
si avrebbero deturpato il volto, abbiamo una testimonianza del Chronicon di Lanercost
che, non avendo potuto consultare, la raccogliamo da una nota del Rohricht:
«Le Chron. de Lanercost (Bannatine Club, p. 129) qui puise dans les rapports do
l'évéque Hugues de Byblos (= Gibelet), le quel vécut denx ans en Angleterre, donne
le nom de l'abbesse Luceta, mais ajoute que celle-ci sauva d'une autre manière son
innocence, en assurant a un des émirs qu'elle possédait un préservatif magique contro
la mort violente, et en l' invitant à en faire l'épreuve sur elle, sur quoi elle subit
(1) Histoire des ArcJiev. de Chypre del conte Mas Latrìe negli Archiv. de l'Or. Latin,
t. II p. 246-249.
(2) Ibidem p. 247, ove citasi il Cartulaire de S. Sophie n. 92, e ì Docum. noiw. melange
t. IV p. 349. — Notiamo che la detta bolla non è riportata nel Bullarium dello Sbaralea.
(3) Ibidem, e nella sua Hist. de Chypre t. I p. 492.
(4) Cfr. Ughelli Italia sacra. — Le Quien Oriens Chr. t. Ili p. 1206. — Mattei Sar-
dinia sacra p. 158, citati dal Mas Latrie ìò. p. 249.
(5) Mas Latrie Archiv. cit. p. 223 nota 83, e p. 248.
(6) Du Cange-Rey Familles d' outre-mer p. 488.
(7) H. Saiivaire Chronique de Moudjir-ed-Dyn p. 241.
(S") Cfr. Civezza Storia delle Miss. t. Il e. 8. — Calahorra Chronica de Syria lib. II
ce. 20-2. — La nostra Serie cronol. dei Superiori di T. S, p. 218.
SECOLO XIII. 327
la inort, Cette source contient aassi quclques renseignements sur la prise de Trìpoli, 07
et snr celle d'Acre (p. 128-30, 13940) (1)».
C. 1289 — Fr. Guiscardo de' Q-uiscardi di Cremona. — Lo Chevalier
(in Repertoire) ove (ita l'Arisio (Cremona sacra p. 133) e lo Sbaralea (Supplem.
p. 704), ce lo danno come vf's:;ovo di Tripoli e. il 1288, e martire il 18 marzo 1291.
Dal Waddiiigo non lo troviamo ricordato né negli Annali, né nel Syllabo scriptornm.
Come vesc. e martire nella caduta di Tripoli è lodato dal Kodulfio (Hist. Scraph.
f. 267 V.). Lo Sbaral<'a però, citando vari autori che ne parlano, osserva che questi
tutti caddero in errore per colpa di Anton. Campo (Hist. lib. 3): « Omnes tamen a
Campo docepti, vel in toto, vel erraiit in nomine episcopatus, dum Tripolini, scribunt
prò Ptolomaide, siqnidem Tripolis an. 1289 capta est, non 1291; eiusque episcopns
erat Bernardus non Gniscardus » . È vero, come dice qui lo Sbaralea, che vescovo di
Tripoli nel 1289 era un tal Bernardo che viveva ancora dopo la caduta di questa
città; ma la sbaglia più gravemente quando invece suppone il nostro Guiscardo ve-
scovo di Acri, e colà ucciso noi 1291! — Del resto, un Guiscardo Minorità che abbia
occupata la sede episcopale sia di Tripoli sia di Acri, non è punto conosciuto nello
memorie del secolo XIII.
C. 1289 S. — Pr. lacobus Minlster Provlnciae Syriae seu Terrae Sanctae,
et fr. Paulus de Marchia Guardianus conventus PF. Minorum in civitate
Acon seu Ptolomaidos.
Per lo meno da quest' anno 1289 sin quasi al 1295 (2), troviamo Provinciale della gs
Terra Santa un tale fr. Giacomo ricordatoci dal Waddingo (3), sotto il cui governo la
Custodia di Siria, con quasi tutti i conventi, subì la stessa sorte che toccò nel 1291 alla
città di Acri, caduta in potere dei saraceni, come vedremo. — Frate Giacomo Ministro
provinciale, o perchè avverso alquanto ai religiosi co.si detti zelanti, o perchè costretto dai
rilassati, si vide obblig \to di scrivere al re Aitone II di Armenia contro i frati Tomaso
da Tolentino e compag ni, seguaci del Clarp.no, i quali testé erano giunti come Missionàri
in Armenia (1290), inviativi con le debite lettere obbedienziali dal Ministro generale fr.
Raimondo Gaufredi che li aveva liberati dalla dura carcere che subivano nelle Marche.
Per questa ingiusta persecuzione, tre anni dopo (e. 1294) quei buoni religiosi dovettero
abbandonare 1' Armenia e ritornarsene chi in Europa e chi riparare altrove.
Fra i più accaniti avversarli di questi zelanti, si distinsero i frati della Custodia di
Siria, e specialmente quelli della città capitale Acri, ove allora era guardiano di quel con-
vento un tale fr. Paolo delle Marche, quegli appunto che era stato « socius Ministri Mar-
chiae » quando circa il 1276 quei fervidi religiosi furono chiusi in dura carcere in uno
dei conventi delle Marche. Costui, e i religiosi di Siria avevano costretto il Ministro pro-
vinciale fr. Giacomo di scrivere al re Armeno contro i suddetti. — La città di Acri non
era ancora caduta in potere dei Saraceni ; quindi, questo accanimento e le lettere dirette al
re Aitone devono datare entro il 1290 e poco prima dell' assedio e della caduta di Acri
(1) Rdhricht in Archives de V Orient Latin t. II p. 392 nota 111. — Con nostro vero
rammarico dobbiamo constatare di non aver potuto ancora trovare in Italia un esemplare
del Chronicon di Lanercoat, opera di un Minorità di Oxford come veniamo ora a sapere dal
P. Felder 0. M. Gap. (Gesch. der Wissenschaftl. Studiai ini Framiskanerorden p. 278). Nella
Biòiiotìieca del Pottbast non lo troviamo rostrato perchè forse di recente pubblicata.
(2) Nel quale anno troviamo un altro Provinciale di nome fr. Nicolò de Sali, come ve-
dremo sotto il 1295.
(3) Annale» an. 1290 n. 10, t. V p. 236.
328 BIBLIOTECA
(1-18 mag. 1291). Chi ci vieterà di credere che la Divina giustizia volle punire in qaella
terribile catastrofe col cloro e popolo poco morigerato, anche i religiosi nostri fratelli, i quali
con irreligioso accanimento perseguitarono religiosi buoni e solo colpevoli di esser venuti
nella vicina Armenia, inviativi dalla somma autorità dell' Ordine, per menare una vita tutto
apostolica e secondo il desiderio del loro S. Patriarca? La mano Divina quando colpisce,
colpisce per punire, sanare e anche per premiare l' innocente. Melek-el-Asceraf allagò dì
sangue cristiano le vie di Acri ; tra le migliaia di morti, la storia ci registra quattordici
PF. Minori che preferirono la morte alla fuga prescelta dagli altri loro confratelli ritiratisi
a tempo in Cipro. E tra i fuggiti, la storia registra appunto il P. Guardiano di AcriI
E chi sarebbe costui, se non il fr. Paolo delle Marche Guardiano di Acri, il fervido av-
versario del b. Tomaso da Tolentino e compagni? Egli non si sentì forte al martirio,
come i 14 altri, e fé' bene a ritirarsi in Cipro coi deboli ; colà visse forse vari anni an-
cora, e visse forse fino il di 9 apr. 1321, quando il perseguitato da lui, fr. Tomaso da
Tolentino, sapeva dare coraggiosamente la vita per Gesù Cristo nell' età sua di anni ses-
santa (1). Ex fntctilms eorum cognoseetis eós...
Tutta questa storia risulta dal racconto che esporremo qui appresso nei seguenti
numeri.
1289 S. — Fr. Giovanni O Aitone n, re d'Armenia, e frate Minore ecc>
Cenni biografici.
Date le troppo brevi notizie, e queste spesso inesatte, che sul nostro re Aitone ci
diedero il Waddingo e gli altri storici dell'Ordine (2), spetta quindi allo storico fran-
cescano della Terra Santa (alla quale appartenne la Cilicia) quasi rifare la storia di questo
celebre frate e monarca sulle tracce di documenti più recenti, quali non ebbero né il Wad-
dingo né quelli che lo seguirono. E noi, meno sfortunati di loro, siamo in grado di quasi
ricostruire questa bella pagina di storia francescana, tenendo di scorta i più recenti studi,
come quelli del Bey e Du Cange (3), dell' armeno mechitarista P. Alishan (4), del palesti-
nologo B. Bdhricht (5), e segnatamente del dotto orientalista gesuita P. Fr. Tournebize
prof. dell'Università cattolica di Beirut in Siria (6), e qualche altra memoria che qua e
là abbiamo potuto raccogliere da altre fonti che passo passo citeremo. — Più che tessere
una completa biografia di questo grande re di Armenia, noi ci limiteremo ai principali
fatti della sua vita che han qualche relazione colla storia dell'Ordine nostro in Oriente.
(1) Cfir. Wadding Annalw an. 1321 n. 1.
(2) Wadding Annales, in tom. V et VI ed. 2*. — Panfilo da Magliano Storia compen-
diosa t. II e. 14. — Civezza Storia delle Miss, frane, t. II ce. 7, 9 e 14.
(3) Bey e Du Cange Ijes FamiUes d'outre-mer: les roys d'Armenie, a p. 105-167.
(4) Armeno- Veneto compendio storico, e documenti sulle relazioni degli Armeni coi Vene-
ziani, Venezia 1893 tip. armena di S. Lazaro.
(5) Reinhold Rohricht, i soci stadi sulle gaerre d'Oriente: ÉKudes sur les demiers temps
du Royaume de Jérusalem: Les batailles de Hims (1281 et 1289); pubblicati negli Archives
de l'Orient Latin t.- 1 p. 633-52
(6) Fr. Tournebize Sistoire poUtique et religieuse de r Armenie nella Sevue de l'Orient
Chrétìen, principiata nel tomo o Anno VII" (1902) e terminata nell'Anno X (1905): che è,
a nostro giudizio, il lavoro recente più serio ed esatto che si abbia stili' Armenia cat-
tolica.
SECOLO XIII. 329
Per chi ne volesse di piò, ricorra agli autori da noi citati e a qnelli indicatici nel Ré- 99
jpertoire dello Chevalier (1).
Morto Livone o Leone III re di Armenia (f 6 feb. 1289), che lasciò sette figli e tre
figliuole, gli succedette (1289) nel trono il primogenito Hethoum o Aithon, o Aitone II
di questo nome. Le memorie antiche non ci dicono se Aitone abbia o no presa moglie;
e la testimonianza del solo fr. Stefano de' Lusignani, il quale asserisce aver Aitone spo-
sata Maria figlia del re Ugo III di Cipro, ò smentita dal solo fatto che egli confonde
questa figliola con Margarita di lei sorella che andò (1286) sposa a Thoros III, fratello
di Aitone (2). La storia del resto, e in ispecie l'antico libro delle genealogie delle famiglie
reali di Armenia, non fan parola del suo matrimonio, né registrano alcun discendente di
Aitone, il quale poi vedremo cedere il trono al suo nipote Leone IV, nel 1305 (3).
Lo storico armeno recente (il P. L. Alishan) asserisce che A itone, dalla sua tenera
età ebbe una particolare divozione per S. Francesco e pe' suoi religiosi (già sparsi per
l'Armenia (4) e per tutto l'Oriente), e che aveva maturato il disegno di ascriversi al loro
Ordine, come di fatto lo compì più tardi prendendo il nome di frate Giovanni. Nome
(aggiungiamo noi) che Aitone avrà preso, senza dubbio, in memoria e per istima del suo
amico e apostolo dell'Armenia, frate Giovanni da Montccorvino, che egli non appena
montato sul trono di Armenia, inviava suo nunzio al papa francescano Nicolò IV (5).
Aitone, ereditata la corona di suo padre, non volle mai cingersela in fronte, come
asseriscono tutti i cronisti antichi: sia perchè meditasse di ritirarsi dal mondo, sia per
altro motivo che ignoriamo. Umile, pio, e religioso» paragonato dal Tournebize a Roberto
il Pio, era inoltre dotato di una grande prudenza politica e d'una attività e coraggio
non comuni. Il suo regno era allora minacciato dai Tartari e Saraceni, che lo investivano
da ogni lato. Il Soldano Kelaun esigeva un tributo, promessogli da Leone III, e le città
di Marasch e di Behesni. Aitone sperò invano soccorsi da Filippo IV di Francia e dalla
Cristianità. Alfonso HI d'Aragona, il re Giacomo di Napoli e la Repubblica di Genova
avevano testé conchiuso un trattato di commercio col potente Soldano; sicché ad Aitone
non restava altra speranza che l'aiuto del Papa, Ricorse egli quindi a Nicolò IV; e seb-
bene il Tournebize asserisca che il pontefice ripetè invano un appello alla crociata, egli
non dimeno per opera de' predicatori Minoriti e Domenicani potè inviare in Oriente 2000
pedoni e 500 cavalieri (6). — Chi abbia perorata la causa di re Aitone presso il Papa
(1) BuU. accad. scien. St Petershourg (1862) IV, 289. — Heumann Armen. Liter. (1836),
207. — Patcanian Càtal. littér. Armén. (1860) 123. — Ree. hist. Croisades (1869) Armén. I,
541-49. — Revue AreUolog. (1850) VII, 365-68. — Semai Letter. Armen. (1829) 126-7.
(2) Cfr. Du Cange-Rey Familles p. 133, 137, 166.
(3) L'autore del libro Lignages cToufre-mer compilato e. il 1321, e citato dai Du Gange
e Eey (Familles p. 166) cosi compendia il regno di Àitone II: « Fuis la mort du roy Livon,
Heì'ton son fis ot la seignorie et ne se vost coroner, eins vesti abit de Menours, et dona la
seignorie a Thoros son frere; puis li toli et la dona a Semblat son autre frere et fu corone
dou royaurae d'Ermenie. Thoros esposa Marguerite, la fiUe dou roi Hugue de Chipre, et ot
un fis, Livon... Le dessusdit Semblat fit tuer Thoros son frere, puis Hai'ton le fit prendre,
et dona la seignorie h Constans, son frere ; puis fit il prendre Constans, et manda Semblat
et Constans en Constantinople ; là morut Constans, et il dona la seignorie a Livon son neveu.
qui fu fis de Thoros et de Marguerite » .
(4) Vedi sopra a p. 216 l'inizio delle missioni in Armenia dal 1247.
(5) Sul Montecorvino vedi l'art, sotto l'anno 1279, n. 88.
(6) Vedi Wadding Annal. an. 1289 n. 19, e gli altri storici della Chiesa.
330 BIBLIOTECA
99 e i sovrani d'Europa, non ce lo dice la storia; ma è facile supporre, e non irragioneyol-
mcnte, che pure per questo fine fa inviato dal buon re il ricordato fr. Giovanni da Mon-
iccorvino. Il Montecorvino giunto testé (1289) in Europa, doveva presto ritornare in
Oriente munito di varie lettere papali dirette ai magnati di Armenia e della Persia tar-
tara, avversari de' Saraceni. Abbiamo, è vero, le sole lettere papali di scopo religioso ; ma
queste suppongono necessariamente, secondo il solito agire de' Papi, altre lettere ed istru-
zioni di scopo politico, le quali noi non conosciamo.
Sei furono le lettere che Nicolò IV consegnò al Montecorvino per l'Armenia, e tutte
e sei sono datate da Rieti il dì 14 luglio del 1289, epoca della vicina partenza di fr. Gio-
vanni per l'Oriente (1).
Nella prima, diretta al re Aitonc, il Papa seco lui si congratula delle buone nuove
portategli dal Montecorvino sul progresso della fede cattolica in Armenia, rallegrandosi
che il suo genitore Leone III era passato d;i questa vita coli' amore alla fede della Chiesa
Romana. Loda la sua pietà, e ne lo incoraggia a compiere l'unione di tutta l'Armenia
alla Chiesa, stando ai dettami del Montecorvino e dei suoi compagni cotanto da lui fa-
voriti per lo avanti. — La seconda lettera è diretta alla zia del re. Maria, sorella di
Leone III e moglie a Guido d'Ibelino. In essa si fa cenno del precedente apostolato del
Montecorvino e dei suoi compagni in Armenia: « Nuper ad Apostolatus Nostri praesen-
tiam dilectus filius fr. Ioan. de Monte Corvino de Ordine Minorum lator praesentium, de
Armeniae partibus rediens, ubi Christi prosecutns obsequia, et animarum salutem iuxta
datam sibi a Domino gratiam extìtit operatus, grata et accepta quampluriraum de tuis
laudabilibus actibns, piisque studiis Nobis referre curavit: inter cetera esprimendo, quod
ad observandam fidem catholicam, quam Romana tenet Ecclesia, et eius unionem stabilera
prosequendam fervens dirigitur desiderium mentis tuae...». La loda, la incora^ia, la be-
nedice, e le raccomanda « Fratrem (Joannem) et eius socios supradictos ad partes rede-
untes easdem, praefata prosecuturos obsequia: et alios etiam christianos in partibus de-
gentes habendo benigne ac favorabiliter commendatos, dictisque Fra tri et Sociis tuum in
hac parte praebendo auxilium opportunnm ...». — La terza, diretta a Thoros e agli altri
fratelli del re, è dello stesso tenore della precedente. — La quarta, a Leone connestabile,
ossia generalissimo delle truppe d' Armenia ; la quinta al maresciallo del regno, e la sesta
a tutto il popolo Armeno, nel quasi stesso tenore che le precedenti. — Contemporanea-
mente il Montecorvino portava una lettera del Papa per Argun Kan (1284-91 f) impe-
ratore tartaro della Persia, assai benevolo ai cristiani e alleato degli Armeni.
In pari tempo con i suddetti compagni del Montecorvino, o se si vuole poco tempo
dopo (entro il 1290), troviamo un'altra schiera di FF. Minori partire per l'Armenia, ri-
chiesti dal re Aitone con lettere dirette al Ministro generale fr. Raimondo Gaufrcdi (2^.
1 prescelti furono in numero di sei, secondo il Waddingo che ci nomina soltanto il famoso
fr. Angelo Clareno, fr. Marco di Montelupone del distretto di Macerata, e nn fr. Pietro
d'incerta patria. Dal Clareno però conosciamo anche i nomi degli altri tre, i quali furono:
(1) Sono in Sbaralea, in Waddingo, Raynaldi an. 1289. — Beg. Nic. IVI IL ep. 50-53,
59. — Cfr. Tournebize toc. eit. an. 1905 p. 367. — Civezza Storia delle Miss. t. II e. 9.
(2) Wadding Annal. an. 1290 n. 10: € Destinando duxit (Generalis Minister) cum aliis
trìbus dusdem spiritns viri^, Angelo Clareno, Marco de Montelupone, et qaodam Petro ad
regein Armeniae, a quo paulo ante litteras accepit, qdibus rogabat, quosdam sibi mitti buina
(nstituti viros, tum propter animae suae, et suoram solatium, tum ad instituendum populum
m".ltutn nimìs, qui ad chrìstianorum fìdem quotidie accedebant». — Vedi Civezza Storia
delle Misa. t. Il e. 14.
SECOLO XIII. 331
il b. fr. Tomaso di Tolentino, fr. Angelo parimenti di Tolentino, e fr. Pietro di Mace-
rata; ai quali devesi anche aggiungere fr. Liberato di Macerata, che vedremo compagno
de' suddetti (1). Questi pure arrivarono felicemente alla loro destinata missione, ricevuti
dal buon re Aitone come angioli venutigli dal Cielo: « a& Armenorum Rege tanquam
angelos codi receptos». E tosto questi buoni religiosi seppero farsi amare dalla corte e
dal popolo armeno.
Intanto re Aitone, che si vedeva incessantemente minacciato dai Saraceni, e pensava
di rivolgersi per aiuto alla Cristianità, prescelse due de' testò arrivatigli religiosi, cioè il
b. fr. Tomaso di Tolentino e fr. Marco di Montelupone, inviandoli col nobile Gaufrido
Comitissae suoi legati al Papa, e ai re di Francia e d'Inghilterra. Ai primi del 1292, i
legati erano arrivati in Europa, e ai 25 maggio li vediamo nel Capìtolo generale di Pa-
rigi presentare al Ministro generale Gaufredi lettere da parte del re Aitone, nelle quali
lo si ringraziava per avergli inviato così buoni e santi religiosi, « quos tamquam angelos
Dei venerahatur y> . Con queste buone nuove, il Generale potè alquanto disarmare molti
Padri capitolari che gli si mostrarono assai contrari per aver egli inviati quei zelanti in
Armenia, liberandoli cosi dalla carcere la quale avevano subita nelle Marche. — Se non che,
le misere gare che allora desolavano l'Ordine intero, avevano valicato anche il mare: e
i frati della Siria o della Terra Santa, non si diedero pace fino a tanto che non videro
quei buoni religiosi allontanati dall' Armenia la quale entrava nei limiti della loro giurisdi-
zione 0 Provincia. Costoro, a malincuore li videro stabiliti entro i limiti della loro Provincia;
0 temevano forse che l'eccessivo zelo di quelli per la povertà francescana, portasse la di-
scordia anche tra i frati dell'Oriente. Per questo, e per calmare le ire degli antizelanti,
il Ministro provinciale della Siria fu costretto di scrivere al re Aitone perchè allontanasse
dai suoi stati quei religiosi ; sicché questi, per non cagionare dei dispiaceri al buon re, la-
sciarono spontaneamente la Cilicia con rammarico del principe, do' baroni e del popolo ar-
meno, e ripararono chi in Italia (e. 1294), chi in Grecia e chi altrove, dopo trascorsi soli
tre anni di fruttuoso apostalato in Armenia (2). — Anche il b. Tomaso da Tolentino
verosimilmente dovette abbandonare intanto l'Armenia, poiché nel 1302 lo troviamo dal-
l'Italia passare in Grecia (Achaia) con 12 altri compagni destinati per le missioni tra
gl'infedeli d'Oriente (3), Ma egli ritornò in Oriente; rivide l'Armenia, e la Persia, e per-
corse tutta l'India giungendo fino a Pekino; d'onde poi lo vediamo nel 1307 ritornato
in Europa latore di una lettera del Montecorvino (datata da Cambalek nel febbr. 1306),
e portatore di buone novelle su quello missioni a papa Clemente V che tosto creò il Mon-
tecorvino primo arcivescovo di Pekino (4). Coi sette suffraganei che Clemente inviava in
Cina, ripartì probabilmente anche il b. Tomaso, che poi finalmente vedremo morire per
la fede a Tana dell'India il 9 apr. 1321 (5). — E torniamo in Armenia.
Più che mai, tristi volgevano le condizioni de' poveri cristiani dell' Oriente. Melek-el-
Asceraf, figlio di Kelaun, dopo tre violenti assalti s'impossessava di Acri (maggio 1291);
e poi Tiro, Sidone, Beirut cadevano in suo potere con immane carneficina de' cristiani.
L'anno seguente (1292), le truppe saracene penetrano sino all'Eufrate e investono
Bomcla, fortezza difesa dall'eroico francese barone B.aimondo, zio materno del re Aitone.
(1) Vedi più sotto l'art, su fr. Angelo Clareno all'an. 1290-93.
(2) Cfr. Wadding loc. cit., et an. 1292 nn. 1 e 14; an. 1294 n. 9.
(3) Wadding Annales an. 1302 n. 8.
(4) Wadding Annales an. 1307 n. 6-11. — Vedi sopra a p. 305.
(6) Wadding Annales an. 1321 n. 1. — Anal. frane, t. Ili p- 5978.
332 BIBLIOTECA
99 Colà risiedeya allora Stefano IV il Catholicos degli Armeni. — Caduta la piazza, la guar-
nigione, dice il Makrisi, fu sgozzata; le donne e i fanciulli, con a capo il patriarca Ste-
fano, furono condotti schiavi a Damasco (16 giug. 1292). Neil' enorme saccheggio, gli Ar-
meni si videro portar via il più ricco tesoro che possedevano, un braccio di S. Gregorio
l'Illuminatore (1).
Aitone, impossibilitato a resistere da solo alla crescente potenza saracena, si vide costretto
per ottenere tregua di cedere al nemico le piazze Behesni, Marasch e Till-Hamdun (1293).
Intanto El-Asceraf cadeva sotto il pugnale di un emiro, e il mamalucco Eetbogha
usurpava il trono d'Egitto al giovane Naser Mohammed. Ketbogha credè utile di rifare
la pace col re di Armenia, restituendogli il braccio di S. Gregorio, i vasi sacri tolti a
Eomcla e parte de' prigionieri (1294). Il CatJwlicos Stefano IV era però morto durante
la cattività (2).
Il nostro Aitone, immediatamente dopo la perdita di Behesni e di Marasch (1293),
persuaso che suo fratello Thoros III fosse più capace di Ini a difendere l'Armenia,
gli cedette il trono; e luì si ritirò in un convènto fraticescano, ove prese l'abito col
nome di frate Giovanni, nel 1293, nell' anno stesso in cui l' armata Veneta veniva scon-
fitta dall' ammiraglio genovese Nicolò Spinola nelle acque di Aiazzo, entro il golfo di Ales-
sandretta (3).
Comunemente tutti gli storici, compreso il nostro Waddingo (4), assegnano l' anno
1293, 0 1294 per l'ingresso di re Aitone nell'Ordine Minoritico, da quando cioè egli ce-
dette il trono al fratello Thoros: la quale epoca risulterebbe certa da quel che ci dice
r antico autore del ricordato libro Lignages d'outre mer ove cosi si esprime : « H^ton
vestì Vàbit de Menours, et dona la seignorie a Thoros son frere » . Ma una difficoltà,
in proposito di questa data, sarebbe la testimonianza (se non è errata) del compilatore
delle Continuationes Anglicae; il quale, ricordando l' arrivo a Cantorbery (6 giugno 1300)
di due frati Minori della Siria ambasciatori del re Aitone, dice, che questi riferivano
esser il re entrato nell'Ordine dei Minori, e che di già erano 14 mesi da che portava
r abito (5). Da questa asserzione (se esatta) risulterebbe che Aitone vesti l' abito entro il
(1) Toumebize Hiatoire de l'Armenie Ice. cit. p. 394.
(2) Lo Schlumberger (in Archives de l'Or. Latin t. I p. 671 s) scrive che Costantino II,
predecessore di Stefano IV, fii eletto Patriarca Catìfiolicos nel 1286, e che fu deposto il 7 gen.
1290, per aver abbracciata la fede della Chiesa latina a Sis, e per causa della gelosia dì Ste-
fano IV che gli succedette: e che quindi, per ordine del re Aitone, esiliato dall' Armenia, Costan-
tino riparò in Siria. — Tanto risulterebbe da quel che narra il continuatore di Samuele d' Ani
(che però lo dice deposto nell' anno d' Egira 737 = 9 gen. 1288-7 gen, 1289); ma con più savio
giudizio il Toumebize osserva, che una tale condotta non può attribuirsi ad Aitone since-
ramente cattolico ; Costantino II invece fu deposto nel 1289 per accuse mossali da falsi
testimoni, e la sua deposizione fu tutta opera della gelosia come asserisce la Chronica di
Sempad (Toumebize op. cit. an. 1905 p. 368). — Caduta Romcla, secolare residenza de' Ca-
tholicos d'Armenia, in potere de' saraceni (1292), la sede dei patriarchi fìi trasportata a Sis.
Costantino II reintegrato nel patriarcato verso il 1306, tenne quella sede sino alla morte
(1321). Nel 1307, sotto il regno di Leone IV presiedette un concilio nella grande chiesa di
S. Sofia a Sis, concilio ^vorevole a Roma, e un secondo a Adana nel 1314 sotto il re Oscin
o Osimo. — Schlumberger e Toumebize locc. citi.
(3) Cosi il Toumebize loc. cit. p. 395; e l'Alishan op. supra cit. — Il Desimoni pone
la sconfitta dei Veneti nel 1294. Cfr. Archives de l'Orient Latin t. I p. 435.
(4) Annales an. 1294 n. 11-12. — Cfif. Alishan, Toumebize, Du Cange-Rey locc. eitL
(5) Vedi le Continuationes Anglicae più sotto all'an. 1299-1300.
SECOLO xm. 333
marzo o aprile del 1299. Del resto, Aìtone (se vogliamo conciliare le date), potè entrare
nell'Ordine nel 1293, o 94, e professare nel 1299.
Checché ne sia, Thoros non finì di governare due anni la Cilicia, che obbligò il fra-
tello Aitone di riprendere le redini del governo; e a ciò ve lo indussero anche i magnati
del regno. — Il secondo governo di Aitone daterebbe verso gli ultimi del 1294, circa il tempo
in cui si conchiudeva la pace con Ketbogha, e nel mentre tutti i grandi del regno assi-
stevano al matrimonio di sua sorella Isabella con Almerico conte di Tiro e fratello di
Enrico II re di Cipro (1).
Risalito sul trono. Aitone nel 1295 si recò in Persia a Dihburkan presso l'impera-
tore Cassan, col quale conchiuse un' alleanza contro i saraceni, inducendolo anche di revo-
care r editto che ordinava di cangiare le cJiiese in moschee. — Eitornato a Sis verso la fine
d'ottobre, Aitone trovò due ambasciatori di Andronico II, che venivano a chiedergli una
delle due sorelle per isposa a Michele figlio dell'imperatore. Aitone, dice il Tournebize,
accolse con gioia l'offerta d' un' alleanza cosi vantaggiosa. E il 16 gen. del 1296, Rita o
Margherita sorella maggiore di Aitone, giunta a Costantinopoli, sposava Michele testé asr
sunto al trono da Andronico (2). I greci, dopo averla unta col sacro crisma, le cangia-
rono il nome in quello di Maria o Xene, che vuol dire straniera (3).
Nel 1296, troviamo di nuovo il re Aitone nella corte di Cassan, recatovisi come sempre
per gì' interessi de' cristiani e per muoverlo contro 1 saraceni (4). Nel decembre dello stesso
anno lo vediamo già arrivato a Costantinopoli, ove si era recato col fratello Thoros per vi-
sitare sua sorella Rita sposa all' Augusto, e senza dubbio per ottenere de' soccorsi contro
i comuni nemici. L' epoca del suo arrivo colà ci è data dal Pachymero, il quale aggiunge
che Aitone prese dimora presso i Frati (Minori) italiani (5), i quali, come sappiamo, avevano
(1) Tournebize loc. cit. p. 395.
(2) Tournebize loc. cit. p. 395-96.
(3) Vedi il Pachymero De Andron. Palaeol. lib. 3, ce. 5 e 6 (Migne P. G. t. 144, col.
222-27, e la cronologia del Possine ibid. p. 897) che a lungo parla delle brighe e viaggi dei
due ambasciatori per trovar una sposa a Michele, evitando di rivolgersi al Papa il quale
non avrebbe certo permesso il matrimonio d' una cattolica, qual era Rita, con uno scisma-
tico, se non con le dovute condizioni. Aitone, dice il Pachymero, esibì tutte e due le sorelle
Rita e Theophano, a scelta di Michele; e tutte e due partirono cogli ambasciatori greci.
Ma Teophano, riunta pure dai greci e chiamata Theodora, prima di arrivare dal suo sposo
Griovanni il Sebastocratore cui fu destinata, mori per via e fu sepolta a Tessalonica. — Lo
storico cattolico, in questo procedere di re Aìtone (cattolico e per giunta frate Minore !) tro-
verà a ragione qualche biasimo, se non vogliamo sospettare molte reticenze nello storico
greco, e supporre che Aìtone avrà agito in proposito con tntte le cautele che richiedeva il
caso; ovvero supporre, che se Aitone era veramente cattolico, non lo erano tali le sorelle.^
Lo storico poi civile, inspirato alle moderne dottrine, troverà nella condotta di Aitone l' in-
teresse dello stato, la politica, o checché altro o^i sì voglia escogitare dai troppo moderni
machiavellisti.
(4) Cfr. ArcJiives de V Orient Latin t. I p. 643 n. 39.
(5) Pachymero De Andron, Palaeol. lib. 3, e. 20 (Migne P. G. t. 144 col. 267) ove cosi
si esprìme sulla dimora del re: xat aùxou TotJ pr,YÒs 'Apiuvla^ tuj^óvto? Iv jióXsi, 04 Sri xai xoxà
tppEpiou; 'iTaXoù; BiT^ye ; che noi traduremmo : e Rex etiam Armeniae aderat tunc in civitate,
quippe qui apttd Fratres italos versabatur » ; e il Possìno interpreta : « quippe cum Freriis
italia vivens*j e in questo senso si esprime anche nelle sue note (Migne l. e. col. 814) di-
cendolo dimorante presso ì Minori dì C.poli, dandoci anche la data dee. 1296 (ib. col. 899).
E questi frerii o frati erano senza dubbio i frati Minori. Il Du Cange (in FamiUes d'outre
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99 un convento nel quartiere Veneto entro le mura della vecchia Bizanzio. Aitone, dice lo
storico greco, trovossi allora presente quando i genovesi di Galata assalirono i Veneti nel
loro quartiere di C.poli facendone orribile macello, con indicibile disgusto del buon re che
invano si era interposto mediatore di pace fra i due accaniti avversarii.
Assentandosi dall'Armenia, Aitone aveva affidate lo redini dello stato al terzogenito
suo fratello di nome Sembat. Questi, vinto dall' ambizione di regnare, riuscì a usurparsi il
trono col pretesto che A itone, avendo abdicato por farsi frate, non aveva più diritto al regno;
e cosi riuscì a guadagnare alla sua causa i tre fratelli minori e il patriarca Gregorio VII
che lo consacrò re nella capitale Sis. Aitone e Tboros, ritornati da Costantinopoli (1297),
furono espulsi dal regno. Invano questi ricorsero ai loro antichi alleati: il re di Cipro
fé' loro le sue condoglianze; l'imperatore di Costantinopoli somministrò loro una somma
di denaro, e Cassan rispose non poter contrariare Sembat che da lui ebbe l'investitura
della Celicia e prese per moglie una principessa della famiglia di Gengiskan (1). Tuttavia
Sembat, vedendo che i due esuli continuavano a rivendicare i giusti loro diritti, li fece
catturare presso Cesarea (di Cilicia) e rinchiudere nella fortezza di Partzerpert. E subito
dopo, per suo ordine, Thoros fu strangolato, e Aitone ebbe bruciati gli occhi con un ferro
arroventato (2). Quest'atto barbaro di Sembat deve porsi non più tardi del 1297. — Sembat
pure, vessato dalle continue incursioni de' Saraceni, si vide costretto di ricorrere a papa Boni-
facio VIII e ai re di Francia e d' Inghilterra per aver de' soccorsi. Il Papa gli risponde
(28 ott. 1298) di aver ricevuto i suoi ambasciatori e di agire in proposito coi detti Mo-
narchi (3). Ma intanto Sembat era già stato balzato dal trono.
La crudeltà sua mostrata contro Aìtone e Thoros, dicesi, abbia talmente indignato
r animo del principe fratello Costantino, che questi gli si rivoltò tutto contro; e gli riuscì
di sorprenderlo, catturarlo, e liberare Aitone. Ma volle per sé la corona, « se la cinse.
Intanto Aitone, sia per grazia del Cielo (come vogliono gli storici Armeni), sia che il car-
nefice non gli abbia totalmente lesi gli occhi (come asserisce l'arabo Abulfeda), dopo alcuni
mesi egli riacquistò il dono della vista. I magnati del regno vedendolo atto a rimprendere
le redini dello stato, ne lo pregarono vivamente ; ed Aitone accettò di salire per la terza
volta il trono. Ma Costantino non voleva sapere di cedeteli il posto; che anzi, liberato
Sembat dalla prigione, ambo opposero una viva resistenza ad Aitone. Se non che Aitone,
con un soccorso avuto dai militi Templari ed Ospedalieri, presto soggiogò i due fratelli
(1299); quali poi mandò in esilio a Costantinopali, ove morirono (4).
Durante il breve regno di Costantino, i saraceni avevano nuovamente invasa la Ci-
licia, arrivando fin sotto le mura di Sis, commettendo orribili massacri, e conquistando
HamoQS, e Tell-Hamdoun (la Canamella dei Crociati) situata all' estremittà settentrionale
del golfo di Alessandretta. Costantino a mala pena riusci di aver pace col nemico ceden-
dogli Hamous e una decina di altre fortezze (ag. 1298). Ma qualche mese dopo, i saraceni
mer p. 133) interpreta invece questo passo in un senso vago supponendolo ospite della corte
imperiale, ma vestito dell'abito dei frati Minori: * Pachymères remarquant quHl demeuroit
parmy dea frtres italiens, c'est-à-dire qu'il avoit Vhabit de frère mineur » .
(1) Da Gange e Rey FamUles cit. p. 134, dicono che al proposito Aitone si era recato
in persona dai mentovati principi.
(2) Toumebize loc. cit. p. 396. — Partzerpert (= alta fortezza), era una fortezza sul
Taarns, sar un affluente dell' alto Pyramus (Djihan-Tchai) verso l' estremità settentrionale
delia Cilicia, a una giornata di cammino e a Nord di Sis. Id. ib. p. 113 n. 2.
(3) Cfr. Wadding an. 1298 n. 5. — Dn Cange-Rey op. cit. p. 134.
(4) Tournebize loc. cit. p. 396-97, — Cfr. Dn Cange-Rey op. cit. p. 136.
SECOLO xm. 335
sentendo 1' appressarsi dei Mongoli in aiuto di Aitone rimesso sul trono, abbandonarono 99
tosto qnello fortezze che ritornarono in potere di Aitone (1). — Da questo tempo in poi,
Aitone e Cassan, noti cessarono di sgominare dappertutto il feroce nemico su cui ripor-
tarono varie vittorie. È celebre specialmente quella riportata sui campi di Emesa (Homs)
il 22-23 decembre 1299, attribuita dagli storici principalmente alle truppe armene guidate
da Aitone, vestito del saio francescano.
Cassan, contiindo sulle truppe cristiane degli alleati Armeni e Crociati, lasciava Tauris
il 16 ott. 1299. Dopo aver toccata Mardin e passato l'Eufrate, scende in Siria con 90 mila
cavalieri, s' impadronisce di Aleppo, e quindi accampa presso Salamieb. Intanto dall'Egitto
gli veniva incontro il Soldano Melek-Naser-Mohammed colle truppe più scelte, e non certo
inferiori in numero come vorrebbero i cronisti arabi. La terribile zuffa ebbe luogo nelle
vicinanze di Emesa (22-23 dee), e il successo decisivo lo si attribuisce alle truppe cri-
stiane che si erano gettate sul nemico quando già Cassan pensava alla ritirata. Aitone,
coi suoi 10 mila cavalieri (3 mila secondo altri), ne uccise sei mila, perseguitando 11
nemico per dieci giorni, senza dargli tregua, fino alla città di Doli (Dehliz = Moulk =
Gaza). In questo luogo dice una cronaca armena, Airone fé' porre un inscrizione di questo
tenore: « Ciò che fin qui ho fatto, mi basta; poiché son giunto fino a questo luogo
come un gigante e con forno indomabile. Nessuno dei miei antenati, nessuno de' cri-
stiani è arrivato mai fin qui con tanta energia perseguitando il nemico ». Il Soldano
riuscì a mala pena a sfuggirlo e riparare in Egitto con soli 18 uomini, a detta dell'arabo
Makrisi. Intanto Cassan entrava trionfalmente in Damasco il 2 gennaio del 1300, procla-
mando un'amnistia per tutti i fuggitivi. Il re Aitone, ritornato dal perseguitare i sara-
ceni, fu a raggiungerlo a Damasco, e insistè fortemente per vendicare col ferro e col fuoco
sulla città di Damasco le orribili stragi che i saraceni avevan perpetrate in Cilicia ; ma
r emiro Kandjak no lo distolse, cedendogli invece per la vendetta le città Salahijah, Mizza
e Daria, ove dicesi prese le sue vendette su dieci mila musulmani! Cosi in breve tempo gli
alleati avevano soggiogata quasi tutta la Siria; ma Cassan presto (4 feb. 1300) dovette
ripartire per la Persia invasa da Baldo, dando ordine ai suoi luogotenenti di ridare la
Terra Santa ai Crociati. In fatti, il generale Mulay con 20 mila cavalli, scendeva per
Bàlbek e Gerusalemme sino a Gaza, dappertutto seminando stragi e rovine. Se non che lui
pure, dopo il tradimento (29 apr.) di Kandjak, che si era rappattumato col Soldano Naser,
dovette presto ritornarsene in Persia. — Più tardi, Cassan ritornò di nuovo in Siria ac-
campandosi sotto Aleppo (6 gen. 1301); ma il rigore dell'inverno lo costrinse a indietreg-
giare (febbr.), abbandonando a sé stessi gli alleati cristiani, i quali perciò non poterono ef-
fettuare il loro progetto di attaccare Tortosa, come già dal 1299 il conte Guido di Giaffa
e Giovanni di Antiochia avevano combinato con re Aitone a Byblos (Gibelet).
Le trattative di pace offerte da Cassan al Soldano non essendo riuscite, il generale
tartaro Kutluksciah ripassò di nuovo l'Eufrate (30 gen. 1303); ma presso Damasco fu
completamente battuto (20-21 apr.); e in mezzo ai preparativi d' una quarta campagna
Cassan sfortunatamente moriva il 15, ovv. il 17 maggio del 1304 (2).
La nuova delle prime vittorie di Cassan si era difusa per l' Occidente come un lampo.
Fra i rumori sparsi, correva la falsa voce che Cassan si era fatto cristiano; quando in-
(1) Tournebize loc. cit. p. 397-98.
(2) Ròhricht I^s hataillcH de Hima (1281 e 1299) in Archives de V Orient iMtin 1. 1 p.
643-48. — Il Kobler lo dice morto li 11 mag. 1305, rigettando come erronea la data 1304.
Cfr. Bevue de l' Orient JMtin t. IX p. 243 n. 2;
336 BIBLIOTECA
00 vece non fu che assai benevolo e alleato de' cristiani. Molti cronisti di quei tempi ci tra-
mandarono pure che Cassan si era impossessato del Cairo, dell' Egitto e di tutta la Terra
Santa: e che perfino il Soldano cadde nelle mani di re Aitonc. Queste e simili dicerie
ormai sfattate dalla seria critica del eh. palestinologo Rohricht, non hanno più luogo nella
storia; ma non assentiamo al dotto critico quando, al numero delle mentovate dicerie,
sembra voglia annoverare anche il fatto storico dell' ambasciata di due frati Minori che
Cassan e gli alleati inviarono al Papa ed ai sovrani dell'Occidente (1). Ma il fatto sta che
due frati Minori della Siria furono inviati dagli alleati a Papa Bonifecio Vili a Soma,
1 quali poi da Eoma si recarono allo stesso scopo a Parigi e a Londra presso quelli so-
vrani. Come vedremo nelle Continuationes Anglicae, i due frati Minori arrivavano a Can-
torbery ai 6 di giugno 1300 portando la nuova delle vittorie di Cassan, e la notizia che
il re Aitone portava già da quattordici mesi 1' abito di S. Francesco et hàbitum Ordinis
portans contra Soldanum in praeliis (2).
Altri cronisti aggiungono, che entro 1' ottava dell' Epifania del 1300, i cristiani erano
rientrati in Gerusalemme, e che ivi celebrarono solennemente la Pasqua (lÒ apr.). La
Chronique du royaume d' Armenie (3) riferisce inoltre, che re Aitone nel gennaio del
1300 sostò per quindici giorni a Gerusalemme, ristabilendovi il culto cristiano: e che
inoltre il possesso della S. Città e dei dintorni gli fu of&cialmentc conferito da un diploma
di Cassan, che poi andò a raggrangere a Damasco. Queste ed altre particolarità riportate
da vari cronisti del tempo, si conciliano perfettamente con la cronologia e con le gesta di
Cassan e degli alleati, i quali, per lo meno fino ai 29 di aprile del 1300 (epoca del tra-
dimento di Kandjak), erano rimasti padroni della Siria e Palestina.
Morto Cassan, come abbiamo detto, nel 1304, gli succedette suo fratello Oldjaitu
Eharbendeh (1304-17) nato da madre cristiana e battezzato col nome di I^icolò da suo
padre Argnn Ean che, come sappiamo, era assai benevolo ai cristiani. Ma Oldjaitu apostatò
e passò al maomettismo, immitando cosi l'esempio di Cassan che per politica ai era fatto
maomettano verso il 1296, senza però esser stato mai battezzato come asserirono alcuni
cronisti occidentali. — Da quest' epoca in poi l' infelice Armenia non poteva sperare pace
né sicurezza dai tartari dichiaratisi maomettani; quindi essa era costretta di pagare un
doppio tributo, ai tartari e ai saraceni, per vivere in una pace effimera che ad ogni mi-
nimo pretesto veniva rotta da quegli infedeli.
Il generale tartaro Bilargu con i suoi 500 mongoli, incaricato già da Cassan a di*
fendere le frontiere della Cilicia contro i saraceni, spadroneggiava da despota sugli Armeni,
e odiava nel cuor suo il re Aitane specialmente, perchè questi non volle mai permettergli
la costruzione d'una moschea nella capitale di Sis. D'altra parte, il preteso alleato e
protettore dell'Armenia, l'apostata Oldjaitu Ean, aveva gettata la maschera di protettore
dei Cristiani, e obbligava colla spada e colle torture ad abiurare la fede numerosi popoli
cristiani della grande Armenia, della Georgia e dell' Albania del Caucaso. Dall'Oriente poi,
i saraceni piombavano ogni tanto sull'infelice Cilicia, massacrando e devastando, sotto il
pretesto che Aitone tardava a mandare il tributo al governatore di Aleppo.
Tante avversità dovevano accorare 1' animo più forte ; e Aitone, nella speranza di can-
giare le sorti dell' afflitta patria col ridiscendere dal trono, abdicò, e per la quarta volta lasciò
il governo in favore di suo nipote Leone IV, figlio di Thoros III e di Margherita de' Lu-
(1) Rohricht loc. cit. p. 649-50.
(2) Vedi sotto l'an. 1299-1300.
(3) In Recueil des hist. d. Orois. t. I p. 660, ap. RShricht op. cit. t. I p. 649 n. 75.
SECOLO xm. 337
signano, giovane ancora non contando 19 anni d'età. Leone IV, consacrato re dal pa- 99
triarca Gregorio VII, era docile e intelligente, e si consigliava sempre col zio Aitone che
si era ritirato nel convento dei francescani; e come lui fa un fervido e forse troppo ze-
lante propugnatore dell'unione de' pochi dissidenti colla chiesa Romana. Il giovane mo-
narca, montato che ebbe il trono, tosto riattivò le relazioni col Papa, inviando una solenne
ambasciata a Clemente V che risiedeva in Francia. In proposito abbiamo due lettere del
Papa datate da Bordeaux (2 iul. 1306): nella prima, diretta ai Minoriti fr. Forchetto
arcivescovo di Genova e a fr. Filippo di Savona, risponde il Pontefice a certe lettere ri-
guardanti l'Armenia cui intendeva soccorrere; e nella seconda risponde al patriarca Gre-
gorio VII, al re Leone e ai « nobilibus viris fratri Ioanni ordinis Minorum guhernatori
terrae Armenorum, Uxino [Oscino] et Almacho [Alinach] patruis regis eiusdem», incorag-
giandoli di attendere la prossima crociata, nel mentre inviava loro un abbondante soccorso
in denaro (1).
Il partito degli Armeni dissidenti, che a testimonianza degli storici era la minoranza,
tuttavia persisteva nel turbare la pace della chiesa Armena, e né volle mai sottoscrivere alle
riforme liturgiche sancite nel sinodo celebrato (marzo 1307) nella cattedrale di S. Sofia a
Sis. Anzi, inaspriti vie più, ricorsero perfino al tradimento, congiurando contro la vita del
monarca e di Aitone. I traditori fecero ricorso al generale mongolo Bilargu, che coi suoi
500 soldati accampava presso Anazarbe. Questi, come abbiamo detto, era di già inasprito
contro Aitone che gli aveva ricusato il permesso di costruire una moschea in Sis: e i con-
giurati finirono d' inasprirlo dipingendogli Leone e Aitone come nemici e traditori de' mon-
goli. Il barbaro che illa sete della vendetta, ambiva anche d'impadronirsi della Cilicia,
combinò un infame t: adimento contro i due principi. Invitatili di recarsi ad Anazarbe per
conferire seco lui su iffari riguardanti il regno, Aitone e Leone nulla sospettando, vi si
recarono tosto, scortati da soli quaranta principali Signori del regno, tra i quali il conne-
stabile Oscino. Introdotti nell'accampamento di Bilargu, il fanatico maomettano sguainò
la spada, e nell'atto di proferire la preghiera del Corano -4 ZZaft è iZ^rrawde, die l'esempio
ai suoi di precipitarsi sui principi inermi ; e tutti i quaranta, nessuno salvo, perirono tru-
cidati il 18 nov. 1308 (2).
Così fini Aitone, trucidato sì, e per la fede e per la patria, ma sotto le mura di
Anazarbe, e non sul campo di battaglia contro i saraceni, come asseriscono comunemente
i nostri scrittori francescani (3). Il corpo del buon re Aitone, dice il citato Cìironicon 24
Generalium, fu poi « in conventu [FF. Minorum] Sisii solemniter tumulatus (4) » .
(1) Sbaralea-Eubel BuUarium t. V p. 27 nn. 57-58. — Waddìng Annales an. 130G
n. 24-26.
(2) Toumebìze op. cit. p. 399-402. — Cfr. Du Cange-Rey FamUles p. 136-37, ove ab-
biamo nn altro motÌTO dell' odio di Bilargu contro Aitone, che non rolle cedergli il possesso
della^città di Anazarbe presso la quale accampava il barbaro: raccontasi inoltre che il
massacro fu commesso nel momento che i principi Armeni interrenivano al banchetto pre-
parato loro dal Bilargu. — Cfr. Nouvdle biographie ed. Didot, t. XXIV p. 594 alla v.
HetJumn II.
(3) Cfr. Chron. 24 Gen. in Anal. frane, t. Ili p. 462. — Wadding sub an. 1306 n. 26,
ove rigettò l'opinione vera del Pseudo-Odorico che disse uccido Aitone dal Bilargu. — Ci-
vezza Storia delle Miss. t. II p. 562-63. — Panfilo Storia t. II p. 437-38.
(4) Anal. frane, t. Ili p. 462 ; ove però in nota è erroneamente confusa Sis la capitale
ddla Cilicia, con Sissium o lAmissium (Limassol) nota città deli' isola di Cipro, ove pure i
Biinoriti avevano un convento.
BOiìM. — Tom. L 28
338 BIBLIOTECA
09 Dopo la morte di Aitone e de' principi armeni, Bilargu credè di poter tosto sorpren-
dere la guarnigione armena di Anazarbe e impadronirsene; ma fu vergognosamente re-
spinto. Intanto la triste nuova era giunta a Sis. Il principe Osano, quarto fratello di
Aitone, armò subito un pugno di bravi, e marciò in soccorso di Anazarbe, ove sconfisse
Bilargu cacciandolo dalla Cilicia. Dopo ciò Oscino fu consacrato re a Tarso nella cattedrale
di S. Sofia ; e il suo generoso fratello gemello, principe Alinach (perito poi nel Cydno
24 ag. 1310), perseguitò sino alla corte di Oldjaitu il traditore Bilargu che per politica
fa condannato a morte (1).
Jl nostro Aitone II fu anche scrittore e poeta; di lui ci restano alcuni versi che
contengono delle importanti notizie sulla religione e sui costumi de' suoi tempi (2). — Lo
storico armeno P. L. Alishan, Mechitarista del monastero di Venezia, compendiando la
vita di re Aitone, che egli trova ora in un convento dei frati Minori con in dosso la grossa
tonaca, ora in mezzo ai suoi eserciti vestito sempre dell'abito monacale, aggiunge questa
interessante notizia : « In tal costume religioso-militare, bizzarro agli occhi del secolo, si
trova dipinto in vari monasteri e chiese dell'Ordine francescano. Abbiamo visto noi pure
(die' egli), e forse si vede ancora a San Giobbe di Venezia, un suo ritratto, in una cella
di queir antico convento francescano ; e per caso singolare, questo è l' unico ritratto salvo che
rimane de' molti che v'erano prima, in grazia del custode di quel locale, che per un corto
rispetto a quel Beato, non permise venisse abraso come lo furono gli altri, tenendo per
tradizione che frate Giovanni Hethum avesse un tempo abitato quella cella. Di certo si
ha che, per la morte di Hethum, per la sua fede, e pei suoi buoni costumi, fu il nostro
Ke annoverato fra i Beati dell'Ordine francescano che egli amò e che in pari tempo era
da esso amato (3) » .
Oscino, successore di Aitone, persuaso che la politica de' suoi predecessori era la sola
che potesse salvare la fede del suo popolo e la libertà della patria, continuò sinceramente
le relazioni con la S. Sede mostrandolesi fedelissimo figlio. Visto, che con le buone non
gli riusciva di vincere l' ostinatezza de' pochi armeni dissidenti, fu costretto di usare il ri-
gore dell'esilio e della carcere contro i più malvagi che avevano già cooperato e alla
morte di Aitone e messa in pericola la patria. Nel 1316 egli fé' convocare un concilio
armeno i Adana, ove, lui presente, furono confermati i decreti già sanciti dal concilio di
Sis celebrato nel 1307 (4). Oscino mori il 20 luglio 1320.
Oscino, ad esempio di Aitone II, tenne egli pure nella sua corto sei frati Minori
come risulta da una lettera di Clemente V data il 22 giugno del 1311. In essa il Pon-
tefice scrive al Ministro provinciale di Terra Santa residente in Cipro (e da cui dipendevano
i frati dell'Armenia Minore) ingiungendogli che « sicut ex tenore petitionis dicti regis
(Osini) accepimus, ipse sex ex fratribus tui Ordinis domestico ac familiariter secum con-
tinue cupiat retinero, . . . discretioni tuae mandamus, quatenus sex ex fratribus ipsis probos
et bonos viros eligas, eosque ad dictum regem, cum super hoc ab eo fueris requisitus,
transmittere non postponas, secum familiariter moraturos ». — In un' altra lettera diretta
al re Oscino (con la stessa data) il Papa gli notifica il tenore delle lettere dirette al Pro-
vinciale di Cipro, e benevolmente gli concede « tecum domestice et familiariter retinendi
(1) Tournebize op. cit. p. 401-2.
(2) Cfr. NouveUe biographie cit. t. XXIV p. 594.
(3) Armeno- Veneto: Compendio storico e documenti delle relazioni degli Armeni coi Ve-
neziani, pag. 43-49.
(4) Cfr. Du Cange-Rey FamiUes p. 140. — Tournebize op. cit. in Bevue cit. an. 1904
p. 402; e ibid. an. 1905, p. 378.
SECOLO xm. 339
sex ex fratribus Ord. fr. Minorum, pront alias clarae memoriae Hettoni fratri tuo, regi 99
Armeniae, faisse asseris ab apostolica Sede concessnm (!)»•
C. 1289 — Convento di Sia in Cilicia. — Non potendo precisare la data
della fondazione del convento Minoritico in Sis, capitale della Cilicia, ove abbiamo visto
re Aitone II vestire l'abito francescano e ivi esser sepolto, lo notiamo sotto que-
st' anno come fondato già alcuni anni prima, e probabilmente da fr. Giovanni di Mon-
tecorvino o da qualche suo confratello che lo precedette in Armenia. — Fin quasi
tutto il sec. XIV troviamo memoria di francescani in Sis. Nel 1346-48 troviamo evan-
gelizzare il popolo armeno il Minorità Vesc. di Gaeta fr. Antonio de Aribandis (2).
Maria di Leone V re d' Armenia, nel 1372 inviava a papa Gregorio XI e ai sovrani
d'Europa un Minorità di nome fr. Giovanni arcivescovo di Sitia (= Sis, secondo il
Key), personaggio quasi ignoto agli storici francescani (3).
Il convento francescano di Sis dovette perire nella rovina totale dell' infelice
reame di Cilicia, caduto definitivamente in potere de' saraceni nel 1371-73 (e perciò
non registrato dal Pisano). I saraceni presero ed incendiarono Sis e condussero prigio-
niero in Cairo (e. 1375) l'infelice Leone V, ultimo re d'Armenia, il quale, dopo sei
anni di cattività, riacquistò la libertà (4) per opera del Minorità fr. Giovanni Dardel
della Provincia di Francia, suo confessore e famigliare durante la cattività, e scrittore
d'una pregiata Chronique d'Armenie (5) testé edita dall'Accademia francese per cura
del Xohler (6), e fin qui rimasta ignota ai bibliografi antichi.
1290 — Fr. Paolino da Milano e compagni, predicatori della Crociata.
Tra i celebri predicatori della crociata nel Padovano, la nostra storia deve registrare loo
il nome di frate Paolino da Milano eloquentissimo oratore, dal cui labbro fecondo pen-
deva ammirato ogni ordine di persone. « La fede, dice il P. Gonzati (7), ispirata dalla ec-
cellenza del sapere e dalla bontà della vita era sì grande, che popolo e grandi ricorreano
a Paolino per ricomporre disordini, per riamicare rivali famiglie, onde meritò dall' univer-
sale il titolo di frate paciero. H Legato dell'Apostolica Sede nella Marca Trevigiana,
Bernardo Vescovo di Tripoli, inviava a fra Paolino un onorevole Breve, in data del 16
gennaio 1290, con cui afiBdava a lui ed a frate Antolino di Castiglione, il bando della
crociata (nelle provinole Padovane). E se non fu pieno l'effetto cui mirava quella predi-
cazione, mosse però molti tra i cittadini a prender le armi, ad elargir soccorsi, e ad av-
viarsi alla liberazione del S. Sepolcro». Mori il nostro Paolino nel 1323, e fu sepolto
nella basilica del Santo a Padova, presso la porta del campanile. La sua tomba porta
(1) Sbaralea-Eubel BuUarium t. V p. 76 nn. 181-82. — Non abbiamo, osserva l' Eubel,
il diploma papale di questa concessione fatta ad Aitone; ma il Waddìngo (ad an. 1290 n. 10)
asserisce che Aitone ebbe per ordine di Nicolò IV sei Minoriti, inviatigli dal Ministro Go
nerale £r. Raimondo Gaufredi, quelli che noi abbiamo menzionati più sopra, cioè i frati
Tomaso da Tolentino e compagni.
(2) Cfr. Sbaral. Supplem. ad Scriptorcs n. 552, e Sbaralea-Eubel Buttar, t VI p. 132,
388, 423. — Cfr. Anal. frane, t. III p. 506.
(3) Du Cange-Eey Familles p. 149. — L' Eubel in Buttar, t. VI p. 467, sospetta si
tratti di fr. Giov. de Clavaxio, episcopo SiHense (di Sitia in Creta).
(4) Du Cange-Rey op. cìt. p. 151.
(5) Cfr. Archivea de V Orient Latin t. II p. 1-15.
(6) Nel RecueH dee histor. de Croisad.: Hist. Armen. t. II.
(7) La BaaUica di S. Antonio di Padova, descritta ed illustrata dal P. Bernardo Gon-
zati Min. Gonv. con tavole, Padova 1853 in due grossi volumi in folio: voi. II p. 31-33 e
Docum. 146.
340 BIBLIOTECA
100 scolpiti alcuni distici latini riprodotti dal Gonzati nella citata sna opera; ne riportiamo
tre soli:
Pacifer hic Fatavo sedavit scandala terre,
Exnlibns patrios restitaitqne lares.
Federa dom Regi ferret landanda Boemo,
Urbe Tridentina turbine febris obit.
Transtnlit hoc camm Fadae Bespnblica corpus,
Qnod colnit tempio qno cabet ipse sno>
1290 — Tradìtio Crucis ad iter lerosolymitanum!
101 Traditio . Crucis ad iter lerosolymitanum. — Ex registro GuiUelim Ferandi no-
tarii Massiliensis. — MassU. 22 Septetnb. 1290. — Anno Domini mill. ce. nonagesimo,
decimo kal. octobris, bora circa mediam tertiam. Noverint nniyersi praesens instrumentum
inspectnri, quod ego frater Fucho de Flasanis, guardianus Ord. frat. Minorum Massiliae,
ad praedicandam crucem in snbsidìum Terrae Sanctae a Sede Apostolica constitntus, de
Consilio quorumdam fratrum dedi et tradidi crucem Hugoni de Fonte, not. Massiliae,
praesenti et humilìter et devotissime postulanti, bujus instmmenti praesenti exhibitione,
in remissionem suorum peccatorum, prout caeteris Christi fidelibus traditur in Terra Sancta
peregre volentibns proficisci, eidem auctoritate mihi a Sede Apostolica commissa districtius
ìnjungendo . . . aut quod idem . . . primo futuro generali passagìo in Terra Sancta debeat
personaliter transfiretare vel saltem . . . juste ìmposui, subsidium de bonis a Deo sibi collatis
&ciat Terrae Sanctae. — Actum in ecclesia fratrum Minorum Massiliae in praesentia et
testimonio Domini Gaufridi de Fonte sub vicarii Massiliae, fratris Ugonis . . . praedicti
ordinis, Matthaei de Boquite, Bugonis de Mota, et Bt Bainoardi * . (Parigi, Bibl. Nazion.
ms. fr. 9074 fol. 224, della raccol. Berthereau, 2 par. t. lY; edito dal Kohler io Mé-
langes de V Orient Latin I. 273).
1290 — Fr. Giov. Samesio e fr. Pietro Bardulio.
102 H Pontefice francescano Nicolò lY, prevedendo ormai il totale esterminio del regno
latino in Siria per le continue intestine discordie dei militi cristiani, tenta un ultimo sforzo
raccogliendo milizie e sussidi : e invia intanto in Acri il Minorità fr. Pietro Bardtdio per
metter la pace tra i già discordi Teutonici, Templari e Spedalieri. — Invia in pari tempo
al re Filippo il Bollo di Francia 1' altro Minorità fr. Giov. Samesio per indurlo a soc-
correre la Terra Santa. — Contemporaneamente scrive il Papa a Nicolò patriarca geroso-
limitano, residente in Acri, « ut in terris suae legationis Inqtiisitoree pravitatis baereticae,
de Consilio provincialium Praedicatorum et Minorum earumdem partinm, vel eorum vices
gerentium, deputaret (1) ».
1290 — Missioiii In Afrioa-Marocoo. — Fr. Rodericus episcopus Maro-
chìtanus Africae legatns. I documenti in Waddingo 1290 n. 20-21, e in Sbaralea
t. IV p. 123-24, 134, 326.
(1) Waddi&g an. 1290 n. 1-2. — Sbaralea BuUar. t. lY p. 183, ove il Papa dà facoltà
al Bardulio di condar seco quattro o sei altri confiratelli. Sul Samesio vedi ibi l' indice sotto
la voce Ioan. de Samesio. — Civesza Storia deÙe Mi»», t. II e. 12.
SECOLO xra. 341
1290-93 — Pr. Angelo Olareno da OingoU, il B. Tomaso da Tolentino e
compagni inviati missionari in Armenia eoe.
Abbiamo visto al n. 88 che il celebre fr. Giov. da Montecorvino partiva la prima 103
volta per l' Oriente, verso il 1279, accompagnato da molti confratèlli. E lo abbiamo visto
ritornare in Italia nel 1289, e nello stesso anno, ripartire per l'Armenia, Persia, India
e Cina in qualità di nunzio papale con ispedali lettere per tntti qnei principi. Anche in
qaesta seconda missione fb egli accompagnato da alquanti suoi confratelli.
Col Montecorvino, o poco dopo la sna partenza, il Ministro generale fr. Raimondo
Ganfredi (a richiesta di re Aitone II) inviava nel 1290 in Armenia un'altra schiera di
Missionari composta di religiosi zelanti che il Ganfredi testò aveva liberati dalla dora
carcere ove li avcvan rinchiusi i loro confratelli delle Marche per sola colpa del loro ec-
cessivo zelo per la povertà francescana. Questa schiera di Minoriti inviata per l' Armenia
si componeva 1» del celebre fr. Angelo da Cingoli, comunemente detto il Clareno, 2" del
b. Tomaso da Tolentino, Z' di un altro fr. Angelo da Tolentino, 4» di fr. Marco di Mon-
telnpone, 5" di fr- Pietro di Macerata, 6' di un altro fr. Pietro d' ignota patria, e 1" di
fi*. Liberato di Macerata; e forse di alcuni altri ancora, de' quali però non abbiamo di-
stinta memoria. '
La vita agitata di questi religiosi nelle Marche (1274-90), le persecuzioni poi subite
anche in Armenia (1290-93) dai frati di Siria, e poi in Grecia (1295-13Ò5), ecc., più che
non dal compendio del Waddingo (1) risulterà chiara dal racconto dello stesso Clareno
che ce lo lasciò nella ormai &mo8a sua cronaca De septem Tribulaiionibus Ordinis da
lui compilata non più tardi del 1323, e, in termini più compendiosi, nella sua Liitera
excusatoria scritta verso il 1318 e diretta a papa Giovanni XXII (2).
Al testo critico edito dal P. Ehrle (3) noi non avremo che aggiungere alcune poche
note di schiarimento e qualche piccola variante del cod. italiano di Slena (4), cod. non co-
nosciuto dal dotto scrittore.
Habuit qnidem et aliud principium tribulatio ista quinta in provincia Marchie. Tem-
pore enim quo generale concilium a bone memorie sancto papa Gregorio X Lugduni celc-
bratum est [1374], quidam rumor insonuit in partibus Ytalie, quod summas pontifex decro-
verat in concilio, fratribus Minoribus et Predicatoribus ac ceteris mendicantibus proprium
dare. Quod audientes fratres equo animo prò magna parte tollerabant. Aliqoi vero, sed pauci,
moleste tulerunt valde quod dicebatur; et sui cordis conceptum celare non valentes, ymo
nolentes (si cantingebat quod de tali materia in communi sermo moveretur), sui pectoris
archana reserantes fratribus, qui propter obedientiam snmmi pontificis et concilii decreta
servanda possessiones ac reditus se recepturos dicebant, contrarium se factnros responde-
bant; istis prò parte sna, et illis prò sua, auctoritates et rationes per modum dispntationis
allegantibus. Ex tali igitur modo conferendi innotuit animorum di^sio et firmum utriusque
partis deliberate electionis propositum.
Ex hoc, absoluto concilio, pars illa maior fratrum, qne possessiones et reditus recipere,
melius et securius esse probabat, et assertionem pancorum dicebat esse erroneuro, in primo
eorum capitnlo post concilium celebrato [e. 1274-S], postulavit de prefatis fratribus tanquara
de scismaticis vel erroneam oppinionem tenentibus, inqnisitionem fieri, et si non resipisce-
(1) Annalee t. V an. 1289 n. 24, p. 211; an. 1290 n. 10, p. 235; an. 1294 n. 9, p. 324^
ibid. t. VI an. 1301 e seg. — Vedi il Civezza Storia delle Miss, frane, t. Il e. 14.
(2) Vedi sopra al n. 14 le notizie su queste due fonti storiche.
(3) In Arckiv /. Liti, und Kirch. (Berlin 1886) t II p. 301 e seg.
(4) Da noi già descritto sopra a p. 58-55.
342 BIBLIOTECA
103 rent punitionem tanquam de hereticis rigide fieri. Facta igitur de prefatis fratribns inqui-
sitione, exceptis tribns fratribns oranes, sicut voloerunt fratres, recognovernnt cnlpam snam,
et, cum papa fratribus proprinm non dedisset, otiosnm et snperfluum iudicaverunt prò talis
questionis suppositione cum suis superioribns litigare. lUi vero tres fratres, videlicet Tray-
mundus (1) et Tliomas de Tolentino et Petrus de Macerata sae assertionis partem aucto-
ritatibas et rationibus, et ex eo qnod ecclesia et snmmus pontifex tanquam rem non solum
inconvenientem, sed ut dampnosam et in apostasiam dcducentem, et nec sub potentia ca-
dentem, ac per hoc nec possibileni, nunquam esset facturus, audacter defendebant. Et sub-
cumbebant fratres quantumcumqne sapientes cum eis disputando, et vim positionis eorura
aut non poterant, vel nesciebant dissolvere; ex quo amplins turbati, ut scismaticos abscissis
habitibus, segregatos a fratribus, in quibusdam heremitoriis recluserunt.
Revoluto anno [e. 1276'\, iterum ipsos ad suum capitulum vocavernnt: et cum tribus
dìebus verborum concertatio durasset, nec valerent fratres eorum rationes veraciter con-
futare, quidam sapiens frater nomine Beniamin, qui prudentia, sanctitate et antiquitate
ceteros excedebat, vocavit ad se fratrem Petrum de Macerata et scerete dixit ei : « Fili,
non est bonum hanc resistentiam verborum cum fratribus istis facere. Dicas, cum te vo-
caverint, quod huius questionis solutionem meo iudicio et conscientie derelinquis, et qnod
tu credis de ea et tenere vis illud quod ego teneo et sentio, quia mea conscientia non
discordat a vestra ». Et tali modo post tres annos \c. 1274-77] eorum penitentie, questio illa
determinata latuit. Sed conscientie discordantes, et studia diversa, et desideria compugnantia,
in hiis et illis remanserunt. lUi enim ordinis statura et robur et permanentiam in hedifica-
tione locorum in mediis civitatibus et castris, in atrationo populorum, in procnratioile se-
pulturarum et receptione testamentorum et quorumcumque legatorum, in multiplicatrone
librorum et scolarium et scolarum et studio scientiarum et impetratione privilegiorum et
ceteris similibus; illi vero sentiebant oppositum de predictis omnibus, et ex toto corde et
mente et viribus omnibus, conscientie Fundatoris et puntati doctrine eius inherebant (2). Et
in tantum infra non multa annorum curicula multiplicati sunt, quod fratres alii timere
ceperunt, ne ad eorum conscientiam et vitam sectandam raaior pars fratrum couverteretur,
et exinde eorum studiis et voluntatibus resistere presumerent, et multiplicatos reducere ad
suum propositum sequendum £a,ciliter non valerent.
Super huius modi humani seu pharysaici timoris impulsu a spiritu agitante et cri-
brante status ecclesie (3), quando permittitur, et horainum corda, ipsis Deo permittente
immissi, secrete conveniunt quinque ministri ; et habito sìmul tractatn ex communi delibe-
ratone concordant, quod nullnm erat ef&cax remedium, nisi processus de facto contra prin-
cipales huiusmodi fratres facere, et punire eos ad terrorem omnium absque omni inquisi-
tionis examine, tanquam scismaticos et heretice pravitatis labe corruptos et ordinis destruc-
tores. Quid plura, quod impie tractavenint, in sequenti eorum provinciali capitulo scelcstius
prosecnntur, et conculcato omni humani ac divini iuris ordine dififiniunt, determinant et
sententiant, quod fratres Tramundus et Thomas de ToUentino, qui nunc in Tana Indie
cum sociis palmam martyrii adeptus feliciter transivit ad Christum (4), et Peirus de Ma-
cerata et quidam alii, nulla eorum culpa detccta seu particulariter assignata in sententie
eorura litteris, velud heretici et ordinis destructores carceri manciparentur perpetuo, privati
confessione, sacramentis ecclesiae, librorura oranium usu et eciam breviari!, et in fine eccle-
(1) Cosi costantemeute il cod. Laurenziano; il cod. S. Isid. ha Tran^mundtw, il Riccar-
.diano Tramondo, ma il cod. Senese scrive sempre Raimondo.
(2) Cod. Sen. fol. 88 v.: *^ s' acostavano alla coscientia delloro dUecto padre sancto Fran-
cesco et alla purità della sua doctrina » .
(3) Cosi oscuro il testo dei codd. Laur. e S. Isid. Il nostro cod. Sen. fol. 88 v. è più
chiaro : « Sopra queste colali cose per impulso di timore humano, et per farisaico, et per su-
getione et comotione del maligno spirito il quale, qtiando è premesso [corr. permesso] da Dio,
vaglia ovvero crivella gli stati della Chiesa, et tempesta gli cuorj delli huominj: vennono cinque
maèstri (sic) ad pigliare consiglio ...».
(4) Il b. Tomaso da Tolentino mori martire in Tana (vicina a Bombay) il 9 apr. 1321;
il Clareno dunque compilava questo suo racconto nello stesso anno, o al più tardi un anno
dopo.
SECOLO xnL 343
I
siastica sepultura ; statnentes et per obedientiam iniungentes illis fratribus, qui eisdem de
extrema necessitate naturalis sustentationis servirent, ut cnm ipsis nullatenus loquereiitur,
sed mane et sero carcerem et compedes cum diligentia viderent, ne forte suo conatu vel
alterius cuiusquam fratria auxilio fugerc valerent
Interea afflictorum pauperum patre benigne et misericorditer disponente, desccndente
generali ministro (1), eligitur [an. 1289] frater Raymundus Gaufridiàe provincia Provincie
in generaìem, vir manswctus et pins et omnium bonorum amator. Qui pluribus provinciis or-
dlnis visitatis, ad visitandnm Marchio provinciam studioso pervenit, ubi ut moris est, eorum
provinciali capitulo congregato, post multa que correxerat, examinare et inquirere cepit, cuius
erroris vel secte superstitione vel pravitate corrupti fuissent fratres illi talis sententie se-
veritate dampnati. Legebat enim sententiam, sed criminis cuiusquam vel heresis maculam
seu culpam specificari in sententia non inveniebat. Tandem a ministro et diffinitoribus ca-
pitnli ac cnstodibus audivit, quod prefati fratres nullius alterius criminis rei fuissent in-
venti, nisi quia multum excedebant in zelo et observantia paupertatis. Quibus ipse re-
spondit.' « Utinam oranes nos ac totus ordo talis criminis noxa teneretur». Tnnc statim
mandavit omnes de carceribus trahi, et ad se vocatos benigne suscepit et affabiliter locutus,
ad veram patientiam et perseverantiam in sancte voluntatis proposito eiortatus est, et
oranem consolationem, quam ab eo postulavernnt, ipsis liberaliter prò suarum animarum
salute concessit. Et quando vir Deo devotns baro Ayeton (2) Armeniorum rex, per suos
nuntios et litteras speciales postulaverat a prefato generali ministro, sibi dirigi seu mitti
fratres sancte conversationis et vite, quorum sermonibus et exemplo tam ipse quam ceteri
principales regni sui et clerus ac populus posset informari; fratres, quos de carceribus
traxerat, videlicet Angelum et Thomam de Tollentino nunc martirem, et fratrem Marcum
de Monte Luponis, et fratres Petrum de Macerata et Pctrum alterum (3) misit ad eum, votis
(1) E non decedente; il Generale Matteo d' Acquasparta eletto il 25 maggio del 1287,
fu creato Cardinale il 15 mag. 1288 5 mori ai 29 ott. 1302. Il 29 mag. 1289 gli succedette
nel generalato il Gaufredi. — Cfr. Anal. frane, t. Ili p. 406 nota 4», e p. 419 n. 2*.
(2) Aitone II, di cui vedi il preced. num. 99.
(3) Qui il Clareno, autore della presente Chron. de septem Tributai., credè bene di non
esprimere chiaramente il suo nome; e il fir. Angelo nominato pel primo, potrebbe essere o
lui 0 il suo confratello omonimo fr. Angelo da Tolentino ricordato pure nella sua Littera ex-
cusatoria. Come si vede, il Clareno nell'uno e nell'altro suo scritto sconvolge l'ordine de' nomi
de' suoi compagni, e ove nella Lettera tace il nome de' due Pietri, ricorda invece fr. Liberato.
Ci piace riportare anche un brano della mentovata lettera, la quale servirà a schiarirci e
confrontare il racconto che alcuni anni dopo ampliò nella cronaca:
«Frater Raymundus generalis Minister ... fratres Thomam et Angelum de Tolentino,
fratrem Marchum et fratrem Liberatum et me [fr. Angelum de Clarino] ad regem Armenie
misit cum sua obedientia et licentia speciali, quam neque hereticis neque apostatis conces-
s'sset. Qui rex de nostra conversatione et vita edificatus, quantas prefato ministro generali
gratias retulerit, prò eo quod tales ad eum fratres direxerat, et quantis nos laudibus extu-
lerìt apud eum in suis litteris, quas miserat ad eum per suos nuntios speciales, omnibus
in capitulo generali Parisius congregatis claruit. Et predicte littere ipsi generali fuerunt
materia [gaudii] et toto ordini ad gloriam et ^avorem.
« Cum igitur rex prefatus et principes et religiosi de nostra conversatione gauderent et
edificarcntur in tantum, quod ipse rex deliberaverat in Dei obsequio, regno relieto, vivere
et mori nobiscum, tanta fratres Ssrrìe contra nos turbatione et ira commoti sunt, ut Mi-
nister, cum consensu, et potius impulsu fratrum, qui nomen et vitam nostram audire non
poterant, litteras difiamatorias ex parte sua et omnium fratrum regi et omnibus baronibus
misenint, quod a nobis tanquam ab apostatis et ab Ordine separatis et olim ab Ordine prò
scismaticis et hereticis carceratis, sibi et suo regno vigilanter et caute cavere studerent.
Tunc rex, habito super fratrum litteris eum sapientibus suis Consilio, vocari nos fecit, et
audita nostra super litteris fratrum satisfactione placatus dilexit nos plus postea quam
antea dilexerat. Sed fiiror fratrum semper magis accendebatur. Unde nos ista sentientes, vale
344 BIBLIOTECA
ipsins regis de predictis fratribus se piene satisfacere indubitanter existimans. Nec deceptus
in parte illa extitit generalis minister, sed regi plus quam crediderat, satisfecit et baro-
nibns eins et religiosis et clero. Nam non homines communes, sed vere Christi et aposto-
lorum discipulos se vidisse in ipsis et recepisse fatebantnr. Qaantas vero, post tempora, rex
ipse per snos nnncios et litteras speciales gratiarum actiones generali ministro prò tantomm
et taliom fratrum ad enm missione retalit, et qnantis laudnm preconiis ipsos extulerit,
omnibus in generali capitulo Parisius congregatis [25 maj. 1292] patenter claruit, ubi pre-
dicte littore presentate sunt et lecte ad confutandam murmurationem suscitandam ex causa
missionis fratrum adversus ministrum in capitulo a qnibusdam emulis verità tis. Erant
enim duo magni barones et alii solempnes viri missi ad regem Francie et Anglie, gallicam
lingwam perfecte scientes, qui maiora bona de illis fratribus referebant, quam littore con-
tinerent (1). Ex quibus ora murmurautium obstructa, siluerunt, et minister gaudio repletus
exultavit, divine providentie dispositionem admiratus, quomodo scilicet in tali punto nuncii
et littere concurrissent, ex quibus, non solum excusatus est coram omnibus, sed etiam sancte
et optime fecisse comprobatus, rege namque et baronibus et clero cum religiosis de mo-
ribns, predicationibns et conversatione fratrum predictorum mirabiliter exultantibus.
Etiam ad fratres Sìrie sanctitatis eorum ac bone conversationis eorum fama pervenit.
Qui prò gaudio, quod habere debuissent, tanta furoris et ire turbatione commoti sunt, et pre-
cipue fratres conventus Acoue, ubi guardianus erat quidam frater Paulus (2), qui fuerat so-
cius ministri Marchio, quando sententia illa impiissima data faerat, ut minister provincialis
impulsus a fratribus litteras diffamatorias ex parte sua et fratrum omnium Terre Sancte
regi et baronibus scriberet, quod ab illis fratribus, quos susceperant et sanctos predicabant
pariter et credebant, cum summa vigilantia et cautela caverent tamquam ab hominibus
fiicimus regi et in Italiam venimus, et transeuntes infirmi per nostram provinciam [Marchiaci
a £r. Munaldo provincie Vicario nullo modo potnimus impetrare, in aliquo loco recipi, quousque
possemns nos generali ministro presentare . . . Es hac igitur tali fratrum pertinaci displicentia
et sui generalis inobedientia, ipsi fratri Ramundo generali ministro placuit, quod ad summum
pontificem bone memorie Celestinum possemus accedere, et ab ipso prò nostrarum animarum
salute et sociorum remedium postulare. Unde de sua obedientia ad dominum Celestinum ivimus,
et exposuimns eidem domino in Aquila esistenti [1294] nostras conditiones . . . Cum enim
audissent fratres, quod dominus Celestinus nos a sua obedientia et a suo Ordine absolverat,
statlm manu armata venerunt nos capere, Dei timore et summi pontificia reverentia et man-
dato contempto. Quare ipso [Pontifice] renuntiante [13 dee. 1294], visum fuit fratri Liberato,
quod prò nostra salute et fratrum pace ad loca remota iremus, ubi absque omnium hominum
tumultu et scandalo Domino libere serviremus. Igitur transfretato mari [e. 1295] in quadam
insala domino famulantes, post duos annos [e. 1297] ad aures fratrum de nobis fama per-
venit. Qui statìm cum episcopis et baronibus illius regionis more suo nos turbare conati
sunt . . . Yidentes vero quod episcopi et principes voluerunt nos missas coram omni populo can-
tare... et populo fidem catholicam, quam tenebamus confiteri et coram omnibus predicare,
penitus sustinere non potuemnt, sed turbati, et plus solito con tra nos amare furentes, adie-
runt dominum papam Bonifatium, primo dicentes, quomodo quidam Ordinis apostate ad
Achaye provinciam venerunt, qui a domino Celestino se talem modum vivendi, modum [et] li-
centiam ostendebant . . . Quorum fallaciis tantus homo deceptus, litteras . . . tribus prelatis
illius Provincie commisit . . . Unde post receptas a dominis executoribus litteras, uno anno
contra voluntatem domìnorum terre, qui dicebant se a dominis episcopis habere, quod nos
expellerent, expectavimus et presentavimus nos semel et secundo domino Atheniensi et domino
etiam Patracensi frequentius . . . Coacti igitur recessimus ; et cum nulla nobis pateret via, qua
possemus mare transire..., intravimus terram Sevastatorem que magis propinqua illi insule,
in qua Domino serviebamus, erat...>. Per Sevastatorem, intende nelle terre del /Sevcwtofcra-
tore Costantino Angelo che dominava ad partes Achaìae et Tessaliae. — Cfr. Ehrle in Archiv
cit. t. I p. 524 s. e t. II p. 313.
(1) Vedi sopra a pag. 331.
(2) Vedi più sopra l'art, al n. 98.
SECOLO xin. 345
perversis et ab ordine segregatis et prò scismatìcis et hereticis quondam dampnatis et 103
carceri perpetuo mancipatis. Tane rex habito Consilio cnm sapientibas snis super litteris
sibi missis, vocari fecit ad se fratres, et voluit primo videre obedientias eorum et litteras
generalis, quibus visis dedit eis litteras diflfamatorias sibi a ministro et fratribus Sirie
raissas. Quas cum legissent, simpliciter ordinem rei geste narraverunt ci. Qui satisfactione
eorum audita, ampliori dilectione • unitus est eis. Furor enim fratrnm commuiiium erat
implacabilis contra eos, quamvis minister, visis et auditis fratribus duobus(l), qui ad eum
prò litteris, quas miserat, accesserunt, culpam snam recognoverit, et verbo et opere se ipsis
promiserit et exibuerit favorabilem in fnturura. Verum fratres alii conceptum furorem
semper augebant. Nam cum frater Petrus de Macerata ivisset in Oipnrm, et a ministro
in conventu Nicosie benigne et caritative fnisset receptus, et mandaverit ei minister in
quadam die solempni fratribus et regi et ceteris, qui aderant, predicare; cum idem ad
Baffensem locum ivisset, guardianus et quidam fratres cum ec, contempto ministri sensu
et mandato, detinuerunt eum tanquam excommunicatnm, licet in mensam eum rociperent,
in ecclesia ipsum intrare presertim ad misse ofificium non sinebant. — Sencientes igitur,
quod fratres Sirie de mora eorum cum rege semper araaricabantur magis, vale facientes
regi et satisfacientes prò eo, quod recessum eorum nimis moleste portabat, divisi sunt ab
invicem ; alii ad generalem rainistrum, alii ad suas provincias redierunt [e. 1394]. Fratres
vero Petrus de Macerata et socius eius, transeuntes per Marchiam Anchonitanam debiles cor-
porc et infirmi, nullo modo impetrare potuerunt a fratre Monaldo, vicario ministri Marchio,
in aliquo loco illius Provincie remanere, donec se generali ministro presentare valerent.
Interea fratre Petro de Morone ad pontificatum assumpto (2), placuit generali ministro
et omnibus principalioribus fratribus, in quibus Christus et eius spiritns inhabitare firmiter
credebatur, et presertim fratri Corrado de Offida, Petro de Monticulo, Jacobo Tuderto (3),
Thome de Trivio, Corrado de Spoleto et reliquis, qui ad puram regule observantiam aspi-
rabant, quod ad summum pontifìcem frater Petrus de Macerata et socius eius accederent,
eo quod familiarem eum ante papatnm habuissent, et ipse de eorum bona voluntate piene
confideret ; et postularent ab eo prò se ipsis et aliìs fratribus volentibus et amantibus re-
gulam observare, obedientiam et licentiam observandi promissa, absque molestiis et impe-
dimcntis aliorum qui ab illa regula fideli et pura observatione, qnam sanctus Franciscus
in suo testamento et in aliis suis scriptis mandaverat, spontanee declinabant. Ipse enim
dominus Ceìestinus multorum sanctornm et antiquorum fratrum notitiam habuerat et omnis
paupertatis, humilitatis et perfectionis ewangelice erat sincerus et ferventissimus amator
et observator, et omnem verum Christi servum et perfectionis amatorem sincere diligebat
et venerabatur affectu. Qui audiens ab eis eorum conditiones, propositum, afiQictiones, af-
fectum et votum, acceptavit in eis ea, que ferventer amabat et in semetipso piene servabat.
Et laudavit propositum et suscepit votum et mandavit eisdem, fratri Liberato (4) et socio,
(1) Cioè fr. Pietro da Macerata e il suo socio fr. Liberato, che verrà nominato poche
linee più sotto come il principale attore presso papa Celestino.
(2) Celestino V, eletto il 5 luglio 1294, consacrato in Aquila il 29 agosto, ivi si fermò
fin quasi il 20 di ottobre; e rinunzia a Napoli il 13 dee. dello stesso anno 1294. Gli suc-
cede Bonif. Vili ai 14 dee 1294-1303 ott. Il f. — Cfr. Pagi Brev. hist. t. II p. 279-83, ed. 2>.
(3) Questi è verosimilmente il celebre poeta fr. lacopone da Todi, come sospetta anche
r Ehrle. — Il cod. di Siena li chiama : e h. Currado da Offida, fr. Pietro da Montecchio,
fr. Jachomo da Todi, fr. Tommaso da Trievi, et fr. Currado da Spuleto » fol. 92 r.
(4) Il beato o santo Liberato di Lauro (di cui celebriamo la festa il 30 ott., vedi Breviar.
Seraph.) non è da confondersi con questo fr. Liberato comunemente detto da Macerata,
missionario in Oriente e seguace del Clareno, come li confusero il Gonzaga (par. 2 conv. 25
Marchiae), il Papini (cfr. Anal. frane, t. III p. 413 n. 4), peggio poi l'Arturo (Martyrol.
die 26 aug.), il P. Sigismondo (^Biografia Serafica p. 101) e tanti altri che si copiarono a
vicenda. Il vero beato fr. Liberato, di cui celebriamo l'ufficio, non fu in Oriente, e fiori
nella prima metà del sec. XIII; l'altro fu compagno del Clareno in Oriente e mori nella
prima decade del sec. XIV. — Cfr. Acta SS. t. V aug. p. 840-45, ove i Bollandisti pongono
la festa del B. Liberato de Lauro ai 26 ag. laddove noi nel Breviario ai 30 ott. — Del
346 BIBLIOTECA
103 quod iaxta voluntatem sancii Francisci regalam et testamentum fideliter et sincere servare
stnderent, et niterentur snperaddere etiam, si valerent. Et dixit eis, quod ipse talem pau-
pertatem seni per amaverat et servare cnm snis fratribus firmiter proposuerat, sed ex man-
dato pape et concilii fuerat coactns, si volebat fratres multiplicare, recipere proprinin. Et
absolvit fratrem Liheratum ab omni fratrnm obedientia et socium eios, et dedit fratri Li-
berato plenam auctoritatem absolvendi semel alios fratres a pena et a culpa, et precepit
ei, quod haberet curam de omnibus volentibus talem vitam facere et servare ; et fratribus
mandavit, quod fratri Liberato obedirent sicut persone sue ; et quod propter pacem et ho-
norem fratrum Minorum et ordinis non vocent se fratres Minores, sed fratres snos et pau-
peres heremitas, et recommendavit eos domino NeapoUoni (1) sancte romane ecclesie car-
dinali, prò eo quod esset piarum cansarum, ut ipse eis dixit, spontaneus et liberalis
promotor.
Post hec andientes fratres, quod summus pontifej prefatos fratres a sua obedientia
et ordine absolvisset, statim explorato loco, ubi prefati fratres morabantur, stipendio con-
ducunt catervam hominum mundanorura et scienter summi pontificis reverentia et mandato
contempto, procul pulso divini timoris, amoris et honoris respectu, manu armata, adhuc papa
existente in Aquila, eos capere temptaverunt. Quare domino Celestino renuntiante papatui
[13 dee. 1294], visum fuit eis conveniens et utile ire, et furori fratrum cedere, et prò sua
malori pace et salute ad loca remota et deserta secedere, ubi absque hominum tumultu et
scandalo et libere domino servire valerent. — Capitur interea dominus Celestinus in quadam
terra, que dicitur Hestia, a Standard© (2) et domino patriarcha (3) et aliis pluribus ad montem
sancti Angeli ducitur; ad quem fratres Minores instanter postulant habere ingressum. Qui
cum introducti fuissent ad eum, omnis modestie et raanswetudinis obliti, tot maledicta, tot
improperia, tot blasphemias in eum proferre ceperunt, quod turbatus dominus patriarcha,
qui presens erat, statim mandavit eis inde recedere, et foras absque mora expelli. Quibus
expulsis, interrogavit eum dominus patriarcha: «Quid fratribus Minoribus fecisti, quod tanto
in te furiunt odio». Cui ipse respondit, responsioni eius astante fratre Nicolao, nunc Sa-
lone (4) archiepiscopo, qui responsionem in curia frequenter coram cardinalibus et aliis viris
magnis me audiente recitavit: «Ego numquam fratribus iniuriam vel eorum ordini feci,
sed taraquam filiis honorem et gratiam; set prò eo quod me diligere deberent, dotrahunt
mihi et gratis odiunt et iniuste maledicunt. Fuerant enim in ordine quidam sancti fratres,
quorum con versa tionem et vitam, ante multa tempora, certa experientia noveram, quibus
posse perfecte servare regulam suam secundura intentionem et precepta patris eorum sub
nostra obediencia et sine fratrum Minorum nomine concessimus, sicut ego vellem fratribus
meis fieri, quando simile desiderium haberent et ad perfectionem simìlem consurgere vera-
citer aspirarent»
resto, a noi non tocca di sciorre le molte contraddizioni scritte in proposito su questi due
Minoriti; notiamo soltanto, esser certa l'esistenza e la santità e il culto del cosi detto B.
Liberato de Lauro; ma si chiamava poi egli veramente Liberato? Il curioso si è che, un B.
Liberato de Lauro non è punto conosciuto dalle memorie del sec. XIII, né dal Pisano, né
dai Cataloghi dei santi religiosi editi dall' Eubel e dal Lemmens! e per la prima volta una
mano posteriore fu che aggiunse il nome di Liberato sul margine d' un cod. del Chron. 24
Generaìium (Cfr. AnaL frane, loe. cit.) ove si parla di un beato anonimo.
(1) Il cod. di Siena fol. 93 r. € Misser Napoleone cardinale » ; card, della famiglia Orsini,
creato 1288 e morto 1342 n'arzo 23.
(2) II cod. di Siena fol. 93 r. « terrs* che si chiama Vestia, da stendardo, dal pa-
triarca et da molti altri». Guglielmo Standardo era il governatore della Capitanata sotto
re Carlo II. — Cfr. Ehrle op. cit. IL 310. — Veatia vulgo Vieste o ViesH nel distretto di
Foggia.
(3) Certamente Landulfo o Kadulfo, patriarca titolare di Gerusalemme, creato da Cele»
stino stesso. — Cfr. Eubel Hierarchia I. 286.
(4) Non Salona di Dalmazia, ma Salona l'antica Amphissa in Grecia, suffraganea di
Atene, come osserva il cit. Ehrle. Il cod. di Siena fol. 93 r. ha : in presentia di frate Nic-
chola arcivescovo dinonsolona (l); il Riccard.: di Nonsolena.
SECOLO xin. 347
Denique succedente fratre lohanne de Morrò (1) in officio fratris Beymundi Gau-
fridi, . . . accusatus est ei fr. Chunradus de Offida in multis et gravibns, ... in primis, quod
exitnm de ordine ad meìius regalam observandam landabat et consolebat . . . Hic [fr. Con-
radus] procuravit cuoi fratre Jacobo de Monte et Thoma de Tollentino habere licen-
ciam a fratre Johanne cum duodecim sociis snis, quos sibi eligere vellent et ydoneos iudi-
carent, ire ad infideles, ita dumtaxat, quod frater Jacobus de Monte, qui erat vir mira-
bilis puritatis et sanctitatis, esset vicarius ipsius fratris Johannis generalis ministri in
partibus Orientis. Audiverant eiiim prefati fratres tribulationes varias et perplexas, qnas
sustinebant fratres illi, qui ad partes Achaye et Tesalie transiverant tempore abrenuncia-
tionis domini Celestini. Intendebant enim eos secum ad partes infidelium ducere et simut
cnm illis in omni puritate iuxta gratiam, quam eis prestaret altissimus, regulam observare,
et tali modo a perplexitatibus talium vexationum ipsos eruere et societatis eorum speciali
solatio et auxilio roborari inter illas, ad quas ibant, infidelium nationes.
Tribulatio vero et perplexitas, quam patiebantur frater Liberatus et socii eius, et a
qua frater Jacobus et Thomas et socii laborabant ex vera caritate eos eripere, ista erat :
— nam frater Chunradus, nescio quo detentus oraculo, rt^mansit cum suo socio (2) et non
transfretavit cum eis. — Cum enira in quadam parva insula (3)., satis divino cultui apta, frater
Liberatus cum sociis bien)iio (4) stetisset et quiete spirituali non modica in Domino frueréntur,
fama sanctitatis eorum, Christi vero servorum maxima impugnatrix, ad multos pervenit.
Audientes autem fratres Minores, qui in illis rcgionibus morabantur, modum conversationis
et famam a mercatoribus et nautis et ab illis, qui ad insulam solatii seu devotionis causa
aliquando veniebant, quasi sanctitatis nomen sibi furto vel rapina sublatum perdidissent,
dolere ceperunt, nec curant rei voritatem explorare, sed ad refrigerium parvulorum, quos
necat invidia, de suo corde mendacia fingnnt et apod episcopos et barones illins regionis
diffamatoriis accusationibus, affirmando eos de socta Manicheorum esse, corrodnnt. « Ideo,
inquiont, carnes non comedunt nec vinnm bibunt, et longe ab hominibus habitant, quia
missas audire renuunt, nec credunt sacramentum altaris, nec papam esse papam, nec eccle-
siam esse ecclesiam». Et talia similia multa, sicut omnium malorum peior et funestior
eos docebat invidia. Audientes autem episcopi et principes fratrum sermones et diffama-
tiones, quamvis eorum vorbis non crederent, formidare ceperumt, et certificari de eis volentes,
caute viros intelligentes ad insulam semel et secundo miserunt, qui et moram contraherent
et omnia, que ab eis fiebant, cum summa diligentia explorarent. Qui vidontes, quomodo
missas devote et reverenter cantantes, raemoriam prò summo pontifice et prò ecclesia in
suis missis cotidie faciebant, et quomodo horas canonicas solicite et actonte dicebant, co-
gnoverunt ex invidia procedere et suspicionibus falsis ea, que de ipsis fratribus predica-
bant. Et redeuntes ad suos dominos reflFerebant, que viderant, laudum commendationibus
eorum mores et conversationem efficaciter extollentes. Quocirca voluerunt principes et epi-
scopi, quod missas publice coram clero et populo cantarent ad purgationem eis imposite
infamie, et quod fidem catholicam populo predicarent. Et mandaverunt eis episcopi, qui
secum eos prandere faciebant, quod vinum biberent et carnes et de omnibus, que eis ap-
ponebantur, comederent. Et cum eorum obodientiam reverenter implcssent, tunc ratiohem,
qaare hoc eis preceperant, retulerunt. Turbati fratres ex hiis, que facta fuerant, unde gau-
dium et letitiam, inde tristitiam, amaritudinem et furorem implacabilem assumpserunt, et
indagata veritate conditionis eorum, determinant summi pontificis adire presentiam et tantis
et talibus apud enm eos diffamare querelis et inculpare criminibus, ut vel spontaneo s aut
invitus cogator, tanqoam contra hereticos, adveràus eos proferre sententiam. — Habebant
tunc fratres dominum Johannem de Morrò sancte romane ecclesie cardinalem, qoi eorum
(1) Griovannì Mincio da Morovalle, generale dell' Ordine negli an. 1296-1304; creato car-
dinale 15 dee. 1302, mori in Avignone 1312. Da Card, continuò a reggere l' Ordine sino al-
l' elezione del suo successore. — Anal. frane, t. Ili p. 432, 453.
(2) Fr. Taddeo, che verrà nominato più sotto.
(3) Quest' isola doveva certamente esser nel golfo di Corinto ; e come egregiamente con-
gettura r Ehrle, è forse l' isoletta Trixonia la- quale si trova presso la spiaggia della baronia
di Sola o Salona (= Amphissa), allora soggetta « domino Thomae de Sola » .
(4) Questo biennio deve porsi entro il 1301-3.
348 BIBLIOTECA
mtnister generalis extiterat, spontanenm proinotorem omnium, qne petebant. Qno avente
sammi pontifìcis presentiam adeant et coram eo primo proponant, ^comodo quidam ordinis
nostri apostate ad Achaye provinciam venerunt, qui propter singularem modum vivendi,
quem tenent, vitam austeram, quam dncunt, et licentiam domini Celestini hoc £aciendi,
qnam iam ostenderunt et habere se dicunt, tanta principes et omnem clerum ad se devo-
tione traxerunt, quod nullam de ipsis iustiiiam lacere vel rationem habere valemus. Qnibns
papa prefatus dominus Bonifacius respondit (1), sicut qui tunc aderant viri digni fide, retu-
lerunt : * Sinite eos servire Deo, quia ipsi faciunt melius, qnam vos faciatis » . Tunc ipsi ad
refugium precogitati et asweti mendacìi recurrentes, et tanto viro falsitates coram ponere
non timentes, dixernnt: «Domine sancte pater, heretici et scismatici sunt hii, quos vestra
sanctitas nobis prefert, et in tota terra illa predicant et disseminant, quod vos non estis
papa, et quod auctoritas non est in ecclesia, et plura similia, que mentera eius perturbare
valerent. Quorum fallaciis deceptus, eorum perverse petitioni assensum prebnit, iubens fieri
litteras secundum continentiam postulationìs eorum, in quibus litteris exsecutores punitionis
eorum fecit prelatos tres, videlicet dominum Petrum patriarcham Constantinopolitanum (2)
et duos arcbiepiscopos Ateniensem et Fatracensem. Patriarcha moram tunc contrahente Ve-
netiis, duobns archiepiscopis, quorum cnilibet de per se plenam exsecutionis potestatem
predictos fratres puniendi papales littere committebant, a fratribns presentantur. Tébanus
autem, qui erat vir eruditus, visis litteris et emissis fratribns dixit: «Non puto, quod tam
iniuste littere mandaverint diebus nostris de curia romana ». Et captata opportunitate cum
domino Thoma de Sola, cuius illa insula erat, in qua fratres illi morabantur, locutus est,
et eadem replicans verba cum ipso de illius littere iniustitia, rogavit eum, quod illos de
insula expelleret et quod tenorem litterarum pape fratrì Xi&erato et sociis notificare nullo
modo di£ferret. Quod ut andierunt, se eidem domino Tetano semel et secundo stnduerunt
presentare; sed ipse couscìentia ductus, avertebat ab eis faciem, et per snos familiares se-
crete interdicebat eis, ut ante conspectum suum numqnam comparere presnmerent. Et iterum
cum domino Sole loquens mandavit ei sub pena excommunicationis, quod eos de terra sua,
quomodo citius posset, eiiceret. Patraeensis vero archiepiscopus, qui erat domini pape con-
sanguineus, conscius de modo impetrationis litterarum, nullo modo eas recipere volmt, sed
propter illarum litterarum impetrationem magnam displicentiam de fratribus, qui eas tali
modo procuraverant, concepii Quid plura, coguntur recedere de terra dominii latinorum
tempore famis, quo divites opprimebantur penuria, et nichil habentes peregrinantur, et {ad
Grecos] (3), qui eos ut hereticos devitabant, accedunt. Ubi contracta mora iam duomm ferme
annomm in laboribus multis, in multa penuria et erumpna, dominus patriarcha a Vene-
tiis rediit Nigropontem. Quem mox fratres adeuntes, ut breviter me expediam, excomma-
nicari semel et secundo, quos expulerant, faciunt. Legnntur excommunicationis illius littere
ex mandato domini patriarche, ubique publice excommunicantur cum sonitn campanarum,
et ipà tratres ut procuratores bine inde ipsam patriarche sententìam publicando discnrmnt.
Sed divino iudicio quanto amplius sue voluntatis contra absentes impetum ostendebant,
tanto maiorem displicentiam dominorum et omnium, qui discretionem habebant aliquam,
incurrebant. Ex qua re coacti snnt, post prefatos eorum conatus impios et processus, ro-
gare fratres, de quibus iam superius mentio facta est, fratrem scilicet Jacobum de Monte
et socios, qui iam Tebas et Nigropontum pervenerant, prò pace laborare fratrum illius
Provincie et accedere ad illos, quos post eiectiouem excommunicari fecerant a domino pa-
triarcha — qui dominus post illius excommunicationis sentenciam, iudicio satis pavendo,
(1) Dato il cardinalato del Morovalle dal 15 dee. 1302, e la morte di Boni&cio Vili
alli 11 ott. 1303, dobbiamo porre questo fatto con quel che segue accaduto entro la metà
del 1303.
(2) Pietro tenne il titolo patriarcale dal 1286, sino alla morte ehe vuoisi avvenuta il
23 dee. 1301, poco dopo il suo ritorno dall'Italia in Grecia. Gli snoeedette il 7 feb. 1302
un tale Leonardo. — Arciv. Ateniese era forse fr. Stephanus Mangiatems Ord. Praed. re-
gistrato dall' Eu bel e. il 1300. — Chi fosse poi il vese. di Tebe e ehi l' arciv. di Patrasso,
se Giov. da S. Vito de' Colonna, o un tal Bainerio ricordato dall' Ehrle, o altri, non é facile
asserirlo.
(3) Cosi r Ehrle che supplisce eoi eod. Riccardiano, identico in questo eoi nostro Senese.
SECOLO xm. 349
non mnltis interpositis diebna fiierat de hac vita snbtractus — et tractare cnm eis, quorum 103
se habere notitiam fatebantnr, et modum aliqnem invenire unitatis et concordie, per quem
consopirentur scandala clero et secularibus ex eorum persecutione exhibita, ut hedificarentur
ex eorum prudentia et caritate, qua mediante, et bona pie procurata et scandala tam le-
viter sedata fuissent. Venerunt ad partes fratrum fratres Jacobus et socii (1) ad eos, quos
videre iam diu desideraverunt, et tanquam si angelus de celo venisset, sanctus ille iam
senex cum sua societate suscipitur. Gaudent in mensa et hospitio paupertatis, et socios
eiusdem propositi se invenisse letabantur, et nuntios ad dominum Johannem de Murro, qui
vice generalis tunc [1303-4] ordinem de summi pontificis auctoritate regebat, cum litteris sui
yicarii, videlicet fratris Jacohi, et cum litteris ministri et fratrum Provincie Romanie de-
precatoriis et predictorum fratrum <;eleriter mittunt. Quibus omnes unanimiter supplicabant
sue paternitati, quatenus dignaretur concedere, quod frater Jacobus posset secnm fratrem
Liberatum et socios sub sua obedientia ad partes infidelium de sua auctoritate et bene-
placito ducere, cum de tali concessione pax magna fratribus illius provincie oriretur et he-
dificatio non modica in populo et in clero et ordinis utilitas sequeretur. Ad quod facien-
dum nec litteris sibi missis, nec fratris Chuntadi (2) et fratris Thadei socii sui, quem ipse
dominus Johannes super omnes fere mundi homines diligebat, potuit precum instantia in-
clinari ; sed misit litteras suo vicario contrarium continentes. Frater vero Thadeus sugge-
rebat suis litteris, quod tantum bonum propter domini cardinalis deliberationem nullo modo
dimitteretur. Ommisso igitur fratris Thadei Consilio, visura est fratri Liberato et sociis,
domini pape adire presen tiara, et obedientiam ecclesie et summi pontificis omnibus facto
et verbis ostendere, et corporum et animarnm bene&ctis Deo curara committere et sub
specie discretionis fugara a facie persequentium nequaquam deinceps prò remedio assumere,
sed ultro persequentibus viriliter se oiferre...
(1) Yeiinero nel principio del 1303, cioè nel primo anno del cardinalato dei generale
b. Giovanni. — Per la cronologia e storia di questa missione di fr. Giacomo da Monte e
dei sooi undici compagni, preme anche riportare quel tanto che lo stesso Clareno narra
nella sua ricordata Epiatola eaxusatoria: — « Venerunt de partibus romanis fratres Minores,
ad infideles cum suis privilegiis papalibus missi; Vicarius videlicet Orientis cum XI sociis
suis, et de volnntate provincialis Ministri et omnium fratrum illius provincie [cioè Romaniae,
Graeciae] rogati transierunt per nos, et steterunt nobiscum sex mensibus. Ipse vero frater
Jacobus de Monte, Vicarius in partibus Orientis, prò nobis pie cogitans, cum audisset a fra-
tribus omnia, que contra nos fuerant perpetrata, condoiuit fratribus..., et certificavit fratres
de nostra fide et moribns, et veniens ad nos, ad cautelam absolvit nos auctoritate papalium
prìvìl^orum, que habebat, hoc posse &cere de omnibus extra romane ecclesie iurìsdictionem
in terrìs infidelium commorantibns, licet nuUius excommunicationis nos crederet vinculo in-
nodatos. Ipsis vero a nobis recedentibus, ststim misimus duos fratres ad dominum papam
Bonifatium cum litteris nostris ex parte omnium, nos sue voluntati et obedientie offerentes :
et alios duos, quos fratres capi et detineri fecerunt, ne se prefato domino possent presentare.
— Tunc fr. Liberatua secretum assumpsit iter et venit usque Perusium ad dominum b. m.
Benedictum, sed festine post sunm adventum... prefatus pontifex migravit [7 jid. 1304] ad
Dominum. Qnare impeditus, coram eo facta sua et sociorum exponere non valuit. Ellecto vero
domino papa Clemente [13 jun. 1305], assumpto secum fratre Paulo prò socio, viam ad
Curiam arripuit, et in itinere infirmalus est: et duohus annis infirmus languit, in tertio vero
et ipse ad Deum vocatus obiit [1307], — Ego vero uno anno piene laboravi, antequam possem
fratrum reditum procurare. Omnibus vero fratribus iam premissis, ultimus omnium redìi
[e. «ept. 1305], et inveni quod fr. lAberatua a fratre Thoma de Adversa inquisitore hereti-
eorum fnerat vocatus cum omnibus sociis, quos in illis partibus habebat; presentavit se ei,
et examioatus ab eo de fide catholica et pluribus diebus detentns, inventus est ab eo fide-
Kssimus cum omnibus suis sociis christianus... » . Epiat. excuaat. fr. Angeli Careni ed. Ehrle
in Archiv dt. t. I p. 529-31,
(2) Qualche anno dopo, fr. Conrado da Offida moriva a Bastia presso Assisi il 12 dee.
1806. — Cfr. Anal. frane, t. Ili p. 253 n. a.
350 BIBLIOTECA
103 E qui tronchiamo il racconto del Clareno, che lo protrae narrandoci (non senza qualche
risentimento ed esagerazione) le susseguenti persecuzioni che lui e i suoi ehbero a subire
in Italia e altrove, con immenso detrimento dell' Ordine. E rimandiamo il lettore ai capp.
VII e Vili del tomo I della Storia del P. Panfilo da Magliano. — Ci dispiace di non
aver trovato altre notizie sulla ricordata missione in Oriento di fr. Giacomo da Monte e
de' suoi undici compagni, tra i quali si novera il b. Tomaso da Tolentino; tutte notizie
che dobbiamo al solo Clareno (f 15 jun. 1335);
1291 — Caduta di Acri o Tolemaide. — Quattordici FF. Minori Martiri
con tutte le Clarisse, massacrati dai Saraceni per la loro costanza nella
Fede ecc.
104 S. Giovanni di Acri, o Tolemaide, ultimo baluardo del misero regno dei Crociati,
cadeva il di 18 maggio 1291 in potere delle feroci soldatesche del Soldano Melek-el-Asceraf
che r allagarono di sangue cristiano (1). — Tutti i nostri cronisti, seguendo il Waddingo (2),
riportano più o meno fedelmente il martirio che in questa circostanza subirono i FF. Minori
e le settanta quattro suore Clarisse (3) che colà vi avevano il principale convento della
loro rispettiva regolare Provincia.
n Waddingo, citando un Chron. antiq. Ordinis, dice che in quell' eccidio « succensa
illorum aede, perierunt plerique Minores . . . Quidam vero evaserunt ex Fratribus cum aliis
secreta fuga dilapsi; at ex virginibus Clarissis, nulla». E dice il vero; erra però quando
tra questi martiri novera anche fr. Giacomo Custode della Siria e fr. Geremia suo com-
pagno, i quali invece morirono martiri nel 1266 alla caduta di Saffed (4) come egli stesso
notò sotto il citato anno al n. 8 (t. IV p. 262-63). — Altri dissero che dei sessanta Mi-
noriti ben 53 vi lasciarono la vita, e gli otto altri ripararono in Cipro col re Enrico; e
settanta quattro dissero esser state le Clarisse uccise. Di questo numero di religiosi e re-
ligiose noi non trovammo ricordo in autori antichi, e staremo quindi al racconto de' se-
guenti tre cronisti quasi coevi. — Tra questi il più recente (e. 1369) è il Chron. 24 Gen.
che cosi si esprìme:
(1) Melek-el-Mansur-Kalann, Soldano d'Egitto, entrò nella Terra Santa con un'armata
di 20™ cavalli e IGO" pedoni, soggiogando Tripoli e Laodicea (1289); nei primi di
maggio 1291 le sue truppe, condotte dal suo figlio Melek-el-Asceraf (che succedette a lui
morto il 10 nov. 1290), assediarono e presero Acri il 18 di maggio. Aeri era allora gover-
nata da ben diciasette giurisdizioni o capi differenti, sempre fra loro discordi, senza unità
di governo e senza mezzi di difesa. Alla caduta di Acri, caddero successivamente Tiro,
Beirut, Sidone (Sajette), Tortosa ed altre, per Io più abbandonate dai militi e citta-
dini latini che si rifugiarono in Cipro. — Cfr. Du Cange-Rey FamiUes d'outre mer p. 46
e passim.
(2) Wadd. Annales ad an. 1291 n. 1. — Quarestaio Elueidatio T. S. lib. 7, peregr. 8,
e. 6. — Civezza Storia delle Missioni t. II e. 12. — Calahorra Chron. de Syria lib, 3 ce. 26
e 27, ed altri. — Prima di questi, cosi si espresse il vecchio compilatore del Firmam. trium
Ordinum, ed. Venet. 1513 fol. 32 r: e Anno dom. MCCXCII (sic) XIIII kal. junii, civitas
Achon fuit capta per saracenos, occìsis et captis in ea plus qnam triginta millibus christi»-
nonim, in qua omnes fratres conventus Minorum et sorores monasterii S. Giare crudeliter
occisi fìierunt > .
(3) Cfr. Wadding in SyUabo martyr. p. 230 ed. 2«.
(4) Peggio poi erra l'Hueber {Menologium 17 Maii n. 1) che per accordare questa con-
fusione, confonde Acri e Saffed come fossero una e medesima città!
SECOLO xm. 351
Anno MCCXCI. XIIII kalendas luniì civitas Accon fait capta per Saracenos, occisis 104
vel captis ibidem plus quam XXX millibus Christianorum ntriusque sexus, a captione ci-
vitatis Tripolitanae anno secundo. Cum antem in Accon tane esset solemne nionasterium
sororum sanctae Clarae et Abbatissa captionem civitatis audisset et intrasse Saracenos,
castitatis zelo virilis efifecta, omnes sorores suas ad capitnlnm celeriter advocavit, et praevia
informatione salubri, ne ab infidelibns deluderentur, oranes ad martyrium animavit. Et ait:
« Filiae meae et sorores, contemnamus vitam istara miseram, ut immaculato corde et cor-
pore fories in fide sponso nostro Domino lesu Christo nos valeamus ofiferre et pretio propri!
sanguinis vitam interminabilem comparemus. Quod me igitur facere videritis, hoc omnes
faciatis » . Tunc virilis mulier, arrepto gladiolo, nasum proprium mutilavit, ( t fluente san-
guine totam faciem cruentavit. Animantur sorores omnes ad simile fidei et castitatis amore,
et facies suas diversimode vulnerantes et cruore virgineo tingentes, aspectum horribilem
intuentibus praebuerunt. Quid plura? Intrant Saraceni monasterium evaginatis gladiis
christianum sanguinem sitientes. Occurrunt eis sacrae virgines intrepide non vultus deco-
rem, sed horrorem canibus illis femelicis oflferentes. Qui videntes eas primo stupent, deinde
horrentes omnes gladiis crudeliter occiderunt. — Fratres etiam conventus eiusdem- civitatis
fuerunt modo simili trucidati.
Anteriore al Chron. 24 Gen. è il racconto di fr. Giovanni di Winterthnr, che conti-
nuava il suo Chronicon fino al 1348; esso scrive quel che udiva raccontare nel suo tempo:
Anno Dni. 1291 [corr. 12891 Saraceni Tripolim destruxerunt. Item sub Nicolao IV
Saraceni coeperunt [1291] Acheron (= Accon = Acri) ; qualiter antem coeperunt, prout
fama frequenti id adhuc recenti mihi innotuit, quanto succinctius et realius poterò, deli-
neabo . . . {Dopo due lunghe colonne segue) : Cum vero barbari urbera ceperunt, paucis
pepercerunt, nam fere omnes deprehensos in ore gladii peremerunt, multos etiam in capti-
vitatem redegerunt, qui adhuc hodierna dio cum suis posteris eorum servitiis sunt astricti,
in magna tamen reverentia retinentur. Numerus autem Christicolarum in civitate deprehen-
sorum et occisorum famatur extitisse 70 railia; paganorum vero multo plures propter
pestilentiam inter eos exortam propter causam praedictam perierunt. Praeterea in capti-
vitate civitatis, quod est miserabile dictu, pagani mulieres fideles formosas sibi placcntes
temeraverunt ; et cum ad monasterium S. Clarae venissent et Moniales ibidem Domino ser-
vientes violare» vellent, abbatissa cum magna precura instantia ab ipsis vix impetravit, ut
dimissa eis castitatis sanctimonia post hymnum et canticum Domino persolutum ab eis
capita earum reciperent. Cum ergo antiphonam Salve regina devote percantassent, flexis
poplitibus, porrectis cervicibus Martyrum palmam capitis obtruncatione mernernnt. Vastata
est itaque civitas, et heu penitus desolata. — Chron. Vitodur. in Eccard Corpus hist.
meda aevi t. I col. 1761-63.
Strano ci sembra che il Winterthur, come anche il Glassberger (1), e qualche altro
ancora, parlino soltanto del martirio delle Clarisse e tacciano affatto la morte de' FP.
Minori! E perfino il cit. Chron. 24 Gen. si sbriga con un rigo appena sulla morte di
questi. — Ora però ci gode 1' animo di saper qualche cosa di più su questi nostri con-
fratelli, veri martiri della S. Fede, e in grazia di un cod. del s. Convento di Assisi scritto
da un Minorità contemporaneo al fatto (2). Dalla pag. 132 v. di esso cod., assai consunta
e corrosa e di carattere difficilissimo, abbiamo con istento potuto copiare (il 24 gen. 1899),
quanto segue:
«... Quatuordecim fratres Minores de Ordine S. Francisci : Guardiano cnm aliis fra-
tribus recedentibus de civitate [Acon] ante excidium, et in Ciprum navigantibus cum multis
aliis clericis, religìosis et laicis, timentes ne fragìlitate sua vincerentur in martìriis roci-
piendis a saracenis; et sicut ad negandum fidem, sacrificia Christi, timore poenamm et
(1) Cfr. Anal. frane, t. II p. 106.
(2) Cod. membr. n. 341 di 137 foli, col titolo di Liber memorialis diversarum ystoriarum
compilato da un Minorità e. il 1335, sotto il qual anno ne parleremo.
352 BIBLIOTECA
104 tormentis, inclinarent non nihil, elegerunt potins ad aliam fagere civìtatem, sicut Salvator
dixit debilibus adhuc discipulis, et in terra pacis regem pacificnm Christum venerar! et
colere. Ipsi vero praedicti XIIII fratres, constantes in fide, prò Christi nomine et confes-
sione verae fidei, dura immobiles permanerent, intra suam ecclesiam et locnm, a saracenis
martirizati fuernnt, et a Christo in gloriam adsumti et adinncti sanctis martiribas. ..».
Sulla posizione di questo convento Minoritico in Acri, bagnato dal sangue di questi
quattordici martiri, veggasi la pianta di essa città in Sanuto, riportata anche dal nostro
fr. Lavinio (1).
Il Domenicano fr. Kicoldo di Monte Croce, che al tempo della caduta di Tripoli (1289)
e di Acri (1291) trovavasi missionario in Bagdad, ci lasciò cinque lettere in forma di sup-
pliche e di lamenti, nelle quali piange inconsolabile la rovina del regno cristiano di Siria (2).
In esse troviamo una particolarità che non riscontrammo in altri cronisti: il martirio cioè
di alcuni frati Minori, i quali, nell' ultimo momento, rifugiatisi nel convento de' Dome-
nicani situato sul mare, morirono uniti con loro per la fede di Cristo.
Nei suoi famigliari lamenti a Dio, che aveva inviati invano tanti apostoli per estir-
pare la legge brutale di Maometto, ricorda anche l' apostolato di S. Francesco, e dice :
Occurrit etiam animo pauper ille perfectus et verae paupertatis amator Franciscus,
vir catholicus et totus apostolicus, qui ferventi animo invasit bestiam Machometum versus
partes orientales, dum petilt etiam a successore Machometi Soldano Babiloniae poni cum
Saracenis vel solus in igne ardenti, ut evacuaret, nec tamen bestiam evacuavit... Taceo
de nostris principibus saecularibus . . . (p. 268).
Ego soUicitus quaero ab illis, qui redèunt de captione Accon, et nuUum invenio qui
dicat mihi aliquem fratrum Praedicatorum remansisse ad vitam. Sed etiam soUicitior cir-
cumspiciens Inter captivos, si forte aliquos ex meis fratribus Praedicatoribus invenerim, et
nullum invenio. Invenio tamen tunicas et paramentà, libros etiam et breviaria inter Sa-
racenos . . . Tunc a redeuntibus de excidio mihi oblata est tunica lancea vel gladio perforata,
quae etiam modico cruore rosea est. Et tunc eiulans et plorans dixi : < tunica fratrum
meorum est, tunica ordinis mei est!» Redemi eam modico pretio. 0 beate Dominice, fratres
meos quaero ego! Veni in terram siccam et ardoribns solis exustam, veni ad praedicandam
fidem, et ecce libros multos et scripta fidei invenio, et fratres non invenio !.. 0 beate Fran-
cisce, cui ab infantia mea et usque nunc fui devotus, o verus paupertatis amator, ad te
clamito et fiebiliter ingemisco : tu zelo fidei et devotionis accensus odisti (3) Soldanum Ba-
biloniae, a quo petiisti poni cum Saracenis in igne vel etiam solus, ut perfidiam Macho-
meti destrueres. Tunc quidem voluisti, sed non potuisti! Et nunc quando factus es ita
potens in curia coeli, silere poteris, quando tantum crescunt geniitus omnium animarum?
Nam fratres tui occiduntur qui nolunt negare fidem, et alii multi saeculares coguntur
verberibus et suppliciis multis negare fidem. Sitis simul tu et beatus Dominicus ante sum-
mum ludicem prò vestro cetu pauperum ; sitis simul et tenete nos, et stemus simul ! . . .
0 Virgines sanctae, Deo devotissimae, quae de saecnlo et diabolo simul, in sexu fragili
triumphastis, et corpora vostra templum Deo sanctae virginitatis et puritatis consecrastis,
ad vos ejulans clamito prò tyrannide Machometi celeriter destruenda I . . . Nonne videtis
virgines et sanctimoniales, quae fuerunt olim sodales vestrae, quomodo circumducuntnr per
mundum?.. (p. 278-79).
Nella quarta epistola ad vener. patriarcham lerosolimitanum [fratrem Nicolaum Ord.
Praed.] et ad fratres Praedicafores qui fuerunt oceisi in Accon, scrive:
Quantus mihi fderit dolor et tristitia cordis in captione Accon quilibet vestrum ex
semetipso de facili cognoscere potest; experti estis simìlia. Nam usque ad profnndas partes
Orientis, usque ad Baldacum, tunc eram, cnm non solam nova sed etiam spolia christia-
(V) In Chude-Indicateur de la T. 8. ed. 4», t. Ili p. 286.
(2) Pubblicate dal R. RSbricht in Archives de V Orient LaUn t. II B. p. 258%.
(3) Crediamo piuttosto doversi legare odiati.
SECOLO xm. 353
norum venernnt. Et cum libri et paramenta venderentur, parvoli et mulieres circumduce- 104
rentur publico per civitatem ad ignominiam christianorom, et etiam, ut carius venderentur,
sanctimoniales et virgines Deo dicatae mitterentur eaxenia regibus et barcnibus Sarace-
norum, ego dolens et tristis quaerebam sollicite, si aìiquos ex fratribus meis viderem, ut
si possem aliquein ex eis redimere vel eis aliqua ministrare; et mirabar quamplurimum,
quia inveniebam paramenta, tunicas, libros et breviaria et non invenicbam fratres ... Et
postea obtulernnt mihi foccarii Saracenorum, qui reyertebantur de captione Accon, tunicam
valde pulcram gladio vel lancea perforatam, quae etiam modico sanguine rosea erat; nescio
cuius vestrum fuit haec tunica, et redemi eam. Et postea dixerunt mihi quod nullus frater
praedicator ad vitam remanserat. Intellexi enim, quod vos occidcrunt Saraceni, ne essetis
aliis capti vis ad Mei firmamentum. Gaudete igitur fratres in Domino, iterum dico gaudete!
Gaudete quia prò fide occisi estis! Et eo quidem poteratis fugere, poteratis de civitate
exire, quia iuxta mare erat noster conventus (1); sed voluistis in civitate remanere, ut
essetis aliis ad fidei firmamentum . . . Vere namque vos reputo sanctos et martyres Dei ;
fuistis enim omnes missi a nostris maioribus in Accon cum merito obedientiae, occisi estis
prò bono obedientiae: remansistis quidem, ut essetis aliis ad fidei firmamentum. Omnibus
etiam constat scientibus consnetudinem Saracenorum, quod Saraceni valde libenter peper-
cissent vobis mortem et dedissent donarla, si voluissetis negare fidem Christi et effici Sa-
raceni... Gaude igitur, pater pauperum, frater Nicolae, patriarcha Jerosolimitane! Gau-
dete fratres, qui cum eo ivistis! Gaude et tu magne pater sancte Dominice! Gaudeat et
ordo fratrum Praedicatorum, qui tale enxenium mittit ad caelum, unum talem Patriarcham
cum triginta fratribus simui et semel ! . . . Felix illa processio a qua nec fratres Minores
fuerunt exclusi! Audivi enim, quod circa horam mortis aliqui, nescio qui, ex charis-
simis nostris fratribus Minoribus, in domo nostra se recluserunt vobiscum, et etiam
vobiscum pariter sunt occisi. Gaudete fratres in Doniiiio semper! Ego tamen tristis et
merens incedo, quia inter tristes et miseros, remansi miser ! . . . Heu mihi, quia natus sum
videre contritionem populi mei ! . . . Ubi est Tripolis, ubi est Accon, ubi sunt ecclesiae chri-
stianorum, quae ibi erant; ubi reliqniae sanctorum, ubi religiosi et religiosae quae Do-
minum laudabant, quasi astra matutina! Ubi est multitudo populi christiani, qui ibi erant!
Certe religiosi et bellicosi occisi sunt, pueri reservati, ut efficiantur Saraceni, et feminae
matronae, sanctimoniales et virgines datae sunt Saracenis concubinae et sclavae, ut ex eis
Saracenorum populus augeatur. Vos autem de vobis dicite mihi fratres, qua bora fuistis
occisi, et quid dixistis, quando venerunt super vos inimici fidei christianae? Audivi enim,
quod feria sexta, hora tertia, occisi fuistis. Audivi enim quod de mane celebrastis et com-
raunicastis omnes, et convenit ad vos magna multitudo virorum et mulierum et parvulo-
rum. Audivi a religiosa domina et fide digna, quae capta fuit a Saracenis, et praescns erat
quando fuistis occisi, quod quando intraverunt ad vos Saraceni, vos altis vocibus canebatis :
Veni creator Spiritus... Dum igitur sic cantaretis, occiderunt vos; et postea non sunt
audita nova de vobis. Dicite mihi fratres, de quo cantastis missas? puto, quod de Do-
mina nostra, vel de Cruce. Salve sancta Parens, salve mater Ecclesia, quae tot et tales
filios peperisti cum tanto gemitu et tanto dolore! Tristitia vestra versa est in gaudìum.
(p. 289-92).
1291 — Convento di Beirut. — Gli schematismi e le memorie recenti della
Terra Santa pongono sotto quest' anno anche la perdita d' un, antico primo convento
e chiesa di Beirut che fan risalire per fondazione alla prima metà del secolo XIII (2).
1291 — Convento di Scdda o Sidone, — Caduta Acri, cadde in potere do' Sa-
raceni anche Sidone (3), ove dai primordi della provincia Minoritica v' era un convento
(1) Vedi la pianta della città di Acri del Scmuto e del Liber de passagiis edita dal Rey
ne\Y Éttide sur la topographie de la vUle d'Acre (in Mém. de la Société dee antiq. XXXIX,
pi. VI) e in Jomard Monum. de la Géogr. pi. 5; indicatici dal cit. Rohricht ioc. cit. p. 289.
— Nelle dette piante è indicato anche il convento de'FP. Minori.
(2) Per la storia più recente de' vari conventi di Beirut vedi la nostra citata Serie oro-
nologica p. 216-17.
(3) Du Cange-Rey Fanùllea cit. p. 438.
BibUot. — Tom. l. 88
354 BIBLIOTECA
104 e chiesa (1). Nnlla sappiamo della sorte toccata ai frati che vi erano, ma è facile
congetturarlo, o uccisi o menati prigioni (2).
1291 — CJonvento di Tiro. — Contemporaneamente alla caduta di Acri, cadeva
anche Tiro in potere dei Saraceni (19 mag.), abbandonata dai cristiaiii che si rifu-
giarono in Cipro e in Europa (3). Qui pure ignoriamo la sorte toccata all' antico con-
vento e ai Minoriti che lo abitavano (Vedi più sopra sotto V anno 1255, a p. 234).
1291 — Due Minoriti ohe percorrono le coste d'Arrica. — Crediamo utile
prender qui nota di due frati Minori che, coi capitani genovesi Tedesio Doria e Ugolino
Vivaldi, dallo stretto di Gibilterra intrapresero (1291) il viaggio lungo la costa
d' Africa e passarono il Capo di Buona Speranza, inoltrandosi fino alle coste dell' Abis-
sinia e Nubia, ove una delle navi naufragò, e della seconda non si ebbero altre nuove (4).
1291 — Pr. Guglielmo da Ohieri (o da Oherso?): — De Statu, vita, et
conversatione Beligiosonuu illarum partium (Persiae et Tartariae) tam
Ordinis Minonun, quam aliorvun Ordinum quonuncumque.
106 Frate Guglielmo avrebbe scritta questa relazione, come risulta da una lettera di Ni-
colò IV Ad partes Tartaric<is, data al suo nunzio fr. Cruglklmo e al suo compagno fr.
Matteo da Chieti (non da Rieti) il di 23 ag. del 1291, nel momento che si preparavano
alla missione e legazione pontificia presso Argun Kan, e i principi della Tartaria Per-
siana (5). — Ma è da notarsi che Argun Kan morì il 7 marzo 1291 (6), e la notizia della
sua morte non era ancor giunta in Italia ; qnindi i due Minoriti dovettero trattare la loro
missione col suo successore Cassati Kan, egualmente benevolo e amico de' cristiani.
La missione di questi due nunzi ebbe un duplice fine: quello della propagazione del
Vangelo nella Tartaria, e 1' altro per far divergere le forze dei Tartari contro il comun
nemico che poco fa aveva occupato Acri e tutta la Siria cristiana, e minacciava l' Armenia
e la Persia. Molte sono le lettere che riguardano questa missione, (7) e da esse veniamo
a sapere che i due Minoriti dovevano passare per Costantinopoli, percorrere l' Asia minore,
l'Armenia, la Persia, la Caldea ed altre regioni ancora: e di tutte queste regioni, vuole inoltre
il Pontefice una particolareggiata relazione scritta : « volumus ... de statu Religiosorum in
einsdem morantium partibus certitudinem plenam habere; discretioni vestrae per apostolica
scripta mandamus, quatenus cum in partibus fueritis supradìctis, de statu. vitae, et con-
(1) Da un docnm. del sec. XIII in Strehlke TabuUie Ordinis theutonici (Berlin. 1869, p. 82)
ap. Rohricht Syria Sacra in Zeitsehrift dea deutscken Palaeat. Vereins t. X p. 317.
(2) Per la storia recente di questo convento vedi la nostra Serie cronologica p. 216.
(3) Du Cange-Rey Familles cit. p. 501. — Per la storia recente del convento di Tiro
vedi la cit. Serie cronologica p. 215.
(4) Vedi lacobi Aurìae Anal. in Monum. Germ. hiat. t. XVIII, ap. Civezza Storia delle
Missioni t. VI e. 3 p. 79-81; cfr. ibid. p. 114-17. — Domenichelli Vita e viaggi del B. Odo-
rico da Pordenone p. 26-28.
(5) Sbaralea Supplem. ad Scriptores p. 319. — Cfr. eiusd. BuUar. t. IV p. 284.
(6) Archives de l' Orient Latin t. II B. p. 262 n. 28.
(7) In BuUario cit. t IV p. 276-85. — Cfr. Wadd. an. 1291 n. 4. — Civezza Storia
cit. t. II e. 13 p. 516-27, e gli autori ivi eitati. — De Gubernatis Orbis Seraph. de Missionibus
t. I p. 370-71. — La missione dei frati Guglielmo e Matteo ebbe per risultato l'alleanza
del re tartaro Cassan coi re di Cipro e di Armenia, i quali, come vedremo al 1299-1300
(n. 109) sconfissero i Saraceni e si resero padroni di Gerusalemme e della Terra Santa, ma
per poco tempo. — Cfr. Michaud Storia delle Crociate lib. XVI.
SECOLO xm. 355
versatione Eeligiosorum ipsorum tara vestri, quam aliorum Ordinum qoornmcumque, non 105
per indagationem sollemnem (1), sed alias diligenter, caute et soUicite indagare cnretis
plenius veritatem ; et quod inveneritis in hac parte, Nobis per vestras litteras, seriem con-
tinentes praesentinm, fideliter intimetis, illnd nihilominns Nobis, cam vos ad nostrani con-
tigerit redire praesentiam, oretenns relatnri ».
Il Waddingo, lo Sbaralea, e tutti gli storici italiani, scrivono che fr. Guglielmo è
oriundo da Chieri di Piemonte, basati senza dubbio sulle lettere papali che lo dicono de
Cì^erio 0 de Chyerio ; l&MoYe gli storici Dalmati, come il P. Fabianich (2), il Glinbich (3)
ed altri, ce lo dicono oriundo di Cherso e religioso del convento di Cassione dell'isola
di Fe^r^ia. Ci dice inoltre il Gliubich, che mandato a Roma per compiere il corso filo-
sofico e teologico, fr. Guglielmo fu indi destinato a tenere pubbliche lezioni nelle prime
cattedre dell'Ordine: poi, spedito da Nicolò IV in Oriente, lo dice, non solo rimpatriato
con soddisfazione di tutti, ma che indi dopo tre anni ritornò di nuovo in Oriente, ove si
occupò in cose statistiche di quelle regioni, e che di questo suo lavoro oggi nulla ci ri-
mane. — So il Gliubich e il Fabianich, od altri, non scrissero che sulla base delle sole
lettere pontificie, errarono o confusero certamente un personaggio con un altro. Se poi,
come vogliamo credere, specialmente pel Fabianich, ebbero gli scrittori Dalmati altre me-
morie più chiare che non le sole lettere papali, allora frate Guglielmo dovremo dirlo cer-
tamente Dalmata.
1291-92 — Nicolò rv e la Terra Santa. — All' infausta notizia della ca-
duta di Acri, ne pianse acerbamente Nicolò IV. Di bel nuovo egli proclama la crociata
contro i Saraceni incaricandovi a predicarla i Minoriti e i Domenicani. Scrive a tal
uopo a tutti i Principi cattolici, all'Imperatore di Costantinopoli, ai re d'Armenia,
di Georgia, e al Kan de' Tartari della Persia, che, come dicemmo, i Minoriti Gruglielmo
da Chieri e Matteo da Chieti, Legati del Papa, indussero, piìi tardi, alla conquista
di Gerusalemme e della Siria.
Intanto, Nicolò IV, il primo Pontefice francescano, in mezzo a questi magnanimi
sforzi rendeva l' anima a Dio il Venerdì Santo, ai 4 d' aprile del 1292 (4).
1292 — Armenia sottoposta alla Prov. di T. S. — Ne' Memoralia facta
in capitulo generali Parisius celebrato an. dom. MCC. nonagesimo secundo, si ha :
« Item dififinit generalis minister cum capitulo universo, quod regnum minoris
Armeniae et Fratres ibidem commorantes, subsint ministro et provinciae Terrae Sanctae,
ita tamen, quod locus de Salbaste (= Sebaste) quem frater Marchus dudum aedi-
ficare inceperat, remanere debeat Fratribus commorantibus inter Tartaros, sive in Per-
side, quibus dictus locus est amplius opportunus (5) ». — Sul convento di Sebaste con-
struito da fr. Marco, vedi sopra al n. 87.
1292 -Sept. 10 — Nioosia di Cipro. — Atto notarile della vendita d' una
casa fatta all'Arcivescovo di Nicosia e di un'altra venduta ai frati Minori della
stessa città.
In nomine Domini, Amen. Anno, eiusdem millesimo ducentesìmo nonagesimo se-
cundo, indict. V. die 10 mensis Septembris. Noverint universi ... quod ... dominus
(1) Cioè non per indagazione o visita solenne, ofEciale e pubblica; e ciò per non dar
ombra ai popoli e sovrani non cristiani che se ne potevano adombrare.
(2) Memorie storico letterarie dì alcuni conventi di Dalmazia, Venez. 1845, p. 70-71.
(3) Dizionario biografico degli uomini illustri della Dalmazia, Vienna 1856, p. 175.
(4) Vedi Wadding an. 1291-2. — Raynaldi an. cit. — Civezza Storia cit. t. II e. 14.
— Panfilo Storia t. II p. 24-25, e tutti gli storici della Chiesa e delle Crociate.
(5) Ehrle S. J.: Die dllesten Redactionen der Geiieralcottstitutìonen des Franziskaneror-
dens in Arckiv f. Lit. und Kircheng. t. VI p. (>4.
356 BIBLIOTECA
105 Gerardns de Antiochia, canonicus Nicosiensis . , . vendidit . . . rev. patri domino fratri
lohanni de Ord. Minorum (1), Dei gratia, Nicosiensi Archiepiscopo, ementi et reci-
pienti, prò parte et nomine et ad opus ecclesie sne predicte, quandam domum snam,
positam in Nicosia, cnm omnibus juribus et pcrtinentiis snis, ... prò bisancns albis
de Cipro duobus millibus et octingentis, quos bisancios duo millia et octingentos idem
dominus Gerardns venditor recepit et habuit ab eodem domino Archiepiscopo et judice
Christophoro, yconorao vel actore Ordinis fratrum Minorum in Nicosia, solvente prò
parte et nomine dicti domini Archiepiscopi et ecclesie sue prò dictis fratribus Mino-
ribus et ecclesia eorum, de precio bisanciornm alborum de Cipro quatuor millium,
quod dictus dominus Archiepiscopus habuit et recepit a Conventn fratrum Minorum
de Nicosia, de venditione cujusdam domus sue, quam vendidit fratribus Minoribus
supra dictis, secundum quod apparet per quoddam publicum instrumentum confectum
manu mei notarii infrascripti. De quibus bisanciis duobus millibus et octingentis sibi
solutis a predictis personis, nomine venditionis ejusdem, prò parte predicti Archie-
piscopi et ecclesie memorate, de pretio predictorum bisanciornm quatuor millium re-
dacto, ex venditione diete domus quam dictus Archiepiscopus et Capitulum ejus ven-
diderunt dictis fratribus Minoribus, ut superius dictum est, dictus dominus Gerardns
se bene solutum, contentum et pacatum se vocavit. Renuncians etc. ..
Et ad majorem cautelam dictorum fratrum, predicta venditio et omnia et singula
supradicta celebrata fuerunt secundum assisias et consuetudines regni Cipri, coram
vicecomite et juratis civitatis Nicosiensis, ad hoc speciallter tanquam curia convocatis.
. In cujus rei testimonium etc. . . Actum Nicosie etc. ut supra (2).
c. 1294 — Di un Convento de'FF. Minori in Gerusalemme, presso la
stazione del Cirìneo = Usi e cerimonie de' Latini nei Santuarii ecc.
106 Sotto l'anno 1230 al h. 41 (p. 158-60) abbiamo date le prove della fissa dimora
de'FF. Minori in Gerusalemme e nella Terra Santa propriamente detta. A convalidare il
già detto, riportiamo anche la testimonianza del pellegrino Domenicano fr. Ricoldo da
Monte di Croce, che percorse la Terra Santa circa il 1294 e che ci ricorda l' esistenza di
un fu convento francescano presso la stazione detta del Cìrineo.
Di fr. Eicoldo abbiamo più testi in varie Hngue (3) ; ma i più accreditati sono il testo
latino più abbondante (4), e il testo italiano più compendioso edito da un suo confratello
fr. Vincenzo Fineschi (5), il quale a proposito della notabile diversità dei due testi, osserva:
« Sarei di parere che due in effetto fossero gli Itinerarii di fr. Eiccoldo, l' uno scritto più
estesamente in latino, e l' altro nella nostra volgar lingua più ristrettamente, e forse per
le istanze dei suoi confratelli Fiorentini (p. 18)».
n testo ital. è stato riprodotto dal cod. Ms. della Laurenziana di Firenze, Plut. 89
num. 104 sup. 4, anticamente della libreria Gaddiana.
Nel S. Cenacolo : « Quivi si è l' altare, nel quale noi celebramo, e predicamo molto
turbati, e piangendo, e temendo fortemente di esser morti dai Saraceni (p. 42) » .
In Betlemme : « E ivi si è l' altare in quel luogo, nel quale partorì la nostra Donna,
e ivi celebramo, e predicamo; e poi che fu detta la messa ci comunicamo, e tutto il pò-
(1) Fr. Giov. d'Ancona, di cui vedi sopra al n. 97.
(2) Venezia Ms. Cartolare di S. Sofia n. 52, ap. Mas Latrie Hist. de Chypre III. 675.
(3) Cfr. Rohricht Biblioth. geogr. Palaest. p. 61.
(4) Edito dal Laurent in Qtiatuor peregr. Lipsiae 1864 p. 100-41; e ibid. 1873 p. 105-41.
(5) Itinerario ai paesi orientali di fr. Siecoldo da Monte di Croce Domenicano, scritto
nel XIII secolo, dato ora in luce da fra Viiicemo Fineschi, sacerdote dello stesso Ordine.
Firenze 1793. Opuscolo di pag. 18-75 in 8°. (Esemplare nella Marciana, tra i Miscellanei
n. 1721).
SECOLO xra. 357
polo (p. 52)... Allato della Chiesa trovammo nn Palazzo, nel quale S. Girolamo tramutò il 106
libro sno, e la sedia nella quale egli sedeva, e il luogo dove dormiva S. Pagala (p. 54)»,
Percorrendo la via Crucis, e arrivato alla stazione del Cirineo, dice: «E ivi appresso
si è un luogo di Religiosi, ohe fu dei Frati Minori (p. 62) ». N«lla basilica del S. Se-
polcro di G. C, vi passò un dì e una notte intera: vi celebrò la messa e ordinò la pro-
cessione (p. 67).
Dal testo latino riportiamo soltanto quel brano che lungo la via Crucis, ci conduce
alla stazione del Cirineo :
« Inde intravimus in sepulchrum pulcherrimum Virginis, quod Sarraceni cum multis
luminaribus et magna reverentia custodiunt. Et ibi cantantes et celebrantes et populum
communicantes et predicantes quievimus.
« Inde exeuntes invenimus iuxta dictum locuro campum, ubi fuit lapidatus beatus
Stephanus, et ascendentes per viam, per quam ciocerunt eum extra civitatem cum lapi-
dibus, intravimus in Jherusalem per portam sabbatorum, et invenimus ecclesiam sancte
Anne, matris Domine. Ibi ostenderunt locum, ubi afBrmaverunt vere, quod fuit nata beata
Virgo. Et ibi iuxta sepulta est beata Anna, mater eius.
« Ibi prope invenimus probaticam piscinam.
« Ascendentes autem invenimus domum Eerodis et prope domnm JPilati, ubi vìdimus
litostraton et locum, ubi fuit iudicatus Dominus, et locum, ubi stetit in platea populus
ante palacium, cum exivit ad eos Pilatus.
€ Ascendentes autem per viam indirecte, ubi ascendit Christus, baiulans sìbi crucem,
invenimus locum, uhi dixit: Filie Jherusalem, nolite fiere super mei
« Ibi ostendnnt locum tramorticioni^ Domine nostre, cum sequeretur fìlium portantem
crucem. Et ibi iuxta viam ostendnnt domum in memorialem locum. Ibi ostenduut locum,
ubi substitit Christus cum cruce et fessus quievit panlnlum. Inde per transversum est via,
que venit ad civitatem ubi occurrerunt Symoni cirenensi venienti do villa, ut tolleret
crucem Jhesu. Ibi iuxta est loous, qui fuit Fratrum Minorum.
« Ascendentes autem per viam indirecte, ubi ascendit Christus, invenimus locum, ubi
dicunt, quod Helena probavit et discrevit crucem Domini a crucibus latronum signo re-
surrectionis mortni ».
C. 1295 8. — QflIvanilS de Levante lanuensis, ex 3». Ord. Min. : — Liber
sanoti passctgil Ohristioolaruni contra Saracenos, prò recuperatione
Terrae Sanctae, Galvani de Levanto lanuensis.
Cod. raemb. di millim. 195 X 130, del sec. XIV, oggi nella Nazionale di Parigi, tra i io7
recenti acquisti latini n. 669. Il Kohler, nelle Mélanges pour servir a l'hisfoire de l'Orient
Latin et des Croisades (1), illustrò questo raro codice dandoci alcuni brani di esso.
Galvano fu medico di Bonifacio Vili, cui più tardi dedicò uno dei suoi trattati. In
esso ei si dice : « Sanctissimo . . . Pontifici . . . Galvanus de Levanto lanuensis, olim medicus
corporum solo nomine, nunc autem vermis Urrae lesu, osculum ante pedes » . Questa e
qualche altra espressione, indussero il loecher (AUg. Gelehrten Lexikon II. 2400) a cre-
derlo entrato nella carriera ecclesiastica, il che non persuade al dotto Kohler. Il certo
è che le opere postume di Galvano spirano un'aura religiosa e mistica, e quasi tutto
sono dedicate a personaggi Minoriti, forse suoi maestri in religione, seppur non possiamo
(1) Fascic. I. (Paris, Leroux 1900) pag. 212-240.
358 BIBLIOTECA
107 asserire che egli appartenne all' Ordine. Nel « Liber doctrinae agni immaculati Ih. Christi
...ad reverendnm magisirum suum, fratrem Benedictum de Alba, Ord. FF. Minornm »,
fa questa sablime preghiera a Cristo : « Ergo bone lesti Christe, agnus immaculatus, te
obsecro reverenter, doce me qnod tencar de doctrina tne humilitatis profonde, nt jam totns
in disciplina discipulus, coheres mera gratia valeam esse tnns » (Ms. lat. n. 3181 Nazion.
Parigi, fol. 28 r). — Un' altra operetta « Liber de amando Deum » è dedicata « ad fratrem
Milonem Ordints B. Francisci». — Un terzo libro, « Teriaca mortis spiritualis gradiens
super tyriacam medicorum », dedicò « ad fratrem Philipponuni de Pjnarolio, Ordinis
Fratrtim Minornm. — Un quarto, « Tractatus alphàbeti christifere Marie ... ad fratrem
Andream Panzannum Ordinis fratrum Minorum ». — Un quinto, finalmente, 1' *Ars navi-
gativa spiritualis», dedicò al Ministro Provinciale di Terra Santa residente in Cipro: «ad
fratrem Nicholaum de Sali, Ordinis fratrum Minornm, reverendum Ministrum in provìncia
Terre Sancte ultra maris». In questo Trattato il Galvano così parla al de Sali: € Nolite
ergo, reverende minister, mare mediterraneum incertum periculis navigando transfretans
sepius a Cypro in Italiam, solicitudine pia, hanc Artem propter me spernere, si vos non
spernat qui prò nobis dignatus est spemi ».
In ultimo ricordiamo anche il Trattato « Neophyta doctrina de Inferno, Purgatorio
et Paradiso... ad Principes Albanie», trattato che il Galvano scrisse a preghiere di un
certo Minorità fra Domenico Albanese, nipote e consanguineo dei principi albanesi di re-
cente entrati nel seno della Chiesa cattolica. Fr. Domenico era dall' Albania venuto a Ge-
nova, e probabilmente egli stesso portò ai suoi compatriota principi il trattato di Gal-
vano: « lUustribus heroidibns Albaniae, dominis Bardo Matarango, Mauro duci, Allexio
corniti, Demetrio Olfano, Demetrio Scurra, corniti lohanni, filio Zacharie Scurre, lohanni
Sbramuno, Canestio Blevestio, militi, Mìchaelì Cacchoraga et omnibus aliis baronibus de
natione Albanie neophitis, per renovationem fidei orthodoxe et reconciliationem ex propo-
sito bono ad S. Somanam Ecclesiam, Galvanus de Levanto lanuensis, olim medicus cor-
porum solo nomine, nunc autem vermis inatilis Ihesn Christi, gratiam filii Dei vivi, et
benedictionem sue sancte Eomane Ecclesie ». Galvano in questo trattato dice che fa in-
dotto a scriverlo dal ricordato Minorità fr. Domenico che gli ripeteva : « Disce, o medice
Christiane, disce a medico qui de celo descendit nt sanaret egrotos, ne differas ». (Tutti
questi trattati scritti verso il 1300 sono nel cod. 3181 della Naz. di Parigi). — È questa
un'altra pagina sconosciuta della storia dell'apostolato francescano in Albania.
Checché ne sìa della condizione o civile o religiosa di Galvano, il fin qui detto basta
a persuaderci dell' intimità e famigliarità sua coli' Ordine Minoritico, e nessuno vorrà biasi-
marci se lo diremo almeno ascritto al terz' Ordine francescano, ad esempio de' suoi grandi con-
temporanei. — n Kohlor, nel Post-soriptum della citata opera, riporta la seguente memoria
ricavata da un libro degli Anniversarii del Convento dei francescani di Castelletto, dì Ge-
nova, oggi nella Biblioteca reale di Torino: « Annìversarinm magistri Galvani phisichi,
devotissimi amici et conventus nostri » . Notizia posta sotto il 9 gen. senza data di anno,
ma il codice è dei primi del secolo XIV. Il ricordato libro degli anniversarii è pubblicato
negli Atti della Soc. Ligure di Storia patria t. X. (1874) p. 388-453.
Ora poche cose sul Liber sancii passagii. — A dir il vero, ha esso poca o nulla
importanza per noi. Scritto qualche anno prima del 1295 (certo non più tardi) come lo
dimostra il citato Kohler, Galvano lo diresse al re di Francia Filippo il Bello, su cui fon-
davasi allora ogni speranza per la ricuperazione della Terra Santa. Egli divide il suo libro in
due partì; la prima parte è piuttosto un trattato morale e militare poi principi: in primo
agii de regimine principum, atropologice educto de ludo scachorum, in 58 capitoli. La
SECOLO xra. 359
seconda parte tratta de persuasione neophyta christicoUs ad passagium sanctum, in 16 107
capitoli, ma dei quali soli 6 pervennero a noi, essendo il cod. n. 669 mutilo in fine, per cui
dobbiamo lamentare la perdita della parte più importante del libro, non che un Mappa
della Terra Santa che vi dovea essere in calco al libro come risulta dall'ultimo capitolo 16:
Qualiter hec mappa regni lerosolimitani adiungiiur huic operi.
L'antico inventario della biblioteca papale di Avignone, compilato mi 1295, ricorda
così un esemplare di questo libro col Mappa di Galvano: «eltem, quidam liber cura tabulis
rubeis, in quo tractatur de ludo scaccorum, et est ibidem designata tota terra promis-
sionis in quodam panno ». E un altro catalogo del 1311, della stessa biblioteca, descrivo
10 stesso codice: «...et est cum eo qucdam mappa regni lerosolimitani designata sive
pietà in panno de bucarano suto cum dicto libro ...» (Ehrle Hist. hihl. Avenion. I. p. 9.
ap. cit. Kohler).
Fu mai il Galvano in Terra Santa? Noi non ne dubitiamo punto. Il liber sancti pas-
sagli, la pianta geografica di tutta la Terra Santa che vi annesse, le sue relazioni col
Ministro provinciale dei frati Minori di T. S. residente in Cipro, e se si vuole quella
espressione da lui ripetuta : « Galvanus . . . olim medicus corporum solo nomine, nunc autem
vermis terrai lesu », ci assicurano a sufficienza di aver egli percorsa la Terra Santa prima
di perorarne la causa. Così anche il nostro Galvano fu uno di quelli che precedettero con
simili progetti il celebre Sanuto l'autore dei Secreta fidelium crucis (1).
1295-mar. 10 — Minoriti nella Corte di Cipro. — Bonifacio Vili scrive
al Ministro provinciale di Terra Santa (residente in Nicosia) notificandogli che ha
concesso al re Enrico II di Cipro, « facultatem assumendi duos ex Fratribus tui Or-
dinis, quos idem rex maluerit: eosque ad sua obsequia retinendi, quorum in iis quae
Dei sunt, solatio p 'rfruatur (2)». — Re Enrico, come vedremo, prima di morire vestì
l'abito francescano, e fu sepolto nella chiesa del convento provincializio di Nicosia.
C. 1296 S. — Fr. Nicolaus de Sali, Mlnister Provinoiae Terrae Sanotae.
Di questo Provinciale di Terra Santa non si ha memoria negli Annali o storie del- 108
l'Ordine. L'unico che ce lo ricorda è il suo contemporaneo Galvano da Levanto modico
di Bonifacio Vili e devotissimo dei frati Minori. Ad alcuni di questi egli dedicò varie
sue opere, e fra queste una dedicò al nostro Provinciale fr. Nicolò de Sali. « Ars navi-
gativa spiritualis. Galvani lanuensis de Levanto ...ad fratrem Nicholaum de Sali, or-
dinis fratrum Minorum, reverendum Ministrum in provintia Terre Sancte ultra maris».
11 Galvano rivolgendosi a fr. Nicolò così gli parla : « Nolite ergo, reverende Minister, mare
mediterraneum incertum periculis navigando transfretans sepius a Cypro in Italiam, soli-
citudine pia, hanc artem [navigativam] propter me spernere, si vos non spernat qui prò
nobìs dignatus est sperni » . Il nostro Nicolò dunque, solicitudine pia, spesso dovette da
Cipro ove risiedeva, portarsi in Italia ; sia per affari riguardanti i Religiosi di quelle parti,
sia anche per affari del Regno di Cipro o delle Crociate, incombenze queste spesso affidate
da quei Monarchi ai Francescani del regno e specialmente ai loro Provinciali che re-
golarmente prendevano part^e o come testi, o come consiglieri o giudici nei più gravi
(1) Di Galvano parlano Agost. Oldoini Athenaeum Ligvstìcum (1680) p. 217. — Per-
cetto Biograf. medica Ligure (1844) p. 10. — Fabricias BM. tned. et inf. latin. IV. 272.
— Marini Degli archiatri pontifici I. 60-64. — Ginstiniani Scrittori TAguri part. prima 261,
citati dal Kohler.
(2) Sbaralea BuOar. t. IV p. 335. — Raynald Annoi, eccl. an. 1295 n. 48.
360 BIBLIOTECA
108 affari dello stato. Non pochi esempii ce ne dà Io storico di Cipro, il conte di Mas
Latrie (1).
L'operetta dedicata dal Galvano al nostro fr. Nicolò de Sali è nel codice latino n. 3181
della Nazionale di Parigi, probabilmente autografo e originale del Galvano, scritto circa
l'anno 1300, e testé illustrato dal eh. Kohler (2).
1299 S. — Cassan Kan imp. tartaro della Pereda e i suoi alleati il re di
Cipro e di Armenia, riconquistano la Terra Santa. = Due FF. Minori
loro ambasciatori sx>editi in Europa.
109 Per questa pagina di storia, sufficientemente nota, non abbiamo che rimandare lo
studioso al racconto che ne fa lo storico delle Crociate (Michaud lib. XVI) ed altri (3).
A noi non resta che notare, come 1' alleanza di questi monarchi si debba ai nunzi Minoriti
fr. Guglielmo e fr. Matteo inviati per ciò da Nicolò IV, come abbiamo già notato sotto
il 1291, al n. 106. Alla parte che ebbero i Minoriti in questa crociata, dobbiamo aggiun-
gere le particolarità che troviamo nei seguenti due cronisti del tempo, ignorate dai nostri
e trascurate da altri scrittori. — Sui trionfi de' tre alleati, esagerati dalle prime notizie
giunte in Europa, vedasi il nostro articolo sopra a pag. 335-36.
A) — Continuationes Anglicae FF. Minorum:
« Anno Domini 1299 Terra Sancta est conquisita, quanta unquam de iure christianis
debebatur, per reges Tartarorum (4), Armenie (5) et Cjpri (6). Rex autem Armenie fuit
tunc frater Minor, habitum Ordinis portans contra Soldanum in preliis. Quem captum
idem rex carcerali custodie mancipavit (!). Kex vero Cypri est constitutus rex lerusalem
per magnum Casanum principem Tartarorum, qui totam illam terram libere concessit
populo christiano. Ipse vero sibi retinuit Babiloniam et Egyptum (!). Qui etiam, cnm aliis
regibus, misit duos Fratres Minores ad dominum papam ad petendum populum prò terrà
occupanda. Quos et papa misit ad reges Francie et Anglie. Diati autem fratres erant de
Siria. Qui anno Domini 1300 in crastino sancte Trinitatis (7) venerunt Cantebrigiam
versus regem Anglie una cum aliis, dieta nunciantes. Quo etiam tempore, ut retulerunt,
supradictus rex Armenie iam portaverat illorum habitum per 14 menses (8). Set proh
dolor! peccatis christianorum exigentibus, quorum nonnuUos Lais desidia, aìios vero Au-
gusti lascivia, quosdam etiam mutuis preliis ac cedibus intentos serpentis astucia domi re-
tinuit, ne Terram Sanctam iam conquisitam ad inhabitandum peterent, ipsa rursus a Sar-
racenis recuperata est et occupata, anno videlicet Domini 1301 (9) » .
(1) Histoire de Chypre tom. II 157, 178, 199; tom. III 281, 662-67, 671, 673 n. 1 ecc.
Idem nella Revue de Quest. historiques tomo 43, p. 525-41. — Cfir. La nostra Serie cronolo-
gica dei Superiori di T. S. num. 10, 11, 12, 13, 17, 19, 21, 24.
(2) Nelle Mélanges pour servir à l' histoire de VOrient Latin et dea Croisades. Fascic. I
p. 221-23 (Paris, E. Leroux 1900). — Cfr. più sopra sotto l' anno e. 1295 (n. 107) l' articolo
su Galvano, ove ricordiamo il suo trattato Pro recuperatìone Terre Sancte.
(3) E specialmente il Rohricht in Archives de V Orient Latin t. I p. 643 s. — Cfr. Ci-
yezza Storia delle Miss. t. II e. 13. — Panfilo Storia comp. t. II p. 378. — Calahorra Chron.
de Syria lib. 3 e. 1.
(4) Il principe Cassan, più sotto mentovato.
(5) Aitone II, già vestito dell'abito Minoritico.
(6) Enrico II, egli pure vesti l'abito Minoritico poco prima della morte.
(7) Cioè il 6 di giagno 1300.
(8) Da questo passo risulterebbe che À itone si era reso Minorità verso il mar. o apr. del 1299.
(9) Continuationes Anglicae Fratrum Minorum pubblicate nei Mon. Germ. hist. Script.
t. XXIV p. 258.
SECOLO xra. 361
B) — Annales Frisacenses: 100
« Anno Domini 1300, Rex Tartarorum [Kazan] 'àevicit Soldanum, multa strage com-
missa, et Terra Sancta tradita est in potestatem Christianorum. Item rex Tartarorum at-
tinens parentela sanguinis regi Armenie christiano, habuit talem revelationom a Deo, vi-
delicet quod Christus in figura vnlnerum apparuit ei dicens: «Vide sic me plagatum prò
hnmano genere; vindica ergo me de iniraicis meis Sarracenis». Et secundum hunc modum,
tertio sibi apparens, preccpit ei, ut se vendicaret de iniraicis suis. Qui fecit fieri signum
crucis in suo vexillo. Item alia causa movit eum ad vindictam. Pater enim suus moriens
precepit ei, ut contra Sarracenos prepararet se ad pugnam. Item audìvit, quod prophetatura
erat a prophetis Machometi, quod in isto centesimo deberet cessare fides sua. Snpradictis
igitur causis motus Tartarus preparavit se ad bellum, occidit raultos de Sarracenis, vicit
Soldanum, qui vix anfogit ad loca Babilonie. Deyicit Tartarus idem Damascum et omnia
oppida Terre Sancte, et civitates obtentas christianis tradidit, et inde processit versus
Egyptum et Babiloniam, et totam Egiptum obtinuit (!), et habitatores quos reperit occidit.
Item rex Cipri fere cum omnibus suis subditis et religiosis bellicià ad Terram Sanctam
tunc processerunt, et fratres nostri [Prciedicatores] et alii Religiosi super Sepulchro Do-
mini tunc celebraverunt. Item Hospitalariis et Templariis reddita sunt omnia castra sua
et possessiones, transeuntes mare. Et dominus Papa Bonifacins VIII fecit multum so-
lempnem processionera ad regratiandum Deo de beneficiis et magnaliis prestitis Terre
Sancte (1) ».
Sec. Xm — Pr. Ioannes Garan Guallensis sènior: — De origine, pro-
erressu, et fine Mahumetis, et quadruplici reprobatione prophetiae eius.
L' opera, dice lo Sbaralea, « prodiit Argentinae an. 1550 apud lacobum lucundum, HO
et Coloniae àn. 1551 in 8* apud Martinum Gymnicum (2) ». Presso i citati Sbaralea e
Waddlngo, il lettore troverà un' abbondante bibliografia e varie notizie su questo dotto
Minorità, vissuto ai tempi di S. Bonaventura e di Bernardo da Bessa, e soprannoiiiinato
per la sua dottrina Arbor vitae. Noi lo registriamo in questa Biblioteca orientale, perchè
forse è il primo tra i Minoriti del sec. XIII che abbia confutato l'alcorano e le favolo
maomettane, e verosimilmente dovette esser stato anche in Oriente compagno di tanti suoi
confratelli che seguirono costantemente le truppe inglesi.
Sec. xm. — B. Raimondo Lullo di Majorica deli' a.» Ord. Min., Apostolo
dell' Oriente e Martire (1235-1315 jun. 29 f). — Cenni biocronologici e
bibliografici.
Più che compilare una nuova biografia di questo celebre nomo ormai troppo noto, e 111
forse troppo lodato, ma anche troppo bistrattato da certi accademici che superficialmente
lo studiarono, noi ci limiteremo a pochi cenni cronologici della sua vita, in questo punto
molto complicata e incerta ; e, in preferenza, lo studieremo nelle principali opere che egli
scrisse molte per la rigenerazione dell'Oriente, fine santo che lo preoccupò per tutta la
(1) Annaljj Frisacenses in Monum. Germ. histofica, Script, t. XXIV p. 67. — Uh altro
cronista contemporaneo cosi compendia l'avvenimento: «Anno 1300, circa ociavam Epiphanie
[lan. 13] rex Grecie (!), rex Armenie, et rex Cypri cum adiutorio regis Tartarorum expu-
gnavernnt Sepulchmm Domini, quod fuit in potéstate Soldani regis 58 annis, et restitutum
est christianis». Hermannus Altahensis- in Monum. Germ. histor. Script, t. XXIV p. 56.
(2) Supplem. ad Script, p. 427-31. — Cfr. VTadding SyUab. Script, p. 143-44 e gli An-
nales ivi citati. — Hurter Nomenclator t. IV (ed. 1899) col. 418, ove cita il Teret II. 271-79.
— P. Jeiler Ord. Min. in Kirchenlex. VI. 1689.
362 BIBLIOTECA
111 sua lunga vita. Altri già ce lo illustrarono bellamente e come teologo non mediocre, e come
mistico infiammato, filosofo sottile, apologista abile, e specialmente come poeta e roman-
ziere classico, riconosciuto perciò da tutti come il padre del romanzo e della poesia ca-
talana. Dal grande tedesco Leibnitz, dal Brucker e da altri, egli fu salutato come primus
philosophiae reformafor, e dal conte Jorger perfino preferito al celebre Descartes; elogi
questi che non garbarono punto ad alcuni storici e accademici francesi, i quali perciò forse
invelenirono contro la memoria del Lullo chiamandolo avventuriere e mentecatto...!
Come ognun sa, la prima e più antica fonte biografica del Lullo è la Vita che il
boUandista Sollerio pubblicò e illustrò (1) intitolandola Vita ab anonimo coaevo scripta,
ipso h. Raymundo adhuc superstite, ex veteri ms. Majoricensi; la quale ci pervenne in
soli quattro capitoli, e va soltanto sino all'epoca del concilio di Vienna (1311) senza dirci
verbo né del susseguente apostolato del Lullo, né della sua morte. La stessa Vita (ma in al-
cuni punti senza le lacune (2) del cod. Majoricano), e da un altro cod., fu riprodotta da Ivone
Salzinger nel tomo I delle Opera omnia Baymundi Lulli (3). Quella usata dal Waddingo,
che egli cita Vita Ms. Baymundi, e, quando ricorda l' autore, dice : « scrihitque auctor
coaevus, et totius vitae cotiscius in ejus Vita apud me Ms. (4) » , crediamo sia nel testo
identica a quella edita dai Sollerio e Salzinger, ma la Waddinghiana più ampia e integra, e
non monca come ce la dettero i due ricordati editori: poiché il Waddingo, e riporta gli
stessi fatti, e chiama il biografo non solo coevo, ma teste totius vitae Baymundi. Biassn-
mendo poi il Waddingo le varie fonti di cui egli si è servito nel compilare la vita del Lullo,
così le enumera : « veritatem indagavi a gestis eius per coaevum ipso vivente scriptis,
a compendio vitae suae, per se ipsum Jacobo Majoricensi tradito, a monumento Archivi
regii Balearium, et ab actis prò ejus apotheosi collectis (5) » .
Dopo i dotti lavori del gesuita Sollerio e del nostro Waddingo, per la parte special-
mente biografica del Lullo, poco o nulla avremo da attingere da' più recenti scrittori ;
ma, per la parte della bibliografia Lulliana, non v'ò crediamo fin qui altro lavoro che
superi quello compilato dal celebre Littré, il quale, colto dalla morte (2 giug. 1881), non
potè finirlo; ma che poi, riveduto e completato, fu dato alla luce dai socii accademici del-
l' Istituto di Francia (6). Di questo lavoro (che contro l' uso de' socii accademici, non porta
le iniziali dell'autore), al Littré dobbiamo soltanto la parte 6/6?*o(7ra^ca (pp. 67-368) del
volume, eccettuato il breve elenco degli scritti apocrifi, e la biografia del Lullo (pp. 1-67),
parte che, a rigore, non sapremmo a chi de' quattro accademici attribuire, se ad Ern. Bonan,
a B. Hauréau, a 6. Paris o a L. Delisle, i quali firmarono la prefazione del volume. Ma
da' cenni necrologici sul Littré, premessi al volume, e compilati dall' Hauréau, e dalla pre-
fazione ove r Hauréau si firma editore, noi non dubitiamo esser egli il revisore, l' editore e il
(1) In Acta SS. t. V jun. die 30, pp. 633-736 (ediz. Antuerpiae 1709).
(2) Come al e. 2 n. 16, in Acta SS. ed. cit. p. 664.
(3) Salzinger B. Bdymundi Ltdli Doctoris illuminati et martyris Opera omnia, Mogtmtiae
1721-42 ; raccolta incompleta che contiene sole 48 opere (delle 260 certe) del Lullo in 8 vo-
lumi iu folio, cosi numerati: I-VI e IX-X; del VII» e Vili» non si ha traccia alcuna, e si
congettura o che dopo pubblicati fiirono soppressi, o mai pubblicati ciò che più ci persuade.
(4) Annal an, 1287 n. 2, t, V p. 157.
{S>) Annoi, an. 1315 n. 7, t. VI p. 232. — Il eh. P. Bìhl 0. P. M. nel suo dotto lavoro
recente sul Lullo (in Études frane, t. XV p. 342) espone alcuni tenui dubbi sulla coevità e
antichità della Vita edita dal Sollerio e dallo Salzinger, e erede scorgervi qualche anacronismo
e qualche inesattezza che a noi sembrano più apparenti che reali^
(6) Neil' flwtoirc littéraire de la France (Parigi 1885) t. XXIX pp. 1-386;
SECOLO XIII. 363
continuatore del lavoro lasciato incompleto dal def. Littré (1). L' Haaréaa inoltre avrà avuti 111
dal Littré anche gli appunti della parte biografica, da esso poi rimaneggiata al suo gusto,
senza badar tanto alle stonanti contraddizioni che da un capo all'altro v'è tra il criterio
che diresse \& biografia e il criterio più savio del Littré autore della parte bibliografica.
Il Littré, il quale, a dir vero, studiò, percorse e analizzò con molta diligenza quasi tutte le
opere del Lullo: e che ovunque ti nota e ti fa risaltare fin anco con troppa visibile ri-
cercatezza tutti i Iati più deboli della logica Lnlliana, obliandone il bello o il buono o
appena accennandolo ; pure, dobbiamo confessare, che dappertutto fa risaltare anche il me-
rito delle opere del Lullo, e in ispecie la carità e la moderazione sua nelle discussioni cogli
avversari, e cosi in tutti i suoi scritti ; fa risaltare il suo zelo instancabile per la causa non
solo della fede e della scienza, ma e della civiltà e della felicità de' popoli tutti; in una
parola, al genio punto spregevole del Lullo, egli vi riconosce anche un ain'mo sommamente
retto e generoso, sempre inspirato all'amor di Dio o dell'umanità intera: rettitudine
d'animo, diciamo, fin qui mai negata al Lullo da nessuno de' suoi più disprezzanti critici.
Cosi il Littré in tutta la bibliografia, e, sebbene si dimostri alquanto severo, non lascia però
di esser sempre coerente ne' giudizi e onesto verso il Lullo. Ma non così il suo editore e com-
pilatore della parte biografica. Questi, toccando gli elogi e meriti letterari che non può misco-
noscere al Lullo, li attenua però con una valanga di veri improperi contro il grande apo-
stolo della civiltà e della scienza. Accennando ai giudizi dati prò e contro il Lullo, in vari
tempi, r e(i/<ore evidentemente si risente per gli elogi tributati alla filosofia Lulliana in
ispecie dai filosofi tedeschi. Dopo aver costui messi in dispregio i modesti elogi che della filo-
sofia del Lullo fece il grande Leibnitz, mostrasi sorpreso che il Brucker abbia assegnato al Lullo
il primo posto nella sua grande storia della filosofia del Einascimento, chiamandolo primus
philosophiae reformator; e vie più scandalizzato dell' ardimento del conte Jorger, che osò pro-
ferire il Lullo al francese Descartes (ardimento imperdonabile!), egli si conforta nel trovare
un'attenuante a tanti *elogi insensati* nel duro giudizio che del Lullo fece il Bacone che lo
qualificò ciarlatano scioperato! Nò contento di questo giudizio del Bacone, l'anonimo compi-
latore della parte biografica (che il lettore ormai conosce esser costui l' Haure.au stesso) volle
aggravarne la dose, citando a fianco del Bacone il giudizio proprio come quello di un altro per-
sonaggio, soggiungendo così : « M . Hauréau dit avec encore plus de justesse ... ». (E sentiamo
quel che l' Hauréau fa dire all' Hauréau con più precisione che non il Bacone!): « Cfecoureur
d'aventures, ce fSematique, cet halluciné ne pcut pas ètre compie parmi les philoso-
phes scolastigues ... On a conserve plusieurs de ses écriis où, non content de maudire
les gens qui ne pensaient pas comme lui, il appelait sur leurs tétes les foudres de
VÉglise et le glaive de l'autor ite séculière. Qu'on le comprenne bien, ces gens qu'il
vouait en sa fureiir aux flammes vengercsses, c'etaient de modestes thomistes, qu'il de-
non^ait comme sectateurs d'Averroès^ La modestie, la riserve, la prudence, l'indignaient ;
elles étaient pour lui les indices de quelque complicité scerete». Così qui, naW Histoire
littéraire (t. XXIX p. 63) sotto la veste anonima, il Sigr. Barthéleray Hauréau socio del-
l' Istituto francese, si compiacque di riportare quello stesso giudizio che egli sol Lullo for-
mulava dieci anni prima nella sua Histoire de la Philosophie scolastique (Paris 1872,
t. II p. 296)! Compatiamo tutto questo nell' Hauréau filosofo del 1872, quando probabil-
mente non avrà letto il Lullo che nelle recensioni degli antilullisti : e perdoniamo questo
sfogo dell'amor proprio d'un francese offeso dall' aver i filosofi tedeschi preferito il Lullo
(1) Per non aver badato a tanto, il recente biografo del Lullo Marius André {Le b. Raym.
Lrtlle ed. 2* p. 51) ed altri ancora, attribuiscono semplicemente all' Hauréau il lavoro del Littré!
364 BIBLIOTECA
IH al Descartes; ma non possiamo comprendere come molti anni dopo, Ini storico e membro
del celebre Istituto, e dopo la minata e coscienziosa recensione di tutte le opere Lnlliane
fatta dal sno confratello Littré, abbia ripetuto qnel giudizio con tanta leggerezza e serietà,
senza darne almeno una prova che lo giustifichi alquanto presso gli onesti e imparziali!
Noi non avremmo fatto caso alcuno di questo falso e indecente giudizio che l'Hauréau
espresse nella sua Hisi. de la philosophie, conoscendone e lo spirito e le idee che lo gui-
davano allora, e com'egli stravolga e mutili le dottrine filosofiche altrui nel senzo razio-
nalistico (1); ma veder riprodotto lo stesso giudizio dal sacro tribunale della storica ve-
rità, e in una raccolta insigne d'uno de' più celebri Istituti storici, noi, sinceramente, ci
sentimmo avviliti e per la dignità della storia vilipesa e per la serietà dell' Istituto stesso !
Sentenziare con tanta leggerezza, venga pure la sentenza dal più alto degl'Istituti e sia
pur quello degl' Immortali, non può che menomarne vie più il prestigio ormai abbastanza
depresso. — « Désormais (soggiunge l'Hauréau) c'esi vers les oeuvres en langue limousine
de B. Lulle que se toumera Vatiention des criiiques, puisque seiiles(!!) ces oeuvres
peuvent prétendre au titre d'une complète aulhenticité. Là aussi est la gioire véritable
de Baimond. En philosophie, il n'y aura pas pour lui de résurrection ; mais, dans
Vhistoire de la poesie romane, sa place deviendra chaque jour plu$ insigne, et ìa valeur
de son talent sera de plus en plus appreciée (2) » . — Sicché, per l' Hauréau, la massima
parte delle opere LuUiane scrìtte o tradotte in latino, certe, e da nessuno fin qui messe in
dubbio come le alchimìstiche, non ponno vantare l' autenticità che godono quelle in volgare !
Per lui il Lullo è soltanto benemerito per la letteratura patria, ma come filosofo egli non
risorgerà più ; laddove tutti gli storici imparziali danno e daranno al Lullo un posto distinto
tra i grandi filosofi del medio evo, e a lui il principale merito di aver precipitato l'Averroe
dal trono che si aveva inalzato in Francia : di aver coi tutti i suoi numerosi e vigorosi (3)
scritti confutato gli errori arabi, con più compotenza di molti altri che lo precedettero :
oltre il merito insigne di aver promosso, come già il nostro Rogero Bacone, lo studio delle
lingue orientali nelle Università cristiane. Ma per ora basti aver constatato con quanta
leggerezza l'Hauréau bistratti la storia e la filosofìa del medio evo, cosa per la quale il
celebre Denifle ebbe già a classificarlo come critico e storico troppo superficiale.
Se non che, curandoci punto de' criteri erronei e ingiusti dell' Hauréau, ci conforta di
constatare che ormai tutti i dotti convengono unanimi a render giustizia alle virtù e ai
meriti insigni del Lullo, bistrattato soltanto da quelli che lo studiarono superficialmente
e con pregiudizi dì setta. Non la finiremmo, ed è fuori del nostro proposito, se dovessimo
qui dar solo i tìtoli dell'enorme letteratura, specialmente recente, scritta per lo più in
favore del celebre filosofo; perciò rimandiamo lo studioso alle abbondanti indicazioni che
ne diede il nostro dotto confratello P. Michele Bihl nel suo erudito lavoro Le B. Bay-
mond Lulle : études hihliographiques (4).
Servendoci del lavoro sul Lullo pubblicato dall' Istituto francese nella citata Histoire
littéraire, distingueremo bene quello che sì deve al Littré o all' Hauréau citandoli nomina-
tamente; e ciò per non confonderli come fecero altri che attribuirono or all'ano or all'altro
tutto quel pregiato lavoro.
(1) Cfr. De Wnlf Histoire de la philosophie medievale (ed. 2«) t. I p. 132.
(2) Hist. Uttér. cìt. p. 63.
(3) Porget Les phUosophes arabes et la philosophie scolasOque ìù Compie rendue du 3*
Congrès scientifique intemational, tenu à Bruxelles an. 1894 (Bruxelles. 1895) p. 262.
(4) In Études franeiscaines (1906) t. XY p. 328-45.
SECOLO xin. 365
1, — Cenni hiografici-cronologicL — D' accordo tutti i biografi del Lullo ce lo dicono IH
nato a Palma di Majorica verso il 1235 da nobili genitori Catalani sudditi del re d' Ara-
gona Giacomo I, che nel 1229 toglieva ai Sarac-eni le isole Baleari. Sposatosi ad una no-
bile dama, visse egli una vita tutto mondana, sino ali' età sua di anni 30 completi, come
egli stesso racconta nel lib. 2 de Contemplatione (ed. Custurer, p. 200); e da qui ab-
biamo l'anno approssimativo della sua conversione che deve porsi circa il 1266. — Nel-
l'anno nono dalla sua conversione, quindi nel 1274, lo vediamo abbandonare affatto il
mondo, dopo aver appreso sufficientemente il latino, e forse meglio l' arabo, idioma che ap-
prese da un suo servo arabo e che era la lingua ancor comune in tutta Majorica. Raimondo
si era deciso di abbandonare il mondo dopo aver udita una predica che un certo vescovo
tenne nel dì della festa di S. Francesco nella chiesa de' Prati Minori in Majorica, e da
quel di egli si propose d' imitare Francesco e seguire unicamente Cristo. Da quest' anno
dobbiamo dirlo ascritto al terz' Ordine francescano ; e come tale coli' abito e colla corda ci
è figurato sulla sua tomba, checché ne dica l' Hauréau od altri che pretendono un' esplicita
memoria della sua aggregazione all'Ordine Mìnoritieo. Nella metà del 1275, abbiamo che
già il Lullo aveva terminate molte delle sue opere, tra le quali 1' Ars major, V Ars ge-
neralis e V Ars demonstrativa ; e che il re di Majorica fattolo venire a Montpellier, fece
esaminare le sue opere da un frate Minore che vi scorse molta filosofia e sana dottrina
cattolica. L'antico biografo soggiunge: «Sub eodem tempore (e. fin. 1275) impetravit
Raymundus a praedicto rege MajoriCarum unum monasterium construi in suo regno, et
dotari sufficientibus possessionibus, ac in eodem tredecim Fratres Minores institui, qui
ibidem discerent linguam arabicam prò converteudis infidelibus, ut superius dictum est
et expressum ; quibus, nec non ot aliìs succedentibus aliis, in eodem Monasterio, perpetuo
praedictis possessionibus ad eorum necessaria ministrarentur singulis annis quingenti
fioroni (1)». E poco tempo dopo, una lettera di papa Giovanni XXI, data da Viterbo il
17 ott 1276 e diretta al re Giacomo I figlio del re d'Aragona, confermava la fondazione
del collegio « ove tredici religiosi dell' Ordine de' Minori possano apprendere la lingua araba,
situato neir isola di Majorica, in una località detta Baya nella parrocchia 8. Bartholo-
maei, vallis de Massa (2)*. Tale fu l'origine di questo coU^io o seminario della S. Tri-
nità di Miramar, ove Raimondo ebbe sotto la sua direzione 13 frati Minori ai quali inse-
gnava la lingua araba e la sua Arte. Così Raimondo si trova da questo tempo unito alla
famiglia francescana, nella quale però non sembra siasi aggregato con la professione dei
voti (3). — Qui r Hauréau suppone che qualcuno avesse asserito che il Lullo abbracciò il
prim' Ordine Minoritico, quando invece appartenne al terz' Ordine della penitenza.
L' Hauréau (p. 12) calcola a dieci anni (1276-86)' la dimora del Lullo in Majo-
rica e nel collegio di Miramar; e, in quesì» periodo di tempo, congettura aver il Lullo
scritte le sue opere in arabo, e nominatamente i due trattati Alchindi e Teliph com-
pilati in difesa della fede cristiana. Trattati questi, che noi non conosciamo altrimenti che
da questi semplici nomi datici dall' Hauréau (4).
(1) Vita B. Raym. e. 2, in Salzinger t. I p. 4. — Acta SS. cit. p. 663, e. 2 n. 13.
(2) La vera data di questa lettera 17 ott. 1276 ci è data dallo Stapper Papst lohan. XXI
citato dal P. Bihl in Éludes francisc. cit. p. 340; nel Waddingo, Annoi, t. V p. 436 in Re-
gesto, porta la data del 16 nov. (16 kal. dee.).
(3) Hauréau in op. cit. p. 12.
(4) L' Hauréau dice: < il écrivit en arabe, en particulier les traités Alchindi et Teliph,
pour la démouBtration du christianisme » . Non abbiamo incontrato altrove con tali titoli
366 BIBLIOTECA
111 Nulla sappiamo della vita del Lullo durante questo decennio (1276-86) che ere-,
desi passato da lai nel collegio di Miraniar; e precisamente dal 1286 soltanto, prin-
cipia la sua vita tutto apostolica, e i suoi incessanti viaggi intrapresi per una causa tutta
santa, qual' era quella della conversione di tutto 1' Oriente alla fede di Gesù Cristo. —
Sembra che il primo collegio di Miramar desse ottimi risultati; e perciò il Lullo intra-
prese il primo suo viaggio per l' Italia onde ottenere da Onorio IV la fondazione di simili
collegi in vari luoghi della Cristianità. Ma giunto a Roma, trovò che papa Onorio IV era
morto il 3 apr. 1287 (1), e quindi prese la via per Parigi onde trovare lì protettori della
sua causa. A Parigi il Lullo si fermò sin quasi tutto il 1289, nel quale anno fé' ritorno
a Montpellier.
A Montpellier, nell'ottobre del 1290, troviamo il Lullo abboccarsi col Ministro gene-
rale de' Minori fr. Rimondo Gaufredi che lo accolse come amicus Ordinis et devotus ab
antiquo. Dal Gaufredi ottenne una lettera commendatizia diretta ai Ministri provinciali
d' Italia, lettera pubblicata per intero dal Pasqnal (2) e compendiata dal Waddingo (3).
In essa il Gaufredi raccomanda ai Provinciali d' Italia di ricevere il Lullo in tutti i con-
venti, e di procurargli i mezzi perchè egli possa insegnare la sua Arte ai religiosi. — E
nello stesso anno e a Montpellier, crede il cit. Pasqual che il Lullo scrivesse l' operetta
che è senza data e col titolo di (^aestiones (triginta duae) guas quaesivit quidam frater
Minor (4). Ignoriamo il senso di queste 32 questioni ; e il Littré, contro il suo solito,
questa volta senza darcene cenno alcuno, ci rimanda ai codici!
Da Montpellier vediamo il Lullo per la seconda volta riscendere in Italia e arrivare
a Genova nel 1291, ove come dice l'antico biografo, « moram faciens non multara, librum
Ariis Inventivae transtulit in Aràbicum. Quo facto, direxit ad Romanam Curiam gressus
suos, cupiens ibidem ut alias, impetrare monasteria fieri per mundnm, prò diversis linguis,
ut supra dicitur, addiscendis. Sed ibi tunc, propter impediraenta Curiae, jparum circa suum
intenium profìciens, deliberato Consilio progressus venit ad Januam, ut inde transfretaret
in terram Saracenorura, ad experiendum utrum ipse saltem solus in aliquo posset proficere
apud ipsos, conferendo cum sapientibus eorum, sic manifestando eisdem, secundum Ariem
sibi datam a Deo, filli Dei incarnationem, nec non divinarum Personarum in summa uni-
tate essentìae beatissimam Trinitatem: quam ìpsi Saraceni non credunt, imo caeci, nos
opera alcuna del Lullo: e crediamo sian piuttosto due delle opere ove il Lullo confati i due
filosofi, l'arabo Alkindi (f 873), e l' arabo-spagnolo Ibin Thophaìl (f 1185) e non Teliph.
(1) Onorio IV, che aveva già ordinata la fondazione di un collegio di lingue orientali
a Parigi, non ignorava certo con quanto zelo il Lullo dirigeva quello di Miramar, e lo avrebbe
assecondato senza dubbio nel suo nobile apostolato. — Cfr. Wadd. an. 1287 n. 1.
(2) In Vindiciae Lvllianae t. I p* 329. — Cfr. Littré Hist. littér. cit. p. 329.
(3; Il Waddingo ebbe copia di questa lettera, e ne dA, il sunto cosi : e Rayrnundas
Lullus obtinuit hoc anno (1290) litteras commendatitias a Raymundo Gaufridì Generali Mi-
nistro datas apud Montempcsulanum VII kal. Novembris (26 oct.), ut benigne reciperetur a
Fratribus, quibus ait, aliquando faisse optimum benefactorem, hortaturqne Mìnistros Ro-
manum, Apulnm, et Siculum, ut permittant Fratribus, qui voluerint, eius Artem audire,
cominodo et idoneo eis loco ad hoc constituto. Litterarum penes me extat exemplar » . Annal.
an. cit. n, 18.
(4) Ms. inedito, conservato nel cod. di Parigi, lat. n. 15450 (f. 410 s.) e nei codd. di
Monaco n. 10563 (16 fol.), n. 10582 (ff. 97-130), e n. 10652 (ff. 208-41) il quale ultimo ha per
titolo Quaestiones B. Lullo per quencìam Minoritam proposUae et ab ipso solutae secundum
Artem generalem et inventivam.
SECOLO xm. 367
christìanos tres Deos assernnt colere (1)». — Abbiamo dunque dal riportato brano la 111
certezza d' un secondo viaggio del Lullo a Eoma, presso il pontefice francescano Nicolò IV
(el. 22 feb. 1288-4 apr. 1292 f), viaggio ammesso anche dal Waddingo (2), e poi dai recenti
scrittori Delécluze (3), Depping (4), Kunstmann (5) e Delaville (6) che gli assegnano il 1288,
citati tutti. dal Magnoca vallo (7); quest'ultimo però preferisce il giudizio dell' Heyd (8) che
dice questo viaggio assai dubbio, tanto più che nel 1288 Acri ed altre città della Siria erano
ancora in potere dei cristiani. Questa semplice ragione, come ognun vede, non può persua-
dere alcuno; quindi non v' è che il solo anno 1288 che dobbiamo assolutamente cangiare
nel 1291, epoca non dubbia dell'arrivo del Lullo in Genova e a Eoma, e quando già Acri
e le altre città latine della Siria erano tutte cadute in potere de' Saraceni. A quest'epoca
dunque dobbiamo porre quello che il Depping, seguito dagli altri, asserisce, che cioè il Lullo
presentò a Nicolò IV insieme alla sua Ars magna, un disegno o piano per la conquista
della Siria, nel quale piano insiste chiedendo il divieto ai cristiani di commerciare coli' Egitto
che, in tal modo e nel tempo di sei anni, cadrebbe in rovina. Non possiamo credere che il
Depping abbia escogitate di sana pianta queste particolarità, e quindi deve averle lette
in qualche libro o memoriale del Lullo, fra i tanti ancor inesplorati codd. LuUiani.
A Genova, il Lullo fu colto da una grave infermità che 1' obbligò di differire il suo
viaggio per Tunisi. Nella festa di Pentecoste egli si fé' condurre nella chiosa de' Domenicani,
e lì gli venne il pensiero di abbracciare uno de' due Ordini religiosi, o quello de' Predicatori
0 l'altro dei FP. Minori: l'animo del Lullo si sentì tutto inclinato verso quest'ultimo,
perchè i frati Minori, più che non i Domenicani, avevan accolto con amore la sua Arie, e
sperava per mezzo di essi farla fruttificare a gloria di Dio. Si presentò quindi al guar-
diano de' Minori di Genova, e gli chiese di esser ammesso all'Ordine; ma questi gli rispose
che ne lo avrebbe accontentato più tardi e prima della sua morte (9)!
Primo viaggio in Tunisi 1291. — Ristabilitosi in salute, il Lullo verso la fine del
1291 partì per Tunisi. Quel che ivi abbia operato, lo si ha nella Vita citata (10). Espulso
dai Saraceni, Io troviamo il 15 seti. 1292, sulla nave nel porto di Tunisi, principiare il suo
libro intitolato Tabula generalis, che poi terminò il 13 gen. 1293 (11) dopo il suo approdo
a Napoli. Quivi si fermò, insegnando la sua Arte, fino all' elezione di papa Celestino V
(5 jul. 1294), ove anche scrisse vari altri libri tra i quali notiamo la Petitio ad Coele-
siinum per la conversione degl' infedeli, e che riporteremo per esteso. Il Lullo non potè nulla
(1) Vita cit. e. 2 n. 15.
(2) Armai, sub an. 1287 n. 2.
(3) JRaym. Lulle in Revue dea deux mondes XXIV. 520 (an. 1840).
(4) Hist. du commerce entre le Levant et l'Europe t. I p. 151 (Paris 1830).
(5) Studien iiber M. Sanxido p. 721 in op. infra cit.
(6) La France en Orient au XIV' siècle t. I p. 27.
(7) Marin Sanudo il vecchio p. 44 n. 3.
(8) Histoire du commerce du Levant t. I p. 269-70.
(9) Hauréau Hiat. littér. p. 15 s. — Questo lungo brano della Vita manca nel testo Bol-
landiano, e lo si ha invece nel testo del Salzinger. — Cfr. Wadding an. 1287 n. 2.
(10) Capp. 2 e 3, Acta SS. cit. p. 664-65.
(Ili DsilV explicit della Tabula generalis abbiamo chiaro il computo che il Lullo nsava
nelle date: Incepta fuit haec scientia in porta Tunicii, in medio meiuis septembris anno in-
camationis Domìni MCCXCII, et fuit finita in eodem anno praedicto in octavis Epiphaniae,
in civitate Neapoli. Il Lullo dunque computava 1' anno dalla Pasqua. Cfr. Hist. littér. cit.
p. 21 in nota, e p. 345.
368 BIBLIOTECA
111 ottenere da Celestino V, il quale rinunziò al papato ai 13 dee. 1294, e il giorno dopo gli
succedette Bonifacio Vili. Seguì quindi il Lullo la corte papale a Roma (1295), e ivi pre-
sentò a Bonifacio una simile petizione per la fondazione di collegi orientali e per la con-
versione degl'infedeli; petizione che ripetè invano il 23 di giugno del 1296, poco prima
di lasciar Roma, ove si fermò per circa due anni. — Qui l'Hauréau (p. 23) fa dire al
Waddingo (o cita l'an. 1295, n. 12) che il Lullo da Roma fece una gita ad Assisi ove il
generale fr. Raimondo Gaufredi doveva presiedere al Capitolo generale, nella speranza che
un Ordine così potente e così zelante per la fede, avrebbe presa a cuore più che non il
Papa l'affare della conversione degl'infedeli. Ma e questa volta pure (conchiude egli) ri-
masero deluse le speranze del Lullo. — Ma nulla di tutto questo ha il Waddingo, né lì,
né altrove! Sappiamo però dal Lullo stesso, che egli nel 45' anno della sua conversione
e del suo apostolato, contava già otìe visite ai sommi Pontefici, tre interventi in tre Ca-
pitoli generali de' frati Minori, senza calcolare i viaggi che intraprese presso quasi tutti
i principi e magnati della Cristianità (1). — Durante il suo soggiorno a Roma, nel 1295,
il Lullo scrisse uno dei suoi più celebrati poemi in volgare El JDesconort, cioè la desola-
zione, d' onde ricaviamo che il collegio da esso fondato a Miramar era degenerato (2).
Da Roma il Lullo partì per Genova verso gli ultimi del 1296 ; poi si recò a Montpellier
presso il re di Majorica, col quale ebbe un abboccamento ; indi s' incamminò per Parigi (1298) ove
scrisse varie opere. Da li io vediamo ritornare (1299) in Majorica per darsi alla conversione
di quei Saraceni, e ve lo troviamo a scrivere altre opere ancora sino al principio del 1300.
Secondo viaggio per l'Oriente 1300-1302. — E ora siamo al secondo viaggio intra-
preso dal Lullo verso V Oriente. — Dai dati che abbis?mo, questo viaggio ebbe luogo nei
primi mesi del 1300, dopo la celebre battaglia di Emesa (22-23 dee. 1299) vinta sui Sa-
raceni dal tartaro Cassan Kan e da Aitone II ré di Armenia. — L' antico biografo, ricorda
soltanto l'approdo del Lullo in Cipro; ma, come vedremo, egli si recò anche in Cilicia,
e in altre parti dell'Oriente; il biografo scrive:
« Factum est ergo, dum Raymundns talibus insudaret laboribus, ut nova discurrerent,
videlicet, quod Imperator Tartarorum Cassanus Regnum Syriae fuisset aggressus, illudqne
totum suo dominio ambiret; quod cum audisset etiam Raymundus, inventa navi parata,
transfretavit usque Oyprum, ibique reperit, nova illa penitus esse falsa (3). Videns ergo
Raymundus, se frustratum esse ab intentione, qua venerai, coepit viam aliam perscrutar!,
qua posset tempus a Deo sibi praestitum non in otio sed magis in opere Deo accepto
proximoque proficuo consumere . . . Accessit itaque Raymundns ad Rogem Cypri, affectu
multo supplicans ei, quatenus quosdam infideles atque schismaticos, videlicet, Jacohinos,
Nestorinos, Momminas (4) coarct&ret ad suam praedicationem nec non dispntationem ve-
(1) Acta SS. cit. p. (577 n. 15; cfr. ib. p. 732 n. 8.
(2) Cfr. Hauréau Eist. littér. cit. p. 23 e 29.
(3) Cassan veramente sconfisse nella battaglia di Emesa (1299 dee.) i Saraceni, e s' ìmpa»
dreni di Aleppo, di Damasco e di Gerusalemme, nella quale, se crediamo allo storico Aitone,
ritornarono i Crociati alleati di Cassan; Cassan però presto dovette ritornare in Persia, e
cosi le sne efimere conquiste ricaddero poco dopo in potere de' Saraceni. — Cfr. Michaud
Storia delle Crociate lib. XVI. — Vedi più sopra a p. 835.
(4) « Momminas non novi (nota il bollandista SoUerio), puto legendum Maronitaa, ortho-
doxos quidem, sed Europaeis tunc suspectos » . E veramente in quei tempi Cipro ospitava
molte migliaia di Maroniti, ma non abbiamo memoria che fossero sospetti alla Chiesa cat-
tolica alla quale anzi constan temente Airono sempre obbedienti. I Momminea. verosimilmente,
dovevan appartenere a qualche setta maomettana {Àl-muminin = i credenti).
SECOLO xin. 369
nire: cum hoc etiam supplicavit, qnod facto eo, quod ibi posset, ad aedificatìonem prae- 111
dictornm Eex Cypri vellet enm raittere ad Soldanum, qni saraceims est, atqne ad regem
Aegypti et Syriae, nt eos sancta fide catholica informaret, Rex autem de iis omnibus
non caravit. Tunc Eaymnndns confidens in ilio, qui dat verbnm evangelizantibas virtnte
multa, praedicationibus et disputationibus apud illos coepit cum solo Dei aaxilio viriliter
operati; sed tandem praedicationibus et doctrinis insistens, corporali infirmitate non modica
grayatus est. Duo autem illi serviebant, clericus scilicet et famulus, qui non ponentes
Deum ante conspectum suum, cogitaverunt viri Dei bona scelerosis manibus extorquere;
et dum se cognosceret per illos toxicatum, Eaymundus eos a suo servitio mansueto corde
fugavit. Perveniens Famagustam est receptus hilariter per Magistrum Templi, qui erat
in civitate de Limisson, stans in domo ejus, quousque recnperasset pristinam sanitatem.
Post haec autem Eaymundus transfretans Gonuam, quam plures edidit ibi libros(l)».
Il citato biografo, come vede il lettore, parla soltanto dell'arrivo del Lullo in Cipro,
e del desiderio suo di recarsi in Siria e in Egitto, senza esprimersi chiaramente se il Lullo
siasi recato o no anche nei dominii del Soldano. Ma il silenzio del più antico biografo, e
qui e in molti punti altrove, è completato dallo stesso Lullo che ci lasciò memoria di altri
suoi viaggi, punto mentovati dal detto biografo. — Sino al decembre del 1301 troviamo il
Lullo ancora in Famagosta di Cipro (2) occupato a scrivere. Ma nel gennaio del 1302,
lo troviamo arrivato nella celebre città e porto commerciale di Alleas (= Ayas, Layas,
■el-Ayas, Lajazzo, l'antica Aegae) situata sulla spiaggia sinistra del golfo di Alessan-
dretta, nell'Armenia minore, o piuttosto nella Cilicia(3). Quivi il Lullo compilò una specie
di catechismo sulle verità della fede", intitolato Lil>er de iis quae homo de Beo debet cre-
dere, finito di scrivere in urbe Alleas civitate Armeniae, mense januario 1301 (nuovo
stile gen. 1302). Di questo libro inedito, oggi non si conosce che un testo in volgare con-
servato nel cod. n. 105 '6 di Monaco (4), — Il Lullo dunque fu pure in Armenia, come
egli stesso lo ripete alt ove (nel libro Be fme dist. 2 par. 3), ove dice di essersi recato
veì'sus Cyprum in Arv.ieniam; sed quia istae terrae omnibus non sunt sanae, ut scio,
quia fui...{h)', e lo vedremo anche a Rodi e nell'Egitto, quantunque questi tre viaggi e
paesi (Armenia, Eodi ed Egitto) non siano punto mentovati dall'antico biografo e siano senza
ragione negati dai più recenti. Giovanni Segui canonico Majoricense, riportato dal Wad-
dingo,'dice che il Lullo « bis utramque Armeniam, totas Aegypti, Sirice et Palaestinae
regiones, semel Oypri, Boemiae et Angliae regna peragrasse, ter in Maiiritaniam et Pa-
(1) B. Ray. LuUi Opera omnia: Vita t. I cap. 5 p. 8-9. — Acta SS. cit. e. 3 n. 25-26.
(2) Qui egli scrisse due opere: 1° il Li6er de natura (ed. Palma 1470) che ha l'explicit:
Finivìt Baymundus istum librum in Cypro, in civitate Famaguatae, mense decembris, anno
1301. — 2° la Rhetorica nova (tre volle ina; essa a Strastburgo 1598, 1617 e 1651, e una
volta a Parigi 1634) con l'explicit: Istum tractatum compilavit magister Baymundus Caia-
lanus, secundum vulgarem stylum, in insula Cypri, in monasterio S. Joannis Chrysostomi,
anno Domini 1801, in mense septemòris; sed ejusdem Dni. anno 1308, fuit in latinum trana-
latus in Janna, gloriosa Italiae civitate (Cfr. Littré p. 251). Il monastero del Crisostomo
TI p.ovTi Tou XpuooaTÓnou, abltato da monaci greci ospiti del Lullo, sorge tutt' oggi sui monti
della provincia di Cirinia, presso Buffavento, non lungi dall' antico monastero latino di Bel-
lapaise, sul versante Nord dell' isola.
(3) Vedi sopra a p. 229 nota 4.
(4) Cfr. Acta SS. cit. p. 646 n. 68. — Hist. UtUr. p. 35 e 312. — Salzinger t. I in
catal. n. 66.
(5) Acta, SS. Ice. cit
Bibìiot. — Tom. L 84
370 BIBLIOTECA
111 risios abiisse, sexìes Bomam, omnia Hispaniae regna, non semel lustrasse, aliqnoties Nea-
polim, et Siciliam, saepissime Gennam et Majoricam appnlisse (1)». E sebbene il Wad-
dingo con altri ponga in dubbio il viaggio del Lullo in Egitto, e l'Hauréau quello di Ar-
menia, a noi invece sembra doverli ammettere senza tante vaghe difficoltà. Il Lullo ci
dice che fu in Armenia, e per Armenia non poteva intendere soltanto la città di Lajazeo
porto della Cilicìa. Dell'Egitto poi e della Siria egli ne parlerà come teste oculare, e ci
presenterà i suoi progetti di crociata come chi in persona conobbe e i luoghi e i popoli
de' quali ci parla. Nella sua grandiosa opera Liber contemplationis Dei, che il Lullo scri-
veva neir età sua di anni 40 (quindi circa il 1275), egli chiede a Dio la grazia di finirla
presto, perchè « il servo tuo arde d' un vivo desiderio di morire per la tua gloria, e di
recarsi a versare le sue lagrime e il suo sangue in Terra Santa, ove Tu hai versato il
tuo sangue e le tue lagrime misericordiose. Fino a tanto che questo libro non sarà ter*
minato, io non potrò recarmi nella terra de' Saraceni per lodare il tuo nome glorioso (2)».
E il Lullo non poteva mancare a così fervide promesse del suo cuore. — E di più, sic-
come fino al Xunstmann nulla si sapeva dell'approdo del Lullo a Rodi, noi perciò non
avremo difficoltà di dirlo arrivato anche fino a CTostantinopoli, città di cui egli ripetuta*
mente ci parla come uno dei luoghi strategici nei suoi progetti di crociata.
n Sollerio dall'Armenia ci fo ritornare il Lullo in Cipro, ove Io vuole formato fin
tutto il 1302, e da li partito per Genova dove lo troviamo nel 1303 scrivere altre opere (3).
Nell'ottobre dello stesso anno lo vediamo già giunto a Montpellier ove scrisse la Dispw-
tatio fidei et intelìectus, (Littré p. 162): e probabilmente di nuovo ritornato a Genova
nel feb. 1304 (vecchio stile febr. 1303), indi a Montpellier (1304), indi a Parigi, e di nuovo
a Montpellier (1305), e finalmente nel nov. 1305 a. Lione all'incoronazione di papa Cle-
mente V, cui fece presentare dal re d'Aragona il Liber de Fine (4).
Secondo viaggio in Africa 1306. — Da Lione ritornato in Majorica, il Lullo « trans-
fretavit ad quamdam terrara Saracenorum, quae vocatur Bucria » ove tanto operò, disputò,
quanto si ha nella vita antica al cap. 4. Egli partì per l'Africa nel 1306; e da 11 espulso,
lo vediamo approdare a Pisa nel gen. del 1307, ove lo troviamo ancora nel 1308, e indi a
G^enova (1308), e indi a Montpellier, e da li in Avignone presso il Papa (nella metà del 1309)
sempre affacendarsi per l'effettuazioni dei suoi nobili fini; e poi a Parigi entro il 1309-11.
Apostolato in Francia 1309-12. — Per la quarta volta troviamo il Lullo a Parigi
nel 1310, intento ad accapararsi la protezione dell' Università e principalmente quella del
più potente tra ì monarchi, Filippo lY il Bello. Troviamo in &tti che Filippo accolse
amorevolmente il Lullo, e che con sue lettere patontali (de' 2 ag. 1310) lo raccomandava
come « virum bonum, iustum, et catholicum reputamus, et ad confirmationem et éxalta-
tionem fidei catholicae fideliier insistentem. Quapropter nobis placet, quod ipse ab omnibus
orthodoxae fidei cultoribus, et praecipue subditis nostris tractetur benigniter, ipsique &vor
benevolus impendatur, quem gratum habebimus et acceptum (5) ». — Nel gen. del 1311,
il Lullo terminò a Parigi il Liber de naiali pueri Jesu, dedicandolo e presentandolo in
persona al re Filippo per indurlo alla conquista della Terra Santa; libro eguale nell'in-
tento a quello De recuperatione Terrae Sanctae presentato un anno prima a Clemente V.
(1) Wadding Annoi, an. 1315 n. 8.
(2) Vedi l'analisi in Littré p. 230, e il testo in Salzinger t IX p. 301.
(3) Acta SS. cit p. 646 n. 69.
(4) Cfr. Acta SS. cit. p. 647 n. 71.
(5) Denifle-Chatelain Chartular. Univerntatis Parinen. t. Il n. 684.
SECOLO xin. 371
La prossima celebrazione del Concilio generale di Vienna (16 ott. 1311 — 6 mag. 1312) 111
non poteva lasciare indifferente il nostro Lnllo, non ostante che fin a quel tempo sia ri-
masto deluso nelle sne speranze. Ecco come si esprime in proposito l'antico biografo:
« Scieiis Kaymundus foro a ss. Patre Dno. Clemente Papa V generale Concilinm ce-
lebrandnm apnd ciritatem Yiennensem anno Dni 1311, in Ealendis Octobris, proposnit ire
ad dictnm Concilinm, ut tria ibidem impetraret ad reparationem fidei orthodoxae. Primum
qnidem, ut locns constrneretor safficiens, in qno viri devoti et intéllectn vìgentes pone-
rentnr, stndentes in diversis lingnaram generibns; qni omni charitate scirent doctrinam
evangelicam praedicare. Secundum vero, nt de cnnctis Beligiosis Militibas christianis fieret
unns Ordo, qni pltra mare contra Saracenos, nsqne ad recnperationem Terrae Sanctae,
bella continua retineront. Teriium autem, ut contra opiniones Averrois, qui in multis per-
versor extitit, dominus Papa celeriter ordinaret remedium, qnod per viros intelligentes et
catholicos, non intendentes ad sui gloriam sed Christi honorem, obsisteret praedictis opi-
nionibus et eas tenentibus, qnae obviàre videntur Yeritati et Sapientiae increatae, Filio
Dei Patris. Et de hoc compilavit Baymnndus qaemdam libellnm, qui intitulatur Liber
Nafalis ...Fecit enim iste famulus Dei, snmmae Veritatis et profundissimae Trinitatis
verus expressor, inter quotidianos labores suos, centum viginti et tres (1) libros et
plures . . . Librornm autem suorum utilitatem volens omnibus esse commnnem, multos in
lingua edidit Arabica, cum idioma illnd novisset (2). Divulgati quidem sunt libri sui
per universum, sed in tribus locis fecit eos praecipue congregari; videlicet in monasterio
Carthusianorum Parisiìs, et apud qnemdam nobilem civitatis Jannae, et etiam apud quemdam
nobilem civitatis Majoricarum » (Vita e. 4 nn. 35-37). — Il Lullo dunque, lasciata Pa-
rigi nell'ottobre del 1311, s'incamminò alla volta di Vienna, ove presentò al Concilio
un'altra petizione ad acquirendam Terram Sanctam, in forma di dieci ordini o decreti
ehe egli sottomise all' approvazione della Chiesa pel felice successo de' suoi progetti, e che
Inoi riporteremo più sotto. Questa volta il Lullo non operò invano, e vide in parte coro-
nati i suoi conati. Vide egli, e pubblicamente ne gioì, decretata la fondazione di cinque
collegi per le lingue orientali, e in parte effettuata anche l' unione de' Cavalieri, in quanto
che i beni de' Templari estinti furono assegnati agli Ospedalieri (3). — A proposito dei
collegi riportiamo il seguente decreto emanato da Clemente V e dal Concilio:
« Hoc sacro approbante Concilio, scholas in snbscriptarum linguarum generibns, ubi-
cunque Bomanam curiam residere contigerit, necnon in Parisiensi, Oxoniensi, Bononiensi
et Salamantino studiis, providimus erigendas, statuentes ut in quolibet locorum ipsorum
teneantar viri catholici suf&cientem habentes hebraicae, graecae, aràbicae et chaldaieae
linguarum notitiam, duo videlicet uniuscuinsque linguae periti, qui scholas regant inibì,
et libros de linguis ipsis in latinum fideliter transferentes, alios linguas ipsas sollicite do-
ceant, earumque peritiam studiosa in illos instructione transfhndant ; ut instructi et edocti
sufficienter in linguis huiusmodi fructum speratum possint Deo auctore prodncere, fidem
propagaturi salubriter in ipsos populos infìdeles...(4)».
(1) Una variante, riportata dall' Haaréau op. cit. p. 46, dice invece molti libri.
(2) Anche Carlo Bovillo (1511) in Vita Raym. e. 11 narra che quando il Lullo nel 1291
fu a Genova e artem stiam inventivam ibidem m arabicum transtulit » prima d' imbarcarsi
per Tunisi.
(3) Vedi Wadding an. 1312 n. 8, t. VI p. 199. — Il Concilio proclamò anche una
crociata, assonandole le decime per un sessennio. Cfr. Hiat. littér, de la France t. XXVI
p. 524.
(4) P. Denìfle-Chatelain Chartul. Univ. Paris, t H n. 695. Cfr. Acta SS t. V Itm. p. 673.
372 BIBLIOTECA
111 Detti collegi di lingne orientali continuarono infatti a snsistere; che, Tari anni dopo
(nel 1326), troviamo che papa Giov. XXII domandava informazioni a Ugone vescovo di Pa-
rigi suir andamento del collegio Parigino ove s' insegnavano l' ebraico, il greco, l' arabo e il
caldeo (1). — Così dunque, il Concilio, lo riconosce anche l'Hanréan (p. 47), seguì passo
passo le idee del Lullo in ispecie per quel che concerne la fondazione di cattedre per le
lingue orientali. — E qui, a un tratto, l'antico biografo ammutolisce!
Terzo viaggio in Africa 1314, e sua morte 1315. — Raimondo lasciò Vienna con
r animo soddisfatto e pieno di belle speranze, come egli stesso ci manifesta nel libro De par-
ticipatione Christianorum et Sarraeenorum, scritto al suo ritorno in Majorica nel luglio del
1312. — Nel feb^ del 1313 lo troviamo ancora a Majorica (2) occupato in iscrivere (Littré
p. 327). E poi, senza saperlo d' onde partito, e se per mare o per terra, lo troviamo nel-
r agosto comporre opere a Messina (Littré p. 369), e ivi pure nell'ottobre dello stesso
anno 1313, e ivi ancora nel ma^io dell'anno seguente 1314 (Ada SS. p. 649 n. 80-81);
senza poter dire di certo se per tutto questo tempo il Lullo siasi fermato soltanto in Mes-
sina, 0 se abbia intrapreso altri viaggi, come congeturano altri. — I biografi recenti non
sanno decidere se il Lullo partì questa volta da Messina per l'Africa, come vorrebbe
l'Hauréau (p. 47-8), oppure da Majorica ove lo vorrebbero altri ritornato per l'ultima volta
(Act. SS. p. 649 n. 81, p. 673 n. 16). L'André, ce lo dice partito per Messina nel maggio
del 1313, e dopo un'anno di soggiorno, da Messina ce lo fa ritornare a Palma; e da lì, il
14 agosto 1314 giorno di martedì lo dice imbarcato per Bugiar e cita una nota 4' un con-
temporaneo (3). Pochi giorni dopo, il Lullo giunto che fu in Bugia, si portò a Tunisi, ove
per qualche mese predicò di nascosto a' Saraceni, celato sotto il costume del paese. Ma ri-
cercato, si rifugiò in Bugia ; quivi però scoperto, venne trascinato ai tribunali, percosso a
morte, e lapidato dal popolo che lo lasciò per morto. Raccolto semivivo da mercanti Ge-
novesi, fu imbarcato e diretto per Majorica, ove poco prima di approdare rese l'anima
a Dio il 29 giugno 1315. Con pompa da santo fu sepolto nella sacrestia del convento di
S. Francesco de' Minori nella città sua nativa di Palma (4).
2. — Bibliografia Lulliana. — Delle 313 opere esaminate dal Littré, sappiamo
edite 48 negli otto volumi in folio dal Salzinger, e 81 altre in vari libri pubblicati entro
i secoli XV-XVII; restano quindi inedite altre 131 opere certe del Lullo, senza far caso
delle 53 e più opere alchimiche che falsamente vanno sotto il suo nome. H Littré non
pretende di averci dato l'elenco di tutte le opere del Lullo; che lui si limitò soltanto a
indicarci i codici posseduti dalla Nazionale di Parigi, di Monaco di Baviera (che ne pos-
siede numerosi) e qualcuno di Venezia e di qualche altra città. Restano quindi da esami-
narsi tanti altri codd. in quasi tutte le biblioteche della restante Europa.
Noi qui ci limitiamo all' analisi di quelle opere soltanto che il Lullo scrisse in modo
particolare per illuminare gl'infedeli e gli eretici dell'Oriente, e dalle quali potremo ri-
cavare qualche particolarità interessante i dommi, le credenze e gli usi orientali, in ispecie
maomettani. Noteremo anche quelle che sappiamo aver il Lullo compilate in arabo. E il
lettore vedrà con quanta ragione ed esatezza il SoUerio scrisse queste parole : — « Nullam
prope sectam intactam reliquit, qnam non acerrime aggressus fuerit: paganos, gentiles,
(1) Denifle 1. e. n. 857.
(2) Ove il 26 aprile 1313 datò il suo testamento recentemente pubblicato. — C£r. M.
André Le B. Raym. Utile, 2« ed. p. 206.
(3) André op. cit. p. 208.
(4) André op. cit. p. 210-11.
SECOLO xm. 373
I
tartaros, judaeos, saracenos, schismaticos, graecos, nestorianos, jacobitas, Avèrroem eiusque IH
sequaces: haereticos deniqne et haereses omnes ita verbis et scriptis insectatus est, ut
praecipuis fidoi athletis, non immerito comparari possit (1) » .
1) — Ars Veritatis Inventiva, arabico versa ab ipso Rasnnundo lanuae,
circa an. 1291. — Tanto ricavasi dalla sua vita antica : da Parigi « Ad Montem rediit
Pessulannm (1289), ubi de novo legit et fecit etiam librum, vocans eumdem Artem veritaiis
inventivam . . . Quibus omnibus in Monte Pessulano rite expletis, iter arripiens venit Januam
(1291); ubi moram faciens non multam, praedictum librum Artis mvew^/yae transtulit in
Arabicum (2) ». — Il testo latino 1' abbiamo in un' ediz. di Valenza 1515, e nel tomo V
dell' ediz. del Salzinger: e un'analisi sommaria in Littré p. 176-83.
2) — Liber de quinque Sapientibus seu Disputatio quinque hominum Sa-
pientum: absoluta Neapoli 1294. — Edita, insieme all' altra Disputatio Lulli et Ho-
merii Saraceni, Valentiae 1510, e nel tomo II dell' ediz. di Salzinger. — In èssa, disputano
sulla religione cinque sapienti: un latino, un greco, un nestoriano, un giacohita, ed un
maomettano che sopragginnge 1' ultimo alla conferenza. La presenza di costui, genera nella
mente del latino ossia del Lullo, scrii pensieri e timori, come questi : I Saraceni son pa-
droni di paesi cristiani e della Terra Santa ove Gesù fu crocifisso pei peccati del mondo;
e una simile triste sorte sovrasta ad altre regioni, e il pericolo ognor si accresce; e v' è
da temere che i Saraceni convertano alla loro setta i popoli Tartari. Questa conversione
è facile; e se si effettuerà non v'è dubbio della sorte che toccherà ai popoli cristiani.
V è anche da temere che i Saraceni soggioghino ancJie i Greci ; nel qual caso sarà
facile la disfatta de' Latini. — E qui, se non vogliamo dir Raimondo un vero profeta
inspirato, chiunque conosca la storia ce lo dirà una mente preveggente e un fine politico.
Senza dilungarci più che tanto, il Lullo in quest' opera confuta bellamente, e al suo
solito con garbo, le principali eresie di tutti e quattro gli eterodossi. — A quest' opera
del Lullo va congiunta nei Mss. e nelle edizioni la seguente Petitio a Celestino V.
3) — Petitio Raymundi (prò conversione Infldelium) ad Coelestinum V et
€Mi Oardinales directa — Neapoli an. 1294. — Questa Petitio, che il Littré (op. cit.
p. 107) giudica come notevole, perchè forse è la prima ove il Lullo espone pubblicamente
il suo progetto della conversione degli eretici e infedeli colla fondazione di collegi per lo
studio delle lingue orientali, merita che noi la riportiamo nell'originale e per esteso:
Petitio Rayrnu/ndi (prò conversione infidélium) ad Coelestinum V. — Cum Deus
principaliter creaverit hominem, ut homo ipsum recolat, intelligat, amet, honoret, et ipsi
serviat, et cum sint tot infideles euntes ad ignem perdurabilem, qui illum non recolunt,
nec cognoscunt, nec amant, et hoc quamprimum hic mundus fuit creatus usque ad hoc
tempus, in quo sumus: et etiam cum sint tot, quod credo, quod prò uno Christiano sint
centum vel plures qui non sunt Christiani, multum esset conveniens, quod vos supreme
sancte Epiacope Coelestine Quinte, qui per Sanctum Spiri tum estis electi in papam, et
Domini honorati et discreti Oardinales aperiretis thesaurum S. Ecclesiae ad procurandam,
quomodo illi, qui sunt in errore et Deum non cognoscunt nec amant, venirent ad lumen
veritatis, et sequerentur finem, propter quem sunt creati.
Hunc thesaurum sanctae Ecclesiae consideramus duobus modis, scilìcet thesaurum spi-
ritualem et thesaurum corporalem. Thesaurus spirituaiis fest, quod sancti homines religiosi
et seculares, qui ad honorandum nostrum Dominum Deum desiderarent sustinere mortem,
et qui sacra doctrina sunt illuminati, addiscerent diversa linguagia, qui irent praedicare
Evangelia per totnm mnndum; et quod vos sancte Pater, et vos Domini Cardinales assi-
(1) Acta SS. cit. p. 732 n. 4.
(2) Vita cit. e. 2 n. 14: Acta SS. cit. p. 663.
374 BIBLIOTECA
111 gnaretis nnnm Dominum Cardinalem, qni tractaret hoc negotinm, et qnod tales faceret
qnaeri per omnes terras Christianoram, qni baie sanctae praedicationi essent convenientes
et yellent esse, et qnod illis monstrarentur omnia lingnagia mnndi, et qnod de illis fierent
stndia in terris Christianornm et Tartarorum, et qnod ille Dominns Cardinalis, qni hoc
officinm haboret, faceret missionem stndiomm et stndentium, et hoc continno, usqno dnm
totns mnndns esset Christianornm (1).
Tbesanrns corporalis est, qnod vos sancte Pater Papa, et vos Domini Cardinales as-
signaretis somper decimam Ecclesiae, 6t qnod fìeret Decretnm ad conqnirendnm terras in-
fidelinm, et Sauctam Terram nltramarinam, et hoc per vim armornm; et de hac decima
daretnr missio Domino Cardinali, qni tractaret stndia, et residnnm daretnr alteri Domino
Cardinali, qni faceret missiones gnerris, et hoc continno, nsqne dnm totns mnndns esset
Christianornm.
Conreniret etiam, qnod Ecclesia recnperaret Schismaticos, et illos sibi nniret, qnos
potest recuperare cnm dispntatione monstrando veritatem, et qnod illi sint in errore, et
latini in veritate; qnia cnm illis melins possent destrui Saraceni, et haberi participatio et
amicitia cnm Tartaris.
Etiam esset conveniens, qnod Ecclesia faceret snnm posse ad conqnirendnm Tartaros
per dispntationem ; qnae conqnisitio esset facilis, qnia non habent legem, et qnia permit-
tant in illorum terra praedicari fidem Christi, et etiam qnicnnque vult, potest esse Chri-
stianns absqne timore dominii: et ista ordinatio est mnltnni necessaria, qnia si Tartari
facinnt legem sicnt fecit Mahomet, vel Saraceni vel Judaei poternnt illos convertero ad
illornm legem et tota Christianitas erit in magno pericnlo.
Si vos sancte Pater et Domini Cardinales mitteretis ad Reges Saracenorum, nt vobis
mitterent sapientes, qnibns monstraretis hoc qnod nos de Deo credimns, et illis faceretis
placitnm, et illi intelligerent nostras rationes, forte consentirent illis, vel dnbitarent in saa
fide ; qnia non pntant, qnod nos credamns hoc qnod credimns de Trinitate et Incarnatione,
et qnando redirent in snas terras, dicerent hoc qnod intellexissent de nobis; et posset esse,
qnod illi, qni hoc andirent ab illis, consentirent nostris rationibns, ant dnbitarent in sna
crednlitate: et hic modns sic procedendi cnm illis posset esse mnltnm ntilis. Hic idem
modns posset tèneri cnm Schismaticis, et esset conveniens, qnod illis dicerentnr tam fortes
rationes et tam necessariae, cnm qnibns vincerentnr omnes illornm objectiones et positiones,
et qnod illi non possent solvere nostras objectiones nec destrnere nostras positiones: et
istis rationibns ita necessariis est mnltnm bene munita sancta Ecclesia. Ego Raymundus
Lullus indignns, aestimo me mnltas tales [rationes] habere secnndnm aliqnem novnm
modnra, qnem Deus mihi dedit ad vincendum omnes illos, qni contra Fidem Catholicam
aliqnid volnnt probare vel improbare.
Considerate sancte Pater et vos Domini Cardinales, qnod estis in magna via ad tra-
etandnm prò honore Dei, qni vos tantum honoravit, et vos fecit Vicarios mnndi, et qnod
per snpradictnm tractatnm potest evenire magnum bonnm; et si negotinm est longum,
illnd est bonnm et amabile ; et si propter prolixitatem et difficultatem abjicitur, spernitnr
boMum, qnod inde potest seqni: et considerate, qnomodo homines hnjns mnndi propter bona
temporalia snstinent magnas defatigationes et labores, in qnibus snnt multi in pericnlo,
sicnt Eeges, qui snstinent magna bella, et Anxexini (2), qni scienter se tradnnt morti, nt
saos parentes possint eripere de servitnte, in qua snnt: et etiam placeat vobis conside-
rare, qnod Christiani perdent snas terras et audaciam, quam solebant habere contra Sa-
racenos ; et considerate, qnod pnblica ntilitas parum ametnr, et qnod omnes clament contra
Clericos ; quare esset magna excusatio Clericis in tractando snpradicta, quia darent bonnm
exemplnm de se ipsis, et de snis operibns.
Si dicitnr, qnod omnia ista fient, qnando Deo placnerit, considerate, ntrnm Deus velit
fìnem, quare creavit hominem, et ntrnm lesns Christus dederit exemplnm, et Apostoli et
(1) Ecco qui espresso in chiari termini un progetto, che crediamo tutto nuovo e del
Lullo, della fondazione oioé d' un ministero ecclesiastico che noi oggi vediamo nella S. Coìufr.
de propaganda Fide. E più sotto propone anche un Cardinale a Ministro dì guerra.
(2) Allude alla nota setta de' feroci As»as»in della Siria, da noi ricordati più sopra a
p. 300, sotto l'an. 1278.
SECOLO xin. 375
I
Martyres, ad asseqnendnm illam finem qnare sant: et qnis dicet, qaod Dens non semper IH
velit amari per suum polam? [corr. populum].
Maltas alias rationes possein dicere, sed timeo niminm loqni, et si nimiam loqnor,
supplico et peto veniam, ut mihi remittatur; et ponendo ista, quae peto, in ordine, peto
veniam a vobis sanate Pater et a vobls Dominis Cardinalibus, ut vobis placeat me indi-
gnum primum mittere ad Saracenos ad honorandum inter illos nostrum Dominum Deum.
Data est haec petitio in civitate Neapolitana sancto Patri Coelestino Quinto, et ho-
noratis Dominis Cardinalibus Anno MCCXCIV (1).
4) — Petitio Ra3nnundi prò conversione infldelitun et prò recuperatione
Terrae Sanctae [ad Bonifacium Vm, Romae 1205-6]. — Inedita, e principia: Ad-
vertat sanctitas Veslra, sanctissime pater, ed è nei Mss. n. 15450 (a fol. 543), n. 16116,
n. 17827 (a fol. 97) della Nazion. di Parigi; e nei Mss. n. 10565, e n. 10576 (a fol.
111-14) di quella di Monaco in Baviera.
Dopo la rinunzia di papa Celestino, il Lullo, trovandosi a Boma, si affrettò di rino-
vare le sue suppliche a papa Bonifacio Vili, cui è diretta questa Petitio che nel senso
è quasi simile a quella precedente data a Celestino V. — GÌ' infedeli, egli scrive al Papa,
sono più numerosi nel mondo che non i cristiani : questi dunque devono persuadersi che loro
precipuo interesse è di convertir quelli a Gesù Cristo. Per prepararsi a questa conversione
insiste : « quod in diversis locis ad hoc aptis per terras christianorum, oc in quibusdam locis
etiam Tartarorum, fiant studia idiomatum diversorum, in quibus viri sacra doctrina com-
petenter imbuti, tara religiosi quam saecnlares, qui cultum divinum per orbem terrarum
desiderant ampliati, valeant ipsorum ìnfidelium idiomata diversa addiscere, et ad eorum
partes prò praedicando Dei evangelio utiliter se transferre ». — Consiglia inoltre una
Crociata, e la riunione della Chiesa Greca alla Latina. E poiché nelle terre de' Tartari vi
si gode piena libertà di culto, insiste che colà si mandino de' Missionarìi, ove tanti pro-
seliti fanno i giudei e i saraceni. Simili petizioni rinovò il Lullo al Papa nella vigilia di
S. Giov. Batt. (23 giugno 1296); ma senza riuscir a nulla (2).
5) — Raymundi Lulli epistolae tres [an. 1298-99] : — 1* Ad Begem Fran-
corum. — II* Ad quemdam amicum suum. — IIP Ad Universitatem Parisiensem, quibus
hortatur ad fundanda Collegia ubi linguae orientales arabica, tartarica et graeca do-
ceantur.
Dette lettere sono pubblicate dai Martène-Durand (3) ; e la terza diretta all' Università
di Parigi è pur riprodotta dal P. Denifle (4), il quale nota coU'Hauróau (p. 31, 33) che
Raimondo scrisse dette lettere entro gli anni 1298-99, quando per la seconda volta fer-
mossi a Parigi, laddove il Martène le crede scritte nel 1300, data non probabile.
Nella terza che è la più lunga, e diretta ai presidi e rettori dell' Università, il Lullo
inculca lo studio delle lingue araba, tartara e greca e ut nos linguas adversariorum Dei
et nostrorum dodi, praedicando et docendo illos, possimus in gladio veritatis eorum vin-
cere falsitates, et reddere populum Beo acceptàbilem, et inimicos convertere in amicos » .
6) — Liber de Gentili et trfbus Sapientibus [scriptus primo arabioe, dein
hebraioe, latine et vemacule]. — Ci pervenne nei codd. il solo testo latino, edito nel
t. II delle Opera omnia; il testo araòo fiitto dallo stesso Lullo, come pure la versione
ebraica che egli ne fece fare, sparirono.
(1) Opera omnia B. Bay. TjuIU tom. II, in fine libri De quinque aapiefUHnu pag. 50-51.
(2) Hist. littér. cit. p. 22 e 341. — Acta SS. p. 646 n. 65-66.
(3) Theaaur. novm anecdot. t. 1 col. 1315-19.
(4) Chartular. Univ. Pari», t. II par. I p. 83-84.
376 BIBLIOTECA
111 Da nn' antica versione francese, Ms. della Nazionale di Parigi, i signori Michel e
Keinaud ne estrassero la quarta parte, pubblicandola nel 1831 in nn volume in 8° col titolo
Livre de la loi au Sarrasins. In calce del trattato vi si legge : « Finez est le livre Du
gentil et de trois sages. Benediz soit Bex par Vaide duquel il est commenciez et finez,
et par l'onor duqtiel noveilement il est translaté d'aràbiche en latin et en romens et en
ebrieu » . Da questa nota risalta (come osserva il Littré) che 1' opera fa prima composta
da Raimondo stesso in arabo, lingua da lui ben conosciuta, e nella quale sappiamo aver
egli compilato varie altre opere di controversia. Il ricordato Keinaud fa osservare che le
argomentazioni teologiche che il Lullo pone in bocca al Saraceno, sono di un uomo che
conosceva a fondo la teologia mussulmana e il metodo di argomentare usato dai seguaci
e dottori del Corano. Ne daremo un saggio.
n tema è la conversione de' pagani o increduli, ma in ispecie degli Ebrei e de' Sara-
ceni ; e la forma della discussione è qui pure il dialogo. Fra i tre savi delle rispettive sette
entra primo il latino o il nostro Raimondo, che così esordisce : « Avend' io per molto tempo
conversato con gì' infedeli, e conoscendo le loro dottrine false ed erronee; io, uomo povero,
peccatore colpevole, vilipeso dai mondani, e che mi considero perfino indegno di porre il
mio nome sul titolo di questo libro o di qualsiasi altro, io mi sforzo di trovare un nuovo
metodo e nuove ragioni per ritrarre dal cammino dell' errore gli erranti, liberarli dai mali
infiniti, e procurare loro una felicità senza fine».
Esposta bellamente 1' esistenza di Dio, la risurrezione del corpo e l' immortalità del-
l' anima, il nostro missionario filosofo converte facilmente il pagano o V incredulo, che finisce
con lodare e benedire Iddio. — Entra quindi in discussione coli' ebreo, il quale gli espone
in otto articoli la fede de' suoi padri: articoli che in sostanza sono nella Bibbia, e che
non discordano coi dorami cristiani, salvo che sulla venuta del Messia, e sul dogma della
risurrezione; sul quale ultimo domma, ai tempi del Lullo, correvano tre diverse credenze
fra gli ebrei. Importa riferirle: 1» Alcuni non credevano punto alla risurrezione del corpo;
fi tenevano che la sola anima sopravvivesse o in paradiso o nell' inferno. 2» Altri ammet-
tevano la risurrezione alla fine del mondo; e dopo questa risurrezione regnerebbe nel
mondo la pace e la sola religione giudaica : gli uomini continuerebbero a maritarsi, a man-
giare, a bere ecc., ma senza peccar mai: ma dopo un dato tempo, lungo, tutti rimorreb-
bero, e allora le anime loro acquisterebbero la gloria del paradiso. 3* Secondo altri,
dopo la risurrezione i buoni possederebbero la gloria eterna, e i malvagi subirebbero una
pena, ma questa temporanea, salvo alcuni pochi tra questi, indegni affatto di ottener mai
perdono. — Ma, checché ne sia della risurrezione, che al savio ebreo disserente poco o
nulla importa, importa a lui invece la venuta d' un Messia qualanque ; e, al Saraceno che ne
lo rimbrottò scandalizzato, l' ebreo risponde cosi : « Noi ebrei, cotanto desideriamo di ricupe-
rare la nostra libertà e di veder arrivare finalmente il Messia, che quasi disprezziamo
la vita futura; e ciò soprattutto, perchè noi siamo sforzati di vivere tra nazioni che ci
tengono come schiavi e alle quali annualmente dobbiamo sborsare yravi tributi ». Poi
1' ebreo nota un altre ostacolo che impedisce agli ebrei di occuparsi troppo della vita fu-
tura: quest'ostacolo è il Talmud; scienza che richiede lungo e minuto studio, e che
istrada i suoi discepoli sul cammino della vita presente per ottenere abbondanti beni di
questo mondo.
Dopo r ebreo, entra il cristiano che espone e prova per ordine il suo credo. — E dopo
questi, r ex-incrednlo o il pagano domanda la parola pel Saraceno o maomettano, cui gen-
tilmente è conceduta. Il zelante maomettano espone la sua fede in dodici articoli: l'V'è
OH solo Dio; 3* creatore; 3° Maometto è suo profeta; 4" l'Alcorano è la leg^e datagli
SECOLO xin. 377
da Dio; 5» 1' angelo di Dio domanderà all' uomo morto e sepolto nella tomba, se Maometto 111
è il profeta di Dio ; 6' tutto è mortale fuorché Dio ; 7° la risurrezione ; 8» Maometto sarà
esaudito nel dì del giudizio; 9" e renderà lui pure conto a Dio nel di del giudizio; IO" i
meriti e le colpe saranno pesate; 11» si passa per una via; 12» per la quale si giunge o al
paradiso o all' inferno. — Tutti questi articoli sono esposti dal Lullo per bocca del mao-
mettano con quella precisione che egli ricavò, senza dubbio, e dai libri arabi e dalla bocca
del popolo e dei dottori maomettani. I suoi biografi e gli orientalisti notano la fedeltà delle
tradizioni maomettane tramandateci dal Lullo cui erano certamente assai famigliari. D' al-
tronde, il Lullo che prendeva a confutare con la semplice ragione il maomettismo in iscritto,
in pubblico e in privato, non era nomo da raccogliere e confutar favole rigettate dai se-
guaci di Maometto.
Or' ecco un saggio della teologia saracena. — A proposito del 5» articolo, nel quale
si dice che 1' angelo di Dio domanderà all' nomo morto e sepolto nella tomba, se crede o
no al profeta Maometto; alcuni dei maomettani spiegano, che Iddio in quel momento ri-
manderà r anima nel corpo ; altri invece dicono che 1' anima v' è già presente, non nel
corpo, ma tra il corpo e il sudario ; e cosi potrà vedere, udire e rispondere all' angelo in-
terrogante. — Prima del finale giudizio ogni vivente morrà: e dopo 40 giorni pioverà dal
cielo un' acqua bianca, e cosi cresceranno e cresceranno come le erbe, gli nomini, le bestie,
i volatili ad ogni genere di creatura che per natura ha vita. Un angelo-serafino darà fiato
alla tromba, e allora subito i popoli risorgeranno e scuoteranno la terra dalle loro chiome.
Cadrà fuoco dal cielo ; l' ardore del sole sarà eccessivo ; e i popoli pel gran caldo giace-
ranno sulla terra, essa pure scottante. Suderanno gli uomini dal capo ai piedi, e per
l'affanno avran la lingua fuori della bocca; e questo giorno sembrerà loro lungo mill'anni.
E in questo di, di della risurrezione. Dio riunirà tutte le genti in un solluogo; ed elleno
soffriranno enormemente per la spossatezza cagionata dal calore e dal sudore eccessivo che
r inonderà ; poiché alcuni saran allagati nel sudore sino alle calcagna, altri sino alle gi-
nocchia, altri sino al collo, altri sino agli occhi, ed altri saran tanto inondati dal sudore
com' una giarra piena colma d' acqua : e ciò, in proporzione de' peccati di ognuno. In questo
stato di pena e di sudore, gli uomini s' accorderanno tutti per ricorrere al padre Adamo
ond' egli preghi Iddio di liberarli da cotanta angoscia, ed ottenga che ai giusti doni il pa-
radiso e ai malvagi l' inferno. Adamo però, non osa porsi intercessore, conscio della sua
antica disobbedienza a Dio, e li rimanda a Noè. Ma Koè si dichiara indegno di presen-
tarsi a Dio, perchè nel dì del diluvio avea egli abbandonato il suo popolo alla furia delle
acque. Da Noè ricorrono ad Abramo ; ma il santo patriarca si ricusa, sovvenendosi di aver
mentito due volte : la prima, quando disse a suo padre di non aver egli frantumati gì' idoli,
ma che gì' idoli si scavezzarono da sé stessi; e la seconda, quando cedette la propria moglie,
dicendola sua sorella. Abramo dà quindi loro il consiglio di rivolgersi a Mosè. Ma Mosè
pure, non meno degli altri, si dichiara indegno d' intercedere, perchè ei uccise un uomo, e
aveva dato 1' ordine di uccidere gli adoratori del vitello d' oro. Egli quindi li indirizza a
Gesù ; ma Gresù si scuserà dicendo, perchè fu senza permissione di Dio che le nazioni lo ado-
rarono e credettero in lui come in un Dio supremo, e li rimanderà... a Maometto. Mao-
metto, in cotesto modo interpellato, risponderà che ben volentieri pregherà per loro: e
tosto inginocchiatosi dinanzi al trono di Dio, egli intercederà. Nel mentre egli in questa
posizione starà pregando, una voce divina s' udirà pel cielo, echegggiante : « Mcwmetto !
non è questo il giorno per far orazioni e suppliche ; ma chiedi, e ti sarà concesso : le
tue petieioni saranno esaudite * . Allora Maometto domanderà a Dio che i popoli rendan
conto delle loro opere; e così sarà.
378 BIBLIOTECA
111 Similmente, le bestie e gli uccelli o volatili dovran risorgere per esser giudicati. — Ma
e perchè (domanda qui il pagano), se gli animali son destinati a perire del tutto ! Perchè
(risponde il Saraceno) i peccatori desidereranno di esser annientati come le bestie, e s' adi-
reranno e soffriranno per dover sopravvivere. Del resto, questo giudizio che subiranno gli
uomini e le bestie, giudizio che al pagano sembra interminabile, non richiederà più tempo
di quello che si richiede per cuocer un uovo, risponde il teologo maomettano.
^el paradiso, come lo descrive il maomettano, si potrà conversare coi parenti e amici
su ogni genere di argomento : sulle opere fatte nel secolo, sulla gloria e beni posseduti ecc.
Dire ed ascoltare simili cose, sarà una dolce consolazione per ognuno. Nel paradiso vi
saran de' fiumi di acqua, di vino, di latte, di butirro e d' olio ; alberi carichi di frutta,
belle indumenta, giovani e belle donne che si conserveranno eternamente belle e vergini
(Domìcellas pulcherrimas virgines) le quali serviranno ai piaceri dei beati...
Dopo averci descritto questo sensuale paradiso, il maomettano soggiunge: «Vi sono
però tra noi alcuni che si &nno una diversa idea della felicità del paradiso : eglino la in-
tendono questa felicità moralmente e spiritualmente, dicendo che Maometto parlò in modo
figurato alle nazioni prive d' intelligenza e di pudicizia ; e per attrarle così all' amor di Dio,
dipinse in tal fatta il paradiso : e dicono che l' uomo nel paradiso non mangerà, né avrà
de' piaceri carnali. Questi tali che hanno una simile dottrina, sono de' filosofi indigeni e
dell' alto clero, i quali non osservano a tutto punto la nostra legge ; e quindi noi li te>
niamo come eretici: essi caddero in simili eresie studiando la logica e le scienze della
natura (audiendo logicam et naturas); ed è perciò che si è decretato fra noi di non tener
più lezioni pubbliche sulla logica e sulla natura». (Littré p. 90-100).
7) — Liber de Spìritu Scmcto [centra Graeoos]. — (Edito in Opera omnia t. II).
— Qui pure, come al solito in simili libri, Eaimondo preferisce la forma di dialogo. Un greco
e un latino discutono sulla processione dello Spirito Santo, assistiti da una nobile matrona
di nome Intelligenza, la quale espone loro dieci fiori o questioni che decidono in favore del
domma cattolico. — Nel mentre quelli discutono, sopraggiunge un Saraceno, il quale, spinto
dal desiderio di ricevere il s. battesimo, si era recato a Costantinopoli. Ma là, avendo
udito disputare un greco e un latino sopra articoli della loro fede, fu colto da dubbi, e
lasciata C.poli prese la volta per Boma, nella speranza di trovar colà la verità; e in
questo viaggio si fu che egli s' incontra di nuovo con un altro greco e latino che dispu-
tano sugli stessi argomenti. La discussione continua lui presente, anzi ne prende parte.
Di notevole per la storia del clero greco di quei tempi, troviamo (al cap. 7" sul merito)
questo raziocinio che esce dalla bocca del greco: H clero greco (ei dice) non è ne tanto
onorato ne tanto potente come il clero latino; per conseguenza, quando imo de' greci
entra nel chiericato, egli ha maggior merito avanti a Dio che non il latino. Or, chi
ha maggior merito, più si accosta alla verità ; dunque i greci sono nella verità e i latini
neir errore. Qui il Lullo fe entrare il Saraceno che risponde in sostanza al greco così :
Se quel che tu dici è vero, allora gli ebrei, che subiscono la schiavitù tra i Cristiani e
Saraceni, avrebbero in proporzione maggior merito e sarebbero nella verità: e sì pari-
menti dovretnmo dir lo stesso de' Hossaimiti e degli eretici che subiscono i tormenti per
una falsa credenza. — Su questo tono si svolge e finisce il dialogo de' due sapienti, che,
congedatisi dal Saraceno, lo lasciano a meditare chi dei due abbia la verità (Littré
p. 100-3).
8) — Liber Tartari et COoristiani seu Liber super psalmum Quioumque. —
(Edito in t. IV della Opera omnia). — Varii Mss.: 1 a Parigi, 4 a Monaco, 3 a Venezia,
e uno a S. Isidoro di Itoma. Libro non conosciuto dal Sollerio (Ada SS. p. 709) che lo
SECOLO xm. 379
suppose un libro de tartaro o dell' inferno. Lo Sbaralea (Suppl. p. 629), che gli dà il titolo
Tractattis de conversione et baptismo cuiusdam Tartari, lo dice esistere in S. Isidoro «cmw
libro super sywòolum Quicumque » , quando i due titoli non indicano che un libro solo.
Questo pure è in forma di dialogo. — Un Tartaro, considerata la vanità delle cose
di questo mondo, va in cerca delle eterne e di una religione vera. Recatosi da un ebreo,
questi non riesce a convertirlo; anzi il Tartaro lo confonde. Va poi da un dottore Saraceno,
che neppur lo soddisfa con le sue favole. Il Saraceno cercò di convertirlo anche con questa
ragione (che oggi pure udiamo dalla bocca de' maomettani) : « Senti, o Tartaro, la nostra
legge è scritta nel più bel linguaggio; non v'è nel mondo intero una simile beltà di
dicitura; il che è prova die la nostra legge vien da Dio: imperocché, tutti gli uomini
uniti insieme, non riuscirebbero ne a trovare né a dettare opera più bella di questa » .
Il Tartaro lo saluta, e va a trovare un povero eremita, nomo santo, ma non dotto. H pio
eremita espone con semplicità al Tartaro gli articoli della fede cristiana; e questi ne resta
stupito, ammirato, tanto gli parvero belli! Ma il Tartaro vuole delle spiegazioni e delle
ragioni; e l'eremita, che per filosofia aveva la fede, si contenta di rispondergli: </o t' as-
sicuro, che la cosa è così; ma delle ragioni non te le so dare ». Il buon Tartaro ne è
scoraggito, e si dispone a ritornare al suo paese. Ma l' indomani entra in chiesa, e trova
r eremita celebrante la s. Messa. Nel momento dell' elevazione, il Tartaro, con ingenuità
puerile gli domanda, che cosa stia facendo. L' eremita, all' inatesa domanda, non risponde
verbo. Ma finita la Messa, il sant' uomo gli dice : « È riostro costume di non parlare, né
di far attenzione agli discorsi degli altri, quando celebriamo il saerifigio del corpo di
Cristo : ed era il corpo di Cristo, quello che tu hai veduto nelle mie mani. — La tua
legge mi aveva molto sorpreso (risponde il Tartaro) ; ma oggi mi sorprende all' eccesso,
poiché tu mi dici che quel pane che hai mangiato, com' io f ho veduto, è un Dio e
uomo! Evidentemente, che la tua fede vai nulla! — Disingannati (gli grida l' eremita) la
mia fede è vera! né r'è altra fede vera fuor della cattolica; ma io non te ne so dare
le ragioni. Va a trovare Blanquerano, che egli ti darà le ragioni che tu domandi * .
Blanquerano, che faceva penitenza de' suoi peccati là in un deserto vicino, stava re-
citando il salmo 0 simbolo Quicumque vult salvus esse, quando il Tartaro venne a tro-
varlo. Blanquerano (alias Raimondo), udite le domande del Tartaro, esclama: * Ahimè!
perché non v'ha molti uomini dotti e coraggiosi che amin Dio cotanto, da recarsi a
predicarlo per l'universo tutto, e annunziare alle genti la verità »! Intanto Blanquerano
dà a leggere al Tartaro il simbolo Quicumque. E letto che l'ebbe, il Tartaro dice al
sant'uomo così: « Tutto ciò ch'io trovo qui son cose suppositizie, e paionmi impossibili ;
che se tu quindi mi proverai esser vera questa tua fede, io mi farò cristiano ». Blan-
querano si mette all'opera santa; e col sistema logico, esposto nella sua Arte generale,
spiega e prova al Tartaro le bellezze e sublimità della sua fede, e lo converte.
Dopo questa conquista, vera o imaginaria che sia, il nostro Raimondo fa fare nn
viaggio al Tartaro convertito sino a Roma, perchè colà riceva il battesimo dalle mani del
Papa e gli dica a voce quel che sente l'animo suo vinto dall'amore d'un Dio umanato.
Il Tartaro arriva a Roma, e il Papa lo accetta amorevolmente, e lo battezza. Inter-
rogato che nome volesse imporsi, risponde : « Io vo' chiamarmi Largo (Largus) » . Ter-
minata la cerimonia, il Papa gli domanda il motivo di un tal nome. Largo risponde:
e Santo Padre, V avarizia accresce ognor più le sue forze nel mondo, ed io mi son pro-
posto di affrontarla con tutte le mie forze. Di più : Dio fu sì largo di sé con V uomo, che,
fattosi uomo egli stesso, morì per noi. E a colui die si sforza di amarlo teneramente,
caìcando la retta via, Dio gli si dona interamente. Per conseguenza, mi son deciso di
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111 chiamarmi con questo nome; e mi san proposto di votarmi alla morte, per amor di
Colui che per me fece altrettanto » .
Dopo alcnni giorni, Largo indirizzò al Papa una petizione o supplica, nella qoale gli
esponeva: che gl'infedeli si fanno nna falsa idea della religione cristiana; ma che se loro
si rettificassero le idee, e se venissero a sapere quel che veramente noi crediamo, molti
abbandonerebbero i loro errori e riconoscerebbero Gesù Cristo. Lo supplica quindi di far
tradurre in diverse lingue e difondere da per tutto il libro che gli rimetto, e che ha per
titolo : Quicumque vult salvus esse. E aggiunge : « Di più, io son pronto di recarmi pressò
i Tartari, e Vi prego di destinare Vostre lettere per il loro re; io sarò il Vostro fe-
dele messaggero, e V avvocato della verità della fede » . La petizione è accettata ; e quando
si sta per emanare le lettere pel re Tartaro, Largo insiste che il nome di Gesù Cristo
sia scritto in capo della lettera. I Saraceni (diceva egli) premettono in cima di tutti i
loro scritti il nome di Maometto, che fu il peggiore degli uomini ; e con quanta più ra-
gione non dobbiamo noi cristiani, premettere il nome del nostro Signore che fu, è, e sarà
eternamente il migliore di tutti gli uomini ? — Largo finalmente s' incammina per l' Oriente
per predicare ai suoi fratelli la fede cattolica. — Quand' egli parti, uno degli assistenti
del Papa esprime il suo vivo desiderio che il Santo Padre inviasse molti di simili apostoli
per tutta quanta la terra, che ne risulterebbe un gran bene alla Chiesa di Dio e la con-
versione degl'infedeli. Un altro, che non condivideva le idee del primo, espresse invece il
desiderio che il Papa eleggesse nn principe potente cui si dessero facoltà e mezzi per com-
battere constantemente e senza tregua le nazioni infedeli, fino al loro totale sterminio,
e fino a che nessuno vi resti che si opponga al trionfo della fede cattolica. — Quale di
questi due progetti o consigli era il migliore? L'ano e l'altro sono o no necessari? Bai-
mondo proposta così la questione, ne lascia la soluzione al Papa, dal quale l' attenderà il
popolo cristiano per onore di Colui che è il Dio uno e trino (Littró p. 144-48).
9) — Liber de Trinitate et Inoamatìone in arabico et latino (inedito). — È
notevole l' incipit di questo libro : Istum librum transttUit in vulgari Raymundus de libro
quem composuit in arabico. Raimondo scrisse questo libro, come alcuni altri, prima in
arabo, che poi egli stesso tradusse o fé' tradurre in latino in civitate Majoricae, in mense
septembri, anno 1302. A noi non pervenne il testo arabo, e si ha il testo latino inedito
in un cod. di Monaco n. 10596 ff. 47 (Littré p. 321).
10) — Disputatio fldelis et infldelis — (Edito in t. IV Opera omnia). — Il libro
è indirizzato ai Maestri dell'Università di Parigi, e in esso Raimondo si prende il titolo
di Procuratore degV Infedeli. Chiede egli a quei savii, che orano come la luce al mondo,
di assecondarlo nel progetto della conversione degl'infedeli, e di procurare l'invio nelle
terre d'Oriente di nomini dotti, caritatevoli e capaci di difendere la fede e d'illuminare i
filosofi loro. — Espone quindi un lungo trattato tra un cattolico ed un infedele, cui spiega
in otto articoli o questioni tutta la fede cristiana, e scioglie le obiezioni che gli fa l'av-
versario. — L' opera è stata scritta dal Lullo dopo uno de' suoi viaggi in Oriente (quindi
dopo il 1291, primo suo viaggio in Tunisi), poiché ivi dice ai professori dell'. Università :
€ Vi piaccia sentire le false argomentazioni che gl'infedéli sogliono obiettarci contro;
io, che per lungo tempo questionai con loro, ne riporterò alcune per utilità in questo
mio libro » . Il Littré (p. 148-52) lo analizza alquanto, ma si trattiene più del necessario
a farci vedere la debole logica che usava nel medio evo la filosofia cristiana per provare
agi' incredali l' esistenza d' un Dio.
11) — Disputatio adei et intelleotue [contra Saracenos]. — (Edita in t. IV Opera
omnia). — Operetta te minata da Raimondo a Montpellier nell' ottobre del 1303. — In-
SECOLO xm. 381
sisie, come in tatto le sue simili opere, sulla conversione specialmente dei Saraceni, che 111
vuole convinti se non convertiti per la forza della ragione. Racconta, e il fatto è vero,
che un certo principe Saraceno, abile filosofo, disputava un giorno con un cristiano; e
questi gli provò assai bene la falsità della fede maomettana. Allora il principe lo invitò
a provargli le verità della fede cristiana, perchè voleva farsi cristiano con tutto il suo
popolo. Ma il cristiano gli rispose, che la sublimità della sua fede non poteva provarsi
con ragioni umane. Alla quale risposta, il principe gli disse: Tu m'hai fatto male assai!
Io ero saraceno, e d'ora non son più né saraceno, né cristiano! Ciò detto, cacciò oltrag-
giosamente il cristiano dai suoi stati.
In questo libro il Lullo lamenta la perdita di tanti popoli che giaciono nelle tenebre
dell'errore maomettano; ricorda i Greci, Giacchiti, Nestoriani, Valachi e Russi, ma stra-
ziati dallo scisma o dall' eresia ; piange sulla Terra Santa in potere degl' infedeli, e lamenta
che ancora non si sono fondati i Collegi per lo studio delle lingue straniere ; e poi con-
chiude, che scriverà un libro in proposito, quale presenterà al Papa, ai Cardinali, ai maestri
in teologia, alle Università di Montpellier, Tolosa, Parigi, Napoli, e ad altre, perchè i suoi
progetti vengano discussi e patrocinati (Littré p. 158-62).
12) — Liber ad probanduzn aliquos articulos Fidei per syllogisticas rationes
[centra Infideles et Saracenos]. — Inedito. — Principia: Quoniam infideles ad fidem cogi
non possunt per S. Scripturae et sanctorum auctoritates . . . Termina : Est autem iste
liber perfectus in civitate Januensi, in mense fébruarii, an. incarn. Dom. 1303 (nuovo
stile 1304). — Mss. Naz. di Parigi n. 6443 C (f. 48), n. 15385; Monaco n. 10497 (ff.
151-57), n. 10594 (ff. 281-301). — Il Littré (p. 326) lo dice breve trattato, tutto com-
posto di sillogismi, e perciò di lettura noiosa.
13) — Liber de convenientia Fidei et intelleotus in obieoto [prò conversione
Infldelium] in Montepessulano 1304. — (Edito in t. IV Opera omnia). — In altri
termini, ma Con fecondità inesauribile, il Lullo riprende la sua tesi preferita, la necessità
cioè di provare 1' accordo che v' è tra la fede e la ragione umana ; e questo libro pure fu
da esso compilato allo scopo della conversione d^^gl' infedeli.
Qui pure ripete il racconto, accennato più sopra nel preced. libro Disputatio fidei,
di quel cristiano cioè, il quale non potendo provare la credibilità della fede cristiana, fu
dal principe maomettano cacciato dai suoi stati; qui però aggiunge, che il cristiano era
un religioso, e che il principe era quello di Tunisi chiamato Miramons : e che egli vide
e conversò col detto religioso e con i suoi confratelli. — In questo libro egli si preoccupa
assai, de' tre imperatori Tartari : del Gran Kan della Cina (1), di Carbenda imperatore della
Persia (2), e di Cotay sovrano del Nord (3). Carbenda già si era fatto maomettano; e se gli
(1) Timur detto Ching-Tsong (1294-1307 f) succeduto a Kublay Kan morto nel 1294.
(2) Carbenda, da Abulfeda detto Khorbanda, e dai Persiani Gayathoddin Khodabandeh,
è il Kan Oldjaitu, fratello e successore di Casaan Kan (f 1304). Egli, dai suo padre Abaka
Kan fu fatto battezzare, e perseverò cristiano fino alla morte dì sua madre Umk cristiana.
Dichiaratosi poi maomettano, perseguitò duramente i cristiani. Molti posero in dubbio il suo
battesimo, né vollero prestar fede allo storico Aitone armeno (e. 45) e ai cronisti del medio
evo; oggi però ne abbiamo una prova di più in certe monete di Abaka, di Caasan e di
Oldjaitu, coniate colla croce e coi tre nomi della SS. Trinità. — Cfr. Journal Atiatique
mai-juin 1896, e altri autoix ap. Tournebìze Hist. polii, et reUg. de V Armenie in Remte de
V Orient Chrétìen an. 1905 p. 370, e p. 374 in nota. Vedi sopra al n. 99 p. 336 s.
(3) Cotay, è certamente l'imperatore Toctai dì Marco Polo (cfr. Lazari / viaggi di
M. P<^ e. 43 e p. 420) nome che nei vari codd. è scritto Toiai e Tocchai; ma più corno-
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altri dae lo imiteranno, che nd sarà della Cristianità? Alla presenza di questi pericoli,
Baimondo si dichiara avanti a Dio e agli nomini di a?er fatto tatto il sao possibile per
iscongiararli ; e che al di del giudizio mostrerà a dito qne' cai aveva egli invano pregato,
scongiarato, e provato i mezzi come si poteva propagare il regno di Dio salla terra. —
A chi allude qui il Lullo, se non ai monarchi cattolici, ai dottori delle Università e a
Bonifacio Vili i quali o non gli dettero retta o lo lusingarono con sole belle promesse?
— L' opuscolo fu compilato più probabilmente a Montpellier nel 1304, sebbene altri rasa.
portino la data di marzo 1308. (Littré p. 168-70).
14) — làber de Fine, hoc est De ezpugnatione Terrae Sanotae. — Incipit:
Com mundus in malo statu diu permanserit. — Dividitur in tres Distìnctiones. —
Eaeplicit: et sic de S. Spiritu habeant timorem, sicut dixi. — Finivit Baymnndus
Librum de Fine in Monte Pessulano ad landem et honorem S. Spiritns mense aprilis
Anno MCGCV. Cosi dal Catal. librorum LuUi, datoci dal Salzinger in Opera omnia 1. 1
p. 13 n. 103.
n Littré (p. 337), che gli consacra appena poche linee, lo dice inedito, e di non co-
noscere alcun esemplare ms. nella Nazionale dì Parigi, e cita soltanto il cod. di Monaco
n. 10543, che secondo il catalogo di quella biblioteca, occuperebbe i foli. 127-49 del detto
cod. scritto nel sec. XV. Inedito lo dicono anche il Kunstmann e il Magnoca vallo (1); ma
lo Sbaralea (2) che Io ricorda trovarsi anche in un e ms. in 4 Hispali*, ce lo dice però
impresso « Majoricae anno 1665 apud Michaelem Mogam * : edizione questa, che non
abbiamo potato riscontrare nei più comuni bibliografi. Erra però lo Sbaralea dicendoci che
il libro fu inviato al re di Francia, quando invece il Lullo ci dice averlo egli presentato
a Giacomo II d' Aragona, il quale poi lo presentò a Clemente Y testé eletto e ambo con-
venuti a Montpellier nell' ott. 1305.
Il Pasqual ne diede un breve cenno (3), e prima di lui il Waddingo ne mdicò il vero
concetto del libro « in quo, laborum suorum declarata intentione, ostendit (Lullus) guibus
modis, mediis et viis Hierosolymitanum iter et bellum confici posset (4) » . Ma, tra i re-
centi scrittori, il primo e il solo crediamo sia il citato Kunstmann, quegli che pubblicò un
sunto con alcuni brani di questo assai importante libro, usando il ricordato cod. di Monaco
Demente è conosciuto dagli storici col nome di Tokhtagu o Togtagu Kan il quale regnò sino
al 1313 sulla Tartaria settentrionale (Kapeiak = Kipjak), detta anche Tartaria occidentale.
I suoi domini si estendevano dai confini dèlia Russia lungo il Nord del Mar Nero, del Caspio,
ecc. fino alla Mongolia o Tartaria orientale. Tokhtagu mori e fa sepolto a Sarai capitale
de' Kan del Eapciat, fondata nel 1266 da Baràka Kan sulle rive dell' Actuba affluente del
Volga, — Sarai fii distrutta da Tamerlano [nel 1394] e le sue rovine servirono nel sec. XVII
a fortificare la vicina Astrakan sul Caspio (Cfr. Desboroug Cooley Hiaioire gén. dea Voyage»,
ed. firanc. di Parigi 1840, 1. 1 p. 312). — A Tokhtagu succedette il suo figlio, il famoso Uabeh
Kan (e. 1813-42 f) qu^li che ebbe tante relazioni coi Papi e Missionari, e che fii il primo
ad abbracciare e introdurre il maometismo nei suoi stati. Cfir. Storia univeraale aci'itta da
una compagnia di letterati Ingleai. — Parte moderna. — Voi. V lib. 5, e. 1 ; voL VI lib. 10
sez. 1 passim (ediz. ital. di Amsterdam 1773-74 s.).
(1) Kunstmann Studien iiber Maria Sanudo (in Abhandl. der hiat. Claaae der Wiaaenack.
VII, III p. 721-24) ap. Arturo Magnocavallo Marin Sanudo U Vecchio e il auo progetto di
Crociata, Bergamo 1901, p. 45.
(2) Supplem. ad Script, p. 629.
(3) Vindiciae LuUianae t. I p. 248.
(4) Annal. sab an. 1315 n. 3, t. VI p. 230.
SECOLO xra. 383
n. 10543, per illustrare l'opera e il progetto del celebre Marin Sanuto il vecchio (1). Il 111
sunto del Konstmann servi poi egregiamente al dotto Delaville Le Konlx (2), al ricordato
prof. Magnocavallo, e a quanti altri si occuparono recentemente dei progetti di crociate
presentati dai nostri fr. Fidenzio di Padova e Baimondo Lullo, e dal Marin Sanato e
da Pierre du Bois.
H titolo che gli abbiamo dato, colla specifica De eoipugnatione Terrae Sanctae, è
quello datogli dallo stesso Lullo che cosi lo ricorda nel suo libro De dìsputatione Bay-
mundi et Homerii Saraceni: « In Monte Pessnlano Kegi Aragoniae [Giacomo II] praesen-
tavi librum a me compositnm De Fine, hoc est de Ea^ugnatione Terrae Sanctae; quem
ipse rex continuo, me praesente, ad Bomanum Pontificem mittens, regna sua et seipsum
illi ad debellandos Saracenos obtulit (3) ».
Non avendo potuto consultare il Eunstmann, ci serviamo del sunto che ne dà il
citato Magnocavallo. — Nel trattato De fme, il Lullo offre ì mezzi per rovinare definiti-
vamente la potenza musulmana. Consiglia 1°) di affidare il comando della crociata ad uno
de' principi cristiani, scelto per consenso comune : il quale nomini subito un ammiraglio a
capo di una considerevole flotta, indispensabile per £are osservare il divieto pontificio di
commerciare col nemico, e per danneggiargli il commercio. 2*) Il principe dovrebbe prima
invadere l' Andalusia per terra e per mare, indi dirigere V armata verso l' Africa (4), e
più precisamente a Tunisi. 3*) Da 11 sarà facile la conquista dell' Egitto e della Terra
Santa. 4°) Sconsiglia la conquista dell' isola e que Baycet (5) appellatur que est prope
Alexandriam situata », poiché deviando, la via verrebbe ad esser «nimis longa». 5") Do-
manda un' assoluta proibizione ai cristiani di commerciare colla Siria e coli' Egitto, e pene
gravissime per chi non la osservasse. G**) L'ammiraglio che deve sorvegliare il mare: «habeat
unam navem valde magnam, et galleas quattuor, et capiat nnam insulam que vocatur Rodiis,
in qua est bonus portus sicut vidi (6) et aliam etiam que dicitur esse Mauta(7)». Due anni
dopo (1307) Rodi era occupata dai Cavalieri ! Più tardi (1309), vedremo il Lullo nel suo
Liber de acquisitione T. S. ripetere le idee esposte in questo De fine, ma colla giunta della
cooperazione di un altro esercito, che movendo da Costantinopoli conquisti la Siria e l' Egitto.
15) — Disputatio Raymtindi Lulli et Homerii Saraceni, primo habita Inter
eoB in \irbe Bugriae sermone arabico [an. 1306J postea translata in latinum ab
eodem Lidio, Pisis in monasterio S. Dominici anno 1308 (8). — Edito con altri
opuscoli del Lullo prima Valentiae per Ioan. Gofredum 1510, e poi nel t. IV delle Opera
(1) Vedi la nota precedente. Dal Delaville Le Roulx ricaviamo esistere anche un' ediz.
a parte dello studio del Kunstmann, cosi citato : Studien iiber Marino Sanudo den Aelteren,
Miinchen 1855; da noi non potuta vedere ancora!
(2) La France en Orient au XIV aiécle, Paris 1885-86, due voi. in 8».
(3) Brano in Acta SS. cit. p. 677 n. 16.
(4) Il capitano dell' esercito, conquistata l' Andalusia, e ad maiorem Barbariam poterit
ultra ire...usque Tunicium, sicut dixi,... et tunc posset cum Saracenis facere guerram pla-
nam, et sic bellator rex posset ad sanctam terram Jerusalem devenire, et totum regnum
EgTpti adquirere ».
(5) Rosetta, vicina ad Alessandria, situata sul Delta del Nilo che perciò fa detta isola.
(6) Fa dunque il Lullo anche a Rodi, particolarità non notata dai suoi biografi.
(7) Magnocavallo op. ciL p. 44-46. — Il Magnocavallo non ci dice quale isola sia questa
Manta, che noi crediamo sia Malta importantissima per la sua posizione strategica.
(8) Titolo dagli Acta SS. cit. p. 703 n. 228, e dal Wadd. Scriptores p. 205, ed. 2». —
Il Littré (p. 158) lo dice scritto in Pisa nel monastero di S. Domnino, e uelV aprile del 1308.
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111 omnia del Salzinger. — La disputa ebbe realmente luogo tra un certo dottore maomettano
di nome Homer e il Lullo allora in carcere (1306) a Bugia dell' Africa (1). Ivi egli stesso
racconta come fu maltrattato e chiuso in carcere per aver in pubblica piazza predicata la
fede cristiana, com'ebbe la disputa con Homer, la confutazione che stese in lingua araba
delle ragioni di questo, il suo esìlio, il naufragio e l' arrivo al porto di Pisa (gen. 1307). Quivi
stese in latino tutta la discussione che ebbe col saraceno, e la inviò al Papa e ai cardinali
perchè vedessero le ragioni che sogliono portare i maomettani in conferma della loro fede.
Questo in sostanza è il fine del libro, ov' egli passo passo confuta le stolidezze maomettane.
Di notevole abbiamo in esso: — 1) Un serio lamento di Lullo por la defezione di
molti cristiani, i quali, ingannati dall'astuzia e dalla mollezza della legge maomettana,
rinegano la fede e si fanno saraceni ; « così, per un saraceno che si fa cristiano, vi sono
dieci cristiani che si fanno saraceni. E noi ne abbiamo (dice) l'esperienza nel regno d'Egitto,
ove dicesi che la terza parte delle milizie del Soldano eran prima cristiani. Vi sono tre
imperatori dei Tartari. B principale si chiama il Gran Kan, e questi possiede la terra
del prete Gianni (2); e al di là, verso le regioni più orientali, non si conosce altro padrone
fuorché lui. L'altro imperatore è verso le regioni settentrionali, e chiamasi Cotay ; i sa-
raceni si son fiitti suoi segretari e occupano gli offici dello stato, e cosi propagano la loro
fede. Il terzo imperatore è quello della Persia che stende i suoi dominii sino all'India:
egli si chiama Carbenda (3) ; lui e tutti 1 suoi soldati si son fatti saraceni, e ciò al tempo
di Cassati suo fratello. Perciò non sarebbe prudente che il re di Francia, o altri che sia,
sbarchi in Siria, perchè vicina alla Persia ; poiché Carbenda e il Soldano marcerebbero presto
contro i cristiani. Dicesi, che non sono trascorsi più di settantanni da che i Tartari vennero
dai monti ; eppure questi tre imperatori posseggono dei terrii.^i più estesi del doppio che
non i monarchi cristiani e saraceni. Dicesi inoltre, che i Nestoriani-e i Giacobiti, che odiano
i latini, cominciano a predicare e a convertire i Tartari ». — 2) Per iscongiurare un cosi
grave pericolo che sovrasta a tutta quanta la Cristianità, il Lullo inculca nuova-
mente il suo triplice progetto: 1* La fondazione perpetua di quattro o cinque conventi,
ove de' religiosi e secolari, dotti e votati di morire per Iddio, possano ammaestrarsi nelle
lingue degV infedeli, e indi recarsi per tutto il mondo a predicarvi il Vangelo. 2' Di tutti
gli Ordini religiosi militari, cioè dei cavalieri Templari, Ospedalieri, Teutonici, di Calatrava
e del S. Sepolcro, si faccia un Ordine solo dandogli un nome particolare : il quale Ordine
dovrebbe stanziare continuamente sui confini degV infedeli : occupare Granada, scendere indi
(1) Il Lnllo in Bugìa di Africa < stetit per dimidium anni carceratus ibidem >. (Vita
e. 4 n. 32). Esiliato dal principe Africano [circa gen. 1307], arriva lo stesso anno a Pisa,
ove terminò la sua Arte generale. Ivi < Communitatem civitatis Pisanae volens etiam ad
Christi servitinm incitare, proposuit eorum Consilio, bonam fore, ut in eodem constituerentor
ordine Milites cbristiani, ad hoc scilicet ordinati, ut propter recuperandam Terram Sanctam,
continuum praelium ezhiberent perfidis Saracenis. Cuius grato eloquio, gratoque monito con-
descendentes, litteras summo Pontifici et Cardinalibus super huiusmodi salutari negotio con-
scripserunt. His vero litteris impetratis in civitate Pisana [1307], lanuam iter arripuit:
consìmiles litteras impetravi t. Ubi [1308] ad eum devotae matronae atqne viduae plurimae
concurrentes, aliique civitatis einsdem nobiles, promiserunt ei trigriuta millia florenorum
in auxìlium Terrae Sanctae». {Vita e. 4 n. 32, 34).
(2) Cioè l'India; e da questo passo vediamo che il nostro Lullo aveva una precisa
conoscenza dove regnava il cosi detto presbyter Joannes, personaggio cotanto confuso da
molti dei suoi contemporanei.
(3) Vedi le tre note a p. 381.
SEC50L0 xin. 385
in Barheria, e impossessarsi finalmente della Terra Santa, senza invader tosto la Siria. Ili
3» Il Papa e i cardinali assegnino per la Crociata, fino alla conquista della Terra Santa,
tutte quelle decime che la Chiosa ha cedute ai re cristiani per tutelarne l'onore, ma che
dai re sono sperperate in cose mondane: e ciò è un gran male. E Baimondo conchiude:
« Et his tribus ordinamentis fortassis mundus posset redirc in bonum statum, ut lar-
gius locuti sumus in libro, quem supra diximus de Fine, et quem praesentayjmus regi
Aragoniae [lacobo II]; et ipse statim illum misit ad dominum Papam [Clem. V], qui
nunc ipsum habet, quando in Monte Pessuìano, me praesente, obtulit totum suum regnum,
suam personam, suam militiam et thesaurum, ad pugnandum contra Sarracenos, omni tem-
pore, quo placeret domino Papae et dominis Cardinalibus. Ego sum de hoc certissimus,
quia tunc temporis praesens eram(l)».
16) — liiber de acquisitione Terrae Sanctae. — Ms. inedito. ■ — Incipit: Ad
acquirendam Terram Sanctam tria maxime requiruntur: sapientia, potestas et caritas. (È
diviso in tres Distinctiones. In questo son citati: alius Uber de acquisitione Terrae
Sanctae, qui fuit praeseniatus Domino Papae Clementi V, che è quello del 1305 de Fine;
il Liber Gentilis, e la Disputatio Raymundi Christiani et Homar Saraceni). ExpUcit:
Et si in aliquo erravi, peto veniam ; nam confiteor, me non scienter erravisse : etìam prae-
sentatus Clementi V. Finitus est in Monte Pessuìano in mense Martio anno MCCCIX. In-
carna tionis nostri Domini Jesu Christi. — Cosi il Catalogus librorum B. Raym. Lutti
premesso all'Opera omnia (Mognntiao 1721) tom. I p. 6 n. 1. — Altri Mss. noti sono:
quello di Monaco n. 10565, sec. XVII, che occupa otto foli, del codice. Due codd. del sec.
XIV nella Nazion. di Parigi, lat. n. 15450 (al fol. 544) e n. 17827 (al fol. 342), citati dal
Littró (p. 343). — Un altro cod. è ricordato cosi dal nostro P. Ant, a S. Joanne {Bibl.
univ. frane. HI. 51): « Liber de acquisitione Terrae Sanctae, ex indicibus Proaze et Mi-
noritarum; incipit: Ad acquirendum. Vidi in bibliotheca Hispalensis Ecclesiae».
Ecco in sostanza il contenuto di questo importante libro, così compendiatoci dal Littrè,
e che meriterebbe di esser pubblicato : — I cristiani, per le molte navi che hanno, sono più
potenti in mare che non i Saraceni; la guerra dunque che si vuole iniziare, dev'esser
soprattutto marittima. Quando saremo padroni del mare, allora si sbarchino sulle coste
del nemico semplici battaglioni volanti, i quali si limitino al saccheggio e alla devastazione
de' luoghi e delle città. H grosso della spedizione parta da Costantinopoli, collo scopo di
scender in Siria e devastarla. Devastata la Siria, l'Egitto non tarderà di sottomettersi.
A questo piano, che egli espone nella prima parte del libro, aggiunge che sarà bene, in
pari tempo, di fare un attacco in Occidente occupando Granada e Ceuta. — Nella seconda
parte del libro, tratta della conversione de' saraceni, giudei, eretici, greci scismatici e tar-
tari: cosa al suo zelo &cilissima, purché si usino i mezzi da lui suggeriti le mille volte.
E principalmente, la fondazione di almeno tre collegi, a Boma, a Parigi e a Toledo, ove
i missionari prima imparino le lingue orientali. — Nella terza parte il Lullo cerca di
confutare le ragioni che uomini senza fede e senza zelo propagano ingannando i principi,
ai quali fisin credere che la conversione degl'infedeli o£fra serie difficoltà.
(1) Cfip. Acta SS. cit. p. 647 n. 70, et p. 702 n. 203. -- Littré op. cit. p. 152-58, ove
ci dà un santo della dommattca e logica del saraceno Homar. Quest' ultimo passo latino del
Lullo, punto oscuro, è stravolto nel senso dal Littré (p. 155), che perciò non seppe spiegarsi
chi sia costui che ha offerto e il regno e la vita al Papa per combattere i Saraceni. — Nel-
r altra operetta lAber clerieorum scritta dal Lullo a Pisa, magg. 1308, nel convento di S. Do-
menico (Littré p. 255: San-Donnino!), e inviata all'Università di Parigi, egli ripete e •in-
culca gli stesai tre progetti. Impresso a Parigi nel 1499.
Smiot. - Tom. I. 26
386 BIBLIOTECA
111 17) — Supplioatio s. Theolosriae professorìbus ac bacoalaureia studiiPari-
siensis. Parisius an. 1310. — (Edito in t. IV Opera omnia). — In questo libro, scritto
a Parigi nel 1310, e presentato ai dottori di quella Università, il Lullo dice : « Io conosco
la lingua araba, so disputare con gl'infedeli, e mi propongo di ritornare da loro per ri-
trarli dall'errore e condurli sulla via della verità. Perciò, mettetemi in iscritto quelle ra-
gioni che vi sembreranno le più convincenti per la fede cattolica. Oppure approvate e ret-
tificate queste ch'io vi presento in questo libro, perchè io possa con maggior sicurtà in-
traprenderne la discussione ». Espone quindi in 40 sillogismi i dommì della Trinità e
Incarnazione, dommi non mai potuti comprendere da una mente maomettana. — Non
sappiamo che cosa gli abbiano risposto gì' interpellati.
18) — Liber Natalia, seu De natali pueri parvtili Christi Jesu (= Tractatus
de reouperanda Terra Sanota). — Edito con aliri tre libri (De laudibus B. Virginis,
Clericus Baymundi e Thantasticus Raymundi) a Parigi 1499, in folio, per Guiot Le Mar-
chand (per Goidonem Mercatorem) ediz. oggi rarissima. — H Littré (p. 237-40, Qfr. ib.
p. 41-42) scorgendovi una notabile differenza nella citata edizione del Guiot, svolge il suo
studio sul prezioso e unico cod. posseduto dalla Nazionale di Parigi che è il lat n. 3323,
e, secondo luì, l'originale e forse l'autografo che il Lullo stesso dedicò e presentò a
Filippo il Bello. E dalla breve descrizione che di esso cod. ci fa il Littré, non v'è ra-
gione crediamo di dubitarne. — H cod. è memb. in 4° di ff. 25, scritti in caratteri spa-
gnoli. Nel fol. 2, che è veramente il primo, vi si legge: Deus, cum tua grada ìncipit
liber natalis pueri parvuli Christi Jesu. Segue una miniatura finissima: il re Filippo sul
suo trono riceve dalle mani dell'autore l'omaggio del volume. L'autore, ornato d'una
bella barba bianca, è coperto da un mantello nero decorato sulla spalla sinistra con una
croce rossa. Alla miniatura segue la Epistola ad magnificum regem Franciae. Glorio-
sissimo et sincerissima cantate venerando domino Philippo illustrissimo, magnifico Dei
graiia Francorwm regi. — Puer nobis datus parvulus, quem invenire cupimus... E
finisce con questa curiosa chiusa : lAber ^te fuit in nocte Natalis conc^tus, et fuit facius
et finiius Parisius ad honorem Dei, mense januarii, anno- W CCC decimo [= nuovo
stile: gen. 1311] incarnatioms D. N. J. C. — Haec est visio quam ego Baymundus
Barba floridus vidi Parisius, non est diu, quam scribere volui ad utilitatem christiani
populi et ad honorem nati pueri J. C. qui regnai cum Patre et Sancto Spiritu wnus
Deus. — Non v' è dubbio (soggiunge il Littré) che il ms. della Nazionale di Parigi sia
l'esemplare stesso che il Lullo offri al re. La bellezza della miniatura, la cura che il minia-
tore vi mise nel disegnare con perfezione la gran barba bianca dell' autore, la finezza della
pergamena, la regolarità del carattere, e tutto il ms. in complesso ce lo conferma (1).
Sotto la figura di una visione, il Lullo tesse un dialogo fra le più elette virtù, personifi-
cate in sei nobili dame, le quali alternativamente cantano i meriti di Gesù Cristo ecc. Quindi
(1) Nel catal<^o della Bibl. di Monaco che possiede un enorme numero di mss. del Lullo,
non troviamo registrato questo de Natali. Il Salzioger ci descrive un altro cod. cosi : e Liber
de Natali parvuli Pueri Jesu. — Incipit: Da, Domine, in te credentibus affectum. Continet
trigìnta ceto capita. EsepUcit: Cui cum Patre et Sp. Sancto est aequalis honor et gloria in
saecuia saecuiorum. — Fecit Raymundus hunc librum Parisiis, et complevit illum in nocte
Natalis Domini anno ab Incarnatione Parvuli nati MCCCX > . — Catal. Ubrorum B. Bay.
IaiIU ne\Y Opera omnia, Moguntiae 172;', tom. I p. 16 n. 143. — - C£r. Wadding Scriptores
Ord. Min. (ed. 1806 p. 203). — Sbaralea Supplem. p. 628. — Acta SS. oit. p. 700 n. 131.
— Il RShricht {Bibl. geogr. Palaest. p. 75) confuse il cod. Parigino 3323, eon due altri
della stessa biblioteca che contengono l' altro libro De acquiaUione T. S., già sopra descritto.
SECOLO xm. 387
alle stesse dame pone in bocca la difesa de' snoi tre noti progetti, facendole parlare al 111
re in nome della Vergine e di Gesii bambino : 1") La estirpazione de' libri e della dottrina
di Averroe dalla Università di Parigi, « taliter, quod nullus de cetero auderet allegare,
l^ere vel audire, quia mnltos errores turpissimos continent centra fidem, et, quod est de-
terins et periculosius, dictos errores frequenter generant in pluribus et diversis, et est
turpe et dedecus dicere christianis quod fides est magis improbabilis quam probabilis vel
apparens, quod dicunt et asserunt Averroym haereticum imitantes ». 2") Espone il ripetuto
progetto della fondazione dei collegi per le lingue orientali ; e 3") la fusione de' varii Ordini
militari in uno per la conquista della Terra Santa (1).
L'Hauróau (p. 42), notando il vero successo ottenuto da Raimondo in Parigi, si limita
in fine a constatare semplicemente le « frappantes ressemblances » che egli vi scorge tra
queste idee espresse dal Lullo nel libro De natali e quelle identiche esposte dal francese
Pietro Du Bois nel suo De recuperatione Terrae Sanctae presentato allo stesso re Filippo
nel 1306. E poiché il Lullo non poteva non conoscere questo legista e avvocato del re, che
scriveva» quattro anni prima di lui, e' insinua che il Lullo segui le idee del Du Bois, il quale
pare consigliava la guerra, la fondazione di collegi orientali e la fusione degli Ordini mili-
tari. L'Hauréau quindi ci rimanda allo studio e confronto che ne fece il Renan nel t. XXVI
dell' Histoire lUtér. de la France. Ma senza ricorrere al Renan, l' Hauréau poteva citare sé
stesso (pp. 11, 13-23, 107) e ricordarsi che l'idea de' collegi e la fusione degli Ordini militari
era un' idea se non del tutto nuova, certo propugnata e propagata dallo spagnolo Lullo, per
lo meno trent' anni prima che il francese Du Bois se la facesse sua, o gliela attribuissero
altri. Tutti i progetti di Crociata: del Minorità fr. Fidenzio di Padova (e. 1280), di Carlo II
di Sicilia (e. 1291), del gran maestro de' Templari Giacomo de Molay (e. 1306), del monaco
Aitone (1307) e di Marin Sanuto (1309), son tutti posteriori ai tre progetti del Lullo che
datano per lo meno dal 1275, epoca della fondazione del collegio arabo di Miramar. Anche
la proposta dell' unione degli Ordini militari, sebbene vagheggiata già da Luigi IX e discussa
poi dal Concilio di Lione nel 1274, essa non ebbe allora tanta influenza né tanti patroci-
natori, quanti n'ebbe dopo il Lullo che incessantemente la inculcò in quasi tutte le sue
opere riguardanti l'Oriente. Nulla quindi troviamo di sostanzialmente nuovo nei suddetti
progetti, che non sia già stato varii anni prima discusso e inculcato dal Lullo. In quanto
poi al Du Bois, non comprendiamo come il suo libro sia stato con tanta preferenza stu-
diato, non contenendo esso che una meschina ripetizione delle idee Lulliane ; e per giunta,
manca in lui quel carattere militare-strategico che troviamo esposto in tutti gli altri pro-
getti. L'avvocato e legista del re Filippo, in questo solo si distingue dagli altri, nell'in-
tento cioè di lusingare l'amor proprio del suo monarca, cui propone: 1°) un nuovo ordina-
mento della Chiesa, esagerando con compiacenza la corruzione del clero; 2°) che i beni
ecclesiastici siano amministrati dai principi : giusto all' opposto di quel che suggeriva il Lullo
contro i principi i quali sperperavano il denaro che la Chiesa aveva concesso loro per le
crociate (2) ; e 3°), più da cortigiano che da politico, consiglia al suo re Filippo di fondare
(1) Contro la proposta della fusione de' vari Ordini militari in uno, sorse con uno scritto
il gran Maestro de' Templari Giacomo di Molaj che non poteva non iscorgervi le mire mal-
vagie di Filippo il Bello che agognava alle grandi ricchezze del Tempio (Cfr. Histoire littér.
cit. t. XXVII p. 381-91). Sappiamo poi come il Bello riusci nell' intento facendo condannare
al rogo r infelice de Molay con altri suoi commilitoni. C&. Hergenrdther Storia univ. della
Chiesa t. V p. 18-21.
(2) Vedi sopra nella Disputatio RaymunéU il 3* progetto a p. 385.
388 BIBLIOTECA
111 un principato nell'Oriente in favore di suo figlio Filippo il Lungo (1)! Del resto, il Lullo
non si limitò di comporre soltanto aridi progetti politici; né il suo merito sta principal-
mente in questo, ma nell' attività, costanza, e zelo instancabile con cui li propagò e li difese
sino all' ultimo, coronati alcuni da buoni successi. Ma combiniamo coU'Hauréau soltanto quando
scrive: «i Mais une vraie foi, une grande ardeur cantre Vincrédulité inspirent son zèle
(di Raimondo), tandis que pour Du Bois la croisade n'est qu'un prétexte: la grandeur
du roi de France est son but unique (p. 42) » ; proprio com' oggi, le but unique di tanti
storici è quello d' un cieco amor patrio o nazionale a scapito della verità, e della giustizia.
19) — Disputatio clerici et Baymundi phantastici: an. 1311. — (Edito con
altri libri da Guiot le Marchant, Parigi 1499 in 4"). — Questo libro composto da Eai-
jnondo mentre si recava al Concilio di Vienna, contiene un dialogo tra lui e un chierico
sui suoi tre principali progetti : sulla fondazione dei collegi orientali, suU' unione de' Cava-
lieri e suir estirpazione dell' Averroismo dalle scuole. Ivi leggiamo questa importante no-
tizia autobiografica:
« Homo fui in matrimonio copulatus, prolem habui, competenter dives, lascivas et
mundanus ; omnia ut Dei honorem, et bonum publicum possem procurare, et sanctam fidem
exaltare, libenter dimisi, Arabicum didici, pluries ad praedicandum Sarac«nis exivi, propter
fidem captus fui, incarceratus, verberatus; quadraginta quinque annis [cioè dal 1266] ut
Ecclesiae rectores ad bonum publicum, et christianos Principes movere possem, laboravi:
nunc senex sum, nunc pauper sum, in eodem proposito sum, in eodem usque ad mortem
mansurus, si Dominus ipse dabit (2)».
20) — Petitio Baymundi in Ck>ncilio irenerali ad acqoirendam Terram
Sanctam et morì prò fide Ohristi. — Inedita. — Il titolo lo abbiamo dato dal cod.
n. 10565 della biblioteca di Monaco, che ne possiede un altro nel n. 10580, col titolo Petitio
in Coneilio generali ad àcquirendam Terram Sanctam (3). Altri due codd. nella Nazion.
di Parigi lat. n. 15450 (a fol. 543) e n. 17827 (a fol. 354). — Questa Petitio, non più
lunga di sei o otto pagine, contiene le Ordinationes quas Baymundus intendit praesen-
tare in Concilio generali ; e sebbene non portino la data, furono scritte e presentate dal
Lullo nel 1311 al Concilio di Vienna in Francia. Esse sono in forma di tanti decreti o
schemi di decreti, perchè il Concilio li esamini, modifichi e pubblichi come crederà più
espediente. Dal sunto che ne dà il Littré (p. 340) ne vediamo l'importanza, e quali e
quanti erano i progetti di questo infaticabile apostolo. — 1") Il Papa imponga la fonda-
zione di tre collegi di lingue orientali a Roma, Parigi e Toledo. 2") La riunione di tutti
gli Ordini militari in uno : cui venga ordinato di occupare Costantinopoli e Ceuta. 3") Or-
dinare delle tasse per una crociata; e se i principi ostacolassero questo diritto di riscuo-
tere simili tasse, siano scomunicati. 4') Il Papa si £ac«ia dare per la crociata una parte
delle prebende e i beni di tutti i vescovi defunti. 5*) Riformare il lusso in tutta la Chiesa.
6") Proibire l' insegnamento di ogni filosofia contraria alla teologia cristiana. 7") Proibire
agli usurai di poter fare qualsiasi testamento. 8*) Sostituirò la forma sillogistica alla de-
clamazione oratoria de' predicatori, e predicare cosi ai giudei e Saraceni, i quali vogliono
piuttosto intendere che credere. 9") e 10") Obbligare i professori di diritto e di medicina
di insegnare queste due scienze secondo il metodo raccomandato dal Lullo nei due suoi libri
Ars Juris e Ars Medicinae.
(1) Cfr. Magnocavallo cit. e. 2. — Delaville La France en Orient p. 49 b.
(2) Wadding Annalea sub an. 12^3 n. 3, tom. V p. 317.
(3) Cfir. CataZ. Codd. latin, bibl. regiae Monaceneia t. II par. I.
SECOLO xm. B89
21) — De participatione Christianorum et Sarracenonim : Majoricis mense 111
jalii an. 1312. — Inedito. — Mss. Nazion. di Parigi n. 17829 (a fol. 464) e a Monaco
n. 10495, e n. 10594. — Il libro principia Baymundiis veniens de Concilio generali .. .
In esso il Lullo applaude a due decisioni del Concilio : una concernente l' insegnamento
delle lingue orientali, e 1' altra che ingiunge ai cavalieri di S. Giovanni di proseguire la
guerra contro i Saraceni, guerra trascurata per tanto tempo dai Templari. Fa quindi un
invito a Federico re di Sicilia perchè concerti col potente re di Tunisi una solenne con-
ferenza, nella quale dottori d' ambe le parti possano discutere la propria fede, e ove (dice)
la cattolica per certo dovrà trionfare (Littré p. 343).
Ai fin qui compendiati libri del Lullo potremmo aggiungere l' analisi anche di molti
altri trattati, tutti per lo più di argomento dialettico dommatico contro gl'infedeli, sara-
ceni, giudei ed eretici, ecc., ma ricordiamo soltanto i seguenti :
1" Il suo femoso romanzo Blanquerna, edito, che vuoisi compilato dal Lullo a Mont-
pellier nel 1283 e tradotto dallo stesso in latino e arabo. — 2* Il libro o poema in vol-
gare Eh cent Noms de Deu: dei cento nomi di Dio, contro il Corano, scritto e presen-
tato al Papa a Boma nel 1285, edito. — 3" Il Liber de articulis fidei sacrosanctae et
salutiferae legis chrisUanae, scritto il 23 giugno 1296 a Eoma e presentato a Papa Bo-
nifacio Vili, edito. — 4" H Liber de Consilio scritto a Montpellier marz. 1303, inedito.
— h" Il Liber de demonstratione per aequiparantiam scritto a Montpellier nel marzo
del 1304, edito. — 6* Il Liber de quaestione valde alta et profunda, scritto a Parigi
nell'ag. del 1311, e inedito. — 7" H Liber per quem poterit cognosci quae lex sii magis
bona, scritto Majorìcae in febr. an. incarn. 1312 (n. stile: 1313), contro i maomettani e
giudei; inedito. Oltre una quantità di simili libri contro Averroe e gli Averroisti.
Prendiamo nota anche dei seguenti tre libri Lulliani della biblioteca di Monaco, i cui
titoli non riscontrammo nel lavoro del Littré : — a) De fide catholica contra Sarracenos,
in cod. n. 10497. — b) Quaestio quae claruit palam Sarracenis in Bugia, nei codd. n.
10564, e n. 10575. — e) De lege Sarracenorum et Mahometi, in cod. n. 10564.
Dando termine al presente articolo, veniamo a notizia d'un' altra operettr. del Lullo,
sconosciuta al Littré e ai Lullisti, e pochi anni cr sono scoperta proprio dal mentovato
Hauréau (1), il quale, pur dicendosi felice della scoperta, coglie opportuna o l'occasione e il
piacere di plaisanter aggravando i suoi storti giudizi contro il Lullo ; e ciò ogni qualvolta
la sorte lo ponga a fronte di qualsiasi codice Lulliano! Per T Hauréau, il Lullo è pur
sempre uno sviato, un demente, e, se non del tutto, è certamente un po' matto, anche
quand' ei ragiona da savio (2) !
(1) E dallo stesso illustrato nelle sue pregiate Notices et extraits de qtielqiies Mss. latins
de la Biblioth. Nationcde, Paris (1890-93, in 6 tomi in 8») in t. IV p. 290-94.
(2) Citando (in Notices cit. II. 16) VArs inventiva veritatis del Lnllo: « Combien (esclama)
il serait précieux s'il tenait ce que promet le titre! Mais il n'y a que dee égarés comme
Raymond Lull pour crier si haut qu'ils vont enseigner l'art de trouver la vérité ». — E
poche pagine dopo {ib. II. 242): « Il est Constant que Raymond n'avait pas l'esprit très satn,
il est néanmoins prouvé qn'ìl ne s'est jamais occupé d'alchimie. Il a mème assez dnrement
qaalifié cèt art ténébreux et frivole. C'est pourqnoi sans doute les alchimistes ont mis à son
compte an moins quatre-vingt-un libelles de leur fabrique. S'ils Vont faM vraiment pour se
venger de lui {e qni spicca la mentalità feconda d' un savio critico !], c'est une vengeance doni
le guceès a longtemps dure*. — Poi ancora {ib. in t. IV 290-94), e precisameote là ove ci
dà la scoperta deli' importante cod. Lulliano, incalza chiamandolo « ce Catalan bizarre ef
390 BIBLIOTECA
111 La naora opera Lalliana inedita ha per titolo Consolatio Venetorum et totius
gentis desolatae, o ci è conservata nel cod. lat. n. 15145 (a foli. 206 s) della Nazio-
nale di Parigi. — Il motivo che indusse il Lullo a scriver quest'opera, fu la tragica sorte
toccata ai Veneziani comandati dall'ammiraglio Andrea Dandolo nella celebre battaglia
navale (8 sett. 1298) combattuta presso Curzola in Dalmazia e vinta dagli emuli Geno-
vesi guidati da Lamba Doria ; ove, come si sa, combatteva sulle navi venete anche il ce-
lebre viaggiatore Marco Polo testé ritornato dall'Oriente, cui la brutta sorte dovè al-
lora condurre prigioniero nelle carceri di Genova e ivi dettare a Eusticiano di Pisa il suo
Milione. Raimondo che amava l'uno e l'altro popolo delle due celebri Repubbliche, ove
contava molti amici ed ammiratori, volle tentare di riappatumarli pel bene della Cristia-
nità, e in pari tempo consolare tanto i Veneti oppressi da cotanta calamità, com' anche
qualunque altro infelice colpito da qualsiasi avversa fortuna, che egli chiama non sorte,
ma giustizia e provvida misericordia del Cielo. — Il Lullo esordisce cosi:
« In quodam prato juxta Parisius (1), Raymundus quemdam Venetum invenit, qui
Petrus nomine vocabatur, qui fiondo et suspirando quasdam litteras legebat quas sibi qui-
dam frater suus, Januae incarceratus, transmittebat ; in quibns litteris continebatur qno-
modo Januenses devicerant Venetos, et quomodo multos occiderant et multos in carcere
detinuerant; propter quae Petrus in magna fuit desolatione, quoniam magnum dolorem
habnit et tristiam de vituperio et damno quae Veneti passi sunt ; qui Fortunam maledixit,
quae ita fuerat amica Januensium et inimica Venetorum.
« Cum Baymundus desolationem antedicti Veneti andivisset qui Fortunam maledixit,
consolare ipsum voluit in virtutibus, quoniam virtutes sunt instrumenta cum quibus ho-
mines irati et desolati possant consolari, volens etiam ipsum reprehendere quia Fortunam
maledixit ... *.
In risposta a Pietro che aveva imprecato alla fortuna, segue il Lullo a parlare a
tutti i cristiani sfortunati o perseguitati, cercando di convincerli che non v'è, né vi può
essere una sorte cieca, o caso, o fortuna avversa, ma si un Essere giusto e sapientissimo
che regge e governa il tutto. Male alcuni attribuiscono alle costellazioni del cielo una
qualsivoglia influenza sui nostri destini. H bene o il male che ci avviene, sia reale o no,
hanno per causa non altri che l' uso bene o male regolato del nostro libero arbitrio. Vuoisi,
peu lettre » , ma « infatigable voyageur ^ . Quindi, riassunto brevemente il cod. Lulliano, con
la solita plaiaanterie francese e con gaiezza frivola poco degna d' uno storico serio, conchiude
cosi: cVoilà bìen Raymond Lull, avec ses opinions particulières, sa vanite naive et son
style barbare qu'aucun faussaire n'a jamais su bien imiter. Mais ici, da moins, qu'on le
remarqne, son discours est cclui d'un sage, mème quand il s'esprìme de manière à fairc
80up9onner qu'il est un peu fou. Or trop souvent, dans ses écrits de toute sorte, théologi-
ques ou philosophiqucs, la forme et le fond se ressemblent. Ce qui ne l'a pas empéché d'avoir
de nombreux et passionnés partisans. Ne les a-t-il pas eus, dirait un pessimiste, à cause de
cela»? — Certi salì, certe facezie ricreano assai sul palcoscenico e in operette da commedia,
ma non sulle pagine sacre alla Storia; certe altre facezie poi, punto argute, hanno per lo
meno il merito di mostrarci il valore di certe menti. — Per l' onore dell' Istituto cui appar-
tenne l'Hauréau, notiamo che il suo confratello Paul Meyer (nel Necrolog. all'Hauréau
f 29 apr. 1896, in Hist. littér. t. XXXII p. XIII) ebbe a condannarlo come troppo severo in
molti suoi giudizi ingiusti jusqii'à l'injustice, come quando I' Hauréau troppo leggermente
bistrattato la memoria dell' altro celebre Minorità fr. Rogero Bacone. £ si, che gli uomini
di genio grande non andavano a genio dell' Hauréau.
(1) Dal suo Arbor philosophiae amori» sappiamo che il Lullo si trovava già dall' ottobre
del 1298 a Parigi.
SECOLO xm. 391
in ogni caso, scorgere l'intervento d'una potenza superiore in tatti gli avvenimenti di ili
questo mondo? Ebbene, sì; ma questa potenza non è né l'Ariete, né Marte, né Saturno;
ma Dio giusto e misericordioso. — Dimostrata tutta questa verità, il Lullo rivolgesi a
consolare il suo interlocutore. I Veneti (gli dice), si certamente, furono vinti e crudel-
mente trattati dai vincitori Genovesi; ma non è molto che i Veneti e i Pisani tolsero
a' Genovesi la città di Acri infliggendo loro i più umilianti oltraggi: demolirono la loro
torre, e le pietre trasportarono in trionfo a Pisa e a Venezia. Non vedremo qui forse la
giustizia di Dio che oggi, per opera de' Genovesi, si vendica degli orgogliosi devastatori
d'una città? Del resto, non è da uom savio andar in collera per le avversità che ci ac-
cadono : bisogna pur subirle, ma e con calma, con coraggio, e con la speranza che presto
abbino a finire, persuadendoci in pari tempo, poter noi stossi contribuire assai a megliorare
la mala condizione che ci affligge. — Ora, nel caso presente, che dovrebbero mai fare i
Veneziani, se per loro interesse volessero prestar ascolto ai consigli che loro inviasse uno
straniero ? Debbon essi (risponde il Lullo) rilegar tosto ogni pensiero di rivincita, ed ab-
boccarsi coi Genovesi per conchiuder con esso loro la pace ecc. — In breve. Pietro, l' inter-
locutore e amico del Lullo, si dichiara vinto e persuaso dalle ragioni dell' amico, cui assente
di prestarsi pel bene della patria e di adoprarsi a ridarle la pace coi Genovesi. Il Lullo quindi
persuade Pietro di recarsi per questo nobile fine a Genova, dandogli i seguenti suggerimenti :
« Multum placuit Baymundo quando vidit quod per illa qnae praedixerat per modum con-
solationis Petrus erèit consolatns, gratia Dei mediante a quo omnis consolatio et omne bonnm
procedit. Et dixit Petro haec verba: «Petre, in Janna est quidam nobilis homo, qui est valde
bonus et discretus, qui est multum amicus meus, et vocatur dominus Percevallus Spindola;
est etiam de nobilioribus hominibus et de nobiliori genere qui sit Januae, et est amator boni,
et sibi malum displicet, qi i minime fuit in captione Venetorum, imo credo quia magnani de
illis habet pietatem. Unde tu ibis cum hoc libro ad enm et ipsnm rogabìs propter Deum
suam bonitatem, et propter meum amorem, quod dil'gat bonum Venetorum et odiat malum
eorum, cum ita sit quod bonnm amari debeat et malum odiri, et quod ipse te juvet ad conso-
landum Venetos cum hoc libro et cum aliis libris quos habet de me, qui boni sunt ad conso-
landum. Item dìces ei quod ipse se intromittat quantum potest ad tractandnm et faciendnm
pacem inter Januenses et Venetos, qnoniam circa aliud non posset melius laborare quod melius
foret ad honorem Januae. Et ipse est potcns in civitate Januensi et est homo discretus ;
propter quod poterit et sciet paccm tractare et ipsam ad fincm ducere cum Dei adjutorìo».
< Petrus a Baymundo lìbrum accepit, et dixit quod ipse iret Jannam cum libro ad prae-
fatum Percevallum Spindolam. Qui promisit Baymundo quod totum posse snum et vitam
suam poneret ad faciendum pacem inter Januenses et Venetos, quoniam non posset scire
aliud negotium circa quod melius posset laborare, et snum terapus et snos denarios expen-
dere. Et gratanter commeatum accepit a Baymundo et Deum laudavit et benedixit qui
ipsnm de carcero irae ejecit, et qui sibi ita bonum propositum rctulit et ad tractandnm
pacem generalem Venetorum et Januensium et ad consolandnm et rìsrtandum Venetos » .
Si sa che un anno dopo (nel 1299), Venezia fa costretta a firmare la pace con Ge-
nova e a riscattare i prigionieri. E cosi il nostro Lullo ebbe certo gran parte anche in
questo felice risultato. — H cod. Parigino termina con questa chiusa:
e Factus est iste tractatns, qui est ad consolationem Venetorum, anno incarnationis
dominicae 1298, ... mensis decembris, Parisins, ad gloriam et honorem Domini Dei nostri;
et iste tractatus non tantom est bonus ad consolandum Venetos, imo bonus ad consolandnm
quemlibet hominem qui desolatus est propter suam damnum aut amicoram saorum. Explicit
Consolatio Venetorum ».
392 BIBLIOTECA
111 Questi è il Lullo qoale ci è presentato dalla storica verità, e non da certi accade-
mici por troppo ingiastamente e ingennamente parziali. La storia e lo storico, che han per
colto la pnra verità e non quello della propria bandiera, vedranno sempre nel LuIIq un
uomo ingegnosissimo, nn sommo ingegno (1), il qoale nella sua vita, nei saoi stadi, nei
saoi scritti, fa sempre guidato da on fine nobilissimo e santo.
Sec. Xn-Xin. — Rituale et Ordiuarium Oanonloorum S. Sepulchri Jero-
solymitani.
112 Prezioso e forse unico cod. di questo genere; conta fogli 272, alcuni scritti nel sec. XII,
e la massima parte nei primi del sec. XUI; e si conserva gelosamente sotto tre chiavi
nel tesoro della chiesa di Barletta nelle Puglie. Testé 1' egregio palestinografo C. Kohler ci
diede una minuta descrizione e lunghi brani di questo cod. nella Bemie de l'Or. Lat. (2),
sotto il titolo di Un Rituel et un Brévimre du Saint-Sépulcre de Jerusalem (XII'-XIIl^
siècle). Nulla possiamo a^iungere a quanto il dotto orientalista dice suU' importanza ca-
pitale di questo monumento fin qui quasi sconosciuto, e con lui facciamo voti afilnchè in-
tegramente questo bel tesoro sia reso di pubblica ragione. Notiamo soltanto, che un identico
0 per lo meno simile codice esisteva presso i francescani di Gerusalemme lungo i secoli XV
e XVI, e che servì loro di norma per conservare la tradizione di molte funzioni e cerimonie,
alcune tutt' oggi ancora in uso, ma specialmente ai tempi del P. Boni&cio da £agusa
(sec. XVI), il quale senza dubbio sa questo Rituale compilò il suo libro De perenni cultu
Terrae Sanctae. H Suriano ricorda due volte questo rituale che egli chiama « Ordinario
de lo officio divino della predicta chiesa (del monte Calvario) » , libro che egli ha letto (3) :
« Come ho lectó ne 1' Ordinario de lo officio divino, che se faceva in questa chiesa el
Sabato Sancto, circa V bora de terza omni anno, visibilmente descendeva el foco dal cielo,
sopra el S. Sepolchro, et accendeva tute le lampade, similiter lo cerio paschale (4) ». Il
P. Antonio de Aranda, che si trovava in Gerusalemme nel 1530, ricorda esso pure questo
Ordinario : « Llamavase està yglesia S. Maria de Monte Syon en tempo de Christianos :
segun està escripto en un libro que era Ordinario de las cerimonias y officio divino,
por donde se regia en aquel tiempo la yglesia latina, que en estas partes estava. El qual
libro tenemos aqui en este santo Sepulchro. E digo esto, porque del comò de autor cierto
diremos adelante algunas cosas (5) ».
Sec. XTTT S. — Cipro-Francescana. — Memorie spetteuitl la storia de' Fran-
oesoani di Terra Santa in Cipro, dal sec. Xm in poi.
113 Già nella nostra Serie cronologica de' Superiori di T. 8. (p. 231-35) abbiamo suf-
ficientemente esposta la storia de vari conventi francescani di Cipro che datano la loro
fondazione dai primordi della Provincia di Terra Santa. Ora aggiungiamo qui, ne pereant,
(1) Hei^enròther Storia univ. della Chiesa (4* eJiiz. Firenze 1905) t. IV p. 410 e 493.
(2) Tom. Viri (1901) pp. 383-500.
(3) Trattato di Terra Santa ed. Milano 1900 pag. 28.
(4) TraU. cit. pag. 30. — Cfr. Revue de V Or. Lat. Vili. pag. 420-22, ove si descrJTe
appunto quel che ci dice il Sariano sul preteso fboco santo. — È bene ricordare come Gre-
gorio IX con bolla dei 9 marzo 1238, interdisse qaella cerimonia che &7eva nulla di pro-
digioso (Raynaldi, Annate» an. 1238 n. 33. e Bev. cit. p. 420).
(5) Aranda Verdadera informaekm etc. ed!^. Alcalà 1563, in 8* piee., a foglio 60.
SECOLO Xffl. 393
alcani dati storici raccolti da yarie fonti snila storia de' FF. Minori in Cipro dal XIII 113
secolo in poi, spigolando le memorie più antiche o in particolare la fonte storica che ci
lasciò il Domenicano Stefano, discendente dei Lusignano, nella rara e pregiata sua Choro-
grafia e storia di Cipro. Non potendo avere il testo francese (che si vuole più perfetto
e impresso nel 1580) ci serviamo del testo italiano edito alcuni anni prima (1573)
dallo stesso autore. Stefano scriveva dal 1567 al 1570 come risulta alle carte 56 v.
e 91 della sua Chorografia. Alle e. 91-123 egli v'inserì una doppia relazione sulla ro-
vina di Cipro scritta dal suo confratello cipriotto P. Angelo Calepio che gliela inviava
nel 1572.
An. 1244. — È data facoltà alle monache Cisterciesi < apud Nicosiam, Inter domum
fratrum Praedicatorum et domum fratrum Minorum, monialium Cisterciensis Ordinis consti-
tuere abbatiam ». — Mas Latrie Hist. de Chypre III. 644-45.
1250 e. — Frate Lorenzo de' Minori, penitenziere e legato del Papa, pacifica i greci
di Cipro. — Mas Latrie Hist. cit. I. 357. — Vedi il nostro art. su fr, Lorenzo sotto
r an. 1246 al n. 67.
1254. — Feb. 25. — Scrive Inn. IV: Priori fratrum Praedicatorum et Ministro
fratrum Minorum in Suria (Syria), et mandat ut, absente Sedis apostolicae Legato, ìpsi
cognoscant et decernant super electione Archiepiscopi Graecorum Cypri. — Sbaral.
Bull. I. 706.
1254. — Questione per un terreno dei Prati Minori in Cipro. — Mas Latrie Hist.
III. 651. — Vedi sopra il n. 63 a p. 231.
1265. — Frate Velasco d' ignota patria, religioso di molta virtù, che dai Pontefici
▼enne usato più volte qual Legato ed ambasciadore presso quasi tutte le corti di Europa,
in quest' anno è promosso alla sede vescovile di Famagosta in Cipro. Più tardi (1267) da
Clemente IV venne trasferito al vescovato di Idanha in Portogallo. — Wadding an. 1267
n. 8. — Du Cange-Rey Familles d'outremer p. 861. — Cfr. sopra a p. 259.
1282. — In un documento di quest' anno si fa menzione di fr. Matteo * Vicaire
dou Menistre de freres Menores en la Terre Sainte, son compaignon fr. Jacque d'An-
tioche gardien de sudits freres a Triple ecc. » ; i quali col Minorità fr. Ugo, vescovo di
Gibelet in Siria, intervennero al processo intentato ai Templari che cercavano di togliere
Tripoli al principe di Antiochia. — Mas Latrie Hist. cit. HI. 662-67. — Questo fr. Matteo
verosimilmente è qu^li che più tardi (1286) vediamo vescovo di Famagosta, sino al 1291,
cui morto succede (5 sett.) Bernardo 0. S. B. — Eubel Hierarch. I. 254.
1283. — Ai 3 nov. morte di Boemondo figlio di Ugo III; è sepolto nella chiesa
de' fì-ancescani di Nicosia. — Amadi Storia di Cipro fol. 124, cod. Marciano CI. VI n. 157.
Mas Latrie op. dt. I. 473.
1286. — Fr. Matteo Ord. Min. vescovo di Famagosta con frate Martino priore del
Tempio, accompagna re Enrico II in Acri (giugno) che lo invia suo messo al Poilechien
governatore di Acri e luogotenente di re Carlo di Napoli per intimargli la resa del ca-
stello reale e del governo della città. — Mas Latrie Hist. di. 1. 478.
Nello stesso anno, 27 di giugno^ < fr. Geiebertus Custos Minorum et quamplnres
fratres eorumdem Ordinum... in Accon » furono presenti all'accordo stabilito tra Enrico II
re di Cipro e di Gerusalemme e i militi del re di Francia. Presente anche il suddetto
fr. Matteo che vi appose il suo sigillo : e Big. fr. Matìhei de Ord. Min. Dei grafia Fa-
magustani episcopi ». — Mas Latrie Hist. cit. HI. 671, 673 n. 1.
1288-95. — Fr. Giovanni d'Ancona 0. Min. Arcivescovo latìno dell'isola di Cipro.
— Vedi suoi cenni biografici sotto l'anno 1288 al n. 07 p. 325.
394 BIBLIOTECA
113 1289-98. — Fr. Roberto Ord. Min. vescovo di Pafos in Cipro. — Eubel Hierar.
Cathol. I. 407.
1291. — Il guardiano di Acri con alcuni de' suoi frati, durante l' assedio della città,
si rifugia in Cipro. — Vedi sopra p. 350-2.
1291. — Marzo 9. Nicolò IV concede indulgenze alla chiesa delle Clarisse di Nicosia;
e il 30 giugno altre indulgenze ai frati Minori della stessa città. — Sbaral. BuU.
1292. — Una casa venduta ai FF. Minori in Nicosia. — Vedi sopra a p. 355.
1293-4 e. — Pr. Pietro da Macerata, e fr. Liberato in Cipro. — Vedi sopra a p. 345.
1295. — Enrico II re di Cipro chiede ed ottiene da Boni&cio Vili di aver seco in
corte due frati Minori. — Baynald Annales an. 1295 n. 48.
1295 e. — Fr. Nicolò de Sali, Ministro Provinciale di Terra Santa, residente in Cipro.
— Vedi sopra n. 108 p. 359.
1300 s. — n B. Raimondo Lullo in Cipro. — Vedi sopra a p. 368-69.
1300. — Lugl. 27. Nicolò di Bajnaldo, genovese, lascia nel testamento : « Si me
mori contigerit, lego corpus meum sepelliri ad ecclesiam fratrum Minorum Famagustae
8. Francisci ; cui ecclesiae lego prò sepnltura, et missa, candelis et exequiis funerìs mei
bissancios albos quindeciro. Item prò missis canendis per annum medium, bissantios quin-
quaginta». — Archives de VOrient Latin t. Il B. p. 99; simile testamento a prò della
stessa chiesa cfr. ih. p. 101.
Ora veniamo alle memorie di fr. Ste&no, cui passo passo schiariremo con parentesi
e note. Il titolo dell'opera è: Chorografia et breve Historia universale dell'Isola de
Cipro, principiando al tempo di Noè per in sino al 1572, per il B. P. Lettore Fr.
Steffano Lusignano di Cipro dell' Ordine de Predicatori. — In Boìognsi, per Alessandro
Benacci 1573, con licenza de' Superiori. — In 8' di fogli 123.
§ 1. — Crociata del 1217. — « L'anno 1217 dopo il Concilio [Lateranese, sotto
Innoceneo III], li Principi Christiani mandarono le lor genti, et tutti insieme si ritro-
varono in Acon over Ptolomaida... Era anchora l'Arcivescovo primo Latino dì Cipro, et
altri molti Vescovi et di Cipro, et di Europa, . . et insieme con tutto l' esercito se inviomo
verso Damiata di Egitto ...In questo esercito erano molti Beligiosi detti nuovi Ordini
Domenicani, et Franceschini » (Lusignano (^. cit. fol. 51 r).
§ 2. — In Nioosla capitale dell'isola v'era un monastero di Clarisse: «La monaca
di Nores in Santa Chiara, visse anni 120», e fu una delle persone che il Lusignano
conobbe fra quelle che vissero oltre i 100 anni (fol. 5 v.). (1).
§ 3. — LiznasBOl. — « Neapoleos in greco, che in latino vuol dire Città Nova; et
questa fu fatta città dipoi che il Be de Inghilterra Biccardo destrusse la città di Amathus:
et r hanno edificata i primi Be Lusignani : et fu adimandata Nemesia, perchè prima era
un bosco; dipoi fu adimandata Limissò, come al presente ... Furono fiibricate molte chiese
et di Latini et di Greci: oltre la cathedrale Latina, erano la chiesa dei Cavalieri del
Tempio, un'altra dei Cavalieri dell' Hospitale di S. Giovanni, il campo Santo, quattro Mo-
nasteri de Mendicanti, di S. Domenico, di S. Francesco, di S. Agostino, et de Carmini ; et li
(1) In questo monastero la regina Eleonora d'Aragona moglie di Pietro il grande, lai
assente, faceva chiudere nel 1368 donna Giovanna l'Aleman incinta dal re Pietro. Qoesti
ritornato dall' Italia ne la Uberò (M acheras Ckroniqtte de Chypre p. 129-31 e. 136). Ivi stesso,
a Santa Chiara si rifugiò Maria di Gibelet vedova di Guido de Vemy per eludere la bru-
talità di re Pietro che la voleva per forza maritare ad un sarto (tb. p. 148).
SECOLO xm. 395
Monaci Greci et Latini. Ma qnesta città al tempo del Be Giano [nel 1424 e nel 1426] (1), 113
fu destratta totalmente, et tutte le chiese Greche et Latine, dal Soldano del Cairo, orer dal
suo esercito ... Fu edificata dopo la destrutione dei Sarraceni così miserabilmente, come al
presente si vede, et reassettarono la chiesa cathedrale; et le altre per la negligentia di
chi toccava, lasciorno andare in perditione. Però si vede il luogo, ove erano le predette
chiese, et Monasteri; et delli terreni li Mendicanti di Nicosia tirano li afi&tti loro (fol. 8v.)».
§ 4. — Famagrosta. — « Arsinoe. Questa è la città di Famagosta al presente . . .
La città è bella, con una bella piazza : ornata poi di chiese Latine e Greche, et dei Mo-
nasteri dei quattro [Ordini Religiosi] Mendicanti, ben poveri et miserissimi » (f. 11 v.)
e ciò al suo tempo; cioè qualche anno prima che se ne impossessasse il Turco.
§ 5. — Nicosia. — Lefcosia in greco, da Levco figliuolo del primo Re Tolomeo
d' Egitto, che la ristorò. Ha chiese e conventi di tutti i riti. Tra questi sono « li quattro
Ordini Mendicanti » sopra mentovati, fra i quali i Francescani. « Le chiese che erano in
questa città arrivavano a 250, e forse 300. Questa città era grande, circondava 3 leghe,
che sono miglia nove. Vero è che non era tutta piena; imperocché haveva delli giardini
assai, et grandi ; ma già nel 1567 la Signoria di Venezia, volendola fortificare l' ha ridotta
in una lega, cioè in 3 miglia, et lassò 3 porte come prima aveva; et gittò per terra le
due parti della città intorno, intorno, lasciandovi la terza di mezzo: onde furono gittate
per terra moltissime case, et chiese d' ogni sorta 80, et ridussero la città in questa forma che
voi vedrete qui all' incontro » . (Nel foglio seguente pone la pianta della città poligona, come
la è oggi) ... « Nella stessa città gittorno anchora un altro Monasterio Latino, che prima
habitavano li Monaci di S. Bernardo, et dipoi li Zoccolanti [== Minori Osservanti] ; et perciò
non accade eh' io stia a dipingerlo come era bello, salvo che si consideri di che Religione
era prima; et anchora distrassero un altro delle Monache di S. Thodoro dell' istesso Or-
dine [dell'Ordine di San Bernardo] et duoi dei Greci... Gittorno anchora molte altre chiese
Latine, et belle; et il Monastero di S. Anna, che era prima habitato dalle Monache di
S. Benedetto: che poi fa abbandonato. In somma fanno in tutto 80 chiese d'ogni setta e
Religione: et l'hanno ridotta [la città] cosi rotonda, come la vedete qui sotto con ondici
baluardi » [Segtte un disegno a forma di stella con undici raggi per baluardi] (fol. 15).
§ 6. — To-plroi [= Tò TCupÓYi] (2). — H clero Latino aveva non pochi casali o paesi
di loro dominio, detti Casali ecclesiastici, perchè assegnati pel mantenimento loro e delle
loro chiese. I Mendicanti ne avevano anche essi, e i Francescani il casale Topiroi:
« San Domenico ha San Nicolò di Gerrades, San Francesco Topiroi, li Carmini Co-
gitana, et altri dai (casali) l' Hospitale di S. Agostino (fol. 19 r.) » .
§ 7, — S. Oiovaimi di Monforte. — < Nel tempo che li Christiani Latini presero
la croce in favore di Hierusalem, veduto che non potevano far altro, perchè cosi piaceva
alla Maestà Divina, trecento di quelli fra Alemanni et Francesi, ma tatti Baroni e Signori,
et homini illustri, vennero in Cipro, et qaivi si sparsero per li Casali a fare vita santa:
et così fecero tatti. Onde li Greci li tengono tatti in grandissima devotione contra li loro
costami, per ciò che ^lino non vogliono riverire li santi moderni, massime Latini. Uno
(1) Stefano erra dicendo distrutta Limassol circa V anno 1400. La prima volta (26 sett.
1424), e poi una seconda volta (lugl. 1426) i Saraceni d'Egitto guidati da Takriver Mo-
hammed devastarono la città di Limassol, vinsero e presero prigioniero il re Giano, deva>
stando in parte anche la capitale Nicosia. Cfìr. Chroniqm de Chypre par Léonce Machera*
Paris 1882, p. 366 e 378 seg.
(2) Il paesetto to Piroji è nel distretto di Citrea, anticamente detto Pvrok. Gfr. Mai
Latrìe L'Ile de Chypre (Paris 1879) p. 191 n. 14.
396 BIBLIOTECA
113 di quelli Santi Baroni fa il beato Giovanni di Manforte (1), il quale era Conte e Ma-
roscial di Cipro; e il suo corpo è tutto intiero, il quale fa miracoli; et è in Nicosia, nella
Chiesa dei frati dei Zoccoli [== francescani Osserranti], Filippo di Monforte era suo fra-
tello, il quale era Conte di Eoccas, et Ammiraglio di Cipro (fol. 27 v.) » .
§ 8. — Olerò e Monaci latini in Cipro. — Propriamente entrarono in Cipro nel
1212 (fol. 31). Ma «li Latini Monaci e le Monache sono venuti da Hierusalem, come dicemmo,
in compagnia di altri; et erano di S. Bernardo, di S. Benedetto, et de Certosini. L'anno
1226 in circa erano venuti in Cipro li Frati di S. Domenico ... In quel tempo moderno
andarono ancora li Francescani (2), et li Augustiniani : li Carmeliti erano già per avanti
in quei principii delli Ee . . . Li Predicatori chiamarono la sua Provincia di Terra Santa,
nel sopra detto tempo del 1227, et cosi li altri: et quantunque era presa Hierusalem
[dai Maomettani], in quelle città che rimasero questi quattro [Ordini] Mendicanti have-
(1) Di S. Giov. di Monfort appena sì fii menzione dai BoUandisti (t. V mai. p. 270. ed 1).
Il greco Macheras, cronista della prima metà del sec. XV, lo ricorda fra i santi stranieri
sepolti neir isola : « In primo luogo S. Giovanni di Monfort sepolto a Beaulieu (Belloloco) di
Nicosia, signore francese, il quale fa grandi prodigi agli infermi e febbricitanti » {Chron. de
Chypre p. 20). — S. Giovanni di Monfort maresciallo di Cipro, Signore di Tiro (figlio delia se-
conda moglie di Filippo di Monfort) sposò Margherita sorella di Ugo III re di Cipro. Senza
lasciar discendenti mori nel 1283 in gran concetto di santità, e venne sepolto nella chiesa
de Notre-Dame-des-Champs de Nicossie, che poi pei molti miracoli del santo fa denominata
S. Giovarmi di Monfort (Rey-Du Gange FamiUes d'outremer p. 310, ove lo dice morto verso
il 1300 citando Stefano di Lusignano ; ma a p. 501 lo dice morto nel 1283. Cfr. ib. p. 476).
— Greffin Affagart che visitò Nicosia nel 1534 ricorda due conventi francescani, uno dentro
la città e 1' altro * hors la ville, nommé S. Jehan de Montfort, auquel repose le corps d'un ve-
nerarle pélerin, en son vivant conte de Monfort, par le quél N. Seigneur faict beaucoups de mi-
racles en ce lieu » . (Greffin Belai, de T. S. p. 243). — Per la storia di questo convento france-
scano sconosciuto dagli scrittori dell' Ordine, notiamo anche le seguenti memorie. Cristoforo
Zom pellegrino in Terra Santa, scriveva da Cipro (il 3 sett. 1556) al conte Ugo de' Monfort
le sventure del suo pellegrinaggio, e come anche i religiosi della Custodia di Gerusalemme
i quali abitano il convento di S. Giovanni di Monfort in Cipro furono fatti schiari. la
un'altra lettera diretta da Nicosia (3 dee. 1556) allo stesso conte Ugo, Cristoforo gli ri-
corda il convento di S. Giovanni di Monfort, che anticamente si chiamava di S. Maria del
Castello, e che ora si denomina di S. Giovanni il quale vi attira molti devoti; sog-gìunge
che il convento appartiene come succursale ai francescani di Gerusalemme, ma che è assai
povero, e che ^li Cristoforo fu iri accolto infermo da quei frati e assai ben trattato : spera
che il conte, uno de' discendenti del santo di Monfort, verrà in aiuto di quelli poveri reli-
giosi. Una lettera degli 11 sett. 1556 del guardiano di questo convento diretta al conte
Ugo lo prega di soccorerli in considerazione del suo santo antenato. Il conte risponde da
Ratisbona ai 22 feb. 1557, e promette tra l' altro una limosina a prò del convento. (Cfr.
Rohricht Deutsche PUgerreisen ed. 1900 p. 230-32).
(2) Secondo lo storico di Cipro (Mas latrie Hist. de Chypre tip. 189) ì Francescani
e i Domenicani si stabilirono in Cipro sotto la r^genza della regina Alice de Champagne
vedova di Ugo I (morto nel 1218); la quale rimaritatasi a Boemondo Y principe di An-
tiochia nel 1223, si ritirò in Siria affidando la r^genza del regno a Giovanni e Filippo
d' Ibelino, i quali poi coronarono re Enrico I, fanciullo ancora di 7 anni, nel 12% (Cfr. Bej-Du
Gange FamSles d'outremer p. 57-60). Quindi con fondamento ci attenìam{> alla tradizione
francescana che & risalire all'arrivo di S. Francesco in Oriente (1219) l'ingresso de' Minori
in Cipro, ove necessariamente dovette approdare anche il Santo, sia venendo sìa ritc^nando
dall' Orioite.
SECOLO xm. 397
vano Monasterii assai, congìanti in mia provincia con quelli di Cipro. Li Domenicani have- 113
vano nelle città e terre di Hierusalem 18, et in Cipro 4; in Nicosia, Pamagosta, et Li-
masse, detti San Domenico, et al Casale Vania [havevano] Santo Epifanio. Li altri 3
Mendicanti, non so quanti in Hierusalem n' havevano : ma in Cipro San Francesco n' ha-
veva 4: in Nicosia, Pamagosta, Limissò et Paffo (1). Li Carmini havevano tre monasteri
et uno loghetto: in Nicosia, Pamagosta, et Limissò, et fori di Limissò, una lega, verso
il Casal Apolemidia, eravi anche un loghotto (fol. 31-33)».
§ 9. — n Convento o Abbadia S. Bernardo. — « Al tempo del Ee Ugo III,
detto il grande [1268-84], erano venuti li Premostratensi, presso Cerines, detto il Monasterio
r Abbadia bianca di Délapasis (2). Tutti questi Keligiosi sopranominati, per le guerre dei
Mamalucchi, al tempo del Eo Giano [1426], quali minarono tutte le chiese et violarono
tutti li Monasterii, si partirono dall'Isola. Et medesimamente, al tempo del re Bastardo (3)
li monaci di San Bernardo si partirono, et l' Abbadia fu fatta Commenda, et nel monasterio
posero li Zoccolanti (■= francescani Osservanti), datogli da vivere; et de gli altri anchora».
— « A' giorni nostri non erano [in Cipro] Monache Latine se non a S. Theodoro monache
di S. Bernardo; quali poco innanzi furono totalmente destrutte: et fu restaurato quello di
nostra Donna di Sur dell'Ordine di S. Benedetto. Eimasero anchora due de' Prancescani
[cioè delle] Monache in Nicosia : Santa Chiara, et poco di fuori della città la Cava di S.
Francesco. Altre Monache Latine nell' isola non rimasero : dei Monaci nessuno ; né anche
li Crosacchieri. Li Premostratesi si ritornorono nel proprio loro : Li Mendicanti restorno in
Nicosia, et in Pamagosta solo: son poveri tutti, massime a Pamagosta: et non vi mara-
vigliate, perchè essi Saraceni in que' tempi abbruciarono libri et privilegii : ma in Nicosia,
perchè era lì tutta la nobiltà, furono alquanto ristaurati (fol. 33 r.)».
Si noti che l' Abbadia di S. Bernardo, ceduta ai francescani di Nicosia, venne distrutta
dal governo Veneto nel 1567 nel ridurre e fortificare la capitale, come si ha più sopra
sotto il ^ 5 di Nicosia.
§ 10. — n Monastero la Cava. — Oltre quello detto immediatamente più sopra
(§ 9) ove il Lusignajio ricorda questo Monastero delle Clarisse, altrove ha pure quanto segue :
« Il Ee Giacomo [1382-98 f , padre del Ee Giano] fabbricò un altro (palazzo) ap-
presso a Nicosia a Cava, che fu minato affatto, et non vi rimase se non il Monasterio
delle Monache di San Francesco (fol. 59 v.) (4) » .
(1) Alcuni cenni sulla storia di questi conventi veggansi nella nostra (Serie cronologica
p. 231-35, che a suo tempo completeremo con più abbondanti e più esatte notizie.
(2) Oggi ancora esistono le grandiosi rovine di questo monastero da noi visitato; il vil-
laggio porta r antico nome Bellapaisi (belle pays, o belle abbaye).
(3) Giacomo II, figlio bastardo del re Giovanni II che lo ebbe dalla greca druda Maria di
Patrasso. Giacomo col favore de' Veneti e degli Egiziani occupò il trono verso il 1460; nel 1471
si sposò a Caterina Cornato, e mori li 6 luglio 1473, nell' età di 30 anni, lasciando incinta la
Cornara del figlio Giacomo III che le mori poco dopo (f 1474). — Cfr. Rey-Du Gange Fa-
miUea p. 94-100.
(4) Stefano erra forse dicendo che fu re Giacomo I quegli che edificò il palazzo reale
alla Cava, egli lo avrà invece riparato; che un palazzo già esisteva sotto Enrico II detto il
Buono, il quale ivi mori il 31 marzo 1324, come pure ivi mori anche Ugo IV 10 ott. 1359.
— Gli storici (Macheras p. 29-39; Rey-Du Gange Familles cit. p. 71-72) indicano però la
località dove morirono questi re non col nome di Cava, ma col nome di palazzo o ca-
stello Strovilon, paese situato a sud-ovest e a poca distanza da Nicosia. Ora il palazzo
e monastero della Cava che secondo il Mas Latrie (Hist. de Chypre t. Ili p. 77 n. 6)
doveva esistere e au sud-ouvest de la ville (Nicosia) du coté de la porte de Paphos » , o
398 BIBLIOTECA
113 § 11. — S. Francesco di Nicosia(l). — «Essendo venuto Giovanni figliolo del Be
di Portogallo (in Cipro), il Ke lo fece Principe di Antiochia, e gli donò la figliuola (Car-
lotta) per moglie ... Il Principe [pe' gravi dispiaceri avuti dal Ciambellano prepotente]
morì, e molti dicono che fu attosicato dalla Regina Elena sua suocera [donna di greca
fede, figlia del Paleologo Despota della Morea] ; et fu sepolto in S. Francesco di Nicosia »
(fol. 60-61). « La Regina Carlotta mori in Italia, et fu portata in Assisi, et sepolta nella
chiesa de' Frati Minori Conventuali * (fol. 74) (2).
e à une lieue au sud de Nicosie > (idem Vile de Chypre p. 349), combina precisamente
colla località di Strovtlos, nome greco che pur corrisponderebbe al termine italiano dì
Cava, come osservammo altrove (Serie cronologica p. 235 n. 7). Filippo de Maseriis cancel-
liere di Cipro (in Vita S. Petri Thomae e. Vili) e il Loredano (lib. VI p. 339; trad. frane.
I. 374-75) citati dal Du Gange, rifiFeriscono che re Ugo IV, abdicando [nel 1358] in favore
di suo figlio Pietro, si ritirò e mori neìY Abbazia che egli aveva fondata tiel Castel-Strovilon.
E questo monastero, secondo ogni probabilità, dev' esser quello stesso detto della Cava, abitato
dalle Clarisse anche al tempo di Stefano Lusignano, cioè fin quasi alla conquista turca (1570).
— Il Macheras ricorda una località la Cava nella spiaggia dì Cerìnes (p. 283, 350), ed un' altra
Cava cosi detta una porta ed una fortezza dì Famagosta (p. 343-44 cfr. 202, 216) che non
han che fare colla Cava presso Nicosia. — Nel 1413, Nicolò da Este, ritornando colla no-
bile sua comitiva dal pellegrinaggio di Gerusalemme, sostava alquanto in Cipro, accolto
onorevolmente dal buon re Giano, che lo invitò alla Cava. « Questa Cava si è un palazzo
con un giardino, di cui piìi bella cosa non si può vedere, copioso di bellissime fontane; e
fra le altre una ve n' è che esce fuori di un albero di naraucio, e getta tanto alto, quanto
sono li rami del detto albero : et in questo giardino fa molti frutti d' ogni maniera bellissimi.
£ andarono più avanti, et intrarono nel cortile della detta casa; e li sì spogliò il re in
giuppone con alcuni gentiluomini, e gittorno el palo di ferro, dove el re vìnse per fòrza dì
braccio » . ( Viaggio a Gerusalemme di Nicolò da Este p. 133, ed. Torino 1861). — In questo
celebre monastero delle nostre Ciarìssc il B. Pietro Tomaso Carmelitano e Legato Pontificio
in Cipro, pochi giorni prima della sua santa morte, < postridie Natalis Domini (1365) nudis
pedibus coenosa processit platea ad celebrem Ecclesiam S. Mariae de Cana [corr. Cava'\
sacrum facturus Pontificium ». (Vita et res gestae B. Petri Thomae auctore Lìxca Waddingo,
pag. 53, Lugdunì 1637). — Nella citata opera del Waddingo abbiamo che alla morte del
detto Santo (1366 octavo Idus lan.) « orationem habuit fiinebrem Fr. Ioannes Larmeson
(altri Carmeson) Sacr, Theol. Celebris Doctor Ordinis Miuorum » (pag. 64), colà attuale Pro-
vinciale di Terra Santa in Cipro (C£r. Serie cronologica num. 24). Dice inoltre il Wad-
dingo: « i'V. Ioannes Faventinus Minorità, Praefectus, sive Guardianus Paphensis, qui Sancii
viri (Petri Thomae) gesta vitamque descripsit, angina, aut faucium ìnflammatione ferme
praefocatus accurrit, appositaque sanctì viri destra partì languenti, repente convaluit »
{ibid. pag. 65).
(1) Cfr. Note sur une nouveile découverte de monuments gothiques à Nicosie de Chypre;
ove sì tratta della recente scoperta delie rovine dell' antica chiesa di S. Francesco nella ca-
pitale di Cipro. La relazione è fatta dal sig. C Enlart e inserita nel bollettino dell' Acad.
des Inscript. et B. Ijcttres. Comptes rendus des séances de l'an. 1901 (22 feb.) p. 160-63. —
Nicolò de Marthono che visitò Nicosia nel 1394 parla di questo convento dicendolo assai
grande con dtie chiostri e giardino. — Nic. de Marth. Liber peregr. ad loca sancta in Sevue
de V Or. Lat. t. Ili p. 635.
(2) Carlotta, figlia della regina Elena e vedova di Giovanni di Portogallo, fu procla-
mata regina dopo la morte del suo padre Giano (f 26 lugl. 1458). Sposatasi a Luigi di
Savoia, dovette cedere il regno all'usurpatore Giacomo il bastardo (e. 1460) e ritirarsi in
Italia ove mori nel 1487. Il Du Cange (Familles p. 98) la dice morta a Roma e sepolta a
S. Pietro.
SECOLO xra. 399
« Il re Henrico (1285-1324) fii mandato, ma non ebbe mai figliuoli: et ha vendo re- 113
gnato anni 33, morì, et fu sepolto in S, Francesco in Nicosia » (fol. 56 r.) (1).
§ 12. — Pafo e Limassol distrutte nel 1424. — « Il Soldano del Cairo, homo
valoroso, ricordatosi lì danni che per il passato aveva fatto il Re Pietro di Cipro in Ales-
sandria (1365) et altri luoghi; gli parse hormai tempo di fare la sua vendetta; et mandò
in Cipro un esercito alla sproveduta... Li Mamalucchi destrussero tutta la città de Limissò
insino ali! fondamenti : quale era bella : dipoi mandorno parte di queir esercito, et presero
Puffo, et la destf ussero ... (fol. 59v-60)».
In qnest' epoca triste per l' Isola, dobbiamo porre la destruzione de' conventi che la
nostra Provincia di Terra Santa aveva in queste due città (Cfr. più sopra il § 3 e § 8)
di Pafo e Limassol.
§ 13. — Varia. — «Li Veneziani hanno regnato (in Cipro) dal 1489 insino al 1570,
&nno in tutto anni 82 . . . Nel 1492 fu un terremoto grande, che ruinò il Domo Latino
di Nicosia » (fol. 84).
« Quest' anno del 1570, alli 25 di giugno comparse in Cipro il crudelissimo Tiranno
[il Turco]; et sbarcò a Salines [in Larnaca] 100 mila &nti, et si disse 50 mila guasta-
tori, e 10 mila cavalli» (foL 90).
In Nicosia « Tutti li reverendi Canonici ei de altre digiiìtate ritrovati- in quella città,
et quasi tutti li Preti, et Frati sono ammazzati, et pochi fatti schiavi. H Bever. Guardian
de Hierusalem di Zoocholanti, schiavo [condotto] a Scio, fu liberato (2). Il Bever. Comis-
sario de S. Francesco, Maestro Andrea Tacito, si dice esser morto» (fol. 112).
In Famagosia, fu concesso dai Turchi ai Greci del paese di restarvi, ma « con questo
però che non si trovi nìesun Christiano della chiesa Latina, a' quali non volse concedere
né chiesa, né casa, né cosa alcuna » (fol. 122).
Sec. XTTT. — Anonymì Minorìtae(?): — A) De Scuraceois et de ritu ipso-
rum etc. — B) Brevis desoriptio Orbis. — Ex Cod. memb. lat. n. MLXVI. al.
E. V. 8. bibl. Univ. Taurin.
Abbiamo descritto questo cod. Torinese (sec. XIV, e forse del sec. XIII) nell' articolo 114
consacrato al nostro fr. Giov. da Piancarpino sotto gli an. 1245-48 a p. 200-2. Nello stesso
cod. sono questi due trattati non privi d' importanza, data la loro rispettabile antichità. Il Pa-
sini e compagni, che ci descrissero tutto il cod. nel catal. Codices Mss. bibliotJiecae Taurin.
(1749, t. II p. 359), non badarono alla breve descrizione del mondo, che segue immediata-
mente e senz' alcun titolo il trattato sui Saraceni ; né sappiamo se altri geografi ne abbiano
preso nota. A noi l'uno e l'altro trattatello sembrano non privi d'interesse, e perciò li
pubblichiamo dalla copia che ne facemmo l'anno 1899. — Il primo de Saracenis è pro-
(1) Enrico li detto il Buono, incoronato il 24 giug. 1285, tenne il regno, fra molte
tristi vicende, sino alla morte avvenutagli il giovedì 31 marzo 1324 nel villaggio e villa
reale di StrovUos, d'onde il venerdì 9 aprile il suo corpo trasportato in Nicosia, venne se-
polto, non come erroneamente asserisce il greco Macheras nella chiesa di S. Domenico, ma
nella chiesa de' FF. Minori dedicata a S. Francesco, e presso l' altare. — Il Du Gange- Rey
FamUles d'outre-mer p. 66-70, il Mas-Latrie Hiat. de Chypre t. II e III, e Leonzio Macheras
Chronique de Chypre, Paris 1882, p. 29-39, hanno le più belle pagine sulla vita di questo pio
monarca e l^islatore dell'isola.
(2) È questi il P. Gianfrancesco d'Arzignano Vicentino Custode di T. S. dal 1568, il
quale nel 1570 trovavasi in Cipro. Cfr. nostra Serie cronologica p. 58 n. 99.
400 BIBLIOTECA
114 babilmente non un compendio dipendente da qualche relazione maggiore, ma un'operetta
originate diretta dall' autore a persona che preventivamente ne lo pregò, come risulterebbe
dai nn. 9 e 12. Non stenteremo a crederla operetta di qualche missionario Minorità o Do-
menicano. — TI secondo, cui abbiamo prefisso il titolo di Brevis descriptio Orbis, è un
curioso e non meno importante trattato di geografia medioevale, compilazione probabil-
mente di qualche cattedratico, se male non abbiamo letto quelle parole « loquere ut in
genesi » che troviamo nel secondo capoverso del num. I.
A) — De Saxacenis et de Ritu ipsoruzn in oratione et ieiunio, et alila mo-
rìbtis ipsonim (fol. 16 a. 1. — 16 b. 2).
1. — Saraceni antequam orent, ut perfectam mundiciam habeant, verenda sua, manus,
brachia, faciem, os, nares, aures, occulos, capillos, decentissime, et ad ultimum pedes lavant.
Hoc facto publica voce preconiantur, unum confitentes Deum, qui nullum vel similem habet
vel equalem, einsque Mahomet prophetam.
2. — De Ieiunio. — In anno quoque integrum mensem ieiunant. leiunantes autem,
nocturno tempore comedunt, tempore diurno abstinent, ita ut ab ea diei bora qua nigrum
ab albo distinguere possunt per visum filnm, usque ad occasum nemo comedere, bibere,
ant nxoris commixtione se presnmat fcdare. Post solis autem occasum donec ad sequentis
diei crepuscnlum, semper libet eis cibo et potu, propriis uxoribns uti. Si tamen aut infir-
mitate fuerit pregravatns, aut quamdiu erit in via, aut languoris aut itineris duraverit
tempus, conceditur eis quibuscumque voluerint et vesci et simul uti, sed tamen ut quod
egritudinis vel vie necessitate minus implebit (1) postea emendat quando licuerit.
3. — De domo in qua adorant. — Semel autem per singulos annos causa solius
recognitionis precipiuntur omnes ire ad Dei domum que est in becha (2) videndum, et ibi
adorare, eamque inconsutilibus tegumentis indnti circuire, et lapides, prout lex precipit, per
media scilicet femora retro lacere, prò lapidando diabolo. Hanc autem domum dicunt Adam,
cum de paradiso exulasset a domino, extruxisse, et omnibus fìliis eius, donec Abraham ad-
venit, locum orationis fuisse. Abraham autem fidelis Dei servus eam roboravit et instauravit
et in ea domino vota vovit, et sacrificia obtulit, filioque suo Tsmaeli nomine post mortem
reliquit, eiqne et omnibus filìis eius per multa annorum curricula, donec Mahometus natns
est, orandi domus pennansit; quo nato Deus eamdem sibi cunctisque suis generationibus he-
reditariam ut ipsi perbibent promisit; adversarios preterea Dei et eorura Prophete predar!,
captivare, interficere, et omnibus modis persequi; atque dein dictum censura persolverint.
4. — De esu carnium. — Absoluta -est etiam eis omnis caro, preter porci camem
et sanguinem, nec non morticinum, ad vescendum. Bespuunt etiam quicquid in alicuius rei
(sic) non fuerit Dei nomine consecratnm.
5. — De numero ua^orum. — Licet preter id eis eodem tempore quatuor legittimas
habere nxores, et qualibet repudiata alìam semper accipere, ita tamen ut quaternarium
numerum numquam transeant.
6. — De repudio earum. — In repudio hoc quoque observatur, ut usque tertio ei
quamlibet repudiare, et eamdem rursns recipere liceat.
7. — QtMd entpticias uxores haòent quot volunt. — Empticias vero atque captivas
quotcumque voluerit habere licitum erit. Sed et eamdem vendendi denuoque emendi libe-
ram potestatem habebit. Sic tamen, ut postquam semel gravidam fecerit, neqnaquam se
alterius serviiutis iugo astringere poterìt.
8. — Quod licet eis consanguineas ducere. — Conceditur insuper eis de propria co-
gnatione habere uxores, ut sanguinis proles accrescat, et fortius Inter eos amicitie vincnlum
vigeat.
9. — De iudiciis eorum. — De possessìbnibus repetendis indicia talia sunt apud eos,
qualia esse apud hebreos, ipse optime nosti : ut petitor testibns comprobet, et negator iu-
ramento semet expurget. Testes autem nullos nisi valde ydoneas, probatasque personas
dare possunt.
(1) Implevit.
(2) Mecha.
SECOLO xni. 401
10. — Quod in quibusdam servant legem Mot/si. — In quibnsdam etiam aliis mo- 114
sayce legis inorem custodinnt: ut, qai hominis sanguinem fuderit, eadem pena plectatur.
Et quisquts in adulterio deprehensns foerit, cnm adultera pariter lapidetur.
11. — Quomodo apud eos peccata punlantur. — Qui autem cura qualibet alia fuerit
fornicatus LXXXta. flagellis subiaccbit. Furibus autem talis indicta est pena ut prima et
secunda vice LXXX flagella sustineat, tertia (vice) manum, quarta pedem amittat; et qui-
cumque cuilibet membrum abstulerit, digno pretio redimet. Hec universa precepta adeo
sunt proposita, ut si nimis larga qnodlibet faciendi esset licentia, fieret tocius gentis mina.
12. — Qtcod a vino debent àbstinere. — A vino semper abstiuere iubentur, quia
fomes et seminàrium est omnis peccati. Hec sunt precipua legis mandata, quia longum
est morari in singnlìs.
13. — De paradiso guem expectant. — Promittit itaque Deus et Machometo suo
fideli prophete, et credentibos, legisque eius mandata complentibus paradisum, idest, hortum
deliciarura [quemj per totum fluentibus aquis irrigavit. In quo sedes habebunt perpetuas, pro-
teget eos arborum umbra, nec frigore affligentur, nec a calore ; omnium fructnum, omnium
ciborum vescentur generibus ; quicquid appetitus cuique suggerit, coram se confestim inve-
niet. Sericis induentur vestibus omnicoloribus, accubabunt in deliciis, et angeli pincerna-
rum ministerio inter eos cum vasis aureis deambulabunt, in aureis lac, in argenteis vinum
offerentes, et dicentes : « Comedite et bibite in omni letitia, et quod promisit, ecce com-
pletum est » . lunguntur virginibus, quas nec humanus, nec diabolicus violavit contactus,
iacincti coraliique splendore forma prestantioribus. Hec bona dabuntur credentìbus.
14. — Quod credunt esse infernum. — Non credentibus vero Deo et Machometho
prophete eius, erit infernalis pena sine fine. Quantiscumque autem peccatis quisque obli-
gatns fuerit, et in die raortis sue Deo et Machometho crediderit, in die iudicii, Machometo
interveniente, salvus erit.
15. — De Machometo et eius educatore. — Machometus utroque parente orbatus,
sub avunculi sui Mamethì patrocinio puericie annos agebat. Ydolorum tunc temporis cultus
cum universa gente arabum inseviens, quemadmodum in Alcoranio suo testatur dicens,
Deum sibi dixisse : « Orfanus faisti, et te suscepi in errore, et te diii pauperem et locu-
pletavi » . Post aliquantulu ai vero annorum spatium, mercenarius apud nobilissimam quam-
dam dominam Cadigiam, ì i brevi ita domine sue anìmum obtinuit, ut iure coniugii rebus
omnibus et rerum pariter lonatrìce potiretur. Cuius operibus (1) de pauperrimo ditissimus
effectus, in tantam prorup.t mentis superbiam, quod regnum arabum sibi sperandum pol-
liceretur nisi timeret suos contribnlos, qui eum prò rege non tenent, cum sibi et equales
fuissent et maiores.
16. — De simulatione eius. — Viam tamen excogitans qua rei efifici potuisset, voluit
se prophetam confingere, ea videlicet facetia eloquentie quam apud diversas nationes, dnm
negociationi desudaret ingenii susceperat lenitate ; et hoc etiam quod arabum tunc temporis
maior pars milites erant atqne agricole, et ipsi fere omnes ydolatre, preter quosdam qui
legi Moysi, secundum Samaritanos tenebant heretice, et alios christìanos qui Nestoriani
erant et Jacobite.
17. — De Jacobitis et unde venerunt. — Jacobite autem sunt heretici a quodam
Jacobo dicti, circumcisionem predicantes, Christumque non Deum, sed hominem tantum iustum
de Spiritu Sancto conceptum, ac de Virgiue natum, non crucifixum tamen, neque mortunm
credentes.
18. — Fuit etiam eo tempore in r^oue Antiochie archidiaconns quidam amicus Ma-
chomethi, et hic Jacobita, unde ad concilium vocatus est et dampnatus. Cuius dampna-
tionis pudore contristatus, de regione aufugìt et ad Machometum devenit. Huios igitur in-
nixus Consilio Machometus quod cogitabat, et per se tamen implere non poterà t, ad effec-
tum perdnxit. Fuerunt quoque indei ex illis arabie quos diximus hereticis: Abdias, Achatbala,
Abath-dieri. Et hii quidem Machometo se adhibnerunt, et ad conplendum stnlticiam eius
auxìlinm prebuerunt, et hii tres legem Machometi, quisque secundum suam heresim con-
temperaveruut, et talia ei ex parte Dei dare monstraverunt, que et heretici indei et here-
tici christìani, qui erant in Arabia, veracem crediderunt; qui omnes sponte credere nolne-
rint, vi tamen et gladii timore crediderunt.
(1) OpOms,
BibUoi. — Tom. L
402 BIBLIOTECA
114 B) — [Brevis descriptio Orbis ex eod. cod. fol. 17 a. — 18 b.].
I. — Mandns dicitnr quia undiqne motus, quia semper movetur, cuius figura assimi-
latur ovo, quod testa ambitur, testa albugine, albumen vitello, vitellum gutta pinguis in-
clusum tenet. Sic mundns undique celo circumdatur, celo porus ether ut albumen, ethere
turbidus aer ut vitellum, aer terra ut pinguis gutta.
Item: VI diebus operatus est Deus, et in VII' quievit; loquere ut in genesi (sic?).
Sunt autem IIII elementa: ignis, aer, aqua, et terra, ex quibus Constant omnia; qui in
modum circuii se continent et revolvuntur. Dum ignis in aerem, aer in aquam, aqua in
terram convertitur et e contra, hec IIII elementa propriis qualitatibus se invicem tenent,
et discordem suam naturam concordi federe vicissim commiscent. Nam terra arida et frigida
frigide aque convertitur; aqua frigida et humida huraido aeri convertitur; aer humidus et ca-
lidus calido igni convertitur; ignis calidus aride t«rre convertitur. Deputantur ergo terre gra-
dientia, atque natantia, aeri volatilia, et igni radiantia. Est ergo terra sperica vel rotnnda,
unde orbis est dieta, cuius circuitus CLXXX millibus stadiorum misuratur, quod duodecies
mille miniarla et lij computatur. Huius centrum in medio, scilicet Iherusaìem, sicut punctus
est centrum in medio circuii equaliter locatus, qne nullis fulcris, sed sola divina potentia
sustontatur, unde dicitur r Non timetis me, dicit Bominus, qui suspendi terram in niehilo ?
Hec quinque zonis, idest circulis distinguitur, quorum duo sunt inhabitabiles algore,
tertius ardore, a quo sol numquam recedit, et ad illos duos numquam accedit. Mcdii duo
habitabiles sunt, bine ardore, inde algore temperati. Ex hiis circulis V, primus est septen-
trionus, secundus solstitialis, tertius equinoctialis, quartus vernalis, quintus australis.
Sed solus solstitialis a nobis habitatur. Unde zona que a nobis habitatur, in tres partes
dividitur, quarum una est Asia, secunda Europa, ab occidente usque ad septentrionem,
[tertia] Affrica a meridie usque ad occidentem.
II. — Asia, a regina eiusdem nominis est dieta. Cuius Asie prima regio est paradisus,
locus amenus, invadibilis hominibus, quia igneo muro usque ad celum est cinctns, et est
in Oriente. In hoc est lignum vite. In hoc fons oritur, qui in IIII flumina dividitur.
Primus est Fhyson, qui et Ganges dicitur ; hic in India exit de quodam monte, et in mare
intrat. Secundus est Gyon, qui et Nilus dicitur, qui Ethyopiam circuit, in Egyptum de-
scendit, fecundans totam terram Egypti, et mare, iuxta AUoMindriam per VII hostia in-
greditur. Tertius et quartus scilicet, Tygris et Euphrates, in Armenia exeunt et in mare
intrant. Post paradisum sunt loca multa deserta, propter diversa serpentum et ferarum
animalia. Postea est India, que duas habet estates in anno et duas hyemes, et omni tem-
pore viret. Ibi etiam sunt montes aurei, sed propter gri/fes et dracones adire non possunt.
Ibi est Caspius mons, Inter quem et mare AUexander magnus conclusit Gog et Magog,
gentes ferocissimas, humanis carnibus, et crudis bestiis utentes. Hec India habet XLIIII
regiones diversos homines continentes. Ibi sunt in quibusdam montibus, duorum cubitorum
homines contra gruas pugnantes. Hii tertio anno pariunt, et VIII' senescunt; apud istos
crescit piper colore albo, sed denigratur igne et fumo qui fìt ibi cum colligitur ut fugiant
serpentes qui ibi sunt. — Itera in alio loco sunt homines qui macrobii dicuntur XII cu-
bitorum, qui bellant contra griffes, qui habent corda (1) leonum, alas et ungula aquilarum.
Item sunt ibi homines qui non possunt mori sed cum multnm senuerint, a filiis mac-
tantur, sed illud bonum [credunt], mac(tare) parentes et mactatos comedunt, et qui hoc
ibi non faceret impius iudicaretur. Item sunt ibi alii qui pisces crudos comedunt, et salsum
mare bibunt.
Item sunt ibi malieres que parinnt canes pneros, et cum senescunt nigrescunt, et
diu vivunt.
Item sunt ibi quidam monoculi, qui uno tantum fui ti pede auram carsu vincnnt, et
in terram positi (fol. 17h,l:) umbram sibi pianta pedis erecta faciunt.
Item sunt ibi quidam absque capite habentes in humeris occulos, et prò naso et ore
duo foramina habent in pectore, setas habeut ut bestie.
Item sunt quidam iuxta fontem Ganges, qui solo odore vivunt cuinsdam pomi, et quo-
cumque vadunt, poma illa secum portant, morìuntur enim si parvnm odorem trahunt.
Item sunt ibi serpentes tam vasti ut cerros devorent.
(1) Piuttosto corpora. — Confronti il lettore la presente descrizione dell'Asia, con la
relazione del Minorità Piancarpino riportata sopra, sotto l'an. 1245-48 al n. 56.
SECOLO xm. 403
Item est ibi bestia que faciem habet hominis, corpus leonis, caudara scorpionis, vocem 114
serpentis, velocior cursu qnam avis volata. Item sunt ibi boves tricornes, pedes eqni habentes.
Item est ibi monoceros caius corpus eqni, caper cui pedes elephantis, cauda suis.
Habent unum cornum in fronte accutissimum. Diros habent mugitus, et omne qnod obstat
cornu transverberant. Captus potest perimi, sed non domarL
Item Gange fluvio sunt anguille tricennarum pedum longe. Item ibi est quidam vermis
instar cancri bina habens brachia, VI cubitoram longa, quibus elephantes corripiuntur, et
nndis merguntur.
Item Indicum mare gignit testndines ita magnas, ut de earum testis capacia hosptcia
sibi faciant homines.
Item habent magnetem lapidem qui ferrum rapit et adamantem, qui non nisi hyrcino
sanguino frangitur.
Item ab Indo flumine usque ad Tygrim est Parf^ta XXXIII bs. regionibus distincta.
Item a Tigri usque ad Euphratem est Mesopoiamia. Ibi est civitas Ninive itinere trium
diernm, a Nino rege constructa. Ibi est Babilonia a civitate Babilone nominata, quam
Menibrot gygas fundavit. Cuius muri latitndo L cubitorum, altitudo CC, ambitus cJTitatis
GCCCLXXX stadiorum, C portis ereis firmata, per cuius medium fluit Euphrates.
Item ibi fuit turris Babel. Ibi est Chaldea in qua primum inventa fiiit astronomia.
Ibi est Arabia; in hac thns coUigitur. Ibi est mons Synay, qui etiam Oreb dicitur, in
quo lex data est Moysi. Ab Euphrate usque ad mare mediterraneum est Syria, a Syro rege
sic dieta, in qua est Damasciis, a Damasco Abrahe servo dieta et constructa. Ibi est An-
tiochia, ab Antiocho rege dieta, olim Béblata vocata. Est in ea Fenicia regio a finìce aye
dieta, que tantum in ea invenitur.
Ibi est Tyrus et Sydon, Mons Libantts ad cuius radices oritur Jordanis fluTins.
Ibi est Palestina, que nune Ascalon vocatur. Ibi est ludea, a luda filìo lacob dieta.
Ibi est Jerusalem, quam Sem filius Neo Salem vocavit.
Ibi est Galilea, in qua est Nazareth.
Ibi est Pentapolis regio a V civitatibus dieta, in qua foit olim Sodoma, et Gomorra
etc. In hac est Mare mortuum.
Hee predicte r^iones, ab oriente incipientes, recta linea ad mediterraneum mare ex-
tenduntur, quibus usque austrum Egyptus coniungitur, in qua sunt XXIUI gentes. Hec
Nilo irrigatur. Centum millibus villarum oruatur. Numquam nube obscuratur. Nulla pluvia
irrigatur, sed Nilo fecundatur. Hanc sequitur Albania, cui coniungitur Armenia, in qua
est mons Ararat, in quo archa Noe a diluvio remansit, cuius usque hodie ligna videntur.
Huie connectitur Capadochia, in qua eque a vento coneipiunt, sed fetus illi triennio vivunt.
Hanc sequitur Asia minor. In qua est Ephesus, ubi quiescit Ioannes Evangelista. Ibi est
Bitinia, Nichomedia, Gallacia, Frigia, Licia, Pisidia, Pamphilia.
m. — Europa, ab Europe rege est dieta, que ab occidente usque ad septentrionem
extenditur. In qua hee sunt provincie : Alania, Dacia, Gothia, Germania, a germinando
populos dieta, in qua est Svevia, a monte Svevo dieta, etiam Alamania dieta a lacu Ale-
manno. In hac Banubius oritur, et LX precipnis lluviis augetur et in VII hostia ut Nilus
pontìcum mare ingreditur. In hac est etiam Bagvaria (1), Franconia, Turingia, Saxonia.
Postea est Dania et Norgvea.
Deinde, versus orientem, Panonia, Hungaria, et Tracia. Postea hee Consfantinopolim
habet, a Constantino constrnetam.
A mediterraneo mari est Grecia, a Greco rege dieta. In qua est mons Olympus, qui
excedit nubes. In hac pst abesten (2) lapis qui semel aceensus extingui non potest.
Ab Aquilone est Histria, cui coniungitur Ytalia, in qua est urbs Boma, Romulo con-
stroeta, formam habens leonis, quia sicut leo ceteris bestiis preest et dominatur, sic ìpsa
ceteris civitatibus. Brundttsium habet formam cervi, Cartago bovis. Troia equi. Et in Ytalia
Tuschia, a Thurc et sacrificiis dieta, Campania, Apulia, est et. Umbria dieta qnod imbribus
tempore diluviì guperfhit. Et Longobardia, a longis barbis dieta, Venecia, a Veneto rege
prins dieta, Gaìlia a candore populi dieta, quia cala (3) grece lac dicitur. Hee a monte
(1) Bavaria.
(2) Dal greco aa^EaTov.
(3) Dal greco f»^»*
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114 Jovis surgit, et versus aquilonem britanicnm occeanum incidit. Hec Francia a Franche
rege dieta est. Inde est Yspania ab Yspano rege dieta, qne prins Yhernia ab Ybero flu-
mine dieebatur. — Postea est Briiania, Anglia, Ybernia, Tìieatos. Coius terra quovis por-
tata serpentes perimit.
Inde snnt insule qnedam, qnarnm arbores nnmqnam dcponont [folia]; et in qnibas
sex mensibns estivis est eontinnns dies, et spi hybernis continna nox. Ultra has versus
aquilonem est mare congelatum, et frigus perpetuum.
IV. — Affrica, ab Affer uno ex posteria Abrahe dieta. Hec in oriente Indi flumìnia
surgit, et per meridiem vergens per occidentem tendit,
Huins prima provincia est Libia. Inde est Numidia, in qua regnavit lugurta. In qua
est civitas Ypone, ubi beatus Augustinus fnit episcopus,
Illic est Ethyopia ab Ethyope dieta, unde fuit regina Saba. Ulic est etiam fons tam
frigidus diebus ut non bibatur, tam fervidus noctibus ut non tangatur. Ubi habitant Tro-
godile qui sunt adeo veloces ut feras cursu capiant.
Sardinia est insala a Sardine rege dieta, Hérculis filio, in qua nec serpens, nec lupus
gignitur. In ea est soUfuga animai ut aranea morsu homines perimens. In ea est barba
similis apiasiro, que comedentes intus contrahit, et quasi ridentes interimit. In bac sant
fontes calidi, infirmis medelam, fnribus cecitatem ferentes.
Infernus ideo dicitur quia inferius sub terra; est autem locus igne et sulphure hor-
ridus, inferius dilatatus, et superius angustatus. Èie laeus vel terra mortis dicitur, quia
anime illuc descendentes veraciter moriuntur. Dicitur stagnum, quia ut lapis in stagno,
sic in ipso anime merguntnr. Dicitur terra tenebrosa, quia fumo et fetoris nebnla obscu-
rator. Dicitur terra oblivionis, quia illorum Deus obliviscitur, qui ibi sunt, sic (ut) ipsi
obliti fucrunt Deum. Dicitur tartarus a tremore et horrore, quia ibi &st lietns et strider
dentium. Dicitur Gehenna, et terra ignis; Gehenna enim terra dicitur. Dicitur etiam Stix
qued grece sonat tristiciam. Flegeton est flumen infernalis, fetore et ardere borri bilis.
V. — Nota: Philosophi dicunt a terra usque ad lunam cxxv stadiorum, qued sunt
xv.Dc.ixv miliaria. — A luna asque ad mercurium vTidccc.xx miliaria. Inde ad Venerera
totidem. — Inde ad solem xxiii. ccxjc. xxxvu miliaria. — A sole ad Martem xv\dc.xivi
miliaria. — Inde ad lovem vldccc.xii miliaria. — Inde ad Satnmum totidem. — Inde
ad firmamentum xxm. ecce, xxxvi miliaria.
Sunt itaque a terra usque ad celum a et tK et ooc.L.rxxYi miliaria.
Hebrei auctore Moyse sic menses nominant, ab Aprili in quo Pascha celebrant:
Aprilis
=
Nisan.
lunius
=
Suivan.
August.
=
Ab.
October
—
Tesori.
Decemb.
—
Casleu.
Pebruar.
=
Sabath.
jyptii vero auctore Habraa
Septemb.
=
Thoth.
Octuber
—
Faosi.
Novemb.
=
Athir.
Decemb.
=
Chocat.
lanuar.
=
Thybi.
Februar.
=
Machir.
reci vero
Feroneo auctore.
Decemb.
=
Apuleyos.
lanuar.
=
Eydimos.
Februar.
—
Pericios.
Martìus
=:
l>istros.
Aprilis
—
Xanticos.
Maius
=
Artemesios.
Maius
=
Jiar.
lulius
=
Thamun.
Septem.
=
Elul.
Novera.
=
Marhasuam.
lanuar.
=
Thebeth.
Martias
=
Adar.
Etmbri computant, sicque eoi
Martius
=
Femenoth.
Aprilis
=
Farmuthi.
Maius
~~
Pachom.
lunìus
^"^
Paum.
lulius
=
Epysai.
August.
—
Mesori.
is inchoant, quos sic vocant
lunius
=
Deseos.
lulius
—
Ponemos.
August.
=
Loos.
Septemb.
^=
Gorpicos.
October
=
Niperbetheos.
Novemb.
~—
Bios.
SECOLO xm. 405
Sec. xm. — De Via eundi de lope in lorusalem, et de Sancto Sepulchro, 116
et alìis locìs.
Questo itinerario trovammo nel codice miscellaneo, cartaceo in 4', della biblioteca Ca-
pitolare di Verona, segnato cod. CCCXVII, a foli. 19 v.- 26 v. Nella prima pagina del
codice si legge la presente nota autografa : Questo presente libretto è di me Felice Feli-
ciano da Verona scripto del anno 1458 del mese di marzo ; nota che fé' credere al Tobler
l'itinerario esser opera del Peliciano, e del 1458, e di poca importanza. Alla lettura del
breve itinerario, noi ci persuademmo al contrario dell' illustre palostinografo (1), e senza
esitare lo diciamo composto verso i primi del secolo XIII, e come tale di ben maggior
importanza che non sembrò al citato Tobler. Questo itinerario, o meglio guida del pelle-
grino in Terra Santa, merita di vedere la luce nel presente nostro lavoro ; e ringraziamo
vivamente l'egregio vice Bibliotecario della capitolare D. Antonio Spagnolo che gentilmente
volle egli stesso trarcene copia fedele. I Palestinografi lo confrontino con altri simili codd.
notati dal Kohricht e con un testo edito dal Neuman (2).
De Via eundi de lope in lerusalem et de Sancto Sepulchro et aliis locis.
Si quis de lope in lerusalem ire voluerit ortum solis semper teneat.
Extra portam civitatis sancte, fuit lapidatus Stephanus. In civitate est sanctum Se-
pulchrum. In choro est medium mundi. Ubi Nicodemus et Joseph ab Arimathia posuerunt
corpus Icsu. Ad oxitum cliori ad sinistram parteui est mons Calvarie, ubi fuit Dominus
crucifixus: ibique fecit Ahraam sacrificium Deo.
Subtus est Golgotha, ubi sanguis Christi saxum perforavit et cecidit super caput Adam.
Ketro locum Calvarie est columna, in qua Dominus fuit ligatus et flagollatus.
luxta V" (sic?) per descensus XL» graduum est locus, ubi sca. crux fuit inventa ab
Helena.
Ad introitnm sci. Sepulchri per descensus XL» graduum est ecclesia grecorum ubi
est sca. crux que fuit inventa (3), et yraago beato Virginis que locuta fuit beate Marie
Egyptiace.
Foras dicti Sepulchri contra aquilonem, est ecclesia sci. Kyriaci, et ibi corpus.
Ante .'ntroitum sci. Sepulchri contra meridiem est domus sci. Ioannis (4).
Et iuxta est raonasterium sanctarum monialium de Tyro (5), et ibi circa est ecclesia,
ubi beata Virgo Maria, et cetere Marie dilacerabant capillos suos in passione Christi.
Ab ilio loco erga montem, quantum potcst arcus bis jacere, est Templum Domini in
quo est magnus lapis et supra lapidem erat arca Domiin', in qua erat virga Aaron et ta-
bula testamenti, et sex candelabra aurea et urna in qua erat manna. Ad sinistrum lapidi s
apparet vestigium lacob, ibi fuit oblatus rex regum de Virgine natus manibus iusti Sy-
meonis. Ad dexteram apparuit angelus Domini Zacharie; sub lapide est quedam spelonca, ibi
fuit confessio sacerdotum, el ibi est sancta sanctorum, et ibi dimisit Deus peccata mulieri
deprehense in adulterio.
Porta que respicit contra orientem dicitur speciosa, et alia que respicit ad aquilonem
dicitur porta paradisi, et est fons paradisi de quo dicit propheta : Vidi aquam cgndicntcm
de tempio.
(1) Bibliograph. geogr. Palaeatinae p. 49.
(2) Cfr. Ròhricht Bibliot/i. geogr. Palaest. n. 97, p. 40-41.
(3) Cfr. Theodoricì libellus de locis sancOs ed. Tobler cap. 9.
(4) Cioè dei cavalieri di S. Giovanni Battista.
(5) Dì queste monache parla il citato Theodoricus cap. 13. Notiamo che l' autore del
nostro itinerario usa il presente per indicarci 1' attuale presenza di Suore nell' indicato mo-
nastero.
406 BIBLIOTECA
116 Per oxitum illutn circa murum est prohaiica piscina, ubi angelus Domini descendit
secundum tempus et movebatur aqua. Coram ianna illa templi que respicit contra meri-
diem est templum Salomonis. Et in angulo civitatis super murum est talneum Christi et
pila, ibique fuit sepulchrnm sei. Simeonis insti (1). Inter templum et portas aureas fue-
runt arbores de quibus accipiebant ramos palmarum et iactabant in via quando Deus
transibat in ramis palmarum.
Et ex inde capitur via qne ducit ad sanctam Annam, ubi est s?epulchrnm eius. Et ibi
est alia piscina. Iterum ad templam porta illa que respicit ad orientem dicitur lerusalem.
Et iuxta portam paradisi et lerusalem ubi Saraceni adorant (2). Fuerat olim ara in qua
Ahraam fecit sacrificium de filio suo, ibique interfectus fuit Zacharias, filius Barachie.
Extra portam que dicitur lerusalem fuit quedam capella de qua fuit precipitatus lacob
frater Domini. Et per descensus super gradus apparent vestigia asine Domini. Et inferias
sunt porte auree.
luxta turrim David est quedam capella grecorum ubi sunt reliquie sci. lohannis Chry-
sostomì et beati Demitrii martyris. Exinde capitur via ad montem Syon.
In monte Syon est ecclesia devastata, ubi migravit beata Virgo Maria a seculo et
exinde fuit ducta in losaphat per manus angelorum. Coram illa ecclesia magna est capella
quedam ubi Dominus fuit legatus et flagellatus et ad mortem iudicatus. Et hec fuit domus
Caypìie pretorium. Super ecclesiam magnam est capella sti. Spirifus ubi ascendit super
Apostolos in die pentecostem, et ibi supra est quodam altare in quo cenavit Dominus cum
discipulis suis. Et inferius est locus ubi lavit pedes Dominus discipulis suis, Petro ultimo.
Sub monte Syon est capella que olim vocabatur Galilea, ubi Deus apparuit Symoni
et mulieribus post resurrectionem.
Sub monte Syon ex alio latere natatoria Siloe, ubi illnmìnavit Dominus cecum natum.
Et ibi dicitur fuisse sepultus Ysaias propheta.
Et sapra Siloe est Acheldemack locus et sepultura peregrinornm. Ager ille sanguinìs
qui emptus XXX* argenteis quem appreciaverunt a filiis Israel.
Sub portis aureis in valle losaphat est torrens Cedron, et ibi coUegit David propheta V
lapides de quibus interfecit Goliam gigantem. Ibi iuxta est losaphat locus et sepulchrum
beate virginis Marie. Et exinde assumpsit eam Dominus noster Yesus Christos.
Et ibique iuxta est Gethsemani locus ubi captus fuit Deus a ludeis et apparent di-
giti eius in muro.
Et exinde quantum est iactus lapidis, est locus ubi orabat patrem et factas est sudor
eius sìcut gutte sanguinis. Ibi prope in valle est locus in quo fuit positus rex losaphat
et inde dicitur vallis losaphat.
Ibi prope est mons Oliveii ubi ascendit Dominus in calura, et adhuc apparet vestigium
pedis eius sinistri ; ibi iuxta est capella grecorum ubi est corpus beate Pelagie virginis. Et
postea iuxta «st capella ubi Dominus fecit Pater noster.
A. monte Oli veti usque Bethphage distat miliarium dimidium-, locus est unde misit
Dominus Petrum et lohanuem ut ducerent sibi asinam.
A monte Oliveti usque Bethaniam distat unum miliarium, ubi (Christus) snscitavit
Lazarum et dimìsit peccata Marie Maydalene.
Ab ilio loco distat VI lines (3) usque ad Quarentanam obi iciunavit Dommus XL*
diebns, et ubi temptatus est Dominus a diabolo.
Sabtus est locus Ahrae et ibi prope est lerico.
Inde usque ad lordanem distant duo liues ubi Dominus fuit baptizatus a lohanne et
audita est vox Patris.
Inde usque ad montem Synai distant Vili diete, ubi Deus dedit legem Moysi. Et corpus
beate Katerine virginis ibi est.
De lerusalem distat I leuga ad scm. Helyam contra meridieui. Et ibi prope est flo-
ridus (4). Et ibi circa, prope viam, est sepulchrum Rachelis uxoris lacob. Exinde ab uno
(1) Cfr. il citato Theodoricus cap. 18.
(2) Da questa espressione potremmo ricavare che 1' autore scriveva molti anni prima
del definitivo ritorno de' Saraceni in Gerusalemme (e. 1240).
(3) Nel cod. liues, liuces e leayes promiscuamente.
(4) Floridus campus.
SECOLO XIII. 407
miliario est Beihlcem ubi Deus fuit iiatus. Contra nativitatem est Presepe Domini, ubi Magi 115
ab oriente vencruiit adorare Domìnum. Ad exitum chori a dextris est puteus ubi stella cecidit.
Ad siiiistrum sub claustro sunt Innocentes et sepulchrum sancti Hieronymi presbiteri.
A Bethleem usque ad locum Pastorum distat I miliarium, ubi angelus Domini ap-
paruit pastoribus in nativitate eius, nocte illa Gloria in excelsis Beo cantantes.
A Bethleem usque in Ebron ad scm. Abraam distant V' liues, ubi finxit Deus Adam,
ot ibi est corpus eius. Et corpora sanctorum patriarcarum scilicet Abraam Isaac et lacob
ibique sunt. Ostendit se Deus Abrae in trinitate ad radicem Mambre.
De lerusalem ad castellum Emaus sunt V liues ubi ostendit se Deus discipulis suis
ut peregrinus.
De lerusalem usque ad scm. Crucem distat I iniliarinm contra occidentem, ibique
crevit arbor unde fuit facta sancta crux.
De lerusalem ad Samariam que vocatur NeapoUs distant X liucos, ibi est puteus
lacoh, ibique locutus est Deus cum muliere samaritana. Et exinde usque Sebastiana, duo
railiaria ubi fuit decolatus beatus Johannes baptista. Inde usque ad montani Thabor contra
aquilonem distant X leuges, ubi transfiguratus est Deus coram discipulis suis. Ibi prope
est mons Hermon ubi suscita?it Deus filium mulieris viduae. Contra orientem est mare
Galilee ubi saciavit Dominus V* millia hominum.
A monte Thabor usque Nazareth distant tres Jeuges ubi obumbravìt Deus corpus
beate Marie Virginis. Ibique salutavit eam angelus.
A Nazareth usque Cana Galilee distant tres leuges ubi fuit natns beatus lacób filius Zebedei.
Terra lerosolimitana in centro mundi est posita, ex maiori parte montuosa, ubere
gleba fertilis. Cui ab oriente adiacet Arabia, ab occidente mare magnum, a septentrione
Siria et mare Cyprum. Hec ab antiquis retro temporibus commnnis fuit patria nationum que
ad loca sancta tollenda illuc de quibuslibet partibus convenerunt sicut in actibus aposto-
lofum legitur et in missione Spiritus Sancti. Amen.
Be diversitate gentis que habitant in lerusalem: Parti, Medi etc. (1).
Nunc autem iste gentes versantur in ea, et habent oratoria et domicilia.
Christianoruìn vero varie sunt gentes in varias scolas divise. Quarum prime sunt
Franchi qui Latini verius appellantnr, homines bellicosi, armis exerciti, nudi capite et
soli intei" gentes illàs omnes barbam radunt et dicuntur omnes Latini, quia latina littera
utuntur et Romane Ecclesie sunt subditi. Isti pure catholici sunt.
Alii sunt Greci ab Ecclesia Romana divisi, homi.nes astuti, armis parum exerciti,
pillos longos portantes, errantes in fide et iuris articulis, precipue in co qnod dicunt Spi-
ritnm Sanctum non a Patre et Filio, sed a Patre solo procedere, et solummodo fermen-
tatum sacrificant, et multis aliis errant, propriam habent litteram.
Alii sunt Suryani armis inufiles, ex maiori parte barbam non habent. Inter Lati-
norum et Grecorum cultura medii, ubique tributarli, fortes in fide et sacramentis per omnia
concordantes, litteram habent saracenicam in temporalibus, et spiritualibus grccam.
Alii sunt Arinenici armis aliquibus exerciti, et grecis in multis discordantes, ieiunantcs
in omni tempore nativitatem Christi, suam XL»", in die apparitioiiis nativitatis(2) Christi celo-
brantes, et multa alia contra ecclesiastica instituta facientos. Hii propriam habent litteram ;
Inter Armenos et Grecos odium implacabile. Armeni nuper Romane ecclesie obedire promise-
rant dum rex eorum a Maguntino Archiepiscopo romano sedis legato coronam accepit(3).
(1) Da questo articolo De diversitate gentis si scorge che il compilatore di questo iti-
nerario sì è servito della Historia Hierosolymitana del De Vitry (•}• 1240) come tutti i com-
pilatori di simili itinerari durante i secoli XIII-XV, eccettuati quelli che scrissero de visu.
(2) Intendi: in die Epiphaniae nativitatem Christi celebrantea.
(3) Re Leone II di Armenia, detto il grande, fu coronato da Conrado arcivescovo di
Magonza, indi consacrato dal patriarca Gregorio nel 1198; si uni col suo clero e popolo
alla Chiesa Romana sotto Innocenzo III» dal quale nel 1199 ebbe il titolo e la dignità regale.
Cfr. Hurter Storia d' Inn. 111%. I p. 319. Du Cange-Rey X/««/amittc« d'oM^re-«ier p. 120-21.
Abbiamo dunque l'epoca in cui fu compilato questo itinerario; il compilatore ricordando
questa unione come nuper avvenuta, necessariamente scriveva nei primi anni del secolo XIII.
408 - BIBLIOTECA
115 Alii snnt Georgiani, scm. Georgium 'Solepipni pompa colentes, armis plurimum exer-
citi, barbam et comam iu- immensura nutrientes, gestantes unius digiti pilos ; istornm tam
laici qnam clerici coronas habent ad instar clericornm, sed clerici habent rotundas, laici
qaadratas, fermentatnin sacrificant et in omnibus grecos imitantes, propriam habent litteram.
Alii snnt lacobini siye lacobite, a qnodam lacobo vana heresi damnati, pessime cre-
dentes, chaldeam habent litteram.
Alii sani Nestoriani in fide heretici, dicentes beatam Mariam tantam hominis matrem
fuisse; et in mnltis aliis errantes, litteram habent chaldeam.
Latini et in varias gentes dividuntur, scilicet Alemannos, Eispanos, Gallos, Italicos,
et omnes gentes qoas parit Europa.
De qaibns italicis snnt in terra israelitana tres populi ipsi terre plarimum efficaces,
scilicet Pisani, lanuenses et Veneti, navali exercitio perdocti, in aquis invicti, et in omni
bello exerciti, mercimoniornm ingeniis sagaccs, a cnnctis tribatis et redditibns liberi, exempti
ab omni iarisdictione, sibimetipsis iara dicentes, inter se tamen invidi, et discordes, qnod
securitatem maiorem exhibent Saracenis. Finis.
Sec. Xm. — Itinerarium Sanctorum Locortun.
116 Codice membranaceo, segnato 0. 35, della biblioteca Ambrosiana di Milano. Questo
itinerario segue quasi verbalmente quello della biblioteca di Verona De Via eundi de loppe,
inserito nel precedente articolo di questa nostra Biblioteca. L'ambrosiano, scritto scorret-
tamente su membrana, è stato compilato, crediamo, dopo la metà del secolo XIII.
(fai. 116r.) Si quis voluerit ire ab Acon ad montem Carmelum snnt leugue Vili
ubi fuit beatus Elias propheta. De Carmelo ad Cesaream sunt leugue Vili, ibi dicitur
esse tabula Domini et quatuor filìe Sci. Filippi et locus centurionis Corneli.
Et de Cesarea usque lopem sunt leugue XII, ubi est petronus sci. lacobi Appli.
De lope usque Terusalem sunt leugue XII; ibi fuit lapidatus beatus Stephanus, extra
civitatem, et ideo vocata est civitas illa prima (sic) porta Yerusalem, porta sci. Stephani.
Intret et perquirat loca sca. per ordinem. Primo S^aulcrum Xpi. et in coro medium
mundi, deinde ad exitum chori ad sinistram est mons Calvarie, ubi fuit Dominus cmcifixus.
Et subtus in Golgotha ubi sangnis Domini saxum perforavit et cecidit super capud Adam.
Coram Golgotha iacent omnes reges lerusalem. Retro tumbam magni altaris est co-
lumna, ubi Dominus fuit ligatus et flagellatns (1). luxta ibi per descensum XL gradunm
est locus, ubi beata Ehlena invenit veram crucem. Et adexteram (sic) exitus Chori est career
Domini et catena. In introitu sci. Sepulcri per descensum XL graduum est capella gre-
corum, ubi est ymago beate Marie virginis, que ymagofnit locuta Marie Egiptiace et con-
vertit eam. Ibique est etiam illa vera crux que nunc (sic) ftiit inventa XXI die intrante
madio, et per exitum illum est scs. caratonus (=: Cariton?).
Ad introitum sci. Sepulcri contra meridiem est domus hospitalis sci. Ioannis pauperum.
Ibi iuxta est monasterinm sci. lohannis monialiu'm de Tiro. luxta illam ecclesiam est ecclesia
Sco. Marie de Latina (fol. 116 v:) ubi Virgo Maria et alie Marie dilaceraverunt capillos
suos, quando Christus mortuus fuit in cruce.
Inxta portam Sepulcri ad introitum ad latus dextrum est quedam capella parva, ubi
beata Virgo Maria fuit quando Christus stando in cruce dixit: Mulier ecce filius ttius, et
lohani : ecce mafer ttia.
A Sepulcro usque ad Templum Domini per duas arcatas in quo sunt XII porte sed IIII.
sunt magne. Intus in saxo est saxus sacratns, super [qnem] fuit oblatus Xps. rex regum de
Virgino natns, ibique apparent passis (sic) lacob et ibi vidit lacob scalare tangentem celum,
et in eam ibique fecit Abraam sacrifìcium de fìlio suo. Subtus est locus qui dicitur Sancta
Sanctorum. Ibi scripsit Dominus digito suo in terram. Ibique dimisit peccata mulìeri de-
prehense in adulterio. Ad dexteram apparuit angelus Domini Zacharie prophete.
Porta illa que est iuxta occidentem dicitur porta speciosa. Et illa que est contra
aqnilonem porta AìcMxxt paradisi, de qua locutus propheta dicens: Vidi (Miuaim egredientem
(1) La colonna detta degli improperU posta anche oggi nel luogo indicato.
SECOLO xra. 409
de tempio a latere dextro. Per exitam illam circa claostrum templi est pro&afica piscina, 116
ubi angelus Domini doscendebat secnndom tempns in piscinam. Et ibi est matcr Marie
Virginis et sepulcrum eius.
Et alia porta templi centra orientem dicitur Yerusalem. Et per exitnm illius porte,
super gradus apparent passus asine Domini. Subtus aliquantulum sunt porte auree per quas
Xps. intravit lerusalem (fol. 117 r:) equitando asinam.
Centra portam meridiei templi est templnm Salomonis. Et in angulo civitatis ibi
prope est pila et balneum Salvatoris.
luxta turrim David est quedam capella Grecorum ubi sunt reliquie beati lohannis aurei
et sci. Demetrii et beati Martini.
Ibi iuxta est quedam ecclesia Erminorum ubi fnit beatus lacohus apostolus Zebedei
dccollatus.
Et exinde capit viam montis Sion.
In ecclesia magna montis Sion migravit a seculo beata Virgo Maria. Et ibi ante est
quedam capella in qua fuit Dominus iudicatus et flagellatus, et spinis coronatus, et hec
fuit domus Cayphe et pretorium.
Super ecclesiam raagnam montis Sion est capella sci. Spiritus ubi ascendit super
apostolos in die Pentecosten. Desuper vero est quoddam altare ubi est tabula Domini
super quam cenavit cum discipulis suis. Et subtus est locus et pila ubi Dominus
lavit pedes discipulorum. Et ubi intrayit Dominus Yhs. ianuis clausis et dixit pax
vobis.
Sub monte Sion est quedam capella que vocatur galilea ubi beatus Petrus applns.
in gallitia (sic!).
Sub monte Sion sub civitate, est natatoria Siloe. Ibi vidit cecus a nativitate quem
Dominus illuminavit. Ibique fuit sepultus Ysaya propheta.
Super Siloe est Alchedemach sepultura peregrinorum, ager sanguinis usque in odiernum
diem. Ibi collegit David quinque lapides cum quibus interfecit Goliam.
(fol. 117 v:) Iuxta ibi losaphat locus, et Sepulcrum beate Virginis Marie et ibi assumta
est in celum.
Iuxta ibi est Tesemani ubi Dominus fdit captus a iudeis, ibique apparent digiti Do-
mini in muro.
Et exinde quantum iactus est lapidis est ecclesia sci. Salvatoris in qua ipse
Dominus oravit ad Patrem et factus est sudor eius sicut gutte sanguinis decurrentis in
terram.
In valle vero losaphat fuit positus rex losaphat.
Super montem illum est mons Oliveti ubi ascendit Dominus in celum et aduc apparent
passus eius. Iuxta ibi est quedam capella grecorum, ubi iacet corpus beate Pelagie virginis.
Et post aliam capellam ubi fecit dominus Pater noster.
Ab ilio loco usque Bethaniameai miliarium "l* Ibi susci tavit Dominus Lazarura qua-
triduanum, et dimisit peccata Marie Magdalene in domo Sancii (1) Simonis leprosi.
Et ab inde usque ad Quarantenam sunt leugue 'VI' ubi Dominus ieiunavit -XL- diebus
et -XL' noctibus et fuit tentatus a diabolo. Subter est locus qui dicitur ortus Abrae et
ibi iuxta est locus qui dicitur lerico.
De lerico usque ad flumen lordanis sunt due leugue, ibi fuit Christus baptizatus a
lohanne et audita est vox Patris.
A flumine lordanis usque ad montem Sinai sunt diete 'Vili' ibi Dominus dedit legem
Moysi et ibi iacet corpus beate virginis Catheline.
(fol. 118 r:) De lerusalem usque ad som. Eliam centra meridiem est leugua •]• et ibi
iuxta est campus floridus, et circa viam est sepulcrum Rachélis uxoris laceb. Ab ilio lece
usque Betlehem est miliarium -l* ibi fuit Dominus natus de virgine Maria. Et centra na-
tivitatem est Presepe Demini, ubi magi venerunt adorare eum. Ab exitu cori adexteram (sic)
est putens in quo cecidit stella quam viderunt magi. A sinistra sunt Innocentes. Et sub
claustro est sepulcrum beati Teronimi.
Et exinde usque ad locum pastorum est leugua •!• ubi angelus Domini dixit: Gloria
in excelsis Beo.
(1) La parola Sancti venne raschiata nel codice.
410 BIBLIOTECA
116 Do Betlcem usqiio ad scm. Abraham sunt leuguo -VI" Ibi fecit Dominus Adam et
plavit [= ploravit] centum annis filiurn suum Abcl. Ibique iacent corpora sanctorum Pa-
triarcharmn Abraham, Ysahac et lacob.
De lerusalem ad scm. Crucem est niiliariura •!• Ibi crevit arbor unde crux facta fuit.
De lerusalem usque ad castrum Emaum sont lengue "Iir (1). Ibi apparuit Dominus disci-
pulis post resurrexionem.
Do lerusalem usque Samariam que vocatur Neapolis sunt leugue 'XII* Ibi est puteus
lacob, super quem locutus est Dominus mulieri Samaritane.
Et exinde usque Sebastem sunt leugue -II- Ibi fuit decollatus beatus lohannes Baptista.
Ab (fol. 118 v:) inde ad montem Tabor sunt leugue -XII* Ibi transfiguratus fuit Do-
minus coram discipulis suis.
Deinde ad Nazaret sunt leugue -III- ubi angelus Gabriel annuntiavit beate Marie
quod esset conceptura filium Dei de Spiritu Sancto.
De Nazaret ad Zaphoriam (2) est miliarium "l* Ibi fuit nata beata Maria.
Deinde ad Cana Galilee sunt leugue 'III- Ibi Dominus fecit de aqua vinum.
De Zaffora ad Cafarnaum sunt leugue -III* Ibi fuit natus scs. lacobus Apostolus
Zebedei.
Sec. Xm-XIV. — Libri de Passagriis et de Terra Sancta.
117 Diamo qui un elenco di 23 codici relativi alle Crociate e alla Terra Santa, codici
esistiti una volta nella biblioteca Papale di Avignone, ed ora i più forse perduti o dispersi
iion sappiam dove. Chi non ignora l' apostolato francescano per le Crociate e ^er la Terra
Santa durante i secoli XIII e XIV, facilmente converrà nella nostra opinione, che gran parte
di questi codici siano dovuti allo zelo de' Minoriti precipui predicatori delle guerre sante.
Eìcavammo questo elenco dall'opera del dottissimo P. Francesco Ehrle d. C. d. G.:
Historia Bibliothecae Romanorum tum Bonifatianae tum Avenionensis, Tomus I. Romao
typis Vaticanis 1890. Opera sfortunatamente troppo rara nelle biblioteche d'Italia! E noi
siamo grati per tanto alla gentilezza del Emo. Can. Umberto Fraccassini che ci esibì
r esemplare della biblioteca del Seminario di Perugia.
1. — Predicationes Crucis cantra Saracenos; de bona nota in cartis edinis, et in-
cipiunt in secando folio: ior tertia videlicet, et fìniunt in penùltimo: ad salutem et ni.,
et sunt in tabulis cohopertis de corio rubeo cum duobus clausoriis (Ex recensione Perusina
anni 1311 Bibliothecae Bonifatianae) (3).
2. — Incipit liber de regimine Christicolarum Galvagni de Levanto Gianuensis (4^)
ad faciendam Passagium super Saracenos, scriptum de bona littera et bene illuminatum
in cartis edinis, qui incipit in secundo folio: propter veri gratiam, et fìnit ante capitula
in penultimo: (avente sanctitate; et est cum eo quedam mappa regni lerosolimitani desi-
gnata sive pietà In panno de bucarano, suto cum diete libro ; et totum est in tabulis coho-
pertis de coris rubeo et dilaniato cum IIII" clausoriis, et in qualibct tabula sunt V bulle
(Ex ree. Bibl. Bonif. etc.) (5).
3. — Dello stesso Galvano medico, la Biblioteca Bonifaciana possedeva anche que-
st' altro libro: De predicàtione Crucis cantra Saracenos (6).
(1) Cosi chiaramente nel codice.
(2) Zaphoriam, cosi e non altrimenti potrebbe leggersi questo termine ritoccato e cor-
retto dallo stesso amanuense. Più sotto è detta Zaéfora o Zaffora.
(3) Ehrle BM. Rom. Ponti/, cit. p. 64 n. 253.
(4) Di Galvano di Levanto vedi il nostro articolo sotto 1' anno 1295.
(5) Ehrle op. cit. p. 90 n. 547.
(6) Ehrle op. cit. l. e.
SECOLO xm. 411
4. — Investigatio Orientis, cooperta corio viridi claro, que ìncipit in rubris rubri- 117
caram et de rubro: Libri primi tractatus primus; item incipit in secundo corundello
primi folii post rubricasi cognoscatur, et finit in ultimo corundello penultimi folii: esse.
(Ex recensione librorum Palatii Biblioth. Avenion. anni 1369) (1).
5. — Liber convocationis ad Passagium, de litera curiali, coopertus corio viridi,
qui incipit in secando folio: assumerei, et finit in penultimo folio: pooius. — Già codice
della ricordata Bibl. Papale di Avignone. L'Ehrle (op. cit p. 320) lo suppone contenesse
« sermones et cantus, quales habes in cod. Vatic. 3847 » , cioè fervorini per l' invito alla
Crociata.
6. — Liber de Conditionibus Terre Sancte, coopertus samlto rubeo, qui incipit in
secundo Mìo: Incipit, et in penultimo folio: cor (della cit. bibl. Avenion.) (2).
7. — Liber parvus de Terra Sancta, coopertus veluto rubeo, qui incipit in secundo
folio : sulit, et finit in penultimo folio : consilium (3).
8. — Parvus liber de Predicanone CriACis, coopertus postibus sino pelle, qui incipit
in secundo folio: Ys., et finit in penultimo folio: ignoranciam.
9. — Item Processus papiretts factus super passagio, qui incipit Tres-saint pere,
et finit in penultimo folio: infideltum.
10. — Item Liber de Predicanone Crucis, coopertus pergamene, qui incipit in secundo
folio: factum, et finit in penultimo folio: iUuc.
11. — Item parvMs liber dictus Decretorum (directorium?) ad Passagium, coopertus
corio rubeo, qui incipit in secundo folio: tercium, et finit in penultimo folio: apud. — Codici
questi pure della biblioteca del Palazzo Avenionese (4).
12. — Liber de Conditionibus Terre Sancte, in volumine signato per CLXXX.
13. — Item etiam: Liber de condicionibus Terre Sancte, in volumine signato per
CLXXXI.
14. — Item Liber de Terra Sancta, in volumine signato per CLXXXII.
15. — Item Libéllus, quod nullus sit ausus transfretare in terras Saldano subiectas,
in volumine signato per CCXL.
16. — Item Quidam libéllus contra Saracenos, de Scismate Grecorum, in volu-
mine signato per CCLXV.
17. — Item Liber de Passagio Terre Sancte domino loliannipape directus, coopertus
de rubeo.
18. — Item quidam Liber convocativus ad Passagium Terre, et consilium domi-
norum Gardinalium super hoc, coopertus de viridi.
19. — Item Epistola Baldrici archiepiscopi Dolencie (!) de Passagio et conquestu
civitatis lerusalem, in modico volumine, cooperto de rubeo.
20. — Item liber intitulatus Flos ystoriarum terre Orientis, coopertus de viridi,
incipit in secundo folio: genitus, et finit in penultimo: de ter.
21. — Item alius liber ystorie De mirabilibus terre Orientis, in modica forma coo-
pertus de pergamene.
22. — Item liber De mirabilibus urbis Constantlnopolitane, in modica forma, coo-
pertus de albo, incipit in secundo folio: masam, et finit in penultimo: manu et.
(1) Ehrle op. cit. p. 317 n. 392.
(2) Ehrle op. cit. p. 343 n. 731.
(3) Ehrle op. cit. p. 345 n. 750.
(4) Ehrle op. cit. p. 406 nn. 1631, 1646, 1651 e 2001.
412 BIBLIOTECA
117 23. — Itera liber factns prò Passagio Terre Sanctc, coopertos de sirico, incipit in
secando folio in rubro: 7n nomiti domini, et finit in penultimo: adalapo. — Tutti questi
ultimi codici, dal n. 8 al 23, esistevano parimenti nella ricordata Bibl. papale d' Avignone
secondo la recensione fatta da Gregorio XI circa l'anno 1375 (1).
Sec. Xm. — Ministri e Custodi deUa Terra Santa durante il secolo XIH.
118 In calce di ogni secolo daremo la serie de' Superiori della Terra Santa accrescendo
abbondantemente e correggendo in molti punti quella da noi edita nel 1898 (2).
1217-20. — Fr. Elia di Assisi, detto da Cortona, primo Ministro provinciale di
Siria. Vedi il num. 31.
1220. — Pr. Luca di Pugrlia, succeduto a fr. Elia che doveva ritornare con S.
Francesco in Italia. Vedi il num. 35.
1221. — B. Pr. Benedetto di Arezzo, terzo Ministro, detto nelle memorie « An-
tiochiae et Romaniae Minister », ossia della Siria, della Terra Santa, della Grecia e
di tutto l'Oriente. Vedi il num. 36.
1237. — Pr. Vito da Cortona, « anno 1237 Minister provinciae Romaniae, suc-
cessor B. Benedicti de Aretio, ast non ad multos annos». Vedi sopra il num. 48.
1240 e. — Pr. Giacomo Pannizzari di Parma; o Provinciale o Custode in
Siria, come possiamo ragionevolmente dedurre da quanto ci narra il Salimbene. Vedi
sopra il num. 42.
1247. — Pr. Enrico da Pisa, «Minister Romaniae*. Vedi num. 68.
1254. — Pr. N. N. anonimo. Ministro Prov di Siria: Vedi bolla Gerentes 25 feb.
1254, e sopra a p. 231 num. 63.
1257. — Pr. N. N. anonimo, « Minister Syriae », al quale papa Alessandro IV
diresse il breve Ex relatu, ove è ricordato il martirio di religiosi morti per la fede in
Terra Santa. Vedi Bullarium infra, e sopra a pag. 235.
1266. — B. Pr. Giacomo di Puy, « Custos Syriae » e protomartire tra i Supe-
riori della T. S. Vedi num. 68.
1269. — B. Pr. Conrado de Hallis. — Custode? — Egli in compagnia di altri sei
religiosi subì il martirio in Siria. Vedi num. 72, e p. 264-65.
1270. — Pr. Andrea di Bologna, «Minister Terrae Sanctae ». Vedi num. 74.
1270. — Pr. GKovannino de Ollis di Parma, Custode di T. S. sino al 1279.
Vedi num. 76.
1278. — Pr. Bartolomeo da Siena, era Ministro della Siria in quest' anno, quando
fu spedito con altri nunzio al Paleologo. Vedi num. 86.
1282. — Pr. Matteo, Vicario Provinciale della T. S. Vedi sopra a p. 312.
1286. — Pr. Geleberto, Custode di T. S. Vedi num. 90.
1290. — Pr. Giacomo, Provinciale di T. S. « fr. lacobus Provinciae Siriae Mi-
nister » . Vedi num. 98.
1295 e. — Pr. Nicolò de Sali, Provinciale di T. S. residente in Nicosia di Cipro;
ricordato nelle opere di Galvano di Levante. Vedi num. 108.
(1) Ehrie cit pp. .500-557, numeri 680-90, 741, 766, 1428-30, 1625-26, 1629-31.
(2) Serie cronologica de' Rmi. Superiori di Terra Santa... con dtie appendici di Firmani
arabi inediti, e un sunto storico de' Conventi ecc. Gerusalemme tip. del Convento di S. Sal-
vatore, 1898, in 4» pp. XXXII-272.
SECOLO xin. 413
Sec. Xni. — Bllllarium franciscanum Terrae Sanctae saec. XIII. 119
Presentiamo questo sommario cronologico delle principali lettere apostoliche che ri-
guardano specialmente l'apostolato francescano nella Terra Santa, durante l'epoca delle
Crociate e le grandi missioni dell' Oriente entro il secolo XIII. Non pretendiamo di averle
qui raccolte tutte, che molte ci saranno sfuggite, e molte le abbiamo omesse, come ad
esempio alcune che riguardano 1' apostolato francescano nel Marocco, e accennate appena
in gruppi quelle riguardanti le missioni presso i Tartari. Da questo arido prospetto, vedrà
il lettore la parte che si ebbe l'Ordine de' Minori nell'apostolato dell'Oriente durante il
secolo delle ultime epopee crociate.
La massima parte di queste lettere papali troverà lo studioso nel Bullarium dello
Sbaralea e nel Begestum del Waddingo, e alcune poche ne' supplementi del Da Latera e
del Melissano, e una modesta raccolta nel Quaresmio (Elucidatio Terrae Sanctae) e nel
Bullarium peculiare T. S. ex quatuor supra sexaginta Bullis Apostolicis, Romae typ.
Cam. Apost., un voi. in 4". Di alcune altre, che mancano nelle dette raccolte, indicheremo
a suo luogo le fonti.
Gregorio IX.
(Eletto a Roma 1227 mar. 19, cons. 21; e f Boma 22 ag. 1241).
1228, luglio 31. — Sicut phialae, Gregorio IX annunzia ai Patriarchi, Vescovi e clero
dell' Oriente latino la canonizzazione di S. Francesco, e ne ordina la celebrazione
della festa. — Vedi sopra n. 39 p. 152 s.
1230, fobbr. 1. — Si Ordinis Fratrum Minorum, con cui si ordina ai Patriarchi di
Gerusalemme, di Antiochia, agli Arcivescovi, Vescovi e Legati Apostolici ecc. in
Oriente, di favorire e permettere ai francescani la fondazione di conventi ed
oratori ecc., nonché di predicarvi la parola di Dio ecc. — Cfr. sopra il n. 41.
a p. 158.
1233, febbr. 15. — Coelestis altitudo, dirètta al Soldano di Damasco, per mezzo di Mis-
sionari francescani, nella quale lo si instrnisce sulla fede cristiana, e gli si rac-
comandano i francescani.
» marzo 24. — Arhimarum salutem, ai francescani che sì recavano nelle terre de' Sa-
raceni, con certe facoltà.
» aprile 8. — Cum messis multa sit, ad altri francescani nelle terre degli infedeli
e Saraceni, con privilegi.
» aprile 11. — Cum sit omnis, al re di Georgia, nella quale gli raccomanda fr. Gia-
como da Knssano e suoi compagni. — Cfr. sopra a p. 162.
» maggio 6. — Animarum salutem, simile alla precedente, ad altri religiosi che si
recavano nelle terre de' Saraceni.
» maggio 17. — Pro gelo fìdei Christiana^, privilegi ai francescani che si recavano
tra i Saraceni ed infedeli.
» maggio 17. — Cum messis multn sit, simile alla precedente, diretta ai francescani
nelle terre de' Georgiani, Saraceni ed infedeli.
» maggio 18. — Cum juxta testimonium, al Patriarca greco di Costantinopoli, ri-
guardo l'unione delle due Chiese, portata dai francescani e domenicani snoi
Legati. — Cfr. sopra a p. 163 s.
414 BIBLIOTECA
119 » maggio 26. — Coelestis altiiudo, ai Soldani di Bagdad e di Marocco, per indurli
alla fede a mezzo de' francescani.
1234, ottobre 17. — Pium et sandum proposiium, ai francescani per predicare la Cro-
ciata a soccorso di Terra Santa.
» novera. 6. — 2^lu3 Domini, a S. Luigi IX re di Francia, lo invita a soccorrere
la Terra Santa.
1235, decem. 16. — Ut Israelem veteris, al francescano fr. Guglielmo suo Legato e Pe-
nitenziere in Francia per Terra Santa.
» decem. 30. — Dilecto filio fr. Willelmo, ai prelati di Francia, per lo stesso mo-
tivo. — Simile ai prelati di Ungheria. — Un'altra al vescovo Mutinense (1236,
16 gen.).
1236, aprile 7. — Cum interdicti, colla quale si annunzia agli Arcivescovi di Nicosia
e di Nazaret, che l'Arcivescovo di Cesarea è assolto dal Minorità fr. JRainerio,
suo Cappellano e Penitenziere in Oriente.
1237, gennaio 29. — Cttm messis, e Pro eeìo Christicmae. — 7 Marz. : Credentes quod,
— tutte e tre (citate dal Melissano nei Suppl. Annalium an. 1237 n. 1) date
ai Minoriti che nell'Oriente seguivano gli eserciti cristiani, e ove bene spesso
usavan le armi contro gì' infedeli : dette lettere toglion loro ogni scrupolo, mu-
nendoli anche di altre dispense e privile-gi.
» marzo 17. — Comiderantes olim a Federico Imperatore sull' argomento delle pre-
cedenti, prestandogli l'appoggio dei Minori e Predicatori (Melissano cit. n. 2).
» maggio 9. — Cum dilectum, ed un' altra Non mediocriter a frate Guglielmo per
le elemosine a prò di Terra Santa ecc.
» ma^o 13. — Bachel suum videns, allo stesso fr, Guglielmo, lunghissima, per la
Crociata a prò di Terra Santa.
»> ma^io 27. — Cum sii homo pulvis, al re di Francia S. Luigi IX, a prò di Terra
Santa.
» ottobre 6. — Cum tibi nostris, perchè fr. Guglielmo raccolga le elemosine di Francia
a beneficio de' Crociati,
» novem, 27, ^ — Non indigne sibì, a fr. €higlielmo, affinchè dia parte delle dette
elemosine al Conte di Monteforte prossimo a muovere in soccorso di Terra
Santa.
1238, gennaio 30. ■^ Pro zelo ChristiauM Fidei (simile a quella de' 17 magg. 1233)
ai francescani che si recavano tra i Saraceni ed infedeli, con privilegi,
» febbr. 6. — Cum dilecttts, ordine a fr. Guglielmo di sussidiare il conte di Bar le
Due che moveva per Terra Santa.
> febbr. 6. — Cum sicut, altra allo stesso fr. Cruglielmo, per simili negozi.
» febbr. 23. — Intellecto dudum, simile ordine allo stesso fr. Guglielmo a prò del
sigr. G. d' Argentonio.
» marzo 4. — Credentes, indulgenze ai francescani che predicano nella Terra Santa
e tra gl'infedeli.
» aprile 9. — Licet sicut, a fr. Guglielmo, per cose riguardanti la Terra Santa.
> aprile 13. — Pro eélo Christianae Fidei, ripetuta, ai francescani che si reca-
vano nelle terre de' Saraceni e Pagani, concede varie facoltà.
» aprile 21 . — Praesentium tibi, al vescovo Cenomanense (le Mans) di ricevere certe
limosine di Terra Santa, non ostante la proibizione di frate Guglielmo Peniten-
ziere Apostolico.
SECOLO xin. 415
» giugno 7. — Auctoritate vóbis praesentium, ai Templari e Cristiani prigionieri in 119
Aleppo, onde ricevano i sacramenti da frate Manasserio o da qualunque altro
Minorità di quelle parti.
» giugno 26. — Consultationi, risposta a fr. Guglielmo sulle collette per Terra Santa.
» settem. 3. — Cum jam proxìmo, ordina di raccogliere e conservare coli' assenso
dì fr. Guglielmo le limosino e i legati a beneficio della prossima Crociata.
* novem. 5. — Cum Venerabilis, ordina a fr, Guglielmo di soccorrere colle limosina
di Terra Santa il Vescovo di Nivers, che crociato partiva per l'Oriente.
» novem. 26. — Cum Nobili^ vir, simile ordine allo stesso fr. Guglielmo a prò del
Signore di Beaulieu.
» decem. 2. — Cum sicut accepimus, allo stesso, di dispensare alcuni che erano im-
possibilitati a partire crociati per T. S.
1239, aprile 7. -^ Sedes Apostolica, diretta a tutti i Provinciali francescani, onde pub-
blichino tutte le domeniche la scomunica fulminata contro Federico II, il quale
per soprappiù era ostacolo alla conquista di Terra Santa,
» giugno 11. — Cum hora undecima, famosissimo Breve diretto a tutti i france-
scani che si recavano nelle terre de' Saraceni, Pagani, Greci, Bulgari, Curaani ecc.,
con estesissime facoltà e privilegi*
1240, aprile 10. — Invida Fidei, al Provinciale di Benevento e ad altri, per l' impiego
delle limosine e de' lasciti a prò di Terra Santa.
1241, marzo 4. — Cum nobilis -vir, al più volte mentovato fr. Guglielma di redimere il
Conte di Montèforte caduto prigioniero de' Saraceni in Terra Santa.
» aprile 30. — Litteras tuas, al Vescovo di Oleron in Aqnitania, di aver cura delle
30, 000 monete raccolte da lui e da frate Guglielmo (in questo Breve detto Cu-
stode di Navarro).
» aprile 30. — Altra simile ricordata dallo Sbaralea Bull, t, I p. 300 n. 23.
» aprile 30. — Altra a fr. Guglielmo ricordata dallo stesso ibid. p. 300 n. 30.
Innocenzo IV.
(El. Anagni 1243 giug. 25, cons. 28; e f Napoli 7 dee. 1254).
1243, settem. 17. — Per tuas litteras, a frate Roberto de Collivil, di destinare il re-
siduo dell« collette di T. S. a prò dell'Impero Costantinopolitano.
1244, ottobre 4. — Pro zelo Christianae Fidei, facoltà ai francescani che si recavano
tra i Saraceni ed infedeli (più volte confermate).
» ottobre 4. — Animarum saluti, simili facoltà ad altri francescam che partivano
tra gli stessi infedeli.
1245, Marzo 10. — Cum dilectwn, ai Cavalieri Gerosolimitani di prestarsi ai bisogni del
suo Legato in Oriente fr. Domenico d'Aragona.
* marzo 21. — Cum dilecfum, altra ai Patriarchi, Arcivescovi e clero ecc. di atte-
nersi alle sentenze che promulgherà il suo delegato fr. Domenico à Aragona.
(Questi due Brevi trovansi noU'App. dello Sbaralea, Bull. t. I pp. 771-772).
» marzo 21. — Cum hora undecima, Bolla tra le più solenni, amplifica la prece-
dente di Gregorio IX (1239, 11 giug.) con grandi privilegi ai francescani di-
moranti tra venti e più nazioni infedeli e scismatiche d'Oriente.
» marzo 25. — Cum simus, ai Patriarchi, Arcivescovi, Vescovi e clero di ben tre-
dici nazioni cristiane d'Oriente, invitandoli per mezzo de' francescani all'unione
colla Chiesa Romana.
416 BIBLIOTECA
Ilo » agosto 18. — Nimis iniqiM, colla qnale si riprendono seyeramente i Prelati di
molte regioni, nonché quelli dell' Imp. Costantinopolitano, di Gernsalemme, di
Cipro, di Antiochia ecc., che ardivano opprimere e gravare i francescani di quelle
parti (Cf. Sbaralea, Bull. t. I p. 372, 374, nn. 15, 16).
1246, agosto 6. — De Supremis, al Patriarca greco di Antiochia e suoi snfifraganei, onde
ricevano ed adempiano i moniti del Legato Apostolico frate Lorenzo. — Simili let-
tere al Patriarca CatoUcon di Armenia, e al Maronita del Libano (Cfr. Sbaralea,
Bull. t. I p. 421-22).
1247, aprile 24. — Inter alia, diretta a frate Lorenzo Legato e Penitenziere Apostolico in
Oriente, affinchè non costringa il Patriarca Gerosolimitano di ristitnire certe somme.
» giugno 4. — Satis existerei, allo stesso fr. Lorenzo per questioni insorte tra lui
e il Patriarca Gerosolimitano. Dalla lettera risulta eh' egli era Legato Apostolico
per r Armenia, Iconio, Turchia, Grecia, Egitto, Antiochia, Gerusalemme e Cipro.
» giugno 5. — Quia corporali, allo stesso Legato, onde difenda i greci aggravati
od oppressi da' Latini.
^ agosto 3. — Censuram, comanda a' Patriarchi e Prelati tanto latini quaitto greci
d'Oriente, di osservare le censure inflitte dal suo Legato fr. Lorenzo contro
que' che molestavano ed opprimevano i greci (1).
» agosto 7. — luxta desiderium, istruzioni al suo Legato fr. Lorenzo, del come com-
portarsi debba per attirare i greci all'unione colla Chiesa Romana.
» agosto 7. — De protegendis, allo stesso, di reprimere gli insultatori de' greci, e
ne' più gravi casi dargliene avviso.
» novem. 25. — Cum dilectus, facoltà al Minorità fr. Ghigliélmo Roi, di accompagnare
in T. S. il Sigr. Bainaldo Bagiacense, in qualità di suo confessore e consigliere,
e di prendersi per compagno un altro confratello.
1248, febbr. 16. — Tui qualitate, licenza al francescano Gaufrido de Bero di entrare
nell'Ordine Militare de' Templari Grerosolimitani.
» aprile 30. — Cum dilectus, ordina a frate Ugone da Turenna di assegnare alcune
limosino al Conte Tolosano che moveva al soccorso di T. S.
1250, aprile 30. — Celsitudinis, al re d' Inghilterra che partiva per T. S. in compagnia
di alcuni francescani, i quali il Pontefice dispensa dall' obbligo dì non cavalcare.
» luglio 15, — Pro zelo fidei, ripetuta colle solite &coltà, per que' francescani che
in quest'anno movevano per lo terre de' Saraceni ed altri infedeli.
> agosto 8. — Dilatatum est, ai l^ati del Paleologo condotti a Lione dal Grenerale
b. fr. Giovanni da Parma. — Ignota ai nostri storici. Cfr. sopra a p. 227-28.
» settem. 17. — Cupientes tuam, conferma l'assono dato al Vescovo Wigomiense
crocesignato dal suo Nunzio d'Inghilterra frate Giovanni AngUeo.
» ottobre 18. — Cum sicut al Vescovo di Chichester, affinchè col suo Nunzio fr. Giov.
Anglico, regolino certe spese fatte per Terra Santa.
* novem. 29. — Cum ad praesens, al Provinciale di Germania perchè decida i Frìgi
e Norv^ a muoversi in soccorso di T. S.
1263, febbr. 20. — AtMefa ChrisH, a richiesta di S. Luigi IX, scrive al suo L^fato in
Oriente di promuovere ai Vescovati, fra i Tartari e nella Soldania di Bagdad,
de' francescani e domenicani.
(1) Questo zelante Minorità richiamò dall' esilio V areivescovo greco di Cipro ingiasta-
mente espulso. C£ Sbaralea Bull. tip. 547.
SECOLO xm. 417
1254, gennaio 29. — Ex parte VenerabìUs, riguardante un convento francescano in Ni- 119
cosia di Cipro. — Ignota ai nostri scrittori. Cfr. sopra n. 63 p. 231.
* febbr. 25. — Gerentes Veneràbiles, al Ministro Provinciale di Siria delegato ad
esaminare l'elezione dell'Arcivescovo greco di Cipro.
» marzo 11. — Gerentes de tuae, a frate Giovanni de Dist Vescovo Sarabiense, di
raccogliere le elemosine e i votila prò di Terra Santa in tatto il regno Germanico.
» luglio 3. — Owm de sinceritate, simile tenore, a fr. Velasco suo Penitenziere in
Spagna, riguardo le collette per T. S.
Alessandro IV.
(El. Napoli 1254 dee. 12, cons. 20 ; e i Viterbo 25 mag. 1261).
1256, marzo 1. — Lecta Nohis, al Ministro de' francescani di Tiro (Sur) incaricato con
altri ad esaminare certe questioni insorte tra alcuni personaggi di Siria.
» luglio 26. — Tua et charissimi, al fratello del re d'Inghilterra, Gulielmo Conte
di Pembrocz, il quale crociatosi, ottiene per suo confessore il francescano fr. Pietro
de Bupe.
» decem. 13. — Quia in aliquibus, al Guardiano di Parigi riguardo i Crociati e la
Terra Santa (cit. dal Melissano, Suppl. Annal. Min. n. 2).
1256, loglio 11. — Cum ad promerenda, colle quali si concedono delle indulgenze (nelle
solennità de' SS, Frane. Ant. e Chiara) ai frati Min. di Acri e di Tiro. — In Bullar.
antico del Varisio in Arch. T. S. pag. 46 e 48. — Cfr. sopra a p. 234.
1257, marzo 6. — Licet is, alle Suore Benedettine di Antiochia, riformate alla regolare
disciplina dai francescani della stessa città, concede indulgenze per le festività
di S. Frana jco, S. Antonio e S. Chiara.
» marzo 29. — Ex relatu, al Provinciale di Siria, colla quale concede indulgenza
plenaria ai .'rancescani che si recano 'n quelle parti e vi dimoreranno tutta la
vita. In questo Breye ricorda il Pontefice alcuni martiri Minoriti di T. S. — Cfr.
sopra a p. 235.
* luglio 15. — Necessitatibus, al Provinciale francescano di Bomanìa (= e Siria)
onde soccorra alle indigenze del Patriarca Latino di Costantinopoli.
1258, aprile 19. — Cum hora jam undecima, (ripetuta) con solenni privilegi ai fran-
cescani che si recavano in Missione presso ventiquattro e pjù nazioni pagane e
scismatiche d'Oriente.
Urbano IV.
(El. Viterbo 1261 ag. 29, coi-on. 4 seU.; e f Perugia 2 oit. 1264).
1262, maggio 11. r— Clamai instanter ad nos, colla quale ordina al Provin. della
Marca Trìvigiana la scelta di frati idonei per predicare e raccogliere elemosine
per la Terra Santa; concede 100 gior. d'indulg. a chi interviene alle loro pre-
diche. (SeWArch. de' Frari a Venezia; IV Terra Santa n. 1. — Cfr. Potthast
n. 18310).
» ma^io 15. — Clamai instanter, al Provinciale di Bologna af&nchè per mezzo
de' suoi religiosi predichi la Crociata in soccorso di Terra Santa.
» maggio 21. — Cum praedicationem, lo stesso comando al Generale di tutto l' Or-
dine francescano.
» ma^o 23. — Orla est Nobis, al Provinciale di Francia per &re predicare ai suoi
frati la Crociata contro il Paleologo che riconquistò Costantinopoli.
BibUot. — Tom. L 27
418 BIBLIOTECA
119 » maggio 29. — Volentes omnes Crucesignatos, al Prov. della Marca Trivigiana
(Veneto) che i Crociati non siano chiamati in gindizio se non nella propria dio-
cesi ecc. (Archiv. dei Frari citato n. 3).
» gingno 5 — Volentes, ai predicatori delle Crociate dona delle indulgenze plenarie.
» giugno 9. — Vohimus et praesentium, al Prov. della Marca Trivigiana di racco-
gliere tutti i legati e le sovvenzioni de' Crocesignati provenienti da Terra Santa
(Archiv. de' Frari cit. n. 4. — Cfr. Potthast, n. 18353).
» giugno 17. — Volentes labores vestros, concede ai predicatori delle crociate le in-
dulgenze del concilio Generale a chi soccorre Terra Santa. (Archiv. cit. n. 5).
» giugno 20. — Cum Nos, perchè siano dati alcuni sussidi in denaro all'ex-imp.
Balduino II di Costantinopoli.
» giugno 30. — Cum libi super, raccomanda al Prov. della Marca Trivigiana la
raccolta delle elemosine per Terra Santa. (Archiv. dei Frari cit. n. 6).
» luglio 1. — Cum praedicationem Crucis, concede facoltà al detto Provinciale, per
questa volta soltanto, di assolvere dalla scomunica contratta per aver posto le mani
addosso ai Religiosi, di dispensare sopra le irregolarità ecc., con deporre però a
prò di Terra Santa ciò che spenderebbero per andare a Boma. (Archiv. cit. n. 7).
» luglio 13. — Cum Terra Sancta, al detto Prov. della Marca Trivigiana di pub-
blicare che i Crociati debbano tenersi pronti per recarsi al soccorso di Terra Santa
(Archiv. cit. n. 8. — Cfr. Potthast n. 18381).
» mense? — Tantae sinceritatis a Mich. Paleologo imp. di C.poli, in risposta ai suoi
voti per r unione delle due Chiese.
1263, marzo 21. — Testimonium, ordina al francescano fr. Bertoldo di predicare la
Crociata per la T. S.
» marzo 29. — Cum negotium, ai detti predicatori della Crociata ordina l' osservanza
della Costituzione d'Innocenzo III a proposito de' Crociati.
» aprile 9. — Inter primas, promozione di frate Guglielmo alla sede vescovDe Ante-
radense (Tortosa) in Fenicia, consecrato dallo stesso Pontefice.
» aprile 28. — Personam, all'Arcivescovo di Tiro certe facoltà e dispense a prò
de' francescani e domenicani di quelle parti.
» giugno 13. — Cum Nos universis, a Luigi IX per la premuta di certe limosino
raccolte da' francescani ed altri per la Crociata.
» giugno 18. — Cum dikctum, nomina di frate Giovanni de Cancia alla Nunziatura
d'Inghilterra, coli' incarico di curare anche i n^zi di Terra Santa. (Cfr. Sbar.
Bull II. p. 472 n. 67-68 501 n. 90).
» luglio 28. — Imperialis, al Paleologo sull' unione delle Chiese pei francescani
Simone e compagni (Seguono altre lettere in BuU. U p. 486-96 e p. 499 n. 87,
e p. 564 n. 157).
» agosto 26. — In eminenti, privilegi a frate Guglielmo Vescovo di Tortosa in Fe-
nicia. (Cfr. Sbaral. H. 499-501 n. 88).
» ottobre 31. — Veneràbili, conferma fr. Antonio de' Minori al vicariato patriarcale
di C.poli lasciatovi dal Patriarca Giustiniani. (Sbar. Il p. 524).
» novem. 29. — Dudum inier, riguardo fr. Guglielmo vescovo di Tortosa in Siria.
(Vedi altre in Bull, t n p. 545 n. 131, p. 648 n. 132, p. 549 n. 135; t. m
p. 4 n. 6).
1264, gennaio 26. — Etsi ad universas, or^na a tutto il clero e ai frati Minori di atti-
vamente curare i sussidi a prò di Terra Santa. (Cfr. Anal. frane, t. Il p. 77).
SECOLO xm. 419
Clemente IV. "®
(El. Perugia 1265 feb. 5, coron. 15; e f Viterbo 29 nov. 1268).
1265, giugno 16. — Ex litteris, al maestro fr. Alberto da Parma pe' negozi di Terra Santa.
» giagno 22. — Circa tutelam a fr. Giovanni Martini per la guerra contro i Sara-
ceni di Marocco.
» giugno 24. — Cum triginta, è ricordato fr. Simone d' Auvergne, Nunzio in par-
tibns Romaniae (= Impero di C.poli). — Cfr. sopra p. 254 n. 67.
» luglio ... — Expansis, ai Ministri Provinciali di Francia, comandando di predi-
care la Crociata contro il Soldano d'Egitto che devastava la Terra Santa.
» agosto 25. — In Gonfectione, il francescano frate Velasco, celebre per molte Le-
gazioni avute da' precedenti Pontefici Inn. Aless. Urbano, è destinato alla sede
Vescovile di Faraagosta in Cipro. — Dopo due anni viene promosso alla sede
di Idanha in Spagna (Breve In dispensatione 17 sett. 1267).
1268, luglio 30. — Ad liberationem, ai francescani di Portogallo che raccolgano e am-
ministrino i legati a prò di Terra Santa.
» luglio 30. — Ad liberationem, altre quattro colla stessa data dirette ai medesimi,
sempre per T. S.
» luglio 30. — Gum chariss. in Ghristo fèl. nosier Eex Portì*gaUiae, ai medesimi
con facoltà di assolvere dalle censure ecc.
B. Gregorio X.
(El. Viterbo 1271 sett. 1, cons. e coron. Roma 27 mar. 1272, e f Arezzo 10 gen. 1276).
1272, marzo 4. — Dirae persecutionis, a frate Oddone Eigaldi Arcivescovo Rotomagenso
a proposito di Terra Santa.
» ottobre 24. — Tractatum de reductione Graecorum, e molte altre dello stesso
anno e seguente, sulla legazione a Costantinopoli del Ministro Generale fr. Gi-
rolamo d'Ascoli e compagni. (Bull. t. Ili p. 185-220).
1273, aprile 13. — In litteris, al detto fr. Oddone, invitandolo d' intervenire al Concilio
di Lione ove specialmente sì tratterranno i negozi di Terra Santa.
1274, settem. 29. — Bevotioni, esime le Clarisse dalle decime per la Terra Santa. (De
Latera Supplem. Bull. p. 204).
» novem. 13. — Si mentes Fidelium, lunghissima, diretta al Provinciale di Siria o
ad altri ventinove Provinciali francescani comandando di predicarvi la Crociata
per la liberazione di Terra Santa (Sbaralea t. IH p. 223-226) (1).
» novem. 13. — La stessa al Generale dell' Ordine e al Prov. della Marca Trivigiana
per la scelta di frati idonei alla predicazione della Crociata (Archiv. de'Frari
Venezia, Terra Santa tit. IV n. 9. — Cfr. Potthast n. 20959).
Giovanni XXI.
(El. Viterbo 1276 sett. 8, coron. 20 ; e f Viterbo 20 mag. 1277).
1276, ottobre 17. — Laudanda tuorum, al re Giacomo d'Aragona conferma la fondazione
del Collegio arabo dei frati Minori in Miramar di Majorica. — Cfr. sopra p. 365.
(1) Erroneamente dal P. Palomes M. Conv. {Dei frati Minori e delle loro denominazioni
ed. 1» p. 7579, ed. 2= p. 110-14) attribuita a Gregorio IX! La bolla è data da Lioìie ove
non fu mai questo pontefice, ma si Gregorio X.
420 BIBLIOTECA
119 1277, gennaio 30. — Felicis record, al francescano ir. Marco Vesc. Cassanense in Ca-
labria a proposito dello collette per Terra Santa, rinnovando gli ordini d«
Gregorio X. (Altre ancora a proposito delle decime in Bull. t. Ili p. 256-57,
263-64).
» febbr. 22. — Petiiio dilecti, al Guardiano di Cortona, ordini spettanti i sussidii
per Terra Santa. — Le altre lettere che lo Sbaralea Bull. Ili 267-74, attri-
buisce a GioY. XXI, snir anione delle due Chiose, sono invece del suo predeces-
sore Innocenzo V. — Vedi sopra al n. 84).
Nicolò m.
(M. Viterbo 1277 nov. 25, cons. e coron. Roma 26 dee; e -j- Soriano 22 ag. 1280).
1278, aprile 1. — Aetemi Pastoris, e molte altre dello stesso anno, pei Missionari fran-
cescani destinati fra i Tartari della Persia e Cina. (Sbar. Bull. t. III p. 289-99.
Altre ancora ibid. p. 347 nn. 67-68).
» luglio 23. — Querelam gravem, in favore del perseguitato francescano Vescovo di
Tripoli, fr. Paolo de Comitibus. — Nel quale documento si fa menzione di un con-
vento Minoritico in Tripoli (Siria), che, a detta degli storici coevi, fu poi distrutto
dai Saraceni nel 1289. Cfr. Sbaralea, Bull. t. IH p. 327 nota b. Cfr. Kohr. Be-
gesta n. 1424-5.
» sett.-ottob. — Molte lettere per i Nunzi francescani destinati al Paleologo imp.
di Costantinopoli ecc. per l' unione delle due Chiese. (Sbar. Bull. t. TU p. 345,
348-61).
» novem. 13. — Inter caetera, raccomanda al B. Benvenuto Vescovo le cose di T. S.
costituendolo collettore delle elemosine nel Vescovato d'Eugubio.
1279, marzo 11. — Cum nonnulU, al Custode francescano di Assisi perchè le raccolte
e depositate elemosine di T. S. vengano rimesse al suddetto B. Benvenuto col-
lettore Pontificio.
» giugno 1. — Ad audientiam, reprìme l'ardire del Principe Antiocheno Boemondo,
che perseguitava il summentovato Vescovo di Tripoli fr. Paolo de Comitibus suo
consanguineo.
» giugno 7. — Ut in commissis, al detto vescovo Tripolitano raccomandandogli af-
fari importantissimi riguardanti T, S., ed altri princìpi.
» giugno 13. — Intelleximus, ai francescani di Danimarca di Svezia a prò delle
collette per T. S.
» settem. 20. — Cum inter, al femoso frate Giovanni Fecham arcivescovo di Can-
torbery, a proposito di certe questioni sui crociati.
1280, marzo 26. — Olim te a. fr. Paolo vesc. di Tripoli, legato in Crermania.
Martino IV.
(El. Viterbo 1281 feb. 22, cons. e coron. Orvieto 23 mar.; e -J- Perugia 28 mar. 1285).
1281, novem. 13. — Ex parte, al guardiano Cameracense (Camhrai) del Belgio incari-
cato sulle limosino per T. S.
1282, novem. 11. — Terrae Sanctae, ordina di consegnare le decime per T. S. a frate
Monaldo da S. Anatolia in Portogallo.
» novem. 11. — Bla te credimus, al mentovato fr. Monaldo spedito al Portogallo
per raccogliere ed assegnare ad alcuni le decime di T. S.
1285, febbr. 21. — Cum de pectmia, sulle decime di T. S. ricevute da fr. Monaldo.
SECOLO xra. 421
Onorio IV. 119
(El. Perugia 1285 apr. 2, cons. e coron. Roma 20 mag.; e f Roma 3 apr. 1287).
1286, maggio 31. — Venerabilis, incarica i francescani di Francia di fare un' inchiesta
sulla soluzione delle decime di T. S.
Anno? Pontef.? — Affectus dilectionis (d'ignoto Pontefice ed. anno) dirotta al Provin-
ciale di T. S. in Acri, colla quale elogiando altamente Y umile e povera vita
de' Francescani di T. S., biasima severamente l' indegna condotta del Vescovo che
li opprimeva; onde li esime totalmente dalla sua giurisdizione. (Suppl. Bull. De
Latera p. 222).
Nicolò IV.
(El. Roma 1288 feb. 15, coron. 22; e f Roma 4 apr. 1292).
1288, apr. 2-9. — Molte lettere pei Missionari francescani che si recavano nella Persia
Tartara, da Argun Kan e dai vescovi Caldei Jabalaha, Barsauma, e da Dio-
nisio vesc. di Tauris ecc. (in Sbaral. Bull. t. IV p. 6-10).
» ottobre 20. — Sponso Coelesti, nomina alle sede Arcivescovile di Cipro il fran-
cescano frate Giovanni (dallo Sbaralea creduto erroneamente il famoso Balastri :
Cf. Bull. t. IV p. 44).
1289, febbr. 1. — Cetsitudinem, al re di Cipro in favore del detto Arcivescovo fran-
cescano fr. Giovanni, cui gi^ lo aveva raccomandato con un altra Ad fovendum
del 20 ott.
» luglio 7-13. — Altre lettere e Missionari francescani diretti in Caldea e a Dio-
nisio vesc. di Tauris (Bull. t. IV p. 83-84).
» luglio 14. — Altre lettere a Cubilay Gran Kan della Cina, al suo nipote Caydon.
(Bull. t. IV p. 85-86).
» luglio 14. — Gerentes in terris, al re di Armenia (Aitone II) ringraziandolo del-
l' affetto che porta alla Chiesa Bomana e ai Missionarii francescani nelle sue tèrre.
» luglio 14. — Nuper ad Apostolatus, dello stesso tenore alla sorella della regina
d'Armenia; ed altra simile ai fratelli del re.
» luglio 14. — Laetati sunms, al Connestabile di Armenia Leone, simili lettere, rac-
comandandogli i Missionari francescani; e ad altri ancora.
» luglio 15. — Altra lettera ad Argun Kan della Persia, cui raccomanda i frati
Minori ecc. (Bull. IV. 89).
» settem. 17. — Benigno Ubi, facoltà al Minorità fr. Giovanni Arcivescovo di Cipro
di scegliersi un confessore del suo Ordine, e con 1' altra Quia praesenti di poter
protestare.
» decem. 11. — Assumpti, a fr. Roderico creato vescovo del Marocco. (Cfr. anche
quelle dei 9 e 15 feb. del 1290 in Bull. t. IV p. 133-34.
1290, Gennaio 5. — Necessitafes miser. Terrae Sanctae multiplires, al Piovinciale della
Toscana, e ai suoi Religiosi per predicare la Crociata contro i Saraceni. — La
stessa anche al Provinciale di Bologna.
» febbr. 21. — Ad extirpandam, ordina al Patriarca Gerosolimitano (suo Legato in
Oriente) che, col consiglio del Provinciale di T. S. e di altri, institnisca nel-
l'Oriente alcuni Inquisitori.
» agosto 23. — Volentes audum, al Provinciale francescano delle Marche e ad altri,
dà corti ordini riguardo i Crociati.
422 BIBLIOTECA
Ilo » settem. 1. — Egressus de Fratribus, ordina ai francescani di predicare la Cro-
ciata, a prò del pericolante regno Latino di Siria. (Sbaraloa t. lY p. 326.
n. 13).
» ottobre 15. — Solitae henignitatis, ai Magnati e clero di Acri, rimandando loro
il francescano ambasciadore che gli aveano spedito : promettendo agli stessi tutto
il SQO appoggio e ainto.
» ottobre 23. — Qum te ad partes Ultramar inas, al francescano fr. Pietro Bardulio,
destinato dallo stesso Pontetice in T. S., dà facoltà di condor seco quattro o sei
confratelli del sno Ordine.
» decem. 5. — Gerentes cordi, al re di Francia Filippo IV, cai avea spedito il fran-
cescano fr. Giovanni de Samesio (poi Vescovo Redonense), raccomanda caldamente
i soccorsi per T. S. — Quattro giorni dopo (9 dee.) con lettera Pridem allo
stesso re, inculca nuovamente l' afiFare di T. S. — E di nuovo in un' altra del
16 dee. Rogavimus, è ricordato il Samesio. — Cfr. infra p. 429 n. 126.
1201, marzo 9. — Vitae perennis, indulgenze alla chiesa delle francescane di Nicosia
neir isola dì Cipro.
» marzo 13. — Post tractatus, al re d' Inghilterra Eduardo IV, presso cui agivano
a prò di T. S. il francescano Vescovo frate Bartolomeo, e il sno confratello, frate
Giovanni de Bekingherim Legato del le presso il Pontefice. (Vedi anche la let-
tera del 1291, Marzo 18, Inter celerà allo stesso re Eduardo).
» aprile 18. — Cum terra ipsa al Provinciale d'Inghilterra a prò di Terra Santa.
15 Kal. Apr. (Melissano Ann. Supplem. 1291).
» giugno 30. — Vitae perennis, indulgenze estese anche ai francescani di Nicosia
nell'isola di Cipro.
» agosto 1. — Terrae Sanctae, al Provinciale francescano delle Umbrie, afBnchè coi
suoi religiosi predichi la .Crociata.
» agosto 1. — Terrae Sanctae, la stessa al Provinciale e frati di Bologna, e a quelli
delle Marche (Sbaralea t. IV p. 327. n. 52. — p. 328. n. 71).
» agosto 1. — Terrae Sanctae miseràbilem statum: varie lettere al Ministro
Provinciale della Dalmazia colle quali lo esorta a predicare la Crociata
fra' Dalmati, insinuando a quelli che avevano presa la croce, ed erano ritor-
nati in patria, il dovere di riprendere le armi e di mettersi sotto i proprii
vesilli; lo sollecita soprattutto a prestar assistenza a coloro che nel pas-
saggio avrebbero toccata la terra Dalmata, concedendo ai veterani e ai nuovi
crociati copiose indulgenze sopra le solite a darsi dai Pontefici in simili circo-
stanze. — Lettere originali nel Conv. di Zara. — (P. Don. Fabianich : Il conv.
più antico iti Dalmazia, Prato 1882 pag. 64; e il testo intero nel t. I pag.
420-25 dell' altra sua opera Storia de' Frati Minori in Dalmazia ecc. Zara
1863, voi. due).
» agosto 13. — Dirae amaritudinis, a prò della T. S. alle Potestà Genovesi, portata
dall' Arcivescovo francescano frate Gentile personaggio di grande influenza e loro
assai gradito, e che tanto si afFacendò per T. S.
» agosto 13. — Cum hora undecima, ripetuta anche quest'anno pe' francescani che
si recavano in Missione presso oltre ventidue nazioni d'Oriente: muniti nuova-
mente di grandi facoltà e privilegi.
» agosto 13-23. — Molte letttere papali sulla missione in Oriente presso i Tartari
date ai frati Gulielmo e Matteo. (In Sbaral. Bull, t IV p. 276-85).
SECOLO xm. 423
» agosto 23. — Praecurrentis famae, ad Argum, imp. de' Tartari di Persia, cui spedisce 119
i detti dae francescani, annunziandogli la perdita di Acri e di Tiro. Lo sollecita
a battezzarsi, onde più facilmente Iddio gli conceda il riacquisto di Gerusalemme.
In fine gli raccomanda i francescani e i Cristiani delle sue terre. — Molte altre
lettere del Pontefice francescano dirette più volte ai Tartari per mezzo do' Minori,
veggansi nel Bull. t. IV a p. 325-28.
» agosto 26. — Exhibita, a certi Fiorentini, di versare date somme al Guardiano
francescano di Firenze a prò di T. S.
» ottobre 1. — De tuae circumspecUonis, al Minorità fr. Gentile arciv. di Reggio
destinato ai Genovesi a prò di T. S.
1292, gennaio 23. — Pia Mater Ecclesia, al re Filipo IV di Francia, raccomanda i due
ambasciadori francescani del re di Armenia (Tomaso da Tolentino e Marco da
M. Lupone), e lo prega di soccorrerlo.
Bonifèicio Vm.
(El. Napoli 1294 dee. 24, cons. Roma 23 gen. 1295; e f Roma 11 oU. 1303).
1296, febbr. 5. — Si miserationis Divinae, lettera spedita col Minorità frate Leonardo,
suo Legato, a Giacomo re di Aragona, nella quale lo invita a recarsi a Roma
per crearlo capitano generale dell' armata contro i Saraceni pel ricupero dì Terra
Santa. — Raynaldi, Annal. an. 1296 tom. IV pag. 202.
1299, gennaio 11. — Mandamus, al Provinciale francescano di Siria e ad altri, affinchè
si osservi quello eh' Egli decise, e curino rappaciare il Re e i Templari
di Cipro.
» aprile 28. — Ad regimen, elezione di frate Alemanno da Balnooregio all' arcive-
scovato di Tiro ecc.
» giugno 20. — Crerenles cordi, al Provinciale francescano di Siria e ad altri re-
golari, ai quali notifica corti statuti raccomandandone l'esecuzione a prò di
Terra Santa.
1300, settem. 28. — Dilectus filius, al Guardiano di Venezia e ad altri a proposito di
certi crociati e legati destinati per T. S.
1301, agosto 9. — En quod expectaòamus, all' arciv. francescano di Genova, frate Por-
cheito Spinola, loda ed incoraggia lo zelo delle donne genovesi a prò di
Terra Santa.
» agosto 9. — In Concilio, allo stesso, concedendo delle indulgenze per que'che si
recheranno in soccorso di Terra Santa, nonché a quelli che prestaron altri
aiuti.
» agosto 9. — Receptis litteris, ai Nobili di Genova che gli avoano spedito frate
Filippo da Savona francescano, coi quali si congratula per il zelo addimostrato
a benefizio di T. S. a che vieppiù li incoraggia.
» agosto 9. — Marino StoUo, agli stessi, parimenti a prò di T. S.
» agosto 9. — Ex Vestrarum, alle nobili dame di Genova, hi magnanimità e lo zelo
delle quali a prò della Crociata seppe dal minorità frate Filippo: loda od in-
coraggia.
» agosto 10. — Qui fecit salutem, al Provinciale francescano di Genova, che ai cro-
ciati Genovesi aggreghi alcuni de' suoi francescani corno cai)pollani.
» agosto 10. — Sperantes, al suddetto arciv. francescano frate Spinola affinchè faccia
predicare la crociata, e i crociati faccia partire.
<><><X><><C><>(><>><<><><(><><><>>^^
Addenda al secolo xiii
1219 — Jacobi de Vitriaco: Epistola ad Lotharingios eoo. — Giunta alla
nota 1* della p. 7.
120 II compilatore anonimo del Ms. oggi scomparso Liber bellorum Domìni prò tempore
nove legis, scritto verso la metà del soc. XIV (1), e di cui soltanto ci resta una parte
dell' indice-sommario (Cod. Vat. Eeg. Christ. 547), ha egli pure usato un Ms. interpolato
del Vitriaco, là ove parlando di S. Francesco sotto Daraiata si disaprova che frati giovani
girino pel mondo.
« Quinquagesimus tertius articulus [agit] de quibusdam gestìs post captionem Da-
miate et ante, habet quatuor conclusiones f 1% de divisione spoliornm (Damiatae)... Domi-
niura civitatis additum regno lerusalem ... 2* de bollo precedente captionem, in quo . . .
perierunt mille de nostris ... 3* de assaltìbus nostris sepe frustratis ... 4" de oratione qnam
expostulat [episcopu«? Acconensis in sui^ litteris] prò exercitu christiano et vinca Domini
Sabaoth reparand!\ et fide dilatanda in partibus transmarinis, et de salutarono mutua, et
qiiomodo sanctus Franoiscus Sarracenis intrepidus predicavit, licet non profecerit illis, ubi
ot laudat Ordinem in hoc quod tenet statum ecclesie primitive, reprobane quod iuvenes
ixnperfecti discurrunt bini, qui plus deberent perflci regularibus disciplinis (2) » .
Il 54"^ articulua del citato Ms, conteneva de hiis qt*e acciderunt ehristiams post
captionem Damiate: ove riproducevasi la nota lettera del Vitriaco che descrive la corru-
zione dell' esercito cristiano padrone di Damiata, e come i nostri crociati « infra litìas et
fos.sata manentes, et propter paucitatem egredi et congredi non audontes, a Soldano cCd
unum dietam cum exercitu nobis insidiante, per flagitiosos christianos exploratores ab eo
conductos, darapna plurima sunt porpessi, specialìter per illos qui, insidiis latitantes, nos-
tros singulariter incauto exeuntes capiebant redimcndos, voi decollabant, Soldano capita
ohlaturi, qui certam pecunie quantitaiem promiserat prò quolihet capite christiano sibi
a saraceno quolihet presentato ... (3) » .
(1) II compilatore ne sarebbe secondo il Kohler {Revue de VOrient Latin t. X p. 553)
il patriarca Grerosolimit«.no (1329-42) Pietro de la Palud, di cui vedi Quctif-Échard Script.
Ora. Praed. t. I 605, 608.
(2) Archives de VOrient Latin t. I p. 301-2.
(3) Ibidem op. cit. p. 302. — L' originale testo di questa lettera del Vitriaco puossi ve-
dete in D'Achery Spicilegiuvi t. Vili p. 373.
SECOLO XIII — Addenda. 425
e. 1241-45? — Fr. Benincasa Tudertino, Missionario fra i popoli Tartari
e Saraceni.
Di questo sconosciuto Missionario fra ì Tartari e Saraceni, un antico catalogo di santi 121
frati contiene questa breve notizia : « In eadem provincia [Aragoniae, iacet] beatus fr. Be-
nencasa Tudertinus, inter Tartaros et Saracenos adhuc vivens miracnlis coruscavit (1)».
È questi, senza dubbio, quegli ricordato nel Bialogus del Ministro generale Crescenzio e
scritto circa il 1245 : « Fuit in Hispaniae partibus frater quidam, nomine Benincasa, na-
tione Tudertinus (2) » , del quale nulla altro sappiamo. Ora, il citato Dìalogus, mentovando
le virtù de' soli frati già morti, dobbiamo dire che il Benincasa fu fra i Tartari prima del
1245 ? Il primo indizio dei Tartari in Europa, data, come dice bene il Salimbene : « tem-
pore Papae Gregorii noni, primo insonuerunt rumores de Tartaris» (vedi sopra a pag. 193);
quindi, il nostro Benincasa, se non fu in Oriente prima del Piancarpino, possiamo dirlo
missionario fra i Tartari che invasero la Polonia verso il 1241 (Cfr. il n. 62).
1247 — Convento francescano in Tebe di Grecia.
Prima di quest'epoca deve datare il conv. di Tebe che apparteneva alla provincia 122
detta di Romania (unita alla Terra Santa fino al 1263). — Ricaviamo l'esistenza di esso
convento dal miracolo operatovi pei meriti di -S. Francesco sopra una donna cieca nella
chiesa dei frati di Tebe. « Apud Thébas in Romania mulier caeca, vigiliam S. Francisci
in pane tantum et aqua ieiunans, ad ecclesiam Fratrum summo mane festivitatis a viro
suo perducta est ». Ivi riebbe il dono della vista. — Celano Tractatus de miraculis e. XIV.
— Idem in S. Bonav. Leg. maj. de mirac. § 7 n. 2. — Il Celano compilò il suo trattato
de miraculis per ordine del Ministro generale b. Giovanni da Parma entro il 1247-57, o
da ciò quindi deduciamo l'epoca piÌL remota che si abbia dell'origine di questo convento.
1270 — Fr. Giovanni de Mona, compagno di Luigi IX in Africa. — Giunta
a p. 275.
Alle brevi notizie desunte dal P. Sigismondo ivi citato, aggiungiamo che questi è fr. 123
Giov. de Mons (de Montibus) Minorità francese, confessore d' una delle figliuole di S. Luigi
IX, d'Isabella regina di Navarra. Intimo e confidente del santo monarca, fu più volte
anche suo confessore. Nel 1270 lo seguì in Africa coli' esercito francese, e assistette'- agli
ultimi momenti il morente Luigi IX. Pochi giorni dopo, ai 12 di settembre, Filippo lU
lo inviava dall'Africa in Francia in compagnia di Guglielmo di Chartres e Goffredo di
Beaulieu, per portare la triste notizia della morte del santo re e per domandare preghiere
in suffragio di queir anima generosa. Giovanni de Mons, ritornato in Francia, lo troviamo
predicare a Parigi nel 1272 e 1273. Nuli' altro si sa della sua vita. — Si conoscono
quattro sue prediche conservateci nel ms. dcUa Nazionale di Parigi segnato 16, 481 sotto
i nn. 14, 126, 187 e 198 (3).
(1) P. Lemmens Catalog. ss. fratrum Minorum 43.
(2) P. Lemmens Dialogus de vitis ss. FF. Minorum p. 116.
(3) Cfr. Histoire littér. de la France t. XXVI p. 413. — Sbaralea Supplem. ad scriptores
Ord. Min. p. 443. — Acta SS. die 25 aug. t. V p. 516, n. 1122, e p. 588 n. 62 in Vita
S. Ludov. IX.
426 BIBLIOTECA — Addenda.
1274-80 — Pr. Fidentius de Padua : — Liber recuperationis Terree Sano-
tae etc. — Giunta al n. 83.
124 Sotto quest'articolo e anno, abbiamo dati appena pochi cenni sull'opera del nostro
fr. Fidenzio. Ora siamo in grado di riportare qui per intero l' analisi abbondante e il giu-
dizio che ne dà il dotto Orientalista J. Delaville Le Rouli (1) dolenti di non aver potuto
procurarci prima d' ora l' erudito suo libro. Il lettore ne giudicherà dell' importanza, e la-
menterà con noi che il libro di fr Fidenzio sia ancora inedito. — Notiamo qui una di-
vergenza notabile. H Delaville dice l'opera di Fidenzio presentata a Nicolò IV (1288-92 f),
ciò che sembra a noi non risultare né dal codice né da altra testimonianza ; e perciò l' ab-
biamo creduta diretta invece a Nicolò III (1277-80 f).
« A coté des vues de Charles II Idi Napoli} se placent celles d'un frére Mineur, Fi-
dence de Padotte. De tous les avis dont s'entoura Nicolas IV, c'est assurément lo plus
développé et le plus minutieusement motivé. On sait le ròle que l'ordre des Fréres Miueurs
joua en Terre Sainte au XIII* siede ; on connaìt l'ardeur qu'il déploya dans sa propagande
pour convertir les infidéles; on con90Ìt dès lors l'autoritó que revétait l'opinion d'un des
frères de cette observance. Le mémoire dont nous nous proposons de résumer les principaux
traits avait étó domande à Fidence de Padoue par Grégoire X au concile de Lyon (1274), et
c'est pour rópondre au désir du pape qu'il fut compose. Des circonstances que nous igno-
rons retardérent l'achèvement de l'ouvrage jusqu'au pontificat de Nicolas IV et jusqu'aui
demières années de la domination latine en Syrie (2).
Le mémoire du frére franciscain se divise en denx parties ; la première est consacrée
à l'histoire de la Terre Sainte, la seconde aux moyens de la reconquérir. Cette dernìòre
seule nous interesse ; il n'en était pas de méme à l'époqne où l'ouvrage fut écrit ; l'Occi-
dent connaissait si mal les &its qui s'étaient accomplis en Orient depuis deux siécles,
qu'un récit digne de foi des événements, une description des peuples qui habitaient la
Syrie, des détails sur les mceurs des Sarrasins et sur celles des Chrétiens de Palestine,
étaient non seulement fort bien ac<;ueillis des contemporains, mais encore absolument in-
dispensables à l'intelligence des vues de l'auteur. Le caractère de cette partie de l'ceuvre
de Fidence est plus moral qu'historique ; les faits y figurent moins pour l' instruction du
lecteur que pour son édification •„ les mceurs des vainqueurs et des vaincus sont décrites
avec grand soin, et l'enseignement moral qui en découle ne manque jamais d'étre mis en
relief.
Co caractère subsiste dans le commencement de la seconde partie ; parmi les consoils
génóraux donnés aux chrétiens pour rentrer en possession de la Syrie, l'exercice des vertus
morales (charité, chasteté, humilité, piété, sobriété, etc.) occupo la première place. A còte
de la pratique do ces vertus, aussi nécessaires au chef qu'aux soldats, l'auteur veut que
la discipline, la position à donner au camp, les dispositions de défense, les roconnaissances
et un armcmont appropriò à l'ennemi que les Chrétiens auront à combattre, soient l'objet
des soins les plus attentifs. En présence d'adversaires aussi redoutables et aussi nombreux
que les Sarrasins, aucune prócaution n'est superflue. Ceux-ci pouvent mettre en ligne qua-
rante mille cavaliers. L'armóe chrétienne, pour ne pas leur ótre inférieure, se composera
dono de trente mille on au moins de vingt mille chovaux, sans compter une infanterie
considérable.
Après ces considérations próliminaires, l'auteur ontre dans le détail dn pian de cam-
pagne qu'il propose; à coté do l'armóe dont il a reclame la forraation, il demando la con-
stitution d'une flotte, dont l'efiTectif sera de cinquante ou, au minimum, de trente galères.
(1) La France en Orient au XIV^ siècle, Paris 1885, p. 19-^.
(2) Bibl. Nat. Ms. latin n. 7247, f. 85-126. — Il Delaville soggiunge : * Nous ne savons
rien de la vie de Fidence de Padoue; il faut supposer qu'il accompagnait les ambassadeurs
tartares et greca au concile de Lyon » .
SECOLO XIII — Addenda. 427
et il lui assigne dans les opératìons militaires un ròle própondérant. Elle aura comme
ports d'attaché les mouillages très sùrs de la còte d'Asie: Ghypre, Acre, l'ile de Tortose
et Ehodes. Gràce à sa présence, la marine peu développóe des Musulmans deviendra inu-
tile ; la nier sera purgée des pirates qui l'infestaient ; ce sera pour les Chrétiens de Terre
Sainte une doublé crainte de moins, et en méme temps les Sarrasins de Syrie ne recevront
plus les secours que l'Egypte leur envoyait par mer. Au point de vue commercial, l'uti-
lité d'un déploiement de forces maritimes est incontestable ; en arrétant les importations
d'Occident, on empéchera non seulement la perception par le soudan des droits dont les
marchandises étaient frappées à leur entrée en Egypte, droits évalués à cinquante mille
florins par an, mais encore l'arrivóe de denrées dont les Musulmans ont besoin, parce que
leur pays ne les leur fournit pas. Comme conséquence de la suppression du commerce
curopéen, les droits d'exportation ne seront plus per9us, au grand préjudice du trósor du
soudan ; Ics produits ógyptiens n'auropt plus de débouchés ; ce sera la ruine de l'Egypte.
Nous avons déjà signalé l'apparition, aux derniéres années du XIH' siècle, des idées óco-
nomiques dans la question des croisades; e' est un facteur nouveau, dont l'Occident com-
mence à comprendre la force et dont il préconise l'emploi. Fidence, le premier, se fit l'in-
terprete de ce sentiment en réclamant le blocus commercial de l'Egypte.
Les avantages que la flotte pourra rendre, au cours des opérations militaires, n'échap-
pent pas à la clairvoyance de l'auteur du mómoire. Les còtes ennemies sont faciles à dó-
vaster et à ruiner; en cas de perii, les croisés, trop vivement pressés sur terre, trouveront
un refage sur les vaisseaux, et, considóration capitale, la présence de la flotte aux bouches
du Nil empéchera le soudan, dans la crainte d'un dóbarquement, de dégarnir l'Egypte et
immobiliscra une partie de son armée. Le centre de la puissance musulmane était alors
sur le Nil, tandis que la Syrie n'était défendue que par des garnisons relativement faibles;
empécher l'Egypte de secourir la Syrie menacée, était donc une manceuvre stratégique des
plus heureuses.
Si la flotte doit jouer un ròle important, celui de l'armée n'est pas moins considérable,
et la route que cette dernière devra suivre mérite la plus sórieuse attention. Prendra-t-
elle la voie de terre par Constantinople, le Bosphore et l'Asie Mineure? S'embarquera-t-
olle à Venise ou à Gènes à destination de la Syrie, ou bien, mettant en pratiquo un sy-
stème mixte, traversera-t-elle l'Adriatique de Brindisi à Durazzo sur des vaisseaux de
tran sport, pour gagner ensuite Constantinople par terre? L'auteur écarte de suite la pre-
mière route; si elle facilite le transport des chevaux, elle necessiterà le consentement de
tous les souverains dont l'armée traverserà les états, et une discipline rigoureuse, difl&cile
à obtenir d'une grande masse d'hommes habitués à tout piller sur leur passaga. La troi-
sième voie offre les mémes inconvénients, mais à un moindre degré; quant à la seconde,
c'est assurément la meilleure, et elle n'a contre elle que la difficulté de réunir assez d&
bàtiments pour embarquer une armée considérable.
Le principe de la route maritime une fois admis, il reste à déterminer le lieu de de-
barquement; cette question avait donne lieu, parmi les contemporains de l'auteur, à dos
opìnions très différentes ; on comprend que sur un développement de plus de cent quatre-
vingis lieues de còtes, depuis la petite Armenie jusqu'aux bouches du Nil, on ait pu pro-
poser plnsieurs points stratégiques. Fidence de Padoue les étudie successivement, discute
les avantages et les inconvénients de chacun d'eux avant de donnei son avis personnel.
L'Egypte est la clef de la puissance musulmane ; une victoire des chrétiens sur le Nil
porterait aux Sarrasins un coup mortel, et la prise de l'ile de Rasìd (1) a£Eamerait tout
le pays dont elle est le grenier. Mais faut-il tenter un débarquement quand la présence
de la flotte snfi&t à paralyser les efforts des Egyptiens, courir les hasards d'un ravitail-
Icment difficile, d'un climat malsain, et attaquer un peuple plus redoutable chez lui qu'il
ne le serait en Syrie, à une aussi grande distance des seoours promis par l'Armonie et
les Tartares? Acre était encore au pouvoir des chrétiens au moment où Fidence de Pa-
doue composa son traité, et cette circonstance pouvait fEiciliter un débarquement sur ce
point. Mais cette considération, importante s'il s'était agi d'un simple renfort à conduire
en Terre Sainte, tombait d'elle-méme, puisque les Latins devaient lever un armée assez
(1) Frate Fidenzio accenna qui all' isola di Basetta (Reacid = Ressid) formata da un
ramo del Nilo.
428 BIBLIOTECA — Addenda.
124 forte ponr n'avoir pas à craindre que l'ennemi ies empéchàt de prendre terre. Tripoli avait
de nombreux partisans ; on vantait la sécarité de son port, la richesse et la salobrité da
pays, l'appui qu'on pourrait tronver anprès des popnlations catholiques qui occupaient Ies
enyirons de la ville, et Ies avantages pour vaincre le soudan d'une position resserrée entre
la mer et le Liban, ne pefmettant pas à l'ennemi de développer facilement de grandes
forces. Ces raisons, bonnes en elles-mémes, étaient-elles suffisantes pour débarquer à Tri-
poli une armée ayant pour objectif non seulement la conquéte du littoral, mais celle de
l'intórieur du pays et de Jórusalem ? Dans ce cas, Ies objections émises à l'occasion de
l'Egypte et d'Acre ne se reproduisaient-elles pas pour Tripoli? A l'ile de Tortose Ies
chrétiens étaient assurós de trouver un bon port, très spacieux, voisin de la terre ferme,
près d'une vaste plaine propice au campement des troupes, dans un pays en grande partie
chrétien; mais ces avantages étaient compensés par de sérieuses difficultós; il devenait
difficile à l'armée de gagner l'intérieur; le voisinage de Margat et du Crac, anciennes
forteresses des Hospitaliers, tombées anx mains des Sarrasins, était un^ obstacle aux mon-
veraents des croisés. La position des ports de Soudin (1) et des Pals (2), près de VAlas en
Armenie, au contraire, ne prósentait pas Ies mémes inconvónients ; il n'y avait à reprochcr
au premier qu'une profondeur de bassin insuflfisante aux gros vaisseaux, au second, que
la chaleur du climat et le manque d'eau dans Ies villes du littoral.
Fidence se détermine pour ces deux points. Les gros navires se dirigeront vers le
port des Fals, les petits vers Soudin. Cette dispersion des forces chrétiennes, déplorable
en principe, n'aura pas ici les inconvénients ordinaires. Les deux ports sont situés sur le
golfo d'Alexandrette, en face l'un de l'autre, le port des Pals sur la rive arménienne,
Soudin sur le littoral d'Antioche ; deux routes, l'une par terre, l'autre plus courte par le
golfe (30 milles), mettent en communication facile le port des Pals avec la Montagne
Noire, objectif des croisés. Celle-ci, qui s'élevait non loin de Soudin, était un chaìnon de
l'Amaùs, courant du nord-est au sud-ouest, elio n'était séparée de la mer que par une
plaine, et s'étendait du col de Beylan au Eaz el Kanzir. Elle était converte de foréts et
arrosée de sources abondantes; de nombreuses abbayes y étaient ótablies. C'est au pied
de co massif boisé que l'armée chrétienne devait se concentrer, prète à entrer en Armenie
ou à marcher sur Antioche selon les circonstances. Mais toutes les préférences de Fidence
de Padoue sont ponr Antioche; c'est une position saine, le climat est tempere, la ville
est belle, riche, bien arrosée, elle n'a pas à redouter la proximité des Sarrasins qui ne
la défendront pas; elle est cependant facile à fortifìer, et les croisés ne manqueront pas
de s'y établir solidement. Là, ils pourront attendre sans crainte l'arrivóe des renforts des
Tartares et des Góorgiens, prendre l'offensive quand Ies forces coalisées seront réunies,
marcher jusqu'à l'Euphrate, et, maitres du fleuve, descendre au sud par Alep et Damas
jusqu'à Jémsalem, tandis que les Musulmans d'Egypte seront tenus en respect par la
flotte.
Tel est, dans ses grandes lignes, le pian de Fidence de Padoue; le mémoire se ter-
mine par quelques conseils sur les moyens de conserver les Lieux Saints, si la croisade
rénssit: entretenir'ane àrmée permanente, de force sufifisante, en Palestine, garder la mer
avec une flotte d'environ dix galères, fortifìer les falaises du littoral à Jaffa, à la Mont-
joie (3) qui commande Jérusalem, et sur quelques autres points, donner aux Chrétiens de
Syrie un chef autorisó et respectó, et leur précher la pratique de la sagesse et de l'hu-
milité. — Sans diacuter les all^ations de l'auteur et la justesse de ses vues, il nous est
permis de porter un jugement sur l'oauvre du frère mineur de Padoue, et d'y reconnaìtre
l'expérience d'un homme qui a longteraps vécn dans le Levant, et qui, à la connaissance
des lìeux et des choses, joint un grand dósìr d'instruire l'Occident de la véritable sitnation
de la Palestine, et de donner au souverain pontife, avec la plus exacte impartialitó, le
meilleur conseil pour la croisade qu'il medito.
(1) Soldimim, por tue S. Simeonis, Seleucia. Cfr. Rey in Archives de l'Or. Latin II 333.
(2) Partus Palorum, sul golfo di Alessandretta a 10 miglia dal porto di Atos. — Cfr.
Archives cit. I 436.
(3) Mont Gardùs = Mons Gaudii de' Crociati; montagna che domina Gerusalemme, e
d' onde la santa Città appare la prima volta allo sguardo di chi vi arriva dalla via di
Giaffa.
SECOLO XIII — Addenda. 429
1284 — Pr. Antonius de Armenia et fr. Aldobrandus de Florentia.
« Hi recepernnt martyrinm prò Christo in Persia ». Così in un veccliio elenco di martiri, 125
in Anal. frane, t. I p. 258. — Son ricordati dal Pisano come martiri della Vicaria Orientis :
« In Salmaslra (1) Persidis, glorioso martirio martirizatus est fr. Antonius, qui de sua
morte prophetavit, et multis miraculis post mortem claruit. — In praefata Vicaria est
passus fr. Aldobrandinus de Ammonatis de Florentia prò fide Christi». Confor. Vili*
cod. Alvernae t. I fol. 125 v. 1. — Son registrati dal Waddingo (in Syllab. martyr. ed. 2»
p. 229) e come morti sotto l'anno 1284 (in Annoi, t. V p. 128 n. 2), ai quali però per
abbaglio unisce i martiri fr. Conrado e fr. Voisello morti in Prussia e non in Persia (cfr.
Anal. frane. Ili 416. Lemmens Caialogus p. 38), mn poi lo stesso Annalista ebbe a
correggersi nel citato Sillabo p. 235. — Cfr. anche il Civezza Storia cit. t. II e. 7 e
gli autori ivi cit. che seguirono il Waddingo.
1290 — Fr. Giovanni Samesio (de Samois). — Giunta al n. 102.
Altre notizie biografiche troverà lo studioso noìV Ilist. litidr. de la Franee t. XXV 126
p. 458-60. Di lui si ha un sunto di un discorso tenuto Terso il 1273 nella S. Cappella
di Parigi, alla presenza del re, sulle sacre reliquie del Redentore. « Il y a dans son sermon,
pour ce qui regarde l'histoire des reliquies transféróes des rives de l'Orient en la saìnte-
Chapelle de Paris, des renseignements qui ne sont peut-ètrc pas ailleurs » (oi).cit.). —
Fr. Giov. de Samois fu poi vescovo di Lisieux ecc. — Di lui vedi anche l'indice degli
Acta SS. aug. 25 t. V in vita S. Ludov. IX.
1290-93 — Pr. Angelo Clareno: Sue opere scritte. — Giunta al n. 103, p. 341 s.
Il Clareno conosceva il greco. All'abbate Ruberto da Mileto scrivo: «Mittit Vobis per 127
latorem prcsentium fr. Franciscus de Falirone, qui fuit Neapoli, rcgulam S. Basilii. Et
quia ipsam cnm multo labore et contra meam voluntatem de greco ut scivi transtuli in
latinum et eius copia non habetur, habeatis soUicitudinem cnstodiendi eam, ita quod non
perdatur, sed iterum veniat ad manus meas, quia sunt aliqni servi Dei in his partibus
qui ipsius copiam habere desiderant (2) » .
Tradusse anche 1) Granimaticam grccam 2) Ioannem Climacum 3) Dialoguni h. Ma-
carii et 4) librum (unum) b. Ioan. Chrisostomi (3).
La Bodleiana di Oxford ha un cod. membr. in 4» del secolo XIV con lettore iniziali co-
lorite in azzurro e titoli rubricati, che nelle prime 121 carte contiene La scala del Paradiso
0 Celestiale di S. Giov. Climaeo, tradotta di greco in latino da frate Agnolo dell' Ordine
de' Minori, e dal latino in volgare da un altro frate anonimo. Volgarizzamento del mi-
glior secolo della toscana favella e ricco di belle voci e vaghe maniere dì dire di cui i
nostri Vocabolarii, dice il Mortara, mancano del tutto, e che dovrebbero pur esservi (4).
(1) Salmastra = Salmasa = Salmasti = Salmasd = Sdmas, Y antica Salmas.<nis, nel-
r Armenia Persiana, nella provincia di Aderbeigian, l'antica Media, all'Ovest del lago
d'Urmiah. Da non confondersi con Samastro = Amastris, sulla spiaggia di FaHagonia.
(2) Archiv. I 554,
(3) Archiv, I 518.
(4) Conte Mortara Catalogo de' Codd. ital. drfla Bodleintìn, pag. 163 cod. 155.
430 BIBLIOTECA — Addenda.
Saec. XTTT. — B. Raimondo Lullo, Apostolo deli' Oriente ecc. — Giunta al-
l'articolo n. Ili, p. 361 s.
128 II noto viaggiatore barone Adolfo E. Nordens-Kiold, professore di geologia e minera-
logia dell'Università di Stoccolma (12 ag. 1901 f) vuole che il nostro Eaimondo Lullo
sia autore anche di un primitivo Portolano che il Nordenskiold chiama normale, e sul
quale si sarebbero poscia modellate tutte le altre Carte e Mappamondi sino al secolo XVI.
— A questa opinione del dotto danese, contradicono i geografi italiani Marinelli, Fiorini
e Bertelli (Cfr. Rivista geografica italiana Ann. VII (1900) p. 90-92).
Abbiamo biasimata nel sopra citato articolo sul Lullo l' indecente critica che l'Hauréau
mosse sulla vita e sulle opere di questo grande Apostolo. E qui, in conferma di quanto
abbiamo asserito contro l'Hauréau, non dispiaccia al lettore di udire il giudizio che ci dà
sul Lullo il dotto orientalista Delaville Le Eoulx nella sua pregiata opera La France en
Orient au XIV* siècle e. 2 p. 27-32:
« Eaymond LuU est un philosophe . . . Lull voulait soumettre les infidèles et les schi-
smatiques en les convertissant . . . Personne n'eùt une eiistence plus remplie, plus feconde
en aventures que cet apótre de la vérité ... Il se mentre dialecticien si consommé qu'il
charme ses adversaires . . .
Compendiata quindi bellamente la sua vita i viaggi e la perseveranza instancabile
del suo zelo pel compimento de' suoi fini, l' egregio storico prosegue :
« Des efforts, cependant, poursuivis avec tant d'opiniàtreté, ne devaient pas rester
stériles; les vues de Lull s'imposèrent peu à peu à l'attention publique; en 1312, le con-
cile de Vienne les consacra, en ordonnant qu'à Kome, et dans les universités de Paris,
d'Oxford, de Bologne et de Salamanque, on affecterait des maìtres à l'enseignement des
langues orientales, particulièreraent de l'hébreu et de l'arabe. Clément V, ami des lettres
et des Sciences, confirma par une bulle le décret du concile, et proclama qu'un des prin-
cipaux soncis des chrétiens devait étre la conversion des infidèles et des idolàtres ; et qu'à
l'exemple du Christ, qui avait voulu donner à ses apòtres la connaissance des langues
pour répandre l'óvangile par tonte la terre, l'Église devait s'efforcer d'apprendre au plus
grand nombre de ses membres le langage des infidèles pour propager parmi ces derniers
les dogmes sacrós.
« Raymond Lull avait longtemps attendu ce triomphe ; il l'obtint au moment où, déjà
vieux, il allait descendre dans la tombe. Mais toujours prét à la lutte, il voulut profiter
des derniers jours qui lui restaient à vivre, et les employa à former partout des disci-
ples, à les animer de sa science et de son zèle ; trois ans après, malgré son àge avance,
impaticnt d'appliquer les resultata obtenus, il s'embarqua de nouveau pour l'Afrique, et
recommenpa à Bougie, avec les Mahométans, les conférences et les disputes qu'il avait
jadis failli payer de sa vie. Cette fois les docteurs se montrèrent plus intolérants ; le peuple,
ameuté par eux, maltraita et chassa le missionnaire que des marchands chrctiens eurent
peine à dérober à la fureur des Arabes. Mais l'ópreuve avait étè trop forte pour le vieil-
lard; il mourut sur le vaisseau qui le ramenait à Palma, roartyr de son zèle et
de sa foi.
« n seraìt injnste, à còte de l'étude des langues orientales, de passer sons silence une
autre idée de Raymond Lull, celle de réunir en un seul corps les trois ordres religieux
du Tempie, de l'Hòpital et des Teutoniques, dont les divisions et l'iuimitié nuisaient à la
cause chrétienne en Palestine, au lieu de la servir. S'il ne fot pas le premier à róclamer
SECOLO xni — Addenda. 431
cetto mesnre, si d'antres, après lui, la proposèrent maintes fois, il eut l'honnenr de l'asso- 128
cier en tonte occasion à ses projets. H eut anssi celui d'avoir préconisé des premiers la
conquéte de l'Egypte, et snrtout l'interdiction absolue de commerce entre ce pays et l'Oc-
cident. Dans un de ses traités il demandait qu'on attaquàt par terre et par mer l'Anda-
lousie, et qu'après la conquéte de ce royaume, l'armée chrétienne Yictorieuse s'emparàt de
Ceuta en Afrique, et de là, s'avanpant vers l'est le long de la còte, poussàt jusqu'à Tunis ;
de ce point elle pouvait soumettre à son choix la Terre Sainte ou l'Egypte. L'armée devait
obéir à un roi choisi par les princes croisés; l'escadre, composée d'un gros vaissean et
de quatre galères bien arraées, à un amiral. Celui-ci avait mission d'enlever Khodes et
Malte, et de couper ainsi tout approvisionnement aux Sarrasins. Excommunication, confi-
scation, chatiments de la dernière rigueur seront infligós à quiconque favorisera les Com-
munications des infidèles avec l'Occident; l'abstentìon des marchands chrétiens et l'isole-
ment commercial de l'Egypte ne tarderont pas à ruiner absolument la puissance du soudan.
Trois ans plus tard, dans un autre ouvrage, Lull insiste de nouveau sur son projet; il
le développe et le complète ; tandis que d'un coté un corps d'armée, s'emparant en Afrique
de Ceuta, du Maroc, de Tunis, de Bougie et de Tlemcen, atteindra les frontières de l'Egypte,
un autre corps conquerra Constantinople et k Syrie, et gagnera par l'Arabie les bords
du Nil, qui se trouveront de la sorte menacés de deux cótés. Lull, cette fois, semble
abandonner ou du moins reléguer à l'arrière-plan l'idée de la croisière dont il se próoc-
cupait avec tant d'insistance quelques années plus tòt.
« Malgré ces divergences d'opinion, on ne saurait méconnaitre chez Eaymond Lull
d'autres préoccupations que celles de la diffusion des études orientales et de la religion
catholique par la pródication. Si ces dernières avaient pam à plusieurs empreintes d'une
confiance et d'un enthousiasme peut-étre trop naìfs, personne ne pouvait contester l'utilité
de l'union des ordres militaires, qui devait former, pour ainsi dire, en Orient, une croisade
permanente; les idées commerciales, les vues de Lull sur l'Egypte étaient nouvelles pour
l'epoque ; on le vit bien à l'hésitation avec laquelle elles étaient formulées, à l'absence de
sens pratique, à l'ardeur en quelque sorte chevaleresque qui les avaient inspirées. S'il est
vrai que le visionnaire disparaissait, c'était pour rester chevalier et gentilhomme, non pour
devenir politique ou economiste. Eaymond Lull nous apparaìt ainsi avec un doublé cara-
etère: apòtre, il veut conquórir l'Orient par la foi; mais chevalier en méme temps que
missionnaire, il ne veut pas que celui-ci s'abaisse devant celui-là; il met l'un et l'autre
sur le méme rang; pour lui, l'idéal d'une société fortement constituée est l'accord do
prétre et de l'homme de guerre.
Fine del Secolo XIII e del Tomo I.
-*e-&Sy-if
I - INDEX CHRONOLOGICUS
•CUO'
Dedica e Prefazione. pag. viis.
Testimonia Historica de adventn Divi Prancìsci ad partes Cypri, Syriae
et Aegypti, ordine chronologico disposita ab anno 1220 ad an. 1508, notisque
illustrata 1-80
A) — Testimonia saecuU XIII.
1) — lacobi de Vitriaco: Ex Epistola data lanuae an. 1216. — Ex
Epistola ad Lotharingios [e. fejbr. 1220]. — Ex Historia Orientali ete. . . 2-10
2) — e. 1227-29: Bmoul-Bemard: Chronique d'Ernoul et de Bernard
le Trésorier etc 10-13
3) — 1229-30: Bernardi Thesaurarii: Liber de acquisitione Terrae
Sanctae etc 13-14
4) — e. 1229-31: Éracles: L'Estoire de Eraclea empereur 14
5) — 1229 e 1247: Pr. Thomae de Celano: S. Francisci Assisiensis
Vita prima et secunda etc 14-21
6) — e. 1229-30: Vita versificata: Vita S. Francisci versificata et
Gregorio Nono dicata et* 21-29
7) — e. 1232-35: Fr. JuUani de Spira: Vita S. Francisci .... 29-30
8) — e. 1250-60: Anonymi saec. XIII: Vita S. Francisci ab auctore
ignoto, saec. XIII composita 30-31
9) — 1260-63 : S. Bonaventui*ae : Legenda^ duae de Vita S. Francisci
SerapJiici 31-36
10) — e. 1260-63: Fr. niuxninati: Verbafr. Illuminati sodi b. Francisci
ad partes Orientis et in conspectu Soldani Aegypti . 36-37
11) — 1262: Fr. Jordani a Jano: Chronica Ordinis Minorvm . . . 37-40
12) — Saec. XIII-XIV: Anonyme, Prisonnier au Chatelet: Chro-
nique de France et des Croisades 40-41
B) — Testimonia saecuU XIV.
13) — e. 1318: Legrgrenda antica: La leggenda Antica, ntuyoa fonte bio-
grafica di S. Francesco (ed. Minocchi) 41-51
14) — e. 1323 : Fr. Angreli Olareni : Chronica seu Historia septem Tri-
bulationum Ord. Minorum 51-57
15) — 1322: Maxìxìi asamià.: Secreta fidelium Crucis 57-60
16) — 1322-28: Actua B. Francisci et Sociorum eius (ed. Sabatier). . 60-64
BiblM. — Tom. I. 28
434 I — Index Ohronologicus.
17) — e. 1340: Pr. Pavdini Veneti: Vita B. Francisci ex Polycro-
nicon eiusdem (ed. Faloci) pag. 64
18) — 1346: Anonymi: Chronicon de Lanercost 64-65
19) — 1374: Anonymi: Epitome beUorum sacrorum 65
20) — 1374: Ohronica XXIV Gen. Ordinis Minorum. 65-70
21) — 1383 : Joannes de Ypra : Chronicon S. Berimi 71
22) — 1386: Pr. Bartholom. de Pisis: Opus de ConfórmitcUe . . . 71-76
0) — Testimonia saec. XV.
23) — e. 1480: Pr. Mariano da Pirenze: Libro delle vite de' Sancii
FraH Minori 77-80
24) — 1480: Leg'genda Martyrum MarocMi. 80
26) — 1508: Pr. Nic. Glassberger. Chronica Ord. Min 80
D) — Testimonia minora seu, legendaria.
26) — Di una reliquia conservata nel s. Convento di Assisi, preteso
dono del Soldano Melek-el-Kamel a S. Francesco . 81-82
27) — Leggenda popolare: S. Franceseo d'Assisi e il Wall di Ge-
rnsalemme 82-84
Regesto Chronologico dei fatti principali della vita e del viaggio di
S. Francesco in Oriente, dell' assedio di Damiata ecc 86-104
Biblioteca Bio-bibliograflca.
1215-19. — Qaalìter b. Aegidins ivit ad visitandum Sepnlchrnm Domini [1216]
et postea Tanetnm profectns est [1219] 105
1217 S. — Cenni biografici su frate Elia di Assisi, detto da Cortona, primo Mi-
nistro provinciale della Terra Santa e dell'Oriente (1217-20), secondo Vi-
cario di S. Francesco (1221-27), e terzo Ministro generale dell' Ordine
(1232-39) 106
1217-20. — Fr- Ossario da Spira, predicatore dei Crociati in Terra Santa: cenni
sulla sna vita e morte (f e. 1237) 117
1219 s. — Cenni critici sulla vita del b. fr. Pietro Oatani secondo discepolo
(1209) e primo Vicario di S. Francesco (e. 1212-17); primo Generale del-
l' Ordine dopo la rinunzia del Santo (1217-21), e suo compagno in Oriente
(1219-20) 119
1220. — Ff' SteÉEino da Nami, discepolo di S. Francesco, si reca in Oriente . 126
» — Fr. Luca di Puglia Ministro Provinciale di Eomania (e di Terra Santa)
e stabilimento de' Minori in Costantinopoli 128
1221 S. — B. Benedioti Siuigardi de Aretio vita et miracula, ex ms. cod. Fran-
cisci Redi Patricij Aretini 129
1221. — Pr Andreas de civitate Achon 149
1222. — Antiocliia: Due frati Minori confessori 160
1222-33 C. — De b. Peregrino de domo Falleronis (f e. 1233?) qui visitavit
loca Hierosolymitana » »
1228* — Oircolare di Geroldo Patriarca di Gerusalemme, colla quale comunica
a tutte le diocesi di Terra Santa la bolla papale che ordina la celebrazione
della festa di S. Francesco ai 4 d'ottobre; data da Acri il 13 sett. 1228. 162
I — Index Chronologicus. 435
12E8-29. — Due PP. Minori legati di Gregorio IX portano al Patriarca di Ge-
rusalemme in Acri la scomunica contro Federico II pag. 156
1230c. — IT. Minori in Gerusalemme : — Legale e giuridico stabilimento de' FF.
Minori in Gerusalemme e nel patriarcato Gerosolimitano 158
1 230-50 C. — Fr. Giacomo Fanizzari da Parma e fr. DiotlsalTi da Firenze Mis-
sionari in Oriente verso il 1230-50 (?) 160
1232. — Gesta quinque Fratrum Minorum (Terrae Sanctae) cum Germano II
Patriarcha Graecorum tunc Nicaeae degente 161
1233. — Fr. Giacomo da Russano e compagni nella Georgia. — Nunzi al Soldano
di Damasco e al Califa di Bagdad: e varie missioni presso i Saraceni. . 162
1233. — Cavalieri crociati fattisi poi Minoriti 163
1234. — Fr. Aymo de Faversham : — Belatio disputationis habitae cum Graecis
in causa fidei anno 1234 primo apud Nicaeam BitJiyniae, postea apud
Nympham [Lydiaé] »
1234. — Crociata predicata da' Francescani. 169
1235c. — Fr. Henricus de Burforde 170
1235. — La Provincia di Barberia .......... »
1235 e. — Fr. Bartolomeo de' Frati Minori e compagni: e di una pretesa discus-
sione teologica tra essi e i Greci di Costantinopoli; esame critico ... »
1237 C. — Fr. Bernardo Bàfulo da Parma in Terra Santa 1237-1285 f . . . 175
1237? — B. fr. Vito da Cortona discepolo di S. Francesco, Ministro provinciale
di Romania e di Terra Santa, nel 1237? 177
1237 •{-. — Giovanni da Brienne, re di Gerusalemme, imperatore di Costantino-
poli, e in ultimo frate Minore, morto a C.poli ecc 178
1238. — Minori in Terra Santa 180
» — Minori in Aleppo »
* — Fr. Pietro de Philistim 181
1239. — Fr. Riccardo da Intwort, celebre predicatore .... »
1240. — Fr. Albertus Stadensiss — 1. Iter trans mare versus Iherusalem —
2. Itinerarium Terrae Sanctae »
» — Di due pretesi PP. Minori alla custodia del S. Sepolcro di Gesù Cristo
in Gerusalemme: un errata-corrige 185
1241. — Fratris lordani, Viceministri fratrum Minorum Boemiae et Polemiae:
Epistolae de incursione Tartaromm in regiones fidelium. ..... 188
1241 C. — Fr. Guglielmo, Minorità francese, legato e predicatore apostolico nel-
r esercito cristiano di Siria »
1241. — Convento di Tripoli . 189
1242. — Il B. Gerardo Mecateo da Villamagna »
1243. — Latini in Gerusalemme »
1244. — Corasmini »
436 I — Index Ohro&ologicus.
1245. — Fr. Domenico d' Aragona de' Minori l^ato papale in Costantinopoli e
nell'Oriente pag. 190
1245-48. — Fr. GioTanni da Fianoarpmo. Note ed osservazioni per nna naova
edizione critica della sna relazione sol Tartari; segne il testo della sua
prima redlizione estratta da nn Cod. Torinese inedito, ecc »
1245 S. — Fr. Benediotns Folonns ; — De itinere fratrum Minorum ad Tariaros,
quae frater Benedicius Polonus viva voce retulit 213
1246. — Fr. Lorenzo [da Orte] de' Minori, legato apostolico (1246) in Siria, Cipro,
Armenia, Grècia, Iconio, ecc., poi rescoTO (nel 1255) di Antivarì ... 215
1246. — Ambasciata del Soldano 216
» — Fr. Onglielmo Boi »
1247. — Armenia-Geo^a »
1247 C.'i' — Fr. &moo da Fisa, Ministro proTìnciale di Grecia e di Terra Santa . 217
1247. — Di un Doonmento arabo a prò de' Frati del Monte Sion, nel 1247? . 218
1 248-54. — Fr. GilbertoB Tomaoenais : — Eodoeporieon primae profectionis
Sanati Ludovici GaUorum regis in Syriam 219
1249-51. — n B. fi-. Oioyanni da Parma, Ministro Generale, e i saoi compagni
in Oriente »
1249. — Convento in Damiata. 228
1260. — Crociate »
1862. — Missionari »
1253-55. — Fr. Willelmus de Bubnxk: — Itinerarium fratris WiUeìmi de Bu-
bruk de Ord. Min. anno gratiae m.cc.ì.iii. ad partes Orienkdes . . . 229
1263. — Convento in Sidone 230
» — Bagdad e Tartaria. »
1254. — Doonmento riguardante nn Convento francescano in Nicosia, capitale
del r^n^o di Cipro 281
1864. — Bomania-Grecia »
» — Fr. Agostino di Notynghajn Yesc. di Laodicea ... ■»
1255 C. — Fr. Giacomo da Isòo, Missionario in Siria 232
1865. — Convento di Tripoli 233
» — Convento di Tifo o Sor 234
» — Convento di Acri »
1266. — Custode in Acri »
■» — Tregue tra Cromati e Saraceni »
1867. — Fr. LiQK) Dain «... »
> — Martiri francescani in Siria 235
» — Costantinopoli »
1868. — MìsaìoAì per tutto l'Oriente »
1868. — Venezia e la T. 8 »
1860. — Constit. Narbonenses. »
I — Index Ohronologicus. 437
Ì260-70C.? — Pr. Pellegrino di Bologna Provinciale in Grecia, pag. 236
1260. — Fj*' Benediotna de.Alignano: — i. Tractatus Fidei cantra diversos er-
rores — 2. De constructione castri Saphet *
1261 S. — Pr. Paolo de'Oontd di Segni, Vescovo di Tripoli in Siria (1261-85):
Cenni biografici 253
1263 S. — Pr. Simone d' Anvergne, e compagni nunzi di Urbano IV a Michele
Paleologo imp. di C.poli 1263. — Cai seguono altri due nunzi fr. Gerardo
da Prato e fr. Bainerìo da Siena nel 1264 254
1268. — Nazaret 259
1266. — Cesarea e Arsuf »
» — Pamagosta »
1266. — Pr. lacobus de Podio, Custode della Custodia di Terra Santa in Siria,
e suoi tre compagni martiri in Safet della Galilea »
1266-70. — Minorità Erphordiensis : — Chronica Minor, auctore Minorità J^r-
phordiense . 261
1267. — Pr. Guglielmo Vesc. di Tortosa (Àntarados) in Siria e il clero orientale . 266
» — Pr. Bogerius Baoon : — De situ Terrae Sanctae etc . »
1268. — Giaffa, e il Convento de' Minori 269
» — Caduta di Antiochia — Martiri 270
1269. — S. Bonaventura e la Crociata »
1269. — Pr- Oonrado de Hallis e sei compagni martiri in Siria. — Altri undici
Minoriti catturati dai Saraceni »
1270. — Pr. Odone Bigaldi (Eigaud), Arcivescovo Eotomagense (Souen), com-
pagno di S. Luigi IX nella seconda Crociata in Oriente: cenni biografici. 171
1270. — Fr. Giovanni dei Monti 275
1270 C. — Pr* Andrea da Bologna, Ministro provinciale di Terra Santa e. il 1270 . »
1270. — Pr. Giovannino de Ollis da Parma, Custode di Terra Santa (1270-79),
e Missionario Apostolico in Egitto (1279-82) »
1270-80. — Pr. Bartholomaeus Anglicua: — Geographia Orbis et descriptio
Terrae Sanctae 276
1271. — Pr- Mauritii Ord. Min.: — Itinerariìtm in Terram Sanctam . . . 279
1271. — Bibars in Siria 280
1271-72. — Pr. Boberto di Tumham e fr. Guglielmo di Hidley colle truppe in-
glesi dì Eduardo I in Oriente »
1272. — Dònna Sanoia d' Aragona in Gerusalemme . . . . . 282
1272. — Il Soldano Bibars concede Pirmani ai PP. Minoriti di Terra Santa »
1272-74. — ' Pr. Girolamo d'Asooli con i frati Baimondo di Berengario, Bona-
graEÌa di Persìceto e Bonaventura di Mugello, nunzi del Papa all' imp.
Michele Paleologo in Costantinopoli . 283
1272-75. — Pr. Giovanni Parastron, Minorità greco di C.poli, legato dell Imp.
greco al Papa, interprete al concilio di Lione, ecc. (1272-75 f ) . . . . *
438 I — Index Chronologicus.
1273-74. — Fr. Alberto de' Gonzaga, Legato Apostolico di Gregorio X a Mi-
chele Paleologo imp. di Costantinopoli pag. 290
1273. — Fr. Giov. Batt, Zanni a Gerusalemme »
1274. — Crociata »
1274-80. — Fr. Pidentins de Fadna: — Liber recuperaiionis Terrae Sanctae . 291
1276-77. — Fr. Girolamo d' Ascoli, Ministro generale dell' Ordine (1274-79),
fu egli rimandato legato a Costantinopoli per la seconda volta nel 1276-77?
Esame critico 292
1277c. — Fr. Guilelmus de S. Patusio: — Vita 8. Ludovici IX regis etc. . 297
1277. — Domenicani in T. S 299
1278-79. — Fr. Bartolomeo d'Amelia Vescovo di Grosseto, e i suoi compagni
nunzi di Nicolò IH al Paleologo . »
1278. — Minoriti in Tartaria 300
» — Gli Assassin »
1279 e. — Fr. Marco da Montefeltro fonda il Convento di Sebaste (Sivas) in
Armenia 301
1279s. — Fr. Giovanni da Monteoorvino Missionario in Armenia, Persia, India
e Cina : e primo Arcivescovo di Pekino. — Sue lettere dall' Oriente, ecc. . »
1280 ■[■? — Fr. Tbomas de Papia: — Gesta Imperatorum et Pontificum . . 309
1282. — Fr. Matteo 312
1284, — Minoriti e Domenicani venuti dall'Oriente »
1286. — Fr. Geleberto Custode de' Frati Minori in Siria »
1286 f. — Alberto Milioli 8' Ord. S. Frane, e le sue Cronache: — Memoriale
Potestatum civitatis Beginae. — G-esta obsidionis Damiatae ecc. . . . 313
1287. — Fr. Salimbene de Adam (1221-1290?): la sua Chronica e le altre sue
opere 317
1287. — Constitutiones T. S - . . . 322
1288. — FF. Minori in Persia e Armenia 323
1288. — Passio B. fr. Francisci [de Spoleto] in ci vi tate Damiatae Aegyptì . . »
1288? — Martyrium B. fr. Philippi de Amioio seu de Podio [= Le Pny] in
castro Azoti Palaestinae [ast anno 1265 f] 324
1288 C. — Passio fr. Corradi de Saxonia et fr. Stephani Hungari »
» — Passio fr. Monaldi de Ancona et sociorum Francisci de Fetriolo et
Antoni! de Mediolano in Arzenga Armeniae 325
1288-95. — Ff Giovanni d'Ancona dell' Ord. de' Minori, Arcivescovo di Nicosia
nell'isola di Cipro: cenni biografici »
1289 f. — B. fr. Oonrado d' Ascoli 326
1289. — Pafo. — Fr. Roberto de' Minori »
» — Convento di Tripoli »
» — Clarisse martiri in Tripoli »
1289 o. — Fr. Guiscardo de'Guiscardi di Cremona . . . . . 327
I - - Index Olironologicus. 439
1289 e. — Fr. lacobits Minister Provinciae Syriae sen Terrae Sanctae, et fr.
Paulus de Marchia Guardianus couventus FF. Minorum in Acon sea Pto-
lomaidos , pag. »
1289 s. — Fr, Giovanni (o Aitone II), re d'Armenia, frate Minoro ecc. Cenni
biografici . 328
1289. — Convento di Sis in Cilicia 339
1290. — Fr. Paolino da Milano e compagni, predicatori della Crociata ... »
» — Traditio Crucis ad iter lerosolymitanum 340
» — Fr. Giov. Samesio e fr. Pietro Bardulio. . . »
1290. — Missioni in Africa-Marocco »
1290-93. — Fr. Angelo Olareno da Cingoli, il B. Tomaso da Tolentino e com-
pagni inviati missionari in Armonia eco 341
1291. — Caduta di Acri o Tolemaide. — Quattordici PF. Minori Martiri con
tutte le Clarisse, massacrati dai Saraceni per la Fedo eco 350
1291. — Convento di Beirut . . . . , 353
» — Convento di Salda o Sidone »
» — Convento di Tiro 354
» — Duo Minoriti che percorrono le coste d'Africa ... »
1291. — Fr. Guglielmo da Ohieri (o da Chorso?): — De Statu, vita, et con-
versatione Héligi tsorum illarum partium (Persiae et Tartariae) ... »
1291-92. — Uicolò IV e la Terra Santa. 355
1292. — Armenia sottoposta alla Prov. di T. S. . . . . . »
1292. — Nicosia di Cipro »
1294 C. — Di un Convento dc'FF. Minori in Gerusalemme, presso la stazione
del Cirineo = Usi e cerimonie de' Latini nei Santuarii ecc 356
1295c. — Galvanus de Levante lanuensis, ex 3". Ord. Min.: — Liher sanati pus-
sagii Christicoìarum cantra Saracenos, prò recupcrationc Terrae Sanctm. 357
1295. — Minoriti nella Corte di Cipro 359
1295 C. — Fr. Nicolaus de Sali, Minister Terrae Sanctae ........ »
12998. — Oassan Kan imp. tartaro della Persia e i suoi alleati, il re di Cipro
e di Armenia, riconquistano la Terra Santa. = Due IT. Minori loro amba-
sciatori spediti in Europa 360
Sec. Xin. — Fr. Ioannes Garan Gnallensis senior: — De origine, progressu, et
fine Màhumetis, et quadruplici reprohatione prophetiae eius 361
» — B. Baimondo LuUo di Majorica dell' 3'. Ord. Min., Apostolo del-
l'Oriente e Martire (1235-1315 jun. 29 f). — Cenni biocronologici e bi-
bliografici »
Sec. XU-Xni. — Eituale et Ordinarìum Canonìcorum S. Sepulchri Jorosolymitani. 392
Sec. Xnis. — Oipro-Prancescana — Memorie spettanti la storia de' Francescani
di Terra Santa in Cipro, dal sec. XTÌT in poi »
440 I — Index Ohronologicus.
Sec. XIII. — Anonimi Minoritae(?): — A) De Saracenis et de ritu ipsorum eie.
— B) Brevis descriptio Orbis , . ,. 399
» — Anonimi : De Via eundi de lope in lerusàlem, et de Sancto Se-
puhhro, et aliis locis 405
» — Anonimi: Itinerarium Sanctorum Locorum 408
Sec. XIII-XIV. — Variorum: Libri de Passagiis et de Terra Sancta. Mss. . 410
Sec. XIII. — Ministri e Oùstodi della Terra Santa durante il secolo XIII . . 412
» — Bnllarium franciscanum Terrae Sanctae saec. XIII 413
Addenda al secolo XTTT.
1219. — Jaoobi de Vitriaco: Epistola ad Lotharingios ecc. — Giunta alla nota 1»
della p. 7 424
1241-45? — Fr. Benincasa Tudertino, Missionario fra i popoli Tartari e Sa-
raceni 425
1247. — Oonvento francescano in Tebe di Grecia »
1270. — Pr* Giovanni de Mons, compagno di Luigi IX in Africa. — Giunta a
p. 275 »
1274-80. — Pr. Pidentius de Padua; — Liber recuperationis Terrae Sanctae etc.
— Giunta al n. 83 426
1284. — Fr. Antonius de Armenia et fr. Aldobrandus de Plorentia .... 429
1290. — Fr- Giovanni Sameào (de Samois). — Giunta al n. 102 »
1290-93. — Fr. Angelo Olareno: Sue opere scritte. — Giunta al n. 103 . . »
Sec. XIII. — B. Raimondo Lullo, Apostolo doli' Oriento ecc. — Giunta all'arti-
colo n. Ili 430
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Il - INDEX ANALYTICUS
■■»<•»-
Nota. — / numeri ordinari indicano la pagina, i neretti gli articoli.
Aaron ubi sepultus 183.
Aas populi asiatici 2B7.
Àbaga 0 Abaka Kan, imp. tart. della Persia,
e de' tartari orientali 193 — proclive ai
cristiani 381 — relazioni coi ff. Min. 300.
Abana fium. 183.
Abarym mons 183.
Abate della Montagna Nera con i suoi mo-
naci abbraccia la r^ola di S. Fr. 74 —
V. Montagna Nera.
Abath-dieri eretico 400.
Abbadia Bianca in Cipro 397. — v. Bellapaise.
Abbai de Yillari 8.
Abdiag eret. 400.
Abibon (S.) 182.
Abìssinia 304.
Abraam lucus M. Galvani 408 — sepolto
con i patriarchi in Hebron 410 — Ortus
Àbraae 409 — v. Ara.
Abulonis monom. 182.
Abnllonia lago 166.
Aocaron 184.
Aeoon (Acon, Achon) 264, 408 — v. Acri.
Aebaia prov. greca 136, 344-47 s.
Aebatbala eret. 400.
Aoheldemaoh prope Irslm. 182, 406, 409.
Ackon — V. Acri.
Acon — V. ^cri-
Acri (S. Griov. d' ) stor. in genere 6, 58, 156 s.,
n. 40-1 passim, 260, 261, 281 — asse-
diata dai Saraceni, soccorsa da fr. Giov.
d' Ancona arciv. di Cipro 326 — cade in
potere de' Saraceni, e martirio di 14 ff.
Min. e delle Clarisse 350-53, n. 104.
» Frati Minori in Acri, loro convento
fondato prima del 1221, studio generale
della Provincia, ecc. 149, 154, 229-30, 234,
312, 327 s., 344, 350 s., 394, 417, 422 — fr.
Egidio in Acri 105 — fr. Guglielmo Ila-
lfl-vquÌ8 lettore ivi 2.30 — ff. Min. d' Acri
fatti flagellare da Federico II imp. 157.
— Convento de' Domenicani ecc. 299.
Aeropolita logoteta greco 287.
Actuba affluente del Volga 382.
Adam prìmus homo, ubi plasmatus, ubi se-
pultus 183.
Adam (fr.) le Rigalde 274,
Adana cit. 338.
Adelon (dnus. de) 230.
Aderbeigian 429.
Adrianopoli 136.
Aegae — v. Ayas.
Aegidìns Qointas, govern. di C.poli 190.
Aethiopia 277, 279, 305.
Africa 383, 4024 — evangelizzata dai ff. Min.
340, 354 — e più volte dal Lullo (v.)
369 s., 372 s. — v. Marocco.
Agnello (fr.) da Pisa 181.
Agostiniani in Cipro 394 s.
Agostino (S.) ospedale in Cipro 395.
(fr.) d'Assisi 33, 34.
» (fr.) di Notyngham in T. S. e ve-
scovo di Laodicoa 231.
Abmad Ibn Muhammad ibn Kathir (l'Afra-
ganus) 268.
Aimone (fr.) di Faversham (Ministro Generale)
cenni biogr. cron. 39, 100, 102, 161, 169 —
sua missione con i compagni in Nìcea e
C.poli 137, 163 s. n. 45 — probabile autore
della Belatio disputationis cumgraecis 165.
442
n — Index AnaJj^icus.
Aitone I d' Armenia, critica la politica religiosa
di fr. Gugl. Rubruquis 230, 232-33.
» II d'Armenia, 360 s., 421 — sue rela-
zioni con i seguaci di fr. Ang. Clareno
3418. — con i ff. Min. della Siria 327 s.
con fr. Giov. da M. Corvino 302 s. — re-
catosi a C.poli e ospite de' flF. Min. 333-34
— alleato con Cassan Kan conquista la
Siria ecc. 368 s. — v. fr. Giov. re d' Ar-
menia,
Akkar fortezza, presa da Bibars 280.
Akkaron 181, 182.
Al-Adilija accampamento del Kamel presso
Damiata 89, 90.
Ala-Eddin-Taibai distrugge Nazaret 259.
Alamania 403.
Alani pop. or. 267, 303 — evangelizz. dai flF.
Min. 235.
Alania 403.
Alatino Sold. d'Iconio e i ff. Min. 163.
Albania del Caucaso 279, 336, 403.
» dell' Europa, e suoi popoli e principi
evangelizzati dai ff. Min. 358 s.
Alberto duca di Brunsvic 263.
» (fr.) de' Gonzaga, nunzio a C.poli e
vese. d' Ivrea 290, n, 82.
» Milioli (del 3 Òrd.) scrittore e amico
di fr. Salimbene 313 s. n. 91, 319-20, 322.
(fr.) di Parma, prò T. S. 419.
> (fr.) di Pisa, Min. Genie 102, 169, 181,
262.
> de Rezato o de Robcrtis de Regio,
patr. Antiocheno 21, 159, 170 — sue rela-
zioni coi ff. Min. 217,
» (fr.) Stadense, cronista, ci conservò due
itinerari di T. S. 181 s. u. 60.
» (fr.) Teutonicus O. Pr, amico di fr.
Boìiav. d'Iseo (v.) 224.
» Langr. Thuringiae 263.
Alcbindi fìlos. arab. 365-66.
Alcoraniam 400 — v. Maometto.
Aldobrando (fr.) da Firenze, mart. in Persia
429.
Alemanni in Oriente 408.
Alemanno (fr.) da Bagnoreggio arciv. di Tiro
423.
Aleppo ivi stabilitosi fr. Monasaerio (r.) in aiuto
dei prigionieri 114, 180-81 — conquistata
da Cassan Kan 335.
Alessandretta 229.
Alessandria d'Egitto 241, 383, 402.
Alessandro III papa 153.
IV papa 243, 263, 2733. — e i ff. Min.
di Tiro 234 — sue bolle pei ff. Min.
di Terra Santa.
. (fr.) di Ales, lodato 180, 271.
> (fr.) d'Alessandria, Min. Genie 325.
Alessio Stratigopulo, gener. greco, riprende
C.poli ai Latini 254 s.
Alfonso III d' Aragona 329.
» IX re di Leone 178.
Alfragano scritt. arab. 268.
Algazelle ministro sarac, del Sold. d' Eg. con-
vertito dal b. Bened. d'Arezzo 145.
Alice di Champagne ved. di Ugo I di Cipro
396.
Alikain 89.
Alinaoh princ. armeno 337-38.
Alleas — V. Ayas.
Alleluia (divozione detta l') 226.
Almacbas — v. Alinach.
Almerico conte di Tiro 333.
Al-muminin (i credenti maomettani) .368.
Al-TacfuT-Hatem nome arabo de' re .4tfo»ic (v)
d'Armenia 232.
Altisiodorum ivi conv. dc'ff. Min. 221,
Alti-Soldani terra, 209.
Alubarde o Aluvarde, legato dal Paleologo al
Papa 255.
Amanas monti di Celesiria 270.
Amaus monti di Celesiria 428.
Amastris 429.
Amazonia 279.
Ambrosius (fr.) Ord. Cist. curatore delle Cla-
risse 128.
Amos profeta da Tecua 182.
Amphissa — v. Salona.
Anazarbe città d' Arm. presso la quale fu tru-
cidato Aitone II (v.) 3^7.
Ancona 132.
Anconetani a C.poli 165.
Andegaviae comes in Egitto 241.
Andrea (fr.) di Achon (Acri) 149-50, n. 37.
» (fr.) o Andreuccio d'Assisi, vesc. in
India 302.
» (fr.) da Bologna, Min. Prov, di T. S.
223, 275 n. 74.
» (fr.) guard. di Bologna 275.
» (fr.) da Firenze Miss, fra ì Tartari
193, 300.
> (fr.) di Gioacchino, frate nel M. Sion
218.
» Nikolasson e fr. Maurizio (v.) 279-80.
» (fr.) Panzanni 358.
» (fr.) da Perugia in Cina 302.
» (fr.) da Perugia? in Armenia e Geor-
gia 216.
» (fr.) maestro Tacito, de' Min. Conv.
superiore del conv, di S. Fr. in Nicosia
di Cipro 399.
» (fr.) magister, de Tuderto 140.
Andronico Paleologo imp. di C.poli 294 s. —
cognato di Aitone II re d' Armenia 333 s.
n. 99 passim.
n — Index Analyticus.
443
Angelo (fr.) Clareno in Oriente 330 s., 341 s.
n. 103 — sua bibliografia 429.
» (fr.) da Meglio 141.
> (fr.) da Tolentino in Orìen. 331 s.,
341 s. n. 103.
» (fr.) confessore dell' imp, Brienne (v.)
138.
» (fr.) Min. Prov. della Serafica 293 s.
» (fr.) d'Orvieto, nunzio a C.poli 299s.
n. 86.
» (fr.) da Rieti comp. di S. Fr. 52.
» Conte greco, legato del Vatacio al
Papa 227.
Angelas antiph. 141, 146.
Anglia 179, 404 — ivi ff. Min. 170 — v. In-
ghilterra, Inglesi.
Anglici coloni in Nìcea di Bitinia 165.
Anglicus miles, traditor in Saphet Galilaeae
260 s.
Angioini re di Napoli 141-42.
Anna (S.) Mater B. V. unde orta 184 — chiesa
in Gerusalemme 357 — monastero di Be-
nedettine in Nicosia di Cipro 395.
Anselmo (fr.) o Ascellino 0. Pr. in Persia 199.
» De Kaen, reggente dell' imp. di C.poli
138.
Antarados 266 — v. Tortosa.
Antibarensis archiep. 195.
Anticristo 149.
'AvTiSwpov 258.
Antiochia 183, 263, 403 — ivi un abate coi
suoi monaci si rendono flF. Min. 7-8 —
ff. Min. di varie Prov. in Antioch. 69 —
Conv. de' ff. Min. entro la città e un al-
tro sulla vicina Montagna Nera (v.) 65-67
n, 20 passim, 75, 150, 154 — visione al
guardiano della M. Nera 69 — Antioch.
visitata dal b, Bened. d' Arezzo 145 —
convento visitato da fr. Gugl. Btibruquis
e dal Min. Provinciale 230 — sede quon-
dam del Provinciale di T. S. 67, 133-34.
— due ff. confessori ivi trapassati 150.
— suore Benedettine riformate dai ff.
Min. 417 — Antiochia cade in potere di
Bibars I che rovina i due conv. Minoritici
68, 104, 265, 270.
» ' (Principi di) 253 s. — v. Boemondo.
» (Patriarchi di) 21 — v. Patriarchi.
Antisiodonam Altisiodorum (Auxerre) 136.
Antolino (fr.) di Castiglione pred. della Cro-
ciata 339.
Antonio (S.) di Padova 262 — vita scrittane
da fr. Salimbene 321 — bistrattato dal
Dr. Lempp 106. — S. Ant. e il mart. fr.
Filippo (v.) 324.
> (fr.) de Arìbandis, vesc. di Gaeta, in-
viato in Armenia (v.) 339.
» (fr.) d' Armenia, mart. in Persia 429.
» (fr.) vicar. Patriarcale di C.poli 103-4,
141, 255, 418.
» (fr.) da Milano e comp. mart. in Ar-
zenga 325 n. 96.
» (fr.) da Parma, Miss, fra i Tartari
193, 300.
» Kincon, inviato francese a C.poli 84.
Antonius (S.) Peire, nome d' una nave geno-
vese 280.
Anxexini 374 — v. Assassin.
Apiastrnm erba 404.
Apollonia — v. Arsur.
Apolia 403.
Aquae mortuae, porto in Frane. 265.
Ara Abraam 406.
Arabia 183, 403, 407.
Arabo collegio de' ff. Min. in Miramar (v.) 365 s.
» (Opere in) scritte dal Lullo 3718.
Aragoniae rex 265.
Aradia (Aradin) insula prope Tyrum 279.
Ararat mons 403.
Aretini nobili, all' assedio di Damiata 146-47.
Arezzo conv. de'ff. Min. ivi 141 — S. Fr. ri-
ceve all'Ord. il b. Bened. 135.
Argentina cit. in Germania 276,
Argon Ean imp. tart. della Persia, 302 s., 323,
421, 423 — sue relaz. col Montccorvino
(v.) 330 — e con altri ff. Min. 354 s. n. 106.
Arlotto (fr.) da Prato, Min. Genie 104, 193.
Armanas (Armandus-Herman) raagister Tem-
pli 248.
Armeni 201, 210, 407 — evangelizz. dai ff.
Min. 235 — V. Armenia, Aitone II.
Armenia 232, 263, 402, 403 — percorsa dal
Rubruquis 229 — dal Lullo 369 s. —
evangelizzata dai ff. Min. 215, 116 s., 301
n. 87 e 88, 325 n. 06, 328 s. n. 00, 421
— soggetta alla Provincia Minorit. di
T. S. 355 — invasa dai Saraceni ecc. 329 s.
Armuz (Oimuz) 308.
Arnoldo (fr.) di Colonia comp. del Montecor-
vino in Cina 303-4.
Arnanges Bjarkey 279,
Aipas de Beneceto 176.
Arsanas (Assano) re Bulgaro minaccia C.poli
166.
Arsinoe — v. Famagosta.
Arsuf 159, 263 — v. Armr.
Arsur (Apollonia) in Palestina 324.
Artbados 183.
Arzenga (Arzingam, Artzinga) città dell'Ar-
menia 325.
Asbesten lapis 403.
Asoalona di Palestina 182, 247, 324, 403 —
sconfitta de' Crociati in Asc. 240.
Ascelino (fr.) 0. Pr. 213.
444
n — Index Analyticus.
Asdud — V. Azoto.
Ashmam-Tannah d'Egitto 90.
Asia 403 — Asia minor 402-4.
Asphaltis lago 184.
Assassin orda e setta araba della Siria 374 —
alcuni travestiti da ff. Minori per atten-
tare alla vita di principi cristiani 300.
Assiria 145.
Assur (v. Arsuf) 263.
Astrakan cit. sul Volga e mar Caspio 325, 382.
Atheniensis ep. 3448., 348.
Athlith 259.
Atrebatensis comes 261.
Aaax (1') del Rubruquis 229 — v. Ayas.
Aogastinùs — v. Agostino.
Aueae portae Irslm. 406.
Aurei montes 402.
Austria (d') Duca Leopoldo all' assedio di Da-
miata 71, 89, 91 n. 29 passim. — v. Rodolfo.
Aoxerre 136.
àverroe e l' Averroismo combattuto dal Raim.
Lidio (v) 371 s., 387-88.
Ayas città maritt. della Cilicia(Alleas,Laiazzo,
Layas) 229, 369, 428.
Aybex ministro tàrtaro 213.
Ayeton 343 — v. Aitone IL
Azoto 263 — ivi martirio di ff. Min. -324.
B
Babel 403.
Babilonia di Mesopotam. 132, 145, 148, 215,403.
» (Fosthat-Mesr) d' Egitto 185, 215, 241.
Baca (Batu o Bati) Ean de' tartari sul Volga
209 — visitato dal Rubruquis.
Bafo — V. Pafo.
Bagdad frequentata da ff. Min. Missionari e
nunzi presso quel Soldano 113, 137, 163,
230.
Bagnacavallo (conv. di) 290.
Bagvaria (Baviera) 403.
Baiothnoi duce tartaro, e sua lettera ad Inn. IV,
213.
Balastri — v. fr. Giov. Parastron.
Baldaeli regnum 263 — v. Babilonia.
Baldoino I ìmp. di C.poli 163.
> II imp. di C.poli. sue relazioni col b.
Bened. d'Arezzo, con £r. Elia, e per-
dita dell'impero ecc. 103, 115, 136-42,
254-55, 418.
> Conte di Fiandra in T. S. 318.
Ballano d'Ibelino 10.
» I, Sire di Sidone, conobbe S. Fr. sotto
Damiate 149-50.
Baliaas cit. 248.
Balneam Christi 406, 409.
Banias — v. Panca.
Bantia, Bantra, Banthera in Ital. 302.
Baraka Kan 382.
Barbarla maior 383 — v. Barberia.
Barbaro (fr.) d' Assisi, discepolo e comp. di
S. Fr. in Cipro e in Oriente ecc. 15, 18
e nota 1», 19, 50-51, 77.
Barberia 385 — provincia dell' Ordine fondata
da fr. Elia, indi soppressa 102, 170.
Bardane — v. Giorgio.
Barensis comes in Orien. 247.
Barri Ducis comes prò T. S. 188.
Barsaama vesc. Caldeo 323, 421.
Bartolomeo (£r.) vesc. ingl. prò T. S. 422.
» (fr.) Anglico e la sua opera Deproprie-
tatibus, confuso coli' omon. di GlanviUe
276-79 n. 76.
> (fr.) d' Amelia, vesc. di Grosseto e
compp. nunzi a C.poli 175, 299s. n. 86.
> (fr.) di Cremona, comp. del Rubruquis
fra i tartari 103, 229.
> (fr.) d' ignota patria, con altri presso i
-Greci 170s. n. 46.
» (fr.) da S. Concordi© 0. Pr. 305-6.
» (fr.) da Siena, Min. Prov. di T. S. nun-
zio con altri a C.poli 175, 299s.
Bascart (Basar tos) popoli asiat. 210.
Basilica di S. Fr. in Assisi, inalzata da fr.
Elia 113, 115, 116 — sua dedicazione
100, 103 — ivi sepolto il Brienne (v.)
138-9.
Bastia (Insula Romana) presso Assisi 19.
Batn Ean — v. Bacu Kan.
Beaufort 240.
Beaolien (abbazia Cisterc. di) suburbio di Ni-
cosia in Cipro 231 — indi convento de'ff.
Min. 396.
> (Signore di) in Francia 415.
(Goffredo di) 425.
Begen (conv. Min. in) 279.
Behesni cit. dell'Armenia 329».
Bela re d'Ungaria 265.
Belastro — v. Parastron.
Bellapaise abbazia Agostiniana e villa in Ce-
rinia di Cipro 231, 369 — indi convento
de'ff. Minori 397.
Belle-abbaye — v. Bellapaise.
Belloloco (Bellus locus) — v. Beavlieu.
Bendokdar — v. Bibars L
Benedettini presso Antiochia sulla Montagna
Nera si rendono ff. Min. 66, 68 — detti
monaci nigri 195 — suore Benedettine
in Antiochia 417.
Benedetto (fr.) d'Alba 358.
» (fr.) d'Alignan, veacov. di Marsiglia
suo dupplice viaggio in Siria, costruisce
la fortezza di Safet (v.), cenni biobibliogr.
ecc. 236s. n. 65.
n — Index Analyticus.
445
» (B. fr.) d'Arezzo, discep. di.S. Pr., 3"
Prov. di T. S. e dell' Oriente : cenni bio-
grafici 21, 67, 86s. n. 29, 99, 129 n. 36,
154, 177, 178 n. 49, 180 — visita Ge-
rusalemme e la T. S. 145 — percorre
gran parte dell'Oriente 141 — con fr.
Aimone e compp, a C.poli 165 — lodato
da Carlo I di Napoli e da Bttlduino II
di C.poli 142, 310 — suo culto compro-
vato ecc. 143.
» (fr.) di Polonia, socio del Piancarpino
(y.) fra i tartari, sua relazione ecc. 191-
92, 197, 199, 212, 213s. n. 56.
» (Card.) leg. apost, a C.poli 173, 174.
Beniamino (fr.) 342.
Benincasa (fr.) da Todi, fra i tartari 425.
Bentivenga (Card.) legato 140.
» (Card.) Matteo 140.
Benvenuto (B. fr.) vesc. a prò di T. S. 420.
Berardo (S. fr.) e compp. martiri di Marocco
38, 95.
Berengaria di Castiglia, 3" moglie del Brienne
178.
Berittts (Beirut) 183, 264.
Bernardina Bàfulo, Clarissa a Parma 176.
Bernardo Àyglerio, ab. di M. Cassino 289.
» (S.) abbazia, indi conv. de' S. Min. in
Cipro 397.
> (fr.) Bàftilo da Parma in T. S. 175
n. 47.
» (fr.) da Quintavalle, 1* discep. di S. Fr.
47, 60, 85, 86, 102, 112, 121, 151.
. Vesc. di Tripoli 339.
Berrhoeota grand' interpr. dell' imp. greco 288.
Bersabee 182.
Bertoldo (fr.) pred. della Crociata 418.
Beitrandas (fr.) de Secureto in Marsiglia 239.
» (fr.) de Secodorio, Cust. in Marsiglia
239.
Beih&iùa 182, 278, 406, 409.
BeiUeliem 158, 182, 254, 264, 2&1, (Presepio
di, 356) 407, 409.
Bethpliage 264, 278, 406.
Bethsaida 183, 235.
Bettino vicar. imp. 144.
Betulia 184.
Bevaniom ubi friit S. Fr. 128.
Beylan 270, 428.
Bibais I (Melek-Zaher-Bibars) Soldano d'Egitto
e della Siria, concede Firmarli (v.) ai S.
Minori della T. 6. 62, 282s. n. 79 —
prende Antiochia, e rovina de' due conv.
Minoritici 68, 104, 270 — conquista Safet
(v.) in Galilea, ivi martiri Minoriti 259s.
n. 68 — occupa Nazaret, Tabor, Cesa-
rea ecc. 259 — ritorna a Damasco 261
— altre sue conquiste in Siria ecc. 264b.,
280, 324 — fa travestire alcuni Assassin
(v.) da flF. Minori 300-1.
Bidaini arabi nomadi 201, 252.
Bilarga gener. tartaro assassina Aitone II (,y.)
re di Armenia 336-38.
Bisante saraceno, moneta 266 — usata in
Cipro 356.
Biserminorum terra 209.
Bissemor' terra 209.
Bitinia 163s. n. 46, 403.
Blonkastel in Siria 280.
Boemondo figlio di Ugo III di Cipro, sepolto
presso i ff. Min. di Nicosia 393.
» IV, principe di Antiochia 189.
» V, princ. di Antiochia 189, 253 s.; 396.
» VI, princ. di Antiochia 253 s, 270, 280.
» VII, princ. di Antiochia 253 s.
Bohemia 179, 198, 201.
Bolla della canonizz. e festa dì S. Fr. spedita
alle chiese d' Oriente 152 n. 39.
Bolle (elenco delle) date pei Min. di T. S.
413-23 n. 119.
Bologna collegio di lingue orientali ivi 371 s.
Bonafortnna (fr.) Minist. Prov. in Francia 239.
Bonagrtfsia (fr.) da Persiceto, Min. Genie 37,
104, 276, 301 — sua legazione a C.poli
283, 288.
Bonaventura (S.) Minist. Genie 48, 103, 189,
264, 301 — neir unione delle due Chiese
255, 274, 290, 293s. — promuove le Cro-
ciate 270 — precisa il numero delle Prov.
dell' Ord. 102, 104.
» (fr.) da Iseo e comp. in Oriente 219 s.
n. 61, 223 — nel Concilio di Lione (1245)
223, 310 — sue opere mss., alchimista?
223-24.
» (fr.) da Mugello e compp. nunzi a
C.poli 283, 288.
Bondunicia (Bodonitza) in Grecia 225.
Bonfiglio ab. di S. Vittore 239.
Bonifacio VIII papa e i £P. Min. zelanti 60,
344s., 348s. — sue lettere per la T. S.
423 — Bon. e l' Armenia 334 — Bon. e
ìL.LuUo 368, 375s., 382.
» (fr.) d'Ivrea nunzio a C.poli 2548.
Bonusbaio (Bonbarone) cognome di fr. Elia 107.
Bonus Romeus — v. Borromeo.
Borgogna (Duca di) in T. S. 239-40.
BoiTomeo (fr.) 48.
Brandalia nob. famiglia Aretina 146-47.
Brandeix. (Brindisi) 262 — v. Brundusiutn.
Brienne (Giov. di) re di Gerusalemme, sue ge-
sta sotto Damìata 85s. n. 29 — Impera-
tore di C.poli, e in ultimo fr. Min.: cenni
biogr. 78, 99, 131, 13640, 145, 148-50,
154, I65s., 178s. n. 49.
> (Gualtiero di) 85.
446
n — Index Analyticus.
Brindisi 105.
Brìtannia maj. et minor 268, 404.
Britanniae comes in Or. 239-41, 247, 261.
Britti castello 107.
Brogliano (conv. di) 42.
Brandasium 403.
Brunforte (nobili di) 60.
Brasa in Bitinia 166.
Bt. Rainoardi 340.
Bachara prov. Àsiat. 303.
Bugia cit. d' Àfrica evangelizz. dal Lullo 370,
372, 384.
Baigec (Buyget, Ouygat) duce tartaro 209.
Bulgari contro C.poli 137, 178s. — evangeliz-
zati dai flF. Min. 235.
Bulgaria magna 209.
Bareth duce tartaro 209.
Burgundiae dux 241, 247.
Burithabet (Burutabeth, Burithobe^ 208.
Byblos (Gibelet) 326.
Byleri (Htseri) popoli asiat. 209.
Cadan (Cadam, Cathan, Cadon) duce tart. 209.
Cadigìa moglie di Maometto 400.
Cadrò (castrum de) 241.
Cadrum 241.
Caesarea Philipp! 183 264.
» Palaest. 103, 184, 259, 263, 264, 281,
324, 408.
» Ciliciae 334.
Cagliana casale dei Carmeliti in Cipro 395.
Cairo minacciata dai Crociati 78.
Calamas località ignota ai geografi, entro i
limiti della Lidia 167-68.
Caldea 279.
Caldei e Minoriti 323.. — v. Persia.
Califa di Bagdad manda sue truppe sotto Da-
miata 63, 92.
Calogorum — v. Chalongorum.
Calvariae mons 182, 405, 408.
Cambaleoh (Cambalich, Cambaliech) regni Ca-
tay (Cina) 303, 305 — episcopus Cam-
baliensis 302.
Campania (Champagne) 198, 201, 403.
Campaniae comes 247.
Cana Galilaeae 184, 253, 407, 410.
Canamella — v. TeU-Hamdun.
Capadochia 403.
Capella B. V. prope Calvariae iocum 408.
Gapharnaum in finib. Zàbulon et Nephtalim
183, 252, 410.
Capitoli Generali mentovati nel presente voi. :
» » an. 1217, primo in ordine 38,
67, 87-8, 107, 120, 123, 124,
135.
» ■ » an. 1219, secondo in ord. 37,
38, 67, 91-2, 109, 123, 124.
» » an. 1221, terzo in ord., detto
delle Stuoie 40, 97-9, 111,
117, 123, 124, 135.
» » an. 1223, quarto in ord. (e
ultimo presente S. Fr.) 99,
125.
» » an. 1227, 100, 112.
» > an. 1280, 100, 112, 113, 169,
226.
an. 1232, 100, 113.
» » an. 1239, 102, 169, 262.
» » an. 1240, 102, 169.
» » an. 1260, 31, 103, 235.
» » an. 1263, 31, 104.
» » an. 1266, 31.
» » an. 1276, 296.
» . an. 1279, 275-76, 301.
» » an. 1282, 276.
» an. 1287, 322.
» » an. 1292, 355.
» » an. 1295, 368.
» » an. 1399, 72, 73. — Capp.
Gen. quattro di numero convocati e cele-
brati da S. Pr. 88 — Capitoli non gene-
rali del 1212 e 1216, 86-7 — item del
1220 Cap. particolare, celebrato dai due
Vicarii di S. Pr. 96 — preteso Cap. Gen.
del 1220, 2, 98, 135 — Capp. annuali
impropriam. detti generali ecc. 88-89,
96-98 — Cap. Gen. di Parigi 220 —
Capp. Generali lungo il sec. XIII, v.
n. 29 passim.
Capitoli Provinciali celebrati nella Provincia
di Terra Santa 189, 218, 230, 232.
Capo di Buonasperanza 354.
Caprese 144.
Caracorum sede di Mangu Kan, visitata dal
Rubrvquis 229.
Caibenia Kan imp. della Persia 381-2 — v.
Oldjaitu.
Cardinale d' Ostia protettore dell' Ord. Min.
chiesto da S. Fr. 40.
Cardinali Prefetti di varie Congregazioni pro-
gettati dal Lullo 374.
Carlo I di Napoli 220, 242, 300 — sue mire
su C.poli 255 — per l'unione delle due
Chiese 294, 299 s. — in Africa 280-81 —
— in Toscana 310 — suoi diritti e truppe
in Siria 265, 393 — sua stima pel b.
Bened. d'Arezzo 142.
» LI di Napoli e le Crociate 387, 426.
» V di Francia 278.
» figlio di Pipino 180.
Carlotta di Cipro, sepolta in S. Fr. d'Assisi?
398.
n — Index Analyiiieus.
447
Carmelitani in Cipro 394 s.
Carmelo monte 184, 408.
Carnaym Arabi ae 183.
Cartago 403.
Casafani vili, in Cipro 231.
Casalia (ville) 252.
Caspio mare 268 — monte 402 — popoli del
Casp. 267.
Cassai! Kan imp. tart. della Persia 384 — al-
leato de' cristiani contro i Saraceni, sue
conquiste 383 s. n. 99, 354 s. n. 105,
360 s. n. 109, 368 s. — sue relaz, coi ff.
Min. 3548. — sua morte 335.
Castel Blanc in Siria 280.
Castello Kurde preso da Bibars 280.
Castel-Strovilon — v. StrovUon.
Castram Peregrinorum 58, 264.
Casnloram monasterium, in Calabria 173.
Catani — v. fr. Pietro Caiani.
Catholioos d' Armenia, patriarca armeno e i ff.
Minori 215, 216, 332 s.
Caucaso (popoli del) 267 — visitato dal Ru-
bruquis 229.
Cava località di Cerines in Cipro 398 — porta
e forte di Famagosta 398 — Cava di S.
Fr. monastero delle Clarisse presso Ni-
cosia 397-98.
Cavalieri crociati abbracciano l'Ord. Min. 163
— V. Ordini militari.
Caydon nipote di Kublay Kan 421.
Cayphae domus et praetorium 406, 409.
Cedar 183.
Cedron torrens 182, 278, 406.
Celestino III papa 153.
» V papa e i zelanti o Clarenitani 60,
344s., 348 s. — il Lullo e Celest. Y
367-86, 373 s.
Celle di Cortona, residenza di fìr. Elia 114, 177.
Cenacolo (S.) del Monte Sion 356 — tolto ai
ff. Min. 84.
Cerini» prov. di Cipro 231, 397.
Cesario (fr.) da Spira, discep. di S. Fr. e con
lui in Oriente: cenni stor. 15, 37-38, 40,
99-100, 109, 117 s. n. 32.
Ceata 431.
Ceylan 307.
Cliaday — v. Okkoday Kan.
Chairo — v. Cairo.
Chaldea 403.
Chalongorum ignota località sul mare della
Propontide 166.
Chanyl 207.
Chariton (S.) in Irslm. 408.
Cliarras (Cairo) 185.
Chartophylax segretario dell'imp.Vatacio, vessa
fr. Aimone e compp. Nunzi del Papa 168.
Cherso isola di Dalmazia 355.
Chiara (S.) di Nicosia in Cipro, monast. di
Clarisse 394, 397 — v. S. aara.
Cliieri cit. del Piemonte 355.
Chiesa Greca e Latina, unione curata dai ff.
Minori 113, 137 — v. Minori e la Ch.
greca — Aimone di Faversham — Giov.
da Parma — Para^tron ecc.
Chingis-Kan 206 — v. Gingis Kan.
Ching-Tsong — v. Timur.
Chiusi 144.
Christophorus index in Cypro 356.
Cilioia (Armenia) 331 n. 99 passim — per-
corsa dal Rubruquis 229 — aggregata
alla Prov. Minoritica di T. S. 328 s.
Cina (Gran Kan) ricordato dal Lullo 381 s.,
384 — V. Timur — evangelizzata dai ff.
Min, 301 s. n. 88 — v. Giov. -di Monte-
corvino.
Cipi 0 Scifi, famiglia Umbra 19.
Cipii ìnsula, diversa da Bastia 19.
Cipriano (fir.) traduttore d' un opera araba 224.
Cipro 157, 162 — suo arcìv. greco 417 — dan-
neggiata dal terrem. 399 — vi riparano
i fuggiaschi di Acri 351-52 — visitata
dal Lullo ospite nel monast. gr. di S. Giov.
Crisostomo '368-69 — visitata da S. Fr.,
da fr. Barbaro e compp. 18-19, 51 — de-
vastata dagli Egiziani 395 s. — cade in
potere de' Turchi 399.
» Cipro francescana: notizie storiche sui
vari conventi e personaggi Minoriti 215,
229, 231 n. 63, 325-26, 345, 355-56, 359-
60, 392 s. n. 113, — v. Cava — Clarisse
— Famagosta — S. Giov. di Manforte —
lÀmassol — Nicosia — Pafo — fr. Giov.
di Milano — fr. Velasco ecc.
Cireneo (Luogo del) in Irslm. 357.
Cirinia prov. di Cipro 369. — v. Cerinia.
Cisteroiesi in Cipro 231.
Cìeìoo 166, 227.
Clara (S.) 262, 263 — monastero 128. — v.
Acri — Antiochia — Cava — Chiara
— Clarisse — THpoli.
Clarenitani (frati zelanti) 302 — venuti in Ar-
menia 341 s. n. 103, — osteggiati dai ff.
Min. della Siria 327 s.
Clarisse di Assisi 114 — guidate bello spirito
da fr. Ambrogio Cisterciese 128 — CI.
in Lucca 232 — in Marsiglia 242 — in
Antiochia 270 — martirizz. in Acri e Trì-
poU 233, 326, 350-53 n. 104 — in Cipro
due monasteri (La Cava e S. Chiara di
Nicosia) 394, 397-98. — v. S. Clara.
Clemente IV papa 255, 264 — e la Chiesa Gr.
256 s. sue bolle pei ff. Min. di T. S. 419.
» V papa 302, 337 — Clem. e l' Armenia
338 — Clem. e il Lullo 370, 371 s., 386.
448
n — Index Analyticus.
Golinas (fr.) del clero di Acri si rende Mino-
rità 7-8.
Collegi di lingue orientali progettati o fatti
fondare dal Lullo 365 s., 368, 373-75, 381,
384 — nella Curia Romana, Parigi, Ox-
ford, Bologna, e Salamanca 371 — v.
Miramar.
Colonia 214 — visitata dal Brienne 179.
Colonie italiane in Oriente 391. — v. Itali.
Colonna (Card. Giov.) amico e protettore di S.
Fr. 87 — legato in Oriente 78.
Colomna Flagellationis 405.
Comani o Cumani 207.
Comes S, Pauli in Egitto 241.
Commenda 397.
Comneno (Giov. imp.) 166.
» (Emanuel, imp.) 171, 172.
Compnto dell' anno medioevale 125 — secondo
il Lullo 367.
Concilio: Lateranese IV (1215): 86, 180, 243
— Lionese (1245): 102, 195, 223, 310 —
Lionese (1274) e i fif. Min. per 1' unione
delle due Chiese 219, 227, 242, 274, 283-90
n. 80-81, 341 ~ Viennese (1311-12) e il
Lullo 371 s., 388.
Congregazione (S.) de Prop. Fide, già proget-
tata dal Lullo 374.
Conrado — v. Corrado.
Constans (Costantino) fratello di re Àitone li
d'Armenia 329 s.
Constanzia madre di Federico II, 179
Conventi de' frati Minori in Europa: — Assisi
81 n. 26 — Marsiglia 340 s.
» de' frati Minori in Oriente: — v. Acri
— V. Antiochia — v.* Beirut 353 — v.
Cipro (Beaidieu, Bellapaise, Cava, Fa-
magosta, Giov. di Monfort, Limassol, Ni-
eosia, Pa/o) — v. Corinto — v. Costanti-
nopoli — V. Damiata — v. Gerusalemme
356-57 n. 106 — v. Giaffa — v. Moni.
Nera — v. Saida (v. Sidone) 353 — v.
Sebaste 301 n. 87 — v. Sis — v. Tebe
— v. Tiro 354 — v. Tripoli.
Goramini — v. Corasmini.
Corano — v. Maomettana credenza.
Cotasmini in T. S. 159, 189-90, 252.
Coibiclion (Giov.) Agostiniano 278.
Corinto in Grecia; conv. Minoritico 22.
Cornalo (Cater.) sp. di Giac. III di Cipro 397.
Como d' avorio, preteso dono del Soldano Ka-
mei a S. Fr. 81 n. 26.
CoTomandel prov. dell'India 306, 308.
Corona (S.) di Spine, trasportata da C.poli a
Parigi 138, 140 — tre sante Spine do-
nate al b. Benedetto d'Arezzo 140.
Corone porto della Morea 226.
Gorosaùn 183.
Corradino (Melek-Moadden-Elssa) fratello di
Kamel e Soldano di Damasco 82 — prende
e devasta Gerusalemme 59, 89 — vessa
i pellegrini 101 — conobbe S. Fr. negli
accampamenti di Damiata 94 — è pro-
babile munisse S. Fr. con un suo rescritto
96 — sue gesta militari 89-96 — sua
morte 17, 100 — è confuso dal cronista
fr. Pipino col Soldano Kamel 11, 13.
» figlio di Federico II, sconfitto 310.
Corrado (fr.) d' Ascoli Miss, in Egitto e Libia
326.
» (fr.) de Hallis e sei compp. mart. in
Siria 264-65, 270s. n. 72.
. (fr.) da Offida 48, 60, 345, 347, 349.
» (fr.) mart. in Persia 429.
> (fr.) di Sassonia, mart. in Greorgia
324-25.
» (°i&g') (le Spira 38.
Corvino — v. Montecorvino.
Cosbarie torre nel Nilo 89.
Costantino (Angelo) Sevastocratore della Tes-
saglia 344.
» II, Catholicos d'Armenia 332.
» (fr.) di Giovanni procuratore de' flF. Min.
del M. Sion 218.
Costantinopoli 182, 403 — presa dai Latini
175, 176, 190 n. 54, 262 — Patriarchi
latini: Matteo 129, Pantal. Giustiniani
103, Pietro 348 — ritoma in potere
de' Greci 254s. — sinodo greco 171 —
visitata dal Lullo 370 — ivi mercanti
europei 198.
> francescana: Minoriti a C.poli stabiliti
fin dal 1220 in poi: 97, 109, 128-29 n.
35 — Convento di studi 222 — varie
gesta de' Min. a C.poli 154, 165 s., 188,
190 n. 64, 235, 2548. n. 67, 283-90
n. 81, 3334, 415-16 — b. Bened. d; A-
rezzo a C.poli 135 n. 36 — re Aitane II
ospite de'ff. Min. 3333. — fr. Aimone
e compp. nunzi a C.poli 165 — v. fr
Antonio vicar. patriarc. — v. fr. Bar^
tolom. da Grosseto — v. fr. Bartolom
da Siena — v. fr. Gerardo Boccaba
dati — V. fr. Criov. da Parma — v
Minoriti e la Chiesa greca — v. Ru-
bruquis — v. fr. Salimbene greco — v.
fr. Tomaso greco — v. Patriarchi gr.
di C.poli.
Costituzioni o nuove I^^ nell'Ordine Mino»
rltico 39.
» leggi per la Prov. di T. S. e V Oriente
235, 322.
Cotay Kan 381s., 384 — v. Toctai.
Craeo piazza forte in Siria 266, 428 — Oraci
prior vel cappellanus 266 — v. Krak.
n — Index Analyticus.
449
Crescenzio (fr.) da Jesi, Min. Genie 15, 102,
223, 310 — Cresc. e la leg. 3 Socior. 41
n. 13 passim.
Cristoforo Zorn, pellegrino 396.
Croce (S.) chiesa di Acri 7-8 — chiesa e mo-
nastero greco presso Gerus. 405, 407, 410.
Crociate predicate dai flf. Min. 169, 228, 290
— predicate dai Minori e Domenicani
103, 242. — V. Domenicani e ff. Minori.
» progetti di Crociata del LuUo 384-88
— del Du Boia 387 s. — di fr. Fidemio
da Padova (v.).
Crociati accompagnati dai ff. Minori in Oriente
266, 394 — loro gesta sotto Damiata
898. — occupano Damiata presente S. Pr.
95 — sconfitti sgombrano l' Egitto 99 —
rientrano in Gerusalemme (1229) 159 —
vinti dai Saraceni 247 ecc.
Cronologia de' principali fatti dell' Ord. Mino-
ritico lungo il sec. XIII : 85 n. 29.
de' Superiori di T. S. 412 n. 118.
» delle bolle date pei ff. Min. di T. S.
413 n. Ilo — V. Computo.
Crosacohieri monaci in Cipro 397.
Cabilay Kan della Cina 421 — v. Kvòlay o
Kubilay Kan.
Comana lingua 209.
Camani e ff. Min. 235.
Cnmania 212 — v. Conania.
Caphara (Giorgio) meti >p. di Corfù 171, 175.
Carzola (isola Dalmata : battaglia navale tra
Veneti e Genovési 390.
Custodia di Siria, detta anche di Acri 234,
312 s.
Cayne 211 — v. Kuyuc Kan.
Cyrpodam (Chirpodàm) princ. tartaro 210.
Cyson torrens 184.
Dacia 179, 403.
Daheri moschea del Cairo 269.
Dakahlija località presso Damiata 90.
Dalmati crociati in T. S. 422.
Dalmazia 311 — visitata da S. Fr. 86 s. e
passim.
DamasoQS caput Syriae 183, 403 — il suo Sol-
dano e i Crociati 247 — conquistata dai
tartari 335 — FP. Min. spediti nunzi al
Sold. di Damasco ecc. 113, 137, 163.
Damiata presa e perduta dai Crociati: visitata
da S. Pr. ecc. 6, 59, passim n. 1-23, 85,
89 n. 20, 149-50 — presa e perduta da
S. Luigi IX 263, 29» — S. Luigi IX vi
fonda un conv. pei ff. Min. 103, 228 —
ff. Min. ivi martiri 323 n. 03.
BibìM. — Tom. I,
Dandolo (Andr.) ammir. Veneto 390.
Dania 403.
Daniele (S. Prof.) suo sepolcro in Susa visitato
dal b. Bened. d'Arezzo 132-33. 145, 148.
» (Ss. frati) e compp. mari, in Ma-
rocco 112.
Dante Alighieri 310.
Danubio 403.
Davide (S. Prof.): torre 89, 409 — sua pre-
tesa tomba sotto il Cenacolo 84.
DeUiz 335.
Delapasis — v. Bellapaisi.
Demetrius (S.) in Irslm. 406, 409.
Dihbarkan in Persia 333.
Djihan-Tchai (il Pyramus) 334.
Dionisio vesc. di Tauris e i ff. Min 323, 421.
Diospolis 182.
Diotisalvi (fir.) da Firenze in Oriente 160-61
n. 42.
Dirliem (dramma d'argento) 266.
Doli (Dehliz = Mulk = Gaza) 335.
Domenicani loro Provincia e conventi in T. S.
229, 299, 396 s. — in Acri 157, 352-3 -
presso i Tartari 103, 263 — in Bagdad
352-3 - in Persia 199 -- in Cipro 394,
396 s. — in Antiochia 270 — in relaz.
colla Chiesa greca 257, 293, 295-6.
» ^ i ff- Minori: associati nella predica-
zione delle crociate 103, 243, 263-4, 280,
329, 355 — Domenicani e la festa di S.
Fr. 153, 155 — Domen. e Minori sotto
Damiata 93 — Missionari in Oriente
228-29, 276 — presso i Tartari 188 —
ritornati dall' Orien. 312 — in legazione
a Nicea presso i Greci 113 — uccisi nella
caduta di Acri 352-53.
Domenico (S.) 262 — s' incontra con S. Fr. 86-88.
» (fr.) Albanese, Mission. in Albania 358».
> (fr.) d' Aragona, nunzio papale in C.poli
e neU' Orien. 103, 190 n. 64, 215, 415.
» (fr.) Suarez, vesc. d'Avila 190.
Dominainm monasteria — v. Clarisse.
Don (p<^oli del) 267.
Doria (Lamba) ammir. Genovese 390 s.
» (Tedesio) genovese 354,
Dothaym 184.
Dragoni animali 402.
Drudo (fr.) Minister Burgundi ae in Oriente
219 s. 223 n. 61.
Ebron 182, 407 — v. Hebron.
Ecbatane 145.
Eden — V. Paradiso terrestre.
Eduardo princ. d' Inghilterra, in Siria accom-
pagnato da ff. Minori 280 n. 76. 284, 422.
89
450
II — Index Anal3rticus.
Effrata 182, 278.
£gidio (b. fr.) discep. di S. Fr.: cenni biogr.
47, 52, 60, 85 — visita la T. S., Acri,
Gerusalemme^ indi Missionario a Tunisi
91, 105 n. 30 — suo detto sulla morte
di fr. Elia 116 — sua morte 103.
Egitto 402 — percorso dal Lullo 3698. —
Missionari Minoriti ivi 275-76, 326.
Elegsge regina tartara 323.
Elena regina di Cipro 398.
Eleonora d'Aragona, moglie di Pietro I di
Cipro 394.
Eletto (fr.) mart. in Oriente, vivente S. Fr.
15, 19-20 e not. 3.
Elia (tr.) d'Assisi detto da Cortona: cenni
biografici 19, 20, 22, 34, 86 s. n. 29, 106 s.
n. 31, 149, 217, 321-2 — primo Ministro
Prov. di T. S. vi si reca con altri com-
pagni 38, 40, 87-8, 93, 107 s. 135 — veste
fr. Cesario in Siria 109 — ritorna con
S. Fr. in Italia 40, 99, 111 — fatto Vie.
Genie dell'Ordine 77, 99 — fatto Min.
Genie 113 — promuove le Missioni estere
113-14 — moltiplica le Provincie nell'Or-
dine 102, 170 — suoi scandali e tiran-
nide 39 not. 2, 114, 118-9 ~ è deposto
dal Generalato; scomunicato parte per
rOrient ambasc. di Feder. II 102, 115
— ingegnere militare di Feder. II in Si-
cilia 116 — fu alchimista; e Codd. di
alchimia che van col suo nome 116-17,
223-24 — muore pentito e riconciliato
103, 115-16.
> Canossa, Messinese alchimista, confuso
con fr. Elia da Cortona 117.
Elisabeth et Zachariae oppidum in ludaea 182.
Elisabetta (S.) di Turingia o d' Ungheria 157,
262, 266.
» Petramalesca, madre del b. Bened.
d'Arezzo 144.
Emad-ed-Din emiro ribelle al Kamel 89-90.
Emaas quae dicitur Nìcopolis 182 — castel-
lum 407 — castrum 410.
Emesa (Homs) battaglia vinta dai Crociati
e tartari sui saraceni 368 s.
Emmannele (imp. gr.) 162.
» (figl. di Vatace) 166.
» II, Charitopulo, Patriar. C.politano gr.
e sue relaz. coi nunzi Minoriti 224, 227.
Smor 184.
Bndor mons 184.
Engaddi 184.
Enoeli ed Elia nell' Eden 130, 134, 146, 148-49.
Enrìeo imp. padre di Feder. II 179, 262.
» I, re di Cipro 59, 396.
» II, re di Cipro, detto il Buono, morto
coli' abito e sepolto in S. Fr. di Nicosia
333, 359, 360 s., 393, 397, 399.
» III, re d'Inghilterra 158, 272, 280 g.
« (fr.) di Burforde in T. S. 159, 170.
» (fr ) da Pisa, Provinciale di Romania
e T. S. cenni stor.: 21-22, 139, 159, 217
n. 68, 317-18.
» vesc. di Linkoping sepolto tra i Mi-
noriti di Acri 280.
Ephesus 403.
Epifanio (S.) villaggio in Cipro 397.
Epiro 136.
Epistola imp. tartarorum ad Inn. IV 192-93 s.
Ertzinga — v. Arzenga.
Erzerum 325.
Brzindjan 325 — v. Arzenga.
Ethyopia 402, 404 — visitata da fF. Min. 235.
Euphrates 133, 402-3.
Europa 402-4.
Ezelinus de Tervis uccide 60 «. Minori 263.
Famagosta ivi convento de'ff. Min. 259, 394,
395 — altri conventi latini 395 — visi-
tata dal Lullo 369 — in potere de'Turchi
399.
Federico II imp.: 176, 179-80, 191, 194, 259,
265, 271-2, 275 — sue relazioni con fr.
Elia 157 — col Brienne 149 — col Sa-
limbene 319-20 — sue gesta per la T. S.
101, 149, 150, 154, 156 n. 40, 181, 240,
262 s.
» Re di Sicilia e il Lullo 389.
Felice Feliciano amanuense 405.
Fenicia 403.
Ferdinando de la Cerda 297.
Fidensio (fr.) di Padova, e il suo progetto di
Crociata 291 n. 83, 383, 387, 426 n. 124.
Filippa Gagliarda 253.
Filippo III, di Francia 265, 273, 301, 425.
» IV, a Bello, di Francia 329, 358 —
e il progetto di Crociata del Lullo 370 s.,
386 s.
V, il Lungo, di Francia 388.
(b. fr.) de Amicio seu Podio (Puy)
mart. in Azoto 324 n. 94.
(fr.) di Campello, architetto della ba-
silica di S. Fr. in Assisi 113.
(fr.) Longo, curatore delle Clarisse,
maledetto da S. Fr. 40, 128.
(fr.) di Perugia, Provle di Toscana 310.
(fr.) di Perugia e compp. nunzi a
C.poli 299 n. 86.
(fr.) da Pinerolo 385.
(fr.) di Savona lavora a prò di T. S.
423 — a prò dell'Armenia 337.
Fontana, arciv. di Ravenna 309, 311,
n — Index Analyticus.
451
» d' Ibelìno 396.
» di Monforte conte di Roccas nell' isola
di Cipro 396.
Firmani o bolle regie, de' sovrani dell' Egitto
e Siria, dati a S. Fr. 61-63, 75 — ed ai
suoi frati di T. S. 61-63, 218 n. 69.
Flandriae comes in Or. 241.
Flegeton 404.
Floridus campus 460.
Fontanelle conv. dei S. Min. 140.
Forensis vel Forenciae eomes in Or. 247.
Fosthat 185.
Franoesoani — v. FF. Minori.
Francesco (S.) d'Assisi, fond. de'ff. Minori:
cenni di sua vita, e dell' Ordine Mlnori-
tico 262 n. 69 — Regesto cronol. della
sua vita e viaggio in Oriente 85-104 n. 29
— a Bevanio 128 — in Arezzo 144 —
suoi viaggi ed assenze dall' Italia 122
— suo vivere col b. Stefano da Narni
127 n. 34 — in un abbazia conforta
un monaco 127-8 — stimmate, morte,
canonizzazione ecc. 100 — sua festa ce-
lebrata in Oriente fin dal 1228 ott. 152
n. 89 — Testimonia historica del sue
viaggio in Oriente: Cipro, Siria, Egitto
1-80 — tenta il 1» viaggio fin dal 1212
in Oriente, arriva in Ancona 16, 86 —
e approda in Dalmazia 15, 86 — seda
una tempesta 24, 31 — tenta nel 1213-14
il 2° viaggio per recarsi al Marocco, e
visita la Francia e Spagna 16, 21, 26, 30,
33, 75, 86 nn. 6, 9 — suo terzo viaggio
in Oriente con 12 compagni 74:; ad par-
tes Syrie pergit 16, 21, 68, 91-92 — tocca
Ancona, Candia, Cipro e Acri 51, 75,
77, 92-93 ; ad partes Syriae tranafretavit
32-3, 75 — Syriam deam^ìdana 15: in
Siria e in Acri con fr. Elia 78, 95-6,
110-11 — in Antiochia 68, 78, 96 — nella
Montagna Nera riceve all' Ord. un intero
monastero di monaci 68, 76, 78, 96 —
in Egitto e in Damiata con fr. Illumi-
nato 17, 26-7, 78, 93-95 — predice la scon-
fitta de' Crociati 17, 31, 35, 94 — tra-
versa il Nilo in barca 22, 27 — si pre-
senta al Soldano Kamel, presente anche
il fratello Corradino Soldano di Damasco
11, 93-94 — vi si trattiene vari giorni
ben trattato e rispettato dal Soldano,
disputa coi maomettani 9-14, 28-9, 36:
itque reditque frequens ad Soldanum 29
— assiste alla conquista di Damiata
95-96 — é munito d' un rescritto sovrano
per percorrere e stabilirsi in Oriente 22,
29, 51-2, 61-3^ 75 — suo ritorno in Siria
14, 95-7, 110 — riceve vari personaggi
all' Ordine 7, 8, 149 — suo viaggio a Ge-
rusalemme 50-2, 56-7, 74,96-7 — tentato
da una saracena 75-76, 79 — la pretesa
conversione del Soldano 76 — il preteso
dono di un corno d' avorio datogli dal
Soldano 81 n. 26 — dopo e. 20 mesi di
soggiorno in Oriente, Francesco con al-
cuni de' suoi ritorna in Italia 75, 97-8,
111 — predica a Bologna, e quando 46-7,
52, 151 — S. Fr. venerato da Solimano
II 84.
Francesco (S.) chiesa e conv. de'fif. Min. in
Nicosia di Cipro 398-9.
» (S ) nave genovese 280.
» (fr.) da Falerone 429.
» (fr.) da Perugia 0. Pr. in Or. 229.
* (fr.) da Petriolo e compp. mart. in
Arzenga 325 n. 96.
» (fr.) da Piacenza, Custode di T. S. 152.
» (fr.) da Spoleto, martire in Damiata 823
n. 93.
» (fr.) di Tomaso, in M. Sion 218.
» I, re di Francia 84.
Franchi (latini) in Oriente 407 — in Nicea 165.
— V. Angli -— Genovesi — Itali — Veneti,
ed altre nazioni.
» (religiosi) nel M. Sion 218.
Francia 179, 404 — Minister Franciae 39 —
S. Luigi IX e i fF. Min. di Francia 220 s.
— il Lulb in Francia 365 s. — v. Ma^-
silia.
Francigenae in Nicea di Bitinia 165.
Franconia 403.
Frangipani (Giov.) inviato francese a C.poli 84.
Frati della B. V. in Francia 242.
» della Penitenza in Francia 242.
Frati Minori — v. Minori.
$paxe{ievoópioi (= Frati Minori) 174.
$pax£{jiivoijpeoi » » 175.
4>paxo[xivoupM>t » » 171, 172
^pajxevoupiot > » 168, 169.
^p£[X£VOUptOl » » 162.
^pipici » . 285, 287.
Frerii » » 258.
Frigi in T. S. 228, 416.
Frigia 403.
Fncho (fr.) de Flasanis, guard. di Marsiglia
registra i Crociati 340 n. 101.
GaJilaea 182, 403 — Galilea, cappella in Syon
406, 409 — G. gentium 183 — mare 250,
252 — sotto i Crociati 240 — devastata
e occupata da Bibars 259, 264.
Gallaeia 403.
dalli in Oriente 408.
452
n — Index Anàlyticus.
Gidlia 403.
Gamagedes (Samogedes) popoli 210.
Gamaliel 182.
Ganges 402, 403.
Garniero il Tedesco 150.
Ganfredus (fir.) 189.
Gaufrido (flr.) de Bero 416.
Gaofridas Comitissae, nunzio di Aitone II al
Papa 3318.
Gautier (fr.) in Tripoli 189.
» vesc. di Parigi 272.
Gayathoddin Khodabendeh 381 — v. Oldjaitu.
Gaza 259, 335 — Crociati ivi sconfitti 189,
240 — (A pag. 324 linea 11 e 24, è no-
minata per ishaglio Gaza, invece di Azoto).
Gazar i e i S. Min. 235.
Gazarla 304 — vicarius fratrum Gazariae 304.
Gehenna 404.
G«lboe mons 183.
Gelebertns (fr.) Custode dei ff. Min. in Acri
312-13, 393.
Genesareth lago 184, 250, 252.
Gengis Kan — v. Gingie Kan.
Genninum (Zenin) 184.
Genova, Genovesi in Oriente 329, 391 — sotto
Damiata 94 — in C.poli 138 — loro vit-
torie nelle acque di Curzola 390 s. e di
Ayaa (Aiazzo) 332 — Genova e il Lullo
366, 384 — visitata dal Vitry 6 — ar-
rivo di nunzi tartari e saraceni 265 —
convento de' Min. a Genova 222.
Gentile (fr.) da Bettona inquis. e arciv. di
Reggio Cai. inviato a Genova per le cose
di T. S. 2938., 422, 423.
Geon mons 182.
Georgia evangelizzata dai £F. Min. 113, 137,
216, 235 — ivi martirizzati 324 n. 95 —
V. fr. Giacomo da Btissano.
Georgiani 201, 235, 408.
Georgins (S.) in Lidda 182. — v. Giorgio.
Gerardo (fr.) Albuini in Cina 302.
> di Antiochia, canonico di Nicosia 356.
> (fr.) Boccabadati da Modena e compp.
in Oriente 176, 219, 220 n. 61 — pre-
dica a S. Sofia di C.poli 225-26.
» di Frachct 246.
» (fr.) da Modena, tenta convertire fr.
Elia 115.
> (b. fr.) Mecateo da Villamagna, in
Terra Santa 189.
• (fr.) Odone, Min. Genie 325.
» (fr.) da Prato, apocrisario a C.poli 193,
254-59 — Missionario fra i tartari 300.
> (fr ) Rangone da Modena 176, 226.
Geremia (fr.) d» Lecce mart. in Safet 104,
260-61, 264.
Gergesa vicnlus 184.
Gergis (v. Kergis) 208, 210,
Germani e la T. S. 228.
Germania 403.
Germano II, Patr. C.politano, e le sue relazioni
coi ff. Min. per l' unione 137, 161 n. 43,
168, 169, 175, 287.
Geroldo di Lausanne, Patr. lat. di Gerusalemme
100, 155-60 — comunica alle chiese d'O-
riente la canonizzaz. e festa di S. Fr. 152
n. 30 — muore a Gerusalemme, è se-
polto nella basilica del S. Sepolcro 240
— V. Patriarchi lat. di Gerusalemme.
Gernsalemme (v. lerusalem) 158, 259 — sman-
tellata dal Soldano Corradino — v. Cor-
tadino — visitata dai pellegrini 281 —
ridata ai Crociati 240 — in potere de' Sa-
raceni 181, 189-90 — occupata momen-
taneamente da Cassan Kan e da Aitone
II, 335-36.
» e i frati Minori: visitata dal b. Egidio
105 — da S. Francesco — v. S. Fran. —
dal b. fr. Pellegrino di Fallerone 150 n.
38 — dal b. Bened. d' Arezzo 145, 148 —
stabilimento de'if. Min. nella S. Città e
nel suo patriarcato 158 n. 41 — di un
convento de'ff. Min. in Gerusal. presso
la stazione del Cirineo 356 n. 106.
Gethsemani locus, hortus et villula 182, 278,
406, 409.
Giacobiti in Or.: 216, 384, 400, 408 — in Ci-
pro 368 8. — evangelizzati dai flf. Min.
215, 235.
Giacomo (fr.) nunzio al Despota Comneno 300.
Cristiano di Gerusalemme reclama dai
£F. Min. un terreno 218.
I, d'Aragona fonda il coU^io arabo
a Miramar pei ff. Min. 365 s.
II, d'Aragona e il Lullo 383, 385.
I, re di Cipro 397.
II, re di Cipro (il Bastardo) 393-98.
Re di Napoli 329.
(fr.) d'Antiochia, guard. di Tripoli 189
312, 326, 393.
(fr.) da Iseo in Siria 230, 232 s n. 64.
(fr.) da Massa 47-8, 60.
De Molay, gran Maestro del Tempio
387 s.
(fr.) da Monte con 11 compagni in
Oriente 347, 348-50.
(fr.) di Narciso, superiore de' frati del
M. Sion (?) 218.
(fr.) da Osimo 47.
(fr.) Panizzari da Parma in Oriente
160-61 n. 42.
(fr.) da Puy (de Podio) Custode della
T. S. e mart. in Safet 104, ^9 n, 68.
264, 360.
n — Index AnaJyticus.
453
» (fr.) da Russano a C.poli 165 — con
altri compp. in Georgia 113, 137, 162 n. 44.
» (fr.) da Sarzuela Min. Genie 84.
» (fr.) Provinciale di Terra Santa 3273.
n. 08.
» V. lacohus e lacobo.
Giaffa 154, 324 — fortificata da S. Luigi IX,
che VI costruisce chiesa e conv. pei flP.
Min. 103, 234, 298 — cade in potere di
Bibars che la rovina col convento de' S.
Min. 104, 269.
Gianfranoesoo (fr.) d'Arzignano Vicentino, Cust.
di T. S. prigioniero de' Turchi riscattato
399.
Giano re di Cipro 395.
Giappone visitato dal Montecorvino? 308.
Gibelet 312, 326.
Gilbeitaft (&.) Tornacensis (Tournai) e il suo
Hodoeporicon S. Ludovici regia 219 n. 60.
Gingia Kan, 192s., 206 s., 211 s., 214.
Gìon (Nilo) 6, 402.
Giordano (fìr.) da Giano, cronista ecc. 117,
188 n. 52
Giorgio (S.) de lubino, monastero in Celesi-
ria 66-7.
» Bardane, metrop. di Gorfu e i ff. Mi-
nori 175.
» Altro metrop. di Corfiji 171 s. n. 46.
» Re Indiano, convertito dal Montecor-
vino 304.
Giovanna Aleman in Cipro 394.
Giovanni XXI papa e i Tartari 193 — con
la Chiesa gr. 294 s. — sue lettere pei flf.
Min. di T. S. 419 s.
» XXII papa, 52, 153, 341 — fa esami-
nare ai ff. Min. r opera del Sanuto 58 —
favorisce i collegi arabi 372.
» Re di Gerusal. e imp. di C.poli — v.
Brenne.
* II, re di Cipro 397.
> (fr.) da S. Agata fra i Tartari 193, 300.
> (fr.) d'Ancona, arciv. di Cipro 284,
325 n. 07, 356, 393, 421.
> (fr.) Anglico, lavora in Inghilt. per la
T. S. 228, 416.
» d'Antiochia 335.
» (fr.) d'Armenia 328 n. 00 — v. Ai-
tone IL
» (fr.) d'Aversa Prov. di Calabria 257.
» Baussa, arciv. d'Aries 242.
• (fr.) Barberiae Minister (1235) 102.
> (fr.) di Bekingherim, ieg. ingl. al Papa
per la T. S. 422.
» (b. fr.) Buralli da Parma, Min. Genie:
cenni biograt 48-9, 65, 103, 232, 318, 321,
416 — tenta convertire fr. Elia 115 —
si reca in Francia e sue reiasioni con
S. Luigi IX 220 s. — inviato nunzio con
altri in Oriente per l'unione delle due
Chiese 219 n. 61 — partenza, itinerario
e ritorno in Italia coi legati greci del
Vatacìo 224-8.
(fr.) de Cancia, nunzio in Inghilt. per
la T. S. 418.
(fr.) Capella 40.
(fr.) Carmeson Prov. di T. S. 398.
(fr.) de Clavaxio ve^c. Sitiense nell' isola
di Creta 339.
(Card.) Colonna Ieg. pap. a C.poli
(1220) 129.
(fr.) de Dist. vesc. Sambiense a prò
di T. S. 417.
(fr.) socio del b. fr. Egidio 47.
(fr.) da Faenza guard. di Pafo 398.
di Francia, figlio di Luigi IX 265, 273.
de Gabra, ambasc. del Sold. d' Iconio
al Papa e a Feder. II 163.
(S.) di Gerusalemme, ospedale latino
282.
d' Ibelino, conte di Giaffa e i ff. Min.
234 — principe di Beirut 150, 396.
(fr.) de' MarignoUi di Firenze, in Cina
303.
(fr.) da Montecorvino, Mission. in Ar-
menia, Persia, India, Cina ecc.. e sue
lettere dall'Oriente 301 n. 88, 329-30,
331, 341.
(S.) di Monforte, conv. de'ff. Min. in
Cipro 395-96.
(fr.) de' Monti (de Mons) in Or. 275, 425.
(fr.) Mincio da Morovalle, Genie e Card.
104, 347, 349.
(fr.) di Napoli, Min. Genie 84.
(fr.) Parastron, Minorità greco di C.poli
suo zelo per l'unione delle Chiese, sua
morte e culto presso i greci ecc. 222, 257,
283-90 n. 81.
(fr.) Parenti, Min. Genie 100, 112, 181.
(fr.) Pecham, arciv. di Cantorb. a prò
di T. S. 420.
(fr.) da Penna 60.
(fr.) da Piancarpino e la sua dupplice
relazione sui tartari ecc. 117, 170, 190 s.
n. 66, 213 s,, 402.
(fr.) di Pietro in M. Sion 218.
di Portogallo, principe, sposo di Car-
lotta di Cipro 398.
(fr.) Samesio (de Samois) lavora per
la T. S. 340. 422, 429.
il Sebastocratore 333.
(fr.) arciv. di Sitia 339.
(fr.) della Verna 60.
(fr.) Battista Zanni a Gerusalemme
290.
454
n — Index Analyticus.
» Praepositus eccl. SS. Apostol. C.poli-
tunac, promette di farsi Minorità 129.
» V. Ioannes.
Giovannino (fr.) de Ollis, in Oriente 232, 321 —
Cust. di T. S. e Mission. in Egitto 275-
7G u. 76.
Girolamo (S.) in Betlem — v. Hieronymtis.
» (Card.) della Rovere 73.
» (fir.) d' Ascoli, Min. Genie 104 — nun-
zio in compagnia d' altri in Oriente per
l'unione delle due Chiese; e del preteso
2° viaggio in Oriente 257, 283-90 n. 80-1,
292 n. 84 — V. Nicolò IV.
» (fr.) di Catalogna, vesc. suffr. in Cina,
indi in Gaffa 302.
Giudei e le loro credenze ai tempi del Lullo 376.
Giunipero (fr.) 47.
Giunta Pisano dipinge fr. Elia 115.
Giuseppe I Patr. gr. di C.poli 285.
Goffredo di Beaulieu 425,
Gog et Magog 402.
Golgotha 405, 408.
Gomorra 403.
Gorello o Gregorio Sinigardi 144.
Gothia 403.
Goti e i ff. Min. 235.
Gozet chierico e comp. del Rubruquis in Tar-
larla 229.
Granada 384.
Greci 222, 403, 407 — loro cappelle in Geru-
salemme 406, 409 — detti Rmnanides
279 — il loro clero secondo il Lullo
3783. — in lotta col Brienne e Balduino
II, 136, 137, 178s. — minacciati dai Sa-
raceni 373 — loro relazióni coi ff. Minori
235: — V. ff. Minori e la Chiesa gr. —
V. fr. Giov. Parastron — v. fr. Giov.
Buralli da Parma — v. C.poli.
Grecia (in) Minister ff. Min. Graeciae 67, 215.
Gregorio IX papa: 153, 158, 193, 262 s., sue
relaz. coi ff. Min. 160, 162, 237 s. — con
la Chiesa gr. n. 45 — concede a S. Fr.
un Card. Protettore 40 — canonizza S.
Fr. 152 — ordina al Celanese di scrì-
verne la vita 15 — pone la prima pietra
per la basilica d' Assisi 112 — scomunica
fr. Elia e Feder. II 114 — sue lettere
pei ff. Min. in Oriente 413 s. — sua
morte 102.
» X, papa: 251, 321 — Crociata 426s. —
l'unioue delle Chiese 257, 284-90 n. 81 —
sue lettere pei ff. Min. di T. S. 419.
» Catholicos d' Armenia 337, 407.
» (fr.) di Giacomo, in M. Sion 218.
» (fr.) di Napoli vicar. di S. Fr. in Italia
91 — era nipote di papa Greg. IX 169 —
in praeiatione in Universitate Pariaius 39.
Grifes animali 402.
Grnes animali 402.
Gnaltero conte di Brienne 59.
» nipote di re Giov. di Brienne 179.
Guaterotto 179.
Guglielmo (fr.) procura sussìdi pel re Giov. di
Brienne 137.
» (fr.) francese, leg. e pred. apost. negli
eserciti di Siria 188 n. 63.
» (fr.) Custode di Navarra, log. e penit.
in Francia per la T. S. 414-15.
» (fr.) Adami 0. Pr. arciv. di Sultaniea
303.
» vesc. di Agcn, Patr. di Genisal. 243.
^ (fr.) da Chieri (o da ChersoV) fra ì
tartari 354-55 n. 105, 360, 422.
» di Chartres 425.
» March, di Monferrato 290.
Conte d' Olanda in Or. 89, 214.
» (fr.) di Hidley con le truppe inglesi
in Siria 280 n. 78.
» (fr.) da Melitona 271.
(fr.) Roì in T. S. 216, 416.
» (fr.) dì Rubruquis o di Rubruk tflan-
drìcus lector » : cenni biogr. e suo viario
in Tartaria 103, 229 n. 62, 233 — cri-
ticato da Aitone I re d'Armenia 230,
232-33 — V. Rubruquis.
» (fr.) vesc. di Tortosa in Fenicia 266
n. 70, 418 — diverso dall' omon. Dome-
nicano 266.
» (fr.) di Villanova di Francia, Mission.
in Ciniì 302.
Guido de Adam, padre del Salimbene 318.
» Conte dì Giaffa 335.
d'Ibeliuo 330.
» de Verny 394.
Guidone vesc. e podestà d' Arezzo 144.
» (fr.) Min. Prov. Romano 292 s.
Guìgimencota cit. dell' India 308.
Gujuk — v. Kuyuk Kau.
Guilbertus — v. Gilbertus.
Guiscardo (fr.) de' Guiscardi dì Cremona 327.
Gyon (Nilus) 6, 402.
H
H4kon re di Norvegia e fr. Maurizio 279-80.
Halap (v. Alejipo), città 180-81 — regnum 263.
Hamous piazza in Armonia 334.
Hebron sepulcra Patriarcharum 183 — v.
Ebron.
Helena (S.) in Jrslm. 408 passim.
Helias (S.) 406, 409 — v. Bkoch.
Helisaeus 183.
Heniicns (vel Heinricius) senescallus eecl.
Accoa.. sotto Damiata 7-8.
U — Index Aiial3rticus.
455
Heremitorium quoddam 128 — ff. Minorum
in Gallia 221.
Hermann de Salza, Gran Maestro Teutonico
248 — V. Armanus.
Hermon mona 407.
Herodis domus 357.
Restia (Vestia) 346.
Hethoum — v. Aitane.
Hieronymi (S.) tumulus vel sepulchrum in
Bethlem 182, 357, 407, 409.
» V. Girolamo.
Hildesiensis episc. 38.
Hispani in Oriente 408.
Histria 403.
Holau — V. Hulagu.
Homer (Homar) dottor saraceno in disputa
col Lullo 383-84.
Homs — V. Emesa.
Hosaìniah quartiere nel Cairo 2G9.
Hospitalis (Magister et militesì 101, 241, 247,
2G0s.
Hossaimiti setta maomettana 378.
Hugo de Fonte crociato 340.
» de Mota 340.
Hulagu Ivan 232.
Hungari, Hungaria 179, 209, 211, 212, 403.
Hurin duce tartaro 209.
Hjperpera moneta 140.
Hyseros popoli orient. 209.
I-J
labalaha Patriar. Caldeo e i flF. Min. 323, 421.
Jacob, frater Dni 40G.
» Patri archae putcus 407 — vcstigium
405.
lacobini 201 — v. GiacohiU.
lacobo (fr.) da Todi (fr. lacoponc?) 345.
I&cobus (fr.) de Camerino, Miss, in Persia e
revisore dell' opera del Sanuto 58.
» (fr.) de Monte Politiano in Antiochia 70.
Iberi e ff. Minori 235 — v. Georgia, Geor-
giani, Iveria.
Ibn-Àbderrahim st. arabo 2G0.
Ibn-Ferat st. arabo 260.
Iconio (nel soldanato d') i ff. Minori 163, 213 s.
Idomea 183.
lenin 184.
lerico (lericho) 182, 183, 264, 406, 409.
leTUsalem: regnum 263, 264 — civitas 403
— porta 406 — v. Gerusalemme.
lesso isola del Giappone 308.
lezrahel civitas 184.
IHuminatas (fr.) Vose. d'Assisi, già segr. di
fr. Elia 34.
» (fr.) Picenus 33.
» (fr.) Reatinus vel ab Arce (da liicti).
discep. e comp. di S, Fr. in Oriente e
alla presenza del Soldano 17, 32-36, 74,
75, 77, 93 — una sua relaz. dell' udienza
dal Soldano 36-7 n. 10 — viveva ancora
nel 1266: 32, 33 not. 3.
Imelda di Cassio, madre di fr. Salimbene 318.
India 304, 402 — regnum 263 — major et
minor 207 — visitata dal Montocorvino
e la descrizione che n»; dà 303 s., 306 s.
n. 88 — - evangelizzata dai ff. Minori
235, 301 s. n. 88.
Indicum mare 403.
Indostan 306.
Indulgenze concesse ai ff. Min. di T. S. 180
— ai ff. Min. di Acri e Tiro 234 — alla
Porziuncola di Assisi da Onorio III 87.
Indus flumen 403.
Infernus 404.
Inghilterra (il re d') ha la facoltà di condurre
seco in Oriente de'ff. Min. 228.
Inglesi in T. S. 181 — sotto Damiata 93 —
accompagnati nelle crociate dai ff. Min.
280 n. 78.
» V. Anglia, Anglici.
Innocenti (SS.) martiri 407, 409.
Innocenzo III, papa: 253, 262 — e la Chiesa
greca 173 — muore a Perugia, presente
S. Frane. 87.
IV, papa: 153, 159, 16*), 188, 190, 216.
227-8, 231, 238, 263, 271 s. — data della
sua elez. 102, 201 — a Lione in Francia
222, 318 — con la Chiesa gr. 259, 294 s.
— coi Tartari 191-93 — col Soldano
d'Egitto 216 — coi ft". Minori 194 —
scomunica fr. Elia 114 — sue lettere pei
ff. Min. di T. S. 415 s.
Inquisitori, Minoriti in Siria, liomanin e Gre-
cia 231, 340.
Insula Romana — v. lìastia.
Ioachim abbas 320, 321.
Ioannes (S. Ev.) eccl. 182, 405.
» (S. lìapt.) ubi decoUatus 407 — ejus
oppidum 182 — hospitalo in Irslm. 408.
» (S. Chrys.) in Irslm. 406, 409,
» de Cameraco, socio del Vitry 7.
» de Dinanto, socio del Vitry 7.
» (fr.) Garan Guallensis e la sua opcni
(le Maìuimeto 361.
» (iiiag.) de Nivella, amico del Vitrj' 6.
» Nicholuti orafo di Siena 81.
» (fr.) de Plano Carpi — v. Ginv. da
Piancarpino.
» (fr.) de Prisco in Oriente 273.
» Prcsbyter {Prete Gianni) in India 207.
» V. Giovanni.
Ioanninus (fr.) in Antiochia 70.
Iolanda reggente di C.poli 136.
456
n — Index Analyticus.
loppe (V. Giaffa): 182, 247, 264, 405, 408.
lor et Dan 183.
lordanis flumen 183, 250, 252, 403, 409.
lorianus (fr.) Yiceminister Bohemiae et Po-
lemiae, e sue lettere sui Tartari 188 n. 52.
» V. Criordano.
Iosa cit. 308.
losaphat vallis 182, 406 — sepulchrum B. V.
Mariae 406, 409.
losepli ab Arimathia 405.
Ippolito (fr.) da Firenze 139.
Irambardas de Caro (= Raym. de Caro) ca-
stellanus Saphet 248.
Isabella d'Aragona 273.
> d'Armenia 333.
» regina di Navarra 273, 425.
> figlia di Ugo di Cipro.
> (o Jolanda) figlia di re Giov. di Brienne
e sposa a Feder. II 150, 178, 179.
Isaiaa ubi sepoltus 406.
Use isola 308.
Itali in Oriente 408 — r. Franchi, Genova,
Veneti, ecc.
labino (monast. de) in Celesiria 66.
Indaea, ludaei 201,. 403 — v. Giudei,
lolianas imp. apostata 184.
lolien dominus de Saite (Saida) 230.
Iveria (▼. Iberia vel Georgia), ivi ff. Minori
martiri 324 n. 05.
K
Kadi giudice maomettano 218.
Kalaat-el-Hosn — v. Krak.
Kalifa 263.
Kalothìtns leg. del Yatacro al Papa 227.
Kamel — v. Melek-el-Kamd.
Kan (i) de' Tartari — v. Minori e i Tartari —
V. Piancarpino — v. Tartari.
> (il Grande) sue lettere a Inn. IV 192-93.
Kandjak emiro 335.
Kansa-el-Oary Sold. d' Egitto concede firmani
ai S. Min. 61 — v. Firmani — v. Soldani.
Kapciak o Kipjak (Tartaria Nord) 382.
Kara mons 164.
Kara-Kitaoium (Kara Kitai) 207.
Karak 240 — Soldano di K. 189.
KarakoTum 191.
Kassan — ▼. Cassan Kan.
Katan Chamis 304.
Katay 303 — v. Cina.
Kateriaa (S.) in M. Sjnai 406.
Katholioos titolo de' Patriarchi Armeni 159 —
T. Armenia — v. Gfregorio.
Kelaan — v. Melek-Mansur-Kelatm.
Sergia {Gergis) 208, 210.
Ketboga Sold. d' Egitto 332, 333.
Khorbanda — (v. Oldjaitu) 381,
Kitaorum civitas Tartar. 205.
Koday — V. Okkoday Kan.
Krak castello de' Curdi 266, 280.
Kublay 0 Kubilay Kan, imp. della Cina e il
Montecorvino 302 n. 88, 381.
Kaide (v. Krak) preso da Bibars 280.
Eatloksciah gener. tartaro 335.
Kuyuk Kan, imp. tartaro 193s., 207 s., 211, 214.
Kyeaoinm {Kitaorum) tartarorum civitas 205.
Eyovia in Russia 214.
Kyriaci (S.) eccl. 405.
Lajauo {Laizo, Layas, Lajacium) — v. Ayaa.
Landolfo o Radulfo, Patr. Gerosolim. 346.
Laodioea (Latachia): vesc. Minorità 231.
Latachia — v. Laodioea.
Latini, coloni in Nicea 165 — in Oriente
407-8 — in Gerusalemme sotto il dominio
saraceno 185 n. 51, 189, 282.
Lanrentias (S.) 182. — v. Lorenzo.
Lanms (S.) 406.
Lef^ende (Le) di S. Fr. e il decreto del Cap.
Gen. (1266) di Parigi 31.
Lelgi popoli asfat. 267.
Leodinm (Liegi) 198, 201.
Leonardo (fr.) d'Assisi, discep. e comp. di S.
Fr. in Oriente 15, 17, 18, 77.
» (fr.) nunzio a Giac. d' Aragona per la
Crociata 423.
Leone (fr.) discep. e comp. di S. Fr. 60 —
muore 104.
> (fr.) arciv. di Milano nel concilio di
Lione (1245) 223.
» Castellano di Safet, traditore 260 s.
» II, re d' Armenia e la Chiesa Catt. 407.
» III, re d'Armenia 329, 330 n. 00.
» lY, re d'Armenia 329 n. 00.
» V. Livone.
Lesekara villa e residenza del Yatacio in
Asia Minore 165-67.
Aéa5(^efa — (v. xjesckara) 166-67.
Libaans mons 183, 403.
Liberato (b. fr.) da Lauro 345-46.
» (fr.) da Macerata in Oriente (confuso
col precedente) 331 s., 341 s.. n. 103
passim.
Libia 404 — Missìon. ivi 326.
Licia 403.
Lidda 182.
Lidia 167.
Ligyes (Ijclgif) popoli asiat. 267.
Limassol (Limissium, Ldmisaon, Limiaso) cit.
di Cipro: 337, 369, 399 — vi approda
s. Luigi IX 103 — il Lullo 369.
n — Index AnaJytious.
457
> Convento de'ff. Minori 394-95 — de-
vastato dagli Egiziani 395, 399.
Lingua araba, studiata da'ff. Minori 365 —
V. Miramar.
» Collegi di lingue orientali in Europa
371 s. — promossi dal Lullo — v. Baivi.
Lullo.
Lithostr&ton in Gerusalemme 357;
Livone re d' Armenia 178 — v. Leone.
Lodovico (S.) vesc. di Tolosa 153, 238 — v.
LvÀgi.
Logoteta dell' imp. gr. Mich. Paleologo 294.
Longobaidia 403.
Lopadiam cit. della Bitìnia 166.
AojiàSiov — V. Ijopadium.
Lorenzo (fr.) leg. e penit. apost. in Oriente,
Cipro ecc. 393, 4163.
» (fr.) da Orte leg. apost. in Siria, Ar-
menia, Cipro, Grecia, ecc. indi vesc di
Antivari 215 n. 57.
» (fr.) di Portogallo 215, 216.
Loth ubi sepultus 183
Lnbatli — v. Lopadium.
Luca (fr.) di Puglia, 2<> Prov. di T. S. 97,
99, 109, 128 n. 36. 135.
Luoeta badessa Clarissa di Tripoli, mart. 326.
Lucia sorella di fr. Paolo Bomano, moglie di
Boemondo V d'Antiochia 189, 253.
Lucido (fr.) 47.
Ludovicus Comes Thuringiae 262.
» V. Luigi.
Luigi (S.) IX, re di Francia: cenni 226, 260-61,
264, 265, 425 — sue gesta in Oriente
297-99 n. 86 — nella prima Crociata,
accompagnato da molti flF. Min. 103, 219,
220-22, 241, 263 — fonda pei ff. Min. i
conventi di Giaffa e Damiata 103 — sue
relaz. col Piancarpino 194 — riscatta la
S. Corona di spine 138 — seconda Cro-
ciata in Tunisi e sua morte 265, 272-74.
280s.
» di Savoia 398.
Lullo — V. Raimondo Lullo.
Lupaidium — v. Lopadium.
Lupo (fr.) Dain, vesc. del Marocco, pellegrino
a Gerusalemme 234-35.
Luza cit. 184.
Lyas-Hyait popoli asiat. 210.
Lyycaoium civitas tartarorum 205.
M
Maabar (Minibar) 306-8.
Habai 308-9.
Macestus flum. 166.
Macherus castell. 184.
Machometns — v. Maometto.
Macrobìi homines XII cubitorum 402.
Madras 308.
Magdalon, Magdalum 184, 253.
Mageddo campus 184.
Magnus Hàkonarson 279.
Magri-as-Sofar accampamento del Soldano Adel
presso Damiata 89.
Majorica ivi un collegio arabo pei ff. Min.
365 s.
Malabar 303.
Maletta — v. Gerardo Boccabadati.
Malgucius miles, e nunzio greco 300.
Maliapur 306.
Malta isola, indicata dal Lullo come stazione
strategica contro i saraceni 383, 431.
Mamaluchi saraceni 132, 145.
Mambre 407.
Manasserio (fr.) Mìssion. in Aleppo presso i
prigionieri 181, 415.
Mangu Kan 232 — visitato dal Subruquis 229
Manna orientale 276.
Mansurah costruita dal Kamel 95 — occu-
pata da S. Luigi IX 103, 241.
Maomettani loro rispetto per S. Fr. e suoi
frati 9-10 — loro dogmi esposti dal Lullo
376-78.
Maometto legisl. arabo: sua vita ecc. 58, 187,
201, 261, 291, 311, 374, 400 n. 114.
Mappe geografiche: delineate dai ff. Min.: da
fr. Rog. Bacone 268 — da Galvano di
Levante 359 — da fr. Fidenzio di Pa-
dova 292 — dal Lullo 430.
Marascb in Armenia 329 s.
Marchia Anconitana 151, 345.
Marco (fr.) di Montefeltro, fonda il convento
di Sebaste in Armen. 301 n. 87, 355.
» (fr.) dì Montelupone in Oriente 330 s.,
341 s. n. 103 passim — inviato al re di
Francia 423.
> (fr.) di Motino o Montino 47.
> (fr.) Vesc. Cassanense in Calabria a
prò di T. S. 420.
» Polo Veneto, nelle carceri di Genova
390.
Mardin cit. 335.
Mare C.polis (Propontide) 167, 168.
» Cypri 407.
» Galilaeae 407.
> Indicum 403.
» Magnum 252, 407.
» Mortuum 183, 184, 403.
» Oceanum 258.
» Persicum 145,
» Kubrum 183.
Margarita ved. di g. Loigi IX 297 s.
» Regina di Navarra e i ff. Min. 275.
> Langravia di Turingia 265.
29 •
458
n — Index Analjrticus.
Sorella di re Aitone II 333.
» d'Armenia 329.
» de'Lusignano 336-37.
» domina Sidonis 230.
» moglie di Ballano I 150.
» sorella di Ugo III di Cipro 396.
Margat (forte di) 428.
Maria (SS. Virgo): ubi nata 410 — eius
fons in Aegypto 276 — ejus sepulchrum
182.
» (Chiese) S. Mar. Latina in Icrusalem
408 — S. Maria del Castello, conv. Mino-
ri tico in Cipro 396 — S. Maria degli An-
geli — V. Porziuncola.
» (S.) Magdalenae 406.
» (S.) Aegyptiaca 405, 408.
» d'Armenia 330.
» sorella di Aitone II 333.
» figlia di re Giovanni di Brienne II
180.
» di Gibelet 394.
» ved. di Leone V d'Armenia 339.
» di Monferrato, moglie del Brienne
178.
» di Patrasso 397.
Marisconensis comes in Orien. 247
Marocco (in Africa): 30, 33 — ivi cristiani
138 — ff. Min. martiri 112, 262 — Vi-
caria dell' Ord. Min. 20 — Minori inviati
a quel Soldano 113 — S. Fr. tenta di
recarvisi 21 — v. fr. Daniele — fr.
Lupo.
Maroniti (del Libano) : 189, 201 — evangeliz-
zati dai fiF. Minori 215.
Marsiglia — v. MassUia.
Martino (S.) in Irslm 409.
» IV, papa, e sue lettere pei S. Min. di
T. S. 420.
» V, papa, 316.
» priore del Tempio 393.
Martiri Minoriti anonimi in Siria 235 — v.
ff. Minori ecc.
Masseo (fr.) da Marignano, teste dell' Indulg.
della Porziuncola 60, 143.
Massiiia 236s. 241 — conv. de' frati Minori
237, 239.
Massimo Alufardo leg. del Paleologo al Papa
255 — V. Alubardt.
Matteo (S. apost.) ubi sedebat ad teloni nm 253.
» (fr.) d' Acquasparta, Min. Genie e Card.
104, 322, 325, 343.
» (fr.) d'Arezzo fra ì Tartari 193, 300.
T (fr.) da Chieti (e non da Rieti) in
Oriente presso i Tartari ed altre na-
zioni 354 n. 105, 360.
» (fr.) di Cipro, revisore dell'opera del
Sanuto 58.
» (fr.) Vicario di Terra Santa In Cipro
312, 393.
» (fr.) vesc. di Famagosta in Cipro 393.
» (fr.) di Narni, vicario di S. Fr. in
Italia 39, 91.
» Patriarca lat. di C.poli 129.
» (fr.) già rettore della chiesa di H. Croce
in Acri e disccp. di S. Fr. 7-8.
» de Roquite 340.
Mauritania (Africa), visitata tre volte dal
Lullo 369 s.
Maurizio (fr.) e il suo itinerario in Oriente
279 n. 77.
Maurus presb. Cotronae 258.
Manta — v. Malta.
Mecha (la Mecca): 58, 71, 400.
Mechie 206.
Mechut 206.
Mecrit (Metrit, Mechoit, Meorit) 206.
Medam planitics 183.
Media 429.
Medium mundi 405.
Mehalle isola del Nilo 90..
Melchassa soldanus (v. Bibars I) 265.
Melek-el-Adel: padre di Melek-el-Kamel 89.
» -elAsceraf, soldano di Damasco ri-
ceve nunzi Minoriti inviati dal Papa
63, 163.
» -el-Asceraf, sold. d'Egitto, prende Acri
e il resto della Siria latina 328, 331-32,
350 n. 104.
> -él-Kamel (l'amico di S. Frane), ac-
campato in difesa di Damiata e sue gesta
11, 83, 89 s. n. 29 passim 163 — acco-
glienza e bontà usata a S. Frane. 36-37,
61-63, 81 n. 26 — concede un rescritto
al Santo e ai suoi frati 61-63 (v. Firmani)
— di un preteso suo dono a S. Fr. 81
n. 26 — muore non battezzato 101-2 —
sua buona indole 185 — sue relazioni
con Federico II 157, 158 — v. Kamd.
» -el-Mansur-Kalaiin, invade la Siria,
prende Tripoli ecc. 326, 329, 350 — con-
cede firmani ai ff. Minori 282.
» -el-Moaddem, soldano di Damasco, fra-
tello di Kamel 110 — v. Corradino.
» -Na^er-Dand, soldano di Karak e di
Damasco, riprende Gerusalemme ai Cro-
ciati 158, 181, 240.
» -Nasei'-Mohammed-, concede fiì'mani ai
ff. Minori 282 — sconfitto da Cassan e
dal re Aitone II 332, 335 s.
» -Saleh-Ayub, invia un frate Minore
al Papa 163 — riprende Gerusalemme
189-90.
» -Saher-Bibars I, concede firmani ai ff.
Minori 282 n. 79. — v. Bibars I.
n — Index Analyticus.
459
Z 00
V 00
^ s
Cd .2
» -Naser-Hassan:
» -Ababeìcr-Mansur:
» -Cueiulc-Asceraf:
» -Ahmad-Naser:
» -Ismail-Essaleh:
» -Sciaahan-Kamel:
» -Harjgi:
» -Essaleh:
» - Ascerà/- Sciaaban:
> -Saher- Barkuk :
» -Nascr-Faraf/i:
» -Muajcd-Sceikh:
» -El- Musa far:
» -Salwr-Tantar :
» -Saleh:
» -Asceraf-Barsabai:
» -Saher-Gìakmak:
» -Ascpì'af-FÀnal:
» -KaletbaiMahmudi: '
Meliancota cit. del Malabar 308.
Meliapur 308.
Melitoniota arciv, greco 287.
Menabar 308.
Menentillo (fr.) da Spoleto 0. Pr. 305-6.
Menkad di Giuseppe, ìutcrpr. de'fF. del M.
Sion 218.
Mensa Christi 183, 184 — Domini 253.
Henzaleh lago d'Egitto 89, 93.
Merkit {Merkat, Merchii) 206.
Merlino poeta 179.
Meschida (Moschea) saracen. in Suphet 250.
Mesi dell'anno: ebraici, egiziaci e greci 404.
Mesopotamia 145, 403 — percorsa dal b. Bencd.
d'Arezzo 132, 133.
Mesr (Fosthat) 185.
Messin (Messina) 181.
Metochita arciv. greco 287.
Michele (S.) priorato in Acri 7-8.
. (fr.) in Aix 2,S9.
» figlio di Andronico iinp. sposa una so-
rella di Aitone II 333.
» Paleologo imp. greco e l' unione delle
due Chiese 193 — v. Paleologo.
» Genovese, mere, a C.poli 198.
Milano visitata dal Vitry 5 — chiesa e cony.
dc'ff. Min. 140.
Milioli — V. Alberto.
Milon (fr.) 358.
Minabar o Minibar 306, 308.
Ministri Provinciali e Provincie dc'ff. Minori:
primi Ministri Provinciali eletti (1217)
87-88.
> Angliac 169, 422.
» Antiochiae 67, 78, 108, 133, 134, 145,
148, 149.
Barberiae (in Africa) 102, 170.
» Bcneventi 415.
. Bononiac 193, 222, 224, 275, 276, 417,
421-2.
» Burgundiae 223.
> Calabriae 257, 264.
» Dalmatiac 422.
Franciae 220, 239, 417, 419.
» Gcrmaniae 228, 416.
Graeciae 67, 108, 138, 218, 236.
^ lanuensis 223, 224, 236, 423.
» Hiberniae 181.
» llispaniae 192.
Marchiae 135, 136, 193, 344, 421, 422.
» Marchiae Trivisanae 224, 417-9.
» Provinciae 224, 276.
Romanae 232, 255, 292, 292-3.
Romaniae 108, 129, 136, 139, 149, 165,
177 s. 218, 226, 235, 276, 349, 417.
» Saxoniae 192.
» Seraphicae 293, 302.
» Syriae (detta anche Promissionis, Ter-
rae Sanctne, Uliramarìnae) 108, 154, 158,
229-30, 231-2, 234-5, 238, 275, 276, 300,
3278., 344, 358-60, 393, 398,417-9,421,423.
. Tusciae 136, 142, 146, 148, 193, 232,
255, 300, 309-12, 421.
» Umbriae 422.
t Vedi: Provincia, Provinciali.
Minori (Frati di S. Fr.): inizi dell'Ordine dei
frati Min. 38.
» elogiati dal Vitry 5-10 — benevisl ai
Saraceni 35 — frati 60 uccisi da Ezelino
263 — altri fatti scorticare e flagellare
da Federico II 157 not. 5 — due ff. Min.
alla Corte di Napoli 142 — un fr. Min.
convocava il popolo al suon di tromba 82.
» a prò delle Crociate: predicano le cro-
ciate 84, 339 n. 100, 340 n. 101, 412-
23 — nel Belgio, Danimarca, Francia,
Portogallo e Svezia lavorano a prò di
T. S. 419-21.
» in Oriente: sparsi per ogni dove 7-8,
215 n. 67, 413-23 — stimati e beneficati
dai Saraceni 35 — in Africa (v.) 273,
354 — in Acri (v.) 156 s., 350 n. 104 —
V. Aleppo — in Antiochia (v.) n. 20 —
in Armenia (v.) 2158., 216, 322, 329 n.
99, 338 — in Cipro (v.) 215, 025-26,
355, 359 — in C.poli (v.) 128-29, 190 n.
64, 103 — per r unione della Chiesa Greca
(v.) 129, 161 n. 43, 170 n. 46, 219 n.61,
222, 254 n. 67, 283-90 nn. 80-81, 290
n. 82, 292 n. 84, 299 n. 86, in Grecia
215 s. — v. Giorgio Bardane — in Nicea
(v.) 137 — v. AiràOìie ecc. — Minori in
Egitto (v.) legati al Soldano 195, ivi Mis-
sionari 275, ambasciatori del Soldano al
Papa 216 (v. Damiata) — in Georgia (v.)
460
n — Index AnaJyticus.
216 — in Gerusalernme (v.) 158 n. 41,
185 n. 51 — in Iconio (v.) 215 — nel
Libano (v.) presso i Maroniti (y.) 215 ^-
in Marocco (v.) — in Pernia (v.) 323,
329 n. 99 — in Siria 180-81, 343 s', 417;
colle truppe de' Crociati 188-89, 266, 280
— Min. martiri in Siria 264-65, 271, 360
n. 104; morti in Siria 266, fatti schiavi
ivi 265 — in Tartaria (v.) 188, 193 not.
4», 262 nota 1*, 300, 356 s. — in Tunisi
275-76 — V. Tripoli.
Minori e Domenicani, quando stabiliti
in C^MTO (v.) 394, 396 — predicano le cro-
ciate 194 — perseguitati da Feder. II
157 — Missionari in Oriente 196 — v.
Crociate.
Miramai e il collegio arabo ivi fondato dal
Lullo pei S. Min. 365-66, 387, 419.
Miramollno (vel Miramomelino: arabo: Emir-
el-mumetiin) principe del Marocco 16, 21,
30, 33, 86.
Miiamons principe di Tunisi, disputa sulla
fede con monaci latini 381 § 12-13.
Hisia (Mysia) 166, 167.
Missionari e Missioni Minoritiche presso 23
popoli esteri 235 — le prime missioni
inviate pel mondo 38 — promosse da
fr. EUa (v.) per tutto 1' Oriate 101 —
V. Minori.
Moabitarom spelonca 183.
Hodin mons 182.
Mohamei-ben-Nater il Mù-amoUno (v.) di Ma-
rocco 86.
Holgecti 140.
Mommini setta maomettana 368.
Monaldo (fr.) d'Ancona e compp. martiri in
Àrzénga 325 n. 96.
» (fr.) da S. Anatolia inviato in Porto-
gallo a prò di T. S. 420.
» (fr.) vicario della Prov. delle Marche
344s.
Monfort (Montfort), presa da Bibars 259, 280
— Conti di M. 395-968., 415.
Moogal Mongol, Mongoli 206 — v. Ta.rtari.
Monoceros animale 403.
Monocali homines 402.
MoBS Belli-fortis 264.
Fortis 264.
Gaudii (Gardiz) 428.
Hefiron 278.
Israel 278.
lo vis 404.
Mambre 183.
Moria 278.
Niger 66 — v. Montagna Nera.
Oliveti 182, 264, 278, 406.
Or 183.
> Regalis (Eoyal, Sobal) 183.
» Scopulus (ó SxókeXo?) 66.
^ Sebaste (S. Ioan. Bapt.) 278.
> Semnon 278.
» Syon 278 — conv. de'fif. Min. 218.
» Synay 278.
» Tabor 253, 279.
Montagna Ammirabile (@au(j.aaTÒv opo;) presso
Antiochia 66, 67.
» Nera (tò Maupov opo?), presso Antio-
chia, convento abitato dai ff. Minori 65
n. 20, 76, 78 not. 2«, 104, 232, 270, 428.
Monteaperto (battaglia di) 310.
Monteoassino (i' ab. di) nunzio a C.poli col Min.
£r. Parastron (v.) 289.
Monteoorvino — v. fr. Giov. da M.
MontoTchi paese 144.
Mont«8 aurei 402.
Montisfortis comes in Or. 188, 247 — v. Mon9
Fortis e Monfort.
Montpellier 365 passim.
Moriani tartari 188.
Mordnanornm tartaror. terra 209.
Moserabes 201.
Mostanser (El) Billah, Califa di Bagdad, ri-
ceve nunzi ff. Min. 63, 163.
Mosteliti e i ff. Min. 235.
Moydonanomm terra 209.
Moyses ubi sepùltus 183.
N
Naim 184, 269.
Nanne di Arezzo scrittore della legenda del
b. Bened. d'Arezzo 129s. 147.
Nantelmo (fr.) Provinciale di Bologna 222.
Napoleone (Card.) 346.
Napoli (Angioini di) 141-42.
Nargia 140.
Naijot de Toucy, barone di C.poli 136.
Naser, Califa di Bagdad manda truppe a Da-
miata 92.
Nastagio (fr.) scrittore del sec. XV 186.
Navariae (rex) 247-48, 266.
Naxivan in Armen. visitata dal Bubruquis 229.
Naym — v. Naim.
Najaretb 158, 184, 263, 264, 281, 403, 407,
410 — presa e devastata da Bibars 2»9.
Neapolis (Naplusa) 184, 407, 410.
> vedi Limassol in Cipro.
Neotarins abbas Casulorum 171.
Negroponte 136, 348.
Neooastron prov. dell'Asia Min. 167.
Neo-Salem (Irslm.) 403.
Nestoriani in Oriente 201, 216, 267, 384, 400,
408 — in Cipro 368 — evangelizzati dai
ff. Min. 216, 235 — v. labalaha.
n -— Index Analyticus.
461
Nicea (in Bitinia): sede del Part. gr. di C.poli:
vi si recano nunzi S. Min. 113, 137, 161
n. 45.
Niceforizza legato del Paleologo al Papa
255.
Nioeforo Comneno Duca 300.
Nicbolaitae eret. 267.
Nichodemus (S.) 182, 405.
Nicolo III, papa 140, 254, 276, 316 — e i
Tartari 193 — e la Chiesa greca 293 s,
299 n. 86 — sue lettere pei ff. Min. dì
T. S. 420.
» IV, papa (v. fr. Girol. d' Ascoli): 2d0y
325 — e il Lullo 367 — e i Tartari 323,
360 — e l'Armenia 3293. — per la T. S.
e Crociate 355, 426 — sue lettere pei flf.
Min. di T. S. 421 s.
» (fr.) di Bancia in Cina 302.
> Di Castro, Patr. lat. di C.poli 140.
» Di Durazzo (fr. Min.?) vesc. di Co-
trone 255 s., 257-59.
> (S.) di Gerrades, casale de' Domenicani
in Cipro 395.
> Di Methone 173.
» (fr.) di Montefeltro 275.
» D'Otranto 173.
» (fr.) 0. Pr. Patr. lat. di Gerusal. 340,
352-53.
» (fr.) arciv. di Pekino 303.
» (fr.) di Pistoia O. Pr. comp. del Mon-
tecorvino 303, 306 n. 88.
» Quirino Veneto in C.poli 140.
> Di Raynaldo sepolto nella chiesa dei
ff. Min. di Famagosta 394.
» (fr.) vesc. di Salona in Grecia 346.
» (fr.) de Sali, Min. Prov. dì T. S. 327,
358 s., 359-60 n. 108.
» (fr.) uomo santo, discepolo di S. Fr.
e curiale del Papa 6.
Nicomedia 403.
Nicopolis (= Emaus) 182.
Nicotia (cap. dì Cipro): — arcìv. dì Nicosìa
325-26 — convento de'fll Min. 154, 229,
231 (residenza del Provinciale di T. S.
345) 355, 356, 393, 394, 395 (ivi sepolti
vari reali di Cipro 398-99) 422 — mona-
stero delle Clarisse 394 — v. S. Giov.
di Manforte — conv. de' Domenicani ed
altri religiosi 299 — Nicosia in potere
de' Turchi 399 — v. Cipro.
Nif r ant. Nympha o Nymphaeum (v.).
Nilo fiume, detto Gion 6, 402, 403 — traver-
sato da S. Fr. in barca 22, 27.
Nimfea — v. Nympìia.
Ninive cit. e regno 263, 403.
Niveraensis cornea 247.
Norgvea (Norvegia) 403.
Norvegi e la T. 8. 228, 416 — guidati in T* S.
da fr. Maurizio (v.) 279-80 n. 77.
Notre-Dame-des Cliamps : Chiesa de' ff. Min. in
Nieosia di Cipro 396, detta pure S. Criov.
di Monfort o S. Maria del Castello (v.).
Nabia 71 — rex Nub. 58 — evangelizzata
dai ff. Min. 235.
Namidia 404.
Nunzi tartari e saraceni a Luigi IX 265.
Nympha {Nymphaea, Nymphaeum in Lidia)
residenza de'Paleologi nell'Asia Min.:
ove convennero i nunzi fr. Aimone (v.)
e compp. 163, 164-67.
Nu{i.<paiov = NujAflpaTov 166-67 — V, Nympha.
Oceypodes popoli asiat. 210.
Oddo o Odone (Card, leg.) 220.
» (fr.) Eigaldi (Rigaud) arciv. di Rouen,
si reca in Oriente con S. Luigi IX ecc.,
cenni biogr. 220-21, 223, 264-66, 271 n.
73, 419.
Odoardo re d'Inghilt. in Siria 265.
Okkoday Kan imp. Tart. 193 s., 207, 210.
Oldjaita Kan (Rharbendeh) imp. tart. della
Persia, apostata e persecutore de' Cri-
stiani 336 n. 09 passim, 381 s., 384 — '
V. Carbenda.
Omar (Tempio di) 89, 159.
Omul {Omyl, Ornai) 207.
Onorio III papa: 5, 68, 86, 136, 153, 262 —
eletto a Perugia presente S. Fr. cui mu-
nisce dì lettere prima di partire per
l'Oriente 87, 92, 120.
> IV, papa, fonda collegi per le lingue
Orientali 366 — sue lettere pei ff. Min.
di T. S. 421.
Or mons 183.
Orda vel Ordu, duce tartaro in Polonia 209.
Ordine (de'ff. Min.) cenni storici, suU' ori-
gine ecc. 39-40, 85 n. 20 passim, 262 n.
60 — Ordini Militari e il progetto del
LuUo 371, 3843., 387.
Ordo Pauperum Dominarum {Clarisae) 262
n. 60.
Oreb 403.
Oriente : prima missione de' ff. Min. in Oriente
(1217) 38 — festa di S. Fr. celebrata in
Oriente fin dal 1228, n. 30.
Ormesse (Ormuz) 308.
Ormetia (Ormeria? Urmia?) iuxta mon tea
Caspios 325.
Oaoino fratello di re Aitone II d'Armenia
332 n. 00 passim, 338.
Ospitalieri militi 189, 371 — in aiuto dell' Ar-
menia 334.
462
n — Index Analsrticus.
Ospizio de' Fieschi, Patr. d' Antiochia e i flf. Mi-
nori 231.
Othon — V. Aitone.
Otrant (Otranto) 262.
Ottone I imp. 146.
» marchio Brandinburg 263.
Ouygat duce tartaro 209.
Oxford (in) collegio per lingue orientali 371 s.
Paflagonia 428.
Pafo (cit. di Cipro): conv. de'flF. Min. deva-
stato dagli Egizi 345, 398, 399 — porta
di Nicosia 397 — rese, di Pafo fr. Ro-
berto 326, 394.
Pagella di Crociato 340 n. 101.
Palaestina 369, 403.
Paleologo (Mich. imp.) e 1' unione delle Chiese
per opera de' E Min. 193, 254 s., 284-90
n. 81, 292 n. 84, 299 n. 86, 416$.
» Despota della Morea 398.
Palma di Majorica: conv. de'ff. Min. ove se-
polto il Lullo 365 s., 372.
Palorum portus, nel golfo d' Alessandrctta 428.
Pamphilia 403.
Panaretas protovestiario dell' imp. gr. 287.
Panea (v. Banias — Caesarea Phìl.) 248.
Panonia 403.
Panormo 166.
Pantaleo Criustiniani, Patr. lat. di C.poli 103-4,
14041, 254-55.
Paola (S.) romana in Betlem 357.
Paolo (fr.) delle Marche, guard. di Acri 327 s.,
344 s.
» (fr.) o Paolino da Milano pred. della
Crociata 339 n. lOO.
» (fr.) Romano de' Conti di Segni, vesc.
di Tripoli: cenni stor. 189, 253 n. 66, 420.
» I, Conte di Segni 253.
. (fr.) de' Trinci 42.
» (fr") Veneto, vesc. dì Pozzuoli, revisore
dell' opera del Sanuto 58.
» (fr.) de' Clarenitani 349.
Paradisi porta in Irslm. 405, 406, 408.
Paradiso terrestre 130, 148, 149, 279, 402 —
visitato dal b. Bened. d' Arezzo 146 —
V. Enoch.
• maomettano 401 — descrittoci dal
LuUo 377-78.
Parassitae popoli asiat. 210.
Parastron — v. fr. Giov. Parastron.
Parigi (in) collegio orientale 371 s. — convento
de' ff. Min. 220.
Parthia, Parthns: 23 pass., 403.
Partzerpert forte Armeno 334.
Pasqua (era di) secondo il Lullo 367.
Pasquale (fr.) in Tripoli 189.
Pastorum (SS.) locus 407, 409.
Pateclo Gerardo 321.
Pater noster, locus 409 — cappella 406.
Patracensis cpisc. 344 s. 348 s.
Patriarchae (SS.) ubi sepulti 183 — v. Ehron.
Patriarchi dell' Oriente Lat. e Greco e i frati
Min. 415-16,
» Alessandrino ffreco 165.
» Antiocheno latino: 66, J37, 155, 159,
170, 217, 231 (v. Alberto, Opizo, Pietro,
Simeone) — greco: 165, 171, 215, 416.
» C.politano lat. 140 (v. fr. Antonio, Ni-
colò, Pantaleo) — greco: 164, 222, 224 (v.
Emanuele, Germano II Metodio).
» Gerosolimitano lat. 6, 129, 137, 155-60,
190, 340, 346, 352-3: (v. Gcì-oldo, Gu-
glielmo, Landulfo, Roberto, Rodolfo, Ni-
colò 0. Pr.) — greco: 215.
> Maronita e i fF. Min. 215.
Pekino e i ff. Min. 301 h. 88, 303.
Pelagia (S.) in M. Oliveti 406, 409.
Pelagio (Card.) leg. in Or. all' assedio di Da-
mìata: 6, 17, 58, 71 — si oppone alla
pace col Soldano 92.
Pellegrini e pellegrinaggi in Terra Santa inin-
terrotti sotto il dominio de' Saraceni 101,
282.
Pellegrino (fr.) da Bologna, Prov. in Grecia
e Cronista dell'Ordine 223, 236.
» (b. fr.) de' Falleroni in Terra Santa 99,
150-51 n. 38.
. (fr.) di Castello in Cina 302.
Pentapolis 403.
Persia e ff. Min. 301 n, 88, 330 s. — Pcrsac =-
Saraceni 27 passim — mare Pcrsicum
145.
Petramala 144, 146-7.
Pharphar flum. 183.
Philippus de Tociato, bajulus imp. C.politani
190.
> Cancell. Parisiensis 217.
» Vedi Filippo.
Phoenicia 183.
Physon 402.
Piancarpino (fr.) in Francia 318 — citato da
fr. Rog. Bacone 268 — v. fr. Giov. da
Piancarpino.
Piccolomini (fr. Pari.) da Siena 300.
Pictaviae comes in Or. 241.
Pietro (S. Ap.) ubi solvìt telonium 253.
» (S.) martire 153.
» (Card.) vesc. d'Albano in Or. log. 6.
» II, ab. Cisterc. vesc. d' Ivrea, e Patr.
Antiocheno 66.
» I, re di Cipro 394 — devasta Alessan-
dria d'Egitto 399.
n — Index Analyticus.
463
> (fr.) d' incerta patria, in Oriente 330 s.,
341 s, n. 103.
^fr.) 0. Pr. 164.
» D' Avalon, connest. di Tabaria 230.
» (fr.) Bardulio, e compp. in Siria 340, 422,
» dì Bontlaur vesc. di Marsiglia 237.
» (fr.) Calabriae Minister 264.
» (fr.) Catani, discepolo e primo Vicario
0 primo Generale dell'Ordine di S. Frane,
suo comp. in Oriente: cenni biograf. cri-
tici: 39-40, 77, 85 n. 29, 92, 97, 109,
110-11 n. 33, 119-24.
» Di Courtenay imp. lat. di Costantino-
poli 135-136.
» (fr.) di Crest, nunzio a C.poli 254s.
» (fr.) di Firenze, vesc. sufiFr. in Cina 302.
(fr.) di S. Ilario 0. Pr. 231.
» Di Luco-Longo, mere, in Tauris 304.
» (fr.) di Macerata in Oriente 331 s., 341 s.
n. 103.
» (fr.) da Monticulo 345.
» (fr.) de Moras, nunzio a C.poli 254 s.
» (fr.) Giov. Olivi 49.
» Paschami, mere, a C.poli 198.
» (fr.) de Philistim, lavora per la Terra
Santa 181.
» (fr.) de Rupe, in T. S. 417.
» (fr.) da Tarantasia 0. Pr. 293.
» (B. fr.) Tomaso, Carmelit. in Cipro 398.
» Veneto, amico consolato dal Lullo 391.
Pieve paese 144.
Pila Christi 406, 409.
Filati domus 357.
Pio VII Papa 150.
Pisani in Oriente 391 — a C.poli 165 — il
Lullo a Pisa 384.
Pisidia 403.
Poìlechien govern. di Acri 393.
Polonia 198, 201, 209, 211, 212, 214.
Poncius (fr.) Rigaudì lector in conv. de Aqui3
239.
Ponto Bussino 166-67.
Porohetto (fr.) arciv. di Genova e 1' Armenia
337, 423.
Portae aureae in Irslm. 408-9.
Porzinncola (S. Maria degli Angeli) presso As-
sisi, culla dell' Ord. Minoritico, e primi
Capitoli generali ivi celebrati 38 ~ v.
Gap. gener.
Praesepe Dni. I. Ch. 407.
Premostratesi in Cipro 397.
Presbyter Ioann. de India 304 — v. Prete
Gianni.
Prete Gianni dell'India 304, 384.
Probatica piscina in Irslm. 406, 409.
Propontide (Marmarà) 166.
Protettore dell' Ord. Min. 40.
Provincia e Provinciali Ministri: loro prima
istituzione (1217) 87-88 — divisioni e
numero di Provincie nell'Ordine 100, 102.
» Provincialato d'Oriente che abbrac-
ciava la Siria e tutto l' imp. d' Oriente
108, 158, 218, poi suddiviso in due Pro-
vincie di Romania e di Siria o Terra
Santa (v. Ministri Provinciali).
» Provinciali e Custodi di T. S. lungo
il sec. XIII 412 n. 118.
» Provincialis Minister Nicosiensis 231.
— fratrum Tirensium et Acconcnsimn 234.
» Vedi Ministri Prov.
Provinoìae comes in Or. 241.
Prusoiae (Prussiae) pagani 263.
PuUani 201.
Pyramus (Djihan-Tchai) 334.
Pythonissa in Or. 40.
Qansu — v. Kansu.
Qelaun — v. Kelaun.
Quaiantenae desertum 182, 406, 409.
Quitaorum (Kitaorum) civit. tartaror. 205.
Rachelis sepulchrum 182, 406, 409.
Raimondo Barone Armeno 331.
» Bagiacense in T. S. 216.
» (fr.) di Berengario e compp. nunzi a
C.poli 283, 288.
» De Caro, castellanus Saphet 248.
» (fr.) Gaufredi, lector Massiliae 239 —
Min. Genie 104, 327, 342 — invia Mis-
sion. in Armenia 343 s. — favorisce il
Lullo 366.
» (B.) Lullo di Majorica, cenni bio-crono-
logici, e bibliografici 361-92 n. 111,430-31.
» Di Nimes, vesc. di Marsiglia 244.
Rainerio (fr.) o Reinerio, di Borgo S. Sepol-
cro, comp. del b. Bened. d'Arezzo 130.
» (fr.) di Pavia, vesc. di Maina in Gre-
cia, 8, 231.
» (fr.) di Mariano d'Arezzo, teste del-
l'Indulg. della Porziuncola 143.
» (fr.) ex priore di S, Michele di Acri,
si rende fr. Minore 7-8.
» (fr.) da Montepulciano (M. Politiano)
nel conv. della Montagna Nera di An-
tiochia 70, 232.
» (fr.) maestro di fisica 242.
» (fr.) de' Piccolomini di Siena, nunzio
a C.poli 193, 254-59.
» Sinigardi 144.
• Zeno, Doge Ven. 224.
464
n — Index Analyticus.
Ramatha 182.
Rangone — v. fr. Gerardo Rangone.
Raoul — V. Rodolfo.
Raphael Natalia, cap. di nave veneta 226.
Ras-el-Hansii 270, 428.
Rasid {Rosetta) sul Nilo, 383, 427.
Raveana (in) ohiesa di S. Mercuriale data ai £F.
Min. 161.
Rayoat — v. Rasid.
Reblata 182, 403.
Regola di S. Frano, prima e seconda: 40, 86.
n. 29 passim, 88, 99, 124.
Reinerio — v. Rainerto.
Reinhesburaen 262.
Reliquie varie della T. S. nel S. Conv. d' As-
sisi 81 n. 26.
Rliindacas flum. 166.
Rioardo Duca di Sora 253.
» (fr.) da Intwort ingl. in T. S. 181.
» (fr.) de Muccia 151.
Ricardone casale presso Acri 157.
Rita o Margarita d'Armenia 333.
Roberto comes Attrebatensis in Or. 241.
fratello di S. Luigi IX 220 s.
» Arciv. dì Cantorbery 281.
> (fr.) de CoUevil collettore per T. S.
189, 415.
> Di Courtenay imp. lat. di C.poli 1^, 136.
» Patr. lat. di Gerusalemme 190.
> (fr.) vesc. di Pafo in Cipro 326, 394.
» (fr.) di Turnham con le truppe ingl.
in T. 8. 280 n. 78.
Robertis (de) de Begio 217 — ▼. Alberto de
Rezato.
Roooa Antica, o Sinibalda presso Rieti 33.
Rodeiice (fr.) veso. di Marocco 340, 421.
Rodi visitata dal Lullo e indicata come sta-
zione strategica contro i saraceni 369,
370, 383, 431.
Rodolfo d'Austria 254 — ▼. Austria.
» Raoul, Patr. lat. di Qerusal. 6.
> (fr.) di Reims e compp. nunzi a Ni-
cea 113, 164 s.
Rogero (fr.) Bacone, e le sue opere sulla T. S.
266 n. 71, 390.
Romania (Grecia) 300, 310.
Romaniae Minister Provinoialis 22, 67, 129 —
▼. Provinciale, Ministro.
Romanides graeci 279.
Remela cit. forte dell' Armenia 331, 332 s.
Romsdal 279.
Rosette cit. sul Nilo 383, 437.
Rubmqais, o Rubruk (fr.) Guglielmo di Rujs-
broeck, cenni del suo itiner. fra i Tar-
tari ecc. 229 n. 6S — citato e cono-
scinto personalmente da fr. Rog. Bacone.
— V. Guglielmo.
Rufiao (fr.) 60.
Ruggero di S. Severo, govern. di Acri 300.
Rupertus arcbiep. Magdeburg 264.
Russi e Russia 209, 212, 214, 381.
Rustioiano di Pisa 390.
Ruteni in curia imp. Tartar. 207 — evange-
lizzati dai ff. Min. 235.
Ruysbxoeok — v. Rubruquis fr. Gugl.
Sabadius nunzio di Argun Kan al Papa 323.
Sabbatino (fr.) d'Assisi, discep. e comp. di
S. Fr. in Oriente 77, 103.
Sabulnm Accon 247.
Safet castello forte in Galilea 241, 242, 250
— espugnata dal Soldano Corradino 96
— fatta ricostruire da fr. Bened. d' Au-
gnano 240 s. 246-53 — riconquistata da
Bibars 104, 264 — ivi vari martiri ff.
Minori 104, 259 n. 68, 264.
Saffedino Sold. d'Egitto 185 n. 61.
Sofitha fortezza presa da Bibars 280.
Sagetta — v. Sidone.
Saida — V. Sidone.
Saite (Saida) 230.
Salamanca, (in) collegio arabo 371 s.
Salamastra cit. di Persia 429.
Salbaste — v. Sebaste.
Salimbene (fr.) degli Adami di Parma, cronista:
cenni biogr. 101, 149, 191 s., 217, 317 n. 92.
» (fr.) di C.poli, Minorità greco, nunzio
dell' Imp. gr. al Papa ecc. ; cenni biograf.
219 s., 222 n. 61.
Salines (Larnaca) di Cipro 399.
Salmasa 429.
Salmasd 429.
Salmassus 429.
Salmasti 429.
Salmastro cit. della Persia 300 — ivi mart
ff. Min. 429.
Salomonis Templum in Irslm. 406, 409.
Salona (Amphissa) in Grecia 346, 347.
Salve Regina, antif. 260, 351.
Samaria 407, 410.
Samastro 429.
Samogedi popoli asìat. 210.
Sancia d' Aragona muore in Gerusalemme 282.
Santuarii della T. S. venerati e uffiziati dai
latini 356-57 n. 106.
Sapket — V. Safet.
Sara 304 — v. Sarai
Saraeenati moneta araba, suo valore 187.
Saraceni (arabi maomettani): loro stima per S.
Fr. e i suoi frati 35 — alcuni battezz. dal
b. Bened. d'Arezzo 145 — loro usi, co-
stumi e leggi 399 n. 114 — v. Maomettani.
n — Index Analyticus.
465
Sarai (v.Zarcto)capit. del Kapciak 304, 325, 382.
Sardania o Sardanaia (S. Maria di) presso
Damasco 247.
Sardi (arcir. gr. di) 327.
Sardinia 404.
Sarepta Sjdoniae 183.
Sargis ministro tartaro 213.
Saroponte (comes de) 58.
Sassonia 403 — Custode e. Provinciale de' ff.
Min. di Sass. 192.
Saolns (S. Paul. Àp.) ubi Ch. ei apparoit 183.
Sayoia (Luigi di) 398.
Soifl 19 — V. dipi.
SoitMa (Tartarìa) 200.
Seitia dell'India 309.
SelaTonia (in) approda S. Francesco 15 — r.
Dalmazia.
SeytliopoUt 184.
Sebaste (Sivas) : iri un eonv. dei ff. Min. 301
n. 87, 855.
» mons: 278.
> (Samariae) 184, 410.
Sebastia 407.
Sebasiokratore (Giovanni) princ. gr. 333.
> (Costant. Angelo) princ. gr. dell' Àchaia
e 'Tessaglia 344.
Segor 183.
Selim I imp. turco 62.
Selmas 429.
Sembat o Sempad, fratello di re Aitone IL
d'Armen. 329 n. 99 passim.
Sephoris 184.
Sepolero (SS. di N. S ) in Irslm. 159, 182, 264,
408 -^ custodito anche da due latini al-
l'epoca de' Saraceni 185 n 51 — prezzo
d' ingresso 83.
» (B. V. Mariae) 357 — v. losaphat.
. (SS. 4 Patriar.) in Ebron 407, 410 —
V. Hebron,
Serri della B. V. in Francia 241.
Siban (o Syban) duce tartaro 209.
Sidone {Saida o Sagetta) 149, 230, 259 — ri-
parata da S. Luigi IX 103, 298 — conv.
de'ff. Min. 230 — v. Sydon.
Sigbinardi — v. Sinigardi.
Signacolnm — ▼. Firmani.
Siloe — V. Syloe.
Simeone (S.): porto sul golfo d' Alessandretta
183, 428.
> (S.) Cireneo, in Irslm. 357.
» (S.) sepulcrum 406.
1 » (S.) StiUta 66.
\ » Patr. gr. d'Antiochia 171.
Simone (fìr.) d' Auvergne e compp. nunzi al
Paleologo 254 n. en, 418-19.
» (fr.) da S. Quintino 0. Pr. in Persia
190, 200.
BtbUot. — Tom. I.
Sinagoga ludaeor. in Saphet 250.
Sinibalda rocca 33.
Sinigardi nob. fam. del b. Bened. d'Arezzo
14346.
Siri e i ff. Minori 235.
Siria visitata dal Lullo 369 s.
Sis cap. dell' Armeno-Cilicia: 332 n.99 passim,
338 — ivi un convento dei ff. Min. 337, 339.
Sissium — y. Sis — v. Limasaol.
Sitia in Creta 339.
Sivas (Sebaste) : un conv. de'ff. Min. 301 n. 87.
Skopti 279.
Sobal mons 183.
Società de'ff. pellegrinanti per G. C. quando
istituita 228-29.
Socii di S. Fr. 48.
Sodoma 403.
Sofia (S.) cattedrale di C.poli 136, 166, 222 —
catt. di Sis in Cilicia 332 s.
Sola — V. Salona.
Soldaia (Sudak) 229.
Soldani d'Egitto: 189, 264 — loro relazioni
coi ff. Minori 185, 195, 216 — concedono
Firmani (v.) ai ff. Min. di T. S. 282 n.
79 — V. Corradino — Kamd — Ketboga
— Melck — S. Francesco.
Soldano d'Iconio, morto battezzato 61.
Soldinnm — v. Soudin.
Solifoga animai 404.
Solimano II il Grande e sua stima per. S. Fr.
84 n. 28.
Solin portus (Sudi) 183.
Soadin (Soldinum) 428.
Sovrani d'Europa crocesignati 264.
Spagnoli in Or. sotto Damiata 17, 93, 100.
Speciosa porta Irslm. 408.
Spelanoa in Tempio Dni. in Irslm. 405.
Spinola Nicolò, ammir. Genov. 332.
» o Spindola Percevallus, amico del
Lullo 391.
» (fr.) Porchette, arciv. di Genova a prò
di T. S. 337, 423.
Spira (da) — v. Cesario — Conrado.
Standardo (Guglielmo) 34G.
Stefania d'Armenia, 2" moglie del Briennc 178.
Stefano (S. prot.) ubi lapidatus 182, 357, 405.
» (fr.) Boemo, in Comania fra i tartari
213, 215.
» IV, Catholicos d'Armenia 382.
» (fr.) Inglese, lettore a Koma 232.
» (fr.) Mangiaterra 0. Pr. arcivescovo
d'Atene 348.
» (b. fr.) da Narni detto il Semplice,
discep. di S. Frane, si reca in Siria per
richiamare il Santo in Italia 39, 9G-97,
110-11, 126 n. 34, 310, 312.
» (fr.) Ungaro, mart. in Georgia 324-25.
30
466
n — Index Analyticus.
Stix 404.
Strovilon (la Cava?) villa reale in Cipro 397,
398, 399.
Sabebam o Subebea, forte in Siria 247-48.
Sudak [Soldaia) 229.
Sudi portus 183.
Saltanieh 303.
Su-Mongal 206.
Sur — V. Tiro.
Sariani in Otiente 201, 407 — protetti da
Venezia 235.
Sasa 145.
Svevia 403.
Syohem 182, 184.
Sydon 183, 264, 403 — v. Sidone.
Syloe fons 182, 406, 409.
Sy-Mongal 206.
Synai mons 182, 183, 264, 403, 406, 409.
Syon eccl. 406.
Syra-Orda presso Earakorum 191.
Syria 403 — fratres Minores Syriae 343 s.
Tabaiia 230, 253.
Tabor (o Thahor) mons 184, 259, 264, 279,
407, 410.
Tabala Dui. in Syon 409.
Taddeo (fr.) 347, 349.
Takriver Mohammed, gener. egiz. devasta
Cipro 393.
Tamerlano distrugge Sarai 382.
Tampnis fortezza in Egitto 59.
Tana cit. in India 331, 342.
lanis forte in Egitto 95.
Tarlsti di Petramala, nob. famiglia 144, 146.
Tartari (o Tattari) 192, 250, 263, 265, 267,
268 — quando comparvero in Europa
188, 193, 209 — tre imperatori in Asia
381 s., 384 — minacciano i Saraceni 312
— conquistano la Siria 360 s. — lettera
del gran Kan al Papa 212-14 — Tartari
convertiti al Cristianesimo 232, 378-80 —
coniano monete con emblemi cristiani
312 — si convertono al Maomettismo
373 s., 381-82, 384 ~ loro usi, costumi
e politica secondo il Piancarpino (v )
202 s. — evangelizzati dai S. Minori 190
n. 56, 235 — v. Montecorvino — Pian-
carpino — Rtiòruquia — versione tartara
del N. Testam. e del Salterio fatta dal
Montecorvino 304 — v. Persia — ff. Mi-
nori.
Taztaria sett. occid. e orien. 381-82 — Mis-
sioni de' S. Min. in Tartar. 323 — t. Tar-
tari.
Taniis cit. di Persia 323 — y. Thaurit.
Tebaldo V, conte di Sciampagna e re di Na-
varra in T. S. 239-40, 273.
Tebe in Grecia: un conv. Minor. 348, 425.
Tecua 182.
Tell-Hamdun (Canamella) 332, 334.
Templi Magister 247 s., 248 s. — milites 157,
260s., 371 s., in Egitto 241, in Armenia
334, in Aleppo prigionieri 180-81.
Templam Dni. in Irslm. 405, 408.
Tenebre cosi detti regimenti tartari 209, 210.
Teodorico arciv. di Ravenna e ff. Min. in
Oriente 161.
Teodoro (S.) monast. di Benedettine in Cipro
395, 397.
» (Angelo) Comneno 136.
> (Lascaris) Duca 259.
Teodosio imp. 183.
Teofllatto leg. gr. di Yatacio al Papa 227.
Terra Santa prov. Minoritica unita a quella
di Romania (v.) fino al 1263: 22 — v.
Provincie.
Terremoto in Cipro 399.
Terziarie o pie donne seguaci della vita di
S. Fr. (e. 1216): 5.
Tessalia 344, 347 s.
Tessaloniea 136.
Tentonia 189, 201.
Teatoniens Ordo 262.
Thabor — v. Tabor.
Thaneos in Egitto 6.
Thauris {Tauri8, Tahris) in Persia : 303, 304,
323.
Thaarisiom — v. TÌMurit.
Theatos 404.
Theodora — v. Theophano.
Tlieophanes ep. Nicenus 287.
Theophano sorella di Aitone II 333.
Thopha'il filos. arabo spagnolo 365-66.
ThoTOB III, re d'Armenia 329 n. 99 passim.
Thosnoh Kan — v. Toasuk.
Tiberias 184.
Tigri flum. 133.
Timar {Ching-Tsong) imp. della Cina 381 s.,
384.
Tiro [Tyrua) cit. 183, 259, 264, 270, 403 —
lapis ubi sedit Ch. J. 183 — Conv. de'ff.
Min. 234, 417, 418 — monasterium mo-
nialium Tyri in Irslm. 405, 408.
Tlemeen 431.
Toethai — V. Toctai.
Toctai Kan, imp. tart. del Nord 381-82, 384
(il Tokhtagu o Togtagu Kan).
Todi : conv. de' ff. Min. e reliquia della S. Co-
rona di Spine 140.
Tolosano (conte) 416.
Tomaso (S.) o S. Tome, regione del Malabar
in India 303 n. 88, 306.
•Il
1
n — Index Analyticus.
4^7
» (fr.) de Adversa 0. Pr. inquisit. 349.
» (fr.) Agni 0. Pr. leg. ap. e vesc. di
Betlem 243.
* de Anfusis, nunzio di Argun Kan 323.
» (S.) d'Aquino 0. Pr. 153.
» (S.) di Cantuaria 153.
» (fr.) da Celano in Germania 117.
» (fr.) vesc. in Cina 302.
» (fr.) greco, lettore a C.polì 219 n, 61,
222, 223.
» (fr.) di Pavia, cronista e Prov. di To-
scana 141, 142, 146, 309-12 n. 80.
> (dnus) de Sola 347-48.
» (fr.) da Tolentino, Miss, in Armenia,
Cina ecc., e mart. in Tana d' India 305,
3278., 331 s., 341 s. n. 103 pass., 350, 423.
» (fr.) da Trievi 345.
To-Piioi casale in Cipro de'ff. Min. 395.
Toppole paese 144.
ToTtosa 335.
Tossak Kan 207.
Totai — V. ToctaÀ Kan.
Tracia 403.
Trunnndns (fr. Raìmundus) 342.
Tregue tra Crociati e Saraceni in Siria 234.
Tiifoli di Siria 280 — convento de'fif. Min.
189, 230, 232-3, 312, 420 — monast. di
Clarisse 233 — conv. de' Domenicani 299
— caduta e rovina dei conventi e martiri
254, 326
* (rese, di) e i ff. Min. 231, 253 n. 66.
Trizonia isola gr. 347.
Troj» 403.
TsGliagatai (Turkestan) 303.
Tuotane regina tartara 323.
Tunisi 383 — visitata ed evangelizzata dal
b. Egidio 105, dal Lullo 367 s., 372, e da
altri ff. Min. 114, 275-76.
» (Crociata di) 194.
» (Vicaria di) 20.
» V. Miramons.
TnreU e i ff. Min. 235 — turchi occupano
Cipro 399.
Turchia 215, 403 — v. Iconio.
Tnrchomanni 201, 252.
Turcopoli milites 251.
Turingia 403.
Turkestan 303.
Tyberias 253 — mare 250.
Tygris 402-3.
Tyndaride cit. 167.
Tyrus — v. Tiro.
u
Ubertino vicar. imp. 144.
Uberto Pallavicino 318.
Ugo I, re di Cipro 59, 396.
» III, re di Cipro 329.
» IV, re di Cipro 397-98.
» da Fagiano arciv. di Cipro 326.
. (fr.) vesc. di Gibelet in Siria 312, 326,
393.
» Conte di Monfort 396.
» (fr.) 0. Pr. 164 s.
Ugolino (Card.) e S. Fr. 87, 88, 112 — e le
Clarisse 128 — fr. Elia 1068. — creato
papa 100 — V. Greg. IX.
» (fr.) da Monte S. Maria 60.
» (fr.) di Montebello 301.
Ugone (fr.) francese 222.
> (fr.) di Marsiglia 340.
» (fr.) di Turenna 416.
Ugaetus nunzio di Argun Kan 323.
Ulrico (fr ) di Seyfriesdorf, in Cina 302.
Ulubat (Ulabat) — v. Lopadìum.
Umberto (can.) Fraccassini 410.
Umbria 403.
Umiliana (b.) 139, 177.
Ungheria maggiore 235 — privilegi de' re 223
— Ungheri e ff. Min. 235.
Unicornium 276.
Unione delle due Chiese — v. ff. Min. e la
Chiesa gr. — v. Lullo 375.
Urbano IV papa: 255, 258, 266 — e la Chiesa
gr. 193, 254 s. — sue lettere pei ff. Min,
di T. S. 417 s.
Urmìah (lago d') 429.
Uruk cristiana sultana tartara 381.
Uxino 337 — v. Oscino.
Valachi 381.
Vatace o Vatacio (Giov. III Ducas) imp. gr.
166, 222, 259 — tenta 1' unione delle due
Chiese 163 n. 45, 219 n. 61 — riceve
fr. Elia ambasc. di Feder. II, 115 —
chiede nunzio il b. fr. Giov. di Parma
(v.) 222.
Vania casale di Cipro 397.
Velasoo (fr.) penit. apost. in Spagna 417 s.,
419 — vescovo di Famagosta in Cipro
259, 393.
Venceslao re di Boemia 138.
Veneti (e Vene2:ia) 403 — in Oriento 391 —
in Ayas 229 — in C.poli 138, 1G5, 334 —
in Cipro .3903. 309 n. 113 pa.ssiin — pro-
teggono i cristiani della Siria 'iof) —
vinti dai Genovesi nello acque di Curzola
390 s.
Venezia (conv. S. Giobbe): un'imagine di re
Aitone II in veste di ff. Min. 33<S,
» (Conv. della Vigna) 224,
468
n — Index Analjrticus.
Viestia (Vieste o Vesti) presso Foggia 346.
Yiaggiaiori S. Minori lodati dall'Humboldt
269.
Vicarii di S. Fr. lasciati in Italia alla sua
partenza per l'Oriente 39, 91, 110.
Vicarias fratrum Gazariae 304 — Vicaria
Orientis 429 — Vicaria Tunisi o Maroc-
chiì 20.
Viennensis comes in Or. 247.
Vinea balsami in Egitto 276.
> V. Venezia: conv. della Vigna.
Violoricho (o Viorolicho o Vorilicius) cosi chia-
mato il Sold. Kamel da fir. Mariano cro>
nista 77-79.
Visconti di Milano 290.
Vitale (fr.) Prov. di Bologna 275.
Vito (fr.) da Cortona, quarto Min. Provinciale
di T, S. e dell' Oriente : cenni biogr. 86,
139, 177 n. 48.
Vivaldi (Ugolino) 354.
Voisello (fr.) mart. in Prussia 429.
Vratislavia 214.
w
W. (fr.) de Plazentia, in Aix 239.
"Walterus (fr.) de Hoyo in Or. 273.
Wilbertus — v. Gilbertus.
Wilhelmus (fr.) confessor in Tuderto 264.
Willelmus — V. Guglielmo.
Xene (Maria) sorella di re Aitone II d'Ar-
meria 333.
lahalaha.
Tabalalia — v.
Tberia 404.
Tbernia 404.
Yeka o Yera-Mongol 206.
Tpone 404.
Tspania 404
Italia 403.
Zacchariae (S.) oppidura 182 — locus in Tem-
pio Dni. 405, 408.
» ubi interfectus 406.
Zafferà (Zaphoria, Sephoris) 410.
Zarew sul Volga 325.
Zaritzin 325.
Zaytonensis episc. in Cina 302.
Zelanti frati Minori: 39 not. 2* — segnaci
del Clareno 46 — v. Clarenitani.
Zeno (Doge Veneto) 224.
Zioi e i E Min. 235.
Zoccolanti soprannome de' ff. Minori Osser-
vanti 395.
<><><(><><0'<><><(><><><X><>><><><><>><^^
NI - INDEX AUCTORUM ET CODICUM
•o>»£e«<<:
Abnlfeda stor. arabo 89.
Academ. dee Inscr. et B. Lettres 398.
Achery (d'): Spicilegium 242 — v. Balnzii-
Martène.
Acta SS. (Bollandi et Soc.) 1-3, 29, 80, 85,
nn. 20, 36 passim, 285 — Emendata
131, 141 — V. Pinius, SoUerius, Stilting,
Suyskens.
Actus B. Francisci et Seciorum (ed. SabatJer):
41 n. 13 passim, 87, 151 — cenni critici
60 n. 16 passim.
Adami Bremensis: Hist. eccl. in M.G.H. 181.
Affò (P. Iren.) 0. P. M. 53 — Vita di fr. EUa
1" e 2* ediz. 44, 106 s. n. 31 passim. —
Vita del B. Giov. da Parma 226 (emend.
224) — Storia della città di Parma 176,
322 — Memor. degli scrittori Parmigiani
322 eoe.
Agostino (P.) da Stroncone 0. F. M.: Umbria
Serafica in Misceli, francese. 127.
Aitone (il monaco Armeno) : Hist. Orient. 232,
381, 387.
Albanès et Chevalier : Gallia christ. novissima
236 s.
Albericus Trium Poptium 85.
Albertus Milioli (3* Ord ff. Min.): Liber de
Temporibus etc. — Gesta obsidionis Da-
miatae in M.G.H. 313s. n. 91 passim.
Albertus (fr.) Stadensis 0. F. M.: Annal. a
condito orbe 18 s. n. 60 pass. — v. Sta-
densis.
Alishan (P.) Leone, Mechitar.: Armeno- Veneto
328 s., 338.
Amadi : Storia di Cipro Ms. ap. Mas Latrie 393.
Amat da S. Filippo: Stttdi Bibliografici ecc.
215, 305.
Amoni (Can.) Leop. editore della Vita S. Fr.
del Celanese n. 5 pass., 120 e passim.
Analecta BoUandiana 15 n. 7, 37, 49, 60 n.
16, pass., 314 — V. Van Ortroy.
Analecta franciscana X. I, II, III: 3, 18, 19,
29, 32, 33, 38-40, 60, 65, n. 29 et pas-
sim — Emendata 337 not. 4*.
André Marius : Le B. Raym. Indie 363 s., 372.
Angelo (fr.) Clareno 0. F. M. : Chron. de septem
Tribtdation. ól n. 14, 118-19, 225, 341 s.
n. 103, — emendato 225 — Probabiim.
è autore della Leggenda antica edita dal
Minocchi 41 n. 13 passim — Epistola
excusatoria 343, 349 n. 103 — r. Cla-
reno.
Angelus (fr.) a S. Fr. 0. F. M. : Certamen Se-
raph. Prov. Angliae (ebbe tre ediz.) 181,
281 — emendato 277.
Anguissola — v. Lucio.
Annales Brixien. Cremon. Bergom. in M. G. H.
98.
» Frisacenses ibid. 361.
. S. Pantal. Cóloniae ib. 196, 214.
Annales de Terre Sainte (ed. R. Rohricht in
Archives de l' Orient Latin) 239, 240.
Annibalis (P.) a Latera O. F. M. : Supplem.
BuU. 302.
Anonyme Prisonnier: Ckroniqtte 40 n. 12.
Anonymus (fr.) saec. XIII: Vita S. Frane.
30 n. 8.
Antica cron. Perugina cit. dal Bonazzi 85.
Aranda (P.) Antonio: Verdadera informacion
ecc. 392.
Archiv fwr Liti, und Kircheng. 43 n. 13 pas-
sim — V. Ebrle.
Archives de V Orient Latin 231, 259, 260 s.,
301, 325 s., 428 et pass. — v. Mas Latrie —
Bòhrieht.
470
m — Index Auctorum et Oodìcom.
Archivio Stor. Italiano 294, 300, 301.
Archivio del S. Conv. d'Assisi 227.
de'PP. Min. Conv. di C.poU 129.
> de' £f. Min. del Monte Sion in Grerusa-
lemme 162, 218.
> Angioino di Napoli 294 s., 299 8. n. 86.
» de'PP. di Qnaracchi 200.
» di S. Isidoro di Roma 52.
» de'Frari di Venezia 417 s.
Arisio: Cremona sacra, emend. 327.
Arnaldus (fr.) de Serano O. F. M. cronista,
creduto autore del Chron. 24 Gen. 65.
Art de vérif. les dates 61, 136.
Arturus (P.) a Monasterio 0. F. M. : Martyrol.
francisc. 219, 291 — emend. 323, 345.
Atti, della Soc. Ligure di Storia Patria 358.
Aazoguidi (P.) 0. P. M. Conv. cit. 103.
B
Backer (De): Fr. Guillaume de Stibrouck etc.
230.
Balei: Scriptores Brytanniae 268.
Baluzii- Mansi : Miscellanea sacra ed. 2' 194,
195, 225, 238.
Baluzii-Martène: Spicilegium (del d'Achery)
ed. 2« — emend. 242.
Balzani : Le Cronache italiane nel Medio Evo
314, 322.
Bandini: Catal. Codd. Bibl. Laurentianae 173.
Baronius (Card.): Annales eccl. 171, 172 s.
BarthoU (fr.) Francisci: Traci, de indulg.
Portiunc. (ed. Sabatier) 120.
Bartholom. (fr.) Anglicns (non a Glanville)
0. F. M.: Liber de proprietatibus rerum
etc. Edizz. e Mss. 276-79 n. 76.
> (fr.) Anglicus a Glanville 277.
» (fr.) a Pisis — V. Pisauus.
Basnage — v. Canisius.
Bassi (P.) Alessandro 0. F. M.: Cron<ica
de' Francescani del Piemonte etc. Mss. 290.
Beau (Le): Stor. del Basso impero 227.
Belin (A.): Hist. de la laUnitè de C.ple. 84,
136 s., 255 — seconda ediz. del P. Ar-
sene de Chatel Min. Capp. criticata 137
nota l*.
Bellovacensis (Vino.): Memoriale temporum
169 — V. Vinc. di Beauvais.
Benati (Aless.) editore delle Conformitates
(1590) del Pisano 73-74.
» (Vittorio) pseudo-editore delle stesse
Conform. (1620) del Pisano 73-74.
Benedictus XIV : De servorum Dei beati/. 153.
Benedictns (fr.) de Alignano 0. F. M. : iÓe eon-
struetione castri Saphet etc. 236-53 n. 65.
Benedictus (fr.; Polonus: De itinere ad Tar-
taro» etc, relax, ignota al Waddingo,
Sbaralea e ad altri 191, 192, 197, 199,
212, 213 n. 56.
Benoffi (P.) 0. M. Conv.: Compend. di Storia
Minoritica 72 — De Inquisiioribus Ms.
di Padova 300.
Benvoglienti, scrittore 144.
Berger: Regist. d' Innoc. IV, 228.
Bemardus (fr.) de Bessa 0. F. M.: Liber de
laudibus S. Fr. (in AncUeeL frane, t. Ili)
29, 72, 120, 138, 180, 290 — 11 suo libro
è monco o mutilo 130 nota 4'.
Bemardus Guido (in Muratori) 86.
Bemardus Thesaurarius: Historia etc 11 n. 3
passim.
Bessa — v. fr. Bemardus.
Bessàrione (II): pubblicazione periodica di
studi Orientali diretta da Mons. Niccolò
Marini: 129, 256, 259, 283.
BiMioth. de V Ècole des Chartes 297.
Biblioth. agiograph. latina (de' Bollandisti)325.
Biblioth. Bonifaciana et Avenionensis 410s.
Bicilotti (P.) Min. Conv. autore di un pane-
girico sul b. Bened. d'Arezzo 131.
Bibl (P.) Michele 0. F. M.: Le B. Raym.
LuUe: éttides bibliographiqties 362, 364,
366.
Boehmer (H.): Analekten zur Geschichte des
Fr. von Assisi 4, 5, 7, 8, 37, 52, 85 n. 29
pass. — pel primo corregge il grave er-
rore cronologico del Sigonio e degli altri
sulla venuta di S. Frane, in Bologna 98.
Boehmer (I. Frid.): Fontes rerum German. 179.
Bollandus — v. Acta SS.
Bonaventura (S.) Card.: Opera omnia (ed.
Quaracchi) 31, 235 — Legenda major et
minor. S. Fr. 17, 22, 30 n. 19 pass., 36,
53, 54 — perchè detta leggenda tutotxx
50 — citato dal Mariano 79 — lodato
da Dante 34.
Bonelli (P.) Min. Conv. 87.
Bongars, editore delle Gesta Dei per Franco»
e del Sanuto Secreta fidel. Cruci»: 3, 6 7,
57, 85 n. 29 passim.
Bonghi (Rog.) rie. 37.
Boni (P.) Min. Conv. 73.
Bonifacius (P.) Stephani de Ragusio O. F. M :
De perenni cultu T. S. 392.
Bonnin: Regestum Visitationum archiepiscopi
Rothomag. 271 n. 73 pass.
Bovillo (Carlo): Vita Raym. LuUi 371 s.
Brevi» descriptio Orbi» ex cod. ms. 399, 402-4.
Brewer: Fr. Rog. Bacon Opera quaedam 269.
Bridges : « The Opus Maju» • of. Rog. Bacon
2678.
Bmnet: Manuel de Bibl. 278. .
BvUarium M». S. Monti» Syon in Irdm 160,
234 — T. fr. Cristoforo da Vareae.
m — Index Auctorum et Oodicum.
471
BuUarium peculiare Terrae Sanctae 413 —
saecuU XIII 413-23 n. 110.
BuUettino critico di cose francescane diretto
dal prof. Suttina 236.
Bzovius (P.) 0. Pr.: Annales: emend. 270.
Calahorra (P. Giov. da) 0. F. M.: Chronica
de Syria 189, 32<j, 350, 360.
Canisius-Basnage: Lection. antiq. 65, 182.
Cantarelli (Carlo): Cron. difr. Salimbene (tra-
dotta in ital.) 317.
Carlino (fìr.) de' Grimaldi, e sua relaz. sui mar-
tiri di Arzenga 325.
Cartolare di S. Sofia di Cipro Ms. cit. dal
Mas Latria 356.
Celano (fr. Tom. da), primo biografo di S. Pr.
Vita prima et secunda etc. nn. 7 e 8
pass., 53, 85 n. 29 pass., 122, 123 e
pass. — Vita prima versificata n. 6.
Ceperano (il da) rie. 50.
Chabot (I. B.): Histoire du Patr. Mar la-
balaha III 323.
Charrière: Negociations 84.
Chavin de Melan: Vita di S. Fr. 37.
Chevalier (Ulysse): Repértoire; emend. 277,
327, 329 — V. Albanès.
Chronicae ab initio Ord. f. Min. usque ad
1834, Ms. 54.
Chronicon S. Bertini 70.
Chronicon Francisci Pipini 179 — v. Pipino,
Chronicon 24 Generalium 20, 65 n. 20, 86
n. 20 e pass. — emend. 225 — v. Anal.
frane.
Chronicon de Lanercost 64 n. 18, 281 — au-
tore Minorità di Oxford 326-27.
Chronicon Lemovicense 260.
Chronicon pseudo-Odorici 305 337.
Chronicon de septem Tribulat. Ordinis Min.:
nn. 13-14 pass., cenni 54 s. — v. fr. An-
gelo Clareno — v. Cronaca.
Chronique d'Emotd etc. n. 2.
Chronique d' Armenie (v. fr. Jean Dardel)
339.
Chronique du Royaume d'Armenie 336.
Civezza (P. Marcellino) e Domenichelli (P.
Teof.) 0. F.M.: La leggenda de' Tre Com-
pagni 21, 22, 32, 50 n. 13 pass., 85 n. 20
— loro giudizio sul Pisano 71 — Le Mis-
sioni francescane, 150: emend. 185 — ▼.
Domenichelli.
Civezza (P. Marcellino) 0. F. M.: Storia uni-
versale delle Missioni francescane, cit.
passim in tutta l'opera — Bibliografia
Sanfrancescana 291-92 — BrevUoquium
fr. Gerardi de Prato 255,
Clareno (fr. Ang.) 0. F. M.: sua esposizione
della Regola di S. Fr. 52 — sua Epistola
eoccusatoria 52 — v. fr. Angelo.
Codagnello: Chron. Placent. 3158., Gesta ob-
sidionis Damiatae 85 n. 20 pass. 315 16.
Codici di varie Biblioteche citati o studiati
nel presente volume:
Assisi del S. Conv. 19, 139, 351.
Barletta 392.
Cantabrigiae CoU. S. Ben. 268.
Cristiania 279.
Firenze, Laurenziana: 43 not. 2*, 52,
53, n. 14 pass., 127, 135, 139, 142, 174,
178, 186, 305 n. 88, 309 s. — Nazionale:
53, 72, 74, 77, 129 n. 36, 177, 178, 185 s.
— Conv. d' Ognissanti: 49, 77, 116. —
Rìcardiana: 44, 223-4.
» Gerusalemme Arch. M. Syon 152 —
V. Archivio.
. Heidelberg 186.
» Londra Museo Brit. 186 309 s.
> Majorica 362.
» Milano, Ambrosian. 58, 408 — de' March.
di Soragna 44.
Oxford 20, 175, 429.
. Padova, Bibl. del Santo 277-79.
» Parigi, Nazion. 10 s. n. 2, 13-15, 142,
164, 234, 238, 244-46, 272, 291 n. 83,
309 s., 352, 357 s., 425, 426 s.
» Roma, A lessandrina : 246 — S. Antonii:
63, 123, 126-28, 312 — Barberina: 172 —
Jhigi: 70 — S. Isidori: 43, 52, 57, 342 s. —
Vaticana 64, 163, 186, 317 — Cappon.
41-42 n. 13 — Ottob. 36, 232-33 n. 64 —
Reg. Chr. 8.
» Siena Conv. Osserv. 44, 53, 118-19, 341 s.
, Todi 41 n, 13, 140.
» Torino Nazion. 190 n. 66, 200 s., 246,
399 n. 114.
. Venezia Nazion. 231, 294, 393.
» Verna (arch. del Monte) in Toscana:
71, 74-76, 82, 148.
» Verona Capitol. 405 n. 115.
» Versailles 22.
» Vienna (Austr.) Palast. 68, 277.
Codici vari della lettera di S. Fr. a fr. Pietro
Caiani 123-24.
> di Alchimia attribuiti a fr. Elia di
Cortona 116-17.
» del b. Raim. Lullo a Monaco, Parigi
e Venezia 366-92 — v. Lullo.
» di fr. Rog. Bacone 268 s.
» àeW itiìierario di fr. Giov. da Piancar-
pino 190 s. n. 56.
» della Cronaca di Emoni e di Bernardo
il Tesoriere n. 2.
* delle Conformitates del Pisano 73.
472
IH — Index Auctomm et Oodicum.
» di fr. Bartolom. Anglico 277-79.
» di yario argomento sulle Crociate e
itinerarii in T. S. 410 n. U7.
Coleti — V. Labbé.
Collectìon di' étudea et de Docum. sur l'hist.
relig. et littér. du Moyen-àge, (diretta dal
Sabatier) 106 — v. Sabatier.
Compagni (i Tre): Leone, Angelo e Rufino,
loro scritti 15, 32, 45 n. 13 passim. —
V. Leg. 3 sociorum.
Compie rendite du 3® Congr. acientif. intemat.
à Bruxelles 364.
Conformitates B. Fr. emendate 105 — v,
Pisanus.
Continuatìones Anglicae FF. Minorum in
M.G.H. 264, 332, 336 360.
Continuatori di Guglielmo di Tiro 62, 188-89.
Constnictione (De) castri Saphet, con varianti
al testo Baluziano emendato 236, 245-53.
Cordier : Les Voyages en Asie du B. fr. Odo-
rie 268.
Couret (A.) : Notìce histor. sur V Ordre du St.
Sépvlcre 240 — Les Légendes du St. Sé-
pulcre 82.
Cox: Calai. Codd. Bodleianae 175.
Cristofani (prof. Ant.): Storia d^ Assisi 34,
138 — Vita versificata 21 n. 6.
Cristoforo (fr.) da Varese 0. F. M.: Buttar.
Terrai Sanata^ etc., Ms. autogr. 152, 160.
Cronaca dei ff. Min. dal 1334 sino al 1505;
Ms. ital. sconosciuto 54.
Cronaca delle sette Tribolazioni, versione itaL
Ms. 41 n. 13 passim, 51 n. 14 pass. -—
V. Leggende.
Dante Aligh. Div. Comm. 34.
Dardel — v. fr. lean Dardel.
Daunau (M.) un art. su fr. Gugl. Bubmquìs
in Hist. littér. de la Fr. 230.
D'Avezae: Relation de Mongols etc. 196 n.
55 passim.
Delaborde (Fr. H.): Vie de St. Louis etc. 297 s.
Delaville Le Roulx: La France en Orient
367 s., 383, 426 s., 430-31.
Delécluze: JRaym. Lulle in Bevue des deux
Mondes 367.
Delisle (Leop.) in Journal des Savants 297.
Demetrakopulos : 'laropia xou (j^tajJLaxo? 283.
Denifle-Chatelain: Chartul. Univ. Parisien.
271 s., 370, 371.
Depping : Histoire du commerce entre le Levant
et l'Europe 367.
Desboroug Cooley: Hist. génér. des Voyages
382.
Descriptio terrae Agarenorum 1868,
Diaz (P.) 0. F. M : Lucerna Hierosolymitana
216.
Disputatione fra U zelatore della povertà ecc.
Ms. 54.
Dobner, editore del Marìgnolli 303.
Doctrina et amaestr amenti della patientia Ms.54.
Documenti di storia Patria 179.
Domenichelli (P. Teof.) 0. F. M.: Vita e viaggi
del b. Odorico 3038. — v. Civezza.
Du Cange-Rey : FamUles d'ouiremer 3, 6, 150,
159, 189, 329 8., 3938. — emend. 231.
* Glossarivm 14.
Eccard: Corpus hist med. aem n. 29 pass.,
90, 92, 95, 102, 351.
Eccleston (fr.) Tbomas 0. F. M. (in 1. 1 Anal.
frane.)'. 39, 87 — scriveva e. 1262: 104.
Echard — v. Quetif-Echard.
Éduard (P.) d'Alen^on Min. Capp. 22 — Spi-
cilegium franeiscanwm, emend. 120-21.
Efrem, cronogr. greco 166.
Ehrenfeuchter in M.G.H. 309 s.
Ehrle (P.) Franz S. L: varia franciscana in
Arehiv frir Littér. und Kircheng. 43, 45,
51 n. 14 pass., 219, 322, 341 s. n. 103
pass., 355 — Hist Bibl. Aven. 359, 410 s.
Enrico (fr.) da Pisa 0. F. M., supposto autore
della Vita versificata 21.
Epitoma beUorum saerorum 65 s.
Éracles, o Estoire d'Éraeles 14 n. 4 pass.
Eronoul et Bernard : Chronique etc. 10 n. 2 pass.
Éìtudes franeiscaines, periodico de'BR. PP.
Capp. 229, 364.
Eubel (P. Conr.) Min. Conv.: Provinciale
Ord. Min. 130, 131, 260, 325 — Hierar
ehia 3, 34, 87 (emend. 216, 231, 254) —
Bischéfe, emend. 257, 284 — Buttar,
francise. continuano 302 et passim.
Fabianich (P. Don.) 0. F. M.: iZ conv. pHi
antico di Dalmazia e Storia de'ff. Min.
in Dalmastia 422 — Meniorie storico let-
terarie 355.
Fabricius-Harles: Bibliofh. graeea 171 n. 46
pass. — emend. 277 — Bibl. med. et inf.
latin. 359.
Faloci (Mons.) PuHgnanì, fondatore della Mi-
sceli, franeescana (v.): 64, 81 — ingiustam.
severo contro il Pisano 74 — emend. e
criticato 41 s., 130 n. 36 pass.
FaruUi: Annali d' Arezzo 144.
Fedele (P.) da Fauna 0. F. M.: Catal. Ms.
de' Codd. francescani 200.
m — Index Auctorum et Oodicum.
473
Felder (P.) Hilario M. Capp.: Geachichte der
WisaenscTiafU. Studien im Framiskaner-
orden 277, 327.
Felix Lajard in Hùt littér. de la Fr. 219, 227.
Fidentiua (fr.) de Padua O. F. M. : Liber re-
cuperationis Terrae Sanetae 291 n. 83,
426-28 n. 124.
Fieschi (P.) Vino. 0. Pr.: Itiner. ai paesi Orien-
tali di fr. Eicoldo 356-57.
Fioretti (Leggenda di S. Fr.) 41 n. 13 posa. —
V. Actus.
Firmamentum trium Ordinum b. Frane. 155,
325, 350.
Flaminio (P.) a Latera 0. F. M. 52.
Fleury: Stor. eccl. 157, 304.
Forget: Les phUosopìies arabe» et la philoso-
phie scolastique 364.
Francesco (b. fr.) da Fabiano, e la sna Oro-
naca cit. dal Wadd. 123 not. 5*.
Frantgi Giorgio Xpovixòv edito da Frane. Carlo
Altero 169.
Fratini (P.) Min. Cony. : Storia della basilica
di Assisi 81.
GaUia Christiana:
> Christiana nova:
> Christiana novissima 2368., 242.
Galvanus de Levanto: Liber sancii passagH
357 n. 107, 410s.
Gaston Dodo : Histoire des insOtut. monarchi-
que de IrsUn. 10, 178s. n. 40.
Geremia (P.) Min. Gonv. editore e mutilatore
delle ConformUà del Pisano: criticato 73.
Gesta Dei per Francos (ed. Bongars) 85 n.
20 pass., 186 s., 261.
Gesta Dei per Fratres Minores »n - Terra
Sancta 150.
Gesta Crucigerorum Bhenanorvm (ed. Bdbricht)
94.
Gesta obsidionis Damiatae (qnattro redazioni
differenti ed. Holder-Egger in M.G.H.)
64, 85 n. 20 pass., 314-16 — testi del
Muratori e del Rohricht 17.
Giacinto (P.) da Cantalnpo 0. F. M.: Cenni
biografici ecc. 176.
Giacomo (fr.) Oddi di Perugia O. F. M. au-
tore della Francescana Ms. 18.
Gilbertus (fr.) Tomacensis O.F.M.: Hodoepo-
ricon S. Ludovici regis, Ms. 219 s. n. 60.
Giordano (fr.) da Giano 0. F. M.: Chronica
n. 11 pass., 29, 87 n. 20 pass., 188 n.
62 — emend. 38 not. 1".
Giorgio Acropolita cron. gr. 166 s.
Giorgio Frantgi cron. gr. 168.
Giornale stor. della letterat. ital. 817.
Giovanni da Celano (sic) 54 (per Giov. da
Ceperano).
Giovanni Focas, scritt. gr. 66.
Giovanni (fr.) da Piancarpino 0. F. M.: Itiner.
ad Tartaros etc. 190 s. n. 66, 229.
Giovanni de Tulbio (da Tolve): Gesta obsi-
dionis Damiatae 315 s.
Girolamo (fr.) Luti da Siena 0. F. M., ignoto
cronista del sec. XV 54.
Giuliano — V. lulianus.
Giustiniani: Scrittori Liguri 359.
Glassbergér — v. fr. Nicolò.
Gliubicb : Dizion. biogr. della Dalmazia 355.
Golubovicb (P.) Girolamo 0. F. M.: Serie cro-
nologica de' Superiori di T. S. 62, 65, 84,
399 e passim. — emendata 104, 185 n.
61 — Trattato di T. S. difr. Frane. Su-
riano 78, 247, 392.
Gonzaga (P.) 0. F. M.: Seraph. Belig. Hist.
emend. 345.
Gonzati (P.) Bem. Min. Conv.: La basilica
di S. Antonio 339.
Greffin Affagart: Relation de T. S. 396.
Grelle (Don Le) cit 51.
Gronovius : Thesaur. graec. , antiquit. 167.
Guasti Cesarea La Basilica di S. Maria degli
Angeli 125.
Gubematis (de) 0. P. M.: Orbis Seraphicus
162, 225.
Gubematis (de) Angelo: Storia dei viaggia-
tori ital. 305 — critic. 303.
Guglielmo -da Tiro, stor. delle crociate, e suoi
continuatori, nn. 2, 3, 4, 32, 66.
Guilelmus (fr.) a S. Patusio 0. F. M.: Vita
S. Ludovici IX etc. 297 s. n. 86.
Guizot, cit. 11.
H
Hain: Repertorium BibUogr. 278.
Haklujt: The Principal navigations 198.
Harduinus, cit. 168.
Haroldus (P.) 0. F. M.: Cbf»jp. Annal. Ord.
Min. 77. 270.
Hauréan (Bartfa.), continuatore ed editore del
lavoro del Littré (v.) sul b. Baim. Lullo
edito in Hist. littér. de la Fr. 362-92
n. Ili — Hist. de la PhUos. scolastique
363 — Notices et extraits de quelques Mss.
laUns 389 — emend. 368 — bistratta in-
degnamente la memoria e la mente del
Lullo 362 s., 389.
Heinemann, edit. di Tom. da Spalato 98.
Henrion, cit. 304.
Hergenrotber (Card.): Stor. vnh. della Chiesa
283, 387, 392.
HermannuB AltabensiB in M.G.H. 861.
474
ni — Index Auctorum et Oodicum.
Heyd: Hist. du commerce du Levant 3678.
Histoire Uttéraire de la France 229, 236 s.,
269, 3628. n. Ili, 387, 390, 429 e passim.
Holder-Egger, edit. delle Gesta obsid. Da-
mtatae in M.G.H. 85 s. n. 29 pass. —
suo giudizio sulla presenza del Sold. Cor-
radino nell' assedio di Damiata 90-91 —
editore delle cronache del MUioli (v.), del
SaUmòene (v ) 313s. n. 91, 3178. n. 92.
Horoy: Honor. Ili opera 88.
Huc, cit. 305.
Hueber (P.) O. F. M. : Menologium francisc.
127 — corretto 323, 350.
Huillard-Brébolles: Chron. Placentin. — Hist
Diplom. 93, 115, 315.
Hurter (P.) S. I: Nomenclator 361.
Hurter (Dr.) Storia d'Inn. Ili 87, 407.
I-J
lacobilli: Vite de' SS. e BB. dell'Umbria
127, 143.
lacobus de Guisa: Armai. Hannoniae 106.
lacobus de Vitry — v. Vitriacus.
lacobus — T. Giacomo.
Ibn-Abderrahim, stor. arab. 260.
Ibn-Ferat, stor. arab. 260.
lean (fr.) Dardel 0. F. M., autore della C^ro-
nique d' Armenie 339.
lebb: Opus Majus of Bog. Bacon 266 n. 71.
leiler (P.) Ign. 0. F. M. in Kirchenlexikon 361.
Informatione (La) che volle Papa Inn. Ili
dall'Oriente, vari Mss. 1868.
Ioannes, auctor legendae S. Fr. 53.
Ioan. (fr.) a S. Ant. 0. F. M. : Biblioth. univ.
franciscana 325, 385 — emendata 236.
Ioan. (fr.) de WinterthurO.F. M.:Gferon»ca351.
Ioan. de Ypra :C%ron. S. Berlini 71.
lonville, biografo di S. Luigi IX, 103.
lordanus (fr.) Vieeminister Bobemiae: Epi-
atolae de incursione Tartaror. 188 n. 52 —
V. Gìord. da Giano,
lordanus — t. Giordano.
Iter maritimum versus IrsUn. 181.
Iter trans mare 181.
Itinerarium fr. Willelmi de Rubruìc 229.
Itinerarium Sanctorum Locorum 408-10 n. 116.
Itinerarium Terrae Sanctae 181-84.
lulianus (fr.) de Spira O. F. M. biogr. di S.
Fr. 7, 30.
Kirchenlexikon (Wetzer und Welte) 3, 361.
Kobler: Mélanges de V Orient Latin 340, 3578.,
360 — e Tari lavori nella Bevite de V Or.
iMt. 385.
Komorovo (fr. Ioan. de) 0, F. M.: Memor.
Ord. Minorum 127.
Kunstmann: Studien iiber M. Sanudo 305,
367, 382, 383.
Labbé-Coletì : Concilia 164, 168.
Langlois: Reg. Nic. IV 326, 330.
Laurent: Peregrinationes quatuor 356.
Lazari : / viaggi di M. Polo 381.
Lecoy de la Marche: La chaire frangaise 219.
Legenda Antiqua 41 s. n. 13 pass. — citata
dal Pisano 74 — dal Wadd. come fonte
della visione nel conv. di Antiochia 70.
Legenda 3 Sodorum (la tradizionale ed. dei
Bollandisti) 15, 41 n. 13 pass., 87, 120 —
V. Compagni (i Tre).
Legenda 7 Tributationum n. 18 pass.
Legendae Quatuor citate dal Clareno 53.
Legenda — v. Actus.
Legenda — v. Fioretti.
Legenda — v. Speculum Perfectionis.
Legenda S. Fr. versificata (ed. Cristofani)
21 n. 6.
Legenda Martyrum Marochii 80.
Legenda B. Bened. de Aretio: tr« differenti
compilazioni del Nanni, Pisano e del
Chron. 24 Gen. 127, 129 n. 36 pass., 149.
Leggenda antica (vers. ital. e compilazione Cla-
renitana) edit. Minocchi 41 n. 13.
Leggenda Capponiana = Legg. antica.
Leggenda Umbra (ed. Faloci) 41 n. 13 pass.
Leggenda Popolare: S. Fr. d' Assisi e il Wali
di Gerusalemme 82 n, 27.
Leggenda del Poverello — v. Madd aloni.
Lemmens (P.) Leonardns 0. F. M.: Doeum.
antiqua 19, 32, 49, 72 — • Fragmenta 20,
260 — Vitae Tres 21, n 8, 141.
Le Mounier (ab.): Vita di S. Fr.: emend. 17
net. 4», 93.
Lempp (Dr.): Fr. Mie etc. 100 106 n. 31
passim — sue strane ipotesi e sua iper-
critica 61, 106, 112, 114.
Leone Allatio: Diatriba de GeorgOs, etc. 170
n. 46 pass. — De eccl. Occid. atque
Orient. perp. consensione 162.
Leone (P.) O. F. M. : Aureola Serafica 150, 189.
Leone (b. fr.) socio di S. Fr.: suoi scritti men-
tovati 42 8. n. 13 pass., 52, 121 — v. Com-
pagni (i Tre).
LeQuien (P.) O. Pr.: OriensChristìanusì7b,S26.
Liber duelli christiani in obsid. Damiatae 85
n. 29 pass., 315 s.
lAber defaetis Tartarorum etc. Ms. 2028. n.65.
Liber memoriaUs diversarum Ystoriarum Ms,
d'Assisi 351-52.
m — Index Auctonim et Oodicum.
475
Libri de Passagiis et de Terra Sancta Mss.
varii 410-12.
Liévin (fr) de Hamme 0. F. M.: Guide-Indi-
cateur de la T. S. 4» ediz. 62, 241, 324, 352.
Lignages d'outre-mer 3298.
Little (Dr.): Chron. fr. Pellegrini de Bononia
20, 236.
Littré (v. Haaréau) ; euo studio bio-bibliogra-
fico sul B. Raim. Lullo in Hist. Uttér. de
la Fr. 362 s. n. IH pass.
Lorenzo Leonij: Catal. della Comunale di
Todi 140.
Liice e Amore (period. francescano di Fi-
renze) 41.
Lucio (P.) Anguissola Min. Conv., coedit. al
Succhio delle Conformità del Pisano 73.
Luigi (P.) da Fabriano 0. F. M. : Cenni della
Prov. Picena 301.
Luigi (Rmo. P.) da Parma 0. F. M.: Vita
del B. Giov. da Parma 225, 226.
Lullo (B. Raim.) 3. Ord. Min. : sue opere Pro
conversione infidelium analizzate nel pre-
sente volume:
» 1. Ars Veritatis arabice versa ab
ipso Baym> p. 373
2. Liber de quinque sapientibvs. »
3. Petitio Bay. ad Coelest. V. »
4. Petitio Bay. ad Bonif Vili. 375
5. Epistolae tres. »
6. Liòer de gentili et tr-Oms sa-
pientiòus (arabice etc). »
7. Lib. de Sp. Sto. cantra Graecos. 378
8. Lib. Tartari et Christiani. »
9. Lib. de Trin. et Incam. (ara-
bico etc.). 380
10. Disputatio fidelis et infidelis. »
11. Disput. fidei et intellectus. *
12. Lib. adproband. articulos Fidei. 381
13. Lff>. de convenientia Fidei et
intellectus. »
14. Lib. de Fine seu De eaeptigna-
tione T. S.
16. IHsput. Bay. et Homerii Sa-
raceni (arabice)
16. Lib. de acquisitione T. S.
17. Supplicano S. Theologiae prò-
fessoribus.
18. Lib. NataUs sen tract. de re-
cuper. T. S.
19. Disput. clerici et Bay. phan-
tastici
20. Petitio Bay. in ConcU. gen.
ad cusquirendam T. S.
21. De participatione Christiano-
rum et Saracen.
22. Consolatio Venetorum, ed al-
cuni altri. 890
382
383
885
386
388
389
M
Macheras Leonzio, stor. gr. : Chronique de
Chypre 394-97, 399.
Maddaloni (Duca di): La leggenda del Po-
verello d' Assisi 84 n. 28.
Magnocarallo: Marin Sanudo U vecchio ecc.
367 s, 382.
Makrisi, stor. arab. Histoire d'Egypte 89,
95, n. 29 pass., 260.
Malan (Chevin de): Storia di S. Fr., cita er-
roneam. un' ediz. Veneta del Pisano 73.
Mandach: St. Ant. de Padue etc. 73.
Manoscritti — v. Codici.
Mansi — V. Baluzii.
Marcellino (P.) da Civezza — v. Civezza.
Marco (fr.) da Lisbona 0. F. M.: Cronache
72 — emend. 324.
Mariano (fr.) da Firenze 0. F. M. cronista,
cit. 18, 19, 54 — suo Libro delle Vite
de' SS. ff. Min. Ms. ined. 77 — è il solo
autore che ricordi l' approdo di S. Fr. in
Candia 77 — emendato 66, 74, 77.
Marignolli (fr.) Giov. 0. F. M.: suo itiner.
Orientale edito dal Dobner 303.
Marin Sanuto — v. Sanuto.
Marini : Archiatri pontificii 359.
Mariti: Viaggi 187.
Martène-Durand : Thesaur. nov. anecdot. 3,
71, 195, 375 (emend. 186) — Ampliss.
collectio 11, 293 — v. Baluzii.
Martinière (La): Grand DicUonn. 166.
Masetti (P.) O. Pr.: Monumenta Ord. Praed.
229,
Mas Latrie (Conte di): Hist. de Chypre 11,
17, n. 2 pass., 85 n. 20 pass., 216, 312
— L'ile de Chypre 395 — Hist des Ar*
chev. de Chypre (in Archiv. de V Or. Lai.')
325-26 — Chronique d'Emoul 85 n. 20.
Matte! Sardinia Sacra 326.
Matteo (fr.) 0. F. M. amanuense del Cod. la-
tino Laurenzi ano di fr. Angelo Clareno 53.
Matteo Paris: Chron. major. 101, 115, 186 —
autore sospetto e fifilso 138, 168.
Mauritius (fr.) 0. F. M.: lUner. T. S. 279-80
n. 77.
Mazzara (P.) 0. F. M.: Leggendario fran-
cescano (3* ediz. Veneta accresciuta dal
P. Pier Antonio da Venezia) 127, 135.
Mazzatinti : Inventarii delle bibl. d' ItaUa 117.
Mazzoni (prof.) Guido: Esercitazioni sulla let-
terat. reUg. in Italia 314.
Melissano (P. da), continuatore del Wadd. 215.
Mémoires de V Aead. de Bruxelles 4.
Memoriale Potestatum Begiensivm, oggi ag-
giudicato ad Alb. MilioU 3130. n. 01,
cfr. p. 322.
476
m — Index Auctorum et Codicum.
Meyer Paul, in Hist. litter. de la Fr. crìtica
giustamente l'Hauréau 390.
Michaud: Storia delle Crociate (ed. ital. del
Rossi) 4, 85 n. 29 pass., 230, 324, 368.
Michel Reinaud, edit. del Livre de la loi au
Sarra^ins (opera del Lullo) 376.
Migne Patr. Gr. e Patr. Lat. 66 n. 46 pas-
sim, 315,
Minocchi (Don) Salv. Leggenda antica ecc.
41 n. 13 pass., 61 — criticato 438., 46, 51.
Minorità Erphordiensis: Chronica Minor. 102,
261 n. 69 — emend. 324.
Miscellanea francescana (edit. Mona. Faloci)
18, 21, 22, 85, 121.
Monumenta Germaniae Bistoriea 85 n. 29
passim, 102, 261 s„ 269, 309, n. 89, 313
n. 91, 317 n. 92, 324, 354.
Monumenta Portugalliae Histortca 80.
Mortara: Catal. dei Codd. ital. della Bod-
leiana 429.
Moudjir-ed-Dyn, cronista arabo: Qironiqtie
189 — V. Sauvaire.
Muratori: Script, rer. ital. 11, 13, 17, 82, 85,
n. 29 pass, (emend. 314, 322) — Anti-
quitates italicae 190, 296.
N
Nanni o Nannes de Aretio, autore della Vita
o leg. B. Benedicti 129 n. 36 — emend.
la data della morte del beato 147.
Nastagio (fr.) 0. F. M : scrittore del sec. XV 1 86.
Naturai hist. review (Dublin) 267.
Neues Archiv 189.
Niceforo Choniat*^, stor. bizantino 166, 167,
Nieeforo Gregora, stor. bizantino 167.
Nicolò (fr.) de Curbio 0. P. M.: Vita Inn. IV
195, 225.
Nicolò da Este : Viaggio a Gerusalemme 398.
Nicolò (fr.) Glassberger 0. F. M. : Chronica in
Anal. frane, (t. II) 29, 80, 88 e n. 29 pass.
Nicolò de Martbono: Liber pei'egrinat. ad
Loca Sancta 398.
Nordenskiold (il Barone) e il Lullo 430.
Nouvelle Biographie 337, 338.
Novati (prof.) in Giornale storico 317 — in
Misceli, frane. 21.
Oldoini, Aihenaeum lÀgusticum 359.
Oliveri Scholastici : Histor. Damiatina 85 s.
n. 29 pass., 90 s., 101.
Opera dilettevole . . . dei itinerarii in Tarlarla
200.
Opuscula S. P. Francisci (ediz. Qaaracchi)
86 n. 29 pass., 111.
Orient Latin (varie pubblicazioni della Società
francese dell') 62 — v. Archives e lievuc
de l'Or. Lat.
Oriente Serafico (periodico francescano di As-
sisi) 82, 85 n. 29 pass.
Oudin: Commentar. Scriptorum 162 — emen-
dato e criticato 170 n. 46, 277, 236.
Pachymero, stor. gr. bizantino: De Michele
Palaeol. 66, 166 s., 255 n. 67, 258 s.,
284 90 n. 81, 299 — De Andronico 333.
Pacquot: Mémoire littér. des Pays-Bas 230.
Pagi (P.) Min. Conv.: Breviar. historicum
87, 153.
Palmieri (P.) 0. S. A., orientalista, in Bes-
sarione 129, 283.
Palomes (P.) Min. Conv.: Storia di S. Fr.,
dei FF. Minori e loro denominazioni 37
— emend. 52, 419.
Panfilo (P.) da Magliano O. P. M.: SUyria
comp. di S. Fr. ecc. 85 n. 29 e passim
— emend. 19, 223.
Paolino (fr.) Veneto O. F. M. vesc. di Poz-
zuoli, cronista e revisore del Sanuto 58,
64 n. 17, 121-22 — Polychronieon 64 s.
Papini (P.) Min. Conv.: 1 Storia di S Fr. —
2 Notizie sicure — 3 Etruria francescana
— 4 Index onomastieus Ms.: 21, 71, 86
n. 29 pass., 103, 129, 139, 146, 177, 300,
310 — emendato 19 not. 2», 22 not. 6",
104, 125, laó, 139, 215, 346.
Pasini: Codices Mss. bibliothecae Taurin. 399
— emend. 200.
Pasqual: Vindiciae Lullianae 366, 382.
Patrem (P.) Leone 0. F. M. e sua cronologia
sulla vita, di S. Fr. 85 n. 29 passim.
Patrologia Graeca (ed. Migne) 66 e n. 46 pass.
Pellegrino (fìr.) da Bologna 0. F. M., compendio
d' una sua Cron. smarrita 130 not. 4», 290.
Petit Radei in Hist. littér. de la Fr. 236 s.
Pierre Du Bois: De recuperatione T. S. 387.
Pietro d' Outremann C.polis Belgica citata dal
Wadd. 163.
Pinius (P.) Bollandista, emend. 131, 141.
Pipino (fr.) Fran. 0. Pr. cronista, emend. 11
e n. 3 passim.
Pisano (fr.) Bartolom. 0. F. M. autore del-
l'Opti» de Conformitate: cenni criticobiogr.
71 n. 22 — scriveva il 2.fì'uttó e. il 1379:
71 not. 2" — abbiamo tre sole edizioni
dell' opera, e la quarta del 1620 è apo-
crifa 73 — edizione critica de'PP. di
Quaracchi 72 — difeso dall'ipercritica
71 8., 131 — citato 20, 50, 63, 68, 748.,
81, 148 e passim.
m — Index Auctonun et Codicum.
477
Folychronicon fr. Paulini Veneti 64 s. — v.
Paolino.
Possinus (P.) S. I., editore e traduttore del
greco Pacliymero: emend. 258, 284-90.
^otiiiaLiX: Biblioth. medii nevi 3, 14, 88, 228,
309, 327.
Quaracchi (i PP. Minori dì) presso Firenze:
editori degli Analecta franciscana (v.) e
di altre opere storiche, ecc. 30, 31, 32,
40 — La loro prossima ediz. critica delle
Conformità del Pisano 71, 72, 148.
Quaresmius (P.) Frane. 0. F. M.: Elucidatio
Terrae Sanctae 67 — emend. 323.
Quétif-Échard (PP.) O. Pr. Scriptores Ord.
Praed. 87, 424 — editori della Relatio
disputationis cum graecis apud Nicaeam
etc. 137 — emend. 305.
Radei — V. Petit.
Ragusa Cfr. da) 0. F. M., compilatore d' una
Misceli, francese. Ms. 20.
Rainerio (b, fr.) di Borgo S. Sepolcro 0. F, M.,
supposto autore d' una vita del b. Bened.
d'Arezzo 130.
Raimondo (b.) Lullo 373-92 — v. Lullo.
Ramusio: Viaggi e Navigazioni 200.
Raynaldi: Annales 254, 392— emend, 131, 296.
Razzoli (P.) Roberto 0. F. M. scrittore e fon-
datore del periodico L/uce e Amore 44,
53, 77, 119.
Recìieil dea Histor. des Croisades 10 e nn. 2,
4 passim, 85 n. 29 pass.
Becueil des Hist. de la France 70, 260.
Becueil de Voyages et de Mémoires par la
Soc. de ^éogr. 229.
Redi (Fran.) patrizio Aretino 129.
Reinaud — v. Michel.
Reineck: Eistoria Orientalis 199.
Relatio disputationis cum graecis Nicaeae (an.
1234) habitae etc. 137, 163 n. 45.
Remusat (Abel) in Mémoir. de l'Acad. des
Inscript. 192.
Renan (Ern.) in Hist. litt. de la Fr. 387.
Revue historique (di Parigi) 227.
Revue d' hist. eccles. (Louvain) 51.
Revue de V Orient ChréUen 232, 312, 328 s.
Revue de V Orient Latin (tomi I-X) 155, 159,
231, 323, 392, 424 e passim.
Revue de Quest. Tùstoriques 360.
Rej (E. G.): Les Colonies franques de Syrie
67 — Ètude awr la topographie de la
ville d'Acre 353 — Étude sur les monvm.
de V architect. milit. des Croisés 266 —
varia in Revue de V Or. Latin 66 e passim.
Riant (conte), fondatore della società fran-
cese de r Orient Latin (v), editore degli
Archives de V Or. Lat. (v.) ecc. — sua
lettera a fr. Lavinio 62 — Les Scandi-
naves en Terre Sainte 279-80 — Hist. de
V égl. de Bethléem 243.
Riccardo da S. Germ. : Chron. 82, 186 s.
Ricoldus (fr.) a M. Crucis 0. Pr.: Itinera-
rium T. S. 352-53, 346-57.
Rinaldi (P.) Min. Conv.: Vitae duae S. Fr,
32, 120.
Rituale et Ordinarium S. Sepulcri Ms. 392 n.
112.
Rivista geogr. italiana 430.
Robinson: Palaestina 182.
Rodulphius fP.) a Tossignano Min. Conv.
Histor. Seraph. 135, 145 — emend. 324,
327.
Rogerius (fr.) Bacon 0. F. M. : Geografia De
situ T. S. etc. 266-69 n. 71 v. Bridges.
Rohrbacher: Stor. univ. della Chiesa 157, 304.
Rohricht (Reinold) : Syria Sacra (in Z. D. P.
V.) 231, 233, 312, 354. — Biblioth. geogr.
Palaestinae 267 (emend. 277, 386) — Re-
gesta regni lerosolimitani liìH, 230 — Étu-
des sur les dern. temps du Roy. de Irslm.
328 n 90 pass, (emend. 259-60) - Stu-
dien 91 — Deutsche Pilgerreisen 396 —
Testim. minora de quinto bello sacro 80.
e passim.
Rómische Quartalschrift. 190.
Rosedale, editore del Celanese 15 n. 6 pass.
Rossi (cav.) traduttore della storia delle Cro-
ciate del Michaud 85 e passim.
Rotuli di fr. Leone 45.
Rubeis (P. de) 0. Pr. : Vita Georgii Cyprii
294.
Rubruquis (fr. Guil. de): Itiner. ad partes
Orientales 189, 229 n. 62.
Sabatier (Paul): Vie de S. Fr. — Tractatus
fr. Fr. Bartholi — Speculum Perfectionis
— Actus B. Fran. — Collection d' études
etc. 24, 8, 15, 18-9, 22, 32, 37, 39, 51
n. 14 pass. 53, 85 n. 29 pass., 106, 111,
120 — rivendica il Pisano 72 — criticato
o emend. 46, 61, 97, 98, 122.
Salimbene (fr.) O, F. M. il suo Chronicon (ed
Parma) 21, 22, 82, 85 n. 29 pass. —
emend. 180, 192-93, 223 317 n. 92 —
ediz. 2. dell' Holder-Egger 317, 319-23 -
altre sue opere perdute 319-23 — sue rela-
zioni col cronista Alb. Milioli 313 n. 01.
478
UE — Index Auctorum et Oodicum.
Salzìnger : B. Raym. Lulli opera omnia 362 s.
n. Ili pass.
Santarelli (Mons. fin.) Gianmaria 0. F. M. au-
tore dell'opera La Tradizione francescana
e il Corpo e Cuore di S. Fr. ecc. 73.
Sanuto {^ATÌn): Secr. fidél. Crucis ed. Bongars
57 n. 16, 68, 85 n. 29 passim, 383, 387
— V. Marin.
Saracenis (De) et de ritu ipsorum Ms. 399-401.
Saroglia Gior. : Memorie star, détta chiesa
d'Ivrea 290.
Sauvaire (H.): Chronique de Moudjir-ed-Dyn
181, 189, 326.
Sbaralea (P.) Min. Conv. : Bvllarium frand-
scanum 8, 34, 60, 63, 86 n. 29 passim.
— Supplem. ad scriptores 22 — emen-
dato 52, 139, 1708. n. 46, 188, 236, 277,
284, 292 n. 84, 327, 379 — giunte al suo
Buttar. 227-28, 231 n. 63, 234, 236, 326.
Schematismi della Custodia di T. S. 189.
Schlumberger in Archives de l'Or. Lat. 332.
Sebastiano Pauli : Codice diplomatico 189, 234,
264.
Sevestre: Dictionn. de Patrologie 173.
Sicardo da Cremona e la sua Cronica edita
dall' Holder-Egger 314 n. 91.
Sigismondo (P.) da Venezia 0. F. IkL Bio-
grafia Serafica: emend. 345.
Sigonio, scrittore Bolognese, suo errore cro-
no!, sulla venuta di S. Fr. a Bologna
98, 150.
Simonsfeld cit. 57.
Sollerins (P.) BoUandista: Vita B. Baym.
Lutti in Acta SS. 361 n. Ili pass. —
emend. 378-79.
Spader (Mons.) 0. F. M. scrittore cit. 125.
Speculum seu Firmam^rUum Ord. Min. 324
— V. Firmamentum.
Speculum PerfecHonis (ed. Sabatier) 2, 4, 15,
18-20, 41 n. 13 pass., 88 n. 29 pass.,
122-23.
Speculum Vitae B. Fr. et Sócior. (ed. 1504)
65, 68, 151.
Stadensis (fr.) Albertus 0. F. M.: Chronica
85 — V. Albertus.
Steele Bobert : Metaphisicajr. Bog. Bacon ete.
269.
Stephani (fr.) Bonifacius a Ragusio 0. F. M.:
De perenni cultu T. S. 392.
Stefano (fr.) de'Lusignano 0. Pr.: Chorografia
e Bistorta di Cipro ecc. 93, 329, 393 s.
Stefano (P.) Schoutens 0. F. M.: Fr. Ruys-
hroeck in Bull. Acad. Flamande 229.
Stilting (P.) Ioan. S. I. BoUandista: Vita
S. Ludov. IX in Acta SS. 297.
Storia universale — scritta da una compa-
gnia di letterati inglesi — vers. ital. 382.
Strehlke: Tabul. Ord. Theut. 230, 354.
Strom: Monum. hist. Norvegiae 279.
Studi storici, periodico Torinese 103.
Suriano (P.) Frane. 0. F. M. Trattato di T.S. e
dell' Oriente (ed. Golubovich) 78, 247, 392.
Suttina edit. del Bullett. di cose francese. 236.
Suyskens (P.) S. I. BoUandista, autore della
Vita S. Frane, in Acta SS. 8, 80 —
emend. 1, 2, 88, 97, 98, 120-22.
Tabarrini: Studi di critica storia 194, 314, 322.
Tabvlae Codd. Palatinae Vindohon. 199.
Tafel und Thomas: Fontes rerum Austriaca-
rum 235.
Teobaldi (P.) Min. Conv. cit. 87.
Terrinca (P. da) 0. F. M.: Theatrum Etrus.
MinoriL 127, 310 — emend. 139, 177.
Thode, cit. dal Lempp. 113.
Thomas — v. Tomaso.
Tiraboschi: Storia d. Ietterai, ital. 144.
Tischendorf: Evangel. apocrypha 314.
Tobler Titus: Bibliographia geogr. Palaesti-
nae 405 — Theodorici liòettus de Locis
Sanctis 405 s.
Tocco (prof.) Felice, cit. 44, 52.
Tolosano Paventino, cronista 179.
Tomaso (fr.) da Celano 0. F. M. primo bio-
grafo di S. Fr. n. 6 e passim.
Tomaso (fr.) da Pavia O. F. M. . Gesta Imper.
et PonHf ecc. 127, 135, 142, 146, 148,
309-12 n. 89.
Tomaso arcid. di Spalatro, cronista Dalmata,
conobbe S. Fr. 98, 150.
Tournebize (P.) S. I. : Histoire polit. et relig.
de V Armenie 232, 312, 328 n. 99 passim.
Tres Sodi — v. Leg. 3 sociorum.
u
Ubertino (fr.) da Casale 0. F. M.: Arbor
Vitae 225.
UghelliCoIeti: Italia Sacra 34, 66.
Ugolino (fr.) 0. F. M. citato da fr. Mariano
come autore degli Acttis b. Fr. 80.
Umbria Serafica 18.
Valentìnelli: Mss. Bibl. S. Marci, emend. 294.
Van Ortroy (P.) S. I. BoUandista, 15, n. 7, 49,
60, 61, 72, 314 — V. Anal. Bottandiana.
Via eundi de lope in lerslm. Ms. 405 n. tl6.
"Victor le Clerc: Fr. Bog. Bacon in Hist. littér.
de la Fr. 269.
Villani Giov.: Cronaca 276.
UE — Jndex Auctorum et Oodicmn.
479
Vincenzo (fr.) de Beanvaìs 0. Pr.: Speculum
Historiale 182, 199 n. 56 pass., 278.
Vindicta Titi et Vespasiani in lerslm. 314.
Vita h. fr. Aegidii in Chron. 24 Gen. 121.
Vita S. EngelberU 179.
Vita et miracula h. Bened. de AreOo Ms. 72,
129 n. 36.
Vita S, Franciaci versificata — v. Cristofani.
VUa di S. Frane, e suoi compagni (testo um-
bro) — y. Leggenda umbra.
Vita B. Francisci ex Polychronikon fr. Paa-
lini Veneti 64.
Vita B. Raym. LuUi 362 s. n. 111 passim.
Vito (fr.) da Cortona 0. F, M. autore della
vita B. HumUianae 139, 177 n. 48.
Vitriaco o de VLtry (lacob. de): Historia
Orientai, et Occidentalis — Epistolae etc.
2-10 n. 1, 66, 78-79, 85 n. 29 pass., 424.
w
Wadding (fr.) Luca 0. F. M.: Annales FF.
Minorum SyUabus Scriptorum et Mar-
tyrvm Ord. Min. 17-20, 32-33, 43, 63,
66-68, 82, 85 n. 20 pass.. 152, 168 e pass,
in tutta l'opera — emendato 2, 61, 66,
97, 98, 101, 104, 105, 122, 136, 276, 283-84,
324, 328 n. 99, 337, 350, 429 — Vita
b. Patri Thomae 398.
Wetzer und Welter Kirchenlexikon 3, 361.
Winkelm'ann: Acta Imperli inedita 157. cfr.
309.
Wrigt e Michel: Itiner. fr. WiUel. de Bubruk
229.
Wulf (De) : Hisioire de la Pkilosophie medie-
vale 364.
Yule: Cathay 303 s., 305
z
Zeitsckrifi des Deutsch. Palaest. Vereins 66,
312, 354.
Zeitschrift Jwr Eircheng. (Gotha) 4. 7.
ERBATA
CX>RRiaB
Pag. 18 1:
22
37
52
86
»
165
193
227
324
385
430
4: dv
24: taceiuta
15: deendere
18: XXXII
14: secondo Ministro
15 : terzo Ministro
32: Frati
taciuta.
defendere.
XXII.
terzo Ministro.
quarto Ministro.
Fratri.
22: fratrcs lectores (cosi nel Chron. Salimb. ed. Fiaccadori; ma l'ediz.
di Holder-Egger p. 210 corregge bene: tre» lectores).
46: sentori scrittori.
11 e 24: Gaza Azoto.
23: Ànt. a S. Ioan. Ioan. a S. Ani
3: Nordens-Kiold Nordenskiold.
GOLUEOVICH, Girolamo. BQX
Biblioteca bio-biblio- "7371
grafica della Terra Santa ,F7G6*
e dell'Oriente francescano. v. 1
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